Strage di piazza della loggia: collusione tra servizi segreti e gruppi di destra

Collusione tra servizi segreti e i gruppi di destra, pagati per portare avanti la strategia del terrore …

Il 28 maggio 2020 i mass media scrivono che quei collusi delle istituzioni bresciane, insieme al vescovo, si sono ritrovati per ricordare la strage di civili del 1974…

Brescia.28 maggio 1974 - La strage di Piazza della Loggia a Brescia

Ma ricordiamo i fatti, perché è ingiusto dimenticare.

Il 28 maggio di 44 anni fa c’è stato un eccidio in piazza della Loggia a Brescia, durante un comizio antifascista, che provocò 8 morti e oltre 100 feriti.

Il 25 novembre 2008 furono condannati per l’eccidio Carlo Maria Maggi, capo del gruppo neofascista Ordine nuovo nel Triveneto, e Maurizio Tramonte, militante padovano di Ordine nuovo e nello stesso tempo informatore dei servizi segreti. È lui la “fonte Tritone”, l’informatore dei servizi segreti del Sid (doppio servizio segreto), che aveva relazioni politiche e militari anche col centro Cs di Padova del Sid (il servizio segreto militare).

Erano dunque i servizi segreti che pagavano, istruivano e armavano i fasci, dandogli indicazioni su quello che dovevano fare per la strategia del terrore, che rientrava nel piano militare Atlantico anticomunista della Strategia della tensione.

La notte del 20/6/2017, la Corte di Cassazione conferma la sentenza d’Appello che nel 2015 aveva comminato l’ergastolo a Carlo Maria Maggi e a Maurizio Tramonte. La strage di Brescia ha dei responsabili.

Bomba in piazza della Loggia, chiesto l’ergastolo per Maggi e Tramonte

La giudice milanese Anna Conforti scrive nella sua sentenza d’Appello che i responsabili sono Maggi e Tramonte, ma che “altri responsabili sono rimasti impuniti” (come il Gran maestro P2 Licio Gelli, Andreotti, Cossiga e i loro vari leccaculi …), ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la malavita istituzionale all’epoca (massomafia, come l’aveva definita Falcone).

La sentenza su piazza della Loggia, è una decisione politica storica, perché permette finalmente di scrivere la storia della strategia della tensione, scoprendo vari perversi intrecci politici e militari, ancora occulti, definendo che in Italia è stata combattuta una guerra segreta, che ha schierato eserciti invisibili come la Gladio Nera (patto Atlantico anticomunista), la Gladio Rossa( patto di Varsavia) e tante logge massoniche militari (al di sopra di loro), come la P2 di Licio Gelli col loro gioco sporco a livello geopolitico mondiale, facendo segretissimi accordi internazionali sia col centrodestra che col centrosinistra…

Il piano MILITARE si chiamava STRATEGIA DELLA TENSIONE, consisteva nel terrorizzare l’opinione pubblica con le bombe; veniva chiamata “guerra non ortodossa”, “guerra psicologica” (false Flag).

Il problema della guerra tra i due opposti, era molto più evidente in Italia, dove passava la frontiera geopolitica tra i due blocchi (Est – Ovest). Per tutte le “operazioni sporche” in quel periodo i servizi segreti, non assumevano più la mafia, ma i gruppi di estrema destra che si volevano istituzionalizzare a livello militare…

Maggi e il suo gruppo di Ordine nuovo, sono centrali in questa guerra, da piazza Fontana (1969) a piazza della Loggia (1974), passando per la strage alla Questura di Milano (1973). Maggi è l’uomo che unisce le stragi. È condannato per quella di Brescia. Gli apparati di Stato controllano e vegliano silenziosi, servendosi di personaggi come Tramonte.

Se Tremonte era lo spione doppiogiochista di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi si giustifica, dichiarando ai mass media: “io ero un ‘infiltrato’ nelle cellule neofasciste operanti nel Veneto”, diceva di sé, “infatti mentre mi facevo passare dagli altri partecipanti per uno di loro, riferivo tutte le notizie rilevanti che apprendevo a un agente del Sid”. Ma era un infiltrato dei servizi nei gruppi neri, o dei gruppi neri infiltrati nei servizi? Un doppio gioco a senso unico…

E, come diceva Shakespeare già allora: “ma con tutti questi controllori, chi controlla poi i controllori?” Chi? la massomafia? Come? la P2? annammo bene…

Il fatto che la massoneria è stata oggetto di persecuzioni e di violenze da parte dello squadrismo fascista e del governo di Mussolini, è sfruttato dai massoni anti-fascisti, che tendono a far dimenticare l’enorme responsabilità di quell’associazione nell’avvento del fascismo al potere…

Come mai, i gli antifascisti non hanno interesse a parlare di massomafia?

