(3° parte) Chi controlla il controllore? Anarchia, l’unica via!

Elenco dei  politici impuniti, esosi e corrotti – indagati:

Abbiamo ritenuto importante mandare questo elenco di politici impuniti (di destra, di sinistra e cattosinistroidi), e puntualizzare il  loro sistema  politico, i loro intrallazzi,  speculazioni,  e tutto questo per arrivare a diventare il capo politico e arricchirsi sempre di più, soprattutto in questo periodo oscuro dove sono già arrivati i 250 miliardi  di Euro del PNRR a fondo perduto, e i politici si stanno spartendo la torta!

Claudio Borghi A. on Twitter: "Taglio della mega torta. Grandissima organizzazione Lega Nord Como. 550 persone e tantissimi nuovi tesserati. http://t.co/0RDMyDRiq4" / Twitter

E Noi poveracci ce tocca arranca’ ci hanno tolto lo statuto dei lavoratori imponendoci il libero mercato fatto di sfruttamento e lavoro nero legalizzato.

Mentre questi se stanno rubando tutto, molti  campagni anarchici e anarchiche vengono arrestati per azioni dirette dimostrative, senza morti, fatte per evidenziare le tante problematiche sociali, ambientali, politiche, militari italiane e geopolitiche! E arrestati ingiustamente perché troppo utopistici e sognatori, in questo mondo mediocre, crudele e senza sogni e sentimenti, dove il senso della vita è quello di arricchirsi sempre più e lasciare i poveri schiavi e sempre più poveri, senza cultura, a farsi la guerra tra di loro per sopravvivere. Lo Stato invece, ha fatto eccidi e stragi di Stato e sono ancora impuniti: vergogna!

La massomafia ha le sue guardie private che, tra le altre cose, dirottano le elezioni: gabellotti, Cosa nostra, la ‘Ndrangheta, la Camorra, che, grazie alla massoneria, sono diventati molto più potenti e sempre più inseriti all’interno di un Sistema statale massomafioso, terrorista, criminale integrato.

Sul tema ‘massoneria e mafia’ il Governo tace e dorme (nella peggiore delle ipotesi è in trattativa…), ma la cosa più grave è che quel Movimento Cinque Stelle che doveva essere, a parole, il nemico numero uno della massomafia, si trova di fatto al governo con la Meloni, con quelle forze politiche anticostituzionali (massoneria) fondate da uomini della mafia, soggetti politici, militari, imprenditori, banchieri, servizi segreti, che l’hanno costantemente pagata mammasantissima per fargli fare i lavori sporchi:

Dell’Utri, Marcello/Forza Italia

Chi è Marcello Dell'Utri, l'uomo a cui Berlusconi ha lasciato 30 milioni di euro • TAG24

Senatore della Repubblica. Eletto nel 2001 nel collegio più chic di Milano. La legislatura precedente era deputato. Tra i collaboratori più vicini a Berlusconi fin dagli anni ‘70, è considerato l’´inventore, nel 1993, di Forza Italia.

  • Accusato di bancarotta fraudolenta per il crac Bresciano (un’azienda del discusso finanziere siciliano Filippo Alberto Rapisarda).
  • Arrestato nel 1995 dai magistrati di Torino per le false fatture di Publitalia (la società che raccoglie pubblicità per le tv di Berlusconi). Indagato per i fondi neri di Publitalia anche a Milano (nel 1994 aveva evitato l’arresto solo grazie alla soffiata del Tg5 di Enrico Mentana, che dando la notizia aveva fatto cadere le esigenze di custodia cautelare). E’ stato condannato definitivamente a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino (false fatture Publitalia); ha patteggiato 6 mesi a Milano per altre vicende di false fatture Publitalia.
  • A Milano è stato condannato a 2 anni in appello per estorsione aggravata (per aver mandato il boss di Cosa nostra Vincenzo Virga a fare il “recupero crediti” nei confronti di Vincenzo Garraffa, titolare di una squadra di pallacanestro sponsorizzata da Publitalia).
  • A Palermo è stato condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno nell’associazione mafiosa Cosa nostra e processato per calunnia aggravata nei confronti di alcuni collaboratori di giustizia (Dell’Utri aveva assoldato due falsi pentiti perché raccontassero di essere stati convinti in carcere ad accusare Berlusconi e Dell’Utri di mafia).

