12/12/1969 – Strage di piazza Fontana: terrorista è lo stato…. “False flag“

12/12/1969 – Strage di piazza Fontana: terrorista è lo stato …. “False flag“

Pinelli vive in chi lotta contro il terrore e la repressione organizzati dallo stato!

La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 è considerata la data ufficiale d’inizio della “strategia della tensione”. La strategia della tensione (terrorismo psicologico) fu programmata al convegno organizzato dal 3 al 5 maggio 1965 all’Istituto di studi militari Alberto Pollio a Roma all’hotel Parco dei Principi. Al convegno si riunirono personaggi ambigui come Ivan Matteo lombardo, ex-ministro socialdemocratico del governo nato dalle elezioni del 1948 e Ciano Accame, redattore del settimanale neofascista ‘Il borghese’ e responsabile del movimento pacciardiano (partigiani bianchi: cattolici – liberali, centrodestra) ‘Nuova Repubblica’ assieme agli altri che famosi diverranno di lì a pochi anni. Tra questi Guido Giannettini, Stefano delle Chiaie e Mario Merlino infiltrato e fondatore del circolo 22 marzo di Roma. II tema di dibattito dell’istituto ‘Pollio’ finanziato dai servizi segreti tramite il generale Viaggiani, capo del Sifar, non era per nulla rassicurante: la guerra controrivoluzionaria. La bomba di Piazza fontana fu promossa da organizzazioni fasciste addestrate dalla Nato con la collaborazione di settori dei servizi segreti dello Stato e delle forze armate italiane. Lo scopo? creare un clima di tensione per eliminare la sinistra dal potere politico, imporre uno spostamento a destra degli equilibri politici ed aprire la porta a un colpo di stato (Patto Atlantico – dittatura militare) come fecero in Grecia nel 1967, in Cile nel ’73 e in Argentina nel ’76. Alla collusione tra neofascisti e servizi segreti sono riconducibili anche le bombe che esplosero nel ’74 in piazza della loggia a Brescia durante un comizio sindacale, sul treno Italicus, quella che ne 1980 uccise 85 persone alla stazione di Bologna e quella dell’84 sul rapido Roma-Milano. I servizi segreti del patto Atlantico anticomunista insieme ai servizi segreti italiani, avrebbero collaborato con gruppi criminali e terroristici neofascisti assunti a manovalanza stragista. I servizi segreti perseguirono obbiettivi militari precisi fin dall’inizio, piani che dovevano rimanere occultati all’opinione pubblica. Il compagno Anarchico Giuseppe Pinelli, fece da capro espiatorio, venne arrestato e incolpato della strage di Piazza Fontana, e dopo 3 giorni di torture (codice fascista Rocco) viene ucciso in questura e buttato giù dalla finestra per inscenare un suicidio (perché Pinelli incolpava invece lo stato come esecutore della strage). Sei anni dopo la morte di Pinelli, il tribunale riconosce la sua innocenza e a tutt’oggi si continuano ad occultare le cause della sua morte….

Le organizzazioni: La fenice, Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, erano truppe di trincea di un esercito occulto (nuclei clandestini dello stato) telecomandato da esponenti degli apparati statali e militari (P2 – Gladio). La strage di piazza fontana doveva essere il detonatore che avrebbe consentito a determinate autorità (liberali cattofascisti) politiche e militari, la proclamazione dello stato di emergenza (stato di polizia), il piano non riuscì perché l’allora presidente del consiglio Rumor, dopo la strage del 12 dicembre non proclamò lo stato di emergenza, atto essenziale per l’instaurazione di un regime autoritario (dittatura militare). La pista anarchica montata dagli sbirri si rivelò da subito un depistaggio….

