26/9/1970: 5 anarchici uccisi dai servizi segreti per coprire una strage di stato

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Il 26 settembre del 1970 a Reggio Calabria, vengono uccisi in un agguato, 5 giovani Anarchici, perchè avevano trovato le prove che la strage di Gioia Tauro, non era un incidente come lo si voleva far passare, ma fu una Strage di Stato.

I sei morti e le centinaia di feriti, non potevano essere considerati vittime della fatiscenza delle strade del Sud o dall’imperizia di alcuni ferrovieri come allora dicevano tutti, compresi i magistrati.

Il 22/7/1970, nei pressi di Gioia Tauro, all’inizio della rivolta dei fasci “Boia chi molla” e meno di un anno dopo la strage di piazza Fontana, era stata compiuta un’altra Strage di Stato, prevista anche questa dal patto Atlantico (‘Strategia della tensione’), un piano militare attuato dai servizi segreti Atlantici e dai servizi segreti Italiani, e dai loro apparati clandestini.

Avevano capito tutto questi giovani ragazzi poco più che ventenni: Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annalise Borth. Quella sera del 26/9/1970, poco più di 2 mesi dopo la strage di stato di Gioia Tauro, stavano andando a Roma con la Mini Minor carica di documenti, di analisi che volevano consegnare all’avvocato Edoardo Di Giovanni, uno di Controinformazione che aveva curato l’analisi sulla ‘Strage di Stato di piazza Fontana’, la storica controinchiesta sull’ attentato di Milano del 12/12/1969.

Ma per capire meglio cerchiamo di analizzare anche il contesto politico – sociale di allora:

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L’ “incidente” del treno di Gioia Tauro avviene il 22/7/1970: otto giorni prima a Reggio Calabria è scoppiata la rivolta contro la decisione di attribuire a Catanzaro lo status di capoluogo di regione.

La protesta popolare è repressa fin dall’inizio in modo pesante e già il 15 luglio c’è il primo morto, il ferroviere Bruno Labate, iscritto alla Cgil, investito da una camionetta della polizia.

I manifestanti del “Boia chi molla”, assaltano la sede del Psi, la federazione del Pci e la Camera del lavoro (17 luglio). I manifestanti erano appena venuti fuori dall’oratorio, perciò più di tanto non ci arrivano a capire il contesto, ma si infiltrano dappertutto, basta fare massa [come per es.

i partigiani bianchi (liberali – cattofascisti – centrodestra), che si sono infiltrati nei partigiani rossi con lo scopo di annientarli, per non farli entrare nel potere politico, economico e militare].

Le stragi di stato eseguite dai fasci, vengono rapidamente archiviate dalla magistratura e anche dalla stampa. Nel 1993, durante l’inchiesta milanese sull’eversione nera, due esponenti della ‘ndrangheta, Giacomo Lauro e Carmine Dominici, raccontano al giudice istruttore Guido Salvini, l’alleanza tra criminalità tradizionale calabrese e neofascisti negli anni ’70. E rivelano che il deragliamento dei vagoni di coda della Freccia del Sud era stato provocato da una carica di esplosivo sistemata sui binari. Fanno i nomi degli esecutori materiali (tutti nel frattempo deceduti) e dicono che i mandanti vanno cercati in quegli stessi ambienti dell’estrema destra che, attorno allo slogan, “Boia chi molla”, avevano egemonizzato la rivolta. La notizia della collaborazione di Lauro e Dominici filtra attraverso i mass media solo il 26/3/1994. I cinque anarchici: Gianni, la moglie Annalise e gli altri tre compagni anarchici, furono uccisi proprio perché avevano capito quello che i pentiti rivelano solo dopo 23 anni: l’intreccio coi servizi segreti Atlantici e mammasantissima, la massomafia, e le loro gerarchie di comando.

Gli atti del processo passano da Milano a Reggio e finiscono nel gigantesco fascicolo della “operazione Olimpia”, la maxi-inchiesta su mafia, politica e massoneria che, divisa in varie tranche, continua a produrre, nel disinteresse generale della gente, ergastoli e condanne pesantissime per alti gradi delle forze dell’ordine (servizi segreti), boss, faccendieri, politici, industriali, imprenditori.

Reggio: Il 26 ricorre il 45° anniversario della morte dei 5 Anarchici - Corriere Locride

“Con le nostre analisi abbiamo scoperto cose che faranno tremare l’ Italia”, disse Gianni Aricò alla madre pochi giorni prima di morire.

L’individuazione tempestiva dei responsabili dell’attentato di Gioia Tauro, avrebbe potuto far tremare davvero l’ Italia, e salvare la vita ai 5 ragazzi!! Ma al potere c’era la Democrazia cristiana cattosinistroide, coi suoi apparati militari (gladio – servizi segreti – nuclei clandestini dello stato e il loro umma umma), e le analisi dei giovani anarchici andavano a intralciare i loro piani militari geopolitici Atlantici.

