Il 3 gennaio 1945 le Brigate Nere di Missaglia, comandate da Emilio Formigoni, fucilano 4 giovani partigiani a Valaperta di Casatenovo, in provincia di Lecco, dopo averli brutalmente torturati. Vennero fucilati per rappresaglia dopo l’omicidio del repubblichino Gaetano Chiarelli da parte di Nazzaro Vitali, ventiquattrenne di Bellano, pochi giorni prima. Senza processo, vengono uccisi lo stesso Vitali, il venticinquenne Natale Beretta di Arcore, Gabriele Colombo, 22 anni, sempre di Arcore e Mario Villa, ventitreenne di Biassono. Dopo la guerra Formigoni scappò in esilio ma condannato in contumacia solo come collaborazionista, poté rientrare tranquillamente in Italia così come tanti altri fascisti.
Dalla popolazione locale Formigoni padre, è ricordato anche per aver più volte sequestrato e seviziato inermi civili. Il figlio Roberto ha sempre negato che suo padre abbia avuto un ruolo attivo in questa vicenda, negando pure che appartenesse alle brigate nere (vedi intervista comparsa su sette, inserto del corriere della sera del novembre 2007).
http://www.lavocedinomas.org/news/eccidio-di-valaperta-formigoni-emilio-padri-di-cui-andare-fieri-e-quelli-di-cui-vergognarsi
Ma andiamo ad analizzare chi è il figlio scemo del cattofascista Emilio e che ruolo ha avuto nel business della mafia nella regione Lombardia (alla faccia della Liberazione…):
Roberto è il figlio scemo e opportunista di Emilio Formigoni, si laurea nel 1971 in Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi sugli studi giovanili di Marx (ecco la prima delle tante sue ambiguità), per poi studiare Economia politica alla Sorbona di Parigi (una prassi dell’elite democristiana, opportunista, cattosinistroide).
Da giovane conosce don Luigi Giussani e aderisce al movimento Gioventù Studentesca (movimento studentesco cattolico integralista, che si infiltrava nei movimenti di sinistra per controllarli, secondo un protocollo Atlantico firmato dai partigiani bianchi nel 1949 con USA, Canada, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, poi in seguito Grecia, Turchia (1952), Repubblica federale tedesca (1955) e Spagna (1982). In seguito diventò capo anche di Comunione e liberazione (CL).
Nel giugno 1995 diventa per la prima volta presidente della Regione Lombardia restando al potere 5 anni, per poi ricandidarsi nel 2000 nella lista Per la Lombardia, alleata con la Lega Nord (con quelle merde cattofasciste come Bossi – Salvini), venendo eletto col 62,4% dei voti.
Nel 1995 l’Onu (grazie a Formigoni), stabilì un programma chiamato Oil-for-Food (petrolio per cibo), al fine di fornire aiuto umanitario al popolo dell’Iraq, grazie ai profitti derivanti dalla vendita del petrolio iracheno.
Nel giro di pochi anni esplose lo scandalo che afflisse le Nazioni Unite all’epoca dell’invasione dell’Iraq nel 2003, quando il programma venne chiuso, creando il più clamoroso scandalo finanziario nella storia delle Nazioni Unite, con notevole imbarazzo diplomatico per l’Onu e per le 2300 compagnie multinazionali, fra cui nomi come Mercedes, Volvo, Texaco, coinvolte nel giro di corruzione. Il programma Oil for Food era una buona idea, inizialmente. Volevano salvaguardare il popolo iracheno dalle sanzioni che noi stessi avevamo imposto loro. L’Onu aveva autorizzato una guerra e posto sanzioni al popolo iracheno. Ma in quella guerra non eliminarono la dittatura di Saddam, anzi peggiorarono le condizioni sociali dei civili che si ritrovarono senza acqua potabile, senza elettricità, senza cibo, con ospedali dove si operava senza anestesia, perché dell’Iraq importava tutto, tranne il petrolio…
E intanto Saddam col suo governo dittatoriale, continuava a vivere sontuosamente in palazzi dorati. Una contraddizione assurda. Petrolio in cambio di cibo e altre forniture necessarie: il regime iracheno cercò di trarne profitto in qualsiasi modo. Erano 2.300 le compagnie petrolifere in giro per il mondo; dalla Siemens alla Volvo e Mercedes, oltre a innumerevoli multinazionali farmaceutiche, cercarono a loro volta di sfruttare la situazione, coinvolgendo nomi come il futuro segretario di stato Condoleezza Rice e il vice-presidente Usa Dick Cheney, allora alla Texaco.
Nel business massomafioso ci sono anche 112 ditte italiane. Alcune hanno nomi noti, come Iveco e New Holland, entrambe del gruppo Fiat. Altre meno, come Progetto Europa & Global Spa e la Breda Energia.
L’azienda italiana, che dal rapporto della Commissione d’inchiesta su Oil for food risulta aver fatto il retropagamento più ingente, si chiama Progetto Europa & Global Spa ed è una società di ingegneria civile. Risulta aver pagato oltre 2,2 milioni di dollari. Subito dopo, con 1,8 milioni, segue la Iveco, mentre la New Holland, dello stesso gruppo, avrebbe pagato 447mila dollari. Ci sono anche sussidiarie italiane di multinazionali come la Ingersoll Rand Italiana, dell’omonima multinazionale Usa, che avrebbe pagato quasi 300mila dollari, o la Silvani Antincendi, controllata dall’inglese Kidde Holdings, che invece avrebbe pagato 988mila dollari. La Breda Energia, società milanese controllata dalla famiglia di immobiliaristi Pasini, avrebbe pagato 420mila dollari, l’Istituto Sierovaccinogeno Italiano (ci auguriamo che non abbiano a che fare col Covid19…), una Srl controllata dalla famiglia Marcucci, e di cui nel 1995 è stata consigliere Marialina Marcucci, presidente de l’Unità, avrebbe versato oltre 350mila dollari. In tutta questa sporca situazione, era l’Onu che stabiliva ogni 6 mesi le quote di greggio commercializzabile, poi però era di fatto la Somo (l’agenzia petrolifera del regime iracheno) a stabilire a chi concedere le assegnazioni. A grandi compagnie come Agip, Elf, Total. Ai colossi russi e cinesi. Ma spesso erano amici del regime dittatoriale di Saddam che venivano in questo modo «ringraziati con lussuosi regali» per la loro vicinanza politica.
