Vecchie stragi di stato massomafiose e nuove destre che escono dalle fogne…

Massomafia: stato fascista e stragista….

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15 gennaio 2016

La desecretazione degli atti sulle stragi in Italia si sta tramutando in un nuovo “depistaggio”. Insomma, in una beffa, “in una presa in giro non solo per le vittime ma anche per tutti gli italiani”, protesta Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e deputato Pd. Bolognesi è in prima linea sulla questione da tempo e, di recente, si è anche scontrato col ministro Maria Elena Boschi: lui sosteneva che ci fossero apparati che boicottavano la desecretazione, il ministro ha smontato questa sua teoria….

Le associazioni dei parenti delle vittime hanno anche pensato di istituire una borsa di studio per vigilare sulla desecretazione e oggi che viene annunciata l’uscita dei cassetti di 92.000 documenti insorgono una volta di più. Prima di natale avevano anche scritto al premier dicendosi pronti a iniziative “pubbliche”, di piazza, per contestare l’iter della desecretazione e ora questa prospettiva si rafforza: a fine mese ci sarà una conferenza stampa congiunta di tutte le associazioni che annunceranno come intendono far sapere agli italiani che il governo li sta “prendendo in giro”. Infatti, dice Bolognesi in un comunicato, “ai familiari delle vittime di stragi non risulta che i Servizi abbiano versato tutti i documenti custoditi presso i loro archivi. Come segnaliamo da quasi due anni, il valore politico e civile della Direttiva è stato svuotato dall’opacità delle modalità adottate dagli enti interessati al versamento”. E Bolognesi ricorda ancora una volta che “tra le lacune rilevate” c’è “il rifiuto, da parte dei Servizi, di depositare i fascicoli personali degli esecutori e dei depistatori delle stragi, utili ad acquisire possibili collegamenti con i mandanti degli eccidi”….

All’ultima riunione col sottosegretario Claudio De Vincenti, aggiunge Bolognesi, “alle nostre associazioni, che chiedevano spiegazioni, i vertici dei Servizi si sono limitati a rispondere che ‘la Direttiva prevede un versamento per argomento e non per nominativo. E non è così (afferma Bolognesi) se la Direttiva prevede il versamento di tutti i documenti sulla strage di Bologna è logico ed oggettivo che tra questi sono compresi i fascicoli personali di chi l’ha eseguita e ne ha depistato le indagini. Omettere di versare informazioni così importanti per arrivare alla completa verità sulle stragi, non solo è un insulto alle vittime, ma anche un nuovo depistaggio”.

La desecretazione degli atti è uno degli impegni presi dal Governo e rilanciato in piazza lo scorso 2 Agosto a Bologna, assieme agli impegni sul reato di depistaggio e gli indennizzi alle vittime; in tutto quattro temi su cui è stata avviata una petizione che ha raccolto 2.324 adesioni. Eppure, “degli impegni presi dal Governo a Bologna non ce n’è uno che va per il verso giusto. Io (promette Bolognesi all’agenzia Dire) dalla prossima settimana ricomincio a martellare sul reato di depistaggio”, approvato alla Camera e fermo in commissione Giustizia al Senato dal 31 luglio scorso; l’esame non è nemmeno iniziato. In Legge di stabilità, invece, non ci sarebbero i benefici previdenziali per le vittime. “Purtroppo non c’è differenza tra questo governo e i precedenti. Anzi, una sì: quelli prima almeno te lo dicevano in faccia che non avrebbero fatto nulla”, conclude sconsolato Bolognesi.

 

Fascismo braccio armato dei servizi segreti…

La Strage di stato del 2 agosto 1980

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La strage di Bologna, compiuta la mattina di sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, è stato un atto terroristico organizzato da apparati paramilitari clandestini italiani (stay behind); un piano militare, con poteri massomafiosi e geopolitici, chiamato “strategia della tensione” …..

Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), tra cui Giuseppe Valerio Fioravanti. Furono rilevati collegamenti anche con la criminalità organizzata e i servizi segreti ‘deviati’…..

