Indagati i gestori del Cpr di via Corelli, Milano

Voci dai Cpr: le irregolarità segnalate da chi ha lavorato con Engel Italia  Srl

In questi giorni i mass media scrivono che al Cpr milanese di via Corelli (foto sopra), sono stati indagati i gestori del carcere per immigrati (dove rinchiudono anche quelli che non hanno commesso nessun reato). Sotto la tangenziale est di Milano all’altezza dell’uscita per Linate, nascosti da un muro di cinta di tre metri, si trova il Centro di permanenza per il rimpatrio di immigrati irregolari in via Corelli. Un presidio dello Stato, sotto la responsabilità del ministero dell’Interno che ne ha affidato la gestione a una ditta privata, la Martinina di Pontecagnano. La Martinina avrebbe truccato una serie di documenti con convenzioni con chiese, associazioni sportive e il centro islamico: la prefettura, responsabile dell’appalto, ha fatto sapere di aver multato l’azienda per “criticità gestionali” che però, secondo la procura, si riferirebbero all’orario di lavoro dei dipendenti.  Cibo scaduto, alloggi freddi d’inverno e soffocanti d’estate, persone identificate con un numero in un processo di progressiva disumanizzazione, è questa la realtà che raccontano le associazioni Naga e No cpr, che per un anno hanno osservato il centro di prima accoglienza milanese pensando che non fosse giusto, etico e morale, girare sempre la testa per convenienza, nei confronti dei diritti della povera gente che arranca, sopravvive, nella speranza di un futuro migliore. Gli attuali gestori del Cpr di via Corelli sono stati indagati per: servizi carenti e frode in forniture pubbliche e turbativa d’asta, cure mediche negate anche per patologie gravi, condizioni igieniche carenti, cibo avariato. Uno dei gestori del Cpr è l’amministratrice della società Martinina (della provincia di Salerno), un anno fa si è aggiudicata l’appalto per circa un milione 300mila euro (alè, se magna!). La società Martinina ha accumulato anche una seconda accusa, quella di aver vinto la gara depositando falsa documentazione su altri rapporti di lavoro nel settore dell’accoglienza. Dove salta fuori che almeno uno degli indagati è attivo da tempo in quel business, ed è indagato per diversi reati (commessi nel sociale) anche a Milano. Il cibo servito agli ‘ospiti’ del Centro di permanenza di Milano è maleodorante, avariato e scaduto. Una realtà diversa da quella garantita dalla società srl Martinina che nell’offerta tecnica presentata nel bando per la gestione del Cpr, assicurava di fornire pasti realizzati con cibo proveniente da produzione biologica. Nell’inchiesta vengono accusati per turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture a carico dell’amministratore di diritto della Martinina srl, Consiglia Caruso, e Alessandro Forlenza, gestore della struttura di via Corelli.  Si legge ancora nel decreto di ispezione: il presidio sanitario, con medici e infermieri è “assolutamente” inadeguato. Il supporto psicologico è largamente insufficiente e fornito da personale che non conosce la lingua degli ospiti. I quali vivono in una struttura con camere sporche e bagni in condizioni vergognose.

Cpr di via Corelli a Milano

Le indagini hanno scoperto una realtà diversa: i 40,18 euro a migrante al giorno non servirebbero, se non sulla carta, per erogare servizi e prestare assistenza ai reclusi. Negati o insufficienti, i servizi pattuiti con la Prefettura, a partire dalle prestazioni sanitarie specialistiche. Le indagini sulla società che gestisce il Cpr, hanno creato molti sospetti che andranno chiariti perché la società ha gestito anche il Cpr di Palazzo San Gervasio a Potenza e un centro a Taranto. La Prefettura ha riferito di aver già multato la Martinina per le condotte ritenute contrarie agli obblighi contrattuali. Nonostante la recidiva, gli hanno dato un altro appalto, al ribasso, così, oltre agli ospiti della struttura inospitale, a rimetterci sono stati anche i lavoratori: con la scusa del libero mercato (truffe e soprusi legalizzati), ci hanno tolto lo Statuto dei lavoratori, ci hanno sfruttato e  reso precari, destinati a sopravvivere, in qualunque settore si operi, dal commerciale al sociale, dal turistico al sanitario..https://www.striscialanotizia.mediaset.it/news/cpr-palazzo-san-gervasio-parlamento_350273/