L’affare «Oil for food» organizzato da quel ciellino avaro e ozioso di Formigoni, fruttava 25 milioni di barili, ma potevano fruttare poi dai 500 mila ai 5 milioni di dollari (da 1 a 10 miliardi di lire). In più, il prezzo di vendita poteva crescere anche di molto rispetto al prezzo d’acquisto pagato alla Somo, grazie ai rialzi di mercato nei mesi successivi all’emissione dei contratti. Così il metodo delle assegnazioni finiva per alimentare un flusso finanziario poco trasparente che andava a creare due tipi di fondi neri, fuori dal controllo dell’Onu: il 1° andava nelle tasche e nei conti riservati degli «amici dell’Iraq», a cui Saddam faceva arrivare i contratti; il 2° rimpinguava direttamente le casse del regime, che pretendeva una parte dei guadagni. Questi fondi venivano usati per aggirare l’embargo, anche con l’acquisto illegale di armi. Tra le imprese che hanno ricevuto assegnazioni petrolifere (per la cifra record di 39 milioni di barili), c’è la Italtech, una piccola società a responsabilità limitata con sede a Livorno, fondata da Augusto Giangrandi, italiano emigrato in Cile, amico del dittatore Augusto Pinochet e grande frequentatore dei palazzi (dorati) di Saddam.
L’attività principale di Giangrandi è il traffico internazionale d’armi, e il lasciapassare gli viene concesso dal cattolico integralista, ex vice-primo ministro e ministro degli Esteri di Saddam, l’amico degli amici di Formigoni, che gestiva e coordinava le assegnazioni petrolifere agli «amici» stranieri.
Ma torniamo indietro nella storia per capire da dove nascono le contraddizioni…
Nel 1976 Saddam fece la sua prima visita in Occidente, instaurando rapporti commerciali con la Francia che portarono nel decennio successivo ad un ingente scambio di petrolio contro armi e tecnologia nucleare francese. Chirac fu l’unico leader dei Paesi NATO ad avere affari personali col leader iracheno.
Grazie ai profitti derivanti dalla nazionalizzazione dell’industria petrolifera, buona parte di tali proventi confluirono nell’industrializzazione dell’agricoltura e nei 4 apparati di sicurezza iracheni responsabili della repressione dell’opposizione interna, consentendogli in tal modo di fronteggiare efficacemente numerosi tentativi di assassinio e di colpo di Stato. Allo stesso tempo molti fondi furono destinati all’esercito, il quale nel 1978 subì l’epurazione di tutti i militanti comunisti che furono giustiziati sommariamente insieme a numerosi loro parenti.
Agli inizi del suo potere, Hussein si allontanò dalle posizioni filosovietiche dei suoi predecessori e si avvicinò al patto Atlantico anticomunista, assieme alla Giordania e all’Egitto di Hosni Mubarak, per formare un “asse arabo moderato” (centrodestra e centrosinistra assieme al potere) ..
Ma non è finita qua, Saddam Hussein con Donald Rumsfeld, in qualità di inviato speciale dell’allora presidente statunitense Ronald Reagan, nel 1983, nel corso del conflitto contro l’Iran, l’Iraq ricevette supporto militare e logistico da parte di diverse nazioni tra cui USA, URSS, Francia, Regno Unito ed Italia. Diverse erano le varie forniture militari, tra cui c’erano anche, nel business criminale, le armi chimiche e biologiche. Infatti durante il conflitto l’Iraq utilizzò un gas nervino, il tabun, contro i civili iraniani senza per questo incorrere in sanzioni internazionali (sono rimasti inpuniti). Secondo Amnesty International, almeno cinquemila villaggi curdi sarebbero stati attaccati dalle forze armate irachene durante la guerra. Nel 1984 Saddam firmò ad Ankara un trattato bilaterale che concesse alla Turchia il diritto di “controllo oltre frontiera”, con lo scopo di stroncare le ambizioni indipendentiste dei Curdi iracheni. Il 16/3/1988, Saddam Hussein attaccò la città curda di Halabja con una nuova e più potente arma chimica (un micidiale miscuglio di iprite, acido cianidrico e gas neurotossici), che provocò la morte istantanea di 5.000 civili e la menomazione di altre 10.000 persone. Anche in tale occasione, l’Iraq rimase impunita e non ricevette sanzioni.
Ma non è finita qua per lo sfrontato opportunista ciellino cattolico, nonostante il magna magna e i vari processi dove era stato indagato per corruzione, si ricandida di nuovo (la prima volta fu nel ’95) alle elezioni regionali del 2005, dove viene riconfermato (Patto stato mafia: a forza di tangenti si è comprato anche i voti di Totò Riina e di Mammasantissima, pur di non mollare il potere!!), per la terza volta come presidente della Lombardia, alla guida della coalizione di centrodestra. Nel 2006 invece, l’infame Formigoni viene eletto Senatore nelle liste di Forza Italia, insieme a quel P2ista salesiano depravato e pedofilo di Berluska, ricoprendo (il colmo dei colmi per un massomafioso che è andato al potere coi voti della mafia e di mammasantissima), l’incarico di membro della Commissione Ambiente (incentivando il business della terra di riporto…).
Nel 2005 e 2008 Formigoni entra nella mafia (ultimo gradino della massomafia), per la costruzione del Palazzo Lombardia, e per costruirlo non si fa scrupoli a distruggere l’area verde del Bosco di Gioia.
Secondo Formigoni e i suoi fidati abbuffini senza scrupoli, le spese per la struttura della regione Lombardia sono state un affare da 400 milioni di euro, distribuito su 20 anni di mutuo e di vincoli economici.
