Col Decreto Caivano aumentano i ragazzi minorenni rinchiusi nelle carceri italiane

Carcere minorile Beccaria di Milano

Il questi giorni i mass media fanno una statistica su quanti ragazzi minorenni ci sono rinchiusi nelle carceri italiane. I ragazzi detenuti nei 17 istituti penali per minorenni sono 496. Solo 13 le giovani donne, 254 gli stranieri. L’istituto con più presenze è il Beccaria di Milano (foto sopra), con 69 ragazzi, quelli con meno sono Quartucciu in Sardegna, con 8 ragazzi presenti, e Pontremoli in Toscana, unico IPM (Istituti Penali per i Minorenni) interamente femminile d’Italia, con 8 ragazze. Le altre 5 ragazze presenti sono distribuite tra Napoli e Roma. È quanto emerge dal 7° rapporto di Antigone presentato in questi giorni a Roma, dedicato alla giustizia minorile. Nel 2023 c’è stata una crescita (425 presenti in media, 53 in più), invece, si superano i numeri degli anni passati e si arriva a gennaio 2024 a sfiorare le 500 presenze. La presenza negli IPM oggi riguarda soprattutto ragazzi e ragazze minorenni, ma in questi istituti possono esserci anche i giovani tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni e hanno raggiunto la maggiore età successivamente. La fascia più rappresentata è quella tra i 16 e i 17 anni. Al 15 gennaio scorso i minorenni erano il 50,1%, ma in passato sono stati a lungo di più i ragazzi e le ragazze maggiorenni, che erano il 58,5% il 15/1/2022 e il 57,6% al 15/1/2020. Per quanto riguarda gli stranieri negli istituti penali minorili, questi rappresentano il 51,2%: i ragazzi sono prevalentemente originari della Tunisia (12,3%), del Marocco (10,6%) e dell’Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%). Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, minorenni per il 64,2% contro il 50,8% degli italiani. Sono più spesso in custodia cautelare (il 75,6% contro il 61,2% degli italiani) e commettono generalmente reati meno gravi: per il 63,9% sono detenuti per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani. I 17 Istituti Penali per i Minorenni (IPM) assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria quali la custodia cautelare o l’espiazione di pena dei minorenni autori di reato. “Un sistema cambiato, costretto oggi ad affrontare nuove difficoltà rispetto al passato”. E’ questo il quadro che emerge dalle visite di Antigone nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia la cui sintesi è registrata nel 7° rapporto sulla giustizia minorile in Italia presentato i questi giorni. Ci sono molti reparti chiusi per ristrutturazioni e così, per la prima volta dopo tanto tempo, “alcuni IPM hanno iniziato a riscontrare situazioni di sovraffollamento. È questo il caso degli Istituti di Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze dove, al momento della visita dell’Osservatorio, il numero di ragazzi ospitati superava le capienze regolamentari. A Torino la direzione è stata costretta per qualche giorno a predisporre dei materassi a terra. A Firenze, la stanza solitamente utilizzata per l’isolamento sanitario è stata adibita a camera di pernottamento. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento (commenta Antigone), segno evidente degli effetti del Decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare.

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Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. Quanto alla criminalità minorile, questa secondo i dati forniti dall’Istat e dal Ministero dell’Interno relativi ai minorenni arrestati e/o indagati nel periodo 2010-2022, “è più o meno stabile”. Nel 2021, dopo il trend in discesa degli anni precedenti, si è registrato un lieve aumento rispetto al 2020 (28.954 segnalazioni) mentre nel 2022 si rileva un considerevole incremento delle segnalazioni, con 32.522 minori segnalati, andando quasi ad eguagliare il picco raggiunto nel 2015 con 32.566 minori segnalati. E’ nelle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) che si registra il maggior numero di segnalazioni: circa 10mila le denunce. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è il furto, che pesa per il 15,1% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, e addirittura il 35,6% per le sole donne. I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l’8,6%.

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Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno. 2023. Il numero delle persone in carcere continua a crescere e si aggravano molti dei problemi cronici del nostro sistema penitenziario. Antigone mette a disposizione di tutti l’esito di un anno del proprio lavoro raccontando i problemi del carcere, indicando possibili soluzioni e fornendo un quadro aggiornato sul contrasto alla tortura. Nelle carceri italiane ci sono oltre 6 suicidi al mese. Sovraffollamento, sporcizia e carenze di personale: la situazione nei penitenziari è al limite e i tanti detenuti che nel 2023 si sono tolti la vita certificano l’emergenza.

