nonostante l’aumento della miseria e delle ingiustizie, il governo aumenta le spese militari

Nonostante l’aumento della miseria e delle ingiustizie, il governo aumenta le spese militari…

Nel 2017 in Italia si spendevano già 64 milioni di euro al giorno, per incentivare le guerre di potere!!!

Il 1° gennaio i mass media scrivono che le spese militari avranno nel 2018 un ulteriore aumento di 25 miliardi di euro. Si tratta ormai di una tendenza di crescita avviata dal governo Renzi che non accenna a fermarsi. Nel 2018, infatti, cresce anche il bilancio del Ministero della Difesa (21 miliardi, il 3,4% in più rispetto al 2017) e i contributi del Ministero dello Sviluppo Economico per l’acquisto di nuovi armamenti (3,5 miliardi di cui 427 milioni di costo mutui, ossia il 115% in più nelle ultime tre legislature). Tra i programmi di riarmo nazionale in corso, i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina, tra cui la nuova portaerei Thaon di Revel, i nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito, e i nuovi aerei da guerra Typhoon e F-35.

Ma ricordiamoci chi è quella merdina borghese altolocata di Renzi, leccaculo delle varie massonerie fiorentine, formate da varie logge, considerate le più potenti e incisive d’Italia (massoneria del Grande Oriente D’Italia che fa inciuci con la loggia massonica di Piazza del Gesù ritenuta di destra), logge massoniche allegoriche e potenti …. Renzi è stato segretario del Partito Democratico eletto per un secondo mandato nel 2017, mentre nel 2014 fino al 2016 fu presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana. Il Partito rappresentato da Renzi è stato il quarto governo più longevo della storia della Repubblica, peggio della democrazia cristiana del gobbo cattofascista Andreotti…

Ma ritorniamo all’incomprensibile aumento delle spese militari imposto in un contesto sociale di miseria e di privazione dei diritti primari e fondamentali per i cittadini, i quali deducono che la Costituzione non serve a niente, serve solo come carta per pulirsi il culo. Gli aumenti delle spese militari del 2018 sono la continuazione e la tendenza opportunista di crescita avviata dal governo Renzi con circa 1,6 miliardi in più rispetto al bilancio Difesa del 2015 (una spending review decisa nel 2012 dal governo Monti – naturalmente massone – e applicata dal successivo governo Letta -borghese altolocato leccaculo di Monti-). Siamo all’1,3% in più rispetto all’inizio dell’ultima legislatura e al 18% in più nelle ultime tre legislature. Una spending review che ha fatto tagli solo nella scuola pubblica e nella sanità ma non alle spese militari che invece sono aumentate. Quindi (accordi massomafiosi) dal 2018 fino al 2020 l’Italia ha dei costi aggiuntivi ogni anno per le spese militari di 192 milioni di euro: circa 125 milioni destinati al budget Nato (oltre 100 milioni al budget militare, il resto al budget civile) e 66,6 milioni destinati agli investimenti infrastrutturali. A questi contributi diretti vanno poi aggiunti ‘i contributi indiretti alla difesa comune’, vale a dire i costi sostenuti dall’Italia a supporto alle 59 principali basi Nato in Italia (il nostro Paese è il 5° avamposto Nato nel mondo per numero d’installazioni militari, dopo Germania con 179 basi, Giappone con 103, Afghanistan con 100 e Corea del Sud con 89).

Una particolare voce di spesa legata alla presenza militare Nato in Italia, è quella relativa all’accordo di ‘condivisione nucleare’ (Nuclear Sharing) per cui il nostro Paese, fin dagli anni ’50, ospita una cinquantina di bombe atomiche americane B-61: una trentina nella base USA di Aviano e altre venti nella base italiana di Ghedi. Altre bombe erano custodite a Comiso fino al 1987 e a Rimini fino al 1993. In definitiva la spesa direttamente riconducibile alla presenza di testate nucleari statunitensi sul suolo italiano ha un costo minimo di almeno 20 milioni annui, ma con tutti gli elementi coinvolti (anche per progetti straordinari di ammodernamento) potrebbe giungere anche ad essere stimata attorno ai 100 milioni di euro l’anno”. Per chi non si ricorda l’ articolo 11 della Costituzione italiana, riguarda il Trattato di non proliferazione nucleare. Il trattato fu sottoscritto da USA, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968. L’Italia non si sa perché non fu incisiva. Ma nonostante l’articolo 11 della costituzione, le spese che riguardano i costi legati allo stoccaggio e alla sorveglianza delle testate atomiche B-61 collocate nelle basi italiane hanno un costo di 23 milioni, spesi per l’aggiornamento delle apparecchiature di sorveglianza esterna e dei caveau contenenti le venti B-61 all’interno degli undici hangar nucleari della base bresciana, oltre alle spese di stazionamento del personale militare Nato addetto, e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani dedicati al ”nuclear strike” . Tutto questo è nato dall’ipocrisia dei governanti italiani, che si contraddicono continuamente, protetti da una società massomafiosa opportunista e servile ai poteri più ricchi e più forti…

