Allerta: fanghi tossici usati legalmente come fertilizzanti agricoli!

Spandimento fanghi in agricoltura, normati dal decreto Genova

Il 2 marzo di quest’anno i mass media scrivono che a Cuneo sono stati sequestrati, nelle province di Cuneo, Asti e Torino, fanghi di impianti civili e industriali e altri rifiuti, anche con plastica e mercurio, sparsi illegalmente come se fossero “compost di qualità” su oltre 40 ettari di campi (grazie all’articolo 41 e al decreto Genova, la massomafia è ancora attiva e sta ingrassando a scapito nostro). Sono stati denunciate 11 persone tra Piemonte e Liguria per aver smaltito fanghi tossici sui terreni agricoli. L’azienda di Olmo Bruno di Magliano Alfieri, azienda del Gruppo Egea è stata accusata per non aver trattato in modo “adeguato” (vedremo più avanti come), i rifiuti, traendone un profitto illecito di 1,5 milioni di euro. Due dirigenti dell’azienda (invece di farsi l’ergastolo, così gli passava la voglia di inquinare) sono ai domiciliari, insieme ad altre 9 persone tra addetti e agricoltori. L’operazione, denominata ‘Plastic Fertil’, è coordinata dalla Direzione antimafia di Torino, competente sui reati ambientali (inquinamento dell’ambiente, degli animali, del cibo che mangiamo, e degli esseri umani). L’accusa è di traffico illecito di rifiuti; i terreni sono stati sequestrati: sono pioppeti, frutteti, orti.

Il decreto Genova, tra le altre cose, consente di spargere al suolo sostanze pericolose, con l’approvazione della legge. I fanghi di depurazione sono composti da feci umane, acque reflue urbane e agro-industriali che, dopo trattamenti biologici-chimici di “decontaminazione”, vengono usati come concime per i terreni agricoli.

In poco tempo, si sono rivelati i più pericolosi per salute e ambiente. Un business quello dello smaltimento abusivo che ha sempre gestito la mafia e mammasantissima, mentre adesso, col decreto Genova emanato nel 2018, il cui art. 41 in merito ai livelli di dosaggio dei fanghi, ha di fatto dato il via libera alla contaminazione selvaggia dei suoli agricoli che, nel giro di pochi anni potrebbero diventare talmente saturi da aver bisogno di una bonifica; tutto questo, grazie alla massomafia (colletti bianchi – massoneria) che si è fatta la legge per speculare ulteriormente sui rifiuti industriali (i danni del boom economico).

Boom economico, il miracolo economico italiano

Prima del 2018 i trattamenti di decontaminazione non venivano mai fatti, e venivano sparsi sui terreni che assorbivano ogni genere di sostanze inquinanti liquide e solide.

Dopo il 2018, le condizioni che lo stato ha imposto per l’uso dei fanghi in agricoltura, si concentrano sui trattamenti di purificazione (detta anche defecazione, cioè separazione della fase solida dalla liquida), che comprendono l’estrazione di metalli pesanti e l’idrolisi alcalina e sono finalizzati a ottenere un composto che prende il nome di gesso di defecazione. Questo procedimento è un escamotage per raggirare la legge, che attraverso questo correttivo chimico-biologico, esce dal ciclo dei rifiuti e può essere sparso anche nei terreni agricoli. Grazie Art. 41 del decreto Genova (che consente alla massomafia di non specificare la composizione dei fanghi), i fanghi vengono trasformati in gessi che vengono sversati nei campi come puro concime. L’ Emilia Romagna vanta il 95% di fanghi trasformati in gessi. L’ eliminazione dei metalli pesanti non avviene perchè è considerata costosa nel business e nelle speculazioni della massomafia che pensa sempre di speculare e risparmiare, quindi ci troviamo molti campi di molte regioni italiane, inquinati da metalli pesanti e azoto in eccesso. Questi fanghi trasformati in gessi hanno un odore nauseabondo (essendo acque di scarico) e gli effetti di queste sostanze tossiche sversate nei campi sono dannosi per l’ecosistema perchè, prima di finire nelle falde acquifere, riducono la fertilità e interferiscono col sistema endocrino, creando disturbi della crescita, immunotossicità e cancerogenità. Questo enorme affarone, che a dire sporco non basta, rende alla massomafia 2 milioni di euro l’anno. Il business dei fanghi, secondo la procura di Milano, avrebbe raggiunto il suo primato tra il 2012 e il 2015, smaltendo irregolarmente per mano della Cre Spa, il cui processo si è concluso col patteggiamento dei titolari Ambrogio e Rodolfo Verpelli, circa 110 mila tonnellate di fanghi, per un guadagno di oltre 4 milioni di euro.

