11/5/019: notizie da un week end tipicamente italico…

Oggi i fasci minacciano di non far parlare Lucano della esperienza di Riace, per dar voce a Fiore in piazza Aldo Moro (Roma); la scrittrice del libro su Salvini, si paragona ai prigionieri dei campi di concentramento nazisti; I lavoratori sono sempre di meno e i morti sul lavoro sempre di più; il clero sensibile ai bimbi vittime di mafia, non ferma la pedofilia dilagante nelle parrocchie; sotto accusa la cannabis light, non una parola sulla piaga dell’alcolismo; i politici rubano, complottano, spiano, ricattano, abusano di potere, ma è più facile prendersela con una famiglia rom poverissima che ottiene il diritto alla casa; è importante fare un dettagliato elenco delle zone inquinate, ma intanto è Monsanto della Bayer che scheda dettagliatamente chi combatte e denuncia l’avvelenamento irreversibile della terra; nell’anniversario dell’assassinio di Moro e Impastato, ci lascia De Michelis, ma quella è un’altra storia…; mentre i genitori di Regeni aspettano giustizia per un figlio torturato e ucciso dalle forze militari egiziane e il caso di nonnismo del parà Scieri non si è ancora risolto dopo 20 anni, gli alpini sfilano allegramente per le strade di Milano come fossero studenti delle medie in gita turistica e non soldati pagati per obbedire, torturare, stuprare e uccidere!!!

Forza Nuova: “Impediremo discorso di Lucano alla Sapienza”.

Il sindaco: “Non mi spaventano”

Il movimento di estrema destra prova a ostacolare la conferenza del primo cittadino sospeso di Riace. Proteste dal mondo politico. Zingaretti: “Intervengano questore e prefetto. Deve essere garantita la libertà d’espressione”. Salvini lo difende ma precisa: “No alla censura, vale anche per il Salone del libro”

Forza Nuova minaccia di impedire l’intervento, alla Sapienza di Roma, di Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace. “Siamo pronti a bloccare la conferenza del sindaco indagato con un comizio di Roberto Fiore in piazzale Aldo Moro”, dicono su Facebook. Segue il consueto bagaglio di propaganda di Forza Nuova: “Diremo no a Lucano, no alla sostituzione etnica, no al business dell’accoglienza. Non possiamo tollerare che questo nemico dell’Italia salga in cattedra”.

Questa, dunque, la posizione del movimento di estrema destra in vista dell’incontro lunedì all’università. Lucano dovrebbe parlare agli studenti dell’esperienza di Riace, del “cammino di rinascita di un paese abbandonato“.

Lucano replica: “Io nemico dell’Italia? Una assurdità. La loro protesta non mi spaventa, mi interessa invece parlare agli studenti, che sono il futuro della nostra società. In Italia viviamo un momento difficile in cui ci viene detto che deve prevalere la disumanità: si è creato un clima d’odio, di forte contrapposizione sociale, ed è inutile girarci intorno, c’è una deriva fascista“.

Mentre il leader della Lega Matteo Salvini si impegna a garantire la parola all’ex primo cittadino di Riace: “Non sono d’accordo con le sue idee ma da ministro e da uomo garantisco massimo impegno affinché il sindaco Lucano possa esprimere le sue idee. Lui come chiunque altro in questo Paese. La censura e la violenza non vanno mai bene“.

Altaforte, l’autrice del libro su Salvini: “Io come gli scampati ai campi di concentramento”

“Massimo rispetto per gli scampati ai campi di concentramento, è un capitolo della storia vergognoso e che mi addolora moltissimo. Loro hanno subìto una restrizione della loro libertà, la stessa che sto subendo io – aggiunge Giannini, l’autrice -. Non ho fatto niente di male, ho semplicemente pubblicato un libro con una casa editrice che può piacere o non piacere.”

Disoccupati da oltre un anno, al Sud sono più che in tutta la Germania

I disoccupati di lunga durata, quelli in cerca di lavoro da oltre 12 mesi, diminuiscono in Italia nel 2018 fissandosi a 1,6 milioni di unità (-81.600) ma restano il numero più elevato nell’Unione europea. Secondo i dati di Eurostat, tra il nostro Mezzogiorno (594.000) e le Isole (312.000) i disoccupati da oltre un anno sono oltre 900.000, un dato di molto superiore a quello dell’intera Germania (600.000) nella quale però vivono 82 milioni di persone a fronte dei 20,6 residenti al Sud.

Sempre secondo l’ufficio statistico dell’Unione, in Campania (286.000) e Calabria (105.000) ci sono più disoccupati di lunga durata dell’intero Regno Unito (352.000).

