Lockheed: dagli Hercules agli F35, lo scandalo continua…

21 aprile 1976: la commissione parlamentare inquirente riceve dalla Lockheed le chiavi per decriptare i nomi in codice. Antelope Cobbler è un primo ministro italiano . Tra il 1968 e il ‘70 i presidenti del Consiglio sono stati tre: nel 1968 Aldo Moro e Giovanni Leone; nel 1969 e nel 1970 Mariano Rumor; è proprio durante il ministero Rumor che si svolge la vendita degli aerei militari Hercules (nella foto).

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Lo scandalo Lockheed riguarda gravi casi di corruzione avvenuti in diversi Paesi negli anni ‘70, e in particolare Paesi Bassi, Germania Ovest, Giappone e Italia.

Nel 1976 l’azienda statunitense Lockheed (oggi Lockheed Martin) ammise di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a stati esteri i propri aerei militari. Nei Paesi Bassi risultò coinvolta la stessa monarchia, mentre in Germania, Giappone e Italia i corrotti dalla Lockheed risultarono essere le strutture preposte alle valutazioni tecnico-militari dei ministeri della Difesa, i ministri della Difesa, e in Italia e Giappone anche i primi ministri.

In Italia, nel 1978, il presidente della Repubblica Giovanni Leone fu travolto dallo scandalo Lockheed e dovette dimettersi. Tra il 1975 e il 1976, dai lavori della Commissione Church del Senato statunitense emerse che le pratiche di corruzione nell’esportazione di armi da parte della Lockheed Corporation e della più piccola Northrop costituivano un sistema diffuso e consolidato. Nel 1976 il New York Magazine scrisse che «il senatore Church ha prove che la Lockheed ha pagato tangenti in almeno 15 paesi, e che in almeno 6 paesi ha provocato gravi crisi di governo».

Il caso Lockheed partì proprio dall’ammissione dei vertici della stessa azienda, di fronte alla Commissione Church e alla SEC, che le commesse estere di forniture di aerei includevano commissioni e tangenti dalla fine degli anni ‘50 agli anni ‘70.

Già nel novembre del 1975 si evidenziava che, dei 306 milioni di dollari di pagamenti esteri sospetti da parte di 20 multinazionali americane prese in esame (tra cui IBM, Exxon, e General Motors), 202 milioni di questi erano della Lockheed, che da sola era chiamata a rispondere per i due terzi del totale delle sospette tangenti…..

Se alla sua “quota” si aggiungevano quelle delle altre aziende che, tra le 20 multinazionali prese in esame, operavano del settore difesa e aerospazio (cioè Northrop Corporation, Raytheon, Vinnell, e McDonnell Douglas), si raggiungeva l’80% dei pagamenti esteri sospetti. La corruzione politico-militare estera risultava dunque quella largamente dominante, e la Lockheed brillava come la fuoriclasse della corruzione.

Negli Stati Uniti il motore politico dello scandalo fu la scoperta di legami tra tangenti estere e caso “Watergate“. Fuori dagli Stati Uniti lo scandalo Lockheed ebbe conseguenze politiche rilevanti nei Paesi Bassi e in Germania Ovest, e veri e propri terremoti politici in Giappone e in Italia. In Italia lo scandalo della corruzione politico-militare della Lockheed si trasformò in un processo al sistema di governo che dal dopoguerra aveva come principale riferimento la Democrazia Cristiana. La discussione pubblica e il processo Lockheed coincisero temporalmente con uno dei periodi più drammatici della storia della repubblica italiana, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Nel 1976 molti soggetti coinvolti nelle trattative con la Lockheed furono accusati di aver intascato mazzette per miliardi di lire per favorire l’acquisto di tali aerei da parte del Ministero della Difesa italiano, e alcuni di questi poi condannati.

Nel giugno del ’76 si aprì la caccia all’Antilope della Lockheed. Documenti emersi dall’azienda americana indicavano con due nomi in codice i personaggi chiave da avvicinare e corrompere per vendere gli Hercules all’Italia. Il primo è Antelope Cobbler, letteralmente “Antilope Ciabattino”.

L’altro, meno noto alla stampa è “Pun”.

La Corte costituzionale stabilì successivamente, dalle testimonianze e dai documenti, che Antelope Cobbler fosse molto probabilmente Mariano Rumor (nella foto), mentre Pun era indubbiamente il capo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, cioè Duilio Fanali…..