I volontari del Naga raccontano di come gli utenti vengono riempiti di psicofarmaci, nel lager di Milano, ma un po’ dappertutto, per evitare che si ribellino alla condizione sociale disumana che devono ingiustamente subire. Nei Cpr, i termini di durata massima della detenzione sono dilatati, fino a 18 mesi nel 2023 ma, osserva il report di Action Aid, è talmente alto il business che non è corrisposto un aumento dei rimpatri, scesi dal 60% del 2014 al 49% del 2021.

La senatrice Ilaria Cucchi nel 2022 si è candidata alle elezioni politiche con la lista Alleanza Verdi e Sinistra ed è stata eletta al Senato. Ilaria Cucchi spiega ai mass media che i Centro di permanenza per il rimpatrio, sono gestiti da privati che puntano non a risolvere la povertà, ma a speculare sulle disgrazie degli extra comunitari, a questi privati interessa solo il business che c’è dietro: un tesoretto di 56 milioni di euro e lasciare gli utenti in condizioni bestiali. Ilaria Cucchi il 22/10/2009 ha perso il fratello Stefano (foto sotto), geometra di 31 anni, arrestato perché trovato in possesso di sostanze stupefacenti, veniva torturato e ammazzato dopo una settimana nelle mani delle forze dell’ordine (del disordine dello Stato). Per la sua morte il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva a 12 anni di reclusione i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Per i depistaggi altri 8 militari dell’arma (compreso il generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma), sono stati condannati in primo grado a scontare complessivamente 22 anni di carcere.

Cucchi, generale Nistri a Ilaria: "Si faccia piena luce, provvedimenti  anche contro chi depistò" - Rai News

Ilaria Cucchi, in questi mesi ha avuto modo di continuare il suo impegno per il rispetto dei diritti civili e umani visitando due volte il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria, nella periferia di Roma. La Cucchi ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla somministrazione di psicofarmaci all’interno della struttura di Ponte Galeria. «C’ero già stata nel 2013. Ricordavo un luogo terribile, ma non ai livelli in cui l’ho trovato dopo. Sembra di essere in un giardino zoologico, perché quelle che vedi sono delle vere e proprie gabbie. Corpi abbandonati, spesso buttati a terra senza fare assolutamente nulla per tutto il giorno, nella sporcizia e nel disordine. Mi è stato riferito che il 90% degli ospiti, così vengono chiamati, anche se io utilizzerei il termine detenuti, fa utilizzo di metadone senza alcun piano terapeutico».

Rettifica di un'informazione inesatta riportata nel rapporto L'Affare CPR -  cild.eu

