A Verona il 30 marzo ha manifestato il governo Giallo verde (fascisti – cattosinistroidi)

A Verona il 30 marzo ha manifestato il governo Giallo verde (fascisti – cattosinistroidi)

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Il 30 marzo a Verona ha manifestato il governo giallo verde.

Sembra di ritornare al periodo (democristiano) ambiguo degli anni ‘60/’70…

Erano più di 20mila al corteo femminista contro il Congresso fascista delle famiglie a Verona, ed è stato partecipatissimo. La manifestazione era concentrata sulle rivendicazioni dei diritti delle donne, in difesa della Legge 194, e contro la violenza e il sessismo maschilista patriarcale, in una Verona blindatissima. Il corteo è partito poco dopo le 14.30 dal piazzale davanti alla stazione di Porta Nuova per congiungersi con quello della Cgil. E se da una parte di Verona c’era il corteo per i diritti delle donne, dall’altra c’era Forza Nuova che organizza in contemporanea un’altra manifestazione per abrogare invece la legge 194. Da un lato c’era Forza Nuova, dall’altro le femministe politicizzate. Ai bordi della piazza invece i poliziotti, con i caschi in testa e scudi pronti a difendere i fascisti cattolici perbenisti (democristiani), erano già in tenuta antisommossa. Il coordinatore provinciale di Forza Nuova Pietro Amedeo davanti al Palazzo della Gran Guardia, (sede del congresso mondiale delle Famiglie) ha annunciato ai mass media la costituzione del comitato referendario ‘Familia’ per “abrogare la 194”.

Amedeo, Fiore e Castellini di Italia agli Italiani FOTO MARCHIORI

I leader dei fasci locali veronesi (i capetti del partito di Roberto Fiore), Luca Castellini (responsabile per il Nord Italia) e Pietro Amedeo (coordinatore veronese), hanno manifestato insieme ai sudditi, distribuendo in piazza Bra’ dei volantini per pubblicizzare la loro ultima proposta. Un’iniziativa referendaria per abolire la legge 194. Gli esponenti di Forza Nuova Durante la loro allegorica processione hanno confermato e pubblicizzato ai mass media che parteciperanno alla ‘Marcia per la vita’ insieme alle associazioni cattoliche integraliste (Fiore e i suoi camerati – nuclei clandestini dello stato). Ai Fasci è stato chiesto di non presentarsi con i loro simboli del partito (per infiltrarsi meglio)….

INFATTI il 31 marzo è partito nel pomeriggio da Piazza Bra il corteo (pagliacciata allegorica) finale del Congresso delle Famiglie di Verona organizzato dai fasci cattolici, dove si sono radunate circa 10.000 persone. Tra le tante bandiere che sfilavano al corteo insieme ai fasci c’erano anche quelle dei cattolici integralisti: quelle di Alleanza cattolica, dei Giuristi per la vita, del Movimento per la vita, gruppi mariani e devozionali e pro-vita. Al termine, dal palco vi saranno i saluti del sindaco di Verona, Federico Sboarina, dell’assessore regionale veneto Elena Donazzan, di Massimo Gandolfini e degli organizzatori. Presente al corteo anche il senatore Davide Pillon (cattolico integralista).

Secondo noi Ricercatori senza padroni, era meglio se quelle 20mila persone che manifestavano per i diritti delle donne, fossero andate a contrastare (per evidenziare) la manifestazione anticostituzionale indetta dai fasci insieme ai cattolici integralisti per il 31 marzo. Si tratta di attuare una legge (art. 4 della legge Scelba) istituzionale, è inutile fare le passeggiate, le processioni, solo per contarci in manifestazione (il vecchio vizio dei democristiani), questo è un problema che si può risolvere solo a livello politico, attuando le leggi che ci sono già, senza affossarle per convenienza di mercato o di potere militare.