Per il Meridione non è questo l’unico tasto dolente che emerge da queste rilevazioni. Infatti, in un contesto che vede allargarsi ancora il divario tra il tasso medio di occupazione femminile in Europa (63,3%) e quello italiano che sale ma resta sotto il 50% (al 49,5%), il Sud spicca in fondo alla graduatoria. Sempre sulle tabelle Eurostat riferite al 2018, si legge che dopo la Mayotte, regione d’oltremare francese, ci sono 4 regioni italiane agli ultimi posti con la Sicilia che scende dal 29,2% del 2017 al 29,1%. Lavora poco più di una donna su quattro tra i 15 e i 64 anni a fronte del 62,7% in Emilia Romagna e il 72,1% in Germania. Ha un’occupazione inferiore al 30% anche la Campania seguita da Calabria e Puglia.

Marsala, morto sul lavoro come suo padre

Giuseppe Laudicina, 56 anni, ieri è caduto mentre installava un’antenna, proprio come era successo al genitore alla stessa età 32 anni fa. Nella giornata nera degli incidenti la Sicilia conta tre vittime. In Italia sono 434 dall’inizio dell’anno

Nuova strage nei cantieri: sei vittime e due feriti in poche ore

Il Meridione è più insicuro, Crotone la provincia con più infortuni mortali

Giuseppe Laudicina era alla fine della sua giornata di lavoro. Aveva già installato l’antenna sul tetto della palazzina di proprietà di due anziani, al centro di Marsala. Da lì a poco sarebbe tornato dalla sua famiglia, invece è caduto nel vuoto da un’altezza di circa sei metri. È morto sul colpo. Aveva 56 anni. La stessa età del padre che, trentadue anni fa, rimase schiacciato da un camion che lo travolse mentre stava costruendo proprio la casa del figlio. Un destino identico e crudele ha bussato per la seconda volta alla porta della famiglia della provincia di Trapani.

Giuseppe Laudicina è la sesta vittima di un incidente sul lavoro nel giro di 24 ore nel sud del Paese. Marsala come Sant’Antimo e Casoria nel Napoletano, Foggia, Agrigento, Ragusa. Altri due operai sono rimasti feriti ad Amatrice e a Sant’Antimo. La Sicilia nella giornata nera dei morti sul lavoro offre il triste record di tre uomini che non ce l’hanno fatta. In Italia dall’inizio dell’anno a perdere la vita sono stati già in 434.

In Italia altre 5 famiglie piangono i loro cari e altre due sperano nelle sale d’aspetto degli ospedali che i loro parenti rimasti gravemente feriti possano farcela. A Sant’Antimo paese sotto shock per la fine di Giuseppe Dell’Omo. Anche lui non ce l’ha fatta dopo un volo di 15 metri. Il tetto di una ex distilleria sopra al quale stava effettuando alcuni lavori insieme a un collega è venuto giù facendo cadere i due. Dell’Omo è morto, il collega di 43 anni è in prognosi riservata al Cardarelli di Napoli. Sempre in Sicilia, a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, Giulio Albanese è rimasto schiacciato a 65 anni dai nastri trasportatori all’interno del porto. Lavorava per Italkali e dal 2016 aveva inaugurato la sua seconda vita. È stato un pentito di mafia e dal programma di protezione era uscito due anni fa. È stato protagonista di vicende mafiose degli anni ’80 e ‘90.

Sulla sequenza di morti sono state aperte le inchieste da parte delle procure. Sotto la lente d’ingrandimento la posizione lavorativa degli operai e l’adozione o meno delle norme di sicurezza.

Napoli, il cardinale Sepe: “Porterò Noemi dal Papa”

L’arcivescovo in visita alla bambina ricoverata al Santobono dopo il ferimento nel corso di un agguato di camorra a piazza Nazionale. I medici: “La piccola interagisce con i familiari, ma la prognosi resta riservata”.

Noemi è ancora sedata e interagisce col personale dell’ospedale e con i familiari.

Parla di “schegge impazzite, disgraziati, poveri uomini, belve” l’arcivescovo di Napoli. “Dio la farà pagare eccome – ha detto Sepe al termine di una visita alla piccola all’ospedale Santobono – stasera nell’omelia dirò che spero si convertano”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/13/da-berlusconi-a-dalema-da-formigoni-a-gianni-letta-ecco-lesercito-dei-cavalieri/654971/