Nell’attentato rimasero uccise 85 persone ed oltre 200 rimasero ferite. Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi (per cui vennero condannati Licio Gelli, capo della loggia massonica occulta e deviata dei servizi segreti della P2, Pietro Musumeci generale del SISMI, Giuseppe Belmonte agente dei servizi segreti deviati del Sismi e Francesco Pazienza faccendiere e agente dei servizi segreti deviati coinvolto nel crac dell’Ambrosiano ( Massomafia cattolica).

Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d’aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell’ala ovest dell’edificio. La bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 (provenienza Nato) detta “Compound B”, potenziata da 18 kg di gelatinato – nitroglicerina.

L’esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, allo scopo di aumentarne l’effetto.

Nei giorni successivi, la centrale Piazza Maggiore ospitò imponenti manifestazioni di sdegno e di protesta da parte della popolazione e non furono risparmiate accese critiche e proteste rivolte ai rappresentanti del governo, intervenuti il giorno 6 ai funerali delle vittime celebrati nella Basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono riservati al presidente Sandro Pertini, giunto con un elicottero a Bologna alle 17:30 del giorno della strage, che in lacrime affermò di fronte ai giornalisti: «Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia»…..

La posizione ufficiale sia del governo italiano (allora presieduto dal Senatore democristiano, capo dei servizi segreti deviati Francesco Cossiga) sia delle forze di polizia fu quella di depistare le indagini attribuendo lo scoppio a cause fortuite, ovvero all’esplosione di una vecchia caldaia sita nel sotterraneo della stazione…. Già il 26/8/1980 la Procura della Repubblica di Bologna emise 28 ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari: Roberto Fiore e Massimo Morsello, Gabriele Adinolfi, Francesca Mambro, Elio Giallombardo, Amedeo De Francisci, Massimiliano Fachini, Roberto Rinani, Giuseppe Valerio Fioravanti, Claudio Mutti, Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Ulderico Sica, Francesco Bianco, Alessandro Pucci, Marcello Iannilli, Paolo Signorelli, PierLuigi Scarano, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Guido Zappavigna, GianLuigi Napoli, Fabio De Felice, Maurizio Neri. Vengono subito interrogati a Ferrara, Roma, Padova e Parma. Tutti saranno scarcerati nel 1981.

Lentamente e con fatica, attraverso una complicata e discussa vicenda politica e giudiziaria, e grazie alla spinta civile dell’associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, si giunse ad una sentenza definitiva della Corte di cassazione il 23 novembre 1995. Vennero condannati all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (braccio destro della P2), l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vennero condannati per il depistaggio delle indagini.

Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e 4 anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo condannato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Eventuali mandanti della strage, avevano un ipotetico movente simile a quello degli altri attentati della ‘strategia della tensione’ (destabilizzare per instaurare un regime autoritario).

Nel 1984, Vincenzo Vinciguerra, terrorista neofascista di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale (il gruppo diretto da Stefano Delle Chiaie, già coinvolto nelle indagini sulla strategia delle tensione e attivo nel golpismo della CIA in America latina), condannato e reo confesso per la strage di Peteano in cui vennero uccisi tre carabinieri, ha inoltre reso dichiarazioni spontanee ai magistrati (non motivate dall’avere sconti di pena come quelle dei “pentiti”, per questo ritenute più attendibili) sui coinvolgimenti dell’estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo a Bologna, ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come Organizzazione Gladio, e ai suoi settori deviati; queste allusioni e rivelazioni furono da lui ripetute in varie interviste successive. Ha inoltre paragonato la dinamica a quella di due tentate stragi, fallite: quella del 28/8/1970 alla stazione di Verona e quella di Milano del 30/7/1980; ha poi affermato la colpevolezza di Mambro e Fioravanti nella strage del 2 agosto (e quindi il fatto che anche i NAR furono spinti a partecipare alla strategia della tensione, come era accaduto agli altri gruppi di estrema destra, in cambio di protezione), e che, a suo parere, avrebbero avuto coperture politiche anche da parte del Movimento Sociale Italiano e dei suoi eredi diretti, e queste pressioni (di persone che poi avrebbero avuto importanti ruoli governativi e amministrativi negli anni ’90 e 2000) attribuisce, sempre secondo il suo personale parere, i benefici di legge a loro concessi, nonostante i numerosi ergastoli comminati. Vinciguerra non sarà testimone diretto nel processo di Bologna. Vinciguerra sconta l’ergastolo da più di 30 anni, dal 1979, attualmente nel carcere di Opera; non ha ricevuto gli sconti di pena possibili dopo 26 anni né ha mai avuto lo status di “collaboratore di giustizia”, ma è divenuto uno dei più convinti accusatori dei neofascisti nella strategia della tensione. Egli sostiene, come molti altri, che Bologna fu un tentativo di depistaggio per i fatti di Ustica e si definisce “fascista” anziché “neofascista” per marcare la differenza, sostenendo che le stragi non sono fasciste ma “di stato” e “atlantiche” (nonostante l’accertata manovalanza di estrema destra, gli obiettivi non erano prettamente ideologici).

