Prima di essere ucciso, Falcone (insieme a Borsellino) aveva fatto pubblicare sui mass media e messo in dubbio che sopra la mafia c’erano menti raffinatissime che usavano (distribuendo poteri) la mafia come braccio armato…
Una carica ad altissimo potenziale, piazzata in un sottopassaggio dell’autostrada, è stata fatta brillare con un telecomando a distanza. E’ morto così il 23/5/1992 Giovanni Falcone, per ucciderlo è stata utilizzata una tecnica militare libanese. Ma cosa aveva scoperto Falcone per farlo ammazzare? Cos’era la P2 (massomafia)? Allora era un argomento troppo scottante, e oggi?
Falcone stava indagando sulla dimensione transcontinentale di Cosa Nostra sin dal 1980, quando istruì il processo contro Salvatore Inzerillo e il boss della famiglia Gambino di New York che si erano comperati (già dallo sbarco angloamericano e nel dopoguerra), a forza di tangenti, anche i servizi segreti, per il loro miliardario business del mercato nero in cui rientrava anche quello delle droghe pesanti.
Ma per capire come siamo messi oggi, bisogna tornare agli intrecci tra mafia e massomafia, tra stallieri e signorie nobiliari. Badalamenti nonostante fosse un capo mafia, la sua fedina penale era immacolata. Aveva solo un paio di multe: una da 252milioni di lire per contrabbando, l’altra da 25mila lire per omessa consegna di armi. Poca roba, tutto sommato, benché fosse ben noto che l’imputato aveva già dovuto difendersi da una sfilza di denunce per reati gravissimi come: omicidio, omicidio aggravato, tentato omicidio, furto e associazione a delinquere. Proprio per i sospetti che gravavano sulla sua persona, Badalamenti era stato mandato al confino in Brianza ( per incentivare politicamente Berluska), secondo una pratica all’epoca abbastanza diffusa, quella di esportare esponenti delle mafie in territori ancora vergini come era all’epoca gran parte del Nord Italia….
L’avvocato difensore di Badalamenti, nel corso del suo intervento, puntualizzò l’incongruenza della legge che autorizzava la magistratura a spedire al confino, su segnalazione del questore, “persone semplicemente indiziate di appartenere alla cosiddetta Onorata Società” (massomafia)….
Falcone stava indagando su Inzerillo e i Gambino che erano i principali importatori di droga negli Stati Uniti per un valore di 600 milioni di dollari l’anno. L’Italia era un’area di transito: la morfina veniva comprata dai boss siciliani nei Paesi produttori, come la Turchia e il Libano, e viaggiava poi dalla Sicilia a Marsiglia, dove veniva raffinata. Tornava poi in Sicilia e ripartiva alla volta degli Stati Uniti. I mafiosi siciliani potevano contare su rapporti collaudati coi padrini americani, ma non avevano contatti coi produttori. Un emissario doveva recarsi in Medio Oriente, saggiare la droga e spesso pagare in anticipo.
I mafiosi diventarono tutti milionari nel giro di pochi anni. I proventi del traffico vengono poi reinvestiti dal genero di Inzerillo, Rosario Spatola, nella Palermo governata dal sindaco Vito Ciancimino (patto stato mafia, per distribuirsi i soldi statali a fondo perduto). ..
Ma i traffici della mafia continuano ad ingrassarli anche dopo gli anni ’80. Fu proprio il pool antimafia di Palermo, a scoprire come negli uffici delle banche svizzere di Berna e Zurigo avvenivano i pagamenti per le partite di droga. Il risultato di queste indagini confluiranno al processo ‘Pizza connection’. Gaetano Badalamenti, il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, è uno dei principali imputati.
Il processo di Pizza Connection organizzato da Falcone, si conclude nel 1987, la mafia italo-americana perde il mercato dell’eroina, che viene gestito dopo gli anni ’80 dagli imprenditori cinesi e vietnamiti.