Pedofilia, il Motu proprio di Papa Francesco: obbligo di segnalare abusi

Vaticano

Nel documento del Pontefice una svolta importante: nuove norme e procedure vincolanti per tutta la Chiesa nei casi di violenze, in particolare quelle sui minori. Ogni diocesi dovrà aprire uno sportello pubblico per raccogliere le denunce di abusi sessuali in ogni diocesi del mondo, entro giugno 2020, e l’obbligo per preti, religiosi e religiose di «segnalare tempestivamente» ogni crimine alle autorità ecclesiastiche. Ma non si tratta solo di questo. Segna una svolta importante, il Motu proprio Vos estis lux mundi, «Voi siete la luce del mondo», firmato da Papa Francesco contro i crimini pedofili e gli abusi sessuali – compresi quelli contro le donne, a cominciare dalle religiose – commessi dai preti e contro i relativi insabbiamenti, azioni ed omissioni dei vescovi e dei superiori religiosi «dirette a interferire o eludere» le indagini: «Anche se tanto già è stato fatto, dobbiamo continuare ad imparare dalle amare lezioni del passato, per guardare con speranza verso il futuro».

https://it.wikipedia.org/wiki/Casi_di_pedofilia_all%27interno_della_Chiesa_cattolica

Negli Stati Uniti qualcuno ha ben pensato di stilare una lista dei preti pedofili condannati in via definitiva. In Italia ci abbiamo pensato noi. Un elenco parziale, ma comunque impressionante di casi italiani di sacerdoti condannati dal 2000 a oggi.

LA LISTA ITALIANA elenca solo i sacerdoti che sono stati condannati in via definitiva o reo confessi di reati sessuali, molestie a danno di minori. N.B. La lista NON è ancora completa di tutti i nominativi.

Preti condannati

Cannabis light, Mantero (M5s): “Salvini vuole solo distrarre dal caso Siri e dai suoi fallimenti nella lotta alla criminalità”

“Salvini? Il ministro in questo momento sta facendo un’operazione di distrazione dal caso Siri e dagli scarsi risultati che sta ottenendo nel contrasto alla criminalità organizzata. E quindi sposta l’attenzione su altro, demonizzando i negozi di canapa light“. Sono le parole del senatore M5s, Matteo Mantero, a proposito della nuova crociata del leader della Lega contro i grow shop.

Mantero è l’autore di una proposta di legge incentrata sulla liberalizzazione della cannabis, che consente l’autoproduzione e la detenzione di piccole quantità da poter usare a scopo ricreativo.

Il parlamentare pentastellato puntualizza: “La verità è che Salvini sposta l’attenzione su altro, demonizzando i negozi di canapa light, cioè shop di infiorescenze secche di canapa industriale senza nessun effetto psicoattivo, cioè non danno alcuno sballo. Sono molto meno pericolose di un bicchiere di vino quando si guida. C’è un’operazione di demonizzazione di questi negozietti perché è molto più facile contrastare un negozietto che gli spacciatori o, peggio, i narcotrafficanti. Peraltro, ho letto la direttiva di Salvini, il quale aveva annunciato la chiusura di questi shop, ma probabilmente – continua – poi si è reso conto che non lo può fare. E infatti nella sua ordinanza si parla solo di controlli, che vanno benissimo, però francamente, anziché impegnare risorse umane ed economiche delle forze dell’ordine per andare a visitare dei negozietti, si potevano utilizzarle per contrastare le piazze di spaccio e i traffici internazionali di droghe pesanti“.

E menziona una sua battuta pubblicata su Twitter: “Combattere la droga facendo chiudere gli shop di canapa light è come combattere l’alcolismo abolendo la birra analcolica”. Mantero, infine, sottolinea: “Salvini ha anche detto che conosce agricoltori che piantano grano e non la droga. Dimentica che l’Italia storicamente ha una cultura della coltivazione della canapa. Agli inizi del ‘900 eravamo il secondo Paese al mondo dopo la Russia per produzione di canapa, eravamo i fornitori della Marina britannica. Demonizzare i commercianti e i contadini mi sembra una cosa francamente inopportuna da parte del ministro Salvini“.

In alto i calici: aumenta il consumo globale di alcol.

Ma quanto ci costa davvero brindare? In Italia, almeno 22 miliardi l’anno

La rivista scientifica The Lancet ha pubblicato uno studio sul consumo di alcol con i dati dal 1990 al 2017, e una proiezione sul consumo al 2030.

L’assunzione globale di alcolici è aumentata in modo sensibile negli ultimi trent’anni e continuerà ad aumentare, anche per l’aumento del consumo da parte di Cina e India.

Le famiglie europee impegnano l’1,6% del loro potere d’acquisto in alcolici, pari a € 130 Mld/anno. In Italia la spesa per gli alcolici è di € 200/anno, tra le più basse in Eu.

I danni economici diretti e derivati dell’abuso di alcolici sono difficilmente calcolabili, ma gli effetti sono purtroppo devastanti.

Uno studio appena pubblicato dalla rivista The Lancet analizza i dati da 189 paesi nel periodo dal 1990 al 2017, con previsioni fino al 2030, mostrando l’inadeguatezza delle politiche globali per la riduzione del danno sanitario alcol-attribuibile.