Secondo quanto segnalato dalla Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) la possibilità che sulla privazione della libertà personale qualcuno possa trarre ingenti profitti è uno degli aspetti più controversi di questa forma di detenzione senza reato e ne segna un ulteriore carattere di eccezionalità, come denuncia Cild in un rapporto dall’eloquente titolo “L’affare Cpr. Il profitto sulla pelle delle persone migranti”. Il dossier della Coalizione descrive il passaggio dalla gestione pubblica a quella privata dei centri e ricostruisce in maniera dettagliata le attività delle multinazionali Gepsa e Ors, della società Engel s.r.l. e delle Cooperative Edeco-Ekene e Badia Grande che hanno contribuito, negli anni recenti, a fare la storia della detenzione amministrativa in Italia. Una storia segnata da continue violazioni dei diritti delle persone detenute e interessi economici che preoccupano anche Ilaria Cucchi, e hanno innescato anche un conflitto di poteri tra la magistratura di Catania, che ha respinto 10 convalide di trattenimenti di migranti, e il ministero dell’Interno, col contorno di polemiche che hanno investito il pm Iolanda Apostolico. «C’è gente che specula sulla pelle di queste persone e non gente qualsiasi. Parliamo di lobby rappresentate in Parlamento. Tutto questo avviene nell’indifferenza generale e sotto gli occhi dei vari governi di sinistra e di destra, che si sono avvicendati in questi anni», dice la senatrice Cucchi. Il riferimento è al Gruppo Ors Ag, con sede centrale a Zurigo e attivo da oltre trent’anni in tutta Europa. Sulle modalità repressive adottate in alcuni centri svizzeri e austriaci sotto responsabilità della multinazionale (che attualmente gestisce il Cpr di Ponte Galeria, foto sotto), esistono inchieste giornalistiche e rapporti di Amnesty International e Medici senza frontiere. L’accordo tra la multinazionale svizzera e Telos risale a un documento del 2020 firmato da Lutz Hahn, direttore della comunicazione di Ors Management Ag, nel quale si delega la lobby per l’organizzazione di incontri con rappresentanti istituzionali. Nulla di illegale, ma è interessante osservare come Ors sia l’unica tra le cooperative e società che hanno gestito o gestiscono un Cpr ad avere consulenti che la rappresentano alla Camera dei deputati. «È una situazione di cui nessuno parla perché evidentemente le responsabilità politiche sono di tutti», afferma la senatrice. «Il concetto è molto semplice: più migranti ci sono, più ci si guadagna sopra. È questo il vero business e adesso avviene sotto gli occhi della destra Meloniana anticostituzionale che ne ha fatto oggetto della sua perpetua campagna elettorale. La gestione di questi centri è tutt’altro che trasparente». E secondo Ilaria Cucchi il filo che unisce vicende come quella di suo fratello a quelle delle persone recluse nei Cpr è «la violenza di Stato nei confronti di chi non può difendersi».

Ma nonostante il sistema abbia dimostrato di non funzionare, i campi di concentramento per migranti sono sempre più foraggiati. Per aumentare il business e ridurre i costi, sono subentrati degli attori privati, sempre più grandi. Dal 1998 a oggi abbiamo assistito al potenziamento della detenzione amministrativa e a un’evoluzione nella gestione, diventata privata perché meno costosa (gare d’appalto al ribasso e servizi precari). L’idea proviene dal regime fascista e da altri regimi autoritari, per cui una persona può essere privata della libertà personale, il bene più importante dopo la vita, per ragioni di tipo amministrativo e logistiche. Col passaggio ai privati (prima cooperative, poi società e ora anche multinazionali), le criticità all’interno dei Cpr sono aumentate, portando con sé i rischi di una gestione (no profit) for profit di strutture di fatto detentive. Le gare sono affidate dagli enti pubblici attraverso bandi che prevedono tra i criteri di selezione «l’offerta economicamente più al ribasso – vantaggiosa», come previsto dal Codice degli appalti del 2016. Un’inchiesta di Altreconomia ha rivelato, per esempio, che la società che gestisce il Cpr di Milano, Martinina srl, ha presentato nella gara del 2022 del valore di oltre 1,2 milioni di euro falsi protocolli con diverse organizzazioni per svolgere servizi e attività nel centro di via Corelli. Firme false, codici fiscali e rappresentanti legali errati, oltre alla firma di una persona defunta, sarebbero state presentate nell’offerta tecnica valutata dalla Prefettura di Milano, che ha poi aggiudicato a ottobre 2022 l’appalto alla società. La stessa che è accusata da diversi dipendenti di ritardi o mancati pagamenti degli stipendi e di gravi inottemperanze. Il sistema di Milano va ulteriormente a confermare il meccanismo per cui la Prefettura delega, fa finta di non vedere, non controlla il privato, che si sente autorizzato a violare tutti gli obblighi assunti. Alla minimizzazione dei costi da parte delle Prefetture, corrisponde così una massimizzazione dei profitti da parte dei privati, che nei fatti avviene con la limitazione al minimo dei diritti degli utenti e dei lavoratori.

Il sistema del magna magna dei Cpr, viene introdotto da un governo di centrosinistra, potenziato nel 2017 da Marco Minniti (nella foto con Renzi), all’epoca ministro dell’Interno del governo Gentiloni, fino al rafforzamento dagli ultimi provvedimenti dell’esecutivo guidato dalla fascistona Giorgia Meloni, che ha garantito nuovi investimenti ed esteso il termine massimo di detenzione fino a 18 mesi.