A metà luglio del 1980, il colonnello Amos Spiazzi, già coinvolto nel golpe Borghese e nella Rosa dei venti, poi incarcerato, viene incaricato dal SISDE di indagare sulla riorganizzazione dei gruppi eversivi di estrema destra. Spiazzi andò a Roma per incontrare un “informatore” neofascista, Francesco Mangiameli detto Ciccio. Mangiameli avrebbe raccontato a Spiazzi dell’omicidio di Mario Amato e di un progetto per assassinare il giudice che indagò su piazza Fontana, Giancarlo Stiz. Mangiameli afferma di essere stato incaricato da Stefano Delle Chiaie (che poi verrà accusato dai depistatori, o meglio, saranno due uomini legati al suo gruppo internazionale le vittime del depistaggio; Delle Chiaie sarà assolto, come per le altre stragi) di reperire armi ed esplosivo ad ogni costo e afferma che per i primi di agosto era previsto un attentato di enormi proporzioni, come si era detto già da parte di detenuti neofascisti. Il depistaggio di Licio Gelli invece non avrebbe dovuto coinvolgere Delle Chiaie in prima persona o deviare dalla pista neofascista, ma fabbricare due colpevoli stranieri, personaggi minori del gruppo degli ex Avanguardia Nazionale. Gelli e Delle Chiaie erano amici e frequentavano alcune logge massoniche ‘deviate’ e la criminalità organizzata, non solo la P2 la loggia massonica dei servizi segreti, di cui Gelli era il Maestro Venerabile.

Per quanto riguarda la criminalità comune, la Banda della Magliana partecipò ai depistaggi con la P2, ed ebbe rapporti coi servizi segreti e con l’eversione nera. Il faccendiere romano Gennaro Mokbel, vicino alla banda e alla ‘ndrangheta, alla massoneria deviata e al neofascismo (oltre che conoscente di numerosi importanti uomini politici, tra cui Marcello Dell’Utri), affermò in un’intercettazione del 2010 di aver pagato 1 milione e 200mila euro per far uscire di prigione Francesca Mambro e Valerio Fioravanti; egli ebbe numerosi contatti telefonici, anche successivi alla loro scarcerazione, coi due ex terroristi neri…

L’operazione viene descritta su tre diversi livelli: gli esecutori materiali (i NAR), il livello intermedio dei vecchi ordinovisti (tra cui gli indagati Massimiliano Fachini e Paolo Signorelli), i mandanti occulti e ispiratori (la P2, servizi segreti deviati, ambienti politici, strutture come quella che verrà poi identificata come Gladio)….

Secondo alcuni, come Giovanni Pellegrino (deputato dei Democratici di Sinistra ed ex presidente della Commissione parlamentare stragi), il movente non sarebbe la strategia della tensione e la spinta verso una svolta a destra, ma altri contrasti di potere, che siano stati internazionali tra NATO e Patto di Varsavia, tra Israele e Palestina, o tra USA e Libia, con l’Italia in posizione ondivaga, che si trovò in mezzo a questa “guerra segreta“; sia interni, come minaccia per silenziare chi sapeva qualcosa sulle bombe del 1969-1974, ad esempio come faida interna alla P2.

