Il 2 settembre dopo più di 40 anni, Giuliano Amato fa delle dichiarazioni ai mass media sulla strage di Ustica: “Il Dc9 abbattuto da missile francese” per uccidere Gheddafi avvertito da Craxi. Si inabissò con dentro 81 civili, le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità si chiede Amato? “È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato, o meglio, un segreto di Stati. Potrebbe farlo la Nato, che in tutti questi anni ha sempre occultato ciò che accadde nei cieli italiani”. “La versione più credibile di questa strage di stato è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva uccidere Gheddafi in volo su un Mig della sua aviazione, la strage, dice ancora Amato, prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico. L’esercitazione era una messinscena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come un incidente involontario. Gheddafi invece si salvò perché avvertito dell’imminente attentato da Bettino Craxi. Il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia che si inabissò. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata. I francesi agirono, gli americani ne erano certamente a conoscenza (dice ancora Amato) ma sul perché non ci sono ancora risposte”. Amato racconta che quando era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel 1986, i generali volevano convincerlo della “tesi della bomba” esplosa dentro l’aeromobile che sostituì quella del “cedimento strutturale” dell’aereo. Capì così che il segreto che volevano nascondere riguardava il coinvolgimento della Nato. Secondo Amato, Craxi aveva avuto una “soffiata” e aveva avvertito Gheddafi: non voleva che venisse fuori questa verità perché sarebbe stato incolpato di infedeltà alla Nato e di spionaggio. Amato rese pubbliche le sue opinioni sulla strage di Ustica e questo lo portò all’incontro prima e a una lunga collaborazione poi col giornalista Andrea Purgatori, recentemente scomparso. Dopo quarant’anni, conclude Amato, appare incomprensibile la scelta di continuare a occultare la verità coprendo il delitto per “una ragion di Stato” o per “una ragion di Nato”: “Sono stati uccisi 81 innocenti passati lì per caso. E quindi resta un delitto gravissimo”.
Ma per capire meglio il problema facciamo un po’ di storia:
La sera del 27/6/1980 il Dc9 dell’Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, all’altezza dell’isola di Ustica uscì dagli schermi radar e venne dato per disperso. Solo il giorno dopo vennero avvistate le prime vittime che alla fine furono 81: tutti quelli che erano a bordo. Le numerose rogatorie internazionali (indirizzate a Usa, Belgio, Germania, Francia e per finire anche al governo transitorio della Libia dopo la caduta del regime di Gheddafi) che la procura di Roma ha avviato negli anni, nell’ambito dell’inchiesta bis aperta per strage contro ignoti, non hanno consentito di arrivare a risultati concreti: alcuni Paesi hanno fornito informazioni senza alcuna rilevanza penale mentre altri hanno totalmente ignorato la richiesta. Gli atti urgenti dell’indagine sono affidati al pm di Roma Giorgio Santacroce. Il 18/7/1980 sui monti della Sila, in località Timpa delle Magare, viene ritrovato ufficialmente il relitto di un Mig 23 libico: si pensa che l’aereo sia precipitato la sera del 27 giugno e abbia avuto un ruolo nella tragedia del Dc9. Il 25/11/1980 John Macidfull, esperto dell’ente Usa per la sicurezza del volo, consegna al magistrato una perizia in cui si rivela la presenza di un caccia sconosciuto accanto al Dc9 al momento dell’esplosione. Nel novembre 1980 il giudice istruttore Vittorio Bucarelli affida una nuova perizia a una commissione coordinata dall’ingegner Massimo Blasi. Si decide il recupero del relitto. Solo dopo 8 anni, nell’estate 1986 parte l’operazione recupero, affidata a due navi e a un sottomarino di una società francese che risulterà legata ai servizi segreti (tutto in casa, peggio della mafia…). La commissione Blasi sposa la tesi del missile, ma nella primavera 1990 2 dei 5 esperti della commissione cambiano idea (occultano) e parlano di bomba. Nel luglio 1990 nelle indagini della commissione stragi subentra il magistrato Rosario Priore. Nell’inverno 1992 finalmente arriva l’incriminazione per una settantina tra ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica militare per depistaggi, distruzione di prove e falso. Per 7 generali si profila l’aggravante dell’alto tradimento. Nel giugno 1997 sul tavolo di Priore arriva il dossier completo di 17 anni di lavoro: 700 cartelle di analisi sui dati radar e 3.000 pagine di allegati. L’ipotesi che emerge è quella che il Dc9, la sera dell’incidente, volò per un’ora all’interno di un vero scenario di guerra. Tra le tante assurdità di questa macabra vicenda, il 15/12/2005 la prima Corte d’assise d’appello assolve, “perché il fatto non sussiste”, i generali P2 dell’Aeronautica Bertolucci (foto sotto) e Ferri dall’accusa di aver depistato le indagini. Il 27/6/2007, 27 anni dopo, i resti del relitto vengono ricomposti nel ‘Museo della memoria’ a Bologna.
