23 maggio 1992 strage di Capaci – Intrecci occulti secolari tra sevizi segreti, massomafia e la loro bassa manovalanza (mafia) ….

23 maggio 1992 strage di Capaci

Intrecci occulti secolari tra sevizi segreti, massomafia e la loro bassa manovalanza (mafia) ….

Il 23 maggio di 23 anni fa, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci ci fu un attentato dove persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo. Il magistrato e sua moglie sono stati dilaniati da una carica d’esplosivo che fa saltare in aria l’autostrada. La morte di Falcone è pianificata da Cosa nostra proprio nei giorni in cui il Parlamento, dopo le dimissioni di Francesco Cossiga, è riunito per scegliere il nuovo presidente della repubblica: così da impedire che alla più alta carica dello stato sia eletto il candidato allora favorito, Andreotti, ormai pesantemente segnato dalle ombre dei suoi rapporti con la massoneria politica mafiosa siciliana.

Nel febbraio 1992 Antonio Di Pietro, avvia una inchiesta sulla corruzione politica. Per episodi di corruzione sono posti sotto inchiesta centinaia di politici, amministratori, imprenditori, i maggiori leader dei partiti, una decina di ex ministri della repubblica, 4 ex presidenti del Consiglio. Il Parlamento è delegittimato da decine di avvisi di garanzia. L’intero sistema dei partiti è scosso. Negli anni tra il1992 e il 1994 crolla il potere corrotto della Democrazia cristiana che attraverso trame occulte e patti oscuri, aveva governato per 40 anni. In quegli anni ci furono tre stragi di stato ( strategia della tensione attuata dai servizi segreti) nel 1993 a Firenze, Milano e Roma. In Sicilia, intanto, Cosa nostra si sta da tempo agitando.

L’organizzazione è in attesa della decisione della Corte di cassazione, che deve confermare o annullare la sentenza del maxiprocesso di Palermo. Con la conferma, sui 475 imputati portati a giudizio da Giovanni Falcone e dagli altri magistrati del primo pool antimafia di Palermo si sarebbe abbattuta una montagna di ergastoli capace di seppellire in carcere un paio di generazioni di mafiosi.

Totò Riina, si rende conto che negli ultimi tempi gli «amici importanti» di Cosa nostra a Palermo e a Roma non sono più attenti alle esigenze dell’organizzazione. Il 30 gennaio arriva la conferma ai sospetti di Totò u Curtu: la prima sezione della Cassazione, sottratta all’influenza di Corrado Carnevale, il «giudice ammazzasentenze», conferma le condanne del maxiprocesso. È la fine di un’epoca.

Riina, che comanda Cosa nostra grazie al potere militare delle famiglie corleonesi, decide che è tempo di tagliare di netto con i vecchi alleati. Il 12 marzo 1992 viene ucciso Salvo Lima, l’uomo che rappresenta Giulio Andreotti in Sicilia. Nel settembre successivo è la volta di Ignazio Salvo, andreottiano e uomo di Cosa nostra. Il segnale è chiaro: non avete mantenuto i patti, dunque ora pagate il vostro tradimento. Recide per sempre i legami di scambio (voti e soldi contro appalti e impunità) coi suoi tradizionali referenti politici.

Al Nord moriva la I repubblica, nasce la II repubblica. Il 5 aprile 1992 le elezioni politiche sanciscono il tracollo dei partiti di governo e il trionfo della Lega di Umberto Bossi. Ma intanto, al Sud, Riina prosegue la sua guerra: colpendo il nemico numero uno di Cosa nostra, Giovanni Falcone, l’uomo che negli anni ‘80 aveva dato l’avvio al maxiprocesso contro cosa nostra.

Attorno a Falcone vivo si erano agitati ambienti dei servizi segreti, della massoneria, della politica e delle imprese. Sul luogo del delitto, a Capaci, è stato ritrovato (o fatto ritrovare) un bigliettino con un numero di telefono di un funzionario del Sisde (il servizio segreto civile), il cui numero due, Bruno Contrada, poi fu arrestato e condannato per associazione mafiosa…..

Alcuni capi di Cosa nostra che hanno vissuto dall’interno la preparazione delle stragi riferiscono che era stata aperta una trattativa con soggetti dell’ambiente politico e istituzionale. Riina aveva anche scritto le sue richieste, in quello che gli uomini di Cosa nostra chiamano il papello: revisione del maxiprocesso, azzeramento delle norme che avevano reso possibile il moltiplicarsi dei «pentiti»; fine del carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento carcerario); chiusura delle supercarceri di Pianosa e dell’Asinara; abolizione dell’ergastolo. Chi tratta con Cosa nostra? Contatti con Vito Ciancimino, ex sindaco Dc di Palermo e uomo dei corleonesi, li hanno in quei mesi due carabinieri del Ros (il Raggruppamento operativo speciale), il generale Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno….

