Carceri come lager, dove le guardie torturano e uccidono!

Il 17 febbraio i mass media scrivono che sono stati condannati 10 agenti della penitenziaria in servizio, a ottobre 2018, nel carcere di San Gimignano (Siena), per torture e lesioni aggravate subite dai detenuti.

Il gup di Siena Jacopo Rocchi dopo quasi 3 ore di camera di consiglio, condanna gli sbirri a pene che vanno da 2 anni e 3 mesi a 2 anni e 8 mesi.

Il sistema brutale messo in atto dalle guardie carcerarie, finalmente viene evidenziato e non occultato o ignorato come avviene di solito (prassi): davano ragione alle guardie violente e psicopatiche che picchiavano, torturavano e a volte uccidevano i detenuti che non sottostavano alle loro regole disumane e perverse.

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Sempre il 17 febbraio i mass media scrivono che il gip Domenico Santoro dichiara che bisogna indagare ancora, dopo 9 anni, sulla morte di Alessandro Gallelli, un ragazzo 21enne che nel febbraio 2012 venne trovato cadavere in una cella del carcere di San Vittore. Morte più volte archiviata come suicidio, per non mettere in discussione i metodi fascisti usati dalle guardie carcerarie.

Per il gip servono “approfondimenti” sull’ipotesi “della natura preterintenziale (se non, a ben vedere, dolosa) dell’azione di terzi”. Accolte le richieste della famiglia, difesa dal legale Gabriele Pipicelli, con consulenze del Centro Investigazioni Scientifiche.

[L'intervista] 'Carceri sovraffollate e mancano mascherine e detergenti. Ecco perché lì il virus fa paura più che mai'

Il 16 febbraio i mass media invece scrivono che la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per una cinquantina di detenuti nel carcere di Rebibbia, che protestavano per il solito insostenibile sovraffollamento delle celle che, in questo periodo porta con più facilità al contagio del Covid tra i detenuti.

I detenuti oltre ad essere stati massacrati perchè hanno “osato” ribellarsi, sono stati denunciati per i disordini avvenuti all’interno del penitenziario il 9 marzo 2020 (assurdo ma vero).

Il 4 febbraio, sempre i mass media, scrivono che è stata fissata per il prossimo 29 aprile davanti al gup di Roma l’udienza preliminare del procedimento che vede imputata la psichiatra Loriana Bianchi, in servizio nel reparto femminile del carcere di Rebibbia, accusata di omicidio colposo in relazione alla morte di due bambini uccisi dalla madre Alice Sebesta nel 2018 nel reparto nido del carcere romano.

La ragazza era detenuta per reati di droga e si trovava in stato di astinenza.

Secondo la Procura di Roma la psichiatra “per colpa, determinata da imprudenza, negligenza ed inosservanza di legge, ha omesso di sottoporre a visita psichiatrica la detenuta ed a somministrarle le cure conseguenti anche farmacologiche”.

Quella del carcere è una condizione sociale estrema, che ti condiziona molto, fino a portarti a reagire con istinto e non più con logica. Una situazione che una madre, soprattutto, non dovrebbe subire. E’ la condizione disumana della reclusione e dell’isolamento che ha portato Sebesta ad uccidere i figli di 6 e 19 mesi “dapprima lanciandoli dalle scale della sezione nido e immediatamente dopo sbattendo entrambi sul pavimento”.

E’ assurdo che non abbia trovato nessuno che la aiutasse a livello psicologico e che proteggesse lei e i suoi figli da gesti estremi dettati dalla disperazione.

Le donne con bambini non dovrebbero trovarsi nelle carceri, ma in contesti idonei, che aiutino le madri e i figli a inserirsi in questo mondo troppo spesso crudele, falso, classista e contradditorio.

Noi siamo contro la psichiatria (manipolazione e dominio della mente), contro quel business che, senza scrupoli, illude di risolvere i problemi sociali e i traumi dei malcapitati utenti, annientandoli, riducendoli “morti che camminano”, imbottiti di psicofarmaci che gli spappolano il cervello.

Non dovrebbero esistere nemmeno le carceri come (non)soluzione per risolvere le varie condizioni sociali, né i CIE, CPT o come vogliano chiamare quelli che sono dei veri e propri campi di concentramento per migranti. Per non parlare delle “case di accoglienza”, delle “comunità di recupero” (vedi Sampa), e dei “centri di igiene mentale” che servono solo a chi specula sulle disgrazie altrui.