Fino al 2017 la maggior parte del materiale sparso erano fanghi, mentre adesso dopo il decreto Genova vengono trasformati in gessi, e perdono la tracciabilità. I terreni italiani trasformati in bombe ecologiche a norma di legge! Il trattamento dei fanghi, anche se eseguito, tra l’altro non elimina i geni di resistenza antibiotica. Il che vuol dire che dopo aver sparso i gessi, possono riformarsi dei germi, che sono resistenti agli antibiotici. Nel 2018 in Bassa Bresciana e Alto Mantovano, ci fu un’epidemia sospetta di polmoniti, collegate alle oltre 360mila tonnellate di fanghi sparsi in quell’anno sull’area. Non viene rispettata più neanche la legge regionale del 2014 sull’obbligo di analizzare se i fanghi contengono salmonella ed escherichia coli, creando rischi microbiologici (alla faccia dei vaccini…).

La Direzione distrettuale antimafia di Firenze, il cui processo per alcune aziende è ancora in corso, ha portato alla luce un circuito illecito di smaltimento fanghi, controllato da società toscane gravitanti nell’orbita dei clan dei Casalesi e della cosca Belforte.

I fanghi nocivi riversati in terreni agricoli, sono stati incentivati come business dal decreto Genova che ha allentato le maglie: basta trasformarli in gesso e scompaiono i limiti per i rifiuti tossici.

I fanghi, se “decontaminati” con calce e acido solforico o sottoposti a idrolisi, possono trasformarsi in “gessi di defecazione e non essere più rifiuti altamente nocivi, ma ottimo concime per le piante che mangiamo!

L’art. 41 del decreto Genova, autorizza lo smaltimento sui terreni agricoli di fanghi da depurazione pesantemente contaminati da sostanze tossiche quali idrocarburi, diossine, furani, PCB, toluene, selenio, berillio, cromo e arsenico, procurando danni gravissimi all’ambiente e alla salute. Terreni agricoli usati come discariche di rifiuti tossici, mascherati da fanghi di depurazione consentiti dall’art. 41, diventando sulla carta, innocui “gessi da defecazione” e sottratti al controllo dei rifiuti tossici.

L’on. Alessandro Bratti, ex presidente della Commissione parlamentare ecomafia, già il 17/5/2019, in una intervista a La Stampa, parlando dell’art. 41, aveva affermato: “Sui fanghi di depurazione in agricoltura è il momento di fare una scelta. Io sono molto critico sul loro utilizzo. Soprattutto nel momento in cui parliamo di fanghi di origine mista, prodotti da impianti di depurazione in cui confluiscono reflui urbani e industriali. Per quanto trattati, c’è il rischio che finiscano nel terreno sostanze cancerogene, e non può essere considerato un beneficio per l’agricoltura, ma un sistema truffaldino [per la massomafia] di smaltimento dei fanghi”.

Spandimento fanghi di depurazione

La normativa italiana, che si muove nell’ambito della Waste Framework Directive europea (Direttiva 2008/98/CE), classifica i fanghi di depurazione come “rifiuti speciali” (Codice Europeo Rifiuti EER 190805), che nascono dalle acque reflue civili ed industriali, possono essere usati come fertilizzante su terreni di cui è necessario modificare pH, salinità e tenore di sodio. Il procedimento per la purificazione dei fanghi funziona così: dall’impianto di depurazione il rifiuto viene trattato in appositi impianti di recupero con calce viva o acido solforico e poi lasciato per qualche tempo in apposite biocelle, così da ridurne quanto più possibile la fermentazione e l’impatto sanitario. Passati i controlli di qualità, il fango è pronto per essere usato come fertilizzante. Da questa procedura deriva anche il gesso di defecazione, una poltiglia grigia dall’odore acre che subisce quasi lo stesso trattamento dei fanghi e sempre più usato come fertilizzante proprio in sostituzione dei fanghi di depurazione. Entrambe le sostanze rendono infatti i terreni più morbidi e meno soggetti a crisi idriche, a patto di sopportarne la puzza, come sanno bene i cittadini di zone come Ca’ Emo (Rovigo); Fabbrico (Reggio Emilia); Monticelli Pavese (Pavia) o Calcinato (Brescia), aree in cui l’uso agricolo di fanghi e gessi è particolarmente diffuso.