Nel 2006 invece, a seguito dell’inchiesta Oil For Food, Marco Giulio Mazarino De Petro (braccio destro di Formigoni nei contatti con l’Iraq di Hussein), è stato condannato in 1° grado per aver incassato delle tangenti dalla Cogep, azienda italiana a cui il politico lecchese aveva fatto ottenere le forniture petrolifere irachene. Le accuse (a forza di tangenti), sono poi cadute in prescrizione….
Nel 2008 (quando ci tolgono anche il diritto dello statuto dei lavoratori), quella merda senza scrupoli di Robertuccio Formigoni diventa Senatore per Il Popolo della Libertà, ricoprendo l’incarico di membro della Commissione Lavoro, e viene proposto come ministro nelle trattative per la formazione del IV governo piduista mafioso di Berluska.
Nel 2010 si ricandida come presidente della Lombardia (convinto di rivincere e di comprarsi i voti (Patto stato mafia), infatti vince per la quarta volta (2010-2013), grazie ai voti del Popolo della Libertà e dalla Lega Nord, oltre che dal partito ‘La Destra’ (circoscrizione di Milano).
Per quasi 20 anni abbiamo dovuto subire lo squallido potere massomafioso del centrodestra (ha fatto prima a prendere i voti della mafia e di mammasantissima per non usare il suo piccolo cervello), rappresentato da quell’infido di Formigoni, con tutta l’ambiguità della sua politica, caratterizzata da inchieste e arresti che hanno coinvolto esponenti della maggioranza di centrodestra, che sosteneva Formigoni e che ha portato alla fine anticipata della sua coalizione. Formigoni viene condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione, è stato detenuto nel carcere di Bollate dal 22 febbraio al 22 luglio 2019, quando gli è stata concessa la detenzione domiciliare (pagando gli amici degli amici, vecchio vizio…).
Formigoni, ai tempi del suo maestro, il gobbo cattofascista Andreotti, incomincia l’attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, fondando nel 1975 il Movimento Popolare, di cui rimane presidente nazionale fino al 1987 (magna magna attraverso le tangenti, per accaparrarsi, insieme alla Compagnie delle opere, le miliardarie gare d’appalto).
Ma il vizio di speculare sui fondi europei e sulle disgrazie della povera gente, era vecchio:
Nel 2012 viene arrestato il Segretario del Consiglio regionale per il PdL ed ex assessore in due Giunte Formigoni Massimo Ponzoni per corruzione, concussione e bancarotta, vengono indagati anche il consigliere PdL ed ex sottosegretario regionale nella Giunta Formigoni Angelo Giammario per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, il consigliere della Lega Renzo Bossi per appropriazione indebita, l’assessore alla sicurezza del PdL Romano La Russa per finanziamento illecito ai partiti e il presidente del Consiglio regionale per la Lega ed ex assessore della Giunta Formigoni Davide Boni per corruzione (alè se magna! Ecco cosa han capito i ferventi cattolici…).
Il 10 ottobre 2012 invece, viene arrestato il compare di Formigoni, l’Assessore alla Casa Domenico Zambetti per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa per aver acquistato voti dalla ‘ndrangheta.
Ma non è finita qua, sempre nel 2012 i mass media scrivono che Pierangelo Daccò, uno dei fiduciari svizzeri di Formigoni e uomo vicino a CL, riceveva denaro per facilitare le pratiche in regione, viene arrestato per aver creato milioni di fondi neri nello scandalo dell’Ospedale San Raffaele e aver distratto dal patrimonio della Fondazione Maugeri circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi, avrebbe pagato viaggi aerei compiuti dallo stesso governatore, da un suo collaboratore, a dal fratello di Formigoni e sua moglie. Tra questi benefici, un viaggio Milano-Parigi da ottomila euro, compiuto il 27/12/2008, pagato da Daccò a Formigoni.
Daccò viene indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, per le elezioni regionali italiane del 2010 di Formigoni, nelle quali è stato rieletto per il 4° mandato consecutivo; le accuse ipotizzano il reato di corruzione per la somma dei molteplici benefit di ingente valore patrimoniale (vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini, condizioni favorevoli nella vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini), messi a disposizione del governatore lombardo dal mediatore Daccò, (magna magna – altro che Totò Riina che era l’ultimo gradino della scala gerarchica massomafiosa).
Nel gennaio 2011 Formigoni firma una lettera aperta per il suo amico pistolero depravato P2 Berluska, chiedendo ai cattolici italiani di sospendere ogni giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi, indagato dalla procura di Milano per favoreggiamento della prostituzione minorile (alla faccia dell’etica e della morale…).
Nell’ottobre 2012 il suo compare Daccò viene condannato a 10 anni di reclusione per associazione a delinquere, bancarotta e altri reati nell’inchiesta sul dissesto e il magna magna dell’ospedale San Raffaele, e con lui vengono condannati a 4 mesi anche i suoi compari leccaculo di Formigoni: Alberto Villa e Alberto Perego, per aver dichiarato il falso di fronte al Pm in seno all’inchiesta Oil For Food.
Nel 2013 invece, Formigoni (siccome il suo partito viene indagato per corruzione e traffico di voti con mammasantissima), pur di non mollare il potere aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano e sostenuto anche dai governi Letta, Renzi e Gentiloni (cattosinistroidi)…
Alle elezioni del 2017 invece, pur di non rinunciare al potere e al magna magna dei soldi dello stato, segue Maurizio (Rolex d’oro) Lupi in Noi con l’Italia, che fa parte sempre della coalizione di centro-destra.
Nel 2017 i mass media scrivono che Formigoni viene rinviato a giudizio dal gup di Milano sempre per corruzione insieme con l’ex sottosegretario alla presidenza della Regione Paolo Alli e l’ex direttore generale della sanità lombarda Carlo Lucchina: tramite l’ex consigliere regionale Massimo Gianluca Guarischi avrebbe favorito l’impresa Hermex Italia di Giuseppe Lopresti in una serie di appalti per la fornitura di attrezzature sanitarie agli ospedali, in cambio di orologi, spese per viaggi tra il Sudafrica e la Croazia e il noleggio di jet, barche e contanti per un totale di 400.000 euro (la prassi del magna magna nella regione Lombardia: chissà oggi quanti soldi si rubano, attraverso il mercato nero, con l’emergenza coronavirus…).