L’istruttoria inizia a Roma e punta sui componenti del circolo “22 marzo” (gruppo eterogeneo), che nacque nel novembre del 1969 in seguito ad una scissione interna al circolo Bakunin di Roma, fondato nell’agosto del 1969 da Pietro Valpreda. Nel gruppo è infiltrato anche il secondo imputato, Mario Merlino, all’epoca venticinquenne, appartenente ad Avanguardia Nazionale e collaboratore di Stefano Delle Chiaie. Il 16.4.1968 Merlino ha partecipato ad un “viaggio studio” in Grecia offerto dal regime dei colonnelli, insieme ad altri 51 fascisti italiani, fra cui Pino Rauti, Stefano Delle Chiaie, Stefano Serpieri e molti altri che riemergeranno nell’inchiesta di Piazza Fontana. Il processo si concluderà per Valpreda e Merlino con l’assoluzione per insufficienza di prove dal reato di strage. L’istruttoria prosegue a Milano. Le indagini incontrano molte difficoltà, si indirizzano verso l’organizzazione neofascista di Padova diretta da Franco Freda collegata alla cellula romana che fa capo a Stefano delle Chiaie. Freda è stato membro del MSI e di Ordine Nuovo, ha collaborato con Rauti e Giannettini sin dal 1969. Con lui è incriminato Giovanni Ventura, editore libraio nella cui abitazione, nel 1969, era stato trovato un deposito di armi ed esplosivo. Il processo si concluderà per Freda e Ventura con l’assoluzione per insufficienza di prove dal reato di strage e con la condanna a 15 anni di reclusione per il reato di associazione sovversiva continuata.

Nel corso delle indagini si verificano numerose manipolazioni sui corpi di reato; distruzioni di prove (viene fatta esplodere la bomba trovata all’interno della Banca Commerciale); in 2 anni; il commissario Juliano della Polizia di Padova viene rimosso, mentre segue la pista nera, per un esposto, poi dimostrato calunnioso, presentato da quegli stessi neofascisti su cui egli stava indagando. Il Ministro dell’lnterno Restivo ordina la chiusura delle indagini sulla pista nera; Andreotti e Rumor, all’epoca consecutivamente presidenti del Consiglio, e Tanassi, ministro della Difesa, appongono il segreto di stato sui fatti dai quali emerge il coinvolgimento di Giannettini; vengono ipotizzati a loro carico i reati di favoreggiamento e falsa testimonianza. L‘istruttoria che riguardava il filone della pista della “strage di stato invece si svolge a Catanzaro, dove il processo viene trasferito dalla Corte di Cassazione su ricorso del procuratore generale di Milano, De Peppo: a suo giudizio il processo non può svolgersi a Milano per motivi di ordine pubblico. Tale istruttoria unifica le inchieste svolte a Roma e Milano, indagini di cui poi si è orientata la Procura di Catanzaro che segue però la pista della Strage di stato, condannando gli esecutori e i vertici: Marco Pozzan, Guido Giannettini (informatore del SID), Gianadelio Maletti (generale dell’esercito in forza al SID), Antonio Labruna (capitano dell’Arma dei Carabinieri in forza al SID), Gaetano Tanzilli (maresciallo dell’Arma dei Carabinieri in forza al SID). Nel giudizio di primo grado, i giudici di Catanzaro concludono che: sin dal 1969 è esistita una complessa e vasta associazione di tipo fascista con finalità eversive nella quale primeggiano Freda e Ventura; di essa fa parte con funzioni direttive Giannettini, che, avvalendosi della sua qualità di informatore del SID e di autorevoli appoggi all’interno dei Servizi Segreti, funge da anello di congiunzione con vertici rimasti sconosciuti (P2), assicurando all’associazione un avallo politico. Il processo si concluderà per Giannettini e Pozzan con l’assoluzione per insufficienza di prove dal reato di strage; per Labruna e Maletti con la condanna per i reati di falso ideologico e favoreggiamento della fuga di Giannettini; per Andreotti, Rumor, Tanassi, col rinvio a giudizio per aver posto il segreto di stato sui fatti che coinvolgono Giannettini. Nel corso del processo di Catanzaro I’imputato Pozzan si rende irreperibile in Spagna. La sua latitanza sarà organizzata dal Generale Maletti, capo del reparto D del SID e dal suo assistente Labruna; viene fatto espatriare oltre a Pozzan anche Giannettini.…