Ma come se non bastasse, nel 2019 c’è stata la sanatoria di quella merde opportuniste di Salvini-Di Maio (cattosinistroide), che per entrare nel potere politico, per comandare, hanno firmato la distruzione dell’ambiente, innalzando i livelli di tossicità dei fanghi industriali, (da 50 milligrammi per chilo a 1.000 mg/kg) per poterli smaltire e riciclare come concime nei campi agricoli. Fanghi tossici che dopo la sanatoria istituzionalizzata di Salvini-Di Maio, ha permesso un maggior uso nei fanghi di sostanze inquinanti, tra le più nocive per la salute umana come idrocarburi policiclici aromatici (Ipa); diossine, cromo (anche cromo esavalente), selenio, arsenico, policlorobifenili (Pcb, il cui uso è illegale addirittura dal 1984). Sostanze chimiche note per la loro cancerogenicità, che entrano (grazie a una legge criminale), anche nella catena alimentare animale ed umana.

Il “Rapporto rifiuti speciali del 2018”, dichiara che questo procedimento dei fanghi (gessi) serve per aggirare i controlli, violando il diritto alla conoscenza sulla composizione di questi fanghi usati come fertilizzanti in agricoltura.

La Regione Veneto, nel luglio 2017 ha posto la popolazione nata tra il 1951 e il 2002 ha uno screening, riscontrando valori di tossicità 30-35 volte più alti del normale che hanno obbligato a dar vita ad un programma di lavaggio del sangue (plasmaferesi), per evitare insorgenza di patologie legate al loro impiego!

Ma già nel 1992 c’era la legge che dava alla massomafia la possibilità di ingrassarsi e farla da furbi: secondo il decreto legislativo 99/1992, le analisi di idoneità sull’uso agricolo dei fanghi di depurazione, possono essere fatte dagli stessi impianti in cui si producono, un classico sistema “all’italiana” (degli ignoranti anche se hanno studiato, che vogliono sempre farla da furbi a scapito e danno dei cittadini, lasciati apposta senza informazione). Ma chi controlla il controllore (la P2: sbirri infami e mafiosi terroristi)? La massomafia! (tutto in casa: annammo bene!!). Stando a quello che dice la norma, i controlli sarebbero possibili sui soli metalli, non essendo chiaramente prevista la ricerca né l’analisi di altre sostanze inquinanti. Negli anni il decreto del 1992 non è stato aggiornato nei criteri tecnici né nelle conoscenze scientifiche, lasciando così sempre più la regolamentazione della materia alle Regioni che sono interessate solo a speculare ed arricchirsi (tangenti, favoritismi e regalie).

Tra il gennaio 2010 e il maggio 2018, il rapporto “No Ecomafia 2018” di Legambiente, dichiara che sono state ben 449 le inchieste giudiziarie sulla corruzione nel settore ambientale che, oltre a coinvolgere 87 procure (su 140), hanno portato a 3.478 arresti e 4.295 denunce, di cui 538 ordinanze di custodia cautelare nel solo 2017 (+ 139,5% rispetto al 2016). 76 sono le indagini per “traffico organizzato di rifiuti”, che costituiscono il 24% di tutti i reati commessi dalle ecomafie, che nel 2017 hanno “pesato” sui contribuenti per 14,1 miliardi di euro, +9,4% rispetto al 2016.

Con l’innalzamento dei limiti di sostanze inquinanti nei fanghi di depurazione, il regalo alle ecomafie è scontato. Smaltirli in discarica costa agli impianti di depurazione tra il 15% e il 40% dei costi di gestione, molto di più dei 300 euro ad ettaro pagato ad agricoltori conniventi per spandere fanghi e gessi sui loro terreni, anche quando questi provengono da ditte poste sotto indagine o se ad essere gettati sui loro terreni sono direttamente fanghi non trattati.

La Procura di Rovigo ha messo sotto inchiesta i proprietari della Co.Im.Po e della Agribiofert, che tra il 2013 e il 2015 avrebbero sparso 13.000 tonnellate di rifiuti non trattati su terreni di loro proprietà.