Ma non è finita qua: il 15/2/2018, in relazione all’indagine sulla realizzazione della discarica di amianto di Cappella Cantone, avrebbe favorito il magna magna degli imprenditori della Compagnia delle Opere (e che opere…) di Bergamo, per poi comperarsi dopo più di 5 anni i magistrati e venire assolto dall’accusa di corruzione “perché il fatto non sussiste”…
Formigoni avrebbe creato uno spoil system di tipo clientelare che avrebbe realizzato nella scelta dei dirigenti della Regione Lombardia, garantendo l’occupazione di “tutti i centri di potere” da parte di esponenti di CL, appartenenti per lo più al suo braccio economico della Compagnia delle Opere (mammasantissima come li aveva definiti Falcone, non mafia).
Quella fottuta merda di Formigoni, quell’essere senza etica e morale, lo hanno tenuto al potere per quasi 20 anni, per distruggere la riforma del lavoro, la sanità e la scuola pubblica, e incentivare quelle private e confessionali, anche di religione islamica (da buon cattolico opportunista, tiene i piedi sempre in due scarpe diverse, pur di detenere il potere) e finanziare i suoi amici degli amici cattosinistroidi.
Ma per fortuna gli va male e la sua attività politica come presidente della regione Lombardia, si conclude con la condanna definitiva, emessa dalla Corte Suprema di Cassazione il 21/2/2019, a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione…
Nel 2019 invece i mass media scrivono che è stata arrestata l’ex europarlamentare azzurra Lara Comi per finanziamento illecito, corruzione e truffa aggravata ai danni del Parlamento europeo. Un sistema economico che speculava e faceva soldi perfino sulle mense per i poveri…
Sono 71 le persone per le quali la procura di Milano ha chiesto il processo per l’inchiesta Mensa dei poveri che il 7 maggio ha portato agli arresti, tra gli altri, del consigliere regionale Fabio Altitonante e dell’ex consigliere comunale Pietro Tatarella. Un sistema massomafioso organizzato da Forza Italia-Lega e che ha visto corruttori e faccendieri, di rendite create attingendo copiosamente dai bilanci pubblici e campagne spregiudicate di raccolte fondi (illecite) per i partiti e i suoi esponenti.
Dopo la caduta dell’ex governatore Roberto Formigoni, dominus incontrastato della Regione Lombardia per quasi 20 anni, al suo posto Formigoni raccomanda quelle merde cattofasciste di BERLUSKA e SALVINI ….
Intorno ai dirigenti di Forza Italia, c’è anche Nino Caianiello, ritenuto al centro di uno strutturato sistema di tangenti.
Alberto Bilardo, ex segretario berlusconiano a Gallarate, è stato indagato anche lui per corruzione, è uno degli uomini più vicini al «burattinaio» Nino Caianiello, è lui che spiega ai magistrati questo sistema di affari criminali.
Andrea Mascetti, avvocato varesino e consigliere di amministrazione, indipendente nel board di Banca Intesa Russia e nel Canton Ticino, lo troviamo tra gli amministratori di Intesa San Paolo private bank, è un peso massimo del partito di Salvini e persona di fiducia del potentissimo Giancarlo Giorgetti. Mascetti, estraneo all’inchiesta, è però al centro di un sistema massomafioso di potere che parte dalla Fondazione Cariplo e arriva fino Ferrovie Nord e Autostrade Lombarde.
Noi Italiani non abbiamo mai affrontato seriamente le tante contraddizioni che ci sono state dopo il ’45, quando siamo andati militarmente col Patto Atlantico anticomunista (1949), non c’è mai stata una vera analisi critica per capire anche le tante contraddizioni e i paradossi che hanno portato, tra l’altro alla sconfitta della lotta di classe.
Cioè ci siamo liberati militarmente dal fascismo, per rimanere subordinati ad altri poteri militari (Patto Atlantico). Dopo la Liberazione successe di tutto: partigiani bianchi (cattoliberal repubblichini) che infiltravano partigiani rossi per annientarli, colpi e stragi di stato per detenere il potere politico economico militare organizzate dalla brigata carabinieri, mentre i torturatori fascisti riprendevano il potere.
Il patto Atlantico, è un piano militare anticomunista firmato da Stati Uniti, Canada e vari Paesi dell’Europa occidentale nel 1949 che ha dato origine alla NATO, rappresentando nel corso della guerra fredda il cosiddetto blocco occidentale. Ma andiamo ad analizzare chi erano i partigiani bianchi e da che parte stavano:
Questa contraddizione nella storia l’ha pagata anche le generazioni degli anni ’70 caduta nella trappola gerarchica militare di chi sa e di chi non sa!! Perché, come diceva il Br dissociato Alberto Franceschini, il problema è che erano divisi in 3 livelli (militari) gerarchici non comunicanti tra loro, giustificandosi (quando ha capito la contraddizione), affermando che a 20 anni si è facilmente manovrabili (nel caso dei brigatisti rossi, da quei venduti traditori infami come: Senzani, Simioni, Dotti, quella merda baffuta di Moretti, ecc., che consideravano I SERVIZI SEGRETI COMPAGNI!! CHE SFIGATI!!
BASTA GUERRE, BASTA MARTIRI
Ricordando l’ingiusto martirio dei nostri partigiani che, visto come siamo finiti, si rivolteranno nella tomba, volevamo analizzare lo sbarco angloamericano del 1943, quando gli alleati ci liberarono bombardando le città e sparando nel mucchio (logica militare) di civili inermi.
Ma chi erano i partigiani?
Erano formazioni militari gerarchiche dove l’ultimo gradino era formato prevalentemente da analfabeti.
