(2° parte) Chi controlla il controllore: Anarchia, l’unica via!

San Marino. Satira. Ecco i ladri più famosi della storia

Elenco dei  politici impuniti, esosi e corrotti – indagati

Abbiamo ritenuto importante mandare questo elenco di politici impuniti (di destra, di sinistra e cattosinistroidi), soprattutto in questo periodo oscuro dove i nostri compagni anarchici e anarchiche vengono arrestati per azioni dirette dimostrative senza morti, fatte per evidenziare le tante problematiche sociali, ambientali, politiche, militari italiane e geopolitiche! E arrestati ingiustamente perché troppo utopistici e sognatori, in questo mondo mediocre, crudele e senza sogni e sentimenti, dove il senso della vita è quello di arricchirsi sempre più e lasciare i poveri schiavi e sempre più poveri, senza cultura, a farsi la guerra tra di loro per sopravvivere. Lo Stato invece, ha fatto eccidi e stragi di Stato e sono ancora impuniti: vergogna!

La massomafia ha le sue guardie private che, tra le altre cose, dirottano le elezioni: gabellotti, Cosa nostra, la ‘Ndrangheta, la Camorra, che, grazie alla massoneria, sono diventati molto più potenti e sempre più inseriti all’interno di un Sistema statale massomafioso, terrorista, criminale integrato.

Sul tema ‘massoneria e mafia’ il Governo tace e dorme (nella peggiore delle ipotesi è in trattativa…), ma la cosa più grave è che quel Movimento Cinque Stelle che doveva essere, a parole, il nemico numero uno della massomafia, si trova di fatto al governo con la Meloni, con quelle forze politiche anticostituzionali (massoneria) fondate da uomini della mafia, soggetti politici, militari, imprenditori, e servizi segreti, che l’hanno costantemente pagata mammasantissima per fargli fare i lavori sporchi:

Brancher, Aldo/Forza Italia

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Deputato eletto in Veneto, è stato il regista dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, che ha portato la Casa delle libertà alla vittoria elettorale del 2001. Era prete paolino e manager pubblicitario di Famiglia cristiana. Don Aldo, giovane e brillante, era il braccio destro del mitico don Emilio Mammana, che aprì il primo ufficio pubblicità di Famiglia cristiana a Milano, facendo uscire il settimanale dall’ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie. Grazie a don Mammana, Famiglia cristiana divenne uno dei settimanali italiani più venduti e più ricchi di pubblicità. Accanto a don Mammana c’era sempre lui, don Aldo, pretino giovane e spregiudicato, guardato con un po’ d’apprensione dalle segretarie, per via dei suoi modi, non proprio da prete fedele al voto di castità.

I soldi che faceva girare erano tanti e il ragazzo era svelto. Forse troppo. Tanto che don Zega, allora direttore di Famiglia cristiana, arrivò ai ferri corti con don Aldo. Sarà per questo, o per una donna che era entrata stabilmente nella sua vita, ma comunque Brancher lasciò i paolini, cambiò vita, abbandonò il sacerdozio. Ma non la pubblicità: divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia, la concessionaria di pubblicità della Fininvest. “Don Aldo sta facendo carriera”, dicevano di lui i suoi vecchi colleghi di Famiglia cristiana. La carriera sembrò interrompersi nel 1993, quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per la pubblicità contro l’Aids assegnata dal ministero alle reti Fininvest). E’ subito ribattezzato “il Greganti della Fininvest” perché in cella non aprì bocca, non raccontò i segreti delle tangenti Fininvest.

Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. In Cassazione il falso in bilancio è caduto, depenalizzato dal governo di cui faceva parte; il finanziamento è caduto in prescrizione. Per la sua fedeltà aziendale fu comunque premiato: divenne responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto, eletto senza problemi e subito nominato da Berlusconi sottosegretario alle Riforme e alla devoluzione. Lavora accanto al neo-ministro Umberto Bossi, che ha convinto ad abbandonare i toni anti-Berlusconi per allearsi nel 2001 con Forza Italia. Nell’estate 2005 diventa uno dei protagonisti della saga dei Furbetti del quartierino: secondo l’accusa è l’ufficiale di collegamento tra il banchiere di Lodi Gianpiero Fiorani e i politici di Roma». E’ lui a indicare i nomi degli uomini di partito da pagare. Egli stesso (e la sua compagna) riceve generosi fidi dalla Banca popolare di Lodi.

Brigandì, Matteo/Lega nord

Era assessore regionale in Piemonte quando fu arrestato (e ora è sotto processo) per una presunta truffa sugli indennizzi alle aziende vittime di alluvione.

Buonfiglio, Antonio/Alleanza nazionale

Vicecapogabinetto di Gianni Alemanno, è indagato per corruzione nell’inchiesta sui crediti della Federconsorzi.

Calderoli, Roberto/Lega nord

Segretario della Lega nord, ha sostituito Umberto Bossi al ministero delle Riforme. Come Bossi, è stato condannato nel 1998, in primo grado, a 8 mesi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, per aver partecipato ai disordini davanti alla sede della Lega in via Bellerio; è indagato per scontri con la polizia a Brescia; e per attentato all’integrità dello Stato nell’inchiesta di Verona sulle ‘camicie verdi’. Con l’esibizione televisiva di una maglietta su cui era riprodotta una vignetta irridente all’Islam, Calderoli ha alimentato le tensioni antioccidentali dei Paesi musulmani.

Cantoni, Giampiero/Forza Italia

Banchiere, socialista, fu presidente della Bnl. È stato inquisito e arrestato per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati. Se l’è cavata con alcuni patteggiamenti (ha patteggiato pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni di lire). È stato poi eletto, nel 2001, senatore della Repubblica nelle liste di Forza Italia in Lombardia. Rieletto nel 2006.

Cardinale, Salvatore/Margherita

Ex ministro delle Telecomunicazioni del centrosinistra, poi segretario regionale siciliano della Margherita. Al processo contro Totò Cuffaro, il collaboratore di giustizia Angelo Siino, “ministro dei lavori pubblici” di Cosa nostra, ha raccontato una riunione elettorale nel 1991 con i due Totò, Cuffaro e Cardinale (che allora era deputato Dc). L’incontro si svolse nell’ufficio del capomafia di Villagrazia Angelo Teresi, per preparare le regionali del ’91. «C’ero io, Teresi, Santino Pullarà, Cardinale e Cuffaro», racconta l’ex boss, «era appena passato il decreto Andreotti che riportava in carcere i boss del maxiprocesso e io dissi a Cardinale: “Vedi, questi vi dovrebbero sputare in faccia e invece vi abbiamo organizzato tutto questo”. Lui rispose vagamente: “Vedremo, vedremo…”».

Carra, Enzo/Margherita

Dopo essere stato portavoce della Dc durante la segreteria di Arnaldo Forlani, è diventato il coordinatore della Margherita. Pregiudicato: condannato a 1 anno e 4 mesi per false dichiarazioni al pubblico ministero: mentì per cercare di impedire la scoperta della maxitangente Enimont. Per quel reato fu arrestato durante Mani pulite e la sua fotografia in manette divenne un’immagine-simbolo di Tangentopoli. Questo non gli ha impedito di essere candidato già nel 2001 e di diventare deputato della Margherita in Campania.

Catone, Giampiero/Dc-Forza Italia

Boom dei prezzi, Giampiero Catone si rivolge al Governo: mettere imprese e famiglie al sicuro

Giampiero Catone, napoletano, 50 anni, è l’uomo che ha nelle sue mani un pezzo della storia della Repubblica: dopo varie peripezie legali, ha ottenuto la proprietà del glorioso scudo crociato, simbolo della Democrazia cristiana. Dopo la morte della Dc si mette all’ombra di Rocco Buttiglione. Lo segue nell’Udc e diventa il suo uomo forte in Abruzzo. Quando poi Buttiglione diventa ministro, Catone è suo capo di gabinetto. È anche direttore del vecchio settimanale della Dc, “La Discussione”, portato in eredità all’Udc insieme ai 3 milioni di euro di finanziamenti pubblici all’editoria che il giornale riceve ogni anno. Alle europee del 2004 è riuscito a raccogliere oltre 48 mila voti, quasi 3 mila in più del suo capolista e leader Rocco Buttiglione (anche se non sufficienti a fargli conquistare il seggio).