Fino a ieri la mafia pagava ai servizi segreti la tangente per fargli passare i quintali di droga dalle variee frontiere, ma la chiusura della rotta caraibica che faceva arrivare la cocaina in Florida, sposta il problema in Messico. Nel nuovo secolo i trafficanti messicani, diventano i principali distributori di cocaina negli Stati Uniti. La fine del dominio degli italiani sul traffico di droga negli Stati Uniti, ha avuto l’effetto paradossale di un aumento della merce e una riduzione del prezzo. La mafia sale di carriera ed entra nello Stato (braccio armato – nuclei clandestini dello stato – patto stato mafia) e la ‘ndrangheta si accaparra il business della droga…
Ma alla fine degli anni ’80 gli scenari del business cambiano. Nel 1989 il maggior produttore di eroina diventa l’Unione Sovietica, che grazie alla guerra in Afganistan, ha fatto di quel Paese il maggior produttore mondiale di eroina. Con la democratizzazione della Birmania, aumenta anche la produzione di eroina e anfetamina nel Triangolo d’Oro, tra Birmania, Vietnam, Thailandia e Laos. In questa parte del mondo dal 2011 ad oggi, le droghe prodotte in Birmania riforniscono il sempre più vasto mercato cinese.
Ma l’aspetto più scioccante che emerge su questa vicenda, è il ruolo delle banche nel facilitare il trasferimento di ingenti capitali sporchi. Rispettabili banchieri occidentali, danno ai boss russi consigli utilissimi su come trasferire il denaro in maniera legale dalla Russia in Europa.
Nel 2018 il direttore dell’ufficio dell’Onu che combatte il crimine organizzato, dichiara che elementi importanti del sistema bancario mondiale, sono sopravvissuti alla crisi del 2008 perché hanno accettato la liquidità generata dal crimine organizzato: 352 miliardi di dollari frutto del commercio della droga, sono entrati nel sistema finanziario legale nel giro di poco tempo. L’intreccio tra sistema bancario, criminalità organizzata e apparati statali, è la caratteristica del nostro tempo.
Gaetano Badalamenti era il capo della cosca mafiosa di Cinisi in provincia di Palermo. Nel 1987 fu condannato negli Stati Uniti a 45 anni di reclusione in una prigione federale per essere stato uno dei leader della cosiddetta “Pizza connection”, un traffico di droga del valore di 1,65 miliardi di dollari che, dal 1975 al 1984, aveva utilizzato pizzerie come punto di distribuzione delle droghe..
Alla fine del 1978 Gaetano Badalamenti fu espulso dalla Cupola mafiosa su ordine di Riina e fu rimpiazzato da Michele Greco e da suo cugino Antonio Badalamenti, lui si spostò in Brasile soggiornando a San Paolo.
I traffici di droga organizzati da Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, venivano favoriti dal parlamentare siciliano Salvo Lima attraverso i cugini Salvo…
Secondo alcuni magistrati, Andreotti commissionò l’uccisione del giornalista Mino Pecorelli, direttore del giornale Osservatorio Politico (OP). Pecorelli utilizzava il giornale per ricattare personalità importanti. Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, Andreotti aveva paura che Pecorelli pubblicasse informazioni che avrebbero potuto infangare la sua onorabilità. Queste informazioni avrebbero riguardato finanziamenti illegali al partito della Democrazia Cristiana e segreti riguardo al rapimento e l’uccisione dell’ex presidente del consiglio Aldo Moro avvenuto nel 1978, ad opera (di parte) delle Brigate Rosse Atlantiche (Hyperion).
Il 17/11/2002 Badalamenti ed Andreotti, furono entrambi condannati a 24 anni di carcere come mandanti dell’omicidio Pecorelli (1979).
Il 22/5/2009 a San Paolo del Brasile il figlio di Gaetano Badalamenti, Leonardo, è stato arrestato insieme a 16 persone, nel corso dell’Operazione centopassi, per associazione mafiosa, corruzione e truffa. Sono stati sequestrati beni per un valore di 5 milioni di euro.
A proposito di megainfrastrutture statali e di distribuzione degli incentivi : Badalamenti diventò famoso per aver fornito il materiale roccioso per la costruzione dell’Aeroporto di Punta Raisi di Palermo. La costruzione dell’aeroporto avvenne nelle vicinanze del territorio di Badalamenti, su indicazione dello stesso don Tano, al fine di permettere un miglior controllo nell’esportazione della droga in America e in Occidente.
