Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Il 1 luglio i mass media scrivono che la Corte d’Assise di Caltanissetta ha depositato le motivazioni della sentenza con cui si è concluso l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio. Si legge nel documento depositato: «Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», i magistrati puntano il dito contro i servitori infedeli dello Stato. Il 20/4/2017 la Corte ha condannato all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a 7 innocenti. Accuse prescritte per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di ritrattazioni nel corso di 20 anni di processi, a cui i giudici hanno concesso l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri. La sentenza della corte mette il dubbio su chi «esercitò in modo distorto i poteri». La Corte d’assise si riferisce al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera. Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare false versioni sull’attentato. La Barbera, secondo la corte, ebbe un «ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa di Borsellino durante l’attentato. La Barbera è morto e l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata.

Ma chi era la Barbera? Iniziata la carriera in polizia nel 1972 come commissario di Pubblica Sicurezza, è capo della squadra mobile di Venezia-Mestre dalla fine degli anni ‘70. Nel 1986 e nel ‘87 risulta essere stato anche un collaboratore del Sisde, il servizio segreto civile, col nome in codice “Catullo”. Promosso capo della squadra mobile di Palermo nell’agosto del 1988. Qui gestisce le prime indagini per le stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992. Nel gennaio 1993 viene nominato dirigente generale di PS e trasferito alla Direzione centrale della polizia criminale, per tornare pochi mesi dopo a Palermo per guidare il “gruppo d’indagine Falcone-Borsellino” dello SCO, e poi essere nominato nel 1994 questore del capoluogo siciliano. Resta a Palermo fino al febbraio del 1997, quando arriva la nomina a questore di Napoli. Il 14/10/’99 è diventato questore di Roma dove resta fino al gennaio 2001. Nel gennaio 2001 la Barbera viene nominato prefetto dal Consiglio dei ministri, è a capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione (l’ex Ucigos) da cui viene spostato il 3/8/2001 per un avviso di garanzia ricevuto dopo l’irruzione e le torture avvenute alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. Per le sue bastardate fu anche promosso vice alla direzione del CESIS, l’organo di coordinamento dei servizi d’intelligence…

L’attentato di via D’Amelio fu rivendicata dalla falange armata.

La Falange Armata era la sigla in cui i servizi segreti rivendicavano le bombe mafiose del ’92-’93, ma anche gli omicidi e le rapine. La prima rivendicazione della Falange Armata è datata 27/10/1990. Alle 12.20 la redazione bolognese dell’Ansa riceve la telefonata di un uomo con un forte accento straniero: intesta alla “Falange Armata Carceraria” la responsabilità dell’omicidio di Umberto Mormile (ucciso l’11 aprile 1990 a Carpiano). Mormile fu ucciso dalla cosca calabro-lombarda Domenico e Rocco Papalia per aver negato un permesso al boss, che all’epoca era solito tenere colloqui con uomini dei servizi segreti. E furono proprio questi a indicare a Papalia la sigla con cui rivendicare l’attentato. ..

Il 5/11/1990, la Falange rivendica l’omicidio a Catania degli industriali Francesco Vecchio e Alessandro Rovetta. Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Falange Armata fa propri gli attentati dinamitardi presso il commissario di Polizia di Bitonto, in Puglia, presso la sede del Comune di Taranto e una bomba sulle ferrovie salentine. La sigla rivendica poi tutti gli attentati del ’92 – l’omicidio di Salvo Lima e del maresciallo Giuliano Guazzelli, le bombe di Capaci e via D’Amelio – e le stragi di Firenze, Roma e Milano del 1993. Tra gennaio e dicembre del 1994 viene rivendicato il duplice omicidio vicino Reggio Calabria degli appuntati dei carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, e altri due attentati a pattuglie di militari. Le telefonate continuano anche nella seconda metà degli anni ’90, dopo la fine della strategia stragista di Cosa Nostra: come il furto di due Van Gogh e un Cezanne dalla Galleria di Arte Moderna di Roma o il ritrovamento di un’autobomba davanti al Palazzo di Giustizia di Milano nel 1998. O ancora l’omicidio di Massimo D’Antona nel 1999. L’ultima minaccia della falange armata è del 24/2/2014, in una lettera arrivata al carcere milanese di Opera e indirizzata al capo dei capi, Totò Riina: «Chiudi quella maledetta bocca. Per il resto stai tranquillo, ci pensiamo noi».