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Dal processo Lockheed emerse anche l’Innominato, un nome in codice molto più italiano, per definire un personaggio “aduso a muoversi negli ambienti, oltreché militari ed industriali, politici e governativi, … «uomo assai potente che poteva influenzare anche la designazione di incarichi ministeriali»”. L’Innominato, secondo i giudici, era Camillo Crociani.

Ernest Hauser, che vendeva informazioni anche alla stampa italiana, indicò che dietro l’Antilope ci sarebbe stato un altro primo ministro abituale, Giulio Andreotti.

Alcuni giornali e settimanali riportarono che Antelope Cobbler e Aldo Moro potevano essere la stessa persona. La notizia fabbricata che Moro fosse Antelope Cobbler provenne da un taccuino dell’assistente del Dipartimento di stato statunitense Loewenstein, dipendente da Henry Kissinger. La Corte costituzionale archiviò la posizione di Moro il 3 marzo 1978, tredici giorni prima del sequestro brigatista di via Fani…..

Moro fu minacciato di morte da Kissinger ( patto Nato) , per aver fondato nel ‘64 il centro sinistra……

Moro fu rapito il 16 marzo 1978, lo stesso giorno in cui il nuovo governo ( cattofascista) guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia……

Nell’omicidio di Moro è stata coinvolta anche la loggia massonica coperta P2 di Licio Gelli. Le Brigate Rosse sono state infiltrate dall’intelligence degli Stati Uniti (CIA) attraverso l’Organizzazione Gladio ( nuclei clandestini dello stato) , la rete clandestina della NATO destinata a contrastare l’influenza sovietica nei paesi dell’Europa Occidentale. Mario Moretti sarebbe stato “eterodiretto” durante il sequestro…..

Il giornalista Mino Pecorelli, sulla sua rivista OP-Osservatore Politico, dove nei mesi precedenti più volte aveva scritto che “… A duemila anni di distanza Roma avrebbe visto nuovamente le Idi di Marzo e la morte di Giulio Cesare…”, in riferimento alla data di morte di Cesare (15 marzo 44 a.C.) e del rapimento di Moro (16 marzo 1978), pubblicò un articolo intitolato “Vergogna, buffoni!”, sostenendo che il generale Dalla Chiesa si fosse recato da Andreotti dicendogli di conoscere la prigione di Moro, non ottenendo il via libera per il blitz a causa della contrarietà di una certa “loggia di Cristo in paradiso”. La probabile allusione alla P2

( loggia massonica formata dagli alti gradi delle 3 forze militari, aereonautica – marina – esercito) , i cui affiliati controllavano i punti chiave dello stato, fu chiara soltanto in seguito dopo il ritrovamento della lista degli iscritti alla P2, il 17 marzo 1981 a Villa Vanda( Arezzo). In questa lista erano presenti diversi nominativi di personaggi che ricoprivano ruoli importanti nelle istituzioni durante il sequestro Moro e le successive indagini, alcuni promossi ai loro incarichi da pochi mesi o durante il sequestro stesso: tra questi il generale Giuseppe Santovito, direttore del Sismi, il prefetto Walter Pelosi, direttore del CESIS, il generale Giulio Grassini del SISDE, l’ammiraglio Antonino Geraci, capo del Sios della Marina Militare, Federico Umberto D’Amato, direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, il generale Raffaele Giudice, comandante generale della Guardia di Finanza ed il generale Donato Lo Prete, capo di stato maggiore della stessa, il generale dei Carabinieri Giuseppe Siracusano (responsabile per quello che riguardava i posti di blocco effettuati nella capitale durante le indagini sul sequestro, che vennero considerati ben poco efficaci dalla Commissione Moro).

Stando a quanto riferito dal professor Vincenzo Cappelletti (uno degli esperti chiamati a formare i comitati durante il rapimento) alla commissione stragi, il professor Franco Ferracuti, il cui nome risultò tra gli iscritti della P2 e che fu uno dei sostenitori del fatto che Moro fosse stato colpito dalla sindrome di Stoccolma, aderì alla loggia proprio durante il periodo del rapimento, su proposta del generale Grassini, per lo meno stando a quanto riferitogli dal Ferracuti stesso.