Le analisi fatte dai 5 compagni anarchici, avrebbero consentito di ricostruire la catena di comando e l’intreccio affaristico che si era costituito tra: massoneria, politici, apparati militari (servizi segreti), destra eversiva (braccio armato) e mafia (braccio armato affaristico, gestivano il mercato nero fin dai tempi del latifondismo, quando facevano le guardie alla monarchia e alle loro signorie – gabellotti), che da Reggio Calabria (diventata durante la rivolta una sorta di campo di addestramento per la destra eversiva nazionale), conduceva fino a Roma, fino al colpo di stato (dittatura militare), organizzato dal principe Junio Valerio Borghese.

Massomafia, l’aveva definita Falcone (prima di essere ucciso), aveva indagato troppo in alto, non era la solita mafia analfabeta e cafona, come veniva definito Totò Riina (che faceva comodo alla massoneria appunto perchè era analfabeta e quindi non si poneva tanti perchè, bastava pagarlo e lui eseguiva da bravo ambizioso soldatino nazionalista….

Ancora oggi la sparizione dei documenti raccolti dai 5 compagni Anarchici, è rimasto un enigma…

I compagni anarchici dopo la strage di Piazza Fontana erano inseguiti dalla polizia politica, perchè lo stato voleva incastrarli, per incolpare tutti gli anarchici d’Italia, della Strage di Stato di Piazza Fontana.

Hanno ucciso 5 giovani anarchici che sognavano di cambiare questo mondo egoista mediocre e crudele. Giovani anarchici, uccisi per nascondere (occultare in gergo massonico), quello che avevano scoperto (ingiustizie sociali), cioè: il piano militare Atlantico della strategia della tensione, che prevedeva appunto stragi di stato e colpi di stato (dittatura militare), per non far entrare la sinistra all’interno del potere politico cattolico, conservatore, liberal – fascista.

I 5 anarchici erano inseguiti e controllati dalla polizia politica (nuclei clandestini dello stato), quelli appunto, che arrivarono per primi sul luogo dell’incidente (dove persero la vita i giovani anarchici), per far sparire i documenti troppo compromettenti, raccolti dai compagni Anarchici. Ancora oggi gli sbirri e le loro feci (i loro capi e alti gradi), rinnegano l’accaduto nonostante l’evidenza!! Sperano nell’archiviazione, pensano che coi soldi ti comperi anche l’inpunità… Ancora oggi è un tabù, non si può parlare della P2 e della massomafia…

Ma da quel luglio 1970, gli Anarchici di tutta la penisola, non hanno mai smesso di fare analisi e dibattiti, pur consapevoli di essere capri espiatori ideali, e nonostante le infiltrazioni di “stagisti greci” come l’agente provocatore Mario Merlino (foto sotto con Stefano Delle Chiaie)…

Nel 2001 si risollevano nuovi dubbi sulla morte dei 5 Anarchici, e il responsabile della direzione Antimafia calabrese Salvo Boemi, ha definito «logica e plausibile» l’ipotesi che anche l’incidente in cui morirono i 5 ragazzi fosse stato, al pari di quello di Gioia Tauro, una strage; e ribadisce che è stata una strage organizzata per coprirne un’altra.

Nel febbraio 2001, ci fu una sentenza di condanna per gli esecutori della strage di stato di Gioia Tauro, compiuta con esplosivo: Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella. Gli imputati riconosciuti colpevoli erano però tutti e tre già deceduti. Vennero quindi aperte nuove inchieste sui mandanti.

Ma andiamo ad analizzare chi sono i Nuclei clandestini dello stato, che hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo della strategia della tensione:

I Nuclei clandestini dello stato, sono una formazione clandestina sorta nella seconda metà degli anni ’60, di ampie dimensioni e ben radicata sull’intero territorio Italiano, formata da civili e militari le cui finalità anticomuniste sono più ampie ed articolate dell’organizzazione Stay Behind, meglio nota come Gladio.

In queste organizzazioni clandestine ebbero un ruolo importante anche i carabinieri, e lo stato maggiore della difesa.

I Nuclei Clandestini dello Stato nascono nel 1966 e si sciogliono nel 1973.