L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia. La storia segreta della Falange Armata ebook by Massimiliano Giannantoni,Paolo Volterra

Ma chi erano i falangisti? Il fascicolo aperto dalla Procura di Roma dopo le prime telefonate, seguito dal pm Pietro Saviotti, è stato archiviato, mentre l’unica persona accusata di essere uno dei telefonisti anonimi, fu l’operatore carcerario Carmelo Scalone. Calò poi il silenzio sulla Falange Armata. Fino al 2015, quando è stato chiamato a testimoniare al processo sulla trattativa Stato-Mafia Francesco Paolo Fulci. Fulci è stato il capo del Cesis, l’organismo di coordinamento tra il servizio segreto civile e militare, dal maggio 1991 all’aprile 1993. Fulci finì nel mirino della Falange Armata, da cui fu ripetutamente minacciato. Per questo fece condurre alcuni accertamenti: Davide De Luca (analista del Cesis), ha dichiarato Fulci di fronte ai giudici di Palermo, «venne da me con l’aria preoccupata portando due mappe, da dove partivano le telefonate e dove erano le sedi periferiche del Sismi. Le due mappe erano sovrapponibili». Subito dopo la strage di via Palestro del 27 luglio 1993, Fulci consegnò al comandante generale dei Carabinieri Federici, una lista di 15 ufficiali e sottoufficiali del servizio segreto militare. I 15 nomi erano di alcuni appartenenti alla VII divisione del Sismi, quella incaricata di gestire i rapporti con quella Gladio di cui a inizio degli anni ’90 era stata svelata l’esistenza. La VII divisione era composta da un gruppo di super agenti, gli Ossi (Operatori Speciali Servizio Italiano), addestrati ad operazioni di guerra non ortodossa e all’uso di esplosivi (strategia della tensione – false flag). Per questo, sempre ai giudici di Palermo, Fulci dirà: «Mi sono convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di “Stay Behind” (Gladio)».