Quando Buttiglione fu proposto dal governo Berlusconi come commissario europeo alla Giustizia, il curriculum giudiziario del suo braccio destro, il professor Catone (diffuso a Strasburgo da una giornalista italiana, Paola Severini) fu una delle cause della bocciatura del ministro italiano amico dei teo-con. Poi, forte del suo simbolo, Catone è passato alla Dc di Gian Franco Rotondi, alleato col Nuovo Psi di Gianni De Michelis, anche se, per avere la certezza dell’elezione, è inserito nelle liste di Forza Italia in Lombardia. Un seggio, a Roma o a Strasburgo, alla fine lo avrà. Lo vuole per naturale aspirazione politica, ma anche perché gli garantisce l’immunità parlamentare. Utile, specie per chi, come Catone, ha qualche guaio con la giustizia.

Il 9 maggio 2001, a pochi giorni dalle elezioni politiche, Catone (allora candidato col Ccd) finisce in carcere insieme al fratello e ad altre 12 persone. L’ipotesi di reato della Procura di Roma è associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata: due bancarotte da 25 miliardi di lire l’una e 12 miliardi di finanziamenti a fondo perduto dal ministero dell’Industria ottenuti (secondo l’accusa) con carte e perizie false, che consentivano alle società amministrate da Catone d’incassare più volte lo stesso contributo per un “polo tessile aquilano” mai esistito. Uno degli episodi contestati riguarda il tentativo messo in atto dal gruppo Catone di acquisire una società (la Iris Moda) nonostante il rifiuto del titolare. Presto fatto: secondo i giudici, il gruppo avrebbe creato un falso amministratore nella documentazione presentata per ottenere il finanziamento. Il ministero dell’Industria, alla fine, scuce 2 miliardi in contanti all’insaputa della società (quella vera).

Catone è anche coinvolto nel fallimento dell’Abatec, azienda di Chieti di cui Catone era amministratore. Avrebbe dovuto produrre macchinari ad alta tecnologia per la lavorazione dei pannolini, ma viene dichiarata fallita dopo un aumento di capitale deliberato prima ancora che fossero sottoscritte le quote sociali. Per non parlare del contorno di spericolate operazioni finanziarie grazie alle scatole cinesi di una manciata di società off shore. Per queste vicende Giampiero Catone ha già collezionato un paio di rinvii a giudizio. In quello per Abatec, il giudice definisce il gruppo all’opera «associazione a delinquere Catone».