Basta carceri! Amnistia o condono sùbito, per risolvere almeno il problema del sovraffollamento!!

Armistia o condono non per la mafia e la massomafia! Cambiamo le condizioni sociali di sopravvivenza della povera gente, con quei 220 miliardi di euro che vengono dall’Europa: non facciamoli mangiare tutti da quel pappone del mago Draghi e dai suoi vili e meschini adepti massoni…

Giustizia sociale per la povera gente, che paga il contesto di dover rubare per mangiare (sopravvivere), non mettono in galera i massoni perchè quelli, coi soldi si pagano anche l’impunità: sono peggio dei mafiosi, che sono ignoranti e non hanno accesso alla cultura.

Solidarietà a tutti gli Anarchici, rinchiusi nelle carceri solo per essersi ribellati a questo mondo pieno di ingiustizie sociali e di speculazioni edilizie, “grandi opere” inutili e devastazioni ambientali: pagherete caro la vostra avarizia, prima o poi pagherete tutto!!

La mafia è nello stato, nei carabinieri e nella polizia! Basta massomafia, basta sbirri diventati psicopatici perchè hanno subìto il nonnismo tra di loro!! Basta logica militare! Basta con la Nato e le sue strategie stragiste! Basta stragi di stato!!

Liberate i nostri compagni Anarchici, sognatori e utopisti che lottano come noi, per cambiare questo mondo crudele, competitivo e ipocrita!!

Anarchia: l’unica via!!

A proposito: poco tempo fa, con nostro grande piacere, siamo stati inseriti nel sito “rivoluzioneanarchica.it”, che raccoglie(va) il materiale prodotto da più di 130 realtà Anarchiche da tutta la penisola. All’improvviso non si riesce più ad accedervi, è stata oscurata. Come mai?

Che fine ha fatto Rivoluzione Anarchica? Ci auguriamo che torni presto a disposizione di tutte/i.

 

Gli anarchici si astengono perchè non vogliono

partecipare ai crimini governativi.

Essi si astengono perchè intendono conservare

intatto il loro diritto alla rivolta.

S. Faure

 

Cultura dal basso contro i poteri forti e i loro aguzzini (bestie feroci)

Rsp (individualità Anarchiche)

Ancora abusi di potere delle forze del disordine: basta!

Il 10 febbbraio 2021 i mass media scrivono che il pm di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per il carabiniere Fabio Manganaro, finito nel registro degli indagati nel filone d’inchiesta relativo alla foto di Christian Gabriel Natale Hjorth, il giovane statunitense accusato di concorso nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega insieme all’amico Finnegan Lee Elder, bendato nella caserma dei militari di via in Selci poco dopo il fermo avvenuto il 26 luglio 2019. L’accusa nei suoi confronti è di “misura non consentita dalla legge”. In questo filone è indagato anche un altro militare, Silvio Pellegrini, per aver scattato la foto del giovane californiano e averla poi diffusa. In relazione alla divulgazione dello scatto.

Finnegan Lee Elder, il giovane accusato di omicidio volontario in concorso insieme all’amico Gabriel Natale Hjort, la sera del 26 luglio erano andati a Trastevere per comprare un grammo di cocaina, ma la trattativa è stata interrotta dall’intervento delle forze dell’ordine. Elder e Natale sono scappati e hanno portato via lo zaino di Sergio Brugiatelli, l’uomo che ha fatto da intermediario con il pusher per l’acquisto della droga. Lo spacciatore gli aveva venduto della tachipirina. Bruciatelli chiama i carabinieri perchè i due americani nel scappare gli avevano fregato il borsello con i documenti, dicendogli che se lo rivoleva doveva pagare un riscatto . Ma Bruciatelli non si presenta lui all’appuntamento per farsi ridare il borsello, ma fa andare i due carabinieri in borghese. Dopo essersi identificati i carabinieri, sono stati attaccati dai ragazzi. Ne è nata una collutazione finita nel sangue. Il Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è morto dopo undici coltellate inferte da Finnegan Lee Elder che viene arrestato qualche ora dopo insieme all’amico.

