Michelle, 17 anni, uccisa a causa della guerra tra poveri creata dallo Stato

ArchiDiAP » Quartiere di Torrevecchia

Al Bronx di Roma, zona Torrevecchia – Primavalle,  il 1 luglio viene uccisa Michelle Causo, una ragazza di solo 17 anni. La ragazza era stata trovata morta dentro a un carrello. L’autopsia ha constatato che è stata uccisa con 6 coltellate al collo e alla schiena e aveva cercato di difendersi. Il fidanzato della ragazza racconta ai mass media che lui e Michelle stavano insieme da un anno e 7 mesi, “non vedevamo l’ora che arrivasse l’estate per andare in vacanza assieme e invece me l’anno uccisa in quel modo crudele”. Per l’omicidio della ragazza è stato arrestato un 17enne di origini cingalesi. Michelle Causo era Cresciuta in un contesto difficile ed era più matura della sua età. Faceva volontariato e aveva il fidanzato che le voleva bene, poi c’erano gli amici.

Era troppo buona per quel contesto sociale crudele e prestava soldi a tutti gli amici. Si pensa che sia stata uccisa per 40 euro che non ha dato all’omicida. Per la famiglia di Michelle, “c’è un complice”.

Michelle Maria viveva a Primavalle, un quartiere alla periferia nord-est di Roma. Il presunto assassino, O.D.S. (le iniziali del nome), che ora si trova recluso nel carcere minorile di Casal di Marmo (foto sotto), con l’accusa di omicidio volontario, avrebbe agito sotto l’effetto di droghe e farmaci. L’omicidio si è consumato nell’appartamento al 2° piano di una palazzina in via Dusmet, dove il presunto assassino vive con la madre. Durante il sopralluogo, quelli della scientifica hanno evidenziato tracce di sangue in tutte le stanze dell’abitazione, segno che la vittima ha lottato con l’aggressore. L’assassino aveva appena preso un mix micidiale di droghe purple drank la droga in voga oggi tra i giovani.

Detenuti provocano incendio nel carcere minorile di Casal del Marmo. SAPPE:  "Anche giustizia minorile, come DAP, è allo sbando"

Dopo l’omicidio, il 17enne ha infilato il cadavere di Michelle in un sacco nero per poi trasportarlo con un carrello della spesa dalla sua abitazione fino ai cassonetti dei rifiuti in via Borgia, dove lo ha abbandonato. I genitori dichiarano che: “lei era una ragazza forte, non si sarebbe mai fatta sottomettere. Si menava pure coi maschi”. Il ragazzo sospettato di aver ucciso Michelle era un rapper alle prime armi, quando è stato arrestato indossava le scarpe ancora sporche di sangue. Tra i due quartieri dove vivevano i ragazzi, c’è un certo astio, tra chi abita nel Bronx di Torrevecchia e chi viveva al Bronx di Primavalle. Le risse tra i due quartieri (guerra tra poveri), sono all’ordine del giorno. L’omicida viene descritto come una persona violenta che se la prendeva coi più deboli e con le ragazze. Nelle periferie, le opportunità non sono uguali per tutti: Cosa nostra, la Camorra, la Sacra Corona Unita e la ‘Ndrangheta coi loro compari sbirri, per esempio, ci hanno sempre sguazzato e si sono arricchiti. Nel 2018 il governo ha dichiarato di nuovo guerra alla povertà togliendo il diritto dello Statuto dei lavoratori e l’articolo 18, rimettendoci in condizioni di essere sfruttati e di lavorare in nero; coi contratti farlocchi del libero mercato, ci hanno obbligati di nuovo a vivere in condizioni sociali di sopravvivenza, ricreando la guerra tra poveri e incentivando la mafia (coi suoi compari) e la chiesa, che hanno sempre approfittato e speculato sulle disgrazie della povera gente; la chiesa si è talmente ingrassata che ha costruito, con le disgrazie dei poveri, una banca mondiale chiamata IOR. Sono più di 100mila le bambine, i bambini e gli adolescenti che vivono in uno dei Comuni sciolti per infiltrazioni della criminalità. Le abitazioni sono costruite con materiali scadenti come: mattoni recuperati, cartongesso e lamiere di Eternit. I problemi comuni in questi quartieri sono: il degrado, la criminalità diffusa e gravi problemi di igiene pubblica dovuti alla mancanza di idonei sistemi di fognatura e acqua potabile. Milano è la provincia leader in Italia per crimini. Il che spiega in parte le diseguaglianze e la vicinanza tra ricchezza e povertà,  viene anche considerata la centralità della città e i movimenti di denaro, la rendono un centro prono a essere attraversato dal crimine. Come anticipato, nascere in un quartiere piuttosto che in un altro influisce su ciò a cui la singola persona può accedere al suo paniere di possibilità. Quartieri con status socio economici bassi, quindi quartieri poveri, se non addirittura degradati, tendono ad avere un tasso criminale più alto. I giovani che abitano in questi quartieri sono più a rischio di essere coinvolti in atti criminali per sopravvivere. L’esposizione al crimine è precoce e, unita alle necessità economiche, aumenta il rischio per i ragazzi di esserne coinvolti: all’inizio sono pochi soldi, per comprare quelle cose che in casa non sono inserite nel bilancio familiare, poi  diventano quegli status symbol che il capitalismo impone, fa percepire come fondamentali. Subentra poi la dimensione carceraria, ormai certificata come evento di cristallizzazione della microcriminalità. Chi era già socialmente espulso viene confinato in un ambiente che non offre reali mezzi e possibilità di rielaborazione del sé e delle proprie prospettive, piuttosto viene investito di un nuovo stigma e annientato dalla consapevolezza che, una volta fuori, sarà ancora più difficile trovare un lavoro. Quando questa crudele e sozza società inizierà a ricordarsi di questi spazi dimenticati, rilevanti solo in periodi elettorali, o quando succedono eventi drammatici? Persone che abitano l’orlo esterno della città, nate con la stessa assenza di colpe di chi ha avuto la fortuna e la ricchezza di nascere in centro, ma a differenza loro relegate sin dal principio nel volume della lontananza, dell’assenza e dello stigma. Quello che chiamano colpa ma che in realtà è disuguaglianza: lo svantaggio urbano. I quartieri si dividono in: quartieri residenziali e quartieri alti, i cui abitanti sono in prevalenza benestanti. Poi ci sono i quartieri popolari dove ci abitano le fasce più povere della popolazione.

