Santiago Maldonado: dittatura militare in Argentina (P2 – anticomunismo atlantico)

SANTIAGO MALDONADO

dittatura militare in Argentina (P2 – anticomunismo atlantico)

 

il 30 novembre i mass media scrivono che si è chiuso in Argentina il più grande processo della sua storia con la condanna di 48 dei 54 ex militari e civili accusati di crimini contro l’umanità commessi durante la dittatura tra il 1976 ed il 1983, che ha provocato 30mila morti. L’ex capitano della marina argentina Alfredo Astiz, oggi 67enne, noto come l’angelo della morte, era un agente sotto copertura del regime, e in quegli anni si infiltrò in gruppi di attivisti, compresa l’associazione delle Madri di Plaza de Mayo, che chiedevano la verità sui loro figli scomparsi. Astiz e l’ex ufficiale di marina Jorge Acosta sono due dei 54 imputati del maxi processo su circa 800 casi di violazioni dei diritti umani alla ex scuola navale Esma, nota come uno dei principali luoghi di tortura del regime. Entrambi erano già stati condannati all’ergastolo in processi precedenti. In totale sono state 29 le condanne al carcere a vita, mentre a 19 imputati sono state comminate pene tra gli otto e i 25 anni di carcere.

In Argentina c’è ancora la dittatura militare al soldo delle multinazionali (vecchio vizio…)

Il 21/10/2017 i mass media scrivono che è stato ritrovato il corpo dell’attivista Santiago Maldonado.

Santiago Maldonado aveva 28 anni e l’ultima volta che era stato visto dai suoi amici fu il 1 agosto scorso in Patagonia, mentre veniva arrestato dalla polizia paramilitare intervenuta per reprimere e disperdere una marcia di protesta del gruppo indigeno Mapuche. I Mapuche rivendicano da anni le terre acquistate da Luciano Benetton, proprietario di 900.000 ettari di terreno in Patagonia. Il cadavere di Santiago è stato ritrovato in un fiume nel Sud dell’Argentina e la sua famiglia lo ha riconosciuto il 21 ottobre, a due giorni dalle elezioni politiche. In un Paese segnato dalla repressione della dittatura militare (1976-1983) e da oltre 30.000 desaparesidos, la scomparsa del giovane ha suscitato una grossa preoccupazione. Il governo di Macri aveva inizialmente cercato di addebitare agli attivisti Mapuche la scomparsa di Maldonado: il ministro per la Sicurezza, Patricia Bullrich, è stato quello più preso di mira dall’opinione pubblica per aver subito cercato di accusare i manifestanti della scomparsa e poi per aver consentito che le indagini venissero affidate alla stessa forza di sicurezza intervenuta durante la protesta. Il politico destroide Mauricio Macri è figlio di un imprenditore edile di origine calabrese emigrato in Argentina nel 1948. Nel 2003 ha fondato il partito di destra Compromesso per il Cambiamento, partito entrato a far parte nel 2005 della coalizione Proposta Repubblicana (PRO) da lui guidata. Il 24/6/2004 è stato eletto capo del governo della città di Buenos Aires, per poi essere riconfermato nel 2011. La sua rivale politica è l’ex presidente dell’Argentina Cristina Fernández de Kirchner leader del Fronte per la Vittoria e sostenuta dal partito del peronismo di sinistra e da una coalizione di centro-sinistra. il 22/11/2015, Mauricio Macri (Viola) vince il ballottaggio, diventando il 57° Presidente dell’Argentina….

Ci sono stati tanti Desaparecidos: nei primi anni del franchismo in Spagna, in Paraguay, in Brasile, in Nicaragua, nell’Iraq di Saddam Hussein, nella Libia di Gheddafi e in molti altri paesi; recentemente il fenomeno è ricomparso in maniera massiccia nell’Egitto di al-Sisi….