 

I mass media, sempre il 10 febbraio scrivono che a Genova il giudice per l’udienza preliminare Silvi Carpanini ha condannato (con rito abbreviato) per lesioni colpose e per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi, a 40 giorni ciascuno i quattro poliziotti accusati di avere picchiato il giornalista di Repubblica Stefano Origone durante gli scontri tra antifascisti (alla faccia della costituzione italiana antifascista) e polizia dopo il comizio di Casapound a Genova il 23/5/2019. Gli sbirri dichiarano davanti al giudice che non lo avrebbero riconosciuto come giornalista ma lo avrebbero scambiato per un manifestante. In primo grado la pm Gabriella Dotto aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi ciascuno degli sbirri per lesioni dolose.

Il giornalista di Repubblica stava seguendo la manifestazione e la carica ai manifestanti quando gli agenti lo avevano caricato, buttato a terra e colpito a manganellate (10 contro uno è la loro forza – questa è la prassi). Stefano Origone mentre lo stavano massacrando a manganellate, aveva urlato di essere un giornalista ma i poliziotti si erano fermati solo dopo l’intervento di un funzionario che lo aveva riconosciuto. Il giornalista dichiara: “Sono soddisfatto della sentenza, anche se mi aspettavo di più. Eravamo partiti da un anno e quattro ma quantomeno è stata riconosciuta una responsabilità e che stavo facendo il mio lavoro”.

Per i quattro sbirri fascisti: Fabio Pesci, Stefano Mercadanti, Luca Barone e Angelo Giardina, il giudice (li ha difesi anche se avevano torto: basta pagare…) ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. Il gup inoltre li ha condannati al risarcimento dei danni morali nei confronti di Origone il giornalista di Repubblica.

L’avvocatessa di due dei quattro agenti condannati (mangia soldi a tradimento) ha dichiarato: “mi ha molto soddisfatto che il pm nelle sue repliche abbia riconosciuto la legittimità degli ordini, della carica, dell’uso dello sfollagente. Ha aderito alla nostra tesi difensiva. Ma non ritengo ci sia stato un eccesso colposo”.

Il questore di Genova Vincenzo Ciarambino non vuole essere criticato e quindi dichiara: “le sentenze si rispettano, non vanno commentate. Perché non è nella mia indole e per rispetto istituzionale”. Per i quattro agenti impuniti al momento non è previsto alcun provvedimento disciplinare, per aver massacrato il giornalista, puntiamo, per avere giustizia, nell’appello…

 

Il 4 febbraio i mass media scrivono che l’ex carabiniere Marco Camuffo, uno dei due militari accusati per aver violentato due studentesse statunitensi nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 a Firenze (dopo averle riaccompagnate a casa con l’auto di servizio), è stato condannato in appello a 4 anni e 6 mesi di reclusione. In primo grado Camuffo era stato condannato in abbreviato a 4 anni e 8 mesi.

Marco Camuffo Pietro Costa

La pena è stata diminuita di due mesi, perchè per i giudici la violazione dei doveri d’ufficio, non è un’aggravante, visto che per questo reato Camuffo era già stato condannato dal tribunale militare.

 

Il 3 febbraio i mass media scrivono che sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del processo d’appello ter, chiuso il 14/11/2019 con un’assoluzione e quattro prescrizioni per i cinque medici dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma per la morte di Stefano Cucchi: Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

 © ANSA

Per i giudici “Cucchi non ricevette mai nessun assistenza adeguata da nessun medico.

Il sostituto procuratore generale Mario Remus aveva chiesto per loro il non doversi procedere per prescrizione del reato di omicidio colposo, pur ammettendo che questa era “una sconfitta della giustizia”. Per salvarlo Cucchi, aveva sottolineato il pg, “sarebbe bastato un tocco di umanità, un gesto, per convincerlo a bere e a mangiare”, aveva spiegato il magistrato, proseguendo: “Da parte dei medici ci fu un sordo disinteresse delle sue condizioni, non c’è stato alcun ‘ascolto’ clinico. Cucchi non è stato ascoltato e non è stato trattato come avrebbe dovuto”.

Il magistrato aveva inoltre ricordato che “dalle indagini sono emersi tutti gli elementi che indicano la trascuratezza e la negligenza che imperversava all’ospedale”, primo fra tutti il fatto che nella cartella clinica del paziente “non si diceva mai quanto beveva, era un paziente trascurato, o forse si voleva nascondere qualcosa” (volevano difendere gli sbirri che lo avevano massacrato di botte). I giudici della corte d’appello di Roma dichiarano: lo Stato ha certamente il diritto di fare un prigioniero, ma non di disinteressarsene. Per i magistrati “è troppo sbrigativo e troppo semplice affermare che il paziente rifiutava le cure ed i trattamenti e quindi nulla si può contestare ai sanitari”. Per i giudici invece, siamo in presenza di “un festival di menefreghismo e discriminazione che deve aver prodotto una reazione, definiamola sdegnata, da parte di un soggetto già debole e fragile fisicamente”.