La dimensione transcontinentale di Cosa Nostra era ben chiara a Falcone sin dal 1980, quando istruì il processo contro Salvatore Inzerillo e il boss della famiglia Gambino di New York che si erano comperati a forza di tangenti anche i servizi segreti che avrebbero dovuto controllarli…
L’Italia era un’area di transito: la morfina veniva comprata dai boss siciliani nei Paesi produttori, come la Turchia e il Libano, e viaggiava poi dalla Sicilia a Marsiglia, dove veniva raffinata. Tornava poi in Sicilia e ripartiva alla volta degli Stati Uniti. Inzerillo e i Gambino, erano i principali importatori di droga negli Stati Uniti per un valore di 600 milioni di dollari l’anno. Grazie alla droga i mafiosi diventarono tutti milionari, nel giro di pochi anni. I proventi del traffico vengono poi reinvestiti dal genero di Inzerillo, Rosario Spatola, nella Palermo governata dal sindaco Vito Ciancimino ( alè! se magna!!)…
Ma fu proprio il pool antimafia di Palermo, a scoprire come negli uffici delle banche svizzere di Berna e Zurigo avvenivano i pagamenti per le partite di droga.
I frutti di queste indagini saranno il processo alla Pizza Connection. Gaetano Badalamenti, il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, è uno dei principali imputati.
Molto presto però la mafia italo-americana perde il mercato dell’eroina. Che viene gestito dopo gli anni ’70, dagli imprenditori cinesi e vietnamiti. Il processo Pizza Connection si conclude nel 1987.
Fino a ieri la mafia pagava ai servizi segreti la tangente per far passare i quintali di droga dalle varie frontiere. Nel nuovo secolo invece i trafficanti messicani diventano i principali distributori di cocaina negli Stati Uniti. La mafia sale di carriera ed entra nello Stato (braccio armato – nuclei clandestini dello Stato – patto stato mafia) e la ‘ndrangheta raccogliere il business della droga.
La droga arriva oggi dall’America Latina nel porto di Gioia Tauro, attrezzato a ricevere i container, e viene distribuita dalle cosche calabresi nel resto del Paese.
Dal 1989 cambiano gli scenari e il maggior produttore di eroina diventa L’Unione sovietica (grazie alla guerra in Afganistan ha fatto di quel Paese il maggior produttore mondiale di eroina). Con la democratizzazione della Birmania, è aumentata anche la produzione di eroina e anfetamine nel Triangolo d’Oro, tra Birmania, Vietnam, Thailandia e Laos. In questa parte del mondo dal 2011 ad oggi le droghe prodotte in Birmania riforniscono il sempre più vasto mercato cinese. Non solo la fine dell’Urss ha avuto un effetto sul traffico mondiale della droga, ma ha permesso la nascita della mafia russa, che domina importanti aspetti della vita quotidiana dei cittadini post-sovietici e ha diramazioni al di fuori del territorio di origine. Ad esempio, verso la fine degli anni ’90, il gruppo mafioso più importante che è emerso dalle ceneri dell’Unione Sovietica, la Solntsevo di Mosca, può contare su un boss a Roma che coordina gli investimenti della mafia russa in Italia. Ma l’aspetto più scioccante che emerge da questa vicenda, è il ruolo delle banche nel facilitare il trasferimento di ingenti capitali sporchi. Rispettabili banchieri occidentali danno al boss russo consigli utilissimi su come trasferire il denaro in maniera legale dalla Russia in Europa.
La corte di Cassazione Italiana nell’ottobre 2004, ha decretato che l’ex presidente del consiglio Giulio Andreotti, ebbe contatti “amichevoli e talvolta anche diretti” con uomini importanti del clan di Cosa Nostra, Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, favoriti da Salvo Lima attraverso i cugini Salvo.
Infine nel 2003, Giulio Andreotti si comperò anche i magistrati e venne definitivamente assolto dall’accusa di associazione mafiosa e successivamente fu assolto assieme a Badalamenti anche dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Pecorelli.
La mafia è sempre stata un’organizzazione anticomunista (patto Atlantico 1947), che aveva servito la causa atlantica portando anche voti alla Democrazia Cristiana (es: strage di Portella della Ginestra, quando il bandito Giuliano viene assunto dai servizi segreti come braccio armato). Questi accordi segreti tra la mafia e lo stato, avevano come contropartita una sorta di tacita pax mafiosa: per anni, lo stato evitò di combattere contro la mafia.
Falcone, come menti raffinatissime intendeva Contrada, il numero 1 dei servizi segreti in quel periodo storico, era lui che temeva, non Totò Riina che aveva solo la II elementare…
Il pentito Mutolo ex autista di Totò Riina, sapeva che il primo mafioso di rango a stabilire un rapporto di amicizia con Contrada, sarebbe stato Stefano Bontate, avvalendosi dei buoni uffici prestati dal conte Arturo Cassina, confratello del funzionario SISDE presso la loggia massonica dell’Ordine del Santo Sepolcro.
