Se non è la terza guerra mondiale, è il ritorno della guerra fredda!

Nato a Vilnius, Stoltenberg: c'è l'accordo sull'adesione di Kiev. Zelensky: così alleanza più forte

In questi giorni c’è stato il vertice di Vilnius. Un vertice della NATO durato due giorni: dall’11 al 12 luglio 2023 nella capitale della Lituania, che si trova tra i paesi baltici (ex stato del blocco sovietico) e che confina con Polonia, Lettonia e Bielorussia. Il blocco sovietico nasce durante la guerra fredda e si riferiva all’Unione Sovietica e ai suoi alleati dell’Europa centrale e dell’Europa orientale, contrapposto politicamente al blocco occidentale della Nato. Erano 2 superpotenze che si sono sempre scannate tra loro (creando guerre e genocidi), per ottenere l’egemonia mondiale, economica politica e militare. Al vertice di Vilnius hanno partecipato i politici che rappresentano i 31 Paesi che compongono l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico. La Nato coinvolta nella guerra in Ucraina, fornisce a Kiev armi e denaro, mercenari e  istruttori, consiglieri e dati di intelligence che impongono le strategie militari da usare. L’ucraina  vuole entrare nella Nato, ma la Nato non la accetta se non vince la guerra contro la Russia. Dall’assalto russo, gli aiuti promessi all’Ucraina ammontano a più di 8,5 miliardi di euro.

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La Nato per giustificare la controversa decisione di inviare munizioni a grappolo in Ucraina ha dichiarato che sarà una misura “temporanea”. Quell’ipocrita cattofascista anticostituzionale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è fatta accompagnare al LitExpo di Vilnius per il vertice Nato dal ministro della Difesa Guido Crosetto (foto sopra),  insieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ci sarà anche il G7 al summit di Vilnius della Nato. Il Gruppo dei 7, un forum intergovernativo composto dai 7 maggiori stati economicamente avanzati del pianeta, ossia: USA, Inghilterra, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia. La Francia ha fornito missili a lungo raggio all’Ucraina, un errore che avrà conseguenze per l’ambiente e sui civili. Al LitExpo di Vilnius la Germania ha dichiarato che invierà all’Ucraina armi supplementari per un valore di 700 milioni di euro. La Germania è il secondo contributore in termini di aiuti militari all’Ucraina dopo la Nato,  la Germania aveva già annunciato il 13 maggio consegne di armi per 2,7 miliardi di euro. L’Italia invece ha donato all’Ucraina 660 milioni in armi (vedi: 1949 Patto Atlantico anticomunista). Quella pagliaccia della Meloni ha dichiarato al vertice organizzato dalla Nato che L’Italia aderisce alla convenzione che vieta le bombe a grappolo. Vuole apparire, da ipocrita cattolica, una brava bambina scema che non capisce il contesto sociale, politico, militare ed economico e far passare i suoi compari del vertice Nato, come i cattivi che forniscono le bombe a grappolo. Sono stati inviati in Ucraina sistemi d’arma Usa-Nato sempre più letali. Il governo ucraino le chiedeva da tempo ma sono molto contestate e proibite da una Convenzione ONU firmata nel 2008 da più di 100 Paesi. Alla convenzione ONU non hanno aderito Russia, Stati Uniti e Ucraina. Stey Behind è un’organizzazione paramilitare, nata da un’intesa tra la CIA e i servizi segreti italiani.

Ma il problema principale è che la guerra in Ucraina non finirà finché la Nato non abbandonerà la sua ossessione di infliggere una sconfitta strategica alla Russia per mano di Kiev. I governanti (massoni) ucraini, con quel burattino di Zelensky che ci mette la faccia, più che all’indipendenza e alla neutralità, mirano a stare col capitalismo, con l’America e quindi con la NATO che, a sua volta, sta usando l’Ucraina per sconfiggere la Russia, un suo vecchio sogno nato col Patto Atlantico nel 1949, la stessa tattica che usò in Italia, solo che non ci riuscì e passò alla ‘strategia della tensione’, un piano militare che prevedeva atti terroristici come le stragi di stato e colpi di stato per annientare le masse che si stavano ribellando contro il potere militare della Nato cattofascista e della Russia stalinista, e per riconquistare i loro diritti persi con la I e la II guerra mondiale.