Gelli incentivava la politica massonica di destra come la massoneria di sinistra, a lui interessava solo il potere dello stato, compreso quello militare…

La massoneria era una delle forze direttive di quell’antifascismo che stava preparando la successione conservatrice al fascismo, polarizzando i malcontenti della borghesia (Dc: Compromesso storico – centrodestra e centrosinistra assieme a gestire il potere del governo…).

Il fenomeno massonico nel campo dell’anarchismo italiano è del tutto trascurabile. C’è stata una minoranza di anarchici che, allettata dalla speranza dei “grandi mezzi”, s’è lasciata attrarre nel gioco politico di quell’antifascismo equivoco, che sboccò anche nelle legioni bianche (partigiani bianchi Atlantici) e garibaldine, poi nei vari movimenti più o meno clandestini. La massoneria ha alimentato per 50 anni l’irredentismo, avendo come parola d’ordine: Trento e Trieste. Mentre l’irredentismo repubblicano sfuggiva, in parte, al nazionalismo avendo una tradizione ideologica e fattiva di irredentismo internazionalista, ossia indicando la possibilità della federazione tra le nazioni nella soluzione dei vari irredentismi nazionali, la massoneria circoscriveva il problema dell’integrazione dei confini, mettendosi sullo stesso piano del nazionalismo per il quale Trento e Trieste non erano che una tappa, verso le ulteriori conquiste. Il Gran Maestro Nathan e il Sovrano Grande Commendatore del Rito Scozzese irregolare, Ettore Ferrari nell’agosto 1914 davano a dei Fratelli la missione di raccogliere degli arruolamenti nell’esercito italiano, sia di ‘Figli della Vedova’ sia di ‘orfani’, per qualsiasi iniziativa “avente uno scopo nazionale”. I promotori della Legione Garibaldina, che si batté nelle Argonne, avevano preso di mira la Dalmazia e molti volontari raccoltisi a Nizza, nell’ottobre 1914 insorsero contro Eugenio Chiesa, proclamando di essersi arruolati con l’idea di andare in Dalmazia. Quando al principio del 1915, Mussolini lanciava la formula: “O la guerra o la repubblica!”, e le manifestazioni interventiste assunsero sempre più colore repubblicano, la massoneria arginò quel movimento. Una balaustra circolare del Grande Oriente invitava i massoni a opporsi con tutte le forze a quella formula.

Quanto la massoneria avesse contribuito a trascinar l’Italia all’intervento, risulta dal fatto che alla dichiarazione di guerra, una gran folla di interventisti andò a manifestare la propria simpatia davanti a palazzo Giustiniani, sede del Grande Oriente.

La massoneria quindi, fu interventista con spirito nazionalista. Il Grande Oriente spese forti somme per la propaganda annessionista della Dalmazia, e segretaria del Comitato nazionale per l’annessione di Fiume e della Dalmazia fu Maria Rygier, massona (foto sotto). Molti massoni aderivano all’Associazione Trento Trieste, che aveva per scopo di provocare conflitti con le autorità austriache e i conseguenti incidenti diplomatici.

Ed era una creazione massonica la “Dante Alighieri”, che aveva per scopo precipuo di sviluppare la penetrazione italiana in Dalmazia e di sostenere, con l’aiuto finanziario del governo, le candidature italiane. Quando fu proclamata l’annessione di Fiume, il Gran Maestro Domizio Torrigiani; con una balaustra circolare (28/2/1924) rivendicava al Grande Oriente il merito di aver proclamato fin dall’armistizio l’italianità di Fiume e le necessità dell’annessione. Si sa che l’“impresa di Ronchi”, fu possibile per l’appoggio della massoneria, che si affrettò a garantire alla massoneria scozzese-americana il governo provvisorio di Fiume, D’Annunzio fu perfino investito del cordone di 33 del Rito Scozzese antico.

Fin dalle origini (marzo 1919), i Fasci di Combattimento contarono numerosi aderenti appartenenti al Grande Oriente.