La successiva istruttoria disposta per accertare i legami tra Stefano Delle Chiaie e la loggia P2, e la matrice degli attentati, organizzati e gestiti da ambienti militari, politici ed economici (Maletti, Labruna e Miceli sono iscritti alla P2) non giunge ad alcuna conclusione. La Commissione Anselmi, creata il 9/12/1981, ritenne che la lista segreta trovata nella villa di Gelli (Gran Maestro della loggia P2) ad Arezzo, contenente i nomi degli affiliati fosse incompleta, e che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 962 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli come punto di congiunzione tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un’altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. La stessa Commissione rintracciò «poche ma inequivocabili prove» dell’esistenza di una superloggia con sede a Monte Carlo e di una ancor più elitaria loggia P1. Circa il vertice occulto la vedova di Roberto Calvi dichiarò che Giulio Andreotti era il vero capo della loggia, mentre il suo vice era l’onorevole Francesco Cosentino: Tra i 962 iscritti, spiccavano i nomi di 119 alti ufficiali (50 dell’Esercito, 37 della Guardia di Finanza, 32 dei Carabinieri), 22 dirigenti di Polizia, 59 parlamentari, un giudice costituzionale, 8 direttori di giornali, 4 editori, 22 giornalisti, 128 dirigenti di aziende pubbliche, diplomatici e imprenditori. Nell’elenco degli iscritti comparvero i nomi di Silvio Berlusconi, Pio Rossi, Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese, Claudio Villa, Paolo Mosca e il personaggio televisivo Fabrizio Trecca (capo gruppo). Altri piduisti furono Michele Sindona e Roberto Calvi, Umberto Ortolani (considerato come la vera “mente” della loggia P2, avendo favorito lo sviluppo degli affari di Licio Gelli in Sud America e col Vaticano, tramite l’Istituto per le Opere di Religione IOR di mons. Marcinkus), il costruttore romano Mario Genghini, l’imprenditore Gabriele Cetorelli (attivo nel settore della grande distribuzione), Leonardo Di Donna (presidente dell’Eni), Duilio Poggiolini: indagato per lo scandalo del sangue infetto avvenuto negli anni ’80 e ’90, insieme al ministro della salute Francesco De Lorenzo (diffusione dell’hiv, o meglio, delle sue 26 malattie ‘correlate’….). Insieme a tutta questa merda c’erano anche i capi dei servizi segreti italiani e i loro principali collaboratori. Fra i generali c’era anche Carlo Alberto dalla Chiesa. Circa i servizi segreti, si notò che vi erano iscritti non solo i capi, (fra i quali Vito Miceli a capo del SIOS e successivamente direttore del SID, Giuseppe Santovito del SISMI, Walter Pelosi del CESIS e Giulio Grassini del SISDE) che erano di nomina politica, ma anche i funzionari più importanti, di consolidata carriera interna. Tra questi si facevano notare il generale Giovanni Allavena (responsabile dei fascicoli SIFAR), il colonnello Giovanni Minerva (gestore dell’intricato caso dell’aereo militare Argo 16 e considerato uno degli uomini in assoluto più importanti dell’intero Servizio militare del dopoguerra), il generale Gianadelio Maletti e il capitano Antonio Labruna.

La Loggia P2, è il nucleo più compatto e poderoso della massoneria di Palazzo Giustiniani: ha 2400 iscritti, la crema della finanza, della burocrazia, delle Forze Armate, dei boiardi di stato, schedati in un archivio in codice. Nel 1988 il giudice Guido Salvini, nel corso di un’indagine su un gruppo fascista (La Fenice) scopre elementi che sembrano apportare novità utili alle indagini sulla strage di Piazza Fontana e sugli altri attentati del 12/12/1969: la pista nera si incrocia organicamente con le manovre sporche fatte dai servizi segreti. Nel 1991 Salvini scrive una lettera al presidente della Commissione stragi, annunciando che a Milano sono in corso nuove indagini sulla strage del 12 dicembre.