Verona è sempre stata la capitale del tradizionalismo cattolico per numero di associazioni che hanno sempre avuto stretti legami con le frange della destra più radicale e coi partiti, espressione di quella destra. Spesso chi militava da una parte stava anche dall’altra. L’obiettivo comune a questi ambienti era ed è ancora oggi ripristinare un ordine del passato (sia esso monarchico, teocratico o fascista). Politicamente questo continuo rimando alla tradizione si è tradotto a livello locale in tentativi, spesso violenti nelle forme e nei modi, di costruire una forte identità comune, etnica, nazionale o culturale fondata sull’esclusione del diverso. Da un mondo all’altro, c’è stata una specie di travaso di ideologismi: il razzismo, l’intolleranza, l’omofobia e una certa forma di violenza si sono coniugati con la ben collaudata visione “dio-patria-famiglia”. A Verona negli anni ‘50 c’era ancora l’humus culturale che ha permesso lo sviluppo delle organizzazioni tradizionaliste cattoliche. Nel 1954, ad esempio, venne fondata la rivista Carattere, redatta da alcuni missini che intendevano spostare l’asse culturale dell’MSI su posizioni filocattoliche. Nacque per volontà di un veronese e fu la palestra dell’intellighenzia filocattolica (Opus Dei) con tendenze nostalgiche. Quel progetto durò dieci anni, venne chiuso e riprese nel 1996. All’Opus Dei (massoneria bianca) è stato contestato anche l’appoggio alle dittature in Sudamerica ed in Spagna e l’influenza di idee di stampo fascista…

Ricordiamoci che a Verona c’è anche il comando delle forze terrestri Usa e Nato (stato di polizia). Verona è il perno del comando degli operativi militari statunitensi e Nato nella frontiera del Nordest, quella di confine con la cortina di ferro dei paesi del Patto di Varsavia, anche se il “nemico” alle frontiere era la Repubblica Federale Jugoslava che con quel patto aveva rotto già dalla fine degli anni ‘40.

Ma Verona è anche il “cuore nero” di questo paese, non solo perché era la capitale della Repubblica fascista di Salò, ma perché anche nei decenni successivi è dalle strutture operative in questa città (nel Triveneto in particolare), che c’è sempre stata la collaborazione tra fascisti, servizi segreti italiani e statunitensi, carabinieri e forze armate Atlantiche, che produrrà la stagione dei colpi di stato e delle stragi (strategia della tensione). Ce lo conferma l’inchiesta del giudice Salvini sulla strage di Piazza Fontana ed ora anche la sentenza sulla strage di Brescia. Le indagini hanno portato direttamente alla pista Nato e al nucleo ideatore della stagione delle stragi, erano agenti in servizio alla base militare Ftase di Verona. Il quadro che ne emerge chiama direttamente in causa nella strategia delle stragi i servizi segreti militari Nato (non la Cia), soprattutto quelli di stanza nella base del comando FTASE di Verona, i quali attraverso i loro agenti italiani (Digilio, Minetto, Soffiatti) agivano in modo coordinato con le cellule neofasciste di Ordine Nuovo e con gli apparati dello stato italiano nella “guerra sul fronte interno” contro gli anarchici e i comunisti, i sindacati e i settori della DC recalcitranti a trasformare la “guerra fredda in guerra civile”. In Italia si è combattuta per anni una guerra di bassa intensità (anticomunismo – comunismo) che ha fatto molte vittime, ha dispensato secoli di galera per alcuni (i militanti dei gruppi rivoluzionari della sinistra extraparlamentare ), ma coperture e carriere per altri (i fascisti e gli uomini degli apparati militari Nato).

A Verona esiste una base MILITARE Nato che fin dal tempo di pace (1945) era composta da:

Quartier generale, articolato su Compagnia comando e servizi e su Compagnia trasporti, stanziato a Verona.

Battaglione di supporto psicologico tattico “Monte Grappa” stanziato a Verona.

Gruppo misto telecomunicazione di sostegno (Esercito italiano/Aeronautica Militare) stanziato a Verona.