Nello stesso tempo, dei massoni contribuirono a fondare l’Unione Antibolscevica di Roma, l’Alleanza Cittadina di Firenze e le altre associazioni che furono la continuazione di quelle del così detto “fronte interno” del periodo di guerra.

Queste associazioni avevano un carattere nettamente conservatore. L’Unione Antibolscevica di Roma dichiarava, all’art. 1 del proprio statuto, di aver per scopo di “opporsi a qualsiasi rovesciamento politico e sociale”, e del suo lealismo monarchico, fa fede il fatto che fu essa ad organizzare la manifestazione di simpatia al re, quando i deputati socialisti abbandonarono l’aula all’apertura della seduta reale. Nel gennaio 1921, veniva costituita una federazione di tutte le Unioni antibolsceviche e Organizzazioni Civiche e fu eletta vice-presidente la massona Maria Rygier. Durante gli scioperi del 1921 e del ’22 furono queste associazioni, dominate da massoni che organizzarono il “lavoro volontario”, e i fasci non fecero che seguirli.

Verso la metà del 1921 i fascisti si mettevano al servizio dell’Agraria e della Confederazione dell’Industria e scatenarono la grande offensiva anti-operaia. La massoneria continuò a spalleggiare il movimento fascista.

D’altra parte, la Grande Loggia creava, al principio del 1921, il Partito Nazionale Democratico, con D’Annunzio come padrino, che il 9/2/1921 ordinava agli ex-legionari di Fiume di dimissionare dai fasci. Ma questo partito moriva ben presto appena la Grande Loggia, nel gennaio 1923 sospese i sussidi. A capo della Grande Loggia era Raoul Palermi, che doveva diventare ben presto il maggior sabotatore della massoneria del Grande Oriente.

raoul palermi

Anche il Partito di Rinnovamento ebbe tra i suoi capi, alcuni massoni della Grande Loggia e in esso avevano un ruolo attivo varie personalità del fascismo. La Grande Loggia, dunque, cercava d’accerchiare il movimento fascista e di soppiantarlo. Maria Rygier fu incaricata nel maggio 1921 di entrare nel Fascio di Roma per controllare l’uso degli aiuti finanziari dati dall’Agraria e dalla Confederazione dell’industria; e questo per conto della Grande Loggia. In quel tempo il gen. Cappello, 33° del Grande Oriente, era nei Fasci. Cesare Rossi era nella Grande Loggia. Ed erano massoni Italo Balbo, Alessandro Dudan, Giacomo Acerbo, Edoardo Torre, il marchese Perrone, Terzaghi, Farinacci, Bottai, Lanfranconi, Capanni, Volpi, Nenciolini, Oviglio, Casalini; per non citare che dei ras più noti. Il Grande Oriente contribuì con 3 milioni e mezzo alla marcia su Roma, dopo la quale la Grande Loggia assicurò i massoni d’America che l’Italia stava entrando in un’era d’ordine e di pace (con la firma del patto Atlantico anticomunista). I telegrammi furono trasmessi dal governo stesso come dispacci di stato, indirizzati all’ambasciatore di Boston, che li fece pervenire ai destinatari. Rassicurare la massoneria americana, voleva dire rassicurare il governo e la plutocrazia statunitensi. Basti pensare che Harding, presidente degli States era 32° del Rito Scozzese, per vedere tutta l’importanza del connubio fascista massonico.

Il Supremo Consiglio della Grande Loggia, il 17/12/’22 approvava una dichiarazione, portante il placet autografo di Mussolini, nella quale s’impegnava a subordinare i suoi adepti fascisti alla disciplina del loro partito e gli altri a non far nulla contro le direttive del governo. Il 30/12/’22 Torrigiani, Gran Maestro del Grande Oriente, dichiara in un’intervista col Giornale d’Italia, che le logge della sua Obbedienza eran state invitate da lui a cooperare al successo del governo di Mussolini. In quella stessa intervista, il Torrigiani afferma che i massoni della colonia italiana di Parigi, eran dei ferventi fascisti. Essendo la loggia ‘Italia’ di Parigi, aderente alla Grande Loggia di Francia, pronunciata contro il governo fascista, Torrigiani ritirò a Triaca, venerabile di quella loggia, il titolo di garante d’amicizia del Grande Oriente d’Italia (GOI) presso la Grande Loggia di Francia.

Ma questa servilità del Grande Oriente non giovò ad evitare l’attacco di Mussolini.