Il consumo globale è passato dai 5,9 lt/anno del 1990 ai 6,5 lt/anno del 2017, e raggiungerà i 7,6 lt/anno nel 2030. Sei litri e mezzo di alcol l’anno di alcol puro l’anno valgono come una lattina di birra a testa al giorno per ogni abitante del pianeta.

La American Association for the Advancement of Science (AAAS) ha subito diffuso la notizia in una sua nota, sottolineando come l’abuso di alcol sia responsabile di oltre duecento patologie, sia in quanto malattie non trasmissibili sia in quanto lesioni permanenti.

The Guardian ha messo in fila i principali: entro il 2030 la metà degli adulti del pianeta consumerà bevande alcoliche, che adesso consistono per il 45% dei diversi prodotti di alcol derivato da cereali, il 15% da birra e per il 12% dal vino.

Nel mondo, 237 milioni di maschi e 46 milioni di donne hanno sofferto di malattie legate al consumo di alcol, la maggior parte dei quali in Europa e Nord America.

Bere poco espone ugualmente al rischio di infarto: bere uno o due drink al giorno aumenta il rischio di ictus del 10-15%. Berne quattro, del 35%. Per “drink” lo studio intende un bicchiere di vino, una birra da 33cl. o una misura di liquore.

In Italia, ad esempio, buttiamo giù una media di 7,5  litri di alcol puro l’anno, il 65,6% del quale dal vino, il 23% dalla birra, e l’11,5% per ciò che riguarda i liquori. Gli effetti non sono innocui. Per ciò che riguarda le morti per incidenti stradali, in Italia l’alcol è causa del 25% delle vittime.

In uno studio accademico del 2006 si faceva notare “la scarsa considerazione del probabile carico economico causato dall’alcol a livello globale,”. In altre parole, l’allarme suona sulle quantità, ma sui costi effettivi sappiamo ancora poco. Lo studio prende in considerazione i danni criminali, l’incidentalità stradale, l’assenteismo, la disoccupazione e la mortalità prematura, senza i costi sanitari. Globalmente, la cifra calcolata oscilla tra i 210 e i 665 miliardi di dollari l’anno.

In Europa, secondo la Società Italiana di Alcologia che cita dati di altre fonti, i costi ammontano (2015) a € 155 Mld./anno, dei quali € 22 miliardi in Italia.

I costi farmaceutici delle patologie alcol-correlate pesano “solo” per € 7,8 milioni, ma sono ben 71000 le persone prese in carico dal SSN per problemi legati all’abuso di alcol nel 2016.

 “Seguo i tuoi consigli”. Ecco le intercettazioni che accusano Fontana

I pm di Milano ricostruiscono come il governatore lombardo ha aiutato l’ex socio di studio, fino a firmare l’atto della sua nomina.

Alla vigilia di queste elezioni europee Matteo Salvini ha un nuovo, grande, problema nelle aule di giustizia. Si chiama Attilio Fontana. Lunedì il presidente leghista della regione Lombardia si presenterà davanti ai pubblici ministeri di Milano per spiegare che la nomina del suo amico fraterno ed ex socio di studio Luca Marsico nel nucleo di valutazione degli investimenti pubblici del Pirellone (11.800 euro l’anno) non è stato un abuso…

Applauso contro i rom, Formigli ribatte al suo pubblico: ”Ogni persona deve essere valutata per la sua storia”

”Io lo sento il clima dentro questo studio. Ogni volta che parliamo di rom succedono cose diverse, quindi evidentemente c’è una sensibilità diversa su questo tema, anche adesso con questo applauso fragoroso”. A Piazza Pulita, in onda su La7, Corrado Formigli è intervenuto durante il suo programma dopo un applauso del pubblico alle parole del giornalista Francesco Borgonovo, che, commentando i fatti di Casal Bruciato insieme alla mediatrice culturale Dijiana Pavlovic, aveva detto: ”Tutti dovrebbero lavorare, pagare un affitto, mandare i figli a scuola. Cosa fanno di lavoro? I mercatini?”.

Dopo un lungo applauso del pubblico, Formigli ha spiegato: ”Ogni persona deve essere valutata per la propria storia, non per una supposta colpa collettiva. Le colpe collettive in passato hanno prodotto mostruosità”.