Eppure le disavventure non sembrano avergli precluso la carriera. Anzi, Rocco Buttiglione (foto sopra), lo promuove prima responsabile della segreteria politica, quindi capo segreteria del ministero delle Politiche Comunitarie; poi, nel novembre 2002, viene eletto (in Abruzzo) primo segretario regionale della neonata Udc. Sempre nel 2002, un decreto del governo Berlusconi a firma Gianni Letta istituisce una “struttura di missione” tutta per lui, con l’incarico di studiare il contenzioso tra governo italiano e Unione europea. Durante il semestre di presidenza italiana Ue, Catone coordina l’azione dell’esecutivo. Ma l’incarico che sembra calzargli a pennello, vista l’esperienza maturata in patria, è quello di presidente del Progetto comunitario “Pon/Atas” «per il corretto utilizzo dei fondi strutturali destinati alle Regioni», struttura decisiva per ottenere finanziamenti dall’Unione europea. Come mai la giornalista romana Paola Severini (ex moglie del ministro del primo governo Berlusconi Antonio Guidi) aveva inviato a tutti gli eurodeputati un dossier pubblico sulle imprese di Catone? Perché lo aveva conosciuto molto da vicino. Severini aveva infatti fondato nel 1996 “Angeli”, rivista di cultura sociale, che era poi cresciuta come cooperativa sociale in cui lavoravano soprattutto disabili e che progettava di diventare quotidiano: “Quotidiano sociale”, un prodotto di servizio per le famiglie con figli disabili. Nel 2001 era entrato nella cooperativa Ugo Rossolillo, segnalato dall’ufficio editoria della presidenza del Consiglio. Suo compito avrebbe dovuto essere quello di curare le pratiche di finanziamento pubblico. Peccato che Rossolillo non fosse affatto un commercialista, non fosse neppure laureato, né un consulente del lavoro: in compenso era un dipendente di Giampiero Catone. Alla ricerca di finanziamenti per lanciare il “Quotidiano sociale”, Paola Severini riceve la telefonata di un amico, Rocco Buttiglione: «So che stai cercando finanziamenti. Ho un amico che produce pannolini e a cui farebbero comodo spazi pubblicitari su una pubblicazione come la tua e sarebbe interessato a investire». Chi è l’amico di Buttiglione? Giampiero Catone, of course. E la ditta di pannolini? L’Abatec, una di quelle bancarotte per cui il capogabinetto del ministro era finito in galera un paio d’anni prima. Ma questo Buttiglione non lo dice. Dice invece che Catone «è un buon cattolico» e che può portare contributi pubblici, a patto che la fondatrice di “Angeli” si accontenti della direzione editoriale e della minoranza nella cooperativa. Severini accetta e in un paio di mesi, nel 2004, è cacciata dalla sua cooperativa. Grazie agli uffici del finto commercialista Rossolillo spuntano falsi libri sociali e verbali contraffatti. Da allora il “Quotidiano sociale” è nelle mani di Giampiero Catone, che, licenziata la fondatrice, non assume nemmeno i disabili ma riempie la redazione di amici, facendo un travaso di dipendenti dalla “Discussione” (Franco Insardà, Emilio Gioventù, Ivan Mazzoletti). Il “Quotidiano sociale” non ha mai visto la luce, ma un risultato Catone lo ha comunque portato a casa: ha ugualmente incassato i contributi pubblici. La sua specialità.

Cesa, Lorenzo/Udc

Open Fiber, L. Cesa (UDC): ‘Ritardi drammatici e perderemo soldi PNRR. Perché CDP non fa nulla?’

Arrestato nel 1993 dopo un periodo di latitanza, viene condannato nel 2001 con l’ex ministro Gianni Prandini a 3 anni e 3 mesi per corruzione: ha ammesso tangenti da centinaia di milioni per appalti Anas. Ma nel 2003 la Corte d’appello di Roma annulla la condanna per un vizio tecnico: il pm aveva svolto funzione di gup. Così scatta la prescrizione. Questo non impedisce all’Udc di nominarlo segretario del partito, al posto di Marco Follini, troppo indipendente da Berlusconi e incensurato. Il nome di Cesa compare nel 2006 anche nella vicenda delle spie e delle intercettazioni illegali. è infatti indagato a Catanzaro per associazione a delinquere e truffa: un’azienda di cui era socio, la Spb optical disk, godette di finanziamenti europei per circa 5 miliardi di lire senza avere svolto alcuna attività. L’azienda fu poi venduta, nel 2004, a Salvatore Di Ganci, in passato in affari con la banda della Magliana. Durante una perquisizione a casa di Giovanbattista Papello, socio di Cesa nella Spb optical disk, sono stati trovati un grembiulino massonico e intercettazioni abusive ai danni di Piero Fassino, Piero Folena e Vincenzo Pozzi, presidente Anas.

Cicchitto, Fabrizio/Forza Italia

Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12/12/1980. All’epoca della scoperta degli elenchi, Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. è uno dei pochi ad aver ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione.