Massoneria e Fascismo, Mussolini

Il 13/2/1923 il gran consiglio fascista, su proposta di Mussolini, votava un ordine del giorno dichiarante l’incompatibilità tra fascismo e massoneria. Questo atteggiamento tendeva a colpire il GOI e non la Grande Loggia. Infatti il 7/11/’23, Mussolini riceveva una deputazione della Grande Loggia capitanata dal sovrano gran commendator del rito Scozzese Palermi, e un comunicato della ‘Stefani’ informava che il duce aveva manifestato simpatia a quell’Ordine ‘fedele al governo’. In occasione delle elezioni politiche del 6/4/1924, la “Rassegna Massonica” consigliava ai massoni di sostenere le liste nazionali considerato che vi erano in esse delle candidature massoniche. Il GOI invece, interdì ai suoi adepti di far parte di quelle liste. Nel luglio 1924, Palermi versava un milione per la fondazione di Roma fascista, quotidiano che aprì il fuoco sulla massoneria. Il 4/8/’24 il cons. naz. fascista dichiara di nuovo l’incompatibilità tra l’adesione al partito e l’appartenenza al Goi o alla Grande Loggia. Il 15/8/’24 una balaustra di Palermi lasciava liberi i massoni fascisti di prendere le decisioni che ritenessero opportune.

La massoneria aveva tutto l’interesse ad avere degli adepti nei fasci, poiché costoro facevano da parafulmine. Ad esempio, fino a quando Padovani, massone, fu segretario del fascio di Napoli, la massoneria di quella città fu indisturbata. La massoneria, fiancheggiò il fascismo prima, durante e dopo. La marcia su Roma è soltanto alla fine del dicembre 1923 ed è soprattutto al gennaio 1924 che risalgono le prime devastazioni fasciste di sedi massoniche, ma da più di 4 anni lo squadrismo fascista martellava spietatamente sulle organizzazioni operaie e sui partiti di sinistra. Quando la violenza fascista si scatenò sulla massoneria, questa ripiegò prontamente. Così all’indomani della San Bartolomeo fiorentina (ottobre 1925), Torrigiani scioglieva le Logge della Toscana.

I movimenti antifascisti creati dalla massoneria, furono tutti equivoci.

Ulisse Ducci, massone, fu tra i fondatori di Italia Libera e, poi, segretario gen. dell’associazione Patria e Libertà, il cui leader era il massone Misuri, fascista dissidente. Massone era Ricciotti Garibaldi e fu la massoneria a creare le Legioni garibaldine. Vi sono vari massoni tra i dirigenti di Alleanza Nazionale e di Giustizia e Libertà. E’ evidente che il Grande Oriente (GOI) sta polarizzando i malcontenti della borghesia italiana; il suo è un antifascismo fascista-dissidente, ossia liberal-conservatore (il potere del centrodestra insieme al potere del centrosinistra).

Ricciotti Garibaldi.jpg

La massoneria rappresenta un grande strumento di governo. Essa ha degli addentellati nell’esercito, nella burocrazia, nella magistratura, nella polizia nei cc e nei servizi segreti, una forte influenza nel campo plutocratico italiano e in quello delle altre nazioni. Il governo fascista ha nominato ‘delegato italiano all’Ufficio Internazionale del Lavoro’ il De Michelis, membro del Supremo Consiglio d’Italia, che è affiliato al Grande Concistoro di Sant’Andrea dell’Ordine di Ginevra; ha incaricato di missioni a Londra e negli Usa Italo Balbo, della Grande Loggia; e, verso la fine del 1924 fece pratiche per reintegrare nella massoneria Erik Suckert (Curzio Malaparte) allora direttore de La Conquista dello Stato, e fu Palermi che lo elevò a 33 della Grande Loggia: tutto questo perché il Suckert aveva missioni all’estero. Essendo la massoneria “L’Internazionale della borghesia”, come la definì Bakunin, qualunque partito di governo, qualunque associazione che si proponga di conquistare i vertici dello stato è naturale alleata della massoneria.