Minniti dice sì e prepara il ticket con Ascani

Ma di fatto questo sistema capitalista si è rivelato largamente inefficiente, se si valutano le percentuali di rimpatri che dal 2013 si sono sempre aggirate attorno al 50% (gli utenti rendono). Oltre a essere inutili e inefficienti, i Cpr sono spesso definiti dalle organizzazioni della società civile come ‘lager di Stato’. Le violazioni segnalate mettono infatti costantemente in dubbio il rispetto del capitolato d’appalto in aspetti che coprono l’intera vita di un trattenuto all’interno del centro, come l’assistenza medica o legale. Molti ex dipendenti denunciano il massiccio utilizzo di psicofarmaci per stordire e ammansire le persone. La progressiva minimizzazione dei costi non solo ha contribuito a trattamenti sempre più degradanti per i migranti trattenuti, ma ha anche creato un terreno fertile per l’approdo delle multinazionali nel settore della detenzione amministrativa, iniziato nel 2014 con la società francese Gepsa, che era arrivata a gestire 3 Cpr. Oggi questa tendenza è rappresentata dall’azienda elvetica Ors, in passato gestore del centro di Macomer, in Sardegna, e oggi di quelli di Roma e Torino fino alla sua chiusura. Dal 2022, Ors è proprietà di un colosso ancora più grande, Serco, che ha fatto della detenzione uno dei suoi affaroni più fiorenti. La compagnia britannica è finita al centro di alcune inchieste, come quella per i presunti abusi sessuali sulle donne migranti di Yarl’s Wood o le violenze avvenute nel centro di Christmas Island, in Australia, dove ha il monopolio delle strutture di detenzione per migranti. Nello stesso Paese si occupa anche di alcune carceri, dove in passato Serco è stata criticata sia per la gestione della sicurezza che per le condizioni di vita dei detenuti. Lo studio sulla fattibilità di una privatizzazione delle carceri in Italia è iniziato già nel 2013, quando alcuni dirigenti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si sono recati in Francia per approfondire il sistema di partenariato pubblico-privato. In quel momento, a gestire i servizi ausiliari in 22 strutture penitenziarie francesi c’era proprio Gepsa.

In Europa si sta modificando e ripensando il patto sociale, quelli che sono i principi che si sono affermati nel 1948 dopo la II guerra mondiale, tra cui essere tutti giuridicamente uguali. Ci sono multinazionali che realizzano profitti sulla detenzione dei richiedenti asilo. È quello che avviene in 6 dei 10 Cpr attivi in Italia, dove centinaia di persone straniere sono private della libertà per un’infrazione amministrativa, ovvero senza aver commesso reati. Nelle medesime strutture quindi vengono ormai trattenute e quindi private della liberta sia persone già presenti sul territorio italiano in modo irregolare e sia persone appena arrivate in Italia in attesa che la loro posizione venga verificata che dovrebbero essere oggetto di accoglienza e non di detenzione. Il sovraffollamento, il caos normativo ed amministrativo ed il taglio di fondi e servizi, hanno reso problematico trovare Enti cui affidare la gestione dei CPR con la conseguenza che ad ottenere gli appalti sono le grandi multinazionali della detenzione, proponendo importanti ribassi sui prezzi con il rischio di gravi violazioni dei diritti fondamentali degli utenti. Oggi i CPR, che il governo intende raddoppiare arrivando ad averne uno per ogni regione, sono luoghi chiusi, dove la società civile non ha accesso e dove anche per i giornalisti e le associazioni che si occupano di tutela dei diritti è estremamente difficile entrare. Emblematico delle condizioni dei CPR e di chi vi è detenuto è il CPR di Torino, chiuso nel marzo 2023 dopo giorni di rivolte dei detenuti.

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Anarchia: l’unica via!!!

DOCUMENTARIO sull’ANARCHIA: da ERRICO MALATESTA al XXI SECOLOhttps://www.youtube.com/watch?v=feSIH5TSK0A

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Tutti i governi, sedicenti liberatori, promisero di

smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere

in soggezione il popolo;

ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,

le fortificarono ancora meglio, per continuare

a servirsene contro il popolo.

Carlo Cafiero

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Solidarietà a tutti gli anarchici/he arrestati ingiustamente per i loro sogni di Libertà e Giustizia sociale.

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)