Allarme: perquisite le case dei quartieri più poveri d’Italia!

Roma: la casa popolare abitata dal boss finalmente è stata assegnata. A Tor Bella Monaca sei alloggi trovano nuovi proprietari

Il 7 settembre i mass media scrivono che 800 sbirri perquisiscono le case dei quartieri di Tor Bella Monaca a Roma e Montecalvario nei quartieri Spagnoli di Napoli, considerati i quartieri più poveri d’Italia dove a comandare sono mafia, camorra, ‘ndrangheta e i loro compari sbirri. Noi gente comune, ci preoccupiamo, non capiamo perché le forze del disordine si muovono proprio adesso, quando nei quartieri periferici e nelle case popolari, ci hanno sempre abitato anche poliziotti, carabinieri e finanzieri, quindi conoscono benissimo le condizioni sociali e i disagi. Cos’è successo: la mafia, la camorra e la ‘ndragheta, non passano più i kili di droga o la bustarella agli sbirri? I quartieri immersi nel degrado, nella sporcizia e nella miseria, sia economica che culturale, sono sempre stati abbandonati dalle istituzioni, perché faceva comodo usarli per i loro piani militari. Invece di fare più centri sociali, per dare una possibilità, in particolare ai giovani, di esprimersi, di alzare il livello culturale e magari anche di ribellarsi, o di proporre alternative, hanno preferito lasciarli senza futuro e molto spesso ne paghiamo le conseguenze, come ad esempio lo stupro avvenuto in questo periodo al Parco Verde di Caivano, di due cuginette di 11 e 12 anni, compiuto da un gruppo di sei adolescenti (peggio delle bestie), nel branco anche un 19enne. Le due cuginette sono state sottoposte a violenze di gruppo per oltre un anno. Non è una novità che nei quartieri più poveri la criminalità organizzata la fa da padrona, è sempre Stato così: ha sempre fatto comodo ai poteri massomafiosi (organizzazioni segrete come la loggia P2, formata da altre gerarchie militari), che sono al di sopra della piccola criminalità, poter usare persone che, per sopravvivere, sono disposte a tutto.

La parola morte scritta in cocaina su un tavolo nero circondato da varie droghe pesanti. il concetto di dipendenza. | Foto Premium