Il 17/6/2011 la Nato dichiara ai mass media: c’erano 21 aerei militari in volo (5 sconosciuti, gli altri americani e inglesi) nei cieli di Ustica quella notte. Lo afferma la Nato in un documento ufficiale che il giornalista Andrea Purgatori mostra per la prima volta in un programma di Rai3. La tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 dell’Itavia ad Ustica “è abbondantemente e congruamente motivata”. Lo afferma la sentenza con la quale la terza sezione civile della Corte di Cassazione respinge il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle Infrastrutture e ribadisce che i parenti delle vittime del massacro vanno risarcite.
In questi giorni sulla strage di Ustica, il presidente della Commissione stragi dichiara: “Francia e Nato hanno le risposte”. Giurista ed ex parlamentare, Il presidente della commissione stragi Pellegrino è stato per due legislature, dal 1994 al 2001, presidente della Commissione stragi, incaricata di indagare su alcuni dei più grandi misteri irrisolti della storia italiana del dopoguerra, dal caso Moro ad appunto la strage di Ustica. Il magistrato Rosario Priore (giudice istruttore e consulente della Commissione stragi), dopo anni di lavoro nel 1999 depositò una sentenza ordinanza sui fatti di Ustica. Priore sosteneva che sulla base dei dati radar si poteva dimostrare, come nascosto nella scia o sotto la pancia del DC9 volasse un aereo militare senza trasponder, che serve per comunicare ai controllori del traffico aereo la posizione, velocità ed altezza dell’aeromobile utilizzando un radar secondario di terra. L’aereo nascosto sarebbe il Mig libico, i due assalitori quelli francesi. Amato parla di ostacoli e depistaggi alle indagini su Ustica da parte di generali P2 dell’Aeronautica italiana e pressioni di cui lui stesso sarebbe stato vittima. Dopo lo scandalo di Ustica, l’aeronautica fece una brutta figura già durante il lavoro della prima Commissione d’inchiesta sulle stragi, presieduta da Libero Gualtieri. Lì fu sfondato il muro di gomma e si misero in luce una serie di contraddizioni su quello che dichiaravano i vertici dell’Aeronautica. Anni dopo, il generale Mario Arpino a una contestazione sulle omissioni riguardo ai fatti di Ustica, rispose con parole precise. Spiegò che era inutile nascondersi dietro a un dito e che per i militari ancora nel 1980, un terzo del parlamento italiano era considerato nemico dal Patto Atlantico anticomunista (gladio – P2 – stay behind) firmato anche dall’Italia nel 1949. Insomma di fronte al Partito Comunista più forte d’Occidente, certi sospetti non potevano essere riconosciuti. La sentenza della Cassazione assolse i capi dell’Aeronautica dall’imputazione di alto tradimento, nel rivisitare la vicenda, affermò ancora (nonostante l’evidenza), che gli indizi di un’esplosione interna erano superiori a quelli di un missile. Priore acquisì la consulenza sui radar e depositò un’ordinanza enorme che sulla base di quei dati rafforzava l’ipotesi della battaglia aerea.