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La strategia della tensione organizzata dalla Nato, sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto servizio o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, sarebbe stato Giulio Andreotti. Il Noto servizio, detto anche Anello o doppio SID (SID parallelo), fu un’organizzazione segreta italiana composta da industriali e da soggetti del mondo politico ed economico, militare, fondato verso la fine della II guerra mondiale e sopravvissuto, con varie trasformazioni, fino agli inizi degli anni ‘90. La P2 con a capo Licio Gelli fu una loggia della massoneria italiana aderente al Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1877. La P2 venne sciolta durante il ventennio fascista e poi ricostituita alla fine della II guerra mondiale. La Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 sotto la presidenza dell’onorevole Tina Anselmi, concluse il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria «organizzazione criminale» ed «eversiva» e venne sciolta definitivamente nel 1982. Negli anni 80’ viene scoperta la lista della P2. Tra le 962 persone che figuravano tra gli iscritti alla loggia massonica, vi erano politici, imprenditori, avvocati, dirigenti di imprese ma soprattutto membri delle forze armate italiane e dei servizi segreti italiani.

Ma facciamo un po’ di storia per capire il problema:

Le bombe a grappolo chiamate “cluster bombs” (foto sotto), le usano sia l’esercito ucraino sia l’esercito russo nella II guerra mondiale, ma ambedue se ne vergognano e cercano di tenerlo nascosto. Le bombe a grappolo, quando raggiungono un’altezza prestabilita, si aprono e le piccole bombe al loro interno si distribuiscono, ‘a grappolo’, chicchi micidiali sull’area sottostante, ma molte di loro non esplodono ed aspettano, ad esempio, di essere calpestate da un contadino, o da un bambino attratto da quello strato oggetto luccicante scoperto tra l’erba. Per questo, l’uso, lo stoccaggio e il trasferimento delle bombe a grappolo, sono vietati dalla Convenzione ONU del 2008. Ma chi non ha firmato nessun impegno, le usa quando gli servono. In alcuni paesi come il Laos, muoiono tuttora persone a causa delle bombe a grappolo lanciate dagli Stati Uniti durante la guerra in Vietnam, quasi cinquant’anni fa. Circolano stime secondo cui più del 90% delle persone registrate come uccise o ferite dalle bombe a grappolo sono civili, tra cui moltissimi minori.

Biden defends US plan to send cluster bombs to Ukraine – DW – 07/08/2023

La Nato nasce nel 1949 e inizialmente vi aderirono 12 Paesi (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito eUSA); la Francia è uscita nel 1966, e poi rientrata nel 2009. I contatti e la cooperazione tra Russia e NATO iniziarono dal 1991, nel quadro del Partenariato Euro-Atlantico, e furono intensificati con l’entrata della Russia nel programma PpP il 22 giugno 1994. Con l’entrata della Russia alla Nato i paesi che aderirono al patto Atlantico diventano 28: Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.

Quello della guerra fredda fu un periodo di tensione geopolitica tra USA e URSS e i loro rispettivi alleati, il blocco occidentale e il blocco orientale, intercorso tra il 1947 e il 1991, quando termina la Guerra Fredda, crollata l’Unione Sovietica. Ma la cosa che preoccupa di più in questa assurda guerra è la minaccia nucleare, assommata al cambiamento climatico in corso che peggiorerà l’ambiente e chi ci vive. La MAD (Mutually Assured Destruction, la «distruzione reciproca assicurata»), ha funzionato molto bene durante la Guerra Fredda e i rischi dopo il 1991 sono aumentati, non diminuiti. Dal 1989 al 1991 abbiamo assistito al crollo del Muro di Berlino, alla disintegrazione del Patto di Varsavia, all’unificazione della Germania e alla disgregazione dell’URSS, da allora gli USA si sono trovati la sola superpotenza «globale». La crisi in Somalia del 1993 è stata la prima prova dell’incapacità della leadership di Washington di assumersi il compito di global policeman. L’anno successivo (1994) il genocidio in Rwanda ha confermato l’incapacità delle Nazioni Unite di gestire la crisi. Abbiamo imparato che la storia non è guidata soltanto dalla razionalità, infatti  sembrava assurdo che Putin scatenasse una guerra quando già controllava la Crimea (e nessuno si sognava di togliergliela) e buona parte del Donbass, che negli anni sarebbe diventato una provincia autonoma sotto tutela russa senza altro grave spargimento di sangue. Putin si è lasciato convincere dalla proprie ambizioni neo-imperialiste e dopo il 30/9/2022, con l’annessione illegale dei 4 obalst’ di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk (che tra l’altro controlla solo in parte), la Russia ha di fatto alzato un grosso ostacolo sulla via che dovrebbe portare alla pace. Anche a Kiev, sono state prese posizioni «massimaliste» sulla volontà di riconquistare anche la Crimea.

