Turchia: al referendum ha vinto imbrogliando il presidente filoatlantico Erdogan

Turchia: al referendum ha vinto imbrogliando il presidente filoatlantico Erdogan

Erdogan Turchia

Patto Atlantico per l’egemonia sul mediterraneo, strategia della tensione “false-flag”.

Il 17 aprile ad Ankara gli osservatori dell’Osce hanno annunciato che il voto referendario in Turchia “non è stato regolare per gli standard internazionali. il partito filo-curdo Hdp annuncia che se la Commissione elettorale suprema turca (Ysk) non annullerà le contestate schede senza timbro, votate nel referendum sul presidenzialismo, l’opposizione è pronta a ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. Il capo della commissione elettorale turca (doppiogiochista) ha detto che le schede senza timbro, contestate dall’opposizione, sono valide, e che già in passato sono state ammesse. Il partito del presidente turco AKP, islamista e tendenzialmente conservatore, e il Partito del Movimento Nazionalista (MHP, un partito di destra che è la quarta forza politica del paese), hanno scritto la riforma costituzionale insieme al presidente Erdogan. Il dittatore conservatore Recep Tayyip Erdogan regnera fino al 2034 vincendo con il 51,2% .

Il presidente filoatlantico della Turchia Erdogan (che da anni ormai ha imposto una dittatura presidenziale), per vincere le elezioni e avere il consenso dei liberali conservatori, attua ancora oggi, il piano militare della strategia della tensione – stragi di stato (Operazione CHAOS False flag) contro l’Isis, per avere più consensi e più potere militare.

Ma andiamo ad elencare i reati commessi dalla Nato per la supremazia nel mediterraneo (guerra fredda):

La strage di Khan Sheikhun avvenuta il 4/4/2017, sarebbe il più grave attacco chimico nella guerra civile siriana da quello che, il 21/8/2013 provocò 1.400 morti nella Ghuta orientale, la regione ad est di Damasco controllata dal partito dell’Isis. Gli ispettori dell’Onu hanno dichiarato che in quel genocidio furono usati razzi terra-terra contenenti 350 litri di gas Sarin. Barack Obama, infatti, aveva affermato in precedenza che proprio l’uso di armi chimiche era la ‘linea rossa’ che Damasco non avrebbe potuto superare, pena un intervento Usa……

Ma allora, sia la Russia che l’America riuscirono a prendere degli accordi, che portarono il regime siriano ad ammettere il possesso di armi chimiche e ad accettare la loro eliminazione. Nel giugno del 2015 l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) annunciò di aver distrutto il 99% delle armi chimiche di Assad, pari a 1.328 tonnellate di iprite, gas mostarda e Df, un precursore del Sarin. Il gas cloro, invece, non rientrava tra quelli da distruggere perché usato anche a scopi industriali…..

Come contrattacco (guerra fredda) la Nato il 7 aprile esibisce la sua forza e supremazia con le armi, sparando 59 missili cruise dal mar Mediterraneo orientale contro la base controllata dalle forze del presidente Bashar al-Assad verso la base aerea siriana da cui si presume sia partito l’attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib. Si tratta di missili ‘Tomahawk‘, lanciati da due navi, che appartenevano alla Nato atlantiche di stanza nel Mediterraneo. Sono 5 i morti nell’attacco americano alla base militare siriana di Shayrat.

Il 13 aprile sempre la Nato (anticomunista già dal 1949), ha sganciato una bomba sull’Afghanistan orientale, nella zona di Nangarhar, con l’obiettivo di colpire l’Isis. Si tratterebbe di una bomba MOAB (la sigla significa la madre di tutte le bombe), che pesa quasi 10 tonnellate e, pur non essendo nucleare, ha la forza di distruggere tutto nel raggio di centinaia di metri. La Russia a sua volta indispettita, minaccia Trump rivelando di possedere una bomba molto più recente (costruita nel 2007) più potente che si chiama ‘Father of all bombs‘. La super-bomba russa infatti ha una potenza equivalente a 44 tonnellate di tritolo contro i ‘soli’ 11 di quella Usa e a quanto pare, un raggio di distruzione maggiore. Il Comitato di Difesa della Duma di Stato (la Camera bassa) russa afferma che l’attacco missilistico degli Stati Uniti contro la Siria potrebbe peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington, nonché portare a un ampliamento dei conflitti armati in Medio Oriente ( guerra nucleare).