Le due società sono inoltre accusate di molti altri reati legati al traffico di rifiuti, realizzati anche con la collaborazione di alcuni laboratori di analisi: cambi nelle bolle di accompagnamento dei carichi; falsificazione dei pesi; manomissione di analisi e certificazioni; mescolamento di rifiuti di varia origine per renderne impossibile la tracciabilità.

Ma nessuno si ricorda più dei danni provocati dalla nube tossica sviluppatasi nel 2014?

Lo stabilimento di Ca’ Emo, in seguito al versamento di acido in maniera non corretta in una delle vasche usate per trasformare i rifiuti speciali in fanghi (presa in affitto dalla Agribiofert), ha portato la Procura ad accusare le due società della morte di quattro operai: Nicolò Bellato (28 anni); Paolo Valesella (53); Marco Berti (47); Giuseppe Baldan (48). La procura di Rovigo dichiara che con questo sistema, tra il 2010 e il 2014 le due società avrebbero fatto sparire 150.000 tonnellate di fanghi di depurazione.

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Nel 2017 la direzione distrettuale antimafia di Milano ha rinviato a giudizio 12 persone per non aver rispettato le procedure di sanificazione e dei quantitativi nelle operazioni di raccolta, trattamento e spandimento dei fanghi nei campi, che aveva fatto finire sotto sequestro gli impianti della Cre – Centro ricerche ecologiche di Maccastorna, Meleti e Lomello nel 2016, con 6 arresti domiciliari. Il 3/4/2017 comparirà davanti al gup di Milano l’amministratore unico della Cre (Centro ricerche ecologiche) di Arcore (paese dove abita anche quel pedofilo P2 di berluska), 5 dipendenti di Milano, insieme ad agricoltori o terzisti. Negli anni ‘90 emerse anche che una società della Cre – Centro ricerche ecologiche, pagò per 4 estati l’affitto di una villa in Sardegna a quel ciellino infame e oppurtunista di Roberto Formigoni (cattofascista – partigiano bianco – traditore), in cambio di cosa?

Le indagini sono partite nel 2011 dopo varie segnalazioni (con tanto di documentazione), fatte da contadini e spanditori. I fanghi provenivano dai depuratori civili e industriali, secondo l’accusa, sarebbero stati buttati nelle campagne oltre 8mila tonnellate di fanghi. Nel 2015 ci sono state 400 operazioni di spandimento difformi dalle autorizzazioni provinciali, nelle campagne del Lodigiano, del Pavese e del Cremonese, rese possibili anche ricorrendo alla falsificazione di documenti e a contabilità parallele (massomafia).

Nel 2005 sono state trovate migliaia di tonnellate di fanghi di depurazione, chiamati per prenderci meglio in giro: “fanghi biologici”. Ogni anno in Italia viene prodotto un milione di tonnellate di fanghi di depurazione, il 30% dei quali è utilizzato in agricoltura. La Lombardia, la Puglia e l’Emilia Romagna ne producono il 53%. In Lombardia c’erano impianti con una capacità di spandimento di 710.000 tonnellate l’anno.