Dicembre 1994. La Procura di Milano avvia nuove indagini a seguito delle rivelazioni di Vincenzo Vinciguerra (ordinovista, autore confesso della strage di Peteano), il quale torna a parlare del coinvolgimento (già affiorato nel corso delle indagini prima che il processo venisse trasferito a Catanzaro) dell’Aginter Press (ufficialmente un’agenzia di stampa di Lisbona operante dal 1962 al ‘74, in realtà era principalmente un centro di reclutamento ed addestramento per guerra non convenzionale, riconducibile alla rete in funzione anticomunista NATO Stay Behind). Tale agenzia era il punto di collegamento tra servizi segreti statunitensi e portoghesi e l’internazionale nera (per l’Italia, partecipavano i neofascisti di Ordine Nuovo del Veneto; il suo compito era quello di reclutare la manodopera per i “lavori sporchi” dando vita ad un vero e proprio “servizio segreto parallelo” alle dipendenze della Nato [Doppio Sid]). In Italia, il gruppo aveva dato vita ad una sorta di “Gladio parallela” che, secondo Vinciguerra, era la “Rosa dei venti – l’antenata della Gladio”: il raggruppamento delle organizzazioni dell’estrema destra responsabile delle stragi di Milano, Brescia e dell’ltalicus. Vinciguerra fa i nomi di coloro che, in diversa misura, sarebbero coinvolti nella vicenda di Piazza Fontana: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi (foto sotto), Franco Freda, Massimiliano Fachini, Carlo Digilio, Gianfranco Rognoni, Marco Ballan, Mario Merlino, Stefano Delle Chiaie, Paolo Signorelli, Martino Siciliano.

Nell’autunno 1996 a Roma sulla via Appia viene rinvenuto presso un magazzino di un commissariato di polizia l’Archivio dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, diretto allora dal P2ista Federico Umberto D’Amato direttore dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno italiano. Il 14/6/1997, su richiesta dei Pm milanesi Grazia Pradella e Massimo Meroni viene arrestato Carlo Maria Maggi (fu membro del gruppo neofascista Ordine Nuovo di cui è stato ispettore per il Triveneto. È stato condannato nel 2015 con l’accusa di essere il mandante della strage di piazza della Loggia a Brescia), mentre Delfo Zorzi non è stato arrestato perché vive in Giappone. Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi sono accusati di concorso in strage insieme a Franco Freda e Giovanni Ventura, nei cui confronti non si può procedere perché per questo reato sono stati assolti con una sentenza passata in giudicato. Nella stessa inchiesta è indagato per concorso in strage anche l’ ordinovista milanese Giancarlo Rognoni, principale esponente del gruppo “La Fenice”. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Clementina Forleo e composta da circa 250 pagine sostiene che la strage alla Banca dell’agricoltura fu “una strage di stato contro lo stato” voluta ed appoggiata dai servizi segreti di allora, dal Sid e dall’ Ufficio Affari riservati del Viminale per favorire in Italia il cosiddetto ‘Golpe Borghese’: un progetto di colpo di stato che doveva verificarsi alla fine del 1969 ma che poi fu ‘rinviato’ di un anno. Ma il Gip calca la mano sul “disegno ombroso degli apparati istituzionali dell’epoca per compiere atti terroristici, depistaggi di indagini” per poi incolpare l’estrema sinistra. Un intero capitolo dell’ordinanza, infine, è dedicato ai rapporti tra il gruppo responsabile della strage e gli apparati di sicurezza italiani e stranieri, in particolare quelli dei Paesi dell’ Alleanza atlantica. Nelle carte segrete trovate nell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno c’erano anche elementi e notizie raccolti dal confidente Enrico Rovelli, alias Anna Bolena e tenute nascoste alla Questura di Milano, che stava indagando su piazza Fontana. Enrico Rovelli era molto conosciuto a Milano, è stato manager musicale di Vasco Rossi e fondatore di noti locali milanesi quali il Rolling Stone, il City Square e l’Alcatraz. A cavallo degli anni ’60 e ’70 era informatore della questura di Milano. Si infiltrò negli ambienti anarchici milanesi, (gli stessi frequentati da Giuseppe Pinelli), per incastrare gli anarchici delle stragi compiute invece dagli apparati militari di sicurezza. Rovelli, inserito nell’ ambiente anarchico, giocò un ruolo importante anche nell’infiltrazione di Nino Sottosanti, il sosia di Pietro Valpreda chiamato in causa durante la prima fase dell’inchiesta e poi uscito definitivamente dalla vicenda, protagonista però di un’azione di copertura messa a punto per incastrare Valpreda come responsabile della strage di piazza Fontana.

