Cesare Battisti e i Giochi geopolitici economici e militari che lo perseguitano

Il 14 gennaio i mass media scrivono che è stato arrestato Cesare Battisti a Santa Cruz de La Sierra, in Bolivia. Cesare Battisti faceva parte dell’unico gruppo armato (base) che era formata da proletari e sottoproletari che, come tanti altri, si sono fatti fregare dai loro leader che a differenza della base, erano collusi con gli apparati militari antifascisti di Yalta (1945: Stati Uniti d’America, Regno Unito e Unione Sovietica,  i quali nel 1949 aderirono anche al patto militare Atlantico anticomunista – tranne la Russia. Il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 24 agosto 1949. I paesi fondatori del patto Atlantico anticomunista sono i paesi più ricchi del mondo: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi , Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti).

Approfondiamo i danni e le malefatte dei servizi segreti prima di arrestare Battisti:

I fascicoli Top secret del Sifar: il piano golpista ‘Solo’; i depistaggi delle stragi; la loggia P2; i fondi neri.

In tutta la storia del dopoguerra le riforme dei nostri servizi segreti sono sempre state segnate da uno scandalo. I primi servizi segreti della Repubblica italiana nascono tra il ’47 e il ’48 con un peccato originale: incorporano dirigenti delle strutture mussoliniane e persino agenti di Salò. Una macchia nera che condizionerà gran parte dell’attività, ma in quel momento pesa soprattutto la pressione Atlantica anticomunista voluta per impedire la vittoria dei comunisti al potere politico. Due sono le strutture previste per combattere le contestazioni antifasciste: il Sifar (Servizio informazioni forze armate che ha caratteristiche militari e dipende direttamente dal ministro e si occupa dell’attività internazionale. L’altro, l’Ufficio affari riservati del Viminale, controlla la situazione interna. Nel giro di pochi anni, però, cominciano a proliferare nuclei paralleli e i primi scandali. Emerge una gigantesca schedatura di cittadini, politici, imprenditori compiuta dal Sifar: 157 mila fascicoli, 34 mila dei quali verranno poi definiti illegali e distrutti. Infine nell’estate 1964 il suo comandante, il generale Giovanni De Lorenzo, avrebbe preparato un colpo di stato affidato solo ai carabinieri da cui il nome di «Piano Solo». Sull’onda di questi due casi, un anno dopo il Sifar venne trasformato in Sid, Servizio informazioni difesa. Ma non c’è stato dibattito parlamentare, né una legge che introduca nuove regole: il personale resta lo stesso…

L’Italia si trova alla vigilia di una stagione terribile. Piazza Fontana apre la strategia della tensione. I processi non hanno ancora chiarito se le protezioni ai bombaroli neofascisti siano state garantite all’interno di una direttiva della Nato, o per un disegno eversivo tutto italiano. Ma di sicuro i vertici del Sid e quelli degli Affari riservati sono coinvolti nei depistaggi svelati dalla magistratura milanese. Il primo colpo a questa struttura dei servizi segreti arriva nel 1981, quando nelle liste della P2 compaiono molti dei dirigenti dei due servizi, ma nessuno si mosse. Lo stesso accade nel ’90 durante il braccio di ferro con le Procure sulla vicenda della rete Stay Behind Gladio. Nessuno si mosse, nemmeno nel ’93, dopo le stragi mafiose e lo scandalo dei fondi neri utilizzati dai vertici del Sisde…

In quegli anni la guerra fredda (la guerra sotterranea tra comunismo e anticomunismo – spionaggio – controspionaggio) aveva attraversato anche l’Italia. L’Italia però, nel 1949 firmò il patto Atlantico anticomunista, costituito da piani militari attuati a tavolino, dove pianificarono anche la strategia della tensione, per annientare gli studenti e gli operai che scendevano in piazza per far valere i loro diritti di giustizia sociale, come il diritto allo studio, il diritto a un  lavoro e a una casa, il diritto insomma di potersi costruire il proprio futuro. La strategia della tensione prevedeva colpi di stato per dissuadere la sinistra a non entrare nel  potere politico (Golpe Borghese 1970, Piano Solo 1964,  colpo di stato Rosa dei Venti 1974, golpe Bianco organizzato dai partigiani Bianchi 1974, ecc..) e stragi di stato (strage piazza Fontana 1969,  strage Piazza della Loggia 1974,  strage alla stazione di Bologna 1980 ecc..), il tutto garantito dall’impunità del piano militare ‘false flag’, che serviva per incolpare gli Anarchici o i comunisti delle stragi, fatte nel mucchio per colpire civili innocenti. Le stragi di stato erano state attuate addestrando la destra extraparlamentare e servivano per terrorizzare l’opinione pubblica (terrorismo psicologico) e imporre la dittatura militare – stato di emergenza – stato di polizia. Poi ci sono stati anche i danni di Togliatti, che per opportunismo borghese nel ‘46 concesse l’amnistia alle gerarchie fasciste (che non si sono mossi dal loro posti di comando), ottenendo una coalizione maggioritaria col Partito popolare (cattolici che erano entrati in politica come sinistroidi infiltrati per ripulire la coscienza del Vaticano, che fino ad allora era sempre stato coi poteri assoluti…). In cambio dei suoi privilegi politici, Togliatti concesse vigliaccamente l’amnistia  alle gerarchie fasciste, ecco perché nonostante la costituzione dica che i fasci sono anticostituzionali, ce li troviamo ancora in mezzo ai coglioni. 