Nel novembre 2017 il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il bando di progettazione (importo 2,5 milioni di euro) e costruzione (importo 60,7 milioni di euro) delle nuove infrastrutture per gli F-35. Oltre agli F-35A da decollo e atterraggio convenzionali (l’Italia ne acquista 60) ci saranno anche i 30 F-35B a decollo corto e atterraggio verticale. Invece saranno dislocate a Ghedi le nuove bombe nucleari statunitensi B61-12. Come le attuali B-61, possono essere anch’esse sganciate dai Tornado PA-200 del 6° Stormo ma, per guidarle con precisione sull’obiettivo e sfruttarne le capacità anti-bunker, occorrono i caccia F-35A dotati di speciali sistemi digitali. Poiché ciascun caccia può trasportare nella stiva interna 2 bombe nucleari, possono essere dislocate a Ghedi 60 B61-12, il triplo delle attuali B-61. Come le precedenti, le B61-12 saranno controllate dalla speciale unità statunitense (704th Munitions Support Squadron della U.S. Air Force), «responsabile del ricevimento, stoccaggio e mantenimento delle armi della riserva bellica Usa destinate al 6° Stormo Nato dell’Aeronautica italiana». La stessa unità dell’Aeronautica Usa ha il compito di «sostenere direttamente la missione di attacco» del 6° Stormo. Piloti italiani vengono già addestrati, nelle basi aeree di Eglin in Florida e Luke in Arizona, all’uso degli F-35 anche per missioni di attacco nucleare. Caccia dello stesso tipo, armati o comunque armabili con le B61-12, saranno schierati nella base di Amendola (Foggia), dove un anno fa è arrivato il primo F-35, e in altre basi. Vi saranno, oltre a questi, gli F-35 della U.S. Air Force schierati ad Aviano con le B61-12.

La partecipazione al business del programma F-35, rafforza la subordinazione dell’Italia alla Nato. L’industria bellica italiana, capeggiata dalla Leonardo che gestisce l’impianto di assemblaggio degli F-35 a Cameri (Novara), viene ancor più integrata nel gigantesco complesso militare-industriale Nato capeggiato dalla Lockheed Martin, la maggiore industria bellica del mondo (con 16.000 fornitori negli Usa e 1.500 in 65 altri paesi), costruttrice dell’F-35. Lo schieramento sul nostro territorio di F-35 armati di bombe nucleari B61-12 subordina ancor più l’Italia alla catena di comando del Pentagono, privando il Parlamento di qualsiasi reale potere decisionale (Il vincolo economico del piano Marschall accettato dall’Italia nel dopoguerra e la firma del Patto Atlantico -piani militari di colonizzazione-), ha portato l’Italia a una sovranità limitata. Ma cosa era il Patto atlantico anticomunista? Il patto Atlantico fu un piano militare anticomunista (stay behind) firmato a Washington il 4/4/1949 dai ministri degli Esteri di Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Le spese italiane di supporto alle principali 59 basi Nato in Italia sono di 520 milioni l’anno, con un ulteriore contributo ai bilanci di 192 milioni l’anno per i costi nascosti (Mission Need Urgent Requirements) “delle ‘infinite’ missioni militari all’estero (16 anni di presenza in Afghanistan e 14 anni in Iraq con un il costo di 43 milioni l’anno. Il malloppo armato da 13 miliardi, nascosto nel Fondo investimenti voluto dal governo Renzi, sono andati anche per i nuovi droni armati della Piaggio Aerospace e per l’onerosa spesa dei 200 cappellani militari ancora a carico dello stato, con 15 milioni l’anno tra stipendi e pensioni”. Insomma la Nato ordina e noi dobbiamo ubbidire!! Il governo di quella faccia da tonto di Gentiloni cattosinistroide, ha dichiarato nel dicembre del 2017, che è pronto a mandare 500 soldati in Niger per difendere le miniere di uranio dei colonialisti Francesi!! con la scusa di combattere il terrorismo…