La Guerra Fredda è stata una lunga fase di compromessi e guerre sotterranee  tra le due potenze che non si erano mai scontrate direttamente, nemmeno in Corea. La crisi russo-ucraina rappresenterebbe una sorta di epocale «cambio della guardia» al vertice della gerarchia delle potenze, con la definitiva crisi degli USA e dell’Occidente che verrebbero sostituiti, dopo decine di conflitti (come quello in Afghanistan), da una nuova «grande alleanza» orientale, con a capo la Cina e la Russia in funzione di potenza terrestre insediata nello heartland eurasiatico. Se questo è vero, Taiwan sarà inevitabilmente il prossimo teatro di guerraOggi circa 59 conflitti sono in corso in tutto il Pianeta, l’Iran sta conoscendo una fase di proteste e poi lo scontro tra Kosovo e Serbia, confine caldissimo vicino al nostro Paese. L’Iran resta una situazione critica, sia per quello che riguarda gli equilibri sociali e politici interni, sia per la possibilità di uno scontro militare più o meno «convenzionale» con Israele e i suoi alleati. Lo scontro tra USA e Cina per il controllo di Taiwan e del Pacifico occidentale (l’intera Africa subsahariana potrebbe essere interessata da una situazione di conflitto a bassa intensità). Le relazioni della Russia con l’alleanza Atlantica precipitarono nel 2014, in seguito all’annessione della Crimea dall’Ucraina da parte di Mosca. Quindi nel 2021 la Russia esce dalla NATO. E cominciano  gli eventi, di rappresaglie e ritorsioni da ambo le parti, anche se le relazioni NATO,  erano già irrimediabilmente precipitate già 7 anni fa a seguito della crisi ucraina. Va specificato che, anche se la NATO e la Russia non hanno più rappresentanze diplomatiche reciproche, ciò non significa che tutti i contatti siano stati interrotti. In Belgio, la Russia ha un’ambasciata a Bruxelles e sempre nella capitale belga hanno una missione all’interno delle sedi dell’Unione Europea, quindi i paesi aderenti alla NATO hanno ancora ambasciate a Mosca e, quindi, un canale di dialogo rimane aperto. I rappresentanti della Nato nel gennaio 2023 hanno mandato in Ucraina decine di tank occidentali per rinforzare la guerra di Kiev. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva inviato 14 ‘Leopard 2’ all’Ucraina, col via libera per gli altri Paesi alla fornitura dei carri armati di fabbricazione tedesca (in primis la Polonia) e la promessa di addestrare gli ucraini al loro uso in Germania. Poche ore dopo, Washington ha annunciato la fornitura di 31 carri armati Abrams, completando il tandem euro-americano delle armi pesanti in favore dell’Ucraina. Gli alleati europei hanno mandato invece 80 Leopard 2 all’Ucraina, per formare due battaglioni di 40 veicoli. Ai Leopard si aggiungono poi i 14 Challenger promessi da Londra e ora gli Abrams americani.

La pace insomma resta un miraggio, la guerra continua e si corre al business delle armi.  In Italia nel 2022 il  Bilancio del ministero della Difesa sfiora i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi. La spesa militare per l’esercito Italiano è finanziata direttamente con Fondi del Ministero della Difesa, ma in parte consistente con fondi stanziati su capitoli di spesa previsti nei bilanci di altri Ministeri, come quello dello Sviluppo Economico, l’Italia spende per esercito Italiano: 4.185 M€, Marina Militare: 1.549 M€, Aeronautica Militare: 2.342 M€, Carabinieri: 5.504 M€. Raggiunge quasi il miliardo di euro il costo complessivo dell’aiuto militare all’Ucraina da parte dell’Italia. Nel 2023 il costo complessivo dell’Italia per le missioni militari di guerra sono state oltre 1,4 miliardi (per più di 11.600 effettivi). Una crescita dovuta alla presenza in Europa orientale, col Medio Oriente che rimane il quadrante principale per fondi impiegati. Rilevante anche la presenza militare in Africa. L’Aviazione militare italiana (AMI), ha in dotazione un numero di bombe cluster d’aereo tipo (MK2)BL755 (di produzione inglese) contenenti ciascuna 147 bombette tipo MK 1 HE (2,15 lbs). Queste bombe possono essere portate da velivoli di tipo G91Y e F104G. Le munizioni a grappolo saranno più efficaci nei bombardamenti e non richiedono mezzi ulteriori perché lanciate dalla stessa artiglieria convenzionale usata per i proiettili da 155 mm che permetteranno di colpire un maggior numero di obiettivi russi utilizzando un minor numero di proiettili. Questi proiettili sono progettati per abbattere carri armati e attrezzature militari, oltre alle truppe, colpendo più obiettivi contemporaneamente.