Cesare Battisti nasce a Cisterna di Latina in una famiglia contadina e operaia, con tradizioni comuniste. Anche lui come Alberto Franceschini (stessa classe sociale), fece parte della FGCI come prima esperienza militante…

Che cosa sono le BR di [Fasanella, Giovanni, Franceschini, Alberto]

Nel 1968 Battisti si iscrisse al liceo classico, ma già nel 1971 abbandonò la scuola perché troppo repressiva e selettiva e si ritrovò a vivere la vita del quartiere di allora (ghetto), dove la povera gente si organizzava per sopravvivere  con furti e rapine. Battisti già da giovane aveva visto e dovuto subire la violenza e la repressione poliziesca e quindi odiava qualsiasi forma di divisa, infatti nel 1977 fu arrestato mentre svolgeva il servizio militare per aver aggredito un sottufficiale dell’esercito che usava il metodo del nonnismo contro le giovani leve, e rinchiuso nel carcere di Udine, dove entrò in contatto con Arrigo Cavallina, ideologo (leader) dei Proletari Armati per il Comunismo. I leader dirigenti dei Proletari Armati per il Comunismo erano: Sebastiano Masala, Arrigo Cavallina, Luigi Lavazza, Pietro Mutti e Giuseppe Memeo. Il leader Cavallina Arrigo, dopo l’arresto si fece convertire al cattolicesimo dal cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano. Pietro Mutti invece (aderente a Prima Linea) fu il pentito che accusò di rapine e omicidio Battisti. Per la morte del gioielliere Torregiani (1979) scattarono le indagini che portarono a una serie di arresti tra i membri dell’organizzazione. Alcuni dei fermati (detenuti politici) accusarono di aver subìto torture disumane nelle caserme e nelle carceri.

Il 6 giugno 1978 a Udine, viene ucciso Antonio Santoro, maresciallo del Corpo degli agenti di custodia; il delitto, viene rivendicato il giorno dopo dai PAC. Santoro era accusato dai PAC di maltrattamenti ai danni di detenuti. Il 9 aprile 1979 a Milano, fu ucciso Andrea Campagna, agente della DIGOS. Il delitto fu subito rivendicato dai PAC, in cui viene definito «torturatore di proletari».

Pietro Mutti, in cambio di sconti di pena fece arrestare anche Sisinnio Bitti (poi risultato non coinvolto), il quale poi fu anche vittima di violenze da parte della polizia, assieme ad altri membri del Collettivo Politico della Barona, un gruppo legato all’Autonomia Operaia. Tra questi autonomi, Sisinnio Bitti, Umberto Lucarelli, Roberto Villa, Gioacchino Vitrani, Annamaria e Michele Fatone, anche loro  presenteranno esposti all’autorità giudiziaria per aver subìto violenze dalla polizia. Sisinnio Bitti raccontò di aver subìto la tortura dell’acqua. Cesare Battisti sostiene apertamente che Mutti fu torturato: «Mutti era mio amico, ma nessuno può resistere alla tortura compiuta con ferocia. Perché Mutti denunciò me e non un altro? Perché i procuratori gli ordinarono di denunciare me, non di denunciare un altro? Io ero, di tutto questo gruppo, l’unico che scriveva cose che venivano lette in diversi paesi. Io per molto tempo ho fatto dettagliate denunce riguardo alla scomparsa di detenuti politici, alle torture e agli abusi».