Questa gerarchia, dava la possibilità a chi aveva potuto accedere alla cultura, di soggiogare e manovrare i livelli inferiori. solo sul finire degli anni ’60 i figli degli operai hanno iniziato ad accedere alle università e a RIMANERE INCASTRATI NELLA LOGICA DEL ‘LIVELLO GERARCHICO’.
Ma torniamo indietro nel tempo per capire l’enigma che ancora oggi non si è ben delineato.
Nel 1943 nascono le formazioni partigiane bianche che contribuiscono alla creazione del CLN.
I partigiani bianchi erano di ispirazione monarchica, composti in gran parte da reparti dell’esercito e carabinieri; queste formazioni venivano foraggiate dagli alleati della Nato.
Nel 1949 nasce in Italia il SIOS e il SIFAR (servizi segreti), sotto il diretto controllo dei servizi della NATO.
Il SIFAR era costituito da varie sezioni alle dipendenze dei capi di stato maggiore dell’esercito, della marina e dell’aviazione. Questa organizzazione occulta, era guidata dal gen. De Lorenzo, nel 1964 (quando la sinistra stava andando al potere), organizzò un colpo di stato chiamato “Piano Solo” per modificare e imporci i programmi economici della Democrazia cristiana di Andreotti (magna magna).
Nel 1956 la CIA e il SIFAR firmano un accordo segreto per costituire la struttura italiana accorpandola al piano europeo militare “STAY BEHIND”, assorbendo gran parte delle formazioni anticomuniste di partigiani bianchi (Osoppo). Proprio questa anomalia ha determinato una doppiezza nel corpo stesso dello stato:
un 1° livello ufficiale, regolato secondo i principi della democrazia parlamentare e quindi accessibile a tutti,
e un 2° livello segreto costituito da GLADIO e da un reticolo di strutture iperclandestine, ideato e finalizzato proprio contro una parte politica, la sinistra.
LA GLADIO, il segreto di stato che rivelò Moro nel suo memorandum per salvarsi (come fece Sossi che rivelò cos’era il doppio Sid e lo liberarono per divulgare poi, il segreto militare), ma che invece gli procurò la morte, era formata da una tecnostruttura militare a 3 livelli non comunicanti tra loro.
Il piano prevedeva, all’inizio, l’infiltrazione di partigiani bianchi nelle brigate comuniste (partigiani che infiltravano altri partigiani). La tecnostruttura era suddivisa in: 1° livello = paramilitari (mercenari contract); 2° liv.= organizzazione interna- movimento (gruppi e formazioni); 3° liv.= contesto internazionale che utilizzava la destra e manovrava la lotta armata di sinistra per garantire gli equilibri geopolitici di Yalta e dei loro servizi segreti. Il loro motto era: “destabilizzare per stabilizzare” il potere Atlantico. Anticomunista (guerra fredda).
Ora invece analizziamo la parte più importante del problema: ma chi erano i partigiani bianchi?
Nei mesi precedenti alla caduta di Mussolini, mentre si profilava l’inevitabile sconfitta dell’Asse, la diplomazia della Nato aveva sondato orientamenti e desideri della chiesa, l’unica istituzione che in un paese segnato dallo sfacelo bellico mostrava di aver mantenuto la sua compattezza e di essere ancora in grado di tenere in mano le masse. Nell’occasione la Santa Sede (SS) si espresse in favore di un sistema monarchico conservatore e spese la sua parola a sostegno di quegli uomini politici appartenenti alla classe dirigente prefascista (così ci siamo ritrovati di nuovo i fasci al potere) o che avevano militato nella compagine fascista moderata, mostrando invece la sua diffidenza, se non l’ostilità, nei riguardi delle personalità schierate nel campo dell’antifascismo Anarchico e di sinistra . Come ha scritto Pietro Scoppola: “L’idea prevalente negli ambienti vaticani era quella di una sorta di continuità di un regime autoritario senza più Mussolini che avrebbe avuto nel mondo cattolico e nelle sue organizzazioni il suo punto di forza”. Indicativa, a questo proposito, la lettera inviata dopo la caduta di Mussolini e datata 11/8/’43 da Luigi Gedda, pres. centrale della Gioventù cattolica, al nuovo capo del Governo Badoglio. Nella missiva si consigliava al 1° ministro di utilizzare le forze inquadrate nell’Azione cattolica in modo da rafforzare la compagine statale contro il pericolo di sovversione, rappresentato sia dai fuoriusciti sia dall’antifascismo in genere, avanzando in contemporanea, l’idea di una prossima successione dei cattolici alla guida del paese. Di fronte all’ipotesi ormai più che realistica della sconfitta dell’Asse, la chiesa si mostrava più che altro preoccupata per l’avanzata del comunismo e cercava di porvi un argine concedendo il proprio appoggio a quelle forze che apparivano propense a ridisegnare gli assetti politici e sociali senza mettere in discussione ciò che essa conquistò nel corso del ventennio fascista. L’atteggiamento estremamente prudente della chiesa rimase tale anche dopo la fuga della monarchia e la divisione dell’Italia. Un futuro nel quale non erano escluse le istanze di rinnovamento che, comunque, doveva essere contrassegnato da uno sviluppo politico lento e controllato. Queste prese di posizione mostrano la diffidenza che la chiesa nutriva nei riguardi di quei movimenti armati che combattevano non inquadrati in reparti regolari. La sfiducia non accennava a diminuire neppure quando all’interno delle forze resistenti poteva registrarsi la presenza dei cattolici, perché c’era il timore che la lotta partigiana potesse sfuggire ad ogni controllo per assumere connotati rivoluzionari.
Questo scetticismo si dissolse solo nell’estate del 1944 dopo che, prima la svolta di Salerno compiuta dal Pci, poi la liberazione di Roma, infine la creazione di un unico comando militare partigiano riconosciuto dagli alleati, attenuarono molto i timori del vaticano. Ciò nonostante sul piano politico fu proprio la santa sede, coi radiomessaggi natalizi del 1942, ’43 e ’44, ad incentivare la discussione e l’aggregazione dei cattolici di destra e di sinistra. I 3 testi, che affrontarono rispettivamente i temi dell’ordine interno degli stati, della civiltà cristiana e del problema della democrazia, costituirono la grande cornice entro la quale il mondo cattolico pote’ esibire le sue ambizioni e il suo potere..