La sigla “Nuclei di Difesa dello Stato” compare per la prima volta in una lettera che, sul finire del 1966 fu inviata a molti ufficiali dell’esercito italiano, per iniziativa di 2 noti estremisti di destra, quali Franco Freda e Giovanni Ventura (foto sopra). L’indagine padovana sulla Rosa dei venti (organizzazione segreta italiana di stampo neofascista, collegata con ambienti militari), fece emergere l’esistenza di un’altra organizzazione militare definita appunto “Nuclei Clandestini dello Stato”: essa nasce per combattere il comunismo, per evitare che andasse al potere! Il generale Amos Spiazzi descrive bene al giudice Salvini, la gerarchia di comando dei Nuclei Clandestini dello Stato, consentendogli di legare i Nuclei scoperti dal magistrato D’Ambrosio, con quelli scoperti dal giudice Tamburino. Nella sentenza del 1995, il giudice Salvini afferma che “a partire dal 1966/’67 e sino al ’73, si affiancò a Gladio una seconda struttura denominata Nuclei Clandestini dello Stato, anch’essa addestrata per il piano militare atlantico anticomunista, i cui componenti erano suddivisi in gerarchie e funzioni, analoghe a quelle di Gladio”.

Negli anni ’60 nonostante la Costituzione antifascista, nascono in Italia movimenti cattofascisti come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Ordine nero, che hanno come obbiettivo sovversivo, la strategia del compromesso tra il potere statale costituito, e i loro servizi segreti…

Un piano militare che prevedeva l’utilizzo di elementi appartenenti ai servizi segreti deviati (atlantici) e della massoneria (massomafia P2), per attuare con la manovalanza di gruppi terroristici neofascisti e di membri della criminalità organizzata, quella che venne poi conosciuta come Strategia della Tensione: un disegno eversivo “basato principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici come le stragi, volti a creare in Italia uno stato di tensione e paura nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario”, o quantomeno a lanciare avvertimenti ai governi, al fine di ottenere leggi speciali o di attuare colpi di stato, in funzione di svolte dittatoriali anticomuniste. Questo con la complicità di apparati dello stato italiano che seguivano la strategia degli opposti estremismi in funzione anticomunista, con lo scopo di conservare il regime cattofascista al governo.

Stragi ferroviarie (di stato) che l’eversione nera aveva preparato con la copertura degli apparati statali e i loro servizi segreti Atlantici impegnati nel conflitto a bassa intensità della guerra fredda.

A Roma il 27/9/2017 c’è stato un summit organizzato dalle polizie militari della Nato.

Eurogendfor, la nuova polizia militare europea a marchio USA

Vista come è andata la Storia in quel periodo (anni ’60/’70/’80/’90), e quello che ci dicono le varie commissioni: stragi, antimafia, antiterrorismo ecc…

Dobbiamo preoccuparci del loro summit, stranamente non occulto ma pubblicizzato dai mass media! Che interessi hanno ancora oggi ad incontrarsi?

Le guerre e le missioni all’estero servono e sono sempre servite per creare povertà fin dai tempi del medioevo e per militarizzare e sottomettere il territorio conquistato, per imporre la nostra cultura, le nostre leggi, la nostra religione, e rubargli le risorse prime, con la sopraffazione, la violenza e le stragi di stato colpendo nel mucchio, coi loro piani militari politici, senza scrupoli…

Noi siamo antimilitaristi, quindi non concepiamo la logica delle guerre, siamo contro le guerre che, oltre ad attuare eccidi di innocenti, ci costringono anche a mantenere strutture come la Nato, e i suoi Nuclei clandestini, subendone anche la loro logica perversa militare (come es. il patto Atlantico – la strategia della tensione), che anche noi in Italia abbiamo.

La Nato per noi (che ne facciamo parte…), è una struttura repressiva che, con la scusa della liberazione dal nazifascismo, ci ha invaso, si è imposta con le Stragi di Stato, conquistando il potere politico (destra cattolica), economico e militare.

Ci dobbiamo preoccupare?

Al summit, come rappresentante militare per l’Italia, c’era il capo di stato maggiore della difesa Claudio Graziano (al centro nella foto). Era lì proprio per inaugurare il summit dei capi delle polizie militari della Nato (nuclei clandestini dello stato – gladio).

Ilmārs Lejiņš, Claudio Graziano and Salvatore Farina (34670497293).jpg

Terrorista è lo stato:

Stragi di stato previste dal patto Atlantico:

un piano militare chiamato “strategia della tensione”.

Bombe del 25 aprile 1969: una serie di bombe ad alto potenziale esplodono alla Fiera e alla stazione centrale di Milano, provocando una ventina di feriti.

Altri attentati ai treni nell’estate del ’69: otto bombe rudimentali esplodono su altrettanti treni in diverse località d’Italia, tra l’8 ed il 9 agosto, provocando 12 feriti.

Per questi attentati e per quelli dell’aprile 1969, vengono accusati con sentenza definitiva, a 15 anni Franco Freda e Giovanni Ventura. Nel processo venne accertato anche che quegli stessi attentati facevano parte di un unico piano eversivo che doveva portare fino alla Strage di Piazza Fontana.