Il 3 luglio 1993 “. Libero Gualtieri, presidente della commissione stragi dichiarava già allora ai mass media: “Dietro agli attentati di Milano e Roma non vedo la mafia o la criminalità, ma siamo dinanzi ad una fase inedita della strategia della tensione”. Libero Gualtieri, presidente della commissione stragi non ha dubbi. Gli occulti burattinai del sangue e del terrore, anche questa volta sono i soliti spezzoni deviati sopravvissuti a venti anni di istruttorie, di riforme e di epurazioni. “I servizi hanno costantemente lasciato le loro impronte digitali sulle stragi. E della loro intromissione parlano le carte processuali”, avverte Gualtieri. “Da piazza Fontana a Bologna, fino all’ episodio contro il treno 904”. Una tecnica di morte che nasconde un costante intreccio di complicità tra organizzazioni criminali, politici, 007 e settori di logge massoniche. Un’operazione di pulizia che, insieme alle inchieste di “Mani pulite”, sta segnando in modo irreversibile la fine del vecchio sistema occulto. Una storia infinita che va avanti almeno dal ’66, data dello “scandalo Sifar“. Nel 1964, a cavallo fra il primo e il secondo governo Moro, arrivò il golpe, quei nomi finirono nella lista di coloro che dovevano essere arrestati secondo il “piano Solo”. Scoppiò lo scandalo, secondo una prassi che si consoliderà negli anni a venire, ai servizi viene cambiato il vertice e il nome, ma non la sostanza. Nasce il Sid (doppio Sid), servizio informazioni difesa. Nel 1969, il 12 dicembre la strage di piazza Fontana inaugura la strategia della tensione. Si chiude un periodo di grande trasformazione sociale e la bomba di Milano apre la stagione delle deviazioni dei servizi segreti. Gli 007 tengono rapporti con la cellula nera di Freda e Ventura a Padova e quando l’ ammiraglio Eugenio Henke lascia il vertice del Sid, gli succede Vito Miceli. Si scatenano le fazioni interne ad uso e consumo di quelle in lotta nel Palazzo. Miceli, filoarabo e amico di Aldo Moro è in guerra col suo vice Gian Adelio Maletti, vicino agli israeliani e a Giulio Andreotti. Il ’74 è insanguinato dalle stragi di Brescia e del treno Italicus. Miceli viene arrestato e al Sid va l’ammiraglio Mario Casardi. Ma nelle sue file tutto continua come prima. Seconda metà degli anni ’70: s’inizia il dialogo tra settori delle forze moderate e il Pci. Ma il disgelo non piace agli atlantisti e ai dorotei. Il giornalista di “Op” Mino Pecorelli fu ucciso nel marzo del 1979 per aver divulgato stralci del fascicolo “M Fo Biali, un delitto che ha provocato il coinvolgimento nell’inchiesta di Giulio Andreotti. Erano carte che scottavano, perché coinvolgevano il capo della guardia di Finanza dell’epoca, Raffaele Giudice, per contrabbando di petrolio. Nel ’77 i servizi vengono ancora riformati. Sorgono il Sisde e il Sismi e al vertice di quest’ultimo è nominato il generale Giuseppe Santovito. I nuovi organismi preposti alla sicurezza nazionale hanno cambiato pelle ma non il vecchio vizio da mercenario. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro mostrano la loro voluta strategia di inefficienza. Mentre due anni dopo, a Napoli, il sequestro dell’assessore dc Ciro Cirillo fa scoprire invece gravi complicità. Santovito sottrae il caso al Sisde, i suoi agenti trattano col boss della camorra Cutolo e per Cirillo si muove la Dc. Nel 1980 ci fu la strage di Ustica. Il 2 agosto dello stesso anno la strage alla stazione di Bologna. Muoiono 81 civili. I giudici dedicheranno oltre 200 pagine a descrivere complicità e deviazioni degli 007 su questo episodio di sangue. Per tutti pagheranno il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giuseppe Belmonte, condannati per aver depistato le indagini. La ragione dei depistaggi viene scoperta quando nel 1981 vengono ritrovate le liste degli iscritti alla P2, dove erano iscritti gran parte dei vertici dei servizi segreti che facevano capo alla Loggia di Gelli. Ancora una volta cambiano i vertici dei servizi segreti e la riforma di facciata viene affidata al generale Lugaresi…

Ma facciamo un po’ di storia:

Verso la fine del 1942 gli alleati della Nato si preparavano allo sbarco in Sicilia per trasformare l’isola in uno Stato “indipendente”, cioè un loro Paese-satellite. Per mezzo dei gangster italo-americani l’OSS si mette in contatto con la mafia siciliana e appoggia il Comitato per l’Indipendenza della Sicilia (CIS), che poi si trasformerà in MIS (Movimento Indipendentista Siciliano, detto anche “separatista”).

Albert Anastasia con la moglie

Fra le truppe USA che sbarcano nel luglio 1943 sono presenti alcuni famosi gangster che circolano in uniforme dell’esercito USA ed esercitano funzioni pubbliche nell’amministrazione alleata d’occupazione (Albert Anastasia, capo della “Anonima Omicidi”, Vito Genovese, Lucky Luciano, Max Mugnani). La Prima “operazione speciale” dei servizi Nato in Sicilia fu la liberazione di tutti i mafiosi imprigionati sull’isola di Favignana ( trattative -stato mafia). Intanto il Vaticano con la collaborazione dell’OSS, organizza la “operazione conventi” (detta anche “Canale dei Ratti”) per aiutare i criminali di guerra nazisti a rifugiarsi in America…

Fin dalla caduta del fascismo si costituiscono in Italia strutture più o meno legali e occulte, con l’unico scopo di impedire al partito comunista di entrare nel potere politico, economico, finanziario. Un piano militare voluto dal patto Atlantico, che ribadivano la loro volontà di egemonia su parti del mondo loro assegnate dopo Yalta. Una di queste strutture è la “Gladio”, e membri importanti di “Gladio” sono l’onorevole Francesco Cossiga e Licio Gelli. La Nato dopo il 1943 finanzia una nuova rete di organizzazioni di fascisti, che agisce sotto diverse sigle. Nel comitato centrale di una di queste (l’Armata Italiana della Libertà) si contano 4 ammiragli, 10 generali e 4 colonnelli. Vengono costituiti anche falsi raggruppamenti comunisti e socialisti incaricati di infiltrarsi nelle organizzazioni di sinistra.