A questo punto, per capire meglio il problema, spieghiamo che cos’è il piano militare Blue Moon: un’operazione sotto copertura messa in atto dai servizi segreti dei paesi del blocco occidentale a partire dalla metà degli anni ‘60 fino, almeno, agli anni ‘90. Il periodo delle lotte giovanili, del femminismo, dell’emancipazione sessuale, della contestazione al sistema capitalistico, delle rivolte studentesche. Lo scopo del piano militare era quello di diffondere l’uso di droghe pesanti tra gli attivisti dei movimenti giovanili di contestazione al fine di annientarli e distoglierli dalla lotta di classe. Si tratta delle droghe pesanti di Stato, dell’uso politico e militare di sostanze stupefacenti di vario tipo come arma segreta per combattere quei fenomeni di contestazione giovanile, all’interno delle logiche della guerra fredda e del timore del pericolo comunista, organizzato dalla Nato (piano militare, Patto atlantico anticomunista – strategia della tensione, fatto di stragi di stato e colpi di stato). La prima fase di questo piano militare si svolge negli USA tra il 1967 ed il ‘69. La CIA, diretta all’epoca da James Angleton (lo stesso che dirigeva l’OSS – il servizio segreto di controspionaggio, che dal 1947 cambiò il suo nome in CIA, durante l’occupazione militare del Sud Italia negli anni tra il 1943 ed il ‘46) che nel 1967, elaborò un piano denominato CHAOS, che rientrava tra le operazioni “false-flag”. Le false-flag sono le operazioni condotte con ‘bandiera falsa’, ovvero le operazioni segrete condotte in modo da essere attribuite ad altri stati o ad altre organizzazioni. L’operazione CHAOS era finalizzata all’infiltrazione dei servizi segreti negli ambienti giovanili della contestazione. Nell’operazione CHAOS furono diffuse sostanze come l’LSD (derivato dell’acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute) e lo STP (un’amfetamina psichedelica). L’enorme diffusione di eroina nei ghetti neri, fu tra le principali cause della sconfitta e della successiva dissoluzione dei movimenti rivoluzionari afroamericani come le Pantere Nere. Nel 1974 si chiudeva l’Operazione CHAOS negli USA, al fine di estenderla in Europa. A Bruxelles, sotto la copertura di un centro di ricerche biomediche, in due anni furono prodotte 50 milioni di dosi di allucinogeni e nel 1977 venne arrestato il chimico inglese Richard Kemp e furono sequestrate sei milioni di dosi di LSD. Kemp lavorava al piano CAOS in Europa ed era alle dipendenze dei servizi segreti della Nato e lavorava per Ronald Stark, un Hippy, un agente della cia. Ed è questo il personaggio al quale fu affidato l’incarico di realizzare quel piano anche in Italia. Siamo tra il 1972 e il ‘73; la strategia della tensione (stragi e colpi di stato) era già iniziata e l’Italia viveva i tragici ‘anni di piombo’ di quel nefasto decennio. Ad aiutarci a ricostruire le vicende italiane è un’indagine giudiziaria, condotta due decenni dopo, dal giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, nell’ambito dell’inchiesta che il magistrato milanese conduceva sulle formazioni della destra eversiva in Italia. Il piano militare Blue Moon fu compiuto in Italia tra il 1969 e il ‘74 attraverso l’“AGINTER PRESS”. L’Aginter Press era un’associazione sovversiva fascista anticomunista che si celava dietro un’agenzia di stampa internazionale, fondata a Lisbona, nel settembre 1966, da un gruppo di francesi che vivevano in Portogallo e che fu operante fino al 1974. L’Aginter Press era un’associazione internazionale neofascista che assoldava terroristi che lavoravano per i servizi segreti, era specializzata per infiltrare spie per fermare i movimenti degli anni ’60, come ad esempio l’Hyperion, fondata  invece da Corrado Simioni, il capo delle Br che parlava in latino per dare i comandi ai suoi soldati.

Nadia Ponti | Insorgenze

L’Hyperion di Parigi, era una finta scuola di lingue, fondata da tre esponenti ambigui della sinistra extraparlamentare italiana, Vanni Molinaris, Corrado Simioni e Duccio Berio. Tre personaggi che ebbero un ruolo nella storia delle Brigate rosse e facevano parte di una struttura iperclandestina dai contorni ancora oggi misteriosi, denominata Superclan. Ma non è finita qua l’ambiguità: durante il caso Moro, l’Hyperion era collegato a un altro istituto di lingue francese che aveva sede in piazza Campitelli, a 150 metri da via Caetani. Poche settimane prima del sequestro di Moro, nel mese di febbraio, l’Hyperion aveva aperto un ufficio di rappresentanza a Roma, in via Nicotera 26 (in quello stesso edificio, c’erano alcune società coperte del Sismi). Quell’ufficio fu chiuso subito dopo il sequestro. L’Hyperion aveva rapporti coi servizi segreti di diversi paesi (dell’est, dell’ovest e israeliani). Se invece di ammazzare Moro, quell’esaltato di Mario Moretti (foto sopra), che pur di fare il capo delle BR faceva i sorrisini ai servizi segreti, i quali non volevano assolutamente che gli scritti di Moro venissero divulgati perché raccontavano dei segreti militari come la Gladio e il doppio Sid, la lotta di classe avrebbe vinto e magari oggi non ci saremmo trovati la Meloni al potere, che ci ha fatto ritornare al ventennio fascista, togliendoci tutti i diritti conquistati negli anni ‘70 con la lotta di classe.