 

Solidarietà a tutti i compagni anarchici rinchiusi ingiustamente nelle carceri e a tutti coloro che subiscono la repressione sbirresca.

 

Al minimo segno di ribellione, tutto il peso

del governo, della legge e dell’ordine ti cadrà

sulla testa, a cominciare dal manganello

del poliziotto, dal carcere, dalla prigione,

fino alla forca o alla sedia elettrica.

A. Berkman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Fissato il processo contro i servizi segreti che uccisero lo studente universitario Giulio Regeni

La condizione sociale e militare nel 2011 in Egitto era come quella dell’Italia negli anni ’70 del bum economico e della guerra fredda, quando la massa in miseria protestava contro i vari colpi di stato e le stragi occulte fatte apposta per imporci la dittatura militare (giochi sporchi geopolitici economici e militari per detenere il potere: NATO – PATTO ATLANTICO ANTICOMUNISTA), una massa di persone che si ribellava alla miseria e allo sfruttamento (dell’uomo sull’uomo) creato dal lavoro nero statale e privato, ma protestavano sopratutto per ottenere il diritto dello statuto dei lavoratori.

Il 25 gennaio 2021 i mass media scrivono che a Roma è stata fissata al 29 aprile, l’udienza preliminare davanti al gup per i 4 agenti dei servizi segreti accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni. Il 20 gennaio è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per gli 007: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Nei loro confronti le accuse mosse dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

Ma andiamo indietro nel tempo:

Giulio Regeni é un ricercatore italiano sequestrato e ucciso il 25/1/2016 al Cairo.

La commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto Regeni ha individuato il coinvolgimento dei servizi segreti per il rapimento e l’uccisione del ricercatore Giulio Regeni e per le torture che ha dovuto subire. Cinque anni dopo l’uccisione di Regeni (con metodi militari usati durante la guerra fredda, quando i servizi segreti si scannavano tra di loro per il potere militare), il mistero sul sequestro e la morte di Giulio Regeni è ancora fermo ai silenzi dell’Egitto e ai tanti occcultamenti fatti dai servizi segreti, sopratutto egiziani.

Il procuratore Prestipino dichiara che il sequestro, “ per le torture e l’omicidio di Giulio si sono consumati tra il 25 gennaio e il 2 febbraio 2016 e ci sono le impronte della National security egiziana, l’apparato di sicurezza che sulla scomparsa e la morte del ricercatore friulano ha costantemente depistato e ostacolato ogni accertamento.

Il procuratore Prestipino dichiara ai mass media che “Regeni fu torturato per giorni, a più riprese, prima che gli venisse “rotto l’osso del collo”. Poi ci fu il ritrovamento del cadavere e seguirono almeno «quattro tentativi di depistaggio» da parte della National security che aveva anche infiltrato un paio di soggetti, oggi inquisiti dalla Procura, nel team investigativo italo-egiziano.

Nei mesi precedenti al rapimento la vita di Giulio cambiò (in casa, con gli amici e sul lavoro). venne spiato attraverso tre persone a lui vicine: il coinquilino Mohamed El Sayad, che immediatamente prima e durante il sequestro, tra il 22 gennaio e il 2 febbraio 2016, ebbe almeno 8 contatti con la Ns; l’amica Noura Wahby, che riferiva ogni conversazione a un informatore della Ns; il sindacalista Mohamed Abdallah, legato al maggiore Magdi Sharif, tra i maggiori indiziati del rapimento.C’è stata un’attenzione sempre più alta intorno a Giulio Regeni ha spiegato il procuratore, che è difficile pensare che il 25/1/2016, in una città blindata militarmente per la ricorrenza della rivolta di piazza Tahir, qualcuno lo abbia sequestrato senza che i servizi segreti non si accorgessero di nulla”…

Come mai i servizi segreti hanno scelto per i loro giochi sporchi geopolitici proprio Regeni? Giulio Regeni era un friulano di 28 anni, studente universitario a Cambridge che preparava la tesi di dottorato al Cairo, ed è sparito il 25/1/2016 nella capitale egiziana.