Stragi di mafia del '93, Berlusconi e Dell'Utri di nuovo indagati come possibili mandanti - TP24.it

  • A Madrid, in Spagna, è accusato di gravi irregolarità nella gestione di Telecinco.

Complessa la sua vicenda processuale, costellata di leggi su misura. A Torino, nel 1998, è condannato in appello a 3 anni e 2 mesi per false fatture e frode fiscale continuata della società Publitalia. Ma prima che la sentenza diventasse definitiva, il Parlamento (a maggioranza Ulivo) approvò in tutta fretta una legge che permetteva il patteggiamento anche in Cassazione: Dell’Utri la usò, rimediando uno sconto che ridusse la pena a 2 anni e 6 mesi, sotto la soglia dei 3 anni oltre i quali si deve entrare in carcere. Restava aperto il problema delle pene accessorie: 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici. Perso, in forza di quella pena, il seggio in Parlamento, Dell’Utri sarebbe finito in cella, perché nel frattempo i giudici di Palermo avevano chiesto il suo arresto per la vicenda dei falsi pentiti. Dell’Utri chiede allora che gli sia applicato l’indulto del 1989 (anche se gran parte dei reati contestati sono successivi). La Corte d’appello di Torino respinge la richiesta, ma poi la Cassazione l’accoglie: così niente pene accessorie, niente arresto.

La pena definitiva scende ancora, in sede d’esecuzione, a 1 anno e 8 mesi (sotto la soglia dei 2 anni, quindi senza neppure l’obbligo dell’affidamento ai servizi sociali), perché il governo Amato (centrosinistra) depenalizza alcuni reati fiscali e finanziari. Da Milano, intanto, arrivano altre piccole pene per false fatture e falso in bilancio, considerate ‘in continuazione’ con la condanna di Torino. La pena complessiva, dunque, risale oltre i 2 anni. Ci pensa la nuova legge sul falso in bilancio (2001, governo Berlusconi), che risolve il problema. A Palermo i due processi d’argomento mafioso (quello per concorso esterno squaderna una imponente mole di prove della vicinanza tra Dell’Utri e Cosa nostra) arrivano alle fasi finali, quando una apposita legge (quella cosiddetta ‘d’attuazione’ dell’articolo 68 della Costituzione, che col contributo del verde Marco Boato dilata a dismisura i privilegi e le immunità dei parlamentari) si rendono inutilizzabili, nei confronti di deputati e senatori, i tabulati telefonici. Proprio i tabulati erano la prova dei contatti tra Dell’Utri e i falsi pentiti assoldati per azzerare le accuse di mafia. L’accusa si oppone a gettare alle ortiche quelle prove, perché raccolte comunque prima del provvidenziale arrivo della legge. Il processo è continuato.

Tutto questo non ha impedito a Silvio Berlusconi di candidarlo al Senato, nel collegio più centrale di Milano. Marcello lo aveva confessato in tv: “Mi candido per legittima difesa”. Tra un processo e l’altro, si atteggia a uomo di cultura: il 20/6/2003, per esempio, ha inaugurato la Biblioteca del palazzo del Senato, alla presenza del presidente del Senato Marcello Pera e del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Ed è responsabile della scelta dei candidati di Forza Italia per le elezioni politiche del 2006.

Del Pennino, Antonio/Forza Italia

è tra i repubblicani che con Giorgio La Malfa si sono schierati con Berlusconi. In passato è stato vicesegretario nazionale del Pri e più volte parlamentare. Una testimone racconta che a fine anni ‘70 Del Pennino era tra i frequentatori delle bische clandestine gestite a Milano da Angelo Epaminonda. Lì era chiamato “Del Pennazzo”. Il 13/5/1992, agli albori di Mani pulite, quando era deputato del Pri e capogruppo repubblicano alla Camera, è stato raggiunto da un’informazione di garanzia. L’ipotesi di reato: ricettazione, per aver ricevuto denaro provento di tangenti. Nel 1993 la Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere per violazione delle norme sul finanziamento pubblico dei partiti: i magistrati di Milano l’avevano richiesta per contributi in denaro che Del Pennino avrebbe ricevuto da fondi neri costituiti presso l’ Associazione industriale lombarda (Assolombarda).

