LA POVERTÀ DEGLI ITALIANI AUMENTA DEL 15%!

Nasce ad Andria il primo Centro di Ascolto del Disagio Sociale

Un rapporto del Centro studi di Unimpresa, pubblicato dai mass media in questi giorni , dice che sono oltre 8 milioni e mezzo di persone a rientrare nell’area di disagio sociale (nella miseria, nella povertà), che quindi vivono in una condizione economica (senza diritti primari), fortemente precaria e instabile. Ma non dimentichiamoci del lavoro, anch’esso precario, che ci hanno imposto col ‘libero mercato’ (quando c’era lo Statuto dei lavoratori  veniva considerato lavoro nero – sfruttamento, ora viene considerato ipocritamente libero mercato). Agli 8 milioni e mezzo, vanno sommati anche 6,6 milioni di cosiddetti “working poor“, persone che pur lavorando sono destinate a rimanere povere, senza mai riuscire a vivere in modo dignitoso.

LA VIGNETTA DI PIPA: il disagio sociale ... | Oraquadra

Tra gli occupati instabili o a basso reddito, i lavoratori con contratto a termine part time sono passati da 867mila a 920mila, in aumento di 53mila unità (+6,1%); gli addetti con contratto a termine e a tempo pieno sono calati, invece di 93mila (-4,4%) da 2 milioni e 114mila a 2 milioni e 21mila. Avere la garanzia di un salario giusto,  crea dignità ed è proprio questo aspetto che sta venendo (di nuovo) a mancare nell’Italia  mediocre e rassegnata di oggi. In Italia la disoccupazione continua a rimanere sopra l’11%, mentre prima della crisi era al 6%. Gli investimenti inoltre, sono scesi di oltre 20 punti percentuali e il rischio povertà ed esclusione sociale ha toccato livelli allarmanti.

 In Sicilia, Campania e Calabria, praticamente un cittadino su 2 si trova in una condizione di grave deprivazione. E nonostante i sacrifici richiesti alle famiglie e alle imprese, il nostro rapporto debito/Pil è aumentato di oltre 30 punti, attestandosi l’anno scorso al 131,6%.

Polonia: pronta a ospitare armi nucleari se Nato decide rafforzamento

Ma la cosa più assurda di tutta questa situazione è che noi siamo alla fame anche se lavoriamo, mentre i politici non fanno altro che parlare di investire nelle armi e nelle guerre). La Polonia proprio in questi giorni ha dichiarato ai mass media che vuole ospitare le armi nucleari della Nato. Puntualizziamo che la Polonia è membro della Nato e convinto sostenitore dell’Ucraina che confina con l’exclave russa di Kaliningrad e con la Bielorussia, alleata di Mosca. Duro monito del Cremlino.

“Se i nostri alleati decidessero di schierare armi nucleari sul nostro territorio come parte della condivisione nucleare, per rafforzare il fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo”, ha dichiarato Duda (presidente della Repubblica di Polonia dal 2015) in un’intervista pubblicata dal quotidiano Fakt. Gli accordi di condivisione nucleare USA, prevedono il dispiegamento e lo stoccaggio di un arsenale nucleare in Europa, consentendo agli Stati non dotati di armi nucleari di collocare tali armamenti sul proprio territorio e partecipare a esercitazioni. Nel giugno 2023, il presidente russo Vladimir Putin ha confermato che Mosca ha inviato armi nucleari tattiche alla Bielorussia, che confina con Ucraina e Polonia, la quale persegue un ruolo più attivo nel meccanismo di condivisione nucleare della Nato: nel 2014, l’allora vice ministro della Difesa, Tomasz Szatkowski, dichiarò per la prima volta il desiderio del governo polacco  di diventare una nazione ospitante in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia proprio in quell’anno. Le discussioni sulla cooperazione nucleare tra Polonia e Stati Uniti vanno avanti “da tempo”, ha detto il presidente polacco Duda (foto sotto). ” Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha dichiarato  ai mass media che “gli occidentali sono pericolosamente sull’orlo di uno scontro militare diretto tra potenze nucleari”.

Discorso del Presidente della Repubblica di Polonia Andrzej Duda rivolto  alla comunità internazionale - Polonia in Italia - Portal Gov.pl

La parole di Duda (stretto alleato dell’ex partito al potere nel Paese, il nazionalista Diritto e Giustizia) hanno riacceso i riflettori sulla frattura apertasi tra presidenza e governo polacco, dopo le ultime elezioni di ottobre, vinte dalla coalizione filo-europea di Donald Tusk.  Secondo la Costituzione polacca, il presidente della Repubblica è formalmente il capo supremo delle forze armate ed esercita le sue funzioni “tramite” il ministro della Difesa.