Caltanissetta, Montante condannato a 14 anni. “Il leader di Confindustria creò un sistema illecito”

Pene pesanti per il “cerchio magico” del manager, che spiava i magistrati e creava dossier per provare a lanciare ricatti. Il presidente della commissione antimafia Morra: “Ora mi aspetto prese di posizione nette e chiare dalla politica”

CALTANISSETTA. Quattordici anni di carcere per Antonello Montante. Dopo due ore di camera di consiglio, la gup di Caltanissetta Graziella Luparello ha condannato l’ex responsabile legalità di Confindustria che si proclamava paladino dell’antimafia. Una condanna pesante, che va oltre le richieste del procuratore Amedeo Bertone, dell’aggiunto Gabriele Paci, dei sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, che avevano chiesto 10 anni e 6 mesi. Ed è una condanna scontata di 1/3, perché Montante aveva scelto di essere giudicato col rito abbreviato, dunque a porte chiuse, e lui – l’onnipresente su giornali e tv – è diventato un imputato fantasma, non si è presentato neanche una volta in aula davanti al suo giudice.

Condannati anche i componenti del “cerchio magico” di Montante: 6 anni e 4 mesi per Diego Di Simone, l’ex ispettore della squadra mobile di Palermo diventato il capo della security dell’associazione degli Industriali: era il più fedele scudiero di Montante per gli affari sporchi, dagli accessi abusivi nella banca dati delle forze dell’ordine (per costruire dossier) ai contatti con alcune misteriose talpe istituzionali che provavano a spiare i pubblici ministeri e la dirigente della Mobile, Marzia Giustolisi.

Condannato pure Marco De Angelis, funzionario della questura di Palermo, a 4 anni: era il braccio operativo di Diego Di Simone. Tre anni a Gianfranco Ardizzone, l’ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta.

Di rivelazione di notizie riservate e concorso esterno rispondeva Andrea Grassi, ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia oggi questore di Vibo Valentia: è stato condannato a 1 anno e 4 mesi (è stato assolto dal concorso esterno, non faceva parte della catena delle talpe di Montante). Assolto Alessandro Ferrara, ex dirigente generale delle Attività produttive, così come aveva chiesto la procura, rispondeva di false dichiarazioni.

Polemico invece uno dei legali di Montante, Giuseppe Panepinto, che ha difeso il leader di Confindustria col professor Carlo Taormina: “Rivendichiamo la titolarità in capo a Montante di essere stato e di essere ancora il vessillo dell’antimafia e chi lo vuole abbattere è il potere mafioso che è riemerso, purtroppo allineato a quello giudiziario che inconsapevolmente sta dando un forte contributo alla sua vittoria”. E attacca il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra: “Vergognose le sue esternazioni in questi giorni”. Morra aveva annunciato l’acquisizione di tutte le carte dell’inchiesta Montante. E ora rilancia: “La sentenza e le relative condanne a Montante e ai suoi sodali, presunti servitori dello Stato, dimostrano definitivamente la gravità del cosiddetto sistema Montante. Mi aspetto prese di posizione nette e chiare dalla politica”.

Tra i reati per i quali Antonio Calogero Montante è stato condannato a 14 anni di reclusione vi è anche quello di tentata violenza privata con minaccia posta in essere nel 2015 a danno di Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, parte offesa e teste chiave nel processo.

Si conclude così la prima tranche dell’inchiesta sul sistema Montante, avviata nel giugno del 2014, dopo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che avevano parlato delle frequentazioni pericolose dell’ex presidente di Sicindustria protagonista della scelta antimafia dell’associazione degli industriali: aveva promesso l’espulsione di chi non denunciava il racket, ma in realtà nessun imprenditore compiacente con i clan è stato mai cacciato, e lui avrebbe continuato a intrattenere frequentazioni equivoche con gli Arnone di Serradifalco, don Paolino e Vincenzo, padre e figlio, suoi testimoni di nozze. Per quelle dichiarazioni dei pentiti (sono 7) Montante è ancora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Un altro pezzo importante di questa storia procede invece col rito ordinario, dove sono imputati gli altri anelli della catena delle talpe che avrebbe spiato le indagini della procura e della squadra mobile di Caltanissetta. Nomi ai vertici delle istituzioni: Renato Schifani, ex presidente del Senato; Arturo Esposito, ex capo dell’Aisi, in cima alla lista, Giuseppe D’Agata, l’ex capo centro della Dia di Caltanissetta passato ai Sevizi e il tributarista Angelo Cuva. Montante poteva contare anche sui favori di uno dei gli imprenditori più importanti della grande distribuzione al Sud, Massimo Romano.

La mappa dell’inquinamento: tutti i 58 siti a grave rischio sanitario in Italia

I siti potenzialmente contaminati in attesa di bonifica in Italia sono 12.482, di questi 58 sono definiti come gravemente inquinati e a elevato rischio sanitario (SIN).

Il Ministero dell’Ambiente ha la competenza su 41, mentre i restanti 17 sono in carico alle Regioni.

Per quanto riguarda i 41 che fanno capo al Ministero, secondo i dati ISPRA 2018, questi hanno una superficie complessiva pari a 171.268 ettari e rappresenta lo 0,57% della superficie del territorio italiano, e l’estensione complessiva delle aree a mare ricomprese nei SIN è pari a 77.733 ettari.