La strage di Piazza Fontana inaugura quindi la fase del terrorismo di Stato passata alla storia come “strategia della tensione” e le cui tappe sono state scandite da una serie di stragi che hanno insanguinato l’Italia dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’80 (P2 – Massomafia)….. Quando avviene la strage di Piazza Fontana teniamo presente che siamo in pieno “autunno caldo” ovvero: studenti uniti con gli operai, che lottavano contro lo sfruttamento e le condizioni sociali di miseria che stava attraversando anche quel periodo storico. Lottavano assieme per ottenere i loro diritti e la loro dignità, partendo dallo statuto dei lavoratori.

Quindi è stata una bomba di stato contro i lavoratori, che si stavano ribellando contro lo sfruttamento anche nelle grosse fabbriche. Contro i lavoratori che si stavano alfabetizzando, che si stavano emancipando culturalmente insieme agli studenti. Lo stato reagisce con la repressione più infida, costituendo un potere “occulto” dentro lo stato (la loggia massonica “P2”) capillarmente ramificato soprattutto negli ambienti militari, ma anche nella comunicazione, nella politica. Hanno costruito organizzazioni(nuclei clandestini dello stato) dedite alle più diverse attività di infiltrazione, provocazione, contro-rivoluzione preventiva, sotto l’egida della NATO (Gladio)….

Ancora oggi la polizia è violenta, uccide i civili che si ribellano a questo strapotere (massomafioso) economico e militare. Ancora oggi gli sbirri fanno trappole (molotov scuola Diaz Genova 2001, ecc… ) e usano metodi di tortura, per difendere il potere politico predominante. Ricordiamo i morti uccisi dalle torture della polizia fascista: Giuseppe Pinelli, Franco Serrantini, Giorgiana Masi, Zordan Gino, Carlo Giuliani, Aldrovandi, Cucchi, Uva ecc… La storia oscura del dopoguerra (partigiani bianchi) è ancora oggi top secret perché non si può ammettere che i problemi legati al terrorismo in Italia sono stati creati dai grossi industriali sovvenzionatori della strategia della tensione, e dai servizi segreti Atlantici che col loro strapotere militare sovranazionale e nazionale anticomunista, volevano imporre anche in Italia un regime militare. La repressione sbirresca dello stato contro il movimento anarchico non è mai finita, ricordiamoci anche degli arrestati ribelli NoTav, come Sole e Baleno uccisi dallo stato di polizia (militarizzazione) che persiste ancora oggi contro tutto il movimento antagonista No Tav, mettendo in atto la repressione della legge reale inventata nel 1975 per incarcerare chi si opponeva alla sopraffazione e all’ingordigia dello stato-mafia (massomafia) e contro i suoi poteri sovranazionali – militari (P2 e le sue feci) che hanno sempre creato repressione, disuguaglianze e disgregazione sociale (guerra tra poveri). Ma andiamo sullo specifico, su cosa era veramente il piano militare False flag!!

Terrorismo di stato – False flag: Il Manuale da campo 30-31 dell’esercito Nato, 18/3/1970, redatto dal generale William Westmoreland (foto sotto), sviluppa i concetti delle operazioni “false flag”:

Il terrorismo di stato è l’uso di strategie e metodi di terrorismo da parte dell’autorità statale.