Il suo corpo martoriato fu trovato 9 giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria alla capitale egiziana. Chi indaga in Italia è convinto che Giulio sia stato controllato da polizia e servizi egiziani già settimane prima del rapimento e che sia morto, dopo atroci torture, per gli studi cui lavorava con determinazione e serietà.

Regeni, i genitori denunciano il governo per le armi all’Egitto

https://www.youtube.com/watch?v=G8LGXG6oF9g

L’Egitto è stato il paese arabo più istruito per secoli. La causa di queste rivolte sociali del 2011 si trova nella repressione imposta dalle varie dittature militari che si sono susseguite nel tempo.

Nonostante lo Stato egiziano spenda ogni anno un miliardo di pound per formare oltre un milione di forze speciali, gli egiziani hanno avuto il coraggio di sfidare il regime militare. Dimostrando che sono pronti a riprendersi i loro diritti, anche con la forza se è necessario. Una ribellione nata in un contesto sociale di ricchezza economica per pochi e una povertà estrema per tanti.

Con un leader al potere da 29 anni, molti egiziani non hanno avuto altra scelta (per non subire la condizione sociale che la mancanza di diritti li costringeva a subire), che la ribellione. Poi c’è stata la forte disoccupazione nel 2006 che ha spinto 8 milioni di persone a partecipare alla lotteria per la Green Card per emigrare in America (importazione volontaria di schiavi, di servi della gleba).

Secondo l’opinione pubblica: ciò che ha colpito di più nelle rivendicazioni di piazza Tahrir, è l’orgoglio ritrovato di un Paese malconcio, “Non c’era traccia di islamismo ma di egizianismo”. “Un segnale che, se fossi nei Fratelli Musulmani, mi preoccuperebbe”.

Il ruolo pubblico della religione, tuttavia, resta un potere.

L’Egitto ribelle deve combattere non solo l’integralismo islamico ma anche la cultura massonica, dove il suo epicentro si trova appunto in Egitto fin dal tempo dei faraoni. In Egitto nasce la massoneria occulta, nascono gli architetti, è li che si trova il centro del potere politico imprenditoriale geopolitico e militare.

In Egitto l’apparente pluralismo partitico successivo al 2003 non ha portato ad alcun pluralismo politico, ma piuttosto, all’intensificazione del sistema clientelare. Prima del 2003 c’era un dittatore e un sistema monopartitico, dal quale sapevano che cosa aspettarsi. Dopo, hanno avuto 329 parlamentari che sono unicamente interessati agli interessi dei propri partiti, guadagnando salari altissimi e pensioni a vita. Il sistema è bloccato in quanto ognuno di questi partiti vede lo Stato e i propri ministri come business, come risorse da sfruttare.

La gente è frustrata (a causa del sistema militare instauratosi dopo l’invasione USA) e si trova in condizioni sociali di miseria, senza diritti.

L’Egitto è un paese ricco ma con un il sistema industriale e agricolo completamente distrutto dagli USA e dall’Iran dopo il 2003. Il settore petrolifero produce il 65% della benzina consumata ma impiega lavorativamente solo l’1% della popolazione. Praticamente non esiste il settore privato. Alcuni dei manifestanti di piazza Tahrir chiedono il divieto dell’esportazione del petrolio (in quanto questa risorsa è vista come una maledizione per l’Iraq). I manifestanti si auspicano e chiedono la trasformazione del sistema politico ed economico in relazione con le persone.

Il 21/9/2019 invece, i mass media scrivono che c’è stata un’altra maniferstazione in piazza Tahrir per rivendicare ancora le tante problematiche sociali, economiche e militari che il regime militare crea, e la mancanza di diritti da conquistare ancora.

sisi

Piazza Tahrir è stata il luogo simbolo delle rivolte della primavera araba egiziana del 2011 e nel 2019 ritorna a essere il fulcro delle proteste contro il governo del presidente Abdelfettah Al Sisi (foto sopra). Quel giorno centinaia di persone si sono radunate al Cairo al grido “il popolo vuole la caduta del regime”, raccogliendo l’appello lanciato nei giorni scorsi sui social media da un imprenditore egiziano, Mohamed Ali, in esilio in Europa, che ha accusato lo stesso presidente e diversi generali di corruzione.