Per quanto riguarda lo stato delle bonifiche, sempre secondo i dati l’ISPRA, per 35 SIN (ad eccezione di 4 SIN con contaminazione prevalente da amianto e dei SIN Bacino del Fiume Sacco e Officina Grande Riparazione ETR di Bologna), la caratterizzazione è stata eseguita ad oggi in oltre il 60% della superficie sia per i suoli che per le acque sotterranee, gli interventi di bonifica/messa in sicurezza sono stati approvati con decreto in più del 12% delle superfici (17% nel caso delle acque sotterranee) e il procedimento si è concluso nel 15% della superficie complessiva per i suoli e nel 12% per le acque sotterranee.

Ecco l’elenco dei siti e le problematiche che li rendono a grave rischio sanitario, con le motivazioni e le problematiche sanitarie:

https://it.businessinsider.com/la-mappa-dellinquinamento-tutti-i-58-siti-a-grave-rischio-sanitario-in-italia/

La schedatura della Monsanto è illegale: aperta un’inchiesta

Nell’elenco figurerebbero giornalisti, politici e scienziati e la loro posizione sul pesticida glifosato

PARIGI – La procura di Parigi ha aperto un’indagine in seguito alla schedatura illegale di personalità francesi da parte della multinazionale Monsanto. Secondo il quotidiano Le Monde e la tv pubblica France 2, il gruppo aveva compilato elenchi di giornalisti, scienziati e politici in base alla loro posizione sul pesticida glifosato, una sostanza cancerogena secondo alcuni studi scientifici, e sulla loro presunta disponibilità a essere influenzati.

E’ stato un cronista del quotidiano francese, il cui nome appare negli elenchi illegali, a presentare la denuncia. I reati ipotizzati sono “raccolta di dati personali con mezzi fraudolenti o illegittimi”, “registrazione di dati personali sensibili senza il consenso dell’interessato e il trasferimento illecito di dati personali”.

Monsanto aveva fatto compilare segretamente gli elenchi all’agenzia di comunicazione e e lobbying Fleishman Hillard. Nelle liste figurano centinaia di politici, scienziati e giornalisti, le loro posizioni sui prodotti più controversi della multinazionale, ma anche i loro indirizzi e numeri di telefono privati. Una tabella evidenzia 74 “obiettivi prioritari” suddivisi in quattro gruppi: gli “alleati”, i “potenziali alleati da reclutare”, le personalità “da educare” e quelle “da sorvegliare”. Nel rapporto segreto vengono anche suggerite tecniche per isolare gli avversari politici.

Il gruppo chimico tedesco Bayer, proprietario di Monsanto dal 2018, ha dichiarato di non avere “alcuna conoscenza” dei file illegali, sottolineando che risalgono al 2016. È stato quell’anno che la Commissione europea doveva votare sull’estensione dell’autorizzazione europea sugli erbicidi a base di glifosato.

Cinisi, esponenti di M5S allontanati dal corteo per Impastato: “Siete al governo coi fascisti”

Il fratello dell’attivista ucciso dalla mafia ha chiesto ai deputati di 5 Stelle presenti all’iniziativa – Mario Giarrusso, Piera Aiello e Roberta Schillaci – di lasciare la commemorazione: “Qui non potete stare”

“Siete al governo coi fascisti. Qui non potete stare”. Nel giorno del corteo per Peppino Impastato gli amici e il fratello dell’attivista di Democrazia proletaria ucciso da Cosa nostra allontanano gli esponenti del Movimento 5 Stelle accorsi a Cinisi, in provincia di Palermo per commemorare il 41° anniversario dell’omicidio: ad allontanare la deputata regionale Roberta Schillaci e i parlamentari nazionali Piera Aiello e Mario Michele Giarrusso è stato prima il presidente del centro di documentazione “Peppino Impastato”, Umberto Santino, che ha chiesto “a tutti i politici” di lasciare la commemorazione al casolare teatro dell’omicidio, e poi il fratello di Impastato, Giovanni, che invece li ha fatti allontanare dal corteo.

“Quelle persone – ha detto alla fine del corteo Santino – non si erano mai fatte vedere qui, dunque si erano presentate solo per fare campagna elettorale. Spiace per Piera Aiello, la cui storia conosciamo tutti, ma loro sono al governo coi fascisti”. “Sono venuti con le telecamere – aggiunge all’Ansa Giovanni Impastato – sono andati al cimitero per farsi fotografare. È scandaloso. Li ho buttati fuori di peso perché il nostro è un corteo molto politicizzato e non si dovevano presentare. Mi spiace per Piera Aiello (ex testimone di giustizia e cognata di Rita Atria, ndr) ma non dovrebbe farsi strumentalizzare da questi farabutti”.