Uno stato può decidere di ricorrervi contro i suoi stessi cittadini, a fini repressivi per eliminare direttamente un gruppo politico, o per eliminarlo come interlocutore politico e togliergli credibilità davanti all’opinione pubblica incolpandolo di atti commessi da terzi (operazioni False flag), oppure per intimidire e far emigrare una popolazione che non desidera (pulizia etnica), per creare uno stato di emergenza che giustifica una deriva autoritaria con la sospensione e deroga delle Costituzioni in nome della sicurezza nazionale.

Un ulteriore modo, proprio degli stati e non replicabile da soggetti non statali, di fare terrorismo è l’istituire un ordinamento giuridico e di pubblica sicurezza estremamente punitivi: tramite organizzazioni di polizia segreta e regolamenti molto rigidi si instaura un clima di paura in cui ogni cittadino diventa passibile di punizione, in pratica “colpevole fino a prova contraria”.

False flag (falsa bandiera) è una tattica segreta condotta nell’ambito di operazioni militari o attività di spionaggio, condotte in genere da governi, servizi segreti, e agenzie d’intelligence, progettata per apparire come perseguita da altri enti e organizzazioni, anche attraverso l’infiltrazione o lo spionaggio di questi ultimi. Gli attacchi terroristici possono essere di fatto operazioni sotto ‘falsa bandiera’. Durante la strategia della tensione italiana, diversi attentati bomba negli anni ’70, attribuiti a organizzazioni di estrema sinistra, erano di fatto stati condotti da organizzazioni di estrema destra che cooperavano coi servizi segreti italiani (bombe di Piazza Fontana nel 1969 ecc.). In Francia ad esempio, il movimento di azione e difesa Masada, presunto gruppo sionista, in realtà era un gruppo terroristico neofascista che sperava di accrescere la tensione fra gli arabi e gli ebrei in Francia. Le tattiche sotto falsa bandiera erano state impiegate anche nella guerra civile algerina, a partire dalla metà del 1994. Gli squadroni della morte si travestivano da terroristi islamisti e commettevano attacchi sotto falsa bandiera. Tali gruppi includevano la OJAL o la OSSRA (organizzazione segreta per la salvaguardia della Repubblica algerina).

Le pseudo-operazioni sono dirette da forze di polizia, militari o entrambi. Le forze di polizia sono state addestrate per svolgere compiti di intelligence; tuttavia l’esercito fornisce la struttura necessaria ad appoggiare tali pseudo-operazioni con forze militari.

“Possono esserci momenti in cui i governi ospiti mostrano passività o indecisione di fronte alla sovversione comunista e, secondo l’interpretazione dei servizi segreti Atlantici, non reagiscono con sufficiente efficacia (…) I servizi segreti dell’esercito Atlantico devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali che convincano i governi ospiti e l’opinione pubblica della realtà del pericolo insurrezionale. Allo scopo di raggiungere questo obiettivo, i servizi segreti Atlantici devono cercare di infiltrare gli insorti per mezzo di agenti in missione speciale che devono formare gruppi d’azione speciale tra gli elementi più radicali (…). Nel caso in cui non sia possibile infiltrare con successo tali agenti al vertice dei ribelli, può essere utile strumentalizzare per i propri fini organizzazioni di estrema sinistra per raggiungere gli scopi descritti sopra. (…) Queste operazioni speciali devono rimanere rigorosamente segrete. Solamente le persone che agiscono contro l’insurrezione rivoluzionaria conosceranno il coinvolgimento dell’esercito Nato negli affari interni di un paese alleato”. La più importante di queste operazioni prende il nome di “Operazione CHAOS/Blue Moon”: promuovere il caos attraverso le stragi di stato, incentivando anche la diffusione di droghe pesanti, per limitare e spegnere la ribellione dei giovani (eroina, Lsd, cocaina, amfetamina ecc.). Le operazioni sotto falsa bandiera sono utilizzate nello spionaggio e nel business delle case discografiche (es: Vasco Rossi che esaltava nei suoi testi chi non aveva più sogni ne eroi, ma si faceva le pere!!), nel marketing (come in alcune campagne di relazioni pubbliche) e nelle campagne politiche.