Immagine Via Montenapoleone

Il quartiere più ricco di Milano, ad esempio, è Montenapoleone (foto sopra), segue il quartiere Indipendenza-Risorgimento con una concentrazione di reddito che si aggira intorno ai 75mila euro e Monforte-Ticinese. Poi ci sono i quartieri più poveri che  sono “dentro” alle periferie di tutte le città italiane, dove le persone vivono senza diritti e sono costretti a sopravvivere e la gente mediocre, comune, li considerano quindi più pericolosi. Noti per il tasso di delinquenza, il degrado, il senso di emarginazione. Nei quartieri poveri vivono migliaia e migliaia di persone a cui, ancora oggi, sono “riservate” condizioni di estrema sopravvivenza e la qualità della vita è ridotta al minimo. Uno dei quartieri più poveri di Milano è Quarto Oggiaro, dove si sopravvive anche con lo spaccio di droga, lavorando quindi per la criminalità organizzata: Cosa nostra, la Camorra, la Sacra Corona Unita e la ‘Ndrangheta, difesi dai loro compaesani sbirri che li raccomandano e li rendono impuniti. A Quarto Oggiaro non è affatto complicato trovare dei minorenni completamente immersi nel mondo degli stupefacenti, sia come spacciatori che come utilizzatori, e non pochi sono i giovani che per questo perdono la vita nella solitudine dei vicoli del quartiere. La dispersione scolastica supera il 30%. In questi quartieri c’è anche un flusso di immigrati sfruttati dal mondo del lavoro che, non conoscendo il costo della vita, lavorano in nero anche per 2 euro all’ora. Poi tra i quartieri poveri di Milano c’è la Barona; Corvetto; Via Padova; San Siro dove esistono occupazioni abusive, spaccio e scontri fra clan. A Palermo c’è il quartiere Zen, dove si spaccia in maniera eclatante in ogni ora del giorno e della notte. Qui la “dispersione scolastica” è tra le più alte in Italia (2 ragazzi su 3 abbandonano la scuola per entrare nella micro criminalità). Qui tantissime famiglie sono povere e vivono ammassate in dei veri e propri tuguri e i bambini giocano tra rifiuti. Poi c’è il quartiere Forcella a Napoli, dove il tasso di disoccupazione è endemico ed è tra i più alti della città che pure ha disoccupati in tutte le sue parti. Qui si abbandona la scuola come nulla fosse e si inizia la carriera della strada, del lavoro nero, della emarginazione. Qui l’emarginazione sociale diventa micro e macro criminalità e prende varie forme. Il quadro non è confortante e nei momenti storici peggiori Forcella ha donato terreno fertile alla criminalità organizzata (la Camorra, in particolare).