Al corteo di ieri hanno partecipato circa 10mila persone, secondo le stime fatte nella serata di ieri dallo stesso Giovanni Impastato. La manifestazione, partita dalla sede di Radio Aut a Terrasini, è arrivata davanti alla Casa memoria intitolata al militante di DP e alla madre Felicia, morta nel 2004, due anni dopo la condanna all’ergastolo del boss Tano Badalamenti come mandante dell’omicidio.

Aldo Moro e Peppino Impastato uccisi 41 anni fa: simboli della lotta per la libertà

È morto Gianni De Michelis, socialista, ministro da Craxi a Andreotti

I migliori anni – De Michelis: ”I miei ’80 tra Craxi, nani e ballerine”

Gianni De Michelis è morto nella notte a 78 anni. Lo si apprende da fonti vicine alla famiglia. Deputato socialista dal 1976 al ‘93, è stato ministro dal 1980 al ‘92 ricoprendo vari incarichi nei governi di Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, De Mita e Andreotti: la sua firma per l’Italia è sul trattato di Maastricht nel 1992. È stato poi segretario del Nuovo Psi dal 2001 al 2007. L’ultimo incarico elettivo è stato al Parlamento europeo, nella legislatura chiusa nel 2009. Nello stesso anno diventa consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione nel governo Berlusconi.

De Michelis era uno dei ragazzotti che nel 1976 osò sfidare i vecchi dirigenti e insieme a Craxi e molti altri conquistò il Partito socialista. Il segretario uscente Francesco De Martino congedandosi si limitò a dire ai “golpisti”: “Ricordatevi che quelli hanno studiato”. Quelli erano i democristiani verso i quali Craxi si proponeva di aprire una battaglia permanente.

Ministro delle Partecipazioni statali dal 1980 poi al Lavoro nel governo Craxi, vice premier con De Mita e infine ministro degli Esteri. Una lunghissima parentesi ministeriale che ne fece uno dei leader del Psi.

Col suo vitalismo segnò in maniera evidente la distanza dal grigio democristiano. Era sempre circondato da donne, il suo staff era composto solo da quote rosa, si fece fotografare in discoteca dove ballava scatenato e sudato nonostante la mole imponente.

Era craxiano ma con la sua autonomia. I demichelisiani esistevano ma non per tramare giochi di corrente. Memore di De Martino si raccomandava lo studio. Poi certo fece i suoi errori. In ultimo non vedere la guerra jugoslava da ministro degli Esteri, anzi negandola fino all’ultimo. Ha cresciuto generazioni di tecnici e consulenti a cominciare da Renato Brunetta. Dopo la fine di tutto, della I repubblica, non si agitò, non cercò di rientrare in pista.

Presidente Al Sisi ricordi la promessa: consegni i colpevoli della fine di Giulio

Parte della lettera dei genitori di Giulio Regeni al capo di stato egiziano

di Paola e Claudio Regeni

Buongiorno presidente Al Sisi, siamo i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo.

A marzo di tre anni fa Lei si rivolgeva a noi «come padre prima che come presidente» e prometteva «che faremo luce e arriveremo alla verità, lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio».

Sono passati tre anni. Nessuna vera collaborazione c’è stata da parte delle autorità giudiziarie egiziane e dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, da parte della procura italiana, di 5 funzionari dei Vostri apparati di sicurezza, la procura egiziana ha interrotto tutte le interlocuzioni.

Oggi sappiamo che Giulio è stato sequestrato da funzionari dei Vostri apparati di sicurezza e lo sappiamo grazie al lavoro incessante degli investigatori e dei procuratori italiani e dei nostri legali.

Lei è venuto meno alla sua promessa. Lei, lo apprendiamo dai media, ha un potere smisurato.

Risulta, quindi, difficile da credere che chi ha sequestrato, torturato, ucciso nostro figlio Giulio, chi ha mentito, gettato fango sulla sua persona, posto in essere innumerevoli depistaggi, organizzato l’uccisione di 5 innocenti ai quali è stata attribuita la responsabilità dell’omicidio di nostro figlio, tutte queste persone abbiano agito a Sua insaputa o contro la sua volontà.

Non possiamo più accontentarci delle sue condoglianze né delle sue promesse mancate.

Giulio, lo sa bene anche lei, era un portatore di Pace, Giulio amava il popolo egiziano: ha imparato la Vostra lingua e ha fatto diversi soggiorni al Cairo cercando di vivere come un egiziano. Invece, è morto come, purtroppo, muoiono tanti egiziani.

Finché questa barbarie resterà impunita, finché i colpevoli, tutti i colpevoli, qualsiasi sia il loro ruolo, grado o funzione, non saranno assicurati alla giustizia italiana, nessun cittadino al mondo potrà più recarsi nel Vostro Paese sentendosi sicuro. E dove non c’è sicurezza non può esserci né amicizia né pace.