Dittatura militare: A Verona c’è la base Nato (instaurata dopo il ‘45) delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [Usaf] (l’apparato militare Air Operations Center Usaf).

Poi c’è anche la base militare Nato ad Affi (Vr) dove si trova il Centro telecomunicazioni.

A Lunghezzano [Vr] si trova invece il Centro radar della Nato. Ad Erbezzo [Vr] c’è l’antenna radar Nsa…

In caso di guerra col Patto di Varsavia ci sono anche il III, IV, V Corpo d’armata, Regione Militare Nord Est per il supporto logistico alle forze operanti dell’esercito italiano e l’Aeronautica militare più tutte le forze alleate presenti nel nord Italia.

Ma facciamo un po’ di storia:

Sotto Teodorico il Grande, (in Germania conosciuto come Teodorico di Verona), Verona divenne un centro militare di primaria importanza e fu la sede preferita del re. A Verona non dimentichiamoci ci sono molte strutture e apparati militari antichi che ci ricordano i vari domini militari (Romani, Francesi, austroungarici). Storicamente Verona è stata il crocevia dell’estremismo della destra italiana in tutte le sue forme: fu una delle capitali della Repubblica di Salò e fu la sede del comando generale della Gestapo. Dagli anni ‘70 divenne un centro fondamentale per le diverse organizzazioni eversive neofasciste come la “Rosa dei venti” (colpo di stato Rosa dei Venti 1973) del generale Amos Spiazzi, il “Fronte nazionale” di Franco Freda, “Ordine Nuovo” e la banda neonazista Ludwig, responsabile di 15 omicidi. Più avanti, Verona fu un luogo fecondo per le organizzazioni giovanili dei ricostituiti partiti fascisti o ex fascisti (Fronte della Gioventù e Azione Giovani) e dei movimenti della destra radicale collegati con le frange più violente della curva sud, la curva della tifoseria dell’Hellas

Verona (come tutte le citta di provincia) è sempre stata una citta cattolica, ricca e fascista. A Verona i giovani di buona famiglia, vengono allevati nel solco della tradizione fascista all’insegna del motto: Dio, Patria e Famiglia. Questi figli di papà (mediocri), vanno a fare proselitismo nella tifoseria dell’Hellas, nei gruppi musicali (i Gesta Bellica di Miglioranzi in primis), nelle università come il Blocco studentesco, al circolo di Casa Pound, fino alle formazioni politiche più esplicite, come Forza nuova, che alle elezioni del 2012 ha presentato ben due liste. Inutile rifare il lungo elenco delle loro eroiche imprese, una scia di sangue e di morte e che ha attraversato negli ultimi quarant’anni mezza Italia, spesso con la protezione di importanti esponenti politici e di frange deviate (servizi segreti) dello stato.

L’economia del territorio veronese è costituita soprattutto da piccole-medie imprese, anche se non mancano grandi industrie, per le quali l’interporto di Verona gioca un ruolo cruciale nello smistamento del commercio internazionale. A Verona è importante anche il settore bancario-assicurativo, con aziende di primo piano a livello nazionale, come la Cattolica Assicurazioni e il Banco Popolare, diventata la più grande banca popolare d’Italia grazie alla fusione tra il gruppo Banco Popolare di Verona e Novara con la Banca Popolare Italiana. Verona è considerata la città più di destra e più mediocre d’Italia, la culla di Pietro Maso, che uccide i genitori per l’eredità e poi va in discoteca. La città più razzista. La Verona truffaldina: a Verona esiste ancora sul portone il cartello turistico: «Casa di Romeo». Tutti sanno che Giulietta e Romeo non sono mai esistiti, eppure a milioni vanno a visitare la casa, la tomba e il balcone di Giulietta, che è in realtà un falso dichiarato, un sarcofago medievale attaccato al muro. Nella «casa di Romeo» abita invece l’uomo più potente della città. Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona, tra i primi azionisti di Unicredit, dispensatore di fondi per chiese, mostre, associazioni. Detto il Cuccia di Verona (banchiere fondatore di Mediobanca).