L’ex magistrato Gian Carlo Caselli sul caso Contrada ha osservato: “Tutte le sentenze di condanna a carico di Contrada, concludono dicendo che l’imputato ha dato il contributo sistematico e consapevole sia alla conservazione sia al rafforzamento di Cosa Nostra. Ci sono state “soffiate” di Contrada per consentire la fuga di latitanti in occasioni di imminenti operazioni di polizia. Tre volte in favore di Totò Riina e di altri due latitanti mafiosi nel 1981. Risulta che l’imputato si sia mosso con la Questura per far avere la patente a Stefano Bontate e a Michele Greco detto “Il Papa”.
A monte delle soffiate c’erano amichevoli contatti con Bontate, Salvatore Inzerillo, Michele Greco e Salvatore Riina: tutti mafiosi ai vertici di Cosa Nostra”.
Il 4 maggio 2001 (Contrada si compera anche i magistrati), la Corte d’appello di Palermo lo assolse per concorso con la mafia perché il fatto non sussiste. E dopo l’assoluzione, viene riciclato come indipendente nelle liste di Alleanza Nazionale alle elezioni regionali siciliane, nel collegio di Palermo, ottenendo 1.975 preferenze.
Ma il 12/12/2002 la Corte di Cassazione annullò la sentenza di 2° grado, ordinando un nuovo processo. Il termine del nuovo processo finì nel febbraio 2006, i giudici di 2° grado confermarono la sentenza di 1° grado che condannava Bruno Contrada a 10 anni di carcere e al pagamento delle spese processuali.
A fine dicembre 2007 l’avvocato difensore di Contrada, Giuseppe Lipera, ha chiesto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la grazia per Contrada.
Contrari all’ipotesi di grazia si sono dichiarati Rita Borsellino, l’Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, la Fondazione Caponnetto e la Fondazione Scopelliti. Favorevoli furono il ministro Clemente Mastella e il presidente Napolitano stesso (che proposero l’avvio dell’iter), Fabrizio Cicchitto (Forza Italia), Marco Pannella (Radicali), Vittorio Sgarbi, Gianfranco Rotondi (DCA), Francesco Storace (La Destra). In tutto Contrada, su 10 anni di carcere previsti, ne ha scontati solo 4 in carcere e 4 ai domiciliari mentre i restanti 2 gli sono stati condonati per buona condotta. Il 7 luglio 2017 la corte di Cassazione revoca, tramite annullamento senza rinvio, la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a Contrada, dichiarandola “ineseguibile e improduttiva di effetti penali” poiché il fatto non era previsto come reato (articolo 530 c.p.p. comma 1), in accoglimento della sentenza di Strasburgo.
Nel luglio 2017, Bruno Contrada s’iscrive al Partito Radicale e il 6 aprile 2020 la Corte d’Appello (venduta) di Palermo, ha liquidato a favore dell’ex dirigente del Sisde, l’ingente somma di 667 mila euro, a titolo di riparazione per l’ingiusta detenzione patita nel procedimento penale!!!
Ma cosa era la P2?
Era una loggia massonica militare segreta, formata da alti gradi dirigenti delle forze dell’ordine (disordine) di carattere eversivo (terroristico), guidata da Gelli a partire dal 1970 in qualità di “Gran Maestro”. Questa Loggia massonica militare, era stata indagata per i principali scandali della storia italiana degli ultimi trent’anni (strategia della tensione): dalla strage di Piazza fontana a quella di Bologna, fino ad arrivare allo scandalo del Banco Ambrosiano, passando per il tentato golpe Borghese, il sequestro Moro e Tangentopoli.
La lista degli appartenenti alla loggia fu rinvenuta il 17/3/1981 durante una perquisizione della residenza di Gelli, Villa Wanda, e di una sua fabbrica a Castiglion Fibocchi (Arezzo), e fu resa pubblica il 21 maggio seguente dal presidente del Consiglio Arnaldo Forlani, poi dimessosi in virtù dello scandalo.