Con l’augurio di verità e giustizia

Caso Scieri, la procura di Pisa dispone la riesumazione della salma dopo 20 anni

Nuovi esami sul corpo del parà siciliano. Tre gli indagati per la sua morte

A quasi 20 anni di distanza il corpo di Emauele Scieri, il parà di 26 anni trovato morto nella caserma Gamerra di Pisa 16/8/’99, verrà riesumato. Lo ha disposto la procura della città toscana nell’ambito della nuova inchiesta condotta dall’anno scorso dal procuratore capo Alessandro Crini che ha riaperto le indagini dopo le conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta. Lo scorso agosto i giudici, convinti che Scieri sia stato ucciso e soprattutto “che poteva essere salvato” hanno iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario tre commilitoni del giovane siciliano. Ai domiciliari (trasformati nell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) è finito Alessandro Panella, 40 anni, ex caporale della Folgore, indagato insieme ad altri due militari, Andrea Antico e Luigi Zabara.

Ora, dopo la prima svolta dello scorso agosto, i magistrati hanno disposto la riesumazione del cadavere del paracadutista. Con l’obiettivo di trovare quelle risposte che gli esami eseguiti subito dopo il ritrovamento di Scieri, non sono stati in grado di dare.

Secondo gli inquirenti il parà, 26 anni, una laurea in giurisprudenza prima della leva, è morto perché vittima di violenti atti di nonnismo. Quella sera del 13/8/’99 Scieri fu prima svestito e poi percosso con pugni e calci. Poi fu costretto a salire su una scala alta 10 metri, utilizzata per l’asciugatura dei paracadute da dove, “in conseguenza degli atti di violenza e minaccia in atto”, precipitò. Sempre secondo la Procura Panella e gli altri indagati nascosero il corpo di Scieri sotto un tavolo per non farlo notare. Tanto che il parà venne trovato solo tre giorni dopo.

E che la pista da seguire fosse quella del nonnismo era convinta anche la commissione di inchiesta parlamentare, istituita nel 2016 e conclusa a dicembre 2017, secondo cui nella caserma “avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice Goliardia”. Il nonnismo, ha scritto la commissione parlamentare di inchiesta nella relazione finale, era tollerato in quel periodo alla caserma pisana Gamerra, dove vigeva una sorta di “disciplina parallela, legata non ai regolamenti formali ma ai concetti di consuetudine e tradizione”. La relazione ha rilevato inoltre anomalie sui rilievi condotti sulla salma nell’agosto del 1999. Il cadavere di Scieri “fu manipolato per estrarre dal marsupio il telefono cellulare del ragazzo e risalire al suo numero di telefono”.

Milano, scritte contro gli alpini in via Padova. Sala: oltraggio alla città

Protagonista della protesta è l’Adunata per il centenario, in programma dal 10 al 12 maggio nel capoluogo lombardo. La scritta replicata in vernice rossa recita «Gli alpini stuprano e molestano. No al raduno»

Decine e decine di scritte a vernice rossa, replicate con uno stencil, sono state tracciate nella notte tra martedì e mercoledì in via Padova a Milano, a partire dal civico 45, non lontano dalla sezione Crescenzago degli alpini. Nel mirino degli antimilitaristi appunto la tradizionale Adunata degli alpini. Il riferimento è alle molestie denunciate da alcune donne durante la precedente Adunata nazionale a Trento, nel maggio dell’anno scorso: episodi per i quali erano arrivate le scuse ufficiali dell’Ana. Dopo la segnalazione di Fabiola Minoletti, vicepresidente del coordinamento dei comitati milanesi che da anni monitora il fenomeno del graffitismo ‘vandalico’ a Milano.

«Gli Alpini non si toccano! », scrive il sindaco Beppe Sala su Twitter. «Le scritte vergognose comparse in via Padova non solo offendono il corpo militare delle penne nere, ma sono un oltraggio a tutta la città. I milanesi aspettano l’Adunata del Centenario con grande gioia: Milano è la casa degli Alpini», conclude Sala. Si associa la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani, per cui «il corpo delle penne nere rappresenta uno dei volti buoni del nostro Paese, una realtà di cui andare orgogliosi». «È evidente che i protagonisti degli episodi di Trento, a cui molto probabilmente fanno riferimento le scritte, nulla hanno a che vedere coi veri alpini, animati da valori nobili come la solidarietà, altruismo, spirito di sacrificio e di servizio», conclude Roggiani.

E’ ai veri alpini che dedichiamo questa canzone sulla I guerra, che non parla di eroi, ma di persone umane che non vogliono combattere per gli interessi dei poteri forti…

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)