Secondo Mosca, gli Usa avevano deciso di attaccare la Siria già prima della strage del 4 aprile nella provincia siriana di Idlib (guerra fredda – false flag), per un presunto attacco con armi chimiche di cui sono accusate le truppe di Damasco. Ad ogni esperto è chiaro che la decisione di effettuare gli attacchi è stata presa dalla Nato prima degli eventi ad Idlib che sono stati semplicemente usati come pretesto per dimostrare la loro supremazia. L’attacco chimico dei giorni scorsi che ha suscitato indignazione internazionale e provocato i raid americani “è stato costruito al 100%”, anche perché le forze armate siriane non possiedono più armi chimiche: lo ha detto il presidente siriano Bashar al Assad in un’intervista all’agenzia France Presse citata dai media internazionali. “Molte persone sono morte soffocate per l’inalazione di gas tossici”, afferma l’agenzia Sana. Intanto sono saliti a 86 i morti per l’attacco di martedì 4 aprile nella provincia di Idlib, in cui sarebbero state utilizzate armi chimiche. Lo ha reso noto l’Osservatorio Siriano per i diritti umani, aggiungendo che tra le vittime ci sono 30 bambini e 20 donne.

“I fragili progressi raggiunti in Siria sono in grave pericolo” è il monito lanciato dall’inviato Onu nel Paese mediorientale, Staffan de Mistura, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza Onu, affermando che “servono progressi irreversibili. Serve urgente consenso tra i maggiori attori in Siria per sostenere concretamente una soluzione politica e ristabilire la credibilità del cessate il fuoco”.

Choe (ufficiale della corea del Nord ha criticato il nuovo governo degli Usa sotto il presidente Donald Trump per “la creazione di una situazione di guerra” nella penisola coreana con l’invio di mezzi militari strategici nella regione. Il dittatore Kim Jong è un maresciallo dell’esercito nordcoreano e membro del comitato centrale del Partito del Lavoro, diventato poi presidente della Commissione per gli affari di stato. Kim è un giovane 30enne, capo di stato della Corea del Nord che ha studiato alla Scuola Inglese Internazionale di Berna. Kim, bambino viziato rimasto scemo, esoso e psicopatico, vuole giocare a fare la guerra e non vede l’ora (aspetta il pretesto) di esibire la sua potenza militare e le sue armi. Kim è salito al potere alla fine del 2011, ha sempre enfatizzato come le armi nucleari siano il fondamento della sua strategia di difesa nazionale ed è pronto a competere con gli armamenti nucleari della Nato. Il Cremlino è “molto preoccupato” per le crescenti tensioni nella penisola coreana e invita tutti i paesi ad astenersi da qualsiasi atto provocatorio.

Intanto gli Stati Uniti hanno già posizionato due cacciatorpediniere (provocazione – braccio di ferro) con missili Tomahawk non lontano dalla Corea del Nord (destabilizzare per stabilizzare il potere atlantico)….

Kenneth O’ Keefe, un ex ufficiale delle forze armate USA, il quale conosce il reticolo di trame dove è nato il gruppo jihadista dello Stato Islamico, ammette che gli estremisti dell’ISIS, ISIL o EL, che operano in Iraq ed in Siria, siano stati finanziati dalla Nato attraverso i suoi rappresentanti come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. “In realtà tutti questi miliziani sono una nuova veste ribattezzata di Al Qaeda, che di sicuro non è niente più che una creazione della CIA”.

O’Keefe riferisce inoltre che gli jihadisti, non soltanto hanno ricevuto dagli USA “il miglior equipaggiamento nordamericano” come il sistema di blindatura personale, i blindati da trasporto truppe e l’addestramento, ma gli è stato anche permesso di diffondersi attraverso le frontiere in molti altri paesi del Medio Oriente.

Tutto questo è stato fatto sotto l’auspicio di rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria”, afferma O’ Keefe.

L’Isis è nato in Iraq, originariamente si faceva chiamare “Stato islamico dell’Iraq”, quando il suo territorio ha cominciato ad estendersi in Siria ha cambiato il nome in “Stato islamico del Levante” (termine che indica l’area geografica di Siria, Libano e Palestina): è stato allora che si è iniziato a utilizzare il termine “ISIS”, che è l’acronimo dell’inglese “Islamic State of Iraq and Syria”.

Un report del quotidiano The Financial Times (16/10/2015), seguito da The Independent (Novembre 2015), ha rivelato che il gruppo IIS operante in Iraq e Siria, si finanzia attraverso fondi in parte generati dal traffico di droga, le entrate annue di ISIS provenienti dal traffico di droga dall’Afghanistan (in particolare l’eroina derivata dall’oppio) verso i paesi Europei, ammontano a circa un miliardo di dollari USA. La rotta balcanica è diventata marginale, ora la droga viaggia anche attraverso l’Iraq. Secondo l’agenzia di stampa Itar-Tass, “più della metà dell’eroina venduta in Europa ha ormai matrice jihadista” (Nato).