Cirino Pomicino, Paolo/Dc (Rotondi)

Paolo Cirino Pomicino: «I miei voti al Pd, perché ha ancora le correnti» - Corriere.it

Eurodeputato Udeur. Ex ministro del Bilancio della I Repubblica. Condannato in via definitiva a 1 anno e 8 mesi per finanziamento illecito tangente Enimont e a 2 mesi (patteggiati) per corruzione, per i fondi neri Eni». Cirino Pomicino (a destra con Andreotti), è stato processato inoltre per una serie infinita di tangenti e indagato (ma prosciolto) per mafia.

Colli, Ombretta/Forza Italia

Quando era presidente della Provincia di Milano, è stata indagata per aver ricevuto dal costruttore Marcellino Gavio contributi alla campagna elettorale per la sua rielezione. Gavio era azionista privato dell’autostrada Milano Serravalle, controllata dalla Provincia, ed era stato grandemente favorito dal presidente Ombretta Colli. L’inchiesta per Colli si è conclusa con un niente di fatto, perché i magistrati non hanno trovato proporzione tra gli immensi favori concessi da Colli e il sostegno, in fondo modesto, ricevuto da Gavio. Ombretta Colli ha minacciato di candidarsi a sindaco di Milano (avrebbe tolto voti preziosi al candidato ufficiale del centrodestra): così ha ottenuto un posto nelle liste di Forza Italia per il prossimo Parlamento.

Comincioli, Romano/Forza Italia

Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Lodi per la Casa delle libertà. Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi, era in contatto con Gaspare Gambino, imprenditore siciliano vicino a Pippo Calò, il cosiddetto cassiere romano di Cosa nostra. Attraverso Comincioli, la Fininvest realizzò affari col faccendiere sardo Flavio Carboni. Cambiali con girata di Comincioli passarono a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò. Per i suoi rapporti con Cosa nostra e banda della Magliana è stato imputato a Roma (e poi assolto). Accusato per bancarotta fraudolenta, è stato latitante per alcune settimane. Poi imputato nel processo per le false fatture di Publitalia». Fu anche accusato di aver fatto da mediatore tra il banchiere Gianpiero Fiorani e Berlusconi, durante la tentata scalata ad Antonveneta. E di aver ricevuto fidi dalla Popolare di Lodi impegnata nella scalata.

Craxi, Vittorio (detto Bobo)/I socialisti Craxi

La sua prima campagna elettorale, quando entrò per la prima volta nel Consiglio comunale di Milano, fu finanziata da Mario Chiesa, imputato numero uno di Mani pulite, che usò le tangenti raccolte e poi confessate. Suoi materiali elettorali furono trovati durante un sequestro a un imputato nel processo Duomo connection. Nelle sentenze di condanna a suo padre, Bettino Craxi, si accenna a denaro delle tangenti usato per comprare “un appartamento a New York”, o per pagare al figlio Bobo l’affitto di una “casa in Costa Azzurra”. Poi si è schierato col centrosinistra.