alleanza nazionale, gianfranco fini, gianni alemanno

Quando nel 1994 i leghisti ed ex missini entrarono nel primo governo Berlusconi, a Verona il terreno era pronto da tempo, la Lega ha attecchito e si è sviluppata sostenuta dalle associazioni integraliste cattoliche, e da quelle dei movimenti della destra radicale, dalla Fiamma a Forza Nuova che il Carroccio favorisce. A Verona la cosiddetta “svolta di Fiuggi” (27/1/1995, il passaggio con cui gli ex fascisti costituirono Alleanza Nazionale e una “destra democratica”), consistette solo in un passaggio da fuori a dentro: da fuori a dentro le istituzioni. Le destre, sia quelle istituzionali sia quelle che non lo erano, continuarono (e continuano) a mantenere confini molto labili e spesso sovrapponibili.

Dopo due mandati l’ex sindaco di Verona Tosi lascia la Lega, la sua trasformazione in un «leghista doroteo», dopo la condanna del suo vicesindaco e le divisioni interne alle destre locali e il loro riposizionamento, nel 2017 è stato eletto al posto suo il sindaco Federico Sboarina. Ex assessore allo Sport con Alleanza Nazionale durante la prima amministrazione di Tosi, Sboarina è stato sostenuto dal movimento “Battiti per Verona”, dalla lista civica “Verona più sicura”, da “Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale”, e poi da Forza Italia, Lega Nord, partito dei Pensionati e movimento “Indipendenza Noi Veneto”, formazioni trasversalmente attraversate da vecchi nomi che un tempo avevano sostenuto l’ex sindaco leghista Tosi, cattolico conservatore fascista.

Nel dicembre del 2017 Casapound ha spostato la propria sede cittadina proprio accanto all’ANPI, nella zona universitaria e nel quartiere multietnico e più politicamente attivo e di sinistra della città: Veronetta. Per l’inaugurazione gran parte del quartiere è stata blindata: tra gli altri era presente anche Andrea Antonini, vicepresidente del partito riconosciuto colpevole e condannato a due anni di carcere, nel 2016, per aver favorito la latitanza di Mario Santafede, implicato in un traffico internazionale di droga e arrestato nel 2008. Dal momento dell’apertura della nuova sede e in coincidenza con l’inizio della campagna elettorale, Casapound ha iniziato a muoversi in maniera differente rispetto ai mesi precedenti, durante i quali c’erano state almeno 6 aggressioni contro ragazzi e ragazze considerati “diversi”. I suoi membri «hanno cercato di apparire nella maniera più pulita possibile alla stampa e agli occhi delle persone; lavorando soprattutto attraverso la distribuzione di volantini, l’organizzazione di incontri elettorali e altre azioni “patriottiche” quali la distribuzione di regali per Natale e Santa Lucia ai bambini italiani». Una volta terminate le elezioni, però, la situazione sembra essere tornata quella di sempre: provocazioni, scritte sui muri accanto all’ANPI e un nuovo recente episodio di violenza, proprio il 25 aprile….

Il 9 febbraio 1801 Col trattato di Lunéville Verona venne divisa in due lungo il corso dell’Adige: la parte destra ai francesi, la sinistra (che i francesi chiamarono dispregiativamente Veronette, da cui il nome Veronetta) agli austriaci, e così rimase fino al 1805 quando questi ultimi cedettero l’intero Veneto alla Francia.

 

I segreti di Yalta

http://www.raistoria.rai.it/articoli/i-segreti-di-yalta/25766/default.aspx

Colpo di stato Rosa Dei Venti

http://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/064v01t02_RS/00000012.pdf

 

Chi dice “Stato” dice necessariamente “Guerra”.

La lotta per la preponderanza, che è la base

dell’organizzazione economica borghese,

e anche la base dell’organizzazione politica.

Kropotkin

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)