I 3 messaggi, che non indicavano una linea politica ben definita, rompevano però decisamente col passato poiché definivano la democrazia non più una fra le tante forme di governo possibili, ma bensì come la scelta tendenzialmente ottimale, affinché fosse garantito il potere della stessa chiesa e della coscienza religiosa. Aperture e chiusure convivono nel potere democristiano a fianco una dell’altra evidenziando come la santa sede si trovò ad agire su più livelli differenti, secondo una linea di comportamento molto spesso ambigua e oscillante che sfociava in direttive le cui norme eran poco applicabili nei casi concreti.
Secondo Enrico Mattei partigiano bianco, che prese parola al I congresso della Dc nell’aprile del 1946 sull’argomento della partecipazione alla Resistenza, le forze messe in campo dai cattolici furon nell’ordine di 65.000 uomini distribuiti in 180 brigate o unità corrispondenti, destinati a toccare la punta di 80.000 nella fase preinsurrezionale. Mattei per stimarne il loro apporto numerico alla fine della lotta di liberazione, dichiara che il totale dei combattenti all’inizio del ’45 era di circa 130.000 uomini destinati a toccare la cifra di 200.000 a metà dell’aprile successivo.
Di creazione democristiana furono le Brigate del popolo, la cui organizzazione fu avviata nell’estate del ’44 e che mantennero una diffusione prevalentemente cittadina.
Ma cosa era la «Gladio bianca» ?
Un’organizzazione formata da partigiani bianchi e futura Dc…
Nel 1947 i dirigenti nazionali della Dc prendevano sul serio il pericolo di una insurrezione comunista ed erano convinti che essi, come paventava Giuseppe Dossetti, (formò il centro sinistra cattolico insieme a La Pira, foto sopra con Moro) erano in grado «di massacrare i nostri quadri periferici con pochi uomini». La questione dell’insurrezione armata comunista venne posta in 2 fasi diverse: nel dicembre ‘47, quando era imminente il ritiro dall’Italia delle truppe americane; poi nell’estate 1950, dopo lo scoppio della guerra in Corea. Secondo lo storico Piero Caveri, il Pci disponeva di un vasto apparato militare, la ‘Gladio Rossa’, pronto ad agire se i russi sceglievano lo scontro con l’occidente. Il movimento dei cattolici-comunisti o partito della sinistra cristiana erano formazioni che operarono nella resistenza antifascista e che ebbero tra i loro esponenti Franco Rodano, Felice Balbo, Adriano Ossicini. Fu Stalin, in quella fase, a bocciare l’ipotesi insurrezionale, raffreddando gli ardori di Pietro Secchia e confortando la linea cauta di Palmiro Togliatti. Ma la Dc non stava a guardare. Nel timore che il ritiro Usa inducesse i russi a tentare un colpo di forza, fu avviata la costituzione di gruppi paramilitari (Gladio bianca), sulla base delle formazioni partigiane moderate che, come quelle ‘rosse’, non avevano consegnato le armi. Si decise allora di coordinare l’iniziativa col piano anti-insurrezionale predisposto dal ministro dell’Interno, Mario Scelba. Prima del voto (aprile 1948), la Dc attuò «una progressiva militarizzazione del partito, aprendosi al sostegno di tutti coloro che ritenevano in pericolo la democrazia, senza alcuna pregiudiziale politica», ne’ verso la destra nostalgica ne’ verso la massoneria, pur tanto invisa ai cattolici.
I 2 partiti (centrodestra cristiano e centrosinistra cristiano), dunque, si tenevano entrambi pronti a un conflitto cruento, anche se va sottolineato che, mentre i comunisti avevano al loro interno un’anima rivoluzionaria (frenata da Togliatti e da Mosca), i democristiani, assegnavano ai loro nuclei armati clandestini, sostenuti anche dagli americani, un compito difensivo.
Il fantasma delle guerra civile parve materializzarsi nel luglio 1948, quando l’attentato a Togliatti innescò una sanguinosa sollevazione popolare. Il Pci non smobilitò le sue forze paramilitari. E così pure la Dc.
Successivamente, mentre in Corea ci si combatteva, il tema tornò al vaglio della direzione democristiana.
Qui, il 18/7/1950, si manifesto’ un dissidio che non era emerso nel ’47. Mentre il ‘falco’ Domenico Ravaioli presentava la questione comunista come “un problema che va risolto in termini di forza”, e anche Taviani chiedeva di far in modo che fosse ‘tutto pronto’ per mettere eventualmente fuori legge il Pci, il segretario Gonnella, propose una linea più ottimistica e prudente, convinto che la minaccia si potesse fronteggiare in altro modo. Si tratta di notizie che gettano nuova luce sulle organizzazioni segrete che operarono nella Slavia con la motivazione di difendere i confini dalle invasioni jugoslave (considerate di sinistra), la loro finalità era in funzione della politica «interna», non «estera». Il termine cattocomunismo ha un significato prevalentemente spregiativo, e tende a indicare, in ambito filosofico/politico, quelli di fede cattolica, che optarono per una scelta politica e programmatica in senso comunista (dittatura staliniana). Molto diffuso nella pubblicistica politica a partire dagli anni ’70, e’ servito a indicare il processo di avvicinamento tra Pci e Dc nell’ambito della strategia berlingueriana del compromesso storico e di quella morotea della terza fase.
Da allora, il termine cattocomunista viene usato per definire gli esponenti della sinistra Dc (molti dei quali di derivazione dossettiana), poi confluiti prevalentemente nella Margherita, poi Ds, Pds, Pd, ecc.
L’ambiguita’ di EDGARDO SOGNO “partigiano Bianco”
E’ l’esecutore di piani militari prestabiliti da Inghilterra e Usa, l’artefice di chi ha tirato le fila delle devianze all’interno del movimento partigiano (partigiani bianchi che infiltravano altri partigiani) nel contesto organizzativo in cui ha potuto agire immune senza ostacoli, condizionando e interferendo il percorso storico della lotta di classe.