Crisafulli, Vladimiro/Ds

Crisafulli: 'I miei voti puzzano ma Bersani li ha sempre presi' - Panorama

Ex sindaco di Enna e uomo forte dei Ds siciliani, è sotto inchiesta insieme a Totò Cuffaro per violazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta su Messina Ambiente. Una telecamera nascosta in un hotel di Pergusa, inoltre, il 19/11/2001 registrò un suo incontro con un boss mafioso, Raffaele Bevilacqua, già latitante, arrestato e condannato in primo grado per mafia. Il politico diessino, a margine di un congresso, discuteva tranquillamente col boss di politica locale, affari e appalti. Per questo Vladimiro Crisafulli, detto Mirello, è stato indagato dalla procura di Caltanissetta per concorso esterno in associazione mafiosa. Indagine archiviata nel febbraio 2004, perché quel colloquio non portò alcun beneficio concreto a Cosa nostra. Resta però “dimostrata da parte di Crisafulli la disponibilità a mantenere rapporti con il Bevilacqua, accettando il dialogo sulle proposte politiche dello stesso, ascoltando la sua istanza e rispondendo alle domande sulle possibili iniziative politico-amministrative, in particolare in materia di finanziamenti e appalti”. “Crisafulli appare disponibile a esplorare con Bevilacqua l’area delle ipotesi strettamente politiche nel territorio e, in parte, ad addentrarsi nell’area grigia dell’affarismo politico-elettorale”. Quell’incontro e altri che seguirono costituiscono, secondo la procura, “un complesso di contatti e disponibilità al dialogo di inquietante valenza”. “La pubblicità dell’incontro… enfatizza in tutti i presenti al congresso l’idea di stabili contatti mafia-politica, con ovvio vantaggio per la prima”. I pm aggiungono che il collaboratore di giustizia Angelo Leonardo ha indicato Crisafulli come “persona conosciuta dal padre Gaetano Leonardo, capofamiglia di Enna” e che “la candidatura del Crisafulli alle elezioni regionali del 2001 avrebbe dovuto essere sostenuta dalla famiglia mafiosa in previsione della possibilità di ottenere, per il tramite dello stesso Crisafulli, contatti nel mondo imprenditoriale. Tuttavia l’arresto nel maggio 2001 di Leonardo Gaetano e del figlio, unitamente ai componenti della famiglia mafiosa di Enna, impediva la concretizzazione del progetto”. Ce n’è abbastanza per chiedere l’archiviazione sul piano penale. Ma ce ne sarebbe a sufficienza almeno per bloccare la sua carriera politica, tanto più nel partito che fu di Pio La Torre. Invece è stato candidato dai Ds in un posto sicuro per la Camera in Sicilia-2. E quando Antonio Di Pietro ha criticato l’incredibile decisione della Quercia, Luciano Violante gli ha replicato che “non esiste alcun motivo di incompatibilità: Crisafulli è nelle stesse condizioni in cui si è trovato in passato Di Pietro, prima incriminato e poi assolto”. Con la differenza che Di Pietro non è oggi indagato, mentre Crisafulli sì. Di Pietro fu accusato su notizie false e non ha mai mostrato “disponibilità” verso mafiosi, anzi Cosa nostra nel 1993 aveva progettato di assassinarlo (Violante è nella stessa lista che ospita Mirello: numero 1 Rutelli, 2 Violante, 3 Piscitello, 4 Crisafulli. Il quale entrerà certamente a Montecitorio. E chissà, magari anche nella Commissione antimafia).

Crivelli, Raffaele/Rifondazione comunista

Dirigente di Rifondazione comunista ed ex sindaco di Altamura, candidato alla Camera in uno dei posti al vertice della lista del Prc per la Puglia. Crivelli è anche dirigente della Tradeco e in questa veste è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti.

Cuffaro, Salvatore/Udc

Salvatore Cuffaro condannato a 5 anni | terra di nessuno

Imputato di favoreggiamento alla mafia e rivelazione di segreto d’ufficio, è accusato di aver informato uomini ritenuti vicini a Cosa nostra che erano intercettati. Tra questi, il boss Giuseppe Guttadauro, legatissimo a Bernardo Provenzano, e l’imprenditore Michele Aiello, padrone della sanità in Sicilia, re delle cliniche private, sospettato di essere un riciclatore dei soldi di Provenzano. Totò Cuffaro si è incontrato segretamente con Aiello nel retrobottega di una boutique di Bagheria: “Per parlare di tariffe sanitarie”, ha spiegato Totò ai magistrati. In una telefonata intercettata il 10/1/2004, Cuffaro parla con Silvio Berlusconi, che gli dice: “Ho saputo qui… la ragione perché ti telefono… il ministro dell’Interno… Mi ha parlato e mi ha detto che tutta la… è sotto controllo, sotto controllo”. Berlusconi parla dunque con Cuffaro di indagini, dicendo di aver avuto informazioni dal ministro Beppe Pisanu (che però ha negato ai magistrati di Palermo di aver mai parlato con Berlusconi di indagini siciliane).

