Il 5 aprile la sentenza di cassazione contro i due sbirri sleali e psicopatici, ha diminuito la sentenza di condanna per la morte e le torture subite da Stefano Cucchi, portandola a 12 anni di reclusione anziché 13. La cassazione inoltre ha deciso che ci sarà un altro nuovo processo di appello per i due carabinieri sleali e vili (accusati anche di falso), per le torture e la morte di Stefano Cucchi.
Ilaria, la sorella, dopo la cassazione, dichiara ai mass media di essere soddisfatta finalmente della sentenza: “Giustizia è fatta, l’avevo promesso a Stefano”. “Si chiude una pagina di vita e si scrive un pezzo di Storia. Il pensiero va ai miei genitori”.
La Cassazione ha deciso anche di riaprire l’appello bis per Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione e per Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo di carcere
Il 4 aprile 2022 c’ è stata invece la cassazione, per il ricorso dei carabinieri condannati per il pestaggio di Stefano Cucchi, il giovane romano morto in seguito alle percosse (torture) ricevute nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 nella caserma Casilina a Roma dopo essere stato arrestato e denunciato (per stupefacenti, a uso personale) dai carabinieri.
Questa vicenda processuale con l’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo (foto a sinistra), ha restituito fiducia e speranza a tante persone che hanno dovuto subire la repressione e il nonnismo della cultura e della logica sleale, repressiva, razzista, meschina, militare degli ‘uomini in divisa’, soprattutto quella degli anni ‘60/’70.
Anselmo dichiara ai mass media: “Per arrivare a dei diritti ci sono voluti 7 anni, 15 gradi di giudizio, più di 150 udienze; dopo 13 anni si è arrivati a mettere la parola fine su questa vicenda crudele e assurda”.
La famiglia Cucchi chiede due milioni di euro. “Noi carne da macello”…
Secondo la sorella Ilaria: «Non sono avvocato, o esperta di leggi. Sono la sorella di Stefano. Non m’importa se andranno in carcere oppure no, una condanna sarà però un segnale importante”. Poi puntualizza: “quando si sbaglia si è chiamati a rispondere dei propri errori. Bisogna dire basta al senso di impunità. Stefano è morto nel disinteresse generale, dall’arresto alla morte è stato in contatto con ben 140 pubblici ufficiali. Nessuno ha fatto nulla per interrompere la catena letale di eventi”.
“Nel processo per direttissima Stefano è stato circa un’ora con un giudice e un pubblico ministero. Ha cominciato a morire in quell’aula di giustizia (…) e indifferenza”.
Ilaria Cucchi parla ancora di quanto è avvenuto in questi giorni; nessuno restituirà Stefano né a lei né alla famiglia. Ma finalmente emerge, dopo anni di gigantesche menzogne, il profilo della verità; e quelle istituzioni impunite, che troppo a lungo erano apparse ciniche e ostili, finalmente riconoscono l’inaudito crimine, si schierano dalla parte della giustizia.
L’unico che continua a far finta di non capire è il ministro dell’Interno di allora: Salvini.
«Per la prima volta dopo 7 anni, la verità è finalmente entrata anche in un’aula di giustizia. Ho provato una forte emozione nell’ascoltare la requisitoria del procuratore generale Eugenio Rubolino. Non siamo più soli a raccontare la verità. Fino alla sentenza della Cassazione a essere giudicato è stato mio fratello e non gli eventuali responsabili della sua morte: in primo grado, uno dei pubblici ministeri descrisse Stefano come un cafone maleducato; per altri era uno zombie, un drogato che se l’era cercata. Questa volta, invece, ho respirato un’aria nuova; ho sentito parlare di Stefano come di una persona meritevole, al pari di chiunque altro, di rispetto e dignità e soprattutto di quanto gli è stato fatto e delle conseguenze. La nostra lunga battaglia non è stata vana».
Si è vero, la famiglia di Cucchi è riuscita ad avere, in parte, giustizia per la morte e le feroci torture subite da Stefano, ma, purtroppo, non tutti hanno la possibilità di avere i soldi (soprattutto i sottoproletari), per pagare l’avvocato e avere diritti e giustizia sociale.
Noi Rsp, come Anarchici, abbiamo aperto un dibattito sulla classe sociale della massoneria, tenuto nel 2011 all’Università Statale di Milano, quindi mettiamo in discussione anche la classe sociale dei giudici e dei magistrati; siamo sempre disponibili a riaprire il dibattito.
Se non approfondiamo il ruolo della massoneria, non capiamo bene la Storia e le varie fasi della Storia, ma soprattutto non riusciamo a capire l’enormità del potere economico che gestiscono, spesso e volentieri in modo occulto, da secoli.
Ma torniamo indietro nel tempo: 11 APRILE 2019, dopo 10 anni di processi, crolla il castello di menzogne e depistaggi per le torture e l’uccisione di Stefano Cucchi.