Ma facciamo un po’ di Storia

L’origine dell’operazione Golpista argentina (faceva parte del Piano Condor), va ricercata in un incontro, avvenuto nel febbraio 1974, tra alcuni elementi di spicco delle polizie segrete di Cile, Bolivia, Argentina, Uruguay e Paraguay con Manuel Contreras, capo della DINA (i servizi segreti di Pinochet), a Santiago del Cile. Ma fu durante la “Decima conferenza degli eserciti americani” del 3 settembre 1973, che il generale brasiliano Breno Borges Fortes propose di estendere le partnership e le collaborazioni tra i vari servizi segreti al fine di combattere il comunismo (Patto Atlantico anticomunista 1949). L’operazione fu facilitata da una serie di colpi di stato tra gli anni ‘50 e ‘70:

Nel 1954 il Generale Alfredo Stroessner sale al potere in Paraguay e costituisce una dittatura.

Nel 1964 le forze armate brasiliane rovesciano il governo democratico di João Goulart.

Il 21/4/1967 ci fu in Grecia un colpo di stato (dittatura dei colonnelli). Il colpo di stato del 1967, ed i seguenti 7 anni di dittatura militare, furono la conseguenza dell’anomala situazione politica sviluppatasi nel dopoguerra. Secondo gli accordi di Jalta, l’influenza politica nella penisola spettava per il 70% al Regno Unito (in accordo con gli Stati Uniti) e per il restante 30% ai sovietici (mentre nelle restanti nazioni europee c’era una chiara dominanza dell’una o dell’altra parte). Stalin considerava la Grecia di esclusiva pertinenza occidentale e non fornì alle formazioni comuniste il supporto che queste speravano, mentre il Regno Unito, dopo l’intervento militare in favore del governo greco nel periodo della guerra civile, si disimpegnò dall’area lasciandola, di fatto, sotto l’influenza statunitense.

Nel 1971 il Generale Hugo Banzer prende il potere (dittatura militare) in Bolivia dopo vari colpi di stato.

Nel 1973 le Forze leali al Generale Augusto Pinochet organizzano un golpe, (assediano il palazzo presidenziale in Cile) e rovesciano il governo di Salvador Allende.

Nel 1976 una giunta militare capeggiata dal Generale Jorge Rafael Videla sale al potere in Argentina e costituisce la dittatura….

Le dittature ricevettero massicci aiuti dalla Nato Atlantica, in termini di risorse economiche, addestramento e forniture militari, di preparazione e organizzazione dell’Intelligence. Si appoggiarono anche alle formazioni di estrema destra, che in tutti i casi contribuirono a portarle al potere, e nei momenti di crisi si organizzarono in squadroni armati (Squadroni della morte), per assassinare oppositori politici e militanti di sinistra. Tra le più famigerate organizzazioni repressive di destra vi furono la Tripla A argentina e l’organizzazione Patria y Libertad cilena, entrambe finanziate dai servizi segreti anticomunisti atlantici. Nel frattempo, alla fine del 1974, le organizzazioni Movimento di Sinistra Rivoluzionaria (MIR, Cile), l’Esercito Rivoluzionario del Popolo (ERP, Argentina), Tupamaros (Uruguay), e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN, boliviano), a loro volta avevano formato la Junta de Coordinación Revolucionaria (J.C.R.).

Il 17/5/2013 i mass media annunciano che Jorge Rafael Videla il dittatore più crudele della storia di Buenos Aires è morto. Il dittatore cattofascista è morto nel carcere di Marcos Paz, all’età di 87 anni. A dare la notizia del decesso è stata l’attivista di ultradestra e moglie di un membro della giunta militare, Cecilia Pando. A Buenos Aires erano le 6.30 e nella sua cella c’era sempre quell’unico mobile prescelto: una libreria piena di testi di storia e di religione. Accanto al tavolo aveva un grande crocifisso di legno. Nora Cortiñas, cofondatrice delle madri di Plaza de Mayo poco dopo rilascia un’intervista al quotidiano argentino Clarín: «Non c’è niente da festeggiare: è morto e si è portato con sé i segreti più importanti di un’epoca tragica». Quella dei 30 mila desaparecidos.