Licio Gelli ha affermato che la presenza di un elevato numero di affiliati alla loggia nei comitati di liberazione per Moro, non era dovuta ad un coinvolgimento attivo della P2 (sovvenzionata dai servizi segreti di Yalta e della Nato…..) nella questione, quanto al fatto che molte personalità di primo piano del tempo erano iscritte alla stessa, quindi era naturale che in questi comitati se ne trovassero diverse. Altro caso dubbio, che è stato dibattuto in numerose pubblicazioni sul caso Moro, è quello relativo alla presenza del colonnello Camillo Guglielmi del Sismi nelle vicinanze dell’agguato durante l’azione delle BR. La notizia della sua presenza nella Via Stresa, tenuta segreta inizialmente, verrà rivelata soltanto nel 1991 durante le indagini della Commissione Stragi, anche a seguito di una relazione presentata dal deputato di Democrazia Proletaria Luigi Cipriani (allora membro della commissione) che riferiva di alcune testimonianze sul caso Moro e sul ruolo di Guglielmi come osservatore, da parte di un’ex agente del SISMI . Guglielmi affermerà di essere stato realmente in zona, ma perché invitato a pranzo da un collega che abitava nella vicina via Stresa……. Secondo alcune pubblicazioni il collega, pur confermando il fatto che Guglielmi si fosse presentato a casa sua, negò che il suo arrivo fosse previsto. Guglielmi faceva parte anche di Gladio. Alcuni macchinari presenti nella tipografia utilizzata dai brigatisti per la stampa dei comunicati (da quasi un anno prima del rapimento), che era gestita da un brigatista (Enrico Triaca) e finanziata da Moretti, erano stati precedentemente di proprietà dello stato: si trattava di una stampatrice AB-DIK260T, che era di proprietà del Raggruppamento Unità Speciali dell’esercito (facente parte del SISMI) e che, seppur con un pochi anni di vita ed un elevato valore, era stata venduta come rottame ferroso, e di una fotocopiatrice AB-DIK 675, precedentemente di proprietà del Ministero dei trasporti, acquistata nel 1969 e che, dopo alcuni cambi di proprietario, era stata venduta a Enrico Triaca.

Anche l’appartamento di Via Gradoli presenta alcune peculiarità. Innanzitutto fu affittato da Moretti sotto lo pseudonimo di Mario Borghi nel 1975, ma il contratto d’affitto tra “Borghi” e la controparte (Luciana Bozzi) non venne registrato. Inoltre, in quello stabile vivevano anche un confidente della polizia e diversi appartamenti erano intestati ad uomini del SISMI. La palazzina venne perquisita dai Carabinieri del colonnello Varisco, ma venne saltato l’appartamento in oggetto, in quanto nel momento del controllo non risultava essere presente nessuno. Ad aggiungere ulteriori incertezze sul caso, diversa pubblicistica evidenzia che la signora Bozzi si scoprirà successivamente essere amica di Giuliana Conforto, il cui padre era nella lista Mitrokhin di agenti del KGB, e nel cui appartamento furono arrestati i brigatisti Morucci e Faranda.

Nel maggio 1979 i brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda, due degli ideatori del sequestro, vengono arrestati a Roma nell’appartamento di Giuliana Conforto, figlia di Giorgio Conforto, col rinvenimento nell’abitazione della mitraglietta “Skorpion” – di marca cecoslovacca – usata da Moretti per assassinare Moro. Nel Dossier (report Impedian 142) si parla di Giorgio Conforto come agente del KGB, nome in codice “Dario”, capo rete dei servizi strategici del Patto di Varsavia, ma si dice anche che sia lui che la figlia erano estranei alle attività dei due terroristi e che, proprio in seguito alle indagini di cui sarebbe stato probabilmente oggetto dopo l’arresto dei brigatisti, i servizi sovietici decisero di “congelare” la sua attività di spia…..

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Corruzione: Il vecchio vizio della politica Italiana

Gli F35 sono cacciabombardieri dell’americana Lockheed Martin…..

L’Italia ne ha acquistati 90 per un costo complessivo che oscilla tra i 12 e i 18 miliardi di euro nell’arco di quarant’anni. I velivoli sono sviluppati e realizzati con la collaborazione di Finmeccanica (costituita da massomafiosi ) e da un altro gruppo di aziende italiane.

Il cacciabombardiere F35 è un nuovo modello di aereo da guerra. Il programma di sviluppo e costruzione ha il nome ufficiale di Joint Strike Fighter (Jsf) e ha l’obiettivo di costruire un aereo da combattimento cosiddetto “di quinta generazione”. A capo del progetto gli Stati Uniti in collaborazione con Regno Unito, Italia, Canada, Danimarca, Norvegia, Olanda, Australia, Turchia, Singapore e Israele. Ci sono diversi livelli di coinvolgimento nel progetto: il Regno Unito è l’unico di primo livello (partecipa a circa il 10% delle spese di ricerca e sviluppo), Italia e Olanda sono partner di secondo livello (partecipazione intorno al 5%). Il programma serve, nel caso dell’Italia, a sostituire tre modelli di aereo militare: i Tornado, gli AM-X e gli AV8B della Marina. Questi tre diversi aerei sono stati prodotti introdotti nelle forze armate italiane tra gli anni ‘80 e i primi anni 2000.