Ma la guerra al terrorismo va ben oltre le misure di sicurezza. Si tratta in realtà di un conflitto che sta cambiando i dati della geopolitica e le vecchie alleanze. Soprattutto da quando la Russia (anche lei dotata di missili e armi  nucleari) nel 2015 è scesa in campo per sostenere il regime di Damasco. Mosca considera la Siria il suo avamposto per frenare lo jihadismo e il terrorismo nel Caucaso: tenendo in piedi Assad ha dimostrato che non è disposta a mediare con l’Occidente. Diverso il discorso per l’Occidente: dopo “non” avere vinto la guerra in Afghanistan, ha rischiato di perdere l’Iraq. I russi hanno scelto di stare con l’Iran, mentre i partner degli occidentali come Erdogan e le monarchie del Golfo hanno flirtato con i gruppi jihadisti dell’Isis.

La Russia emette un avviso: potremo utilizzare armi nucleari per difendere i nostri alleati

Ma anche qui, abbiamo le nostre roccaforti atlantiche (in Italia abbiamo 56 basi militari Nato con missili nucleari puntati nel blu…). Alla fine del Governo di Mario Monti, nel 2012, venne organizzata e sovvenzionata un’operazione di intelligence. Si trattava dell’addestramento di miliziani siriani in due campi, uno al confine con la Turchia e uno al confine con la Giordania. Agenti segreti italiani hanno infatti, dall’inizio del 2013, fornito informazioni militari, addestrato alla guerriglia e istruito sulle informazioni di intelligence decine di miliziani quasi tutti nativi siriani, e alcuni iracheni in campi di addestramento, che erano noti anche alle principali fonti di intelligence internazionali (comprese naturalmente quelle turche e quelle giordane).

Sia la Nato che l’Arabia Saudita hanno sovvenzionato, tramite il Servizio Segreto Militare Pakistano, miliardi di dollari in assistenza ai gruppi ribelli per combattere l’occupazione sovietica in Afganistan nel 2001. Dietro la genesi dell’organizzazione Isis si trova una teorizzazione religiosa (lavaggio al cervello) di ispirazione wahhabita, che col tempo ha raccolto elementi di altre correnti religiose islamiche integraliste, come i deobandi e i talebani. L’Arabia Saudita appartiene al G20.

La guerra tra le religioni nasconde sempre la vera guerra, quella per il dominio economico e militare nel Medioriente tra due fazioni (poteri forti), la Nato e la Russia. E’ dal 1949 che la guerra fredda incentiva e   ingrassa i petrolieri, che sono i primi ad arricchirsi con le guerre, contrabbandando il greggio per sovvenzionare la strategia della tensione ( stragi di stato – terrorismo psicologico) attuata dal patto atlantico anticomunista Stay behind. Le quotazioni del petrolio attualmente (aprile 2017) sono arrivate ai massimi da 4 settimane: i contratti sul greggio Wti con scadenza a maggio 2017 crescono di 1,24 dollari, a 52,94 dollari al barile; il Brent vola sopra i 56 dollari, a 56,08 dollari.

 

La destra militare di Trump (servizi segreti), il suo braccio armato…

Martedì 11 aprile è avvenuto l’attacco contro l’autobus che trasportava i giocatori del Borussia Dortmund, ci sono forti dubbi sulla rivendicazione islamista ritrovata sul luogo delle esplosioni, infatti i magistrati stanno indagando sui gruppi dell’estrema destra….

Ma facciamo un po’ di storia

La I guerra afgana

Il 25 dicembre 1979 l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan, per sostenere il governo comunista del Partito Democratico del Popolo Afgano contro i ribelli Mujaheddin, sostenuti dagli integralisti islamici, tra cui si annoverava un giovane saudita, Osama Bin Laden. Le radici della guerra risalivano a quando il governo del riformista Mohammed Daoud Khan venne deposto nell’aprile del 1978 da un gruppo di ufficiali guidati seguaci del Partito Democratico del Popolo Afgano (PDPA).

Nur Muhammad Taraki, leader di uno delle maggiori fazioni marxiste-lieniniste, il partito Khalq , divenne capo dell’Afghanistan. Il 14/9/1979, il primo ministro Hafizullah Amin prese il potere dopo che un attentato uccise Taraki. La politica di quest’ultimo si era attirata soprattutto l’odio da parte degli integralisti islamici. Il PDPA, partito socialista filo-comunista, infatti, aveva intrapreso un programma di riforme, in cui i servizi sociali erano statalizzati, le donne guadagnavano il diritto di voto e venivano abrogate le leggi tradizionali e i tribunali tribali. Il nuovo governo decise di stringere legami con l’Unione Sovietica, riducendo ogni forma di opposizione, in particolare quella dell’altro partito marxista, il Parcham guidato da Babrak Karmal. Con la morte di Taraki la situazione divenne incandescente. Le tribù musulmane insorsero contro il governo. Le insurrezioni e la rivalità interna al PDPA spinsero l’URSS ad intervenire in Afghanistan.