Ma chi è Stato Videla? Videla nasce il 2 agosto del 1925 a Mercedes, in una famiglia di militari di alto rango e di politici di prestigio, aveva cominciato la sua carriera militare a diciotto anni. Nel 1975 Isabel, la vedova di Juan Domingo Perón alla guida del Paese, lo aveva nominato capo dell’esercito. Fu allora che le Forze armate presero in mano il potere: l’Argentina si stava ribellando alla crisi economica che creò l’inflazione e la miseria. Perfino all’interno del movimento peronista erano nate profonde spaccature. Il 24/3/1976 i golpisti spodestavano così la Perón, scioglievano i partiti politici, chiudevano il Parlamento. Cominciava il cosiddetto Processo di riorganizzazione nazionale. Cominciò così la dittatura militare, che governò il potere per 7 anni. Cinque dei quali con Videla al comando. Col regime, che godette dell’appoggio del potere del Paese, sparivano 30mila persone. Molte, dopo essere state torturate, vennero gettate dai “voli della morte” al Río de la Plata o in mare. Altri furono fucilati. Migliaia andarono in esilio o vennero sequestrati, torturati e dopo liberati. Senza contare i circa 500 bambini, nati durante la prigionia, che furono sottratti alle loro madri e affidati ai militari o a persone legate al regime. Solo nel 1983 si tentò di far luce sul potere esercitato dalla junta militar, autorizzando le prime indagini contro i golpisti. L’ex dittatore Videla venne condannato per la prima volta all’ergastolo nel 1985, per aver capeggiato il golpe. Nel 1990 però l’allora presidente Carlos Menem concesse l’indulto a Videla e agli altri militari condannati. Solo qualche anno dopo, in Spagna, il giudice Baltasar Garzón ha riaperto le indagini contro il generale, già accusato di crimini contro l’umanità. Nel 2003, con Néstor Kirchner alla presidenza dell’Argentina, l’indulto di Menem è stato dichiarato incostituzionale e nel 2010 l’ex dittatore è stato condannato un’altra volta all’ergastolo per i crimini commessi. Lui però non si è mai sentito colpevole. Anzi, qualche giorno prima di morire, aveva perfino esortato la popolazione argentina di disfarsi del «regime neo-comunista» della Kirchner. Nel 2013 l’avvocato Giancarlo Maniga è stato legale di parte civile nel processo sui casi di 6 desaparecidos di origine italiana, che si è concluso a Roma nel 2004 con la condanna all’ergastolo dei generali Guillermo Suàrez Mason e Santiago Omar Riveros e di altri ufficiali argentini. Maniga ha seguito anche le sorti di tre cittadini di origine italiana nell’ambito del processo Esma, con cui sono stati condannati all’ergastolo, tra gli altri, l’ex capitano di corvetta Alfredo Astiz e il “Tigre” Jorge Acosta, uno dei più efferati torturatori dei tempi della dittatura. L’avvocato conosce a fondo quell’epoca oscura: ha ascoltato le testimonianze di decine di familiari di desaparecidos ma anche di studenti, sindacalisti, professori universitari, persone comuni sopravvissute alla crudeltà dei centri