Strage di Piazza Fontana: il 12/12/’69 una bomba esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano uccidendo 17 persone e ferendone altre 88.  Il 3 maggio 2005, dopo una lunga vicenda giudiziaria durata oltre 35 anni, la Corte di cassazione conferma le assoluzioni di Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni e Delfo Zorzi (si sono comprati l’inpunità…). Conferma però (come un contentino), che l’eccidio fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura», non più processabili perché assolti per questo reato con sentenza passata in giudicato (grazie ai magistrati corrotti, camerati cattofascisti). La strage resta quindi tuttora impunita. Il collaboratore di giustizia Carlo Digilio, che confessò la sua partecipazione, fu condannato in primo grado e non fece ricorso, ma la pena era ormai prescritta grazie ai benefici di legge.

Strage di Gioia Tauro: il 22 luglio 1970, una carica di tritolo fa saltare un tratto di binario a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro, provocando il deragliamento del Treno del Sole (Palermo-Torino) e provocando la morte di 6 persone e centinaia di feriti.

Golpe Borghese: la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 un tentativo di colpo di stato, organizzato dal principe Junio Valerio Borghese (a destra nella foto) e il suo Fronte Nazionale, in stretto rapporto con membri di Avanguardia Nazionale, vertici militari e dei servizi segreti, venne bloccato all’ultimo momento per ordine dello stesso Borghese e in circostanze mai chiarite.

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Strage di Peteano: il 31 maggio 1972 a Peteano di Sagrado a causa di una telefonata anonima, una pattuglia di carabinieri viene chiamata a controllare un’auto sospetta, che poi risulterà imbottita di esplosivo T4, in dotazione alla NATO. Reo confesso della strage è Vincenzo Vinciguerra, allora membro di Ordine Nuovo e condannato all’ergastolo.

Strage di Piazza della Loggia: il 28 maggio 1974, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti, esplode in piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una manifestazione sindacale, provocando 8 morti e 103 feriti. Nonostante nei vari procedimenti giudiziari si sia continuamente ipotizzato il coinvolgimento di rami dei servizi segreti, di apparati deviati dello stato e di manovalanza neofascista nella vicenda. Dopo decenni di processi e indagini, il 16/11/2010, la Corte d’assise di Brescia ha assolto, per non aver commesso il fatto, tutti gli imputati: gli ordinovisti Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi, l’ex generale Francesco Delfino, il politico Pino Rauti e l’ex collaboratore del SID Maurizio Tramonte, lasciando così la strage impunita.

La Corte di Cassazione nel 2014 ha confermato l’assoluzione di Zorzi, ma ha annullato quella nei confronti di Maggi e Tramonte, per cui verrà istruito un nuovo processo. La posizione di Rauti è stata dichiarata estinta, dato il decesso sopraggiunto dell’imputato.

Strage dell’Italicus: il 4 agosto 1974 una bomba ad alto potenziale posizionata sul treno Italicus esplode all’altezza di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, provocando 12 morti e 48 feriti. L’attentato venne inizialmente rivendicato da Ordine nero: «Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare.» Sebbene il processo si concluse con l’assoluzione degli imputati Mario Tuti e Luciano Franci, nella sentenza del tribunale di Bologna che giudicò i neofascisti implicati nella strage, venne scritto come la P2 svolse un’opera di istigazione agli attentati e di finanziamento nei confronti della destra extraparlamentare toscana.

Strage alla stazione di Bologna: il 2 agosto 1980 l’esplosione di una bomba posizionata nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione bolognese provoca 85 morti e 200 feriti. Condannati, come esecutori materiali, con sentenza definitiva del 23 novembre 1995 i componenti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Condannati per il depistaggio delle indagini, i massoni Licio Gelli, Francesco Pazienza e i due ufficiali del servizio segreto militare, il generale Pietro Musumeci ed il colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte, entrambi iscritti alla loggia massonica P2.

Strage del Rapido 904: il 23 dicembre 1984, una bomba esplode sul treno 904 Napoli-Milano, nei pressi della Grande galleria dell’Appennino, tra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, causando la morte di 15 persone ed il ferimento di altre 267. Il 24/11/1992, la Corte di cassazione, confermò la sentenza di colpevolezza nei confronti degli imputati, puntualizzando la matrice terroristico-mafiosa dell’attentato.

Piazza Loggia 28 maggio 1974

Vennero uomini e donne liberi a testimoniare contro la mostruosa

oscurità del fascismo di oggi non diverso da quello di ieri

né di esso migliore

non si chiamino vittime ma caduti consapevoli

militanti partecipi dell’antifascismo internazionale

quando la vergogna delle false tolleranze

e delle innominate connivenze ha albergato tra noi

la dinamite diventa soltanto per i militanti antifascisti

una malattia in più di cui poter morire.

(anonimo)

 

Anarchia L’unica via !!

ADDIO LUGANO BELLA – Pietro Gori

https://www.youtube.com/watch?v=S4ou1pNZPMs

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)