Cosa nostra negli anni ‘70 aveva impiantato una base al Nord, a Milano. Borsellino in una intervista televisiva concessa il 21 maggio 1992 al giornalista Fabrizio Calvi, sottolineava i rapporti che Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, a Milano, avrebbero intrattenuto con personaggi delle famiglie palermitane, primo fra tutti Vittorio Mangano, il capo della famiglia di Porta Nuova, inviato da Cosa nostra a Milano, che per qualche tempo ha addirittura abitato nella villa di Arcore insieme a Berlusconi. Prosegue la strategia anticomunista delle stragi ordinata da Riina: «Fare la guerra per poi fare la pace». La decisione è di portare massicciamente l’attacco – per la prima volta nella storia di Cosa nostra – fuori dalla Sicilia, a Roma, al Nord. Il 15 gennaio 1993 i carabinieri del Ros arrestano a Palermo Riina (non senza qualche mistero: come viene individuata la casa del boss? Perché non viene mai perquisita o almeno tenuta sotto controllo?). Ma la strategia già decisa( patto stato mafia) non si ferma. La continuano Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, i fratelli Graviano

Il 21 aprile 1993 Giuliano Amato si dimette da presidente del Consiglio. Il 26 aprile Carlo Azeglio Ciampi riceve l’incarico di formare il nuovo governo. Il 28 presenta la lista dei ministri, in cui sono inseriti, per la prima volta in Italia, esponenti del Pds, l’ex partito comunista. Il 7 maggio la Camera vota la fiducia al governo Ciampi. Il 12 è la volta del Senato. Il 13 maggio il Senato concede l’autorizzazione a procedere nei confronti di Giulio Andreotti, che i magistrati palermitani vogliono processare a Palermo per mafia.

Il 14/5/’93 prende avvio la II parte della campagna stragista anticomunista ( strategia della tensione)  di Cosa nostra: a Roma, un’autobomba scoppia in via Fauro, ferendo 21 persone ma mancando l’obiettivo prefissato, il giornalista televisivo Maurizio Costanzo. Il 27 maggio, a Firenze, scoppia una bomba in via dei Georgofili: 5 morti, 29 feriti. Danneggiati la Galleria degli Uffizi, la Torre del Pulci, Palazzo Vecchio, la chiesa dei Santi Stefano e Cecilia, il museo della Scienza e della tecnica. Distrutte o danneggiate opere di Giotto, Tiziano,Vasari, Bernini, Rubens, Reni, Sebastiano del Piombo, Gaddi, Van Der Weyden.

La prima, a Milano, esplode in via Palestro (5 morti e una decina di feriti) e distrugge il Padiglione di arte contemporanea. La seconda, a Roma, danneggia la basilica di San Giovanni in Laterano e il Palazzo Lateranense (14 feriti). La terza, ancora a Roma, procura gravi danni alla basilica di San Giorgio al Velabro (treferiti). Palazzo Chigi, sede del governo, resta per tre ore misteriosamente isolato e senza possibilità di comunicare con l’esterno.

Crollo del sistema tradizionale dei partiti e bombe-messaggio, fatte scoppiare per far capire che le istituzioni dovevano scendere a patti, dovevano chiudere una trattativa con la massomafia (i vertici militari di Cosa nostra). Riina aveva chiare le cose da chiedere in cambio della sospensione degli attentati, erano quelle scritte nel suo papello. Ma gli obiettivi scelti per gli attentati sono molto raffinati: la galleria dei Georgofili a Firenze, il Padiglione d’arte contemporanea a Milano, San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma. Tutti luoghi, secondo lo storico dei servizi segreti Giuseppe De Lutiis, con possibili evocazioni massoniche.

Dalla lettera del fratello di Paolo Borsellino:

Ormai il cancro sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura.

Se pensiamo che a vice presidente del Csm, quello che dovrebbe essere l’organo di autogoverno della magistratura, c’è una persona indegna, indegna!, come Mancino!….

Una persona che mente! Mente spudoratamente dicendo di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio 1992, quando sicuramente a Paolo venne prospettata quella ignobile, scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che combatteva, con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone. Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a quel punto andava eliminato, e in fretta.

Tant’è vero che il telecomando della strage di via D’Amelio fu premuto. Queste cose non sono potute arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati.

Genchi ha dimostrato che quel telecomando era nel castello Utveggio, dove c’era un centro del Sisde, i servizi segreti italiani, è da lì che è arrivato il comando che ha provocato la strage. Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché oggi gli equilibri che reggono questa II repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull’agenda rossa.

Un’agenda rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina erano sicuramente annotate. Quell’agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi della strage. Quell’agenda doveva sparire, su quell’agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si fonda questa II repubblica. E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino! Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c’era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l’hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell’interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni?

Non ti interessava, a fronte di quell’agenda che ho mostrato e nella quale c’è scritto: “ore 19.30 Mancino” scritto di pugno autografo da Paolo? Lui ha mostrato un calendarietto in cui non c’era scritto niente, l’ha mostrato semplicemente e c’erano tre frasi con gli incontri della settimana.

E’ questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. E’ per questo che è stato ucciso mio fratello: perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, per questo doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l’impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, intercettato, non si può fare nulla.

Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l’unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: resistenza! Resistenza! Resistenza!

Salvatore Borsellino

 

Il 13 maggio 2010 Nicola Mancino sarebbe presente nella “lista di Anemone”, ossia l’elenco di 370 persone che avrebbero fruito di ristrutturazioni edilizie fornite dall’immobiliarista Diego Anemone.

Il 24 luglio 2012  la Procura di Palermo, sotto Antonio Ingroia e in riferimento all’indagine sulla Trattativa Stato-Mafia, ha chiesto il rinvio a giudizio di Mancino, accusato appunto di “falsa testimonianza”, e di altri 11 indagati con l’accusa di “concorso esterno in associazione mafiosa” e “violenza o minaccia a corpo politico dello Stato” (i politici Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri, gli ufficiali Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Bernardo Provenzano, il collaboratore Massimo Ciancimino (anche “calunnia”).

Nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia i magistrati stanno indagando anche sul cosiddetto “Protocollo Farfalla”, siglato nel 2004. Il vice presidente della Commissione antimafia, Claudio Fava, ha affermato di avere le prove dell’esistenza del protocollo, che era stato messo in dubbio da Rosy Bindi. Il protocollo è un accordo tra i servizi segreti e il Dipartimento Amministrazione penitenziaria, per permettere ad agenti dei servizi segreti di entrare ed uscire dalle carceri e incontrare detenuti del 41 bis senza lasciare traccia, all’insaputa dell’autorità giudiziaria.

Prima della morte di Falcone ci fu un altro scandalo in Italia: l’esistenza di una loggia massonica coperta, denominata “Propaganda 2“, emerge nel marzo del 1981 quando, indagando sul caso Sindona e la morte di Calvi, i magistrati di Milano, Turone e Colombo, sequestrano molti documenti nella villa e negli uffici aretini di Licio Gelli, grande maestro della massoneria, un personaggio dal passato ambiguo. Gelli era un antifascista monarchico, liberale e anticomunista come Edgardo Sogno (Curcio e Franceschini prima di essere arrestati andarono alla sede di Edgardo Sogno sottraendo documenti scottanti, che parlavano di un colpo di stato militare anticomunista – golpe bianco, documenti fatti sparire dagli sbirri quando li arrestarono) . Nella casa “Villa Vanda” di Gelli trovarono anche una lista di 953 nomi, per lo più alti gradi degli apparati militari e dei loro servizi segreti: marina, aeronautica, esercito; c’erano anche esponenti politici, personaggi del mondo economico e grossi industriali, tutti burattini, raccolti in una loggia segreta, potente strumento di intervento nella vita del Paese….. Licio Gelli ed alcuni suoi consulenti avevano anche stilato un “Piano di Rinascita Democratica” che, attraverso il controllo dei mass media, mirava alla normalizzazione dei sindacati, al controllo della magistratura e al rafforzamento in senso autoritario del potere istituzionale. La Loggia P2 di centro destra (cattofascista)  si delinea così come un potere parallelo in grado di promuovere e gestire la strategia (anticomunista) della tensione e delle stragi di stato, mirata a manovrare la struttura politica dello stato.

Ma chi erano i 953 piduisti?

Il piduista Berlusconi  (tessera n° 1816) e i vizietti della 1 repubblicaRisultati immagini per berlusconi piduista

Berluska 2 giorni fa ha annunciato ai mass media che fonderà un altro partito dove governerà sua figlia Marina (tutto in casa).

Sempre Berluska annuncia “La futura formazione non si chiamerà partito dei repubblicani ma includerà tutti i moderati”. “Sarà un movimento che abbraccerà tutti i moderati italiani. Non sarà guidato da me, ma da un mio erede”. Silvio Berlusconi parla apertamente del futuro partito che nascerà dopo Forza Italia.

Sempre Berluska dichiara: “La storia insegna che i grandi leader come De Gasperi, Craxi e Berlusconi non sono mai passati per le primarie. Il nome del possibile erede politico è un “familiare”. La primogenita Marina come leader del movimento di centro destra.

Il Centro destra, la continuazione di una cultura borghese gerarchica e cattofascistoide, una cultura mediocre, autoritaria, corrotta , meschina, occulta e militare… una mentalità di sopraffazione che parte dai tempi dove il potere in Italia era la chiesa e il re. I Savoia dunque erano i regnanti, che d’accordo con la Chiesa occuparono con la violenza l’Italia, attraverso guerre intestine e intrighi politici sporchi, meschini, con guerre sanguinose ed eccidi, si prese il controllo militare dell’Italia e del Mediterraneo. E Tutto questo per rafforzare il potere della repubblica monarchica.

Una cultura altoborghese-cattofascistoide che si rifà alla vigliaccheria dei Savoia e dei suoi servi: Crispi Lemmi, Cavur, Depretis, Mussolini, Almirante, Storace (atlantista- stragista), Berluska …..

Stiamo attenti a come si muove il salesiano Berlusconi!!!

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Cultura dal basso contro i poteri forti e i loro servi