Nella famosa lista c’erano iscritti 962 nomi, tra cui l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, ministri (Gaetano Stammati e Paolo Foschi, entrambi Dc), parlamentari, imprenditori come Silvio Berlusconi, finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi, magistrati, editori come Rizzoli e giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo. Il documento, ritrovato e sequestrato nella villa di Gelli nel 1982, elenca le finalità politiche ed istituzionali dell’azione della P2. Tra gli obiettivi, la trasformazione del sistema politico di allora, attraverso l’istituzione di una dinamica bipartitica (centro destra – centrosinistra), una riforma costituzionale per la modifica delle competenze delle due Camere, un forte controllo sui media e sull’informazione, e una riforma della magistratura.
Licio Gelli avrebbe avuto un coinvolgimento anche nel colpo di stato fascista, tentato dall’ex comandante della X Mas Junio Valerio Borghese nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970.
Licio Gelli fu indagato anche per aver rivestito un ruolo attivo nel caso del sequestro del presidente della DC Aldo Moro, avvenuto tra marzo e maggio del 1978. I principali posti di responsabilità all’interno dei servizi segreti, erano infatti occupati da massoni iscritti alla loggia P2, come il comandante della Guardia di finanza Raffele Giudice. Secondo i magistrati dell’antimafia, il Gran Maestro sarebbe intervenuto per attivare il patto Atlantico anticomunista e ostacolare la liberazione del leader democristiano (che aveva fondato il centrosinistra all’interno della democrazia cristiana di centrodestra rappresentata da Andreotti) ed evitare che venisse a realizzarsi la politica di compromesso storico avviata per condurre il Pci di Enrico Berlinguer nell’area di governo Andreottiana.
Il 2 agosto 1980 l’esplosione di un ordigno alla stazione ferroviaria di Bologna provocò 85 morti e 200 feriti. Assolto in via definitiva dall’accusa di associazione eversiva, nel 1994 Gelli fu condannato a 10 anni per calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage.
Nel 1994 Gelli fu condannato definitivamente a 12 anni per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta relativa al fallimento del Banco Ambrosiano, una delle principali banche cattoliche private. Gelli entrò anche nell’inchiesta sulla misteriosa morte di Roberto Calvi, presidente dell’istituto bancario, ritrovato impiccato a Londra il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi, ma il procedimento venne archiviato nel maggio del 2009 (se li era comperati già tutti…).
Ma non è finita qua, quello sbirro infame di Gelli finì anche al centro dell’inchiesta milanese di “Mani pulite“. Il suo coinvolgimento riguardò l’esistenza del famoso “conto protezione”, il conto bancario svizzero aperto all’Ubs di Lugano da Silvano Larini per permettere a Roberto Calvi di versare tangenti dal Banco Ambrosiano al Psi di quella merda venduta di Craxi. Ma il vizio delle tangenti lo aveva inventato lui e, nonostante che fu condannato in primo grado e in appello, la Cassazione decise l’annullamento della condanna per Gelli per improcedibilità dell’azione penale, essendo stata la sua posizione già definita nel processo per il crac del Banco Ambrosiano.
Rivelata l’esistenza della P2 e dei suoi iscritti, il “venerabile” scappò in Svizzera dove fu arrestato nel 1982 e rinchiuso nel carcere di Champ Dollon. Da qui però, un anno dopo, riuscì misteriosamente a scappare, trovando rifugio in Sudamerica, dove restò a lungo tra Venezuela e Argentina prima di costituirsi nel 1987, di nuovo a Ginevra. Solo nel febbraio del 1988 Gelli venne estradato in Italia, dove restò in carcere solo pochi giorni (si comprò tutti i magistrati), ottenendo la libertà provvisoria per motivi di salute…
Quel venduto di Gelli aveva avuto ottimi rapporti anche col generale e presidente argentino Roberto Eduardo Viola e l’ammiraglio Emilio Massera durante il periodo della dittatura militare nel paese sudamericano (1976-’83). Furono circa 30.000 le persone uccise o scomparse (desaparecidos), e molte altre migliaia vennero imprigionate e torturate. Pochi giorni dopo il golpe, Gelli, sostenitore dei militari argentini, ricevette una lettera da parte di Massera, dove quest’ultimo espresse “la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti”. A dimostrazione dei buoni rapporti, il Gran Maestro della P2 ottenne dalle autorità argentine anche un passaporto diplomatico. Gelli aveva attuato in Italia il patto anticomunista della strategia della tensione (colpi di stato – stragi di stato).