Se i neofascisti dei NAR collocarono l’esplosivo militare in nome dello “spontaneismo armato” e della loro ideologia (esplosivo fornito dai servizi segreti deviati e da settori eversivi di Gladio), furono spinti da qualcuno più in alto (il che spiegherebbe la mancata rivendicazione), e la P2 e lo stesso SISMI depistarono (ai danni di un altro neofascista, Stefano Delle Chiaie) per motivi poco chiari, c’è chi ipotizza anche che la bomba fu un’azione diversiva per sviare l’attenzione da alcuni scandali del periodo: il crack finanziario del banco Ambrosiano, la bancarotta e la caduta del faccendiere Michele Sindona (colluso con la mafia e la P2, e, secondo Luigi Cipriani, deputato di Democrazia Proletaria, anche finanziatore della strategia della tensione fino al 1974), l’affacciarsi degli attacchi di Cosa nostra contro lo stato e le indagini che avrebbero condotto agli elenchi dei piduisti, ritrovati a Castiglion Fibocchi, tutti casi in cui venne coinvolta la loggia massonica eversiva diretta da Gelli, il cui scopo era l’instaurazione di una repubblica presidenziale liberale bipartitica anticomunista, con tratti di autoritarismo e controllo dei mass media.

 

L’Associazione dei Familiari delle Vittime delle Strage di Bologna ha sempre sostenuto che, come in altre stragi analoghe, chi posizionò la bomba era solo un esecutore di ignoti mandanti. Il presidente dell’associazione, ha affermato che essi vanno cercati nelle istituzioni dell’epoca e in gruppi come la P2….. Egli afferma che Licio Gelli diede 10 milioni di dollari a persone dei servizi segreti e ad appartenenti all’Organizzazione Gladio, prima e dopo il 2 agosto 1980.

Bolognesi ha prodotto con Roberto Scardova, il libro “Stragi e mandanti. Sono veramente ignoti gli ispiratori dell’eccidio del 2/8/1980 alla stazione di Bologna?” (2012) in cui viene ipotizzata un’unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, comprendente falsi golpe di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America latina coi colpi di stato (golpe in Cile, dittatura argentina appoggiata dalla P2, ecc.) dell’Operazione Condor (della quale l’Operazione Gladio fu l’equivalente europea), con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici stranieri e, localmente, italiani. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto Servizio o “Anello”. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall’estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti col governo Andreotti e con l’ENI di Eugenio Cefis) e da faccendieri italiani.

È da tenere in considerazione il fatto che il 27/6/1980, ovvero 35 giorni prima della strage della stazione, da Bologna era partito l’aereo DC9 Itavia volo IH870 per Palermo, che fu misteriosamente abbattuto al largo di Ustica provocando la morte di 81 persone. Le versioni ufficiali hanno sempre tenuto le due stragi separate al punto che tuttora per l’opinione pubblica italiana i due fatti appaiono slegati da qualsiasi fattore o nesso comune. Esiste tuttavia, la possibilità che alcuni servizi segreti (CIA, Mossad) avessero provocato la strage di Bologna al fine di mettere sotto pressione il governo italiano e il suo filoarabismo (“lodo Moro“), in quanto considerato ambiguo e controproducente agli interessi atlantici. Tale filoarabismo dello stato italiano avrebbe suggerito la protezione del Colonnello Gheddafi nel presumibile attacco subito nei cieli di Ustica il 27 giugno di quella stessa estate. Questo spiegherebbe la copertura successiva e la deviazione delle indagini sulla strage da parte dello stato italiano.