E il governo provvisorio antifascista, caro alla Concentrazione (massa), non potrà che poggiarsi sulla Grande Loggia e sul GOI, cioè sulla massoneria di piazza del Gesù (destra) e su quella di palazzo Giustiniani (sinistra). L’Aventino fu pilotato da Amendola, massone; la Concentrazione antifascista fu per vario tempo dominata dalla massoneria, la quale ha lo zampino nei vari movimenti antifascisti che mirano ad un conservatore trapasso dalla dittatura fascista ad una spagnola repubblica…

Massoni erano i generali Cappello, Bencivenga, Diaz, ecc. e l’ammiraglio Thaon di Revel, comandante in capo della Marina, fu membro del Supremo Consiglio della Grande Loggia fino al 1921.

Dalla rivista massonica “The Universal Free Mason” di Chicago, febbraio 1924: “Il re che è 33, può ancora oggi contare sull’alta ufficialità dell’armata, sulla magistratura, la polizia e su l’alta burocrazia”.

Palermi ha asservito a Mussolini la Grande Loggia, svolgendo un’opera analoga a quella compiuta dal Sovrano Gran Commendatore Adriano Lemmi a favore di Francesco Crispi. Il Grande Oriente è, indubbiamente, contro il governo di Mussolini, ma diventerà l’ossatura di tutte le combinazioni politiche e di tutti i compromessi sociali.

La massoneria resta, come la chiamò Gramsci: ‘La sola grande organizzazione politica della borghesia italiana’.

Ma vi è una notevole minoranza di anarchici che, allettata dalla speranza dei ‘grandi mezzi’, si è lasciata attrarre nel giuoco politico di quell’antifascismo equivoco che sboccò nelle legioni garibaldine, poi nei varii movimenti più o meno clandestini e che ora sta ritessendo le sue reti…”. Berneri non poteva dirci di più. Egli, più giovane, ignorava che (a parte il noto lontano fenomeno revisionista costiano del 1879), il fenomeno massoneria nel campo italiano, per quanto trascurabile, è tuttavia più vecchio di quel che appaia. E per quanto trascurabile “numericamente”, ha dato sempre e sempre darà dei risultati di devastazione proporzionati alla potenza dei mezzi, delle influenze, delle protezioni, delle connessioni e del sabotaggio occulto, propri del sistema centralizzato e intrigante della massoneria.

Il fenomeno interventista lo sappiamo (lo documenta il Berneri) fu di derivazione massonica. Oggi lo sanno anche i sassi che la Rygier fu uno strumento della massoneria; massona essa stessa…

Ora la Rygier non divenne massona dopo essere divenuta interventista. Fu nel 1913 che essa si recò in Francia la prima volta. Vi si recò per estendervi l’agitazione pro Masetti. lo vi ero stato profugo tutto il 1912 e, con Vezzani, Malato, Pierre Martin ed altri avevamo dato principio a questo lavoro. Fu in quel tempo e in quella circostanza che l’energumena passò alla massoneria. A suo tempo, ma tardi, ne seppero qualcosa il Vezzani ed altri a Parigi.

La Rygier quindi lasciò l’Italia anarchica e fece ritorno dalla Francia anarchica-massona.

Essa visse quindi i nostri contatti politici, come compagna di fede, nascondendo che apparteneva alla Internazionale della borghesia (Bakounine). Ecco spiegati molti enigmi di un quarto di secolo fa, e tanti altri di tempi meno lontani.

E non solo della Rygier si trattò: Massoni erano i Tancredi, i Masotti, i Rossi, i Pasella, i Corridoni; (sindacalisti questi ultimi), al seguito del loro gran Maestro, il de Ambris, l’inseparabile di quel massone di 1° rango che è il Campolonghi.

Dico Campolonghi e de Ambris, quelli che non mancano mai, come chi tiene il mestolo, in tutti gli intrighi popolareschi, coll’indispensabile ingrediente “libertario”. Ciò a partire dalla ricordata politica interventista, all’invio del danaro francese a Mussolini (vedi ‘Quartetto’ di Roberto Marvasi, eccellente), fino al Ricciottismo senza garibaldinismo, e al Macismo, in terra di Francia, del 1925-’26. E per ora altro non si può dire; ma molto si vede.

Col filo si trova il gomitolo!”.

Armando Borghi (Toronto, Canada)

 

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Il capitalismo, Deruba l’uomo dei suoi diritti

di nascita, ne frena lo sviluppo, ne avvelena

il corpo, lo mantiene nell’ignoranza, nella

povertà e nella dipendenza, ed organizza poi

le istituzioni caritatevoli che distruggono

l’ultima traccia di dignità dell’uomo.

Emma Goldman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)