clandestini. Maniga nel 2013 dichiara ai mass media: “In quel momento storico drammatico, la Chiesa argentina ha brillato per la sua assenza, un’assenza così marcata da sconfinare nella complicità”. “A Buenos Aires, ma anche a Rosario o Cordoba, ogni giorno spariva qualcuno. La Chiesa non poteva non sapere”. “Tanto più che vi sono testimonianze secondo cui ai desaparecidos, prima di venire lanciati in mare dai famigerati voli della morte, veniva data l’estrema unzione da sacerdoti convocati ad hoc”. Quello che alcuni definiscono un silenzio prudente si traduce, nei ricordi dell’avvocato in colpevole omertà. Sino al mea culpa in occasione del 30° anniversario del golpe, quando papa Francesco, allora arcivescovo di Buenos Aires, incoraggiò la Chiesa a pubblicare un documento in cui ammetteva in parte le proprie responsabilità. Secondo Maniga non è sufficiente. Della maggioranza dei desaparecidos non si seppe mai nulla e solo dopo la caduta del regime militare e il ritorno alla democrazia, con la pubblicazione del rapporto Nunca más (Mai più), che permise la ricostruzione di una parte degli avvenimenti e della sorte di un certo numero di “scomparsi”, fu possibile conoscere che molti di loro furono detenuti in campi di concentramento e in centri di detenzione clandestini, torturati e infine assassinati segretamente, con l’occultamento delle salme in fosse comuni o gettati nell’Oceano Atlantico o nel Rio de la Plata con i cosiddetti voli della morte. La sparizione forzata è un fenomeno che si è verificato anche in altri paesi e in altri momenti storici, facendo del termine spagnolo una parola mantello d’uso comune. Tale fenomeno è stato riconosciuto come crimine contro l’umanità dall’articolo 7 dello Statuto di Roma del 17/7/1998. Un episodio tristemente famoso fu quello che iniziò nel settembre 1976 e che passò alla storia come notte delle matite spezzate, un’operazione di repressione organizzata contro i movimenti studenteschi delle scuole superiori; il pretesto furono le manifestazioni per la concessione, e successivamente contro l’abolizione, del boleto estundiantil, un tesserino studentesco che consentiva sconti sui libri di testo e sui trasporti. Un grande numero di studenti, per la maggior parte minorenni, fu sequestrato, sottoposto a torture e almeno 238 di loro furono uccisi. Un altro fenomeno fu quello delle donne arrestate mentre si trovavano in stato interessante oppure rimaste incinte a seguito delle violenze subite nei centri di detenzione: molte donne partorirono mentre erano detenute, molte di esse furono uccise, e i loro figli illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti. La denuncia e la scoperta degli orrori avvenuti in Argentina durante il regime militare si deve in grande parte all’azione delle Madri di Plaza de Mayo, madri dei giovani desaparecidos che con una protesta pacifica, sfidando il regime, riuscirono a far conoscere alla opinione pubblica il dramma che stava avvenendo nel loro Paese.