Al vertice di Vilnius del 2023 (foto sotto), gli alleati hanno riaffermato che la Nato farà “tutto ciò che è necessario per garantire la credibilità, l’efficacia e la sicurezza della sua missione di deterrenza nucleare, compreso continuare a modernizzare le sue capacità nucleari e aggiornare il suo processo di pianificazione”.

Il vertice NATO di Vilnius - Comitato Atlantico Italiano

Ricordiamoci delle stragi di stato in Italia, della strategia della tensione, organizzate dal Patto Atlantico anticomunista, un trattato difensivo firmato da USA, Canada e vari paesi dell’Europa occidentale nel 1949. Ciò ha dato origine alla NATO, rappresentando nel corso della ‘guerra fredda’ il cosiddetto blocco occidentale anticomunista. Aderirono al Patto Atlantico nel 1949 (Nato) 12 Paesi: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e USA; la Francia è uscita dal comando militare integrato nel 1966 (come braccio armato), e poi rientrata nel 2009.

Obbediamo alla Nato mandandogli le armi per fare le  guerre quando, noi italiani abbiamo votato no alla guerra e alla produzione delle armi! Il 22 aprile i mass media scrivono che è aumentata la spesa militare a livello mondiale e che Usa e Nato sono in testa. La guerra in Ucraina e le strategie geopolitiche,  lo scorso anno han causato il maggiore aumento della spesa militare globale dal 2009.

Votato aumento spese militari al 2% del PIL: 104 milioni al giorno - Per la  pace

Lo studio evidenzia anche l’aumento degli investimenti nella difesa dei Paesi europei della Nato, che ora rappresentano il 28% di quelli dell’intera Alleanza. Da notare che la spesa complessiva dei membri della Nato è ammontata a 1.260 miliardi di euro, il 55% del totale mondiale.

La Russia, terza nella classifica mondiale, ha stanziato una cifra stimata in 102 miliardi di euro, il 4,5% a livello globale e il 24% in più su base annua, ovvero il 5,9% del suo Pil. L’Ucraina, l’ottavo investitore mondiale nel settore delle armi, ha aumentato la sua spesa del 51% a oltre 60 miliardi di euro, un terzo del suo Pil. Coi quasi 32 miliardi di euro di aiuti militari ricevuti, l’Ucraina ha ridotto notevolmente il divario con la Russia e la spesa militare totale ucraina è stata pari al 91% di quella di Mosca.

Spese militari nel mondo? Ecco i 10 paesi che spendono di più...

Si sono registrati maggiori investimenti per le armi e le guerre anche in Asia e Medio Oriente. La Cina ha speso quasi 278 miliardi di euro, il 6% in più e il 12% del totale, ovvero la metà degli investimenti nella regione Asia-Oceania, secondo il Sipri. Pertanto, il Giappone (10° in classifica) ha aumentato le sue spese militari dell’11% e anche Taiwan dell’11%. Il Medio Oriente ha registrato l’aumento maggiore in un decennio, pari al 9%, con l’Arabia Saudita (quinta) come leader regionale, seguita da Israele (15), che ha aumentato la propria spesa del 24%. Il grande aumento della spesa militare in Medio Oriente nel 2023 riflette la situazione in rapido cambiamento nella regione, dal miglioramento delle relazioni diplomatiche tra Israele e diversi Paesi arabi negli ultimi anni, al genocidio dei palestinesi e alla paura di un conflitto regionale. In America centrale e nei Caraibi, a far lievitare la spesa (+54% nel 2023) è stata la lotta alla criminalità organizzata. Il triste primato è del Brasile, 18° Paese a livello mondiale, con una spesa di 21,5 miliardi di euro, il 3,1% in più. L’Italia è tra i venti paesi Nato a non aver raggiunto l’obiettivo del 2% del pil che ciascuno stato membro sarebbe tenuto a versare per contribuire alla spesa militare all’interno dell’Alleanza atlantica. Ed è quindi tra quei paesi finiti nel mirino dell’ultima dichiarazione di Donald Trump, che in pieno clima da campagna elettorale si è scagliato contro gli inadempienti, responsabili di non spendere a sufficienza per la difesa atlantica.