Secondo i mass media ci sono dei testimoni che raccontano che alla manifestazione nel 2019 è intervenuta subito la polizia, con decine di agenti che hanno bloccato tutte le vie di accesso alla piazza, teatro nel 2011 delle grandi manifestazioni che portarono alla destituzione del regime di Hosni Mubara, e hanno lanciato i gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Non solo, alcuni giovani impegnati nelle proteste sono stati arrestati dalle forze di sicurezza.

Lo stesso slogan urlato dai manifestanti è stato ripreso anche da altra gente intorno alla piazza, che non ha potuto entrare perché gli accessi sono stati bloccati dai militari. Alcuni video diffusi sui social media, mostrano analoghe manifestazioni in diverse altre città, come Alessandria, Suez, Mahallah e Damietta: in uno di questi, si vedono i manifestanti a Damietta mentre abbattono uno striscione con la fotografia del presidente Abdel Fattah al Sisi, quest’ultimo partito il giorno venerdì per New York, dove per mercoledì prendeva la parola davanti all’Assemblea generale dell’Onu (la dittatura militare interagisce anche con le associazioni massomafiose istituzionalizzate)…

Ma puntualizziamo meglio il problema:

Il 17 gennaio 2011 in Egitto ci sono stati i primi fuochi della rivolta: un uomo si immolò per protestare contro la dittatura militare il 17/1/2011, si diede fuoco e le fiamme lo avvolsero, proprio come avvenne un mese prima per il venditore ambulante Mohammed Bouazizi in Tunisia.

Il 25/1/2011 al centro del Cairo inizia la protesta contro la dittatura militare, la prima manifestazione con 30 mila giovani in piazza Tahrir. Immediatamente scoppiano gli scontri, muoiono 3 manifestanti e un poliziotto. Le manifestazioni continuano per giorni. Le proteste sono proseguite anche in ogni regione dello sterminato paese africano: a Suez i manifestanti danno fuoco al palazzo del governo.

Il 29 gennaio 2011 il presidente Hosni Mubarak, che governa il paese da 29 anni fa dimettere il governo, sperando che la mossa possa placare i manifestanti. E nomina vice-presidente il potente capo dei servizi segreti Omar Suleiman per imporre la dittatura militare, con l’idea che un giorno possa essere lui il suo successore. Non servirà a nulla. Suleiman tratta coi capi dei manifestanti la creazione di un comitato congiunto governo-opposizione per una transizione democratica. Ancora pochi giorni e l’11 febbraio Hosni Mubarak getta la spugna: si dimette e trasferisce il potere ai servizi segreti (Suleiman).

La storia da quel momento accelera: il “Supremo consiglio delle forze armate” (la cupola militare), assume i poteri in maniera provvisoria e promette elezioni: nel voto del 28/11/2011 e l’8/1/2012 (ballottaggio), le forze liberali e i sostenitori della rivoluzione vengono sbaragliati da un protagonista rimasto sino al momento ai margini della scena: la Fratellanza Musulmana e il partito dei salafisti. La Fratellanza ottiene il 37,5% dei voti, che corrisponde al 45% dei seggi. I Salafiti con il 27% dei voti conquistano il 25% dei seggi. Dalle prime elezioni esce un Parlamento in mano ai partiti islamici.

Da allora l’Egitto rivoluzionario viene dirottato per qualche mese sul percorso della Fratellanza Musulmana, che controlla il Parlamento che eleggerà una Assemblea costituente: un organismo con 66 islamisti su 100 membri, con 6 sole donne e 5 cristiani copti.

Inizia lo scontro fra i partiti laici, i gruppi usciti dalla rivoluzione e gli islamisti.

Nelle elezioni presidenziali del 23/5/2012 la Fratellanza mette a segno il suo colpo, facendo eleggere presidente Mohammed Morsi (foto sotto). Il candidato islamista vinse col 51,7% dei voti, rispetto al 48,3% di Ahmed Shafik, un ex premier di Mubarak ed ex capo dell’aeronautica.

Mohammed Morsi vows to respect Egypt-Israel peace treaty

Poche settimane dopo la sua elezione, Morsi silura il maresciallo Tantawi dall’incarico di Ministro della Difesa. Presto inizia a muoversi per rispettare una sola idea, un solo credo, quello della Fratellanza Musulmana che vuole imporre la visione dell’Islam in ogni dettaglio della vita civile del paese. Morsi fa qualcosa di più: prova a indicare 7 emendamenti alla Costituzione. L’articolo 2 sosteneva che tutti i decreti e le leggi emesse dal presidente non possono essere appellati o annullati, ponendo fine al controllo parlamentare e giudiziario. L’articolo 6 autorizzava il capo dello stato ad adottare tutte le misure che riteneva opportune per “proteggere la rivoluzione e salvaguardare l’unità nazionale”. Erano emendamenti che creavano un nuovo dittatore.