Un’ipotesi nota riguarda il cosiddetto “lodo Moro”, del quale parla anche lo stesso Aldo Moro nel memoriale della prigionia, riguardante un accordo segreto con la dirigenza palestinese, trattato dal colonnello del SISMI Stefano Giovannone. Tra il 1999 e il 2006, durante i lavori istruttori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (XIII legislatura, 1996-2001) e poi della Commissione d’inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l’attività d’intelligence italiana (XIV legislatura, 2001-2006) sono emersi elementi inediti sui collegamenti internazionali del terrorismo italiano e sulle reti dei servizi segreti dell’ex blocco sovietico e dei principali Paesi arabi come Siria, Libano, Libia, Yemen del Sud e Iraq, una rete di rapporti accennati anche, ad esempio, dall’infiltrato criminologo borghese Senzani, in un biglietto manoscritto ritrovato nei documenti delle BR. Il capo brigatista Giovanni Senzani attribuirebbe, probabilmente secondo quanto riferito da Abu Ayad (un membro del gruppo terroristico Settembre Nero), la strage (assieme all’attentato alla sinagoga di Parigi e quello alla SIOT di Trieste) alla regia del KGB, che tramite la STASI (polizia politica della Germania Est) finanziava il gruppo di Carlos e la causa palestinese del FPLP:

Il lodo Moro sarebbe stato coperto dai depistaggi in altre situazioni, come nel caso dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni, scomparsi e probabilmente rapiti e poi assassinati (forse dalla frangia OLP-Fplp di George Habbash) in Libano il 2 settembre 1980, mentre indagavano a Beirut sui legami tra servizi segreti, terrorismo e organizzazioni palestinesi. Cossiga afferma che lo stesso Habbash gli mandò un telegramma dopo il sequestro dei missili di Ortona nella macchina di Daniele Pifano, leader di Autonomia Operaia, per avvisarlo che l’Italia stava rompendo l’accordo e violando i patti. Il terrorismo arabo-palestinese si rese responsabile di due stragi sul territorio italiano, entrambe a Fiumicino: nel 1973 (prima della stipula dell’accordo) e nel 1985 (dopo la rottura). Inoltre nel 1984 (15 febbraio), su richiesta dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, con la quale i brigatisti collaboravano da anni, le BR-PCC uccisero a Roma Leamon Ray Hunt, il comandante in capo della Sinai Multinational Force and Observer Group.

Giovanni Spadolini si dichiarò convinto della pista libica, in un’interrogazione parlamentare del 4 agosto quando si capì che era detonata una bomba e non una caldaia, ma Cossiga dichiarò subito la strage come “fascista”, apparentemente senza prove certe (all’epoca di questa affermazione), ritrattando alcuni anni dopo accusando il terrorismo palestinese. Lo stesso depistaggio dei servizi segreti e della P2, sarebbe servito ad indicare la pista del fascismo, anche se non quella dei NAR ma quella “internazionale”, per scagionare la Libia ed evitare incidenti diplomatici, poiché Gheddafi aveva importanti partnership commerciali e petrolifere con l’ENI e la FIAT, nonché quote di partecipazioni azionarie. Il leader libico coltivava anche buoni rapporti con Giulio Andreotti. L’ex spia e faccendiere Francesco Pazienza, condannato a 13 anni per i depistaggi verso la pista neofascista, ha sostenuto questa tesi in interviste concesse dopo la scarcerazione, affermando che anche il procuratore Domenico Sica propose la pista libica, rivelando il motivo per cui Gelli volle depistare, e cioè la difesa degli interessi finanziari e petroliferi italiani col regime di Gheddafi, poiché “coinvolgerla (la Libia)”, sempre secondo la “confessione” dell’ex agente nell’intervista a Milena Gabanelli, «in quel momento avrebbe voluto dire tragedia per la Fiat e per l’Eni».

Con una direttiva del 22/4/2014, tutti i fascicoli relativi a questa strage non sono più coperti dal segreto di stato e sono perciò liberamente consultabili da tutti….

 

Estrema destra braccio armato dei servizi segreti ….

15 gennaio 2016

Anche Bologna ospiterà un raduno europeo degli esponenti di estrema destra eletti nelle amministrazioni locali. A organizzarlo e annunciarlo via Facebook per martedì 19 gennaio, è il movimento Alliance for peace and freedom (Apf), guidato dal leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Come si legge sul profilo Facebook dell’organizzazione, si tratta di una “prima riunione organizzata per i rappresentanti patriottici che sono stati eletti come consiglieri, sindaci o membri dei parlamenti regionali”. Immediate le reazioni. “Ma non hanno niente di meglio da fare nella vita che rompere le palle a questa città?”, sbotta il sindaco Virginio Merola. Mentre il Pd avverte: “Rispetto per la Resistenza”.