Cusumano, Stefano/Udeur

Arrestato nel 1999 a Catania con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta. Oggi resta sotto processo, con la sola accusa di turbativa d’asta, per gli appalti del nuovo ospedale Garibaldi di Catania. È senatore della Repubblica.

D’Alema, Massimo/Ds

Ex presidente del Consiglio, ex segretario, è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana dal 1975 al 1980, segretario nazionale del Partito Democratico della Sinistra dal 1994 al 1998 e presidente dei Democratici di Sinistra dal 2000 al 2007. È stato deputato per 7 legislature e più volte vicepresidente dell’Internazionale Socialista. Diplomato al liceo classico, dal ‘91 è iscritto all’albo come giornalista professionista. Dal 2010 al 2013 ha ricoperto la carica di Presidente del COPASIR. Ostile alla personalità e alla linea politica di Matteo Renzi, ha lasciato il Partito Democratico, che ha contribuito a fondare, per aderire ad Articolo Uno nel 2017. Dal 2018 è professore straordinario del corso di “storia delle relazioni internazionali” presso la Link Campus University. Fu indagato a Bari per un finanziamento illecito ricevuto da Francesco Cavallari, il re delle cliniche pugliesi (fu in seguito condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), che gli versò una ventina di milioni. D’Alema si salvò grazie alla prescrizione.

De Angelis, Marcello/An

De Angelis (capo comunicazione Reg. Lazio) ha una sua verità sulla strage di Bologna

Direttore di “Area”, la rivista di Gianni Alemanno. Un passato nell’organizzazione fascista Terza posizione: è stato condannato per associazione sovversiva e banda armata, è stato latitante e poi in carcere per tre anni, dal 1989 al 1992.

https://www.romatoday.it/politica/strage-di-bologna-provvedimenti-disciplinari-de-angelis.html

De Gregorio, Sergio/Italia dei valori

Giornalista, realizza scoop come quello di fotografare in carcere (senza permesso) la modella Terry Broome. O d’intervistare Tommaso Buscetta in crociera nel Mediterraneo. Col risultato di far partire una campagna contro i pentiti che se la spassano a spese dello Stato. Poi diventa editore, rilevando la testata socialista dell’Avanti, dopo il naufragio del craxismo. Infine si dà alla politica, diventando il proprietario della sigla “Italiani nel mondo”. Intanto è candidato di Forza Italia, ma quando il partito rifiuta di metterlo in lista passa alla Dc di Rotondi. I suoi Italiani nel mondo sostengono il ministro di An Mirko Tremaglia.

Ma alla vigilia delle elezioni del 2006 De Gregorio firma un accordo con Antonio Di Pietro e mette la sua organizzazione a disposizione dell’Italia dei valori, che lo candida alle elezioni e lo fa eleggere senatore. De Gregorio vuole il ministero degli italiani all’estero. Prodi non glielo concede. Lui si rifà facendosi eleggere, coi voti del centrodestra, presidente della commissione Difesa del Senato. Tra il novembre 2005 e il marzo 2006 (dunque in piena campagna elettorale), ha spacciato assegni scoperti e poi protestati per oltre 87 mila euro.

Delfino, Teresio/Udc (nella foto con Casini)

Teresio Delfino: “Casini, figura di grande equilibrio per il Quirinale”

Sottosegretario del governo Berlusconi, ha ricevuto un avviso di garanzia nell’inchiesta sui fondi dell’Enoteca d’Italia.

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Solidarietà a tutti i compagni e compagne Anarchici arrestati ultimamente e a tutti quelli che sono ancora in carcere o che subiscono una limitazione della libertà individuale.

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Chi dice “Stato” dice necessariamente “Guerra”.

La lotta per la preponderanza, che è la base

dell’organizzazione economica borghese,

è anche la base dell’organizzazione politica.

P. Kropotkin

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)