Il 25/12/1979, un contingente sovietico di 30.000 truppe si diresse a Kabul, al fine di sostenere lo stato alleato. I sovietici cercarono di eliminare il sostegno popolare ai Mujaheddin bombardando le aree rurali, spingendo la popolazione ad abbandonare la campagna. La strategia sovietica fu un insuccesso. I Mujaheddin riuscirono a sconfiggere i sovietici utilizzando le armi fornite dalla Nato.

Nel marzo del 1985, salì al potere in URSS Mikhail Gorbaciov. Il 20/7/1987 fu annunciato il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. In compenso nel 1982, 2,8 milioni di afgani chiesero asilo politico in Pakistan e 1,5 scapparono in Iran. A novembre 1986, l’ex capo dei Servizi segreti afgani (KHAD) Mohammad Najibullah fu eletto presidente. Il 14 aprile 1988, USA, Pakistan, Afghanistan e URSS firmarono a Ginevra un accordo per il ritiro delle truppe sovietiche dal paese orientale che avvenne solo un anno dopo. Il ritiro sovietico, infatti, coincise con l’inasprirsi della guerra civile. I Mujaheddin sferrarono un estenuante attacco al governo di Najibullah nel 1992. Nel 1996, con la definitiva presa di Kabul da parte dei Talebani (l’ormai famoso gruppo islamico fondamentalista), Najibullah, che aveva vissuto in prigione per 4 anni, fu impiccato assieme al fratello.

La II guerra afgana

In seguito ai tragici attentati dell’11 settembre 2001, Stati Uniti e Gran Bretagna decisero di invadere l’Afghanistan. Nonostante il rifiuto da parte del governo di Kabul, e il video di Bin Laden in cui negava ogni responsabilità per gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, il 7/10/2001, le truppe anglo-americane cominciarono a bombardare il territorio afgano. L’intervento militare prese il nome di Enduring Freedom (“libertà permanente”). Scopo dell’operazione era rovesciare il regime talebano ed eliminare, oltre a Bin Laden, anche Mullah Mohammed Omar, capo del regime afgano, accusato di sostenere e proteggere le attività del miliardario saudita. Il 14 novembre 2001, l’ONU condannò i talebani “per avere permesso che l’Afghanistan venisse usato come base per l’esportazione del terrorismo attraverso la rete al-Qaeda e altri gruppi terroristici e per aver garantito sicuro asilo a Osama Bin Laden, al-Qaeda e altri loro associati, e in questo contesto supporto alla popolazione afgana per rimpiazzare il regime talebano”.

Ma ricordiamoci che Ronald Reagan, 40° presidente USA, chiamava i terroristi di Al Qaeda “combattenti per la libertà”. Il governo statunitense forniva armi alle brigate islamiche per combattere contro l’URSS. Il cambio di regime portò alla fine del governo laico in Afghanistan.

Lo Stato islamico è un’entità affiliata di Al Qaeda creata dai servizi segreti Nato e col sostegno del MI6 britannico, del Mossad di Israele e delle intelligence di Pakistan e Arabia Saudita.

Nel 2014 l’ Arabia Saudita, alleata con la Nato, libera dalle sue carceri migliaia di detenuti a condizione che si uniscano alla lotta dell’Isis contro Assad in Siria.

Israele invece sostiene le brigate islamiche di Is e al-Nusra nel Golan, un territorio conteso da Israele e Siria.

Il progetto del califfato si inserisce perfettamente nell’agenda della politica estera della Nato da molti anni al fine di dividere Iraq e Siria in tre aree distinte: una repubblica del Kurdistan, un califfato islamico sunnita e una Repubblica araba sciita. La Nato appoggia segretamente vari affiliati di Al Qaeda in Medio Oriente, in Africa sub-sahariana e in Asia per creare conflitti interni e destabilizzare i paesi indipendenti….

Le organizzazioni affiliate ad Al Qaeda nella regione autonoma di Xinjiang Uigur, in Cina, ricevono anche il sostegnoUSA. Lo scopo dichiarato di queste organizzazioni jihadiste è di stabilire un califfato islamico nella Cina occidentale.

 

Basta guerre, basta armi: quei 64 milioni di euro ( al giorno!!!) spesi in Italia (subordinata alla NATO) per scopi militari, è ora di utilizzarli per dare la possibilità alla povera gente, finalmente, di riscattarsi dalla miseria e per ottenere diritti e dignità sociale.

 

Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di smantellare le fortezze

erette dalla tirannia per tenere in soggezione il popolo;

ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle, le fortificarono ancor meglio,

per continuare  a servirsene contro il popolo.

C. Cafiero

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)