Poi c’è il quartiere Corviale di Roma (foto sopra), dove comanda er Palletta, legato alla destra estrema (che in quel quartiere sta raccogliendo voti cavalcando il malcontento). In questo quartiere romano, tra degrado e disperazione totale, un ruolo di grandissimo rilievo è ricoperto dalla ‘polvere bianca’ e, comunque, in genere da qualsiasi tipologia di droga. Il quartiere Corviale viene chiamato anche ‘il serpentone’  per via della sua lunghezza, l’edificio principale è lungo quasi un chilometro. Il complesso, che accoglie circa 4500 abitanti, è formato essenzialmente da tre edifici: la monumentale “stecca” principale, un unico corpo di 986 metri di lunghezza per nove piani (30 metri di altezza); un secondo corpo più basso, parallelo al primo, di tre-cinque piani; ed un terzo corpo orientato di 45° rispetto ai primi due. Di proprietà dell’ATER del Comune di Roma (ex IACP, Istituto Autonomo Case Popolari), il complesso è stato progettato a partire dal 1972 da un team di 23 architetti coordinati dal massomafioso Mario Fiorentino. Poi c’è il quartiere povero della Vallette a Torino dove c’è un carcere, che dà il senso di una condizione sociale. Le Vallette è lo “sfortunato” quartiere di Torino che sembra essere nato per custodire quella parte della città un po’ meno considerata sin dagli anni ’50. Le Vallette per i torinesi è sinonimo ed epicentro della delinquenza giovanile e di tante situazioni sociali difficili, di disagio di sopravvivenza e povertà economica. Poi c’è il quartiere Begato di Genova (foto sopra): è tra i quartieri più poveri in Italia, uno dei peggiori in assoluto come condizione sociale di sopravvivenza. Agglomerati di tetragoni edifici alveari, il quartiere è definito una “discarica”, dove si sopravvive asserragliati, come sospesi nel mondo. Il quartiere Begato è situato nella periferia di Genova ed è stato ribattezzato come il “Quartiere dei morti ammazzati”, il nome rende bene l’idea. Tra carcasse di auto abbandonate ed edifici in completo stato di abbandono.

Genova, un'ex autorimessa abbandonata diverrà la sede dei servizi di quartiere a Begato

Cresce la miseria e i giovani sono allo sbaraglio senza punti di riferimento, senza ideali né sogni, l’unico esempio da seguire è la criminalità organizzata, che ti insegna come fare i soldi facili, e ti fa credere che nella vita i soldi sono tutto, servono per farti rispettare e fare la bella vita, piena di privilegi; viceversa, se non hai i soldi non ottieni nemmeno i ‘diritti fondamentali’. L’assurdo è che la gente comune, mediocre, non si preoccupa del contesto sociale, dei giovani che crescono senza diritti e si scannano tra di loro, si preoccupano solo per il fenomeno delle baby gang (giovani minorenni allo sbaraglio senza ideali e senza punti di riferimento, come negli anni ‘60/’70). Questi gruppi di adolescenti, talvolta poco più che bambini, riproducono dinamiche tipiche della microcriminalità organizzata e commettono scippi, furti e rapine. I ragazzini si associano a formare una banda, per dimostrare a sé stessi e al mondo di esistere, con un passato e un presente di povertà ed emarginazione. In Italia circa il 12% dei bambini e degli adolescenti si trova in povertà assoluta. Nel corso dell’ultimo decennio, a causa della crisi economica, le condizioni materiali di una parte importante della popolazione sono peggiorate. Nel 2005 si trovava in povertà assoluta il 3,3% dei residenti in Italia. Dodici anni più tardi, nel 2017, questa quota è più che raddoppiata, e ha raggiunto l’8,4%. Sono considerate in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. Una tendenza che purtroppo non ha risparmiato bambini e adolescenti. Anzi, l’incidenza della povertà assoluta è più alta proprio tra i minori di 18 anni. Gli over 65 erano i più colpiti (il 4,5% era in povertà assoluta già prima della crisi). Negli ultimi anni sono aumentate anche le difficoltà per le famiglie con figli. L’aspetto più odioso è quello che i governanti non riservano diritti e possibilità ai poveri, ma questo è un problema che sussiste già dal dopoguerra, quando le istituzioni hanno risolto il problema costruendo case popolari (ghetti), senza riuscire a proteggerli da una condizione di povertà assoluta. Ma sul lungo termine rischia anche di essere uno degli errori strategici più gravi che una società può compiere. Significa infatti impoverire il proprio capitale umano, pagando un costo sociale ed economico che rischia di essere molto alto.