Una quinta arma per le forze armate italiane - HuffPost Italia

Il ministro della Difesa Guido Crosetto (foto, sopra) che a novembre dello scorso anno, in audizione davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato sulla guerra in medio oriente e in Ucraina, ha definito l’obiettivo Nato “impossibile da realizzare nel 2024” e “difficile anche per il 2028”, nonostante il centrodestra abbia sempre sostenuto la necessità di incrementare le risorse da destinare alla difesa. Insomma, da quando i membri della Nato hanno assunto l’impegno di aumentare le proprie spese per la difesa fino alla soglia del 2%, in occasione del vertice tenutosi in Galles nel 2014, la questione è più volte finita al centro del dibattito politico italiano (dove già si è detto: no alle armi! No alle guerre!). Secondo uno studio della Camera dei deputati, il rapporto tra spesa militare e pil in Italia è sempre oscillato tra l’1,14% del 2014 e l’1,59 del 2020, la percentuale più alta raggiunta negli ultimi 10 anni.

La situazione delle forze armate italiane: l'armamento della fanteria -  Difesa Online

Le Forze Armate italiane, partecipano attualmente a 9 missioni (egemonia) della Nato, con una presenza massima autorizzata dal Parlamento di 5.200 unità e un finanziamento di 463,5 milioni di euro. Un contributo esiguo se si considera che secondo il rapporto della Nato Defence Expenditure of NATO Countries (2014-2023) l’Italia si colloca alla 24° posizione, seguita da Canada, Slovenia, Turchia, Spagna, Belgio e Lussemburgo. Degli altri 23 stati membri, undici (Polonia, Stati Uniti, Grecia, Estonia, Lituania, Finlandia, Romania, Ungheria, Lettonia, Regno Unito e Slovacchia) superano la soglia del 2% e risultano quindi in linea con l’obiettivo fissato al summit Nato del 2014.

Ricordiamoci delle stragi di Stato eseguite dalla Nato e dalle  sue strutture segrete paramilitari con fini eversivi – stragisti (Rosa dei venti, Nuclei di Difesa dello Stato, Gladio e Noto servizio, doppio Sid – doppio servizio segreto) ), il coinvolgimento della loggia massonica P2 guidata da Licio Gelli (infiltrata nelle principali istituzioni dello Stato con finalità politiche anticomuniste) e l’organizzazione di colpi di stato (oltre al “Piano Solo” –  colpo di stato fatto solo dai carabinieri  P2 nel 1964) e i falliti golpe Borghese del 1970 e golpe bianco del 1974 (colpi di Stato organizzati  dai partigiani bianchi anticomunisti).

Ma le istituzioni Italiane insieme alla Nato organizzarono diverse stragi di Stato che facevano parte del piano militare  della Strategia della Tensione anticomunista della Nato:

 Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, provocando 17 vittime e 88 feriti; nello stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, mentre altre tre bombe esplosero a Roma, una nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio (13 feriti) e altre due nei pressi dell’Altare della Patria (4 feriti).

Il 22 luglio 1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba nei pressi della stazione di Gioia Tauro, uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.

Il 17 maggio 1973 il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano sulla folla durante una cerimonia davanti alla Questura di Milano, provocando 4 vittime e una quarantina di feriti.

Dal 30 aprile 1974 al 26 maggio 1975 una serie di esplosioni provocano un morto e 20 feriti a Savona.

Strage piazza della Loggia: nella nuova inchiesta il ruolo della Nato - la  Repubblica

Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione sindacale in piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise 8 persone mentre un centinaio rimasero ferite.

Il 4 agosto 1974 una bomba esplose su una carrozza del treno Italicus all’uscita della grande galleria dell’Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, provocando 12 vittime e 105 feriti.

Il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e provocando circa 200 feriti.

Il 23 dicembre 1984 una bomba esplose su una carrozza del Rapido 904, ancora presso la grande galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro, in cui 17 persone persero la vita e oltre 260 rimasero ferite.

Ma non è finita qua!