Il solito vecchio vizio dei servizi segreti di inventarsi il terrorismo (infiltrando, incentivando e sovvenzionando entrambe le fazioni dei gruppi dissidenti sul territorio), per poi chiedere ulteriori sovvenzionamenti agli apparati militari Nato, infatti dopo aver organizzato (stay-behind) attraverso i fasci la strage di piazza Fontana, crearono un comitato antiterrorismo, ricevendo ancora più sovvenzionamenti militari per il controllo…

Così dobbiamo pure pagare il pizzo, per custodire sul nostro territorio delle armi nucleari che non vogliamo e che ci espongono a danni sociali ed ambientali oltre che a metterci in pericolo da incidenti nucleari!!

Teniamo presente che il piano militare della strategia della tensione (Stragi di stato iniziate nel 1947 e continuate fino al 1984 in Italia), sono state organizzate e pianificate appunto, all’interno del Patto Atlantico anticomunista. Ricordiamoci che l’Italia è subordinata alla Nato, perché vincolata economicamente dal prestito della Nato attraverso il Piano Marshall….

Non votare il 5 marzo! Non votare l’ipocrisia bastarda della massomafia!! Vota piuttosto: Antonio la Trippa!!!!

E’ dal 1999 (governo D’Alema) che siamo in guerra!! Questi hanno ancora il vecchio vizio de magnasse tutto e a noi poveracci nun ce lassano gnente, nemmeno quando siamo servili e passiamo tutta la vita a faticà per un pezzo di pane, facendo lavori usuranti e rischiosi, senza tutele e diritti, per non riuscir poi ad arrivare nemmeno a fine mese, a causa di un stipendio da fame, debbiamo rinunciar sempre a tutto!! Con in più il rischio de morì per il padrone, per il capitalismo!! Ma che vita di merda!!! Noi poveracci ce dobbiamo accontentà solo delle briciole date dalla carità cattolica, che ce fa diventar pure utenti (ce speculano pure, oltre a prendere la gloria)… insomma: dopo la beffa, anche la presa per il culo!!! Però strano che per noi poveracci non ci sono mai soldi e che invece per il settore militare e bancario c’è né sempre in abbondanza… Per i settori più importanti come scuola famiglia e sanità, ci sono stati dei drastici tagli imposti dalla spending review decisa nel 2012 dal governo massonico di Monti. Una manovra economica sbagliata che ha creato ulteriore povertà e miseria soprattutto nei quartieri popolari (dove la miseria stava sparendo ed ora è ritornata), dove si sta fomentando la guerra tra poveri (guerra che i colonialisti e i capitalisti poi, hanno incentivato da secoli, sapendo benissimo quali sono poi i risultati: fame, miseria e guerra tra i poveri, mentre i ricchi ci sguazzano (schiavizzano, sfruttano, manovrano gli ideali, deviandoli verso i loro interessi personali, e non lasciano a tutti la possibilità di accedere alla cultura, perché hanno paura che, alzando il livello culturale sociale, ci sarebbe una ribellione generale. E’ stata un ’ingiustizia sociale l’eliminazione dello statuto dei lavoratori e l’eliminazione dell’ articolo 18, perché ci hanno imposto la legge Fornero (precarizzazione dei lavoratori, diminuzione dei diritti e della sicurezza sul lavoro) e l’introduzione del famigerato Job Act che ha legittimato e incentivato lo sfruttamento del padrone sui lavoratori.

 

Basta armi! Basta guerre! Più investimenti per la cultura e il sociale.

 

Ogni potere presuppone qualche forma

di schiavitù umana, perché la divisione

della società in classi superiori ed inferiori

è tra le condizioni primarie della sua esistenza.

R. Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)