“Stefano è stato ucciso dai servitori dello Stato, è stato vittima di tortura come Giulio Regeni”.
“Si tratta di stabilire solo il colore delle divise”, ha ribadito il Procuratore Rubolino.
Le foto di Cucchi torturato, esibite dai mass media, fanno pensare alla logica militare repressiva discriminatoria e violenta delle forze dell’ordine e dei soldati, quasi sempre impuniti.
Le foto di quel volto e corpo torturato, di quel fisico esile che era Stefano Cucchi, ci fa vergognare delle forze dell’ordine sleali e viscide.
La sorella di Stefano Cucchi disse: “Quando ho saputo che la madre di Regeni [foto sopra], aveva riconosciuto il figlio torturato e ucciso dalla punta del naso, sono tornata indietro al 22 ottobre 2009. Dietro una teca a guardare il cadavere di Stefano sul tavolo di un obitorio, devastato, irriconoscibile. Non somigliava affatto al fratello che avevo salutato appena 6 giorni prima, stava bene, era andato in palestra, mi aveva abbracciato, ci saremmo visti il giorno dopo”.
“Ho fissato a lungo il viso straziato, chiedendomi quale essere umano può fare una cosa del genere a un proprio simile. Nel suo volto ho letto la disperazione, l’abbandono, la solitudine. Allora credevo pienamente nelle istituzioni… La mattina in cui era stata fissata l’autopsia, frastornata, chiamai l’avvocato Fabio Anselmo. Mi consigliò di fotografare il corpo. Ci sono i medici legali, replicai, perché fotografare l’orrore? Dovremo provare tutto, rispose. In quel momento tutto il mio mondo mi è crollato addosso. Ora lo so e lo dico da tempo, Stefano è morto di dolore, lentamente, e nessuno ha fatto nulla per salvargli la vita. La situazione era grave, diveniva sempre più critica, precipitava e i medici non gli hanno neppure preso il polso”.
La sorella di Cucchi prosegue l’intervista ai mass media: Il procuratore generale ha chiesto 4 anni di condanna per i medici del Pertini, accusati di omicidio colposo. Una pena giusta? «Non sono avvocato, o esperta di leggi. Sono la sorella di Stefano. Non m’importa se andranno in carcere oppure no, una condanna sarà però un segnale importante: quando si sbaglia si è chiamati a rispondere dei propri errori. Bisogna dire basta al senso di impunità. Stefano è morto nel disinteresse generale, dall’arresto alla morte è stato in contatto con ben 140 pubblici ufficiali. Nessuno ha fatto nulla per interrompere la catena letale di eventi. Non intendo un gesto di pietà, ma semplicemente il fare il proprio dovere denunciando quanto era sotto i loro occhi. Nel processo per direttissima Stefano è stato circa un’ora con un giudice e un pubblico ministero. Ha cominciato a morire in quell’aula di giustizia e di indifferenza». Intanto nell’ambito dell’inchiesta bis avviata dalla Procura di Roma, il collegio dei periti nominato dal Gip per stabilire la natura delle lesioni sul corpo di Stefano, aveva chiesto altri 90 giorni per completare l’incarico. Il giudice ne ha accordati 30, fissando l’incidente probatorio al 28 luglio.
«Sette anni di perizie e raccolta di documentazioni non sembrano bastare. Mi fido del procuratore Pignatone (foto sopra), del pubblico ministero Giovanni Musarò, del mio avvocato. Ma ho paura. Ho imparato sulla mia pelle e dall’esperienza di altri processi che le consulenze scientifiche condizionano irrevocabilmente i processi. Subentra anche una sorta di “guerra” tra accademici. Per Stefano si è parlato addirittura di una bizzarra caduta accidentale, senza neanche preoccuparsi di renderne credibile la dinamica e gli effetti. In questi 7 anni di infinite udienze, si è detto pure che mio fratello aveva il catetere per comodità, pur di minimizzare le conseguenze di un pestaggio, negato per 7 anni. Ora è la Procura di Roma ad aver aperto un’istruttoria per il violentissimo pestaggio e indagato dei carabinieri». Alla guida del collegio peritale è Franco Introna, ordinario di Medicina legale all’Università di Bari, ex massone, un passato in Alleanza Nazionale, candidato PdL nel 2009. “Va detto che il nostro consulente storico, il professor Vittorio Fineschi, appresa la nomina di Introna ha rinunciato al mandato. Al momento ai carabinieri vengono contestate lesioni aggravate, un reato con un termine di prescrizione breve”.
“Rispetto a sette anni fa, c’è una diversa sensibilità nelle persone comuni sui diritti fondamentali di ogni essere umano, si è capito che riguarda tutti. La lotta per la verità della madre, del padre, della sorella di Stefano Cucchi e di tante altre famiglie ha scosso la coscienza collettiva di tutti”.