La morte della studentessa Giorgiana Masi il 12 maggio 1977, è avvenuta per mano di agenti di polizia infiltrati fra le file di Autonomia Operaia, i quali avevano la licenza di usare armi da fuoco, come spiegò l’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga in una tempestosa seduta del Parlamento dopo alcuni inequivocabili scatti del fotografo Tano D’Amico che aveva immortalato l’omicidio.

Il Mossad durante il periodo 2007-2008, finanziò lo Jundallah, movimento sunnita indipendentista del Baluchistan coinvolto in numerosi attentati in Iran. Il servizio segreto d’Israele aveva arruolato membri del movimento separatista a Londra fingendosi la CIA di modo tale che lo Jundallah credesse di avere l’appoggio degli USA. Il gruppo indipendentista usò i kamikaze per colpire pasdaran, moschee e obiettivi governativi iraniani.

La nostra patria è il mondo intero, la nostra legge è la libertà! Anarchia: l’unica via….

Eliminiamo le guerre, gli eserciti e gli sbirri!! Insomma: tutta la piramide! tutta la società sozza del magna magna, dei magnaccioni!!

Usiamo i soldi sprecati per il ‘controllo sociale’ al fine di ridare i diritti ai poveri (sottoproletari, giovani, disoccupati), investendo sul sociale, ma non per ghettizzare le persone (utenti, secondo la cultura cattolica), senza che ottengano mai i diritti fondamentali, ma per creare autogestione, socialità, uguaglianza multietnica e culturale, perché chi sa domina chi non sa e noi Anarchici non vogliamo cadere nelle trappole geopolitiche militari e quindi ci documentiamo prima di buttarci allo sbaraglio. Noi Anarchici vogliamo alzare il livello culturale della povera gente, per evitare che si crei la guerra tra poveri: quando la miseria morde… Vogliamo trasmettergli il seme della libertà e della ribellione ai soprusi e alla sopraffazione dell’uomo sull’uomo (sfruttamento), vogliamo trasmettergli il senso della lotta di classe contro lo strapotere della vecchia ingorda e infida, spilorcia, viziata borghesia… Vogliamo trasmettergli l’uguaglianza di essere tutti uguali senza capi ne’ gerarchie (no alla divisione del lavoro manuale da quello culturale ). Vogliamo tutti assaporare il bello della vita senza subire ingiustizie sociali, in una società dove tutti hanno il diritto di ridere e non essere tristi…., dove sono tutti felici di vivere, anche chi non può permettersi di spendere neanche il minimo dispensabile! La felicità non deve essere una priorità esclusiva solo per chi può permettersi di consumare il surplus. Noi Anarchici vogliamo diritti e dignità per tutte le persone del mondo al di là del colore della pelle. Insomma: un mondo improntato sul riappropriarci dei nostri spazi (aree demaniali in disuso o parchi incolti da ripristinare) facendo cultura e autogestione per quanto riguarda i problemi primari, attraverso l’autoproduzione di prodotti agricoli con gli orti, per ottenere l’autosufficienza alimentare, e libri per quanto riguarda l’autoproduzione culturale …. E poi vivere anche per il bello di lottare tutti uniti per difendere la natura e tutto il suo ecosistema dalle speculazioni massomafiose del capitalismo e dai suoi cani da guardia (militarizzazione – massomafia)….

 

Il nostro ideale è l’antico ideale

di tutti coloro che non vollero rassegnarsi

all’oppressione ed allo sfruttamento,

e si compone per noi, come per i nostri

predecessori, dei due non meno antichi

termini: libertà ed eguaglianza.

C. Cafiero

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)