Rapporto di Amnesty sulla tortura in Marocco

Amnesty International criticò le modalità dei processi per terrorismo e associazione sovversiva tenuti negli anni ’80, sia quello ai PAC, sia altri (omicidio Tobagi e processo 7 aprile), tenuti dai pubblici ministeri Pietro Calogero e Armando Spataro. Quando Battisti evase dal carcere di Frosinone nel 1981, le forze del disordine fermarono e interrogarono anche i suoi genitori, che avevano problemi di salute (il padre aveva un tumore, la madre era ospedalizzata), furono interrogati anche i fratelli, una sorella e il cognato, furono arrestati brevemente, detenuti in caserma e poi nel carcere di Frosinone e di Latina, interrogati in maniera pesante senza avvocato e poi rilasciati dopo alcune settimane (piano militare terrorismo psicologico – nonnismo militare).

Nel 2004 le autorità francesi volevano concedere l’estradizione di  Battisti in Italia, Battisti si difese dichiarando di nuovo ai mass media che lui era innocente degli omicidi, accusando il pentito Mutti di irregolarità e di aver scaricato su di lui le proprie responsabilità, al fine di ottenere una condanna molto più bassa. Battisti durante un processo in contumacia in  Brasile, racconta in una lettera ai magistrati brasiliani, la sua entrata nei PAC: «In prigione ho incontrato un uomo più anziano, Arrigo Cavallini che  apparteneva ad un gruppo di lotta armata, i Pac. Non mi piaceva la sua personalità fredda e al tempo stesso febbrile ma mi impressionavano la sua cultura e le sue teorie rivoluzionarie anche se non capivo tutto ciò che diceva. Quando sono stato liberato nel 1976, sono tornato alla mia comunità: si era trasformata in un deserto. Alcuni compagni erano morti, morti per mano della polizia nelle manifestazioni. Gli altri erano devastati dalle droghe. A quell’epoca grandi quantità di droga a buon mercato furono distribuite massicciamente in tutte le grandi città per distruggere il movimento di rivolta (piano militare ‘MK ultra’). Immediatamente le consegne vennero sospese e tutti i giovani che erano caduti nella trappola dell’eroina si trasformarono in fantasmi, in perenne stato di “necessità”, preoccupati solo di trovare la droga e non più votati all’azione politica. Amareggiato da questo spettacolo feci il grande errore della mia vita: presi un treno per Milano ed entrai nel gruppo armato dei Pac. Senza comprendere a quel tempo che, anche là, sarei caduto in una trappola fatale.». Già nel 1978 Battisti dichiarò ai mass media che si era distaccato dai PAC (collaborava solo al giornale Senza galere) e che aveva abbandonato la lotta armata perché era rimasto disgustato per l’assassinio di Aldo Moro rivendicato dalle Brigate Rosse.

Molte persone anche tanti Anarchici pensano come Battisti, che la morte di Moro sia stato un gioco sbagliato, anche se era più facile rapire Moro anziché Andreotti, che era difeso dalla loggia massonica P2  un apparato militare Nato. Uccidendo Moro è stato come fare un piacere ai servizi segreti del Patto Atlantico Anticomunista e alla Democrazia cristiana andreottiana, che non avevano gradito che Moro, nel 1964 fondò il centrosinistra all’interno della DC cattoliberlfascista (partigiani bianchi- Edgardo Sogno).   Alla DC andreottiana serviva un martire per ripulire la coscienza dagli scandali emersi in quegli anni (scandalo Enimont 1993, scandalo Ambrosiano 1986, scandalo del doppio Sid 1977, ecc.).

La Dc fu fondata nel 1942 e detenne il potere per 52 anni, sino al 1994. Le elezioni del 1992 videro per la prima volta la DC scendere sotto la soglia del 30% dei voti (29,7%), esplodeva lo scandalo di Mani Pulite, per opera dei giudici guidati da Antonio Di Pietro, che avrebbero decapitato i vertici del partito, soprattutto della destra democristiana. Il processo Enimont fu il principale processo giudiziario della stagione di Mani pulite, svoltosi a Milano tra il ‘93 e il 2000, che vide coinvolti i maggiori esponenti politici della Prima repubblica accusati, insieme ad alcuni imprenditori (tra cui molti del gruppo Ferruzzi, padrona della Montedison), di aver versato e aver intascato una maxi-tangente di circa 150 miliardi di lire: soldi utilizzati per finanziare i partiti in maniera illegale (il cosiddetto finanziamento illecito). Buona parte di quei soldi si scoprì (circa 2/3), passò per conti detenuti presso la banca mondiale del Vaticano Ior, pervenuti sotto forma di titoli di stato. Gli imputati accusati di questo scandalo erano noti esponenti politici, come Renato Altissimo (segretario del PLI ed ex ministro della Sanità), Umberto Bossi, leader della Lega Nord, Bettino Craxi (segretario del PSI e presidente del Consiglio dal 1983 al 1987), Gianni De Michelis (ministro degli esteri dal 1989 al 1992), Arnaldo Forlani (segretario della DC e presidente del Consiglio tra il 1980 e il 1981), Giorgio La Malfa, segretario del PRI, Claudio Martelli (vicesegretario del PSI e ministro della Giustizia tra il 1991 e il 1993), Carlo Vizzini, segretario del PSDI. Lo IOR è stato più volte coinvolto in scandali, finanziari e non, fra i quali spiccano “l’affare Sindona” e il crac del Banco Ambrosiano…