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Nel mese di gennaio 2024 i giovani detenuti in misura cautelare erano 340 contro i 243 dell’anno precedente. Sono i dati allarmanti contenuti nel settimo rapporto sulla giustizia minorile pubblicato il 20 febbraio da Antigone, che dagli anni ‘90 si occupa di giustizia penale. “Siamo molto preoccupati (spiega ad Altreconomia Susanna Marietti, coordinatrice nazionale dell’associazione). Per il sistema, che sembra rinnegare i suoi principi ispiratori, per gli operatori che spesso lavorano con strumenti sempre più inefficaci e soprattutto per i giovani che si ritrovano attorno più sbarre e meno speranze per il loro futuro”. Secondo Antigone sarebbe causato soprattutto dagli effetti del decreto varato dal Governo Meloni a metà settembre 2023 (convertito in legge il 14 novembre) in seguito allo stupro di due ragazze al Parco Verde di Caivano a Napoli. Due dati lo confermerebbero. Da un lato, come detto, l’aumento della custodia cautelare (il 68,5% è detenuto in attesa di una condanna definitiva). Dall’altro, invece, il fatto che quasi il 60% della popolazione detenuta negli IPM sia minorenne: le strutture, in cui possono essere reclusi giovani fino al compimento dei 25 anni, negli anni precedenti, in modo più o meno costante, ospitavano soprattutto maggiorenni (il 57-58% del totale). “Questa inversione di tendenza è frutto delle norme del ‘decreto Caivano’ che amplia la possibilità di ricorrere alla custodia cautelare e dà il potere al direttore dell’istituto di trasferire i detenuti diventati maggiorenni subito nel carcere per adulti. Così, entrano più minorenni in custodia cautelare e per fare posto e risolvere le situazioni di conflitto più difficili da gestire, i diciottenni vengono ‘scaricati’ nella fabbrica di criminalità che oggi rappresentano i penitenziari. Interrompendo nei fatti il loro percorso di crescita”. La criminalità minorile torna ai livelli del 2015 con 32.522 ragazzi segnalati alle autorità, in aumento rispetto ai dati bassi del 2020 ma influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. In generale, il sistema della giustizia minorile “funziona meglio per chi è a monte maggiormente garantito e può contare su reti sociali e familiari esterne”, si legge nel rapporto. La presunta assenza di reti sociali comporta anche una maggior frequenza di trasferimenti per gli stranieri reclusi. “Si dà per scontato che non abbiano rete territoriale e quindi, più spesso, sono loro ad essere trasferiti sul territorio nazionale e non gli italiani e questo causa molti disagi”, sottolinea Marietti che è anche coordinatrice dell’area minori. Per poter tornare nei territori di appartenenza, diversi reclusi hanno messo in atto proteste sfociate, nei casi più gravi, in incendi e danneggiamenti degli ambienti sfociate poi in un ulteriore trasferimento in un altro IPM o addirittura nei penitenziari per adulti. “Non sono pacchi (sottolinea Antigone) questi continui cambi di istituto rendono difficile impostare percorsi adeguati”. Trasferimenti che, spesso, avvengono per violazioni disciplinari o per difficoltà di gestione dei ragazzi. Gli operatori degli IPM indicano un aumento dei “casi difficili” che fanno ingresso nelle strutture “Si tratta spesso di minori stranieri non accompagnati, in situazioni di profonda marginalità (si legge nel rapporto). Casi di disagio psichico, di disturbi comportamentali e di abuso di psicofarmaci, danno vita di frequente ad eventi autolesionistici”. La risposta al disagio, spesso sociale, è però farmacologica, “Fine pillola mai” incentrata sull’abuso di psicofarmaci all’interno degli istituti. “Tutto viene ‘psichiatrizzato’ (commenta Marietti) e qualsiasi disagio sociale è gestito attraverso il farmaco e non con una presa in carico seria”.

