Expo e gli intrallazzi sporchi e occulti della massomafia
06/07/2016
Sono state arrestate 11 persone (7 in carcere e 4 ai domiciliari) nell’ambito di un’inchiesta legata alla gestione dei padiglioni di Expo, con annessi sequestri di beni per diversi milioni di euro.
Le accuse sono di: associazione a delinquere finalizzata a fatture false e altri reati tributari, appropriazione indebita e riciclaggio con l’aggravante di aver agito per favorire Cosa Nostra, con particolare riferimento alla “famiglia” di Pietraperzia (Enna). Tra gli arrestati vi è anche è un avvocato di Caltanissetta, Danilo Tipo, fino a pochi mesi fa presidente della Camera Penale, difensore in importanti processi di mafia (come quello sulla strage di Capaci, dove morì Falcone, perché stava indagando sul gradino al di sopra della mafia cioè la massomafia e i suoi componenti massoni: apparati militari deviati come la loggia massonica P2, politici mafiosi e corrotti, banchieri e i loro prestanomi depositari di soldi occulti…., magistrati arrivisti senza etica ne morale, imprenditori senza scrupoli, giornalisti venduti, preti pedofili e cardinali esosi).
Nel mirino degli inquirenti (guidati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini) è finito il consorzio di cooperative Dominus scarl (amministrato da Giuseppe Nastasi e Liborio Pace), che ha realizzato il Palazzo Congressi, l’Auditorium, i padiglioni della Francia e del Qatar e della Guinea, nonché lo stand Birra Poretti all’Expo Milano 2015.
Le società del consorzio erano intestate a prestanome di Giuseppe Nastasi, il titolare del consorzio di cooperative al centro dell’inchiesta, che aveva “legami anche con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo“.
Lo stesso titolo di Expo 2015 era una ipocrisia, una contradizione: “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, tema che evoca contadini, terreni fertili, prodotti genuini, la salute attraverso il cibo sano e sostenibile. Di fatto, invece c’è stata una distesa di cemento, che dovrà fruttare centinaia di milioni di euro per coprire le spese di realizzazione e gestione, i contadini, l’agricoltura sostenibile, i cibi genuini e a chilometro zero si ritaglieranno il ruolo di comparse, dato il peso e la presenza di multinazionali che hanno tutt’altri interessi e finalità.
Sul giro di affari delle società coinvolte, Boccassini dice: “In pochi mesi, le società osservate hanno generato proventi per 20 milioni di euro, in parte trasferiti in Slovacchia e Romania”. Sul tenore criminale degli arrestati, il procuratore aggiunto dice: “Sono consistenti i legami con famiglie mafiose di Castelvetrano tra cui quella di Messina Denaro“. Pace e Nastasi “intrattenevano costanti rapporti con i dirigenti e gli organi di vertice della Nolostand, al fine di ottenere l’aggiudicazione o di assicurarsi il rinnovo dei contratti di appalto dei servizi di trasporto e facchinaggio dei siti fieristici”. A scriverlo è il giudice Roja che si è occupato del commissariamento di Nolostand. “Pace e Nastasi – continua – avevano, quali interlocutori privilegiati, Enrico Mantica, in qualità di direttore tecnico ed ex amministratore delegato di Nolostan spa, per la risoluzione di problematiche lavorative e Marco Serioli, amministratore delegato di Nolostand spa”.
Ricordiamoci che l’organizzazione Expo è stata da subito caratterizzata, da vicende giudiziarie legate a reati quali associazione a delinquere, turbativa d’asta e truffa, nelle quali sono stati coinvolti anche i vertici di Infrastrutture Lombarde e di Mantovani S.p.A……, assegnataria di numerose opere pubbliche sul territorio lombardo.
Erano anche stati contestati a expo i reati contro la pubblica amministrazione, al General Manager di Expo 2015 S.p.A. Angelo Paris e a numerosi esponenti politici, tra i quali il presidente della regione Roberto Maroni, ma le vicende in questione non sono ancora giunte a conclusione…..
Il 29/5/2015 Diana Bracco invece era stata indagata, per un’indagine riferita alla sua azienda, con l’accusa di emissione di fatture per operazioni inesistenti e appropriazione indebita nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano.
Expo è stata messa in discussione anche per la vicenda dei posti di lavoro rifiutati, (da parte di numerosi giovani, che avevano inviato la propria candidatura per lavorare all’Expo), a causa delle cattive condizioni di lavoro proposte dalle agenzie interinali e le speculazioni su ipotetici collegamenti tra organizzazioni mafiose e vertici politici incaricati della gestione dell’evento.
Altre polemiche hanno interessato la gestione delle assunzioni dei lavoratori, affidati ad una agenzia di lavoro, per asserite irregolarità nei contratti di lavoro e del livello delle retribuzioni. Tali polemiche si sono accentuate quando ad un mese dall’inizio Expo 2015 ha sciolto il rapporto con la società ManPower che a sua volta non ha rinnovato il contratto coi dipendenti. Una forte preoccupazione è stata espressa per le migliaia di lavoratori rimasti disoccupati con la fine dell’attività espositiva. Le critiche erano dovute soprattutto per il fatto che le pubbliche autorità non avevano annunciato nessun piano di riqualificazione né indicato nessun sbocco occupazionale.