L’Egitto nel 2019 ritorna in piazza, e questa volta ai rivoluzionari laici si affianca il lavoro sotterraneo occulto dell’esercito e della polizia che si muovono per scavare la fossa al presidente islamista. Morsi riesce a far convergere contro sé stesso l’opposizione unita di laici e islamici moderati, della gioventù rivoluzionaria, dei giudici, dei giornalisti e del mondo del business. Oltre che dei militari.

Nel 2013 c’è la crisi economica, con la mancanza di beni di prima necessità e dei carburanti (crisi sicuramente manovrata dall’esercito), che creò le condizioni per il colpo di stato del ministro della Difesa Abdel Fatah al Sisi: il 3/7/2013 Morsi viene rovesciato e parte la caccia a tutti i capi della Fratellanza. L’esercito ritorna al potere in Egitto lasciando nel sangue centinaia di sostenitori della Fratellanza uccisi in piazza negli scontri violentissimi di agosto.

Il 2/12/2013 il Parlamento approva una Costituzione “contro-islamista”, che proibisce i partiti che utilizzano la religione come base della loro attività politica. Viene approvata anche una nuova legge anti-terrorismo che restituisce potere totale alla polizia (dittatura militare).

Il generale Sisi si fa confermare al potere nelle elezioni presidenziali del maggio 2014.

Il suo mandato verrà rinnovato con un nuovo voto plebiscitario del 2018.

Velocemente il nuovo dittatore corre verso la restaurazione di un potere in cui l’Egitto verrà governato da una sola classe di governo: quella dei militari. Il ritorno al passato è compiuto.

Partita nel 2011, già con l’elezione di Sisi nel 2014 la rivoluzione è stata cancellata dalla violenza e dalla repressione sbirresca, militare e politica…

Tutto era partito al Cairo dall’insurrezione di massa con epicentro in Piazza Tahrir, e alla sconfitta del regime di Hosni Mubarak (foto sotto), nel febbraio del 2011 con la successiva transizione rivoluzionaria, fino alla trasformazione dell’Egitto in un regime militare dopo il violento colpo di stato guidato dal generale Sisi nel luglio del 2013.

Hosni Mubarak and Bill Clinton in Washington in 1999.

Durante le manifestazioni la violenza di Stato ha preso varie forme: cecchini che volontariamente sparano ai manifestanti, gas lacrimogeni sparati ad altezza uomo, forze anti-rivolta, rispetto alle quali i manifestanti hanno ancora dubbi su chi vi fosse esattamente dietro. “Non sono militari, né polizia”..

Le persone di piazza Tahrir nel 2019 si sono organizzate ed unite nell’obiettivo politico di porre fine al sistema politico settario, condividendo anche la frustrazione causata dal funzionamento del sistema corrotto e ineguale del proprio paese. C’è un sentimento generale che vede il sistema politico settario come non interessato al benessere della popolazione né alla dilagante disoccupazione che colpisce a diversi livelli, dagli autisti dei Tuktuk agli ingegneri.

Mentre lo stato si impegna a fare false concessioni e continuano discussioni in merito alle elezioni anticipate, i manifestanti in piazza denunciano tutto ciò che significa lavorare insieme a quegli stessi partiti politici corrotti.

Per molti, specialmente dopo la morte di centinaia di persone, non si torna indietro. Il primo passo è che il governo e il primo ministro si dimettano.

Ma ricordardiamoci anche della rivoluzione culturale di piazza Tienanmen nel 1989

MASSACRI OSCURATI - 30 anni fa quello di Piazza Tienanmen - Scomunicando

La protesta di piazza Tienanmen, fu caraterizzata da una serie di manifestazioni popolari di massa, che videro la partecipazione di studenti, intellettuali e operai.

La protesta avvenne a Pechino dal 15 aprile al 4 giugno 1989 e finisce col massacro dei manifestanti che stavano ribellandosi (considerati terroristi dalla logica militare), in piazza Tienanmen. L’esercito cinese armato con fucili d’assalto e carri armati, aprì il fuoco contro i dimostranti facendo centinaia di morti e migliaia di feriti.

Il 4