Roberto Cavallaro, collaboratore di giustizia che faceva parte della Rosa dei Venti, organizzazione parallela a Gladio, inserita nella NATO, rese importanti dichiarazioni ai magistrati di Brescia (strage di Piazza della Loggia), di Milano (strage di Piazza Fontana), Venezia (Rosa dei Venti). La Rosa dei Venti fu un’organizzazione militare segreta anticomunista di stampo neofascista. L’organizzazione fu battezzata “Supersid” o “Sid parallelo, sarebbe nata negli anni ‘60 contestualmente alla progettazione del Piano Solo (colpo di stato anticomunista fatto dai carabinieri), ed avrebbe avuto una sorta di battesimo del fuoco nella controguerriglia in Alto Adige. Il fascista Cavallaro parlò di Ordine Nuovo, organizzazione eversiva di estrema destra come protesi dei Servizi segreti del SID e, all’udienza del 7/1/2010, davanti alla Corte d’Assise di Brescia, disse: “Con l’Operazione Blue Moon si voleva promuovere la diffusione delle droghe pesanti per limitare la ribellione dei giovani”. Il 20/3/1970, un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri P2isti, portò alla scoperta di un barcone ormeggiato sul Tevere, sul quale alcuni esponenti dei movimenti giovanili si riunivano per fumare hashish e marijuana. A tale operazione, opportunamente amplificata da una forte campagna di stampa (dei giornali di destra) contro i “capelloni” indicati come pericolosi diffusori di droghe tra i giovani, fece seguito l’improvvisa intensificazione della repressione del traffico di hashish e marijuana nelle piazze di spaccio delle città italiane, tanto da portare in breve alla scomparsa dal mercato clandestino di tutte le droghe leggere allora diffuse. Veniva così preparato il terreno per l’introduzione di droghe pesanti, dapprima morfina venduta a buon mercato, se non addirittura ceduta gratuitamente. Tra il 1973 e il ‘74 anche la morfina cominciò a scomparire e venne gradualmente soppiantata dall’eroina, anch’essa venduta inizialmente in buona qualità e a bassissimo prezzo. Tra il 1975 e il 1980 l’eroina si diffuse rapidamente in tutta Italia e la tossicodipendenza divenne un fenomeno endemico delle periferie urbane italiane ed europee che interessò un’intera generazione di giovani. Nel ’77 i consumatori di eroina erano già saliti a 20.000, fino a sfiorare alla metà degli anni ‘80 i 300.000. Una volta avvenuta la diffusione, l’Operazione militare aveva conseguito, con pieno successo, il suo obiettivo. Quei giovani vissero in stato di tossicodipendenza e di straziante astinenza, mentre il mercato si riforniva e si ampliava speditamente. Le mafie ne assunsero ben presto il controllo e ne conseguirono enormi profitti per tutto quel decennio e per la prima parte di quello successivo quando, progressivamente, l’eroina venne sostituita dalla cocaina. Quest’ultima, molto più cara, era inizialmente la droga dei ceti medio-alti, dei ricchi (uno su tutti, Gianni Agnelli – naso d’oro), del mondo dello spettacolo e della moda. L’Operazione Blue Moon, che faceva parte della strategia della tensione (colpi di stato – stragi di stato) per combattere i giovani “antisistema”, ha introdotto in Italia la droga della morte, l’eroina, distruggendo intere generazioni di giovani e assicurando alle mafie un radioso avvenire economico. Un’ulteriore richiesta, da parte dello stato, di servizi criminali, che le mafie hanno assolto con assoluta fedeltà e costante impegno.

MALGRADOTUTTO BLOG: Mancata cattura Provenzano. Processo Mori-Obinu: i ricordi annebbiati del generale Ganzer

A questo punto non possiamo non puntualizzare e ricordare chi era il generale Gianpaolo Ganzer (foto sopra), che operava nella caserma di Bergamo, e altri 13 carabinieri, condannati in primo grado per spaccio di droga internazionale, a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Le condanne si riferiscono ad alcune operazioni antidroga compiute tra il 1991 e il ‘97. In appello nel 2013 la prima sezione della Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna al generale, ormai in pensione, riducendogli la pena a 4 anni e 11 mesi di reclusione. La riduzione della pena è dovuta alla concessione delle attenuanti generiche e alla cancellazione delle aggravanti, infine l’intoccabile generale rimase impunito. Ma il problema più grosso è che anche davanti all’evidenza, lo stato non condanna sé stesso (magari si vergognerebbe), infatti, nel gennaio del 2016 la terza sezione penale della Cassazione ha ritenuto che i fatti ascritti al generale Ganzer fossero di lieve entità, la Corte dichiarò di non dover procedere per essere il reato estinto per prescrizione, addirittura riqualificando il generale del Ros che si accordava direttamente coi narcotrafficanti. Ma non è finita qua: nel 2016 sono stati denunciati a Roma 4 carabinieri che rivendevano la droga sequestrata. I cc avevano allestito un’associazione a delinquere, dedita allo spaccio, che si basava anche sull’aiuto di 5 confidenti (anch’essi arrestati) che informavano i militari, favorendo le loro operazioni di sequestro. I carabinieri facevano affari insieme ai loro confidenti su dosi di droga sequestrate che poi, però, non venivano registrate. I guadagni conseguenti allo spaccio della droga sequestrata, erano poi spartiti all’interno del gruppo.