Il programma per lo sviluppo dell’F35 ha già subito parecchi ritardi ed enormi aumenti di costi, stimati in oltre il 50%: il singolo esemplare, che nel 2001 aveva il prezzo previsto di 70 milioni di dollari, è ora passato a costare circa 120 milioni e probabilmente ne costerà di più (si stima intorno ai 140 milioni).

Il progetto degli F35 ha preso il via nel 1996, quando, con l’allora ministro della Difesa Nino Andreatta (governo Prodi), l’Italia si associò alla proposta americana per la realizzazione di un nuovo velivolo multiruolo. Nel 1998 (governo D’Alema) è firmato il memorandum che consente all’Italia di partecipare al programma F35 Joint Strike Fighter. Il 16 maggio 2002 (governo Berlusconi, ministro della Difesa Antonio Martino) il Senato dà il via libera definitivo.

Nel 2019, ad esempio, un F35 a decollo orizzontale dovrebbe costare 65 milioni…..

Secondo il sito Altreconomia che riporta i risultati di uno studio dell’ufficio di analisi economiche dal Parlamento canadese, tra manutenzione e gestione ogni F35 costa nell’arco di vita preventivato 450 milioni di dollari. Che moltiplicato per il numero di aerei che l’Italia vorrebbe acquistare fa un po’ meno di 60 miliardi di dollari, 45 miliardi di euro.

Finmeccanica partecipa alla costruzione degli aerei, quindi il programma F35 genera dei ritorni, difficili da conteggiare, sull’economia italiana……

Il bilancio della Difesa per il 2012 è stato di 19,9 miliardi di euro, pari all’1,2% del Pil. Di questi, la spesa totale per esercito, marina e aviazione è di 13,6 miliardi, mentre il resto del bilancio va ai carabinieri. Tre quarti del totale delle spese viene speso per il pagamento degli stipendi.

A chi finiscono i soldi per gli F35? Nel 2001 la realizzazione dell’aereo F35 è stata data a un gruppo industriale guidato dalla statunitense Lockheed Martin …. di cui fanno parte ai primi posti Northrop Grumman (americana), BAE Systems (britannica) e, per i motori, le statunitensi Pratt & Whitney, General Electric e Rolls Royce (quest’ultima britannica).

Il gruppo Finmeccanica (che per il 30%è di proprietà del ministero dell’Economia) partecipa alla costruzione degli aerei attraverso tre aziende principali: Alenia, Selex Galileo e Selex Communications. Anche Avio, un’altra azienda aerospaziale italiana in cui Finmeccanica ha una partecipazione, è coinvolta nel progetto.

Gli F35 vengono realizzati a Cameri, in provincia di Novara, in uno stabilimento di 550 mila metri quadrati nuovo di zecca e costato oltre 700 milioni di euro . Nel 18 luglio 2013 iniziano i lavori. In questi stabilimenti l’Alenia della Finmeccanica costruirà le ali del cacciabombardiere e assemblerà quella parte di velivoli destinati all’Europa e non prodotti direttamente dalla Lockheed Martin negli Stati Uniti.

I primi 5 caccia interamente montati in Italia saranno pronti nel 2015, come da contratto. Serviranno per addestrare i piloti europei nelle basi Usa. Il sesto velivolo sarà il primo «operativo» nei cieli italiani: data di consegna 2016, quando entrerà ufficialmente in servizio per l’Aeronautica militare.

Gli F35 dovrebbero cominciare ad essere impiegati nel 2018-2019. Attualmente circa 100 F35 di diversi modelli sono in attività per test ed esperimenti. Ma per 4 volte in due anni e mezzo la flotta di F35 è costretta a restare a terra per problemi tecnici. I problemi principali riguardano il motore, in particolare una pompa di carburante e le pale della turbina.

In un dossier recente il Pentagono ha elencato i vizi individuati, come il rischio di esplosione in volo in caso di fulmini. Lockheed e lobby italiana si sono subito lanciati in una campagna rassicurante sostenendo che l’inconveniente sarà rimediato, senza poter dire, però, quanto costeranno le modifiche e di quanto salirà ancora il prezzo….

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Basta guerre basta armi

Ne dio, ne stato, ne servi ne padroni fuori l’invasione Nato dai coglioni …..

 

Rsp (individualità Anarchiche)