Secondo la commissione stragi il segreto meglio custodito d’Italia è stato l’esistenza di Gladio. E nel mantenimento di quel segreto la Nato ha avuto le sue precise responsabilità. Nel 1988 nacque l’Associazione parenti delle vittime della Strage di Ustica, per iniziativa di Daria Bonfietti (sorella di una delle vittime), che ricorda: «Appariva sempre più chiaro che coloro che lottavano contro la verità esistevano, erano esistiti sin dagli istanti successivi al disastro e operavano a vari livelli nelle nostre istituzioni democratiche per tenere lontana, consapevolmente, la verità». Si mobilitò l’opinione pubblica, scossa da una mancata verità che assumeva la dimensione dello scandalo. E l’opinione pubblica, in molti modi, fece sentire la sua pressione; ne seguirono due importanti effetti. Riprese vigore l’impegno della Magistratura: con due successive complesse campagne di recupero svolte a 3.700 metri di profondità, nel 1987 e nel 1991, fu acquisito il 96 % del relitto del DC9.
Nel 1992, i vertici dell’aeronautica all’epoca dei fatti furono incriminati per alto tradimento (perché, avevano omesso di riferire alle autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare), l’ipotesi di una esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle autorità politiche informazioni errate. Nel 2008 i familiari delle vittime citano in sede civile i ministeri della Difesa e dei Trasporti per le “omissioni e negligenze” che avrebbero ostacolato la ricostruzione giudiziaria dei fatti. Il 12/9/2011 termina il processo civile contro i ministeri della Difesa e dei Trasporti, con la condanna, confermata negli anni successivi dalla Cassazione, a risarcire oltre 100 milioni ai parenti delle vittime (soldi che dovrebbe mettere la NATO, dovrebbero scalarle dalle spese militari, non dai servizi sociali). Nelle motivazioni, i giudici accreditano con fermezza la ricostruzione per cui quella sera sopra il Tirreno ci fosse un’azione di guerra, che coinvolgeva tre diversi veicoli militari. Il 20/4/2014 avvengono le desecretazioni dei segreti militari, in possesso dello Stato sulle stragi di stato, Ustica compresa. Amato parla di ostacoli e depistaggi alle indagini su Ustica da parte di generali dell’aeronautica italiana e pressioni di cui lui stesso sarebbe stato vittima. Secondo la commissione stragi, sono la Francia e la Nato che devono dare le risposte definitive.
Specifichiamo che l’Organizzazione e il potere del Patto Atlantico anticomunista nasce in Italia nel 1949, da un’alleanza militare intergovernativa firmato tra 31 Stati membri, di cui 29 europei e due nordamericani. I Paesi fondatori della NATO furono Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti d’America. La Nato nasce per volontà di 12 nazioni americane ed europee allo scopo di contrastare il potere dell’Unione Sovietica (guerra tra due poteri – Nato e Russia – per il potere economico, politico, militare -guerra fredda). Oggi conta 30 Paesi. In seguito all’ingresso nella NATO di 7 nuovi paesi, avvenuto il 29 marzo 2004, l’attuale numero dei componenti è 257, scelti tra i membri dei Parlamenti nazionali dei 28 Paesi dell’Alleanza atlantica che sono: Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia (che fino a ieri stava con La Russia), Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria. Puntualizziamo che nella base militare di Aviano (Pordenone) sono ospitate alcune bombe atomiche B61-4. Altre bombe nucleari di tipo B61-3, B61-4 e B61-7 sono all’aeroporto militare di Ghedi (Brescia). Ma quante sono le basi Nato in Italia e dove sono? Si parla di 120 basi militari sparse su tutto il territorio Italiano!