In via Zamagna 4, quartiere San Siro, periferia ovest di Milano (foto sopra), i muri delle case popolari cadono a pezzi. La povertà economica va a braccetto con quella educativa. Poveri, ai margini delle città, nelle periferie e in scuole non sicure. Su 9,8 milioni di minori residenti in Italia nel 2018, almeno 3,6 milioni di bambini e adolescenti vivono nelle 14 principali aree metropolitane del Paese. Un milione e 200mila ragazzi si trovano in stato di povertà assoluta e frequentano scuole senza agibilità, con spazi educativi e di socialità carenti, come le scuole e l’oratorio, che ti impongono una educazione omologata e repressiva. Nell’Italia del 2019 mancano centri sociali per alzarsi di livello culturale e per la libera espressione, mancano biblioteche, palestre e aule multimediali. I Quartieri più poveri in Italia si chiamano ghetti, banlieues in Francia, problemområde in Svezia, favelas in Brasile, villa miseria in Argentina, problemquartier in Germania, bairro degradado in Portogallo, ciudad perdida in Messico, varosin in Turchia: sono luoghi noti, per chi vive al loro interno o all’esterno, come zone dove è normale vivere senza diritti, sono considerati quartieri della sopravvivenza, della deprivazione e dell’abbandono, i quartieri selvaggi della città da temere e da cui fuggire, perché rappresentanti focolai di violenza e vizi. I “buoni” ed i “cattivi” si trovano ovunque a prescindere dall’appartenenza culturale, si è concretizzata la stigmatizzazione e l’etnicizzazione del pericolo con ulteriore spinta alla marginalizzazione.  La povera gente è costretta ad occupare abusivamente le case sfitte perché  si trovano in  grande difficoltà, disperate. A gestire le occupazioni sono però spesso i racket di Cosa nostra, della Camorra, della Sacra Corona Unita e della ‘Ndrangheta,  organizzazioni che si sostituiscono agli enti preposti e fanno soldi distribuendo appartamenti vuoti perché in pessime condizioni, oppure il cui legittimo affittuario, magari anziano, è ricoverato in ospedale; si lucra sulla disperazione, ma bisogna ricordare che spesso si tratta di una guerra tra poveri, poveri che attendono l’assegnazione e poveri che occupano la casa perché non sanno letteralmente dove vivere. Il degrado sociale cronico presente in tutte le aree periferiche d’Italia, non solo non viene affrontato da decenni e decenni, se non come business (politiche nazionali, regionali e locali), politiche sociali opposte ai loro bisogni, ma continueranno ad essere non affrontate con la serietà necessaria perché è il paradigma macroeconomico dominante che non funziona, e non può funzionare se non si cambia radicalmente. Dagli anni ’60 si costruiscono casermoni con soli fini speculativi e, secondo l’ideologia dominante, considerate case per il popolo operaio e “ignorante” dal sud al nord, per l’esigenza del capitale industriale del momento. Ora il disagio sociale è aumentato con la crescente ondata migratoria, con una densità in questi quartieri dove il peggioramento progressivo delle condizioni di lavoro, con licenziamenti sempre più di massa, e chiusura di attività commerciali, ha peggiorato la condizione sociale. Ma se non si cambia radicalmente il paradigma economico neoliberista dominante non ci sono alternative al progressivo degrado di queste realtà periferiche in vere e proprie banlieu dominate dal degrado. Ci vogliono enormi investimenti pubblici come i 240 miliardi del PNNR (sono già arrivati ma non si sa dove sono finiti, chi se li è mangiati: la solita massomafia?), ci vuole una gestione pubblica, una cultura politica dell’attenzione, dell’ascolto, e poi lavoro, tanto lavoro per dare diritti a tutti al difuori della classe sociale. Basterebbe attivare la piena occupazione e la piena attuazione del dettato costituzionale originario del 1948.