Oggi si parla di stagi di stato, ma non si accenna mai ai danni della massomafia P2:
Il 19 maggio 2020 i mass media scrivono che la Procura generale di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Bellini, ex Avanguardia nazionale, ritenuto un esecutore della Strage alla stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980: avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato. Il provvedimento è firmato dall’avvocato generale Alberto Candi, dai sostituti pg Umberto Palma e Nicola Proto e dal procuratore generale Ignazio De Francisci. Falcone aveva capito che la mafia (Totò Riina che aveva solo la 2 elementare), era l’ultimo gradino della scala sociale, cioè il braccio armato dello stato.
I servizi segreti deviati (pagati apposta per essere deviati), usavano la mafia per fare i lavori sporchi (mercato nero che ha ingrassato l’Italia dopo la 2 guerra mondiale – Patto Atlantico).
Ma ancora oggi la massomafia ci sguazza, per esempio:
Il 22 maggio i mass media scrivono che a Roma è stata notificata una nuova ordinanza che dispone misure cautelari per rapina e tentata estorsione nei confronti di 3 persone. A finire di nuovo sotto inchiesta degli inquirenti è stata una ex guardia giurata, (coccò, cuccuzzo o cacamucazz, se non facevano gli sbirri gli toccava fare i mafiosi per sopravvivere). Un’ex guardia giurata che, con la complicità di sua sorella, avrebbe costretto un imprenditore (accusato di aver riciclato parte del bottino della rapina da 2 milioni di euro), a versare circa 150mila euro per ‘tenere la bocca chiusa’ in merito al suo pieno coinvolgimento nel colpo…
Ma non sono finiti qua i lavori sporchi della massomafia (per capire che il problema è ancora attuale):
Il 21 maggio i mass media scrivono che ci sono stati 27 arresti tra Roma e Latina per traffico illecito di rifiuti tossici (14 in carcere e 13 ai domiciliari) ….
A Torino invece sempre il 22 maggio, è stato rinviato a giudizio Roberto Rosso, ex assessore regionale in Piemonte per Fdi, accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Lo ha stabilito il gup Elena Rocci. Il rinvio a giudizio riguarda altri 10 imputati nell’inchiesta Fenice sulla presenza della ‘ndrangheta nel Nord-Ovest. Il processo è stato fissato il 9 luglio ad Asti. Con ogni probabilità sarà riunito a un altro procedimento, già in corso nella città piemontese, chiamato Carminius.
Anche a Trento il 22 maggio sono state indagate 8 persone, tra cui un dirigente della Provincia autonoma di Trento. L’accusa, in mano al procuratore capo Sandro Raimondi e ai pm Alessandra Liverani e Davide Ognibene, è di traffico illecito di rifiuti e abuso d’ufficio. Le indagini sono partite dopo il sequestro di una discarica di 200.000 tonnellate di rifiuti costituiti da limi (primo lavaggio dei materiali provenienti dai fanghi delle cave) usati poi come materiale da reciclare, che il gruppo Adige Bitumi aveva realizzato a Mezzocorona, sono terminate in questi giorni, e riguardano anche figure importanti del Comune di Mezzocorona, oltre che alcuni amministratori del gruppo Adige Bitumi. Secondo le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, la Provincia ed il Comune di Mezzocorona, sarebbero stati a conoscenza sin dal 2009 della discarica, creata abusivamente, sostengono gli inquirenti.
I dirigenti delle due amministrazioni interessate, invece di effettuare le previste attività di controllo e informare la Procura, avrebbero rilasciato falsi provvedimenti in deroga alle stringenti normative di carattere ambientale, permettendo in questo modo all’azienda di decuplicare il business della discarica.
Il 24 maggio i mass media scrivono: Continua a mietere vittime il trojan iniettato nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, rinviato a processo a Perugia dopo la tempesta che ha travolto il Csm per il risiko delle nomine (controllo delle nomine: massomafia amici degli amici) nelle procure. Ad andare in frantumi è l’attuale dirigenza della magistratura associata, da poco in sella dopo lo tsunami giudiziario. Il presidente Luca Poniz di Area, la corrente progressista delle toghe che era uscita ‘bene’ dalla tempesta, e il segretario Giuliano Caputo di Unicost, la corrente più affondata perchè dominata dal ‘ras’ Palamara, si sono dimessi dopo la pubblicazione di intercettazioni di chat e conversazioni.