Ma non è finita qua, nel luglio 2005 la stampa italiana denunciò l’esistenza del Dipartimento di Studi Strategici Anti-Terrorismo (DSSA), una polizia parallela creata da Gaetano Saya (nella foto coi paramenti massonici di maestro venerabile della loggia “Divulgazione 1”), leader dei gruppi neofascisti Nuovo MSI e Partito Nazionalista Italiano, e da Riccardo Sindoca. Saya era un ex appartenente dell’Organizzazione Gladio, la stay-behind paramilitare della NATO, coinvolta in alcuni fatti della strategia della tensione in Italia, e vicino a Licio Gelli della loggia P2.

Il pm milanese Alberto Nobili, responsabile dell’Antiterrorismo dichiara che i primi controlli su Battisti sono cominciati lo scorso 16 ottobre su internet, scoprendo che usava  il suo profilo Skype ‘Cesare 1900’. Figuriamoci se quell’avvoltoio del ministro dell’Interno Matteo Salvini non ne approfittava per fare propaganda fascista commentando l’arresto su Facebook: “Ringrazio le Forze dell’Ordine italiane e straniere, la Polizia di Stato, l’Interpol, l’Aise e tutti coloro che hanno lavorato per la cattura del delinquente Cesare Battisti”. Ricordiamo a quella merdina fascista di Salvini che nel luglio del 2017  il tribunale di Genova condanna per truffa ai danni dello stato il fondatore del suo partito Umberto Bossi, e il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, oltre a 3 dipendenti del partito e due imprenditori. Il procedimento riguardava i rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega tra il 2008 e il 2010, che erano stati utilizzati invece per spese personali. Lo scandalo era nato nei primi mesi del 2012, quando Belsito venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. La vicenda aveva portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario e alla sua condanna a 2 anni e 6 mesi. L’allora tesoriere del partito, Francesco Belsito, era stato condannato a 4 anni e 10 mesi…

Il 5 aprile 2012 i mass media intervistano Salvatore Genova, l’uomo il cui nome è da trent’anni legato a una grigia vicenda della nostra storia recente: quella delle torture subite da molti terroristi tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80. Genova dichiara che era anche lui responsabile di quelle torture. “Ho usato le maniere forti con i detenuti, ho usato violenza a persone affidate alla mia custodia. E, inoltre, non ho fatto quello che sarebbe stato giusto fare. Arrestare i miei colleghi che le compivano. Dovevamo arrestarci l’un con l’altro, questo dovevamo fare”. Salvatore Genova nel 1997 aveva iniziato a mandare al ministero informative ed esposti per denunciare i nomi e le loro responsabilità di quello  che accadde davvero in quei giorni drammatici. Ecco il suo racconto: “Questura di Verona, dicembre 1981. Il prefetto Gaspare De Francisci, capo della struttura di intelligence del Viminale (Ucigos) convoca Umberto Improta, Salvatore Genova, Oscar Fioriolli e Luciano De Gregori. È la squadra messa in campo dal ministero dell’Interno (guidato dal democristiano Virginio Rognoni) per cercare di risolvere il caso Dozier.

Il capo dell’Ucigos, De Francisci, ci dice che l’indagine è delicata e importante, dobbiamo fare bella figura. E ci dà il via libera a usare le maniere forti per risolvere il sequestro. Il giorno dopo, a una riunione più allargata, partecipa anche un funzionario che tutti noi conosciamo di nome e di fama e che in quell’occasione ci viene presentato. È Nicola Ciocia, primo dirigente, capo della cosiddetta squadretta dei quattro dell’Ave Maria come li chiamiamo noi. Sono gli specialisti dell’interrogatorio duro delle violenze e delle sevizie, dell’acqua e sale. La squadra è stata costituita all’indomani dell’uccisione di Moro con un compito preciso. Applicare anche ai detenuti politici quello che fanno tutte le squadre mobili. Ciocia, va precisato, non agì di propria iniziativa. La costituzione della squadretta fu decisa a livello ministeriale. Il Professor De Tormentis, era il capo di una speciale squadretta addetta alle sevizie, in particolare alla tecnica del waterboarding (soffocamento con acqua e sale). Tra la fine degli anni ‘70 e i primissimi anni ’80 si muoveva tra questure e caserme d’Italia per estorcere informazioni  ai militanti, alle Brigate rosse.