A luglio 1994 Ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni (convertita nella sanzione di 4 milioni) nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Il 25/1/2000 la settima sezione penale del tribunale di Milano lo ha prosciolto nel processo per le tangenti Atm, per le forniture di autobus all’azienda dei trasporti milanese (in precedenza, lo stesso tribunale aveva respinto una sua richiesta di patteggiamento, perché la pena concordata col pubblico ministero non era stata ritenuta congrua rispetto alla gravità dei fatti contestati). Alla fine del 2000 Antonio Del Pennino è rientrato nel Pri, giusto in tempo per partecipare al “ribaltino” che ha portato il glorioso partito ad allearsi con Berlusconi.

De Luca, Vincenzo/Ds

Deputato Ds fedelissimo di Massimo D’Alema, è indagato a Salerno per il piano regolatore e gli appalti della centrale termoelettrica.

De Michelis, Gianni/Nuovo Psi

Addio a Gianni De Michelis | Fu ministro degli Esteri - Live Sicilia

Ha patteggiato a Venezia 1 anno e 6 mesi per corruzione (mazzette autostradali del Veneto) e a Milano 6 mesi per finanziamento illecito (tangente Enimont). Nella I Repubblica è stato ministro. Era chiamato il “Doge di Venezia”. Una sentenza rimarca che con le tangenti non solo finanziava la sua corrente, ma «alimentava il suo principesco stile di vita sia pubblica sia privata».

De Piccoli, Cesare/Ds

Nei primi anni ‘90 fu accusato (e poi prescritto) di aver ricevuto dalla Fiat alcune centinaia di milioni su tre conti in Svizzera: Accademia, Linus, Carassi. Erano tangenti «finalizzate alla campagna elettorale della corrente politica veneta facente capo all’onorevole Massimo D’Alema».

Fini, Gianfranco/AN

ex presidente della Camera e leader di Alleanza Nazionale. Nel 2010, dopo la nascita del gruppo Futuro e Libertà Fini viene messo in discussione per un alloggio di 45 m² a Monte Carlo lasciato in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale nel 1999. Tale alloggio, venduto dal partito nel 2008 ad una società off shore dell’isola Santa Lucia, per la cifra di euro 300.000, risulta affittato con regolare contratto all’imprenditore immobiliare Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna del Presidente Fini. Ma il 26 ottobre 2010 la Procura di Roma annuncia che non risulta esserci nessuna frode nell’affare, e chiede l’archiviazione delle indagini su Gianfranco Fini.

Nel 2015 l’immobile di Montecarlo è stato poi rivenduto dalla società proprietaria a un imprenditore svizzero a 1,3 milioni di euro, dopo essere stato messo in vendita alla cifra di 1,6 milioni di euro. In base ad una inchiesta della procura di Roma, il cognato di Fini avrebbe ricevuto i soldi necessari per l’acquisto della casa di Montecarlo da Rudolf Baetsen, un collaboratore del discusso imprenditore del gioco d’azzardo Francesco Corallo, facendoli transitare su conti offshore. Per questo motivo viene indagato per riciclaggio dalla procura di Roma. Nel 2017 su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con l’operazione “Rouge et noir”, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo per 1 milione di euro (due polizze vita con valore di riscatto per 495.000 euro) nei confronti dell’ex presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, già indagato dalla Procura di Roma per concorso in riciclaggio. Il sequestro è scattato dopo il 2016, quando arrestarono i suoi compari : Francesco Corallo e i suoi sodali Alessandro La Monica, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta, accusati di essere promotori e partecipi di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Il profitto illecito dell’associazione, oggetto di riciclaggio, una volta depurato, sarebbe stato impiegato da Corallo in attività economiche e finanziarie ed in acquisizioni immobiliari che hanno visto il coinvolgimento di membri della famiglia Tulliani (Giancarlo Tulliani era il cognato di Gianfranco Fini – tutto in casa, aumm aumm) a loro volta indagati per riciclaggio e reimpiego e già destinatari di un provvedimento di sequestro del valore di 7 milioni di euro.

Ma chi era Francesco Corallo il compare di Fini?  figlio del boss della mafia italiana Gaetane Corallo.

Corallo (a sinistra nella foto), possiede diversi casinò, di cui tre a Sint Maarten, così come a Santo Domingo e Panama. In precedenza possedeva anche una casa da gioco a Curaçao, ma lì ha perso la licenza dopo che il suo nome è apparso negli studi che circondavano Gerrit Schotte. Avrebbe usato queste attività per riciclare il denaro della droga (Blue Moon è stata definita l’operazione sotto copertura messa in atto dai servizi dei paesi del blocco occidentale a partire dall’inizio degli anni ‘70, finalizzata a diffondere l’uso di droghe pesanti tra gli attivisti dei movimenti giovanili di contestazione al fine di distoglierli dalla lotta politica).