Missili Patriot e HIMARS, 64 veicoli corazzati Stryker e M2 Bradley, 31 nuovi obici, munizioni a grappolo DPICM - Gli Stati Uniti annunciano un pacchetto di aiuti militari di 800 milioni di dollari per l'Ucraina

La fornitura di bombe a grappolo è compresa nel nuovo pacchetto di aiuti da 800 milioni di dollari. Si tratta di armi vietate ma già utilizzate da Russia e Ucraina nel corso del conflitto. Nella fornitura è compresa:  veicoli corazzati Bradley e Stryker e una serie di munizioni, come proiettili per obici e il High Mobility Artillery Rocket System, sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità. Amnesty International ha affermato che questo tipo di bomba può rappresentare “una grave minaccia per l’ambiente e la vita dei civili, anche molto tempo dopo la fine di un conflitto. Tali armi sono state impiegate nei Balcani, in Siria, Afghanistan, Libano, Yemen, Iraq e tanti altri conflitti e segnalate come letali non solo per i combattenti, ma anche per i civili, e quindi possono configurare un crimine di guerra. Per più di un anno la Nato ha attinto alle proprie scorte di munizioni tradizionali per obici da 155 e hanno inviato all’Ucraina più di 2 milioni di proiettili. Un proiettile da 155 mm può colpire bersagli a 24-32 chilometri di distanza. Negli ultimi 4 anni, 166 istituzioni finanziarie, provenienti da 14 diversi paesi, hanno finanziato a vario titolo 6 aziende che producono munizioni a grappolo: le cinesi Norinco e Cina Aerospace Science and Industry, le sudcoreane Hanwha e Poongsan e le statunitensi Orbital ATK e Textron.

Ma non è finita qua per quanto riguarda i danni procurati dalla Nato: l’Italia pur non essendo un Paese nucleare, partecipa al nuclear sharing della NATO perché ospita una quarantina di bombe nucleari USA nelle basi militari di Ghedi (Brescia) e di Aviano (Pordenone): a breve, i vecchi ordigni saranno sostituiti con le più moderne B61-12.  Le bombe B61-12, sono bombe nucleari, prodotte nell’epoca della guerra fredda.  Anche l’Europa ha finanziato  le armi all’Ucraina, con cinquecento milioni di euro.

Il denaro sarà erogato alle aziende europee considerate come sovvenzioni. Il settore beneficiario della misura comprende diverse multinazionali e oltre duemila piccole o medie imprese che, come segnala il Parlamento europeo, potranno presentare dei progetti da finanziare. In tutto l’industria militare ha generato un fatturato di 84 miliardi di euro nel 2021, secondo il centro studi dell’Eurocamera: Germania, Italia e Francia, nell’ordine, hanno il maggior numero di produttori di armi. La Commissione Europea prevede che stimoleranno altri 500 milioni di euro di investimenti dal settore privato, per la guerra dell’ucraina contro la Russia. Di recente, il budget totale è stato aumentato dai ministri dell’Unione europea a 12 miliardi complessivi.

Ricomincia il riarmo atomico, un incubo senza fine. Gli ordigni saranno ospitati da Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Turchia e pare anche dalla Grecia. Il programma va avanti da 8 anni. La prima bomba atomica distrugge Hiroshima il 6 agosto 1945, alcune armi nucleari tattiche che saranno schierate in Europa avranno 5 volte la potenza di Hiroshima. Alle mille-2mila testate tattiche russe, la Nato risponderà inizialmente con 480 B-61-12, tutte le testate nucleari B61-11 presenti in Europa verranno sostituite nella primavera 2023 con il nuovo modello B61-12. È stato finora documentato che soltanto due paesi abbiano posseduto e finanziato programmi per la costruzione di armi nucleari miniaturizzate: gli USA e l’URSS. Tuttavia, hanno ammesso di averne prodotte durante la Guerra Fredda di dimensioni tali da essere caricate in uno zaino. È stato anche segnalato che Israele avrebbe prodotto testate nucleari abbastanza piccole da stare in una valigia. Stando ad alcune stime, la Russia ne avrebbe circa 1.900. Sale ancora una volta la paura che la guerra tra Russia e Ucraina possa portare a un’escalation che coinvolge anche armi nucleari.

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Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”:

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi, dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quella degli oppressori.

Errico Malattesta

Solidarietà coi compagni che lottano contro le guerre, contro le armi e contro il nucleare.

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dentro Adinolfi e le camicie nere!

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