Anche l’Italia ha rischiato una dittatura militare con colpi di stato e stragi fatti dai liberal conservatori (cattofascisti):

Nel 1964 ci fu Il Piano Solo (fatto solo dai carabinieri), un colpo di Stato ideato dal capo dell’Arma dei Carabinieri, il generale Giovanni De Lorenzo, durante la crisi del primo governo di centrosinista di Moro.

7-8 dicembre 1970 ci fu il Golpe Borghese, un colpo di stato organizzato dal principe nero Junio Valerio Borghese, sotto la sigla Fronte Nazionale (Italia), in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale.

Nel 1973 ci fu un colpo di stato chiamato Rosa dei Venti (organizzazione segreta italiana di stampo neofascista, collegata con ambienti militari) nel 1973 successivo al golpe denominato “Golpe Borghese”, che aveva annoverato nelle sue file esponenti di primo piano come Junio Valerio Borghese, Stefano Delle Chiaie e altri membri e simpatizzanti della destra eversiva italiana, oltre ad alti membri delle forze armate e dei servizi segreti atlantici.

Stragi di stato avvenute in Italia con la complicità dei servizi segreti e delle forze dell’ordine:

Milano 12 dicembre 1969: Strage di piazza Fontana

Brescia 28 maggio 1974: Strage di piazza della Loggia

2 agosto 1980 Stage di Bologna

27 giugno 1980 :Strage di Ustica

L’allegoria del ’68 era finita: gli spiriti “rivoluzionar e la voglia di cambiare” che l’avevano incitato, no. In tutto l’Occidente, si veniva a creare uno scenario più libero, un’aria più cattosinistroide di quella che, fino a quel momento, aveva impregnato i diversi paesi (cattofascisti). In Italia, gli anni ‘70, sono ricordati come gli anni di piombo: quel periodo storico è stato attraversato da un disegno più grande, atto a destabilizzare il Paese e spingere la popolazione a richiedere una guida liberal – conservatrice, lontana dagli spettri della sinistra (seppur cattolica). I soldati del terrorismo nero e quello della guardia rossa appaiono, oggi, come mere pedine sulla scacchiera geopolitica dei potenti (potere militare). Tra questi, oltre alla mafia e alla politica, c’era la massoneria piduista (servizi segreti P2). L’ uomo chiave del potere criminale era Licio Gelli, capo della P2, vicino a Cosa Nostra e all’eversione nera, da cui pure attingevano gli americani per rinfocolare le proprie fila all’interno dell’unità Stay behind di Trapani, la famigerata Gladio Atlantica, ufficialmente nata per “ostacolare l’avanzata comunistain tutto il mondo. Gelli fu accusato di aver rubato venti tonnellate d’oro nel 1942, durante l’occupazione fascista della Jugoslavia, e che Gelli stesso le avrebbe trasferite in Argentina. L’Italia durante la guerra fredda diventò un paese di frontiera tra l’Ovest e l’Est, in un brulichio di spie, affaristi e politicanti, avevano trasformato il Venerabile Gelli in un uomo capace di infilarsi ovunque, dai partiti ai servizi segreti. Licio Gelli era il capo della loggia massonica P2, una loggia formata principalmente dagli alti gradi delle forze militari (marina, aereonautica, esercito, cc, ps) ed era amico del dittatore generale e presidente argentino Roberto Eduardo Viola e l’ammiraglio Emilio Massera, durante il periodo della dittatura. Gelli ricevette pure un passaporto diplomatico dell’Argentina. Massera pochi giorni dopo il golpe, il 28/3/1976, scrisse a Gelli per esprimere «la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani prestabiliti» e augurargli «un governo forte e fermo sulle sue posizioni e nei suoi propositi che sappia soffocare l’insurrezione dei dilaganti movimenti di sinistra». I rapporti con i militari continueranno anche dopo il ritorno della democrazia in Argentina, nel 1983. Il filo, non invisibile, che legava la P2 al regime dittatoriale instaurato in Argentina, era soprannominato “El Negro”. L’ammiraglio Emilio Eduardo Massera, comandante della marina militare argentina e componente della giunta Videla, era un membro della P2 tramite la quale molti imprenditori italiani fecero affari miliardari nel Paese sudamericano. Al governo argentino, l’Italia avrebbe inoltre venduto armi ed offerto sostegno politico. Il Sud America, chiamato “il cortile dell’America” per la sua vicinanza agli Stati Uniti, è una zona di grande interesse economico e politico (fin dai tempi del colonialismo) nel quale ancora oggi non possono prendere piede movimenti che vanno contro gli interessi americani, come era successo ad esempio a Cuba.

In una situazione di crisi energetica internazionale il capitalismo globale trama e occulta, per sottomettere, spesso attraverso la dittatura militare, i paesi più poveri, depredando senza scrupoli le risorse primarie (schiavitù – sfruttamento). Il capitalismo cerca di darsi delle risposte su come affrontare la crisi economica ed energetica e fondano il 23 giugno 1973 su iniziativa di David Rockefeller presidente della Chase Manhattan Bank, e altri dirigenti e notabili, tra cui Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski fondano la Commissione Trilaterale, mentre in ambito globale cercano di mettere in atto dei piani per evitare l’avanzamento della sinistra in America latina e in Italia con strategie diverse. E’ in questo contesto che si inserisce il lavoro sporco e occulto della P2: gli affari che porta avanti la loggia (non solo affari economici ma anche politici) in Italia, finanzieranno la strategia della tensione (colpo di stato – stragi –genocidi), mentre in Argentina iniziano a creare situazioni di destabilizzazione e di caos in modo tale che si renda necessario un colpo di stato…

 

Sotto le false sembianze di amministratore

della cosa pubblica, di difensore della legge,

di protettore dell’ordine, lo Stato non è invece

che il gendarme preposto alla sorveglianza

di istituzioni stabilite per mezzo della violenza,

sistematicamente organizzata.

S. Faure

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)