I lavoratori interessati sono 20.000, in maggioranza donne. Il 41% ha la laurea.
Naturalmente con expo non si sono accesi i riflettori sull’ incoerenza dei contenuti…, sulle multinazionali dell’agroalimentare che colonizzano e ricattano i paesi poveri e riducono in schiavitù le persone, distruggono le foreste, avvelenano la terra e le fonti idriche.
Infine c’è il tema degli sponsor: “Società in crisi come McDonald’s, che stavano chiudendo filiali in tutta Italia, grazie ad Expo hanno potuto rilanciarsi. Inoltre c’è una forte incompatibilità tra i valori e i temi della manifestazione e alcuni sponsor come Nestlè (attraverso la San Pellegrino), Coca Cola e Selex producono tecnologie militari”…..
L’evento stesso è una contraddizione, non solo per il suo impatto devastante in termini di consumo di suolo o per i costi che gravano sulle finanze pubbliche. La tossicità di questo modello sta anche nel suo essere generatore di corruzione culturale, sociale, politica, ideologica: il cibo (merda a basso costo) diventa food, merce o feticcio, nella retorica di Eataly o del trash food targato McDonald’s o Nestlè, fino agli Ogm. Il lavoro gratuito per questo evento, costato 10 miliardi di euro, (contando anche le infrastrutture, in parte non ancora finite, spesso inutili, che Expo ha messo in moto, Tem, Brebemi, Pedemontana su tutte) diventa volontariato; le scuole da luoghi di sapere e formazione diventano centri di reclutamento di precari, stagisti, volontari o visitatori mobilitati; la città smette di essere un luogo pensato per i suoi abitanti e diventa un non-luogo votato ad attrarre turisti e fondi immobiliari speculativi….
Expo è diventato modello e acceleratore di processi trasformativi a livello sociale: con il JobsAct si è cancellato lo statuto dei lavoratori e quindi i diritti conquistati con le lotte di studenti e operai dagli anni ‘70. Questa nuova riforma del lavoro (sfruttamento) è stata imposta dagli accordi siglati nel 2013 con Cgil-Cisl-Uil-Ugl. Anche il recente SbloccaItalia è stato imposto perché funzionale al business plan targato expo che gli ha consentito speculare e accumulare sovvenzionamenti statali per gli appalti Expo.
Expo non era irreversibile. Era possibile uscirne fino a fine 2012, prima che partissero gli appalti più grossi, si poteva fare pagando una penale meno costosa di quanto è stato sperperato in opere inutili, tipo la Brebemi. Sarebbe bastato più coraggio politico da parte della giunta Pisapia, che preferì, anzi, ratificare l’Accordo di Programma della giunta Moratti, le cui conseguenze (l’acquisto dell’area espositiva per una cifra di 320 mln di euro da parte di AreExpo) portano oggi ad avere una nuova matrice di potenziale debito sulle casse di Comune di Milano e Regione Lombardia, qualora anche la prossima gara per definire le sorti del sito espositivo dal 2016 dovesse andare deserta come la prima del dicembre scorso. La giunta arancione, che nella cavalcata elettorale aveva sempre parlato di «discontinuità» una volta al potere, invece ha dato continuità imbarazzante alla progettualità legata al grande evento.
A pubblicizzare Expo ci sono come sponsor le multinazionali del cibo, gli stessi che sfruttano il nostro territorio non in modo ecologico ma con metodi intensivi. Per fare quello scempio massomafioso, si è consumato 1 milione di mq di terreno soprattutto agricolo, incentivando il business colossale delle multinazionali dell’agroalimentare. Poi c’è l’enorme spreco di denaro pubblico, saranno spesi in tutto 18 miliardi di euro, c’è stata anche la corruzione per gli appalti e i subappalti, e indagini per infiltrazioni mafiose e andraghetiste.
Non era meglio spendere quei soldi per migliorare le condizioni sociali della povera gente umiliata, che ancora oggi tribula e sopravvive tirando avanti senza vedere nessun futuro all’orizzonte?
Per approfondimenti:
http://www.linkiesta.it/it/article/2015/04/20/i-no-expo-lesposizione-sara-solo-una-grande-e-pericolosa-ubriacatura/25561/
Milano 3 maggio: Pisapia vuol cancellare dissenso, rivendicazioni, lotte e rabbia dei noexpo
Se la democrazia potesse essere altro
che un mezzo di ingannare il popolo,
la borghesia, minacciata nei suoi interessi,
si preparerebbe alla rivolta e si servirebbe
di tutta la forza e di tutta l’influenza che
le sono date dal possesso della ricchezza,
per ricordare al governo la sua funzione
di semplice gendarme al suo servizio.
E. Malatesta
Rsp (individualità Anarchiche)