Uno bianca e Falange armata: residui della ‘guerra fredda’…

Il 23/12/2020 i mass media scrivono che a Bologna trent’anni fa, il 23/12/1990, la “banda della Uno bianca” (residui dei nuclei clandestini dello stato), guidata dai fratelli Savi (Roberto e Alberto, poliziotti, e Fabio), sparò contro un campo nomadi alla prima periferia di Bologna uccidendo due sinti italiani, Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina, 30 e 34 anni, e ferendo gravemente una bimba e una donna.

rom-1

Nella zona dove nel ’90 sorgeva il campo nomadi, accanto alla ex fornace Galotti, ora c’è una nuova area universitaria e un cippo ricorda le vittime…

Il 27 dicembre, sempre a Bologna, a pochi giorni dall’ultimo agguato razzista da parte degli sbirri cattofascisti al campo nomadi, c’è stata una cerimonia per ricordare dopo trentanni, l’omicidio di Luigi Pasqui e Paride Pedini, due delle 24 vittime della banda della Uno bianca, uccisi a pochi minuti di distanza il 27/12/1990.

Luigi Pasqui era un commerciante di 50 anni che fu ucciso durante una rapina alla stazione di servizio sulla Provinciale Galliera, mentre cercava di dare l’allarme. Sempre lo stesso giorno fu uccisa a Trebbo di Reno Paride Pedini di 33 anni, testimone del cambio di vettura da parte degli sbirri terroristi psicopatici fascistoni.

Le due vittime sono state uccise dalla banda della Uno bianca, una banda di sbirri che dal 1987 ha terrorizzato per 7 anni Bologna e la Romagna con violenza e arroganza, culminata con la “strage del Pilastro“ del 4/1/1991. Gli sbirri sono stati catturati nel ’94, processati e condannati l’8/3/1996.

Ma la cosa più assurda è che il gruppo era quasi interamente composto da membri della polizia di stato. Uomini che per anni condussero una doppia vita: tutori della legge, e criminali mafiosi autori di colpi che si distinguevano per la spietata crudeltà.

Uno Bianca, Fabio Savi e Roberto Savi insieme nel carcere di Bollate. L'ira dei parenti delle

Fulcro della banda erano i tre fratelli Savi. Roberto, il maggiore dei fratelli lavorava come poliziotto alla questura di Bologna, come assistente capo e ricopriva il servizio di operatore radio nella centrale operativa (controllo sociale…). Poi c’era suo fratello Fabio, chiamato il “lungo”, che però non faceva parte delle forze dell’ordine, perché da giovane era stato scartato per un difetto alla vista. Poi c’era Alberto, il fratello più piccolo. Della banda di sbirri facevano parte anche altri tre poliziotti: Pietro Gugliotta, collega di Roberto Savi, operatore radio alla questura di Bologna che entra nella banda nel 1990; Marino Occhipinti e Luca Vallicelli.

Il loro primo crimine fu compiuto il 19/6/1987, quando viene rapinato un casello autostradale di Pesaro. La banda era specializzata nel fare rapine ai caselli autostradali: ne rapinarono 12 in due mesi. Sempre nel 1987 la banda di sbirri mette in atto un tentativo di estorsione nei confronti di un venditore d’auto di Rimini, il quale finge di cedere al ricatto ma avverte la polizia. La consegna del denaro fu attuata nei pressi di Cesena, dove però ci fu una sparatoria tra sbirri e rimase ferito il sovrintendente Antonio Mosca, che morirà dopo una lunga agonia.

Nel 1988 invece durante la rapina in un supermercato a Rimini, uccisero una guardia giurata Giampiero Picello. Ma non è finita qua (gli sbirri si uccidono anche tra di loro per rivalità), il 20 aprile sempre nel 1988, vengono uccisi in un parcheggio di Castel Maggiore due carabinieri, Cataldo Stasi e Umberto Erriu, dopo aver fermato l’auto in cui viaggiavano i fratelli Savi.

Nel 1989 gli sbirri uccisero crivellandolo di colpi, il pensionato Adolfino Alessandri, testimone di una rapina in un supermercato di Corticella.

Dal 1990 invece, gli sbirri oltre a fare rapine fanno attentati di matrice razzista:

Il 2 gennaio gli sbirri sparano e feriscono un tunisino, il 10 dicembre invece assaltano il campo nomadi di santa Caterina di Quarto, ferendo 9 persone.

Ma questo metodo xenofobo e terrorista non si fermerà qui (piano militare Patto Atlantico anticomunista: terrorismo psicologico, destabilizzare per stabilizzare la destra di Andreotti):

Il 15/1/1990, durante una rapina, gli sbirri fascisti fanno esplodere due bombe nell’ufficio postale in via Emilia Levante, affollato di anziani in coda per la pensione, facendo un morto e 45 feriti.

La Uno bianca della banda in una foto del ‘91

Il 4/1/1991 ci fu invece “la strage del Pilastro”: la banda di sbirri terroristi a un certo punto viene superata da una pattuglia di carabinieri che stavano registrando il numero di targa, quando ci fu un conflitto a fuoco, rimasero uccisi tre militari: Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini.

Il 18/8/1991 la banda di sbirri cocainomani tende un agguato a un’auto con a bordo tre operai senegalesi, uccidendone due.

Negli anni successivi ci furono altre rapine e altri morti. Le sanguinose vicende della Uno bianca si concluderanno solo nel novembre del ’94, quando i fratelli Savi vengono arrestati.

È la fine di una lunga serie di indagini macchiate dal sospetto del silenzio e del depistaggio.