Secondo l’Arpa: “La crescente necessità di depurare i reflui civili ed industriali ha comportato un incremento della produzione di fanghi biologici il cui principale e più economico sbocco ad oggi è, senza dubbio, l’utilizzo in agricoltura”. Affermazioni inquietanti che ci pongono una domanda: è più importante la salute (di tutti) o il profitto (di pochi)? E le istituzioni preposte alla salvaguardia della salute delle persone, dove sono? Si sono già fatte corrompere? C’è un problema di smaltimento e di costi, e il sistema più economico è riversarli nelle campagne col sostegno degli agricoltori che risparmiano in lavoro e concimi (lo spandimento e la successiva aratura, obbligatoria, sono a carico dell’azienda che tratta i fanghi). E tutto questo business nasce grazie alle istituzioni che tacciono, e di una legislazione asservita al potere e alle pressioni delle lobby. Secondo la legislazione vigente, i fanghi sono definiti come residui derivanti dai processi di depurazione delle acque reflue e vengono considerati rifiuti speciali non pericolosi. L’espressione “non pericolosi” oltre a non rassicurarci ci pone molti dubbi. Ci chiediamo come non possano essere pericolose sostanze che vengono sparse in terreni agricoli e che possono contenere, (perfino l’Arpa denuncia criticità in questi processi), un’infinità di sostanze tossiche. I parametri previsti per i fanghi si riferiscono ai metalli (Cadmio, Rame Nichel, Piombo, Zinco, Cromo esavalente, Cromo trivalente, Mercurio, Arsenico), agli inquinanti organici (Idrocarburi totali, Solventi organici aromatici, Solventi clorurati, Pesticidi totali, Pesticidi fosforiti, Tensioattivi anionici) nutrienti (Carbonio organico, Azoto, Fosforo, Potassio), microbiologici (uova – Salmonella), biologici (Test di fitotossicità, sugli effetti della crescita delle piante). La Regione Emilia Romagna ha programmato anche la ricerca nei fanghi della presenza di Toluene e Idrocarburi pesanti anche se non contemplati dalla legislazione, in quanto si è verificata la loro presenza nelle acque reflue. Quanti altri elementi o composti chimici potrebbero essere presenti e non monitorati? Quali rischi avranno sulla nostra salute? E il possibile e non prevedibile accumulo d’inquinanti nel terreno e nelle acque di falda non deve riguardarci? Dove andranno (chi potrà) a cercare l’acqua pura, su Marte? L’85% circa dei fanghi prodotti in Lombardia nel 2003 sono stati riutilizzati in agricoltura (“Gestione sostenibile delle risorse idriche” Relazione di Arpa Lombardia). La relazione spiega che succede tutto questo (assurdo), per un non corretto funzionamento dei depuratori, anche le acque depurate “creano tuttavia problemi di compatibilità qualitativa anche all’agricoltura”, come possiamo pensare che i fanghi non li creino? È lecito preoccuparsi in un Paese dove le infiltrazioni della criminalità organizzata (bassa manovalanza della massomafia e della P2), hanno determinato l’apertura d’innumerevoli procedimenti penali nel campo dei rifiuti?

Il sistema di connivenza tra mafie e massomafia (mafia, politici, imprenditori e P2), è stato descritto nell’inchiesta “Bloody Money”, realizzata nel febbraio 2018. Quello dei rifiuti è un mercato (più redditizio del traffico di droga!), in cui gli interessi illeciti dell’imprenditoria criminale si legano con poltrone politiche corrotte e laboratori d’analisi conniventi, a tutto vantaggio delle ecomafie.

Ma i danni maggiori li ha fatti negli anni ’90 l’allora ministro dell’Interno (cattosinistroide e partigiano bianco) Giorgio Napolitano (governo Prodi, maggio 1996 – ottobre 1998), che impedì attraverso il segreto di Stato, di conoscere l’avvelenamento delle terre campane ad opera del clan dei casalesi; vent’anni dopo ci siamo trovati con una bomba ecologica e sanitaria che oggi viene chiamata “Terra dei Fuochi”. Il governo Salvini-Di Maio, attraverso l’art.41 del “decreto Genova”, fa una cosa simile, ma alla luce del sole (fatta la legge, trovato l’inganno (l’escamotage), o meglio: fatto l’inganno, trovata la legge…

Noi siamo qua a sopravvivere in questo mondo senza senso che ci ha negato il futuro e il diritto di essere felici. Ma verrà un giorno in cui rialzeremo la testa per riprenderci tutti i nostri diritti sottratti dalle speculazioni e dai tanti decreti e leggi fatte apposta dalla massomafia per eliminarci come classe sociale (proletari e sottoproletari).

Per adesso abbiamo capito cosa sono la massoneria e la massomafia: il nemico n°1 da sconfiggere!!

Solidarietà a tutti i compagni Anarchici arrestati ingiustamente perchè lottavano e lottano per cambiare questo mondo assurdo e crudele, pieno di ingiustizie sociali.

Pinelli vive e lotta sempre insieme a Noi! Le nostre idee non cambieranno Mai!

Anarchia l’unica via!

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2019/01/04/i-danni-dellera-industriale-fanghi-cancerogeni-usati-in-agricoltura-come-fertilizzanti/

 

Siamo anarchici perchè vogliamo la giustizia;

rivoluzionari perchè vediamo l’ingiustizia,

regnare ovunque intorno a noi.

E. Reclus

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)