  • Colpo al cuore

L’11 settembre 2003 i mass media scrivono che sono stati indagati i Ros dei carabinieri: “Da Ros antitroga a veri trafficanti – Bufera sull’arma”. La procura di Milano sospetta che il gruppo di carabinieri importasse e vendesse cocaina e eroina. Il 12 luglio 2012  arriva la sentenza di primo grado (8255/10, i giudici dell’ottava sezione penale di Milano condannano a 14 anni di carcere il generale del Ros Giampaolo Ganzer e  all’interdizione dai pubblici uffici e la sanzione di 65 mila euro. Secondo il tribunale, il comandante del Reparto operativo speciale dell’arma, fiore all’occhiello dei carabinieri, tra il 1991 e il 1997 «non si è fatto scrupolo di accordarsi con pericolosissimi trafficanti ai quali ha dato la possibilità di vendere in Italia decine di chili di droga garantendo loro l’assoluta impunità», dunque «Ganzer ha tradito per interesse lo Stato e tutti i suoi doveri tra cui quello di rispettare e fare rispettare la legge». Tutto questo è Stato possibile perché «all’interno del raggruppamento dei Ros c’era un insieme di ufficiali e sottufficiali che, in combutta con alcuni malavitosi, aveva costituito un’associazione finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso, al fine di fare una rapida carriera». Secondo i giudici inoltre, «Ganzer non ha minimamente esitato a fare ricorso a operazioni basate su un metodo assolutamente contrario alla legge ripromettendosi dalle stesse risultati di immagine straordinari per sé stesso e per il suo reparto». 17 i condannati nel processo, tra cui il narcotrafficante libanese Jean Bou Chaaya (tuttora latitante) e molti carabinieri: il colonnello Mario Obinu (ai servizi segreti) con 7 anni e 10 mesi, 13 anni e mezzo a Gilberto Lovato, 10 anni a Gianfranco Benigni e Rodolfo Arpa, 5 anni e 4 mesi a Vincenzo Rinaldi, 5 anni e 2 mesi a Michele Scalisi, 6 anni e 2 mesi ad Alberto Lazzeri Zanoni, un anno e mezzo a Carlo Fischione e Laureano Palmisano. Eppure, da allora, il generale Ganzer è rimasto in carica indisturbato fino alla pensione e nessun ministro (La Russa allora, Di Paola, Salvini), è stato punito.

Ganzer ha continuato a dirigere i Ros, ad occuparsi di inchieste della portata di Finmeccanica, degli attentatori dell’ad di Ansaldo Roberto Adinolfi, senza contare le presenze ai dibattiti sulla legalità al fianco dell’ex sottosegretario del Pdl Alfredo Mantovano, suo grande difensore. Infine, indisturbato Ganzer ha lasciato il comando del Reparto, non per l’infamante condanna ridotta ma confermata in appello il 13/12/2013 (4 anni e 11 mesi di reclusione), ma “per raggiunti limiti d’età”, è andato in pensione! Quale credibilità mostra di avere uno Stato che consente a un generale dell’Arma, condannato in primo grado e in appello, di continuare a restare al suo posto e di proseguire negli arresti? Poca o nessuna. Una mancanza di credibilità che genera l’ennesima contraddizione istituzionale: un generale condannato che arresta degli indagati….

Il 26 ottobre 2017 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo condanna l’Italia per violenza e torture sui manifestanti durante il G8 di Genova del 2001!

Già allora Shakespeare si preoccupava dicendo: “Ma con tutti questi controllori, chi controlla poi il controllore visto quello che ci insegna la Storia?

Anche il compagno Pino Pinelli è stato torturato per giorni prima di essere buttato giù dalla finestra della questura di Milano (codice Rocco)…

Solidarietà a tutti i compagni rinchiusi nelle carceri dello stato!

 

E’ lo Stato che distrugge per principio la base

del sentimento sociale, assumendosi la parte del

regolatore di tutte le questioni e cercando di ridurle

tutte a quella formula unica che per i sui sostenitori

è la misura di tutte le cose.

R. Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)