Ma partiamo dall’analisi di come il potere unico (la chiesa), e il suo braccio armato composto da partigiani bianchi ex fascisti, sia rimasto impunito e integro, anche nei cambiamenti dovuti alle varie rivoluzioni, anzi si è rafforzato, fino a partecipare e condurre, sia la resistenza che la lotta armata in Italia…
Le nostre analisi servono per capire le molte incoerenze e trasformazioni del mondo cattolico attraverso la storia (vedi es. frate Mitra, foto sotto).
La resistenza de che? Eravamo pagati per fare la resistenza da poteri sovranazionali militari: America, Inghilterra, Francia e Vaticano; tutti erano interessati a tenere le redini della massa. Con la scusa di liberarci dai crucchi, ci hanno bombardato e imposto la loro sicurezza militare, poi sfociata in stragi di stato, repressione, ecc. Lo stesso copione ripreso dalle rivolte fatte per l’unità d’Italia, dove le masse facevano da camikaze o da cavie per la medicina o la psichiatria…
Cos’era la Brigata Osoppo?
Formazione partigiana bianca, foraggiata dagli alleati, che all’inizio agisce principalmente in Friuli, e nella quale verranno arruolati diversi fascisti che abbandonano la RSI. Nel Febbraio del ’45, la Brigata Osoppo partecipa ad un accordo con l’Organizzazione Franchi (rete spionistica collegata all’Intelligence Service e diretta da Edgardo Sogno), e la X MAS (il corpo speciale della RSI, comandato dal “principe nero” Junio Valerio Borghese), per contrastare le brigate partigiane jugoslave dopo la sconfitta dell’esercito d’occupazione nazista. Dalla Osoppo nasceranno nel maggio ’45 le formazioni armate anticomuniste: III Corpo Volontari delle Libertà, Volontari per la Difesa dei Confini, Gruppi Tricoloristi.
Le radici della cosiddetta destra bianca eversiva, com’è accaduto e accade per quasi tutte le cose peggiori in Italia, affondano in un complesso sistema di ingerenze esterne (in prevalenza da parte delle superpotenze vincitrici del 2° conflitto mondiale: vaticano, Usa e Urss) nella vita politica, militare, economica e civile d’Italia. Nel 1948 esistevano nuclei armati di irriducibili di Salò, i quali confluirono nella brigata Osoppo, e che non volevano accettare la nuova situazione nazionale.
Ma questi non erano in grado di progettare freddamente ed analiticamente una strategia di lotta anticomunista, allo scopo di operare quello che, in uno dei vari contributi offerti dalla disciolta Commissione Stragi, viene definito “un cordone sanitario” nei riguardi della sinistra italiana. I reduci irriducibili di Salò erano pochi, emarginati e ridotti alla fame. All’immediata vigilia di quel crocevia di ogni futura spinta rivoluzionaria che fu la scadenza elettorale dell’aprile 1948, così si esprimeva il National security council americano a proposito dell’impegno anticomunista in Italia: “La dimostrazione di una ferma opposizione degli Usa al comunismo e la garanzia di un effettivo sostegno americano, potrebbe incoraggiare gli elementi non comunisti in Italia a fare un ultimo vigoroso sforzo, anche a costo di una guerra civile, per prevenire il consolidarsi di un controllo comunista”.
La conclusione fu la proposta di fornire a tali elementi concreti appoggi finanziari e militari. Come si vede, nel nostro Paese, piu’ o meno nello stesso momento, le 2 superpotenze affilavano le armi e raffinavano le strategie di penetrazione nell’economia e nella finanza, sulla testa degli italiani, che eran solo un dettaglio collaterale nel grande schema della Guerra fredda: questo e’ lo scenario in cui nacque la guerra civile permanente, da cui si crearono le condizioni, in momenti di particolare tensione, per una drammatica ripresa delle ostilità. Non più con le armi convenzionali, ma attraverso i princìpi e le regole dei conflitti a “bassa intensità” (stragi di stato per incolpare gli anarchici e quelli di sinistra). Prima fra tutte con l’applicazione della dottrina della guerra psicologica. Come è noto, nelle elezioni del ’48 stravinse la Dc, atlantista. Ma gli Usa, dopo lo scampato pericolo, del comunismo ritennero di non dovere ripetere il rischio e si diedero da fare per creare una fedele struttura clandestina permanente, che vigilasse in silenzio, sotto l’egida delle neonate istituzioni democratiche, in vista di un’eventuale invasione militare da Est: così nacque l’organizzazione “O” (dove “O” sta per Osoppo), come la formazione partigiana che, 6 mesi dopo la fine della guerra, fu ricostituita per sorvegliare i confini con la Jugoslavia, e che diede molti uomini alla neonata struttura, cambiando presto la sua denominazione in Volontari Difesa Confini Italiani.
La Vdci, immediata antesignana della rete Stay Behind, assunse ben presto la funzione di difesa e protezione degli obiettivi sensibili, in momenti di grave perturbazione pubblica, riassumendo, nel 1950, il suo nome originario, per diventare, alla fine del 1956, la “Stella Alpina”, che sarebbe diventata una delle 5 articolazioni di Gladio: non si trattava di una struttura da poco se, nel ’50, poteva contare su circa 6.500 uomini mercenari tra ufficiali, sottufficiali e truppa. Nel ’47, inoltre, fu affidato al col. Ettore Musco (che nel ’52 divenne comandante del Sifar), il comando dell’Armata italiana della libertà (Ail), organizzazione fascista finanziata dalla Cia. Il capo era Sorice già min. della guerra Badoglio. Nel suo comitato centrale si contano 4 ammiragli, 10 generali e 4 colonnelli), che lui stesso aveva fondato.