HQ - Landsouth FTASE NATO Verona

A Verona c’era il comando FTASE, dove era operativa una struttura informativa della CIA con diramazioni in tutto il Triveneto di cui facevano parte pure gli ordinovisti Carlo Digilio e Marcello Soffiati e che aveva il compito di “promuovere”, se non addirittura appoggiare logisticamente e finanziariamente, le operazioni terroristiche della cellula veneta di Ordine Nuovo. Il supporto logistico e ideologico dell’agenzia di stampa Aginter Press, fondata nel settembre 1966 a Lisbona da elementi francesi e diretta da Yves Guillou, alias Guérin-Sérac, reduce delle guerre d’Indocina, Corea ed Algeria e membro dell’organizzazione terroristica dell’OAS; dietro il paravento dell’agenzia di stampa si celava un centro di eversione internazionale, alle dirette dipendenze del PIDE (la polizia politica del regime di Salazar) e della CIA, che si occupava del reclutamento e addestramento di mercenari specializzati in attentati e sabotaggi soprattutto nei Paesi africani (Tanzania, Algeria, Congo belga, Angola, Mozambico). Dopo la caduta del regime salazariano nel 1974, l’Aginter Press spostò le sue attività nella Spagna franchista, dove saranno rinsaldati i contatti con le strutture di Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale, in particolare con Stefano Delle Chiaie. Un appunto del SID del 16/12/1969 indicava Guérin-Sérac  come mandante della strage di piazza Fontana, Delle Chiaie come organizzatore e Mario Merlino come esecutore materiale. I legami operativi tra la struttura di Guérin-Sérac e i neofascisti italiani sono stati confermati da Vincenzo Vinciguerra, terrorista neofascista di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale, condannato e reo confesso per la strage di Peteano, ha reso dichiarazioni spontanee sui coinvolgimenti dell’estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo alla strage di Bologna, ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come Organizzazione Gladio, e ai suoi settori deviati; queste allusioni e rivelazioni furono da lui ripetute in varie interviste successive. Ha inoltre paragonato la dinamica a quella di una tentata strage, fallita, il 28 agosto 1970 alla stazione di Verona (oltre che a quella del 30/7/1980). Ha poi affermato la colpevolezza di Mambro e Fioravanti nella strage del 2 agosto e quindi il fatto che anche i NAR furono spinti a partecipare alla strategia della tensione, come era accaduto agli altri gruppi di estrema destra, in cambio di protezione.

Paolo Inzerilli, morto il generale ed ex capo dei servizi segreti militari  che guidò Gladio: aveva

Nel 1991 un documento cercò di attribuire la strage del 2 agosto ai «gladiatori»: il testo, datato 19/5/1982, era catalogato con un semplice «numero 18», riferiva che l’esplosivo usato proveniva da un deposito di Gladio, e apparivano le firme di Paolo Inzerilli (capo di stato maggiore del SISMI nel 1991) e dell’ammiraglio Fulvio Martini. In seguito si scoprì che il documento era falso, scritto su carta intestata dei servizi segreti e arrivato per vie anonime, poiché nel 1982 Martini non era ancora arrivato ai vertici del controspionaggio militare (era vicesegretario generale della Difesa), mentre Inzerilli (foto sopra) non poteva siglare i documenti in quanto era direttore di divisione del SISMI. Un’altra incongruenza riguardava l’uso del materiale esplosivo per Bologna, poiché quello di Gladio era stato ritirato completamente nel 1972 dalle testimonianze degli ex terroristi neri Vincenzo Vinciguerra e Carlo Digilio. Ora ci sembrava logico aggiungere all’analisi fatta, anche un articolo pubblicato oggi 30 aprile dai mass media:  Berlusconi  mandava Bonifici milionari alla moglie di Dell’Utri per comprarla e avere il silenzio sulle stragi di mafia del ’93.

La Dda della Procura di Firenze ha chiuso le indagini nei confronti di Dell’Utri, il braccio destro di Berlusconi.

Il finto divorzio tra Marcello Dell'Utri e la moglie: «Si sono accordati  per evitare i sequestri» - Open

Dell’Utri e la moglie (foto sopra), alcune settimane fa, erano stati oggetto di un sequestro di 10.8 milioni collegato all’accusa di aver violato le normative in materia di prevenzione antimafia.

Col governo anticostituzionale della Meloni stiamo andando nella merda (per noi anarchici il potere di destra e di sinistra, e la Storia ce lo insegna: basta rubà e magnà aggratis per mettere tutti d’accordo…

Noi Anarchici non votiamo e  rifiutiamo tutti i poteri compreso quello dello Stato e quindi non ci sogniamo nemmeno di candidarci. Piuttosto che rapinare il popolo, meglio rapinare una banca o portarli via a chi ne ha troppi!

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Siamo anarchici perché vogliamo la giustizia;

rivoluzionari perché vediamo l’ingiustizia

regnare ovunque intorno a noi.

E. Reclus

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Solidarietà a tutti i compagni/e detenuti ingiustamente

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Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)