Nel 2022 invece, la direzione distrettuale antimafia della procura di Catania e della procura di Siracusa hanno messo agli arresti domiciliari 2 poliziotti, un 51enne e un 58enne in servizio alla Polfer di Siracusa, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: secondo l’accusa vendevano la droga sequestrata. Indagato anche un cc in servizio a Siracusa, per rivelazione di segreto d’ufficio in concorso. I poliziotti ricevono bustarelle, regali (orologi d’oro)  e informazioni dagli spacciatori delle varie piazze.

Ma non è finita qua: nel 2020 è stata sequestrata per la prima volta una intera caserma dei carabinieri e 6 militari dell’arma sono stati arrestati. Si tratta dei cc in servizio nella caserma Levante di via Caccialupo nel centro di Piacenza. Nella caserma “tutti sapevano” cosa accadeva. I reati contestati andrebbero dallo spaccio, all’estorsione fino alla tortura. Secondo l’accusa i carabinieri si sarebbero resi protagonisti di pestaggi, spaccio di droga, arresti illegali, festini con escort all’interno della caserma. Complessivamente ci sono state 12 misure di custodia cautelare, tra cui 5 militari dell’arma, 6 soggetti italiani e un magrebino. Secondo la Procura:  “siamo di fronte a reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’Arma dei carabinieri. Non c’è stato nulla in quella caserma di lecito”. Sono le parole che il capo della Procura di Piacenza, Grazia Pradella, ha utilizzato durante una conferenza stampa. All’interno della caserma facevano torture agli arrestati, (come ai tempi di Pinelli). I carabinieri oltre a spacciare, avrebbero compiuto arresti illegali. Agli sbirri spacciatori sono state anche sequestrate ville con piscina.

 E quella merda ipocrita e anticostituzionale della Meloni ha dichiarato in questi giorni ai mass media di voler aumentare la repressione e le forze dell’ordine all’interno dei quartieri popolari, quando gli sbirri già ci abitano nei quartieri popolari, portando via la casa a chi ha veramente bisogno!! Ma cos’è, ci vuole prendere in giro? Ci vuole fare la cresta (aumm aumm)?  Nel 2020, la spesa dello stato per le forze armate, autorizzate dalla legge di bilancio (LDB – Legge 29/12/2022, n. 197), per il 2023 sono pari a ben 27.748,5 milioni di euro! Per l’esercito Italiano spendiamo 4.185 M€, Marina Militare: 1.549 M€, Aeronautica Militare: 2.342 M€, Arma dei Carabinieri: 5.504 M€.

E noi poveracci siamo qua senza futuro e diritti! E questi magnano di nascosti i soldi del PNRR, 250 miliardi di euro dati dall’Europa a fondo perduto: vergogna!! Ecco perché ci hanno messo quella merdaccia senza scrupoli della Meloni al potere, per fare tutti questi giochi sporchi. 

Mandiamo a casa quella merdaccia fascistona della Meloni che ci ha riportato indietro ai periodi più oscuri e neri del ventennio, della miseria nera, togliendoci tutti i diritti perfino quello del lavoro sicuro. Togliendoci lo statuto dei lavoratori e l’articolo 18, ci hanno declassato come lavoratori, mandandoci a morire sul posto di lavoro per una busta paga da fame. Lavoro nero che oggi istituzionalmente viene chiamato libero mercato e viene  gestito dal caporalato che ci impone buste paga da miseria. Vergogna!!

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Ci si dica pure che siamo sei “senza patria”

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malatesta

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Anarchia e autogestione, l’unica via!

Solidarietà ai compagni/e anarchici arrestati.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)