Nel 1969 vi furono in Italia 145 stragi di stato, dove la Nato pagava l’estrema destra per eseguirle: il 15 aprile una bomba distrusse lo studio del rettore dell’Università di Padova Enrico Opocher. Il 25 aprile fu poi colpita la fiera di Milano e l’ufficio cambi della Banca Nazionale delle Comunicazioni che aveva sede nell’atrio della Stazione centrale; in questo stesso giorno, a Brescia, venne devastata la sede Anpi, fatta saltare la lapide dedicata ai partigiani in piazza della Loggia e furono aggrediti ex-partigiani. Anche i treni erano un bersaglio possibile e nella notte tra l’8 e il 9 agosto 1969 vennero collocati 10 ordigni su convogli ferroviari, di questi 8 esplosero ferendo 12 passeggeri. Secondo una ricerca presentata dalla Giunta regionale lombarda in quella regione, nel 1969 vi furono 400 episodi di violenza di matrice neofascista, quindi uno ogni due giorni. Sicuramente tutti questi episodi cercavano di «catturare l’attenzione provocando shock, orrore e paura», una strategia caratteristica delle azioni terroristiche. Il 12 dicembre 1969 a Milano era giorno di mercato e in Piazza Fontana, dove si svolgeva tradizionalmente la contrattazione delle merci agricole presso la Banca dell’Agricoltura aperta anche il pomeriggio e particolarmente frequentata, alle 16 e 37 l’esplosione di una bomba provocava la morte di 16 persone e il ferimento di altre 84. Contemporaneamente a Roma deflagrarono altri ordigni: alla Banca nazionale del lavoro, dove vi furono 14 feriti, all’altare della patria e all’entrata del Museo del Risorgimento. Una quinta bomba venne rinvenuta, inesplosa, alla Banca commerciale di Milano, in piazza della Scala. Le vittime erano quindi tutti clienti della banca, per la maggior parte in Piazza Fontana per il mercato. La strage di Piazza Fontana segnò profondamente l’Italia: «Ho pensato che cominciava davvero un periodo cupo, un periodo atroce», ricorda il giornalista Corrado Stajano e nessun cittadino aveva fino ad allora nemmeno immaginato la possibilità di assistere ad un delitto così efferato; inoltre, come fu ben presto chiaro, uomini dei servizi segreti italiani erano coinvolti in quel «terreno vischioso che corre parallelo a tutta la storia repubblicana, rappresentato dal rapporto tra gli apparati di ordine pubblico e ambienti neofascisti. Il coinvolgimento di uomini dei servizi segreti e l’innalzamento così forte della violenza colpì e spaventò gli italiani. Scrisse Giorgio Bocca che: «per la prima volta gli italiani avevano l’impressione di essere stati ingannati, traditi dal loro Stato».
La nuova inchiesta sulla strage neofascista di Brescia porta lì, dove nessuno poteva immaginare: il comando Nato di Verona (foto sotto).
La strategia della tensione in Italia è un periodo storico molto tormentato della storia della Repubblica Italiana, conosciuto come ‘anni di piombo’ e che, mediante un disegno eversivo, tendeva alla destabilizzazione o al disfacimento degli equilibri precostituiti. L’arco temporale si concentrerebbe in un periodo storico che andrebbe dalla strage di piazza Fontana (12/12/1969) alla strage di Bologna (2/8/1980), sebbene alcuni studiosi retrodatino l’inizio di tale strategia al Piano Solo (1964), il fallito colpo di Stato progettato dal generale P2 dell’arma dei cc Giovanni de Lorenzo. Le condanne definitive per tali stragi e attentati sono poche, e tutte relative agli esecutori materiali, a colpevoli marginali e non ai presunti mandanti, sempre assolti o mai definiti come tali da sentenze giudiziarie. Ma il problema più grosso in Italia oggi è che la politica italiana ha riciclato di nuovo la destra anticostituzionale (Meloni), senza dare la possibilità a noi, gente comune, di discutere di quel periodo oscuro delle stragi di stato, nonostante la commissione stragi a fine anni ‘90 tolse il segreto militare imposto dalla Nato. Vergogna!
Ancora oggi siamo costretti ad andare in guerra se lo decide la Nato, costringendoci anche a mantenerli e a mandare le armi ai paesi in guerra, nonostante noi Italiani siamo contro le armi, ed economicamente siamo in un’periodo storico oscuro di miseria nera.
.
Atlantide – Ustica, 40 Anni di Bugie – Puntata del
24/06/2020https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-ustica-40-anni-di-bugie-puntata-del-24062020-25-06-2020-331569
Il Muro di Gomma (1991)https://www.dailymotion.com/video/x8131gd
Il “SEGRETO” delle ATOMICHE AMERICANE in Italiahttps://www.youtube.com/watch?v=SB46JAHFnC0
.
Basta armi! Basta guerre! Né col potere politico della destra, ne’ col potere politico della sinistra, ne’ col potere cattosinistroide!
Cospito, siamo sempre con te e con tutti i compagni/e Anarchici reclusi per aver detto NO alle armi, ai militari e al nucleare!! Anarchia: l’unica via.
.
Chi dice “Stato” dice necessariamente “Guerra”.
La lotta per la preponderanza che è la base
dell’organizzazione economica borghese,
è anche la base dell’organizzazione politica.
P. Kropotkin
.
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)