“Costruire una rete”. L’appuntamento del 19 gennaio, spiega il movimento di estrema destra, “mira a stabilire una rete europea a livello istituzionale“. Per questo sarà creata “una newsletter mensile per agevolare lo scambio di informazioni all’interno della rete” e sarà redatto “un manuale che indica come un rappresentante patriottico dovrebbe agire nelle istituzioni locali”. L’Apf è nata di recente, il 4/2/2015, ed è formata da rappresentanti di partiti e movimenti ultranazionalisti e di estrema destra di 10 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia (Alba Dorata), Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia. Proprio Forza Nuova sarà oggi, 16 gennaio, in piazza a Modena con un presidio alle 14.30 in pieno centro storico. Una manifestazione contestata da più parti, a partire dal sindaco Giancarlo Muzzarelli.

 

Allerta allerta, i fasci stanno uscendo dalle fogne!!!

Fascisti sbirromafiosi, massoni e trame occulte geopolitiche…

15 gennaio 2016

Un convegno nazifascista europeo al Palazzo delle Stelline a Milano. È la “sorpresa” che potrebbe andare in scena domenica 24 nell’antica struttura quattrocentesca di corso Magenta. I responsabili di Alliance for peace and freedom (il coordinamento paneuropeo che riunisce, tra gli altri, Forza Nuova, Alba Dorata greca, l’Npd tedesca e il British unity, tutte formazioni di matrice e ispirazione neofascista e antisemita) hanno formalmente richiesto una sala della struttura che ospita un hotel e un centro convegni.

Il convegno milanese (che stando alla pagina Facebook della stessa Alliance sarebbe preceduto da un primo meeting a Bologna il 19) si terrebbe a sole 72 ore dalla data del 27 gennaio: la giornata in cui si ricorda lo sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali e degli oppositori politici nei campi di concentramento nazisti.

Si prospetta dunque un nuovo sfregio nel cuore della città medaglia d’oro per la Resistenza? Un’altra provocazione, ancora una volta con teatro Milano? Non solo: se il convegno sarà confermato (alle Stelline o in altro luogo) significherebbe che a fine gennaio, nell’arco di pochi giorni, dal 24 al 28, nel capoluogo lombardo si terrebbero ben due appuntamenti clou per gli ambienti dell’estrema destra: il convegno di Alliance, il 24, e, il 28, l’assemblea pubblica promossa dalla Lega in un albergo cittadino (tenuto ancora nascosto) con Marine Le Pen. Assemblea alla quale stanno già confermando la propria partecipazione esponenti di diversi gruppi dell’estrema destra milanese e lombarda.

Un appello alle istituzioni arriva dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre: “Chissà se il sindaco e i candidati alle primarie del centrosinistra, tra cui il vicesindaco, se ne accorgeranno….

Ci auguriamo (si legge in un comunicato) che da parte di tutti (in primis chi ha il compito di vietare manifestazioni e raduni di partiti che richiamandosi al fascismo e all’antisemitismo sono palesemente fuorilegge) ci sia una sensibilità. E che non vengano concessi spazi a chi propaganda il razzismo, l’odio, l’antisemitismo“.

Procede intanto la campagna con petizione online per chiedere ai vertici dello stato lo scioglimento di tutti i gruppi di chiara ispirazione fascista e nazista che da anni organizzano feste, manifestazioni e convegni (anche e soprattutto) a Milano e in Lombardia….

 

Strategia della tensione, una tecnica di governo per i momenti di crisi

di Fabio Damen

http://www.rivistapaginauno.it/Strategia-tensione-tecnica-governo.php

 

Voi avete paura dell’ insurrezione.

La si farà quando il popolo lo vorrà

e non quando la polizia ne avrà bisogno.

Louise Michel

 

Rsp (individualità Anarchiche)