Dalle trascrizioni, pubblicate da giorni su alcuni quotidiani, emergono anche contatti molto stretti, tra Palamara, l’ex presidente dell’Anm Giovanni Legnini, e alcuni giornalisti. Il contraccolpo è forte, proprio nel giorno in cui si commemorano i 28 anni della strage di Capaci, i vertici dell’Anm lasciano il mandato….
Per il 28esimo anniversario della Strage di Capaci i mass media pubblicano anche l’intervento del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un passaggio del suo videomessaggio per la giornata nazionale della lotta contro la criminalità: “Oggi, con l’emergenza economica in atto, con famiglie, imprese e cittadini in ginocchio, il rischio è che le mafie siano pronte a fare da banche alle imprese e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro”. “Oggi la crisi di liquidità e le difficoltà in cui versano le aziende e tante famiglie rappresentano il terreno di coltura ideale, ancora più fertile, sul quale le mafie si stanno muovendo per offrire, con rinnovata forza, aiuti, welfare, beni e servizi: per conquistare spazi di mercato ma anche acquisire consenso sociale”.
Ai tempi della crisi economica generata dal Covid-19, le organizzazioni mafiose esercitano il loro potere attraverso l’usura, la rilevazione delle attività in crisi e l’intercettazione dell’enorme flusso di denaro pubblico, come i 55 miliardi di fondi Europei che devono essere distribuiti agli imprenditori e alle grandi industrie, fabbriche, a fondo perduto, ale! La massomafia e i loro apparati militari se magnano tutto!, che porta poi anche ad alimentare fenomeni di corruzione e collusione e l’infiltrazione nel settore degli appalti.
“‘Segui il denaro delle banche e troverai Cosa Nostra’ ripeteva Giovanni Falcone. Ed è ancora più vero in un momento di drammatica crisi economica, in cui le mafie provano a insinuarsi nell’economia legale e una parte della politica vorrebbe togliere ogni controllo sociale sulle mafie, rischiando di fare alla criminalità un enorme regalo” afferma Nicola Fratoianni portavoce nazionale di Sinistra Italiana.
Siamo ancora qua che paghiamo i debiti che ci hanno imposto a fondo perduto col Piano Marshall, piano di vasta ricostruzione dei Paesi europei devastati dalla II guerra mondiale, messo in atto dagli Stati Uniti il 5/6/1947… Figurati il magna magna che deve arrivare dall’Europa per l’emergenza del business per il controllo sociale del Coronavirus (vaccino per il virus della Sars del 2003 modificato attraverso i batteri dei pipistrelli). Altro che strategia della tensione ci tocca mantenere!! Ci indebiteranno ancora di più!! Se adesso rischiamo di andare a lavorare per la mafia, poi ce tocca lavorare anche per il loro braccio armato militare (massomafia P2). C’è già quel depravato di Berluska, la Merkel e quel pagliaccio di Trump insieme a quel verme di Putin che si frega le mani per il business…
Le 12 nazioni che siglarono per prime il Patto Atlantico anticomunista, furono anche le prime fondatrici della NATO: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia, Italia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo,Danimarca, Islanda, Norvegia, in seguito vi aderirono anche: Grecia (1952), Turchia (1952), Germania Ovest (1955), Spagna (1982), Polonia (1999), Rep. Ceca (1999), Ungheria (1999), Bulgaria (2004), Estonia (2004), Lettonia (2004), Lituania (2004), Romania (2004), Slovacchia (2004), Slovenia (2004), Albania (2009), Croazia (2009) Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020)…..
https://www.la7.it/atlantide/video/capaci-fine-storia-mai-chi-sono-le-menti-raffinatissime-di-cui-parlava-giovanni-falcone-20-05-2020-326082
La 1 strage di Piazza Fontana – Strage di Stato fatta apposta per colpire il movimento Anarchico …..
www.youtube.com/watch?v=1Zo_iEpXODg
Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.
https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0
Operazione Bluemoon – Eroina di Stato
https://www.youtube.com/watch?v=kywmDZVjTnw
http://www.raiscuola.rai.it/articoli-programma-puntate/litalia-della-repubblica-gli-anni-di-piombo/34296/default.aspx
Se la democrazia potesse esser altro che un mezzo per ingannare il popolo,
la borghesia, minacciata nei suoi interessi, si preparerebbe alla rivolta
e si servirebbe di tutta la forza e di tutta l’influenza che le sono date dal possesso della ricchezza,
per ricordare al governo la sua funzione di semplice gendarme al suo servizio.
-Errico Malatesta-
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)