È in questo contesto che si colloca, intorno alla metà degli anni ’50, anche l’attività del movimento anticomunista Pace e libertà, fondato dalla medaglia d’oro al valor militare Sogno, che era legato da relazioni semiufficiali coi ministri Scelba e Moro, (Moro lo raccontò ai suoi carcerieri nel ’78) in chiave di difesa-protezione civile con forte impostazione antisovietica. Sulla strada della creazione di Gladio, si collocano anche 2 piani lanciati su scala europea dalla Nato: il 1° e’ il Demagnetize (in Francia si chiamerà Cloven), che aveva l’obiettivo di arginare ogni attività sovversiva comunista in Italia. Questo vasto ed articolato piano, giunto alla sua fase operativa a metà del 1952, assunse il nome di piano Clydesdale, ed ebbe come principale nemico l’asse Pci-Cgil, individuato come un potere sindacale comunista. La strategia del piano era semplice: repressione delle attività comuniste e promozione dello sviluppo sociale ed economico dell’Italia in chiave filoatlantica, scollando sempre di piu’ i sindacati dalla sinistra. Protagonista delle relazioni internazionali che favorirono la nascita di questo vasto progetto, fu Alcide de Gasperi, che, tuttavia, fu sempre attentissimo a non far trapelare le sue reali relazioni con gli States, simulando un’assoluta autonomia di scelte, che era invece fittizia.
Nei secondi anni ’50, proseguì alacremente questa attività resistenziale segreta, con la creazione del Reparto Guerra Psicologica (’57) e l’allestimento del gruppo d’indagine sui dirigenti comunisti guidato dal questore Domenico De Nozza (’58). Molte di queste strutture si appoggiavano a elementi neofascisti, che pure, spesso, venivano arruolati in modo diretto dai servizi occidentali (come per Carlo Digilio, Marcello Soffiati e Marco Affatigato). Per alcuni pare evidente il legame tra queste attività e quelle che erano state le strutture dell’Ovra, la polizia segreta di Mussolini, da cui, vennero spesso uomini e programmi della lotta anticomunista occulta del 2° dopoguerra. Tuttavia, nelle liste degli informatori dell’Ovra, vi erano molti elementi “agganciati” nel Partito comunista, nel Partito socialista e in altri movimenti di sinistra (cattosinistroidi).
Celebre, ormai, la figura del mercenario Giorgio Conforto, per decenni il capo della rete di spionaggio del Kgb in Italia, fonte informativa privilegiata dell’Ovra di Guido Leto. Tutto questo fervere di sigle, piani e operazioni, portò inevitabilmente, da una parte, a una spaventosa commistione tra attività istituzionali e attività clandestine e, dall’altra, alla necessità di creare una sovrastruttura che queste attività le comprendesse tutte, nel bene e nel male: è Stay Behind, più nota come Gladio. Un caso a se stante e’ quello dei Nuclei di difesa dello stato (Nds), svelato dal col. Amos Spiazzi, il quale ha raccontato che questa rete di resistenza clandestina, attiva in prevalenza nel Nord Est del Paese, è stata attiva fino al 1973: anno cruciale per tutte le organizzazioni parallele operanti dal dopoguerra: da Stay Behind alla Gladio rossa.
Nell’estate del ’73, la rete dei Nuclei di difesa dello stato (poiché scarsamente fedele all’atlantismo made in Usa) venne smantellata. La dirigenza del Pci di quegli anni, aveva una totale connivenza col nemico di allora, l’Urss, e che pertanto, lo stato democratico avesse il diritto-dovere di tutelarsi, in funzione antisovietica e antinvasione.
Lo Stato ha dato vita a delle strutture ampiamente clandestine, alcune delle quali non solo inutili, ma del tutto illegali. Gladio, i Nds, il Gruppo Siegfried (sempre dei Nds) di ex repubblichini, avrebbero dovuto intervenire su piani come il piano Solo. Dal nome Solo perché fatto solo dalla brigata meccanizzata dei cc, nato negli anni ’50, ma rispolverato nel 1964 dal governo dell’epoca e affidato al gen. Giovanni De Lorenzo. Esistevano presso il ministero dell’Interno e le Prefetture piani di emergenza in caso di gravi turbamenti dell’ordine pubblico che prevedevano, con prassi dettagliate e precise, lo stato di fermo per tutta una serie di persone ritenute pericolose per la sicurezza nazionale (Anarchici, comunisti e antifascisti). Ufficialmente, Gladio nacque nel novembre 1956, con un accordo tra il Sifar (dipendente dal ministero della Difesa) e la Cia. Dato che, però, l’investitura istituzionale di Gladio è legata all’accordo del 1959 che ammise il Sifar nella struttura Nato del Coordination and Planning Committee, bisogna ritenere che la struttura, almeno tra il ’56 ed il ’59, agisse senza un’adeguata legittimazione istituzionale. Tuttavia, proprio per le esigenze di sicurezza, al fine di tenere il più possibile questa materia lontana dagli interessi del Pci (legato a doppio filo a Mosca, non solo per la questione dei finanziamenti), le autorità centrali decisero che la questione non avrebbe mai e poi mai potuto entrare nel dibattito parlamentare.
L’Italia, sia nelle attività della maggioranza parlamentare che in quelle dell’opposizione, è stata per decenni un Paese a doppio stato, e quindi a sovranità limitata, con un Parlamento in cui gli uni tenevano all’oscuro gli altri (e viceversa) delle attività clandestine legate alla guerra fredda. Questo clima di guerra civile continua, è la principale ragione dell’incapacità oggettiva dell’Italia di fare i conti con la propria storia e di tirare una riga sul proprio passato: finché sarà in vita la generazione impunita che fu protagonista di questa drammatica lotta sotterranea, questi conti resteranno in sospeso. Così come il giudizio su quei personaggi che ne furono, nel male, protagonisti.
Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di
smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere
in soggezione il popolo;
ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,
le fortificarono ancor meglio, per continuare
a servirsene contro il popolo.
C. Cafiero
Solidarietà ai compagni manganellati e arrestati mentre portavano un fiore sulle tombe dei partigiani (!!!) morti per la Libertà, nel 75° anniversario della Liberazione dal nazi fascismo (ben presto tradita dai partigiani bianchi e da opportunisti senza scrupoli).
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)