Il 22 giugno del 1946, entrò in vigore l’ “amnistia di Togliatti”, che portò alla cancellazione di tutti i reati commessi da migliaia di ex membri del partito fascista. I fascisti e i loro collaboratori furono liberati dalle carceri o furono esonerati dai loro processi. L’amnistia aveva preso il nome dal leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti che all’epoca era ministro della Giustizia……

Licio Gelli, massone monarchico liberale, costituisce una struttura massonica segreta, la Loggia P2

(formata da politici , banchieri, imprenditori e alti gradi delle forze militari e dell’ ordine) che, a metà degli anni ’70, tende al sovvertimento della Repubblica e all’instaurazione di una seconda Repubblica atlantica Presidenziale, a carattere autoritario e liberistico.

La complessa organizzazione massonica P2 era formata da un sistema perverso di intrecci occulti: il suo sistema di rapporti col potere e la mafia, coi servizi segreti italiani e atlantici, la costituzione della Gladio, dei nuclei clandestini dello stato, portano a un complesso di organismi e di gruppi con legami nei servizi segreti, nei carabinieri, negli alti corpi di polizia, nella magistratura e in altri settori della pubblica amministrazione imprenditoriale , che costituiscono una struttura politico- militare, che agisce come un vero e proprio “Stato parallelo”, finalizzato ad impedire che i nostri equilibri politici si evolvano diversamente da quelli previsti dal patto Atlantico e imposti da Yalta …

La rete Stay Behind, (Gladio in Italia) era attiva anche in molti altri paesi europei, coordinata da accordi che intercorrevano tra i vari servizi segreti (geopolitica). Nel caso italiano la CIA e il SIFAR, come ha rilevato lo stesso giudice Casson nella sua indagine, che operavano per condizionare e scavalcare qualsiasi decisione del nostro Parlamento, unico organismo in grado di ratificare trattati internazionali di questa natura, qualora essi fossero ritenuti legittimi. Il SIFAR, servizio informazioni difesa, del generale De Lorenzo (golpe militare – piano Solo) reggerà le fila del controllo occulto della politica italiana degli anni caldi precedenti al rivoluzionario decennio aperto dalla contestazione del 1968. E’ una vecchia abitudine del regime fascista quella di organizzare reti clandestine totalmente svincolate da qualsiasi controllo, per piegare una democrazia, già vacillante (sotto i colpi delle feroci repressioni operaie del Ministro dell’Interno, on. Mario Scelba), protagonista della repressione di operai e braccianti negli anni immediatamente a ridosso della proclamazione della Repubblica democratica fondata sul lavoro. Mario Scelba va ricordato come il fondatore del reparto Celere della Polizia di Stato (negli anni divenuto tristemente famoso per i metodi antiguerriglia nella repressione delle agitazioni operaie e popolari di piazza). I servizi segreti, che per lungo tempo alcune forze politiche ci hanno fatto credere “deviati”, hanno coperto, non episodicamente, gravi reati, depistato giudici, posti in salvo i presunti attentatori, al fine di lasciare impunite le stragi più efferate.

 

 

Ti dicono di essere onesto, e per tutta la vita ti derubano.

Ti ordinano di rispettare la legge, e la legge protegge il capitalista che ti rapina.

Ti insegnano che non bisogna uccidere, mentre il governo impicca la gente,

la manda sulla sedia elettrica o la massacra in guerra.

Ti impongono di obbedire alla legge ed al governo, anche se legge e governo

sono sinonimi di rapina e omicidio.

(A. Berkman)

 

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