Quella della banda di sbirri terroristi (piano militare chiamato strategia della tensione: CHAOS – false flag), si conclude con i 5 componenti in manette.

 © ANSA

Alberto Savi, il più giovane dei tre fratelli della banda della Uno bianca, durante le vacanze natalizie del 2019 ha usufruito di un permesso premio, potendo trascorrere qualche giorno a casa. L’ex poliziotto terrorista, che sta scontando l’ergastolo, è rientrato poi nel carcere di Padova.

Non è la prima volta che usufruisce di un beneficio, era già successo nell’aprile del 2018, quando aveva ottenuto tre giorni e mezzo di permesso per le feste, con la possibilità di uscire a pranzo il giorno di Pasqua, e ancor prima nel 2017, quando gli erano state concesse 12 ore da trascorrere in una comunità protetta.

Nel 2017 Roberto Savi ha presentato istanza di grazia al presidente della repubblica, chiedendo di commutare l’ergastolo in una pena temporanea, ma finalmente gli è stata negata.

Anche nel 2018 la Procura Generale di Bologna gli nega la sorveglianza speciale.

Sul percorso di rieducazione, in particolare la Procura generale osservava come, sulla base delle informazioni pervenute dal carcere, Savi non sembrava aver maturato la consapevolezza degli effetti lesivi della sua condotta, né il condannato avrebbe un percorso di reinserimento sociale stabile. Roberto Savi già nel 2006 aveva avuto la faccia tosta (pensava di essere tutelato perchè sbirro), di fare la domanda di grazia al presidente della repubblica, ma grazie alle polemiche e alla dura reazione dell’associazione dei familiari delle vittime della banda, non gli è stata concessa.

Ma l’impunità degli sbirri è da mettere comunque in discussione:

Marino Occhipinti l’altro sbirro, compare dei fratelli Savi, avendo preso parte anche alla tentata rapina in danno della Coop di Casalecchio di Reno, una rapina conclusasi con un omicidio e tre tentati omicidi delle guardie giurate addette al prelievo dell’incasso, è stato condannato, per le due rapine e per il reato associativo, all’ergastolo.

Nel gennaio 2012 ha ottenuto la semilibertà. Dal 3/7/2018 è un uomo libero.

Pietro Gugliotta l’altro sbirro, è stato condannato in via definitiva a 20 anni per aver partecipato al tentato omicidio di un extracomunitario, tale Driss Akesbi, all’assalto all’Ufficio Postale di via Mazzini e ad alcune rapine incruente; è un uomo libero dal luglio 2007, grazie all’indulto.

Fabio, durante le sue deposizioni, come molti suoi colleghi serial killer, ha tentato di far passare le vittime come corresponsabili, rappresentando, a volte, l’atto di forza compiuto da lui e dai suoi complici come una risposta ad una reazione o ad un atto di forza delle vittime, arrivando spesso perfino a vantarsi delle proprie capacità in caso di conflitto.

I ragazzi del corso DOC (Documentaristico cinematografico) del Liceo Laura Bassi di Bologna hanno progettato, insieme all’Associazione delle Vittime e il Comune di Bologna, una mappa digitale interattiva che traccia tutti i luoghi salienti di quell’ondata criminale durata più di 7 anni. Perché, come si legge nell’introduzione del progetto «sono talmente tante le vittime delle azioni criminali dei fratelli Savi, che alcune di esse rischiavano di essere dimenticate».

Sulla carta digitalizzata, sono quasi 40 i luoghi segnalati in provincia di Bologna.

E si stringono tutti intorno al giardino-monumento commemorativo posto in via Lenin a memoria delle vittime: «un monumento collettivo» si legge nell’interfaccia di approfondimento «in cui ricordare ogni anno (il 13 ottobre) tutti i caduti per mano degli assassini».

Sono le nuove generazioni di ragazzi bolognesi il cuore profondo dal quale parte la volontà di comprensione di questa tragica parte del nostro passato di cittadini. E saranno loro, nel prossimo futuro, a ricucire, attraverso la memoria, lo strazio e la solitudine di tanti anni di impunità. Il primo grande mistero della banda della Uno bianca riguarda le modalità della cattura dei poliziotti assassini, rimasti liberi di uccidere per oltre 7 anni e mezzo.

E il grande dubbio rimane: ma chi ha favorito la cattura di questa banda di sbirri (nuclei clandestini dello stato – gladio)? Forse qualcuno che, dopo aver usato la banda ai propri oscuri fini, decise di scaricarla?

Solidarietà a tutti i compagni Anarchici arrestati per aver voluto difendere e cambiare questo mondo marcio, corrotto e crudele verso gli ultimi (quelli più indifesi)…

Basta repressione! I veri terroristi siete voi, con la vostra ‘Strategia della tensione’ fatta di bombe e colpi di stato per imporci la dittatura!

Terrorista è lo Stato e tutti i suoi ‘Nuclei Clandestini dello Stato’ (organizzazione nazionale nata nel 1966), e i residui di Gladio (organizzazione internazionale nata nel 1956), che difendono militarmente lo stato come potere militare.

 

Blu Notte Misteri Italiani L’ombra Oscura Della p2 Carlo Lucarelli

Segreti e misteri del terrorismo in Italia [Carlo Lucarelli LA7 23.12.2014

Report: Le menti raffinatissime

https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/La-trattativa-524a3627-4535-4239-bf4d-548190747f7d.html

 

Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di

smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere

in soggezione il popolo;

ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,

le fortificarono ancor meglio, per continuare

a servirsene contro il popolo.

C. Cafiero

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)