Ricordiamoci che i delinquenti sono loro, non i poveri costretti a vivere in sopravvivenza e di microcriminalità: Nella trattativa stato-mafia sono stati coinvolti: politici, generali, toghe. La corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto l’ex senatore Marcello Dell’Utri (a destra nella foto) e gli ufficiali dei carabinieri, Mario Mori, Giuseppe De Donno e Mario Subranni nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-Mafia: sono rimasti impuniti! Con tutti i soldi che hanno fatto con le gare d’appalto dello Stato e mammasantissima, hanno attuato il solito gioco sporco di comperarsi gli avvocati e i magistrati. Nel caso del processo sulla Trattativa Stato- Mafia, il generale P2ista dei carabinieri Mori è stato considerato l’anello di congiunzione tra pezzi deviati dello Stato e Cosa nostra. Tra di loro c’era anche Calogero Mannino, Colonna della Dc siciliana, 6 volte parlamentare, 5 volte ministro. L’assoluzione, già ricevuta in Appello, era arrivata l’’11 dicembre 2020 anche in Cassazione.

Ma facciamo un po’ di storia per capire il problema: Il 26/10/1969 avvenne una riunione mafiosa a Montalto per partecipare al Golpe Borghese. ll golpe Borghese fu un tentato colpo di Stato avvenuto in Italia durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e organizzato dal principe  Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale, in collaborazione con Avanguardia Nazionale. Tra il luglio 1970 e febbraio 1971 durante i Fatti di Reggio, capeggiati da Ciccio Franco del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, alcune ‘ndrine stavano dalla parte della destra e altre con la sinistra. Una linea diretta univa la ‘ndrangheta coi golpisti, Licio Gelli Gran Maestro del Grande Oriente, della loggia massonica P2, rappresentato da Lino Salvini, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, accompagnato dai massoni marchesi Felice e Carmelo Genovese Zerbi, servizi segreti italiani coi generali Gianadelio Maletti e Vito Miceli tesserati della loggia massonica P2, l’ammiraglio Gino Birindelli, CIA, Richard Nixon, alcuni generali dei carabinieri e Stefano Delle Chiaie (foto sotto), politico dell’estrema destra, fondatore di Avanguardia Nazionale. Già nel 1970, si sono verificate inchieste in relazione a rapporti con massoni, rapporti con servizi segreti, omicidi, scioglimento di comuni per infiltrazioni mafiosa e arresti di politici. Sono ormai fatti noti i collegamenti in passato con la destra eversiva, che ha appoggiato anche la DC, il PSI, il PRI, il PSDI e il PLI.

Basta pagliacci! Dateci i nostri diritti per evitare che ci incattiviamo troppo e veniamo da voi direttamente! Intanto evitiamo di  ammazzarci tra noi poveri! Politici, ricchi borghesi, massomafiosi, ve la facciamo pagare per le tante ingiustizie sociali che avete creato e abbiamo dovuto subire e stiamo ancora subendo.

Se solo lo Ior, la banca mondiale del vaticano, distribuisse i soldi fatti con le speculazioni dei poveri, non esisterebbero più poveri. Meditate mediocri meditate!!

Basta guerre basta armi! che interessano solo alla massomafia  per arricchirsi  sempre più e ottenere più potere!!

Solidarietà a tutti i compagni e compagne anarchici utopisti e sognatori incarcerati ingiustamente per aver lottato per creare un mondo migliore. Ci ritroveremo in piazza a protestare tutti assieme!!

Ne’ destra, ne’ sinistra: non votare! Combatti il potere che ci ha tolto i diritti!! W l’anarchia l’unica via!

Compagni,  per una botta di vita, ascoltatevi queste canzoni:

Assalti Frontali – “ROMA METICCIA”https://www.youtube.com/watch?v=DDiyBA94w_g

Assalti Frontali – COURAGEhttps://www.youtube.com/watch?v=IBeujI0dEpk

Gli Anarchici – Léo Ferréhttps://www.youtube.com/watch?v=BYvGXCvjIas

Il Ballo Di Aureliano – ModenaCityRamblershttps://www.youtube.com/watch?v=1mOLV2w-W9s

Il Ritorno Di Paddy Garciahttps://www.youtube.com/watch?v=impQwh4qwy4

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L’essenza dell’anarchia: la condizione in cui

ognuno può scegliere nella vita qualsiasi

ruolo e rappresentarlo fino in fondo.

J. Beck

 

Rsp (individualità Anarchiche)