Nella relazione del ministero della Giustizia che ha accompagnato l’inaugurazione dell’anno giudiziario lo scorso 25 gennaio la strada tracciata è quella di “costituire nuove tipologie di strutture residenziali, inizialmente in via sperimentale, che possano garantire interventi specifici”. Lo slogan “Punire per educare” è diventata una politica cattofascista attiva. Una politica perdente: la giustizia minorile non meritava le involuzioni normative presenti nel cosiddetto decreto Caivano che ci riporta qualche decennio indietro nella storia giuridica del nostro Paese”. In totale sono 628 le comunità esterne che accolgono minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali di cui solo 3 sono pubbliche. “La rete delle comunità private è disomogenea rispetto all’offerta di attività e alla vita interna con un contributo ministeriale spesso insufficiente al sostegno necessario e a formare adeguatamente il personale”. Antigone critica, infine, la norma del decreto Caivano che regola il cosiddetto “percorso di rieducazione del minore”: si prevede che se il ragazzo o la ragazza che rifiutano di svolgere lavori socialmente utili o altre attività a titolo gratuito perdano di fatto la possibilità della sospensione del processo con messa alla prova. Un punto centrale per Marietti: “Per un giovane magari è meglio studiare piuttosto che lavorare, con questa norma di fatto si perde di vista l’individualizzazione dei percorsi. Non è un tecnicismo ma un’idea di giustizia minorile che è distante da quella che, a partire dagli anni ‘90, ha ispirato il nostro sistema partendo proprio dal rispetto del principio del ‘superiore interesse del minore’”. Secondo l’associazione, le misure introdotte stanno avendo effetti negativi sul sistema della giustizia minorile, portando a un incremento sia del ricorso alla detenzione che della qualità dei percorsi di recupero per i giovani autori di reato. L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere sta stravolgendo l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988, con conseguente impennata degli ingressi negli Istituti penali minorili (IPM), sottolinea il Rapporto. Le parole di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “Il sistema penitenziario italiano si avvicina a passi da gigante a livelli di sovraffollamento che configurerebbero un trattamento inumano e degradante generalizzato delle persone detenute. Bisogna prendere provvedimenti e prenderli ora perché, con gli attuali ritmi di crescita, a fine 2024 saremo in una condizione drammatica. I 15 suicidi di questo primo mese e mezzo dell’anno siano un campanello d’allarme che risuona. L’edilizia penitenziaria non sembra essere una soluzione perseguibile, per diverse ragioni, prime tra tutte i costi e i tempi: per costruire un carcere di 250 posti servono circa 25 milioni di euro. Oggi, per i numeri sopra citati, servirebbero 52 nuove carceri, per una spesa che si aggira intorno al miliardo e 300 milioni di euro. Ma le carceri vanno riempite anche di personale (agenti, educatori, psicologi, direttori, medici, psichiatri, amministrativi, assistenti sociali, mediatori…), con un aumento annuo del bilancio del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e del Ministero della Salute, che già oggi fanno fatica a garantire le presenze necessarie, con tutte le figure professionali in pesante sotto organico, come già osservato. Relativamente ai tempi, per costruire un carcere sono necessari anni, mentre l’emergenza di sovraffollamento è qui e ora. Ma non è la sola emergenza cruciale.

Taga Focus - 22/12/2022

Non servono più carceri, come afferma Cosima Buccoliero (foto sopra). La nostra Costituzione prescrive all`articolo 27 che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Il carcere minorile dovrebbe pertanto essere, più di quello per gli adulti, un luogo di transito verso nuove opportunità culturali e sociali. Opportunità come la messa alla prova, pensata nel 1988 per i minori e dal 2014 applicata anche agli adulti con ottimi esiti. L’istituto non è soltanto un`alternativa al carcere, ma anche allo stesso processo: si tratta in pratica di inserire il ragazzo in una comunità e vedere come si comporta. Se tutto procede nel verso giusto, si può arrivare all`estinzione del reato. I risultati sono stati finora entusiasmanti: nel 2014 la messa alla prova ha salvato l’80% dei minori coinvolti. Ma se recuperare i giovani del Nord è più facile per via di una maggiore disponibilità di risorse, di chance lavorative più consistenti e di contesti operativi più favorevoli, al Sud l’impresa è decisamente più ardua. I 76 istituti visitati da Antigone sono sempre più fatiscenti, anche perché il 31,4% è stato costruito prima del 1940 e la maggior parte addirittura prima del 1900. Nel 10,5% delle carceri non tutte le celle sono riscaldate; nel 60,5% le celle non hanno acqua calda garantita tutto il giorno e in ogni periodo dell’anno; nel 53,9% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia; nel 34,2% non ci sono spazi per lavorazioni; nel 25% non c’è una palestra o non è funzionante. Infine, nel 22,4% non c’è  un campo sportivo o non è funzionante.

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Modena City Ramblers – I Cento Passihttps://www.youtube.com/watch?v=KUpcxdg2Iqs

Emsi Caserio: Rap Anarchico Popolare (VIDEOCLIP 2014)https://www.youtube.com/watch?v=qg4N2z7g_5k

Mai schiavo (feat. Assalti Frontali)https://www.youtube.com/watch?v=sSTJdDUpioM

Assalti Frontali – “ROMA METICCIA” official videoclip – 2011https://www.youtube.com/watch?v=DDiyBA94w_g

La ballata di Alfredo Cospitohttps://www.youtube.com/watch?v=LQsTdr2vGNs

TALCO “Danza dell’Autunno Rosa” (Official video)https://www.youtube.com/watch?v=3SgcaZCLJFk

Il Ballo Di Aurelianohttps://www.youtube.com/watch?v=1mOLV2w-W9s

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

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Se veramente la parola delitto avesse un significato,

nessun delitto sarebbe maggiore di quello che

la società compie col lasciar sussistere la miseria.

L. Molinari

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Ne’ con la NATO, ne’ con la Russia!!!

Solidarietà con tutti i carcerati/e Anarchici

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)