Il gip Elvira Tamburelli capo del collegio dei periti, domanda a Francesco Introna: «Vuole chiarire l’appartenenza alla massoneria?». «Io dal 1980 fino al 1982 ho fatto parte di una loggia che si chiama Saggezza Trionfante». Introna ammette che il 29/1/2022 (giorno in cui il gip Tamburelli incontra Introna per il conferimento dell’incarico). «Sono andato via dalla massoneria e non sono neanche nella posizione in sonno». «Quindi — ribatte il gip — lei non è in sonno?». «No, neanche in sonno», replica Introna. «Ha qualche legame con la loggia del grande oriente d’Italia collegata alla sede romana?», incalza sempre Tamburelli. «No, dottoressa io non ricordavo nemmeno più l’evento», replica il perito.
L’intenzione dell’Arma è di costituirsi parte civile nel futuro processo per depistaggio, se saranno rinviati a giudizio gli 8 ufficiali indagati…
Si costituirà parte civile anche il ministero della Difesa. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio Conte, a nome di tutto il governo. Prendo atto però che c’è ancora chi non vuol capire…
Quel cattofascista, venduto, arrivista dell’ex ministro dell’Interno Salvini, ha voluto ripetere la frase (come fa ormai da anni), senza nemmeno informarsi meglio, prima di dichiarare ai mass media: “comunque io sono dalla parte delle forze dell’ordine”.
Dal 2018 in poi Salvini ha affiancato alla vecchia Lega Nord un nuovo partito, la Lega per Salvini Premier, rinunciando definitivamente al tema dell’indipendentismo padano e significativamente alla parola “Nord” nel simbolo. Questo diverso indirizzo ha consentito alla nuova Lega di affermarsi come primo partito alle elezioni europee del 2019 (diventando più fascista, arrivista e opportunista).
A seguito delle elezioni politiche del 2018, grazie all’accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle che ha portato alla nascita del governo Conte I, quella merda di Salvini ha ricoperto le cariche di Ministro dell’interno e Vicepresidente del Consiglio nel suddetto esecutivo, durato circa 15 mesi.
Dichiara la sorella di Cucchi: “Abbiamo ascoltato in aula il racconto dell’uccisione di mio fratello, l’ho ascoltata io e soprattutto, l’hanno ascoltata i miei genitori, seduti come sempre in fondo all’aula. Dal punto di vista emotivo, non è stato un momento facile. Eppure quelle cose le sapevamo da sempre, le sapevano tutti coloro che avevano deciso di approfondire questa storia, di guardare oltre ciò che si voleva far credere. Però ci sono voluti 10 anni per ascoltarle anche in un’aula di giustizia”.
Ilaria continua: “Mentre ascoltavo Tedesco descrivere dettagliatamente quello che era accaduto quella notte, le spinte, i pugni, i calci in faccia, ricordavo la perizia del professor Arbarello, il consulente medico legale dell’allora pubblico ministero, e poi successivamente quella della dottoressa Cattaneo, nominata dalla Corte d’Assise. Ricordavo i disegnini della consulente, le simulazioni di quella “caduta accidentale”, i paroloni per descrivere, in un’aula di tribunale, come Stefano con un’unica caduta si sarebbe potuto procurare tutte quelle lezioni in più parti del corpo. Era un processo (fin dall’istante successivo la morte di Stefano), scritto a tavolino dai superiori di coloro che oggi sono sul banco degli imputati, gli stessi che avevano già, nero su bianco, le conclusioni della perizia del professor Albarello, addirittura prima che venisse nominato consulente nel primo processo”.
Poi Ilaria dichiara: “Da anni, quando cammino per strada in tanti si fermano, c’è chi mi abbraccia, chi mi ripete “vai avanti”. Io confido sul senso di responsabilità dei giudici. È necessario un segnale, le persone hanno bisogno di fidarsi pienamente delle Istituzioni, in uno Stato democratico, oggi più che mai in un momento tanto difficile e cupo”.
“Molto spesso, purtroppo, quando rappresentanti dello Stato si trovano coinvolti in situazioni di abuso e violazione dei diritti umani (e ci scappa il morto) si nascondono dietro la divisa. Molto spesso è stato constatato che sono stati aiutati da colleghi e sindacati di categoria. Bisogna resistere resistere resistere e aver fiducia”, ha scritto Ilaria su Facebook per commentare la chiusura della nuova inchiesta. https://www.youtube.com/watch?v=dZblnm2du_0
Lo Stato è nato dalla forza militare;
si è sviluppato servendosi della forza militare;
ed è ancora sulla forza militare che
logicamente deve appoggiarsi per mantenere
la sua onnipotenza, il suo potere.
dal “Manifesto Internazionale anarchico contro la guerra” (1915)
Solidarietà a tutti i proletari e sottoproletari che sono stati incarcerati e hanno subito abusi di potere dalle forze del disordine.
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)