Corallo avrebbe corrotto l’allora primo ministro di Curaçao Gerrit Schotte, per il quale quest’ultimo sarebbe stato condannato a 18 mesi di reclusione. L’inchiesta in merito è partita dopo una richiesta di referenze da parte di Schotte al governo italiano per la nomina di Corallo a un incarico dirigenziale presso un istituto finanziario delle Antille. Corallo doveva essere nominato ambasciatore della Dominica presso l’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) a Roma nel 2016, ma i pubblici ministeri hanno negato la sua immunità diplomatica. Alla fine del 2016, Corallo è stato accusato di evasione fiscale e corruzione dal padre, lui stesso arrestato dalle autorità italiane, dopodiché è stato estradato e posto in custodia cautelare a novembre in attesa della decisione. Nell’agosto 2017, Corallo è stato estradato da Sint Maarten in Italia dopo una battaglia legale. Una volta arrivato in Italia, però si è comperato tutti e non sarebbe stato tenuto prigioniero (per molto tempo) e nel luglio 2018 è tornato a Sint Maarten. Nel 2019, il tribunale di Philipsburg ha deciso che la procura italiana poteva confiscare e vendere le barche di Corallo.

Operazione Bluemoon: Eroina di Stato (Rai Storia)//www.youtube.com/watch?v=lPs3XOvOvj8

Fitto, Raffaele/Forza Italia

Ex presidente della Regione Puglia, il 20/6/2006 ha ricevuto una richiesta d’arresto per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti. Ha evitato il carcere soltanto perché parlamentare. È accusato di aver intascato una mazzetta da 500 mila euro dal re della sanità Giampaolo Angelucci, in cambio di un appalto per la gestione di 11 case per anziani. L’ex governatore avrebbe anche fatto confluire spot pagati dalla Regione su una tv locale, Telerama, in cambio di appoggio elettorale contro il suo sfidante, Nichi Vendola.

Firrarello, Giuseppe/Forza Italia

Ex democristiano siciliano, andreottiano, è stato accusato di tangenti per l’appalto dell’ospedale Garibaldi di Catania. Nel 1999 la procura chiese anche di poterlo arrestare, ma il Senato negò l’autorizzazione a procedere. Erano circolate trascrizioni di intercettazioni telefoniche che lo accusavano pesantemente, ma ora non ve n’è più traccia: sparite. In una videocassetta, invece, è ancora possibile vedere e sentire il mafioso Enrico Incognito urlare: “Firrarello, anche tu mi hai abbandonato”. Nel 2001, passato dall’Udeur a Forza Italia, è stato rieletto. Per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d’asta e corruzione.

Formigoni, Roberto/Forza Italia

Roberto Formigoni dopo la confisca per 6.6 milioni di euro: 'vivrò con poco, ho sempre fatto una vita morigerata' - Spetteguless

Il padre Emilio, torturatore fascista, era il comandante delle Brigate Nere di Missaglia (Lecco),  responsabile, tra le altre bestialità, dell’eccidio di Valaperta.

Da Presidente della Regione Lombardia, Roberto, il ciellino arrivista, arrogante e senza scrupoli, ha poi voluto ad ogni costo (anche contro il parere di Berlusconi) candidarsi al Senato, per assistere da Roma all’eventuale crollo di Silvio e poter gestire l’eventuale disfacimento di Forza Italia. è stato coinvolto in alcune complesse vicende politico-giudiziarie, senza peraltro mai subire condanne.

  • Scandalo “ricette d’oro”. Non ha visto né sentito nulla dell’estesissimo sistema di corruzione architettato dal professor Giuseppe Poggi Longostrevi, che negli anni ‘90 ha truffato almeno 90 miliardi alla Regione, facendo fare a centinaia di medici ricette false o per prestazioni gonfiate o inutili. Nella motivazione della sentenza che condanna per corruzione 175 medici che avevano accettato il “sistema Longostrevi”, si afferma che la Regione ha favorito la truffa. I giudici hanno così dimezzato i risarcimenti alla Regione, per ‘concorso di colpa’: per l’inidoneità, per non dire assenza, dei controlli. Nessuna responsabilità penale accertata per Formigoni, ma certamente la responsabilità politica di non aver saputo vigilare su un settore da sempre a rischio di corruzione. E responsabilità politica di aver voluto ai vertici della sanità regionale – prima come suo consulente, poi come assessore alle Politiche sociali – Giancarlo Abelli, amico di Longostrevi e sua sponda politica in Regione.
  • Discarica di Cerro. Roberto Formigoni ha ricevuto un avviso di garanzia il 14/7/2000, per la gestione della discarica di Cerro Maggiore, per la quale era già stato condannato Gianstefano Frigerio, che aveva ricevuto una tangente da 150 milioni da Paolo Berlusconi. Nel 1995, quando scoppiò in Lombardia la cosiddetta “emergenza rifiuti”, Formigoni indirizzò a Cerro (che avrebbe invece dovuto chiudere) tutta la spazzatura regionale e si impegnò a pagare al proprietario, Paolo Berlusconi, 300 milioni al giorno per altri due anni. Nel 1999 ci fu un accordo per bonificare la discarica. Il compito spettava ai proprietari, Berlusconi e soci, che in 5 anni d’attività avevano realizzato, secondo un rapporto della Guardia di finanza, “ricavi effettivi per almeno 240 miliardi”. Invece Formigoni fece pagare la bonifica a un’altra azienda, in cambio del permesso per aprire un supermercato sull’area della discarica. Nel corso delle indagini è emerso anche un appunto scritto a mano, il verbale di una riunione tenutasi a Milano2 alla presenza di Paolo Berlusconi e degli altri soci della discarica. Il foglietto parla della costituzione, attraverso false fatture, di fondi neri all’estero per oltre 10 miliardi, preparati per pagare in nero nuove discariche e tangenti ai politici. Sul foglietto sono indicate anche alcune cifre (“500 milioni”, “200 milioni”…) con accanto nomi o abbreviazioni (“Form”, “Pozzi”…). Chi sarà ”Form”?
  • Lombardia Risorse. Formigoni è stato indagato per la gestione della società regionale Lombardia Risorse (un fallimento da 22 mila miliardi).
  • Fondazione Bussolera-Branca. Formigoni è stato indagato e poi rinviato a giudizio, su richiesta dei magistrati Alberto Robledo e Fabio De Pasquale, per abuso patrimoniale d’ufficio nella gestione della Fondazione Bussolera-Branca, che gestiva un patrimonio di 170 miliardi, poi dirottati dai suoi amministratori verso impieghi diversi da quelli voluti dal fondatore (la valorizzazione del patrimonio rurale dell’amato Oltrepò pavese). Da questa vicenda giudiziaria è uscito penalmente pulito. Restano i fatti: la fondazione è stata strappata ai suoi gestori (il professor Lancellotti), spolpata e svuotata, con l’assenso della Regione. Formigoni partecipa nell’aprile 1999 a una cruciale riunione con l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Fiori, il funzionario Maurizio Sala, oltre naturalmente al suo braccio destro, Nicola Maria Sanese, potentissimo direttore generale lombardo. Dopo la riunione, la Regione emette 4 delibere: alla fondazione Bussolera-Branca è imposto di rinunciare a tutte le cause che aveva avviato per difendersi dagli attacchi; poi di modificare lo statuto per far entrare nel consiglio d’amministrazione due nuovi consiglieri, Giulio Boscagli, cognato di Formigoni, e Niccolò Querci, all’epoca segretario particolare di Silvio Berlusconi e poi, deputato di Forza Italia.
  • Oil for food. Formigoni è citato nei rapporto americani come il destinatario di contratti petroliferi per 24,5 milioni di barili di greggio, assegnati a prezzi di favore dal regime iracheno di Saddam Hussein. Per questa vicenda sono indagati a Milano il collaboratore e consulente di Formigoni, Marco De Petro, e il segretario particolare e braccio destro Fabrizio Rota.

Franzoso, Pietro/Forza Italia

Morto deputato Pdl Pietro Franzoso

Imputato di voto di scambio in Puglia.

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Il potere politico aspira sempre all’uniformità.

Nel suo stupido desiderio di ordinare e

controllare tutti gli eventi sociali secondo

un principio definito, tende sempre a ridurre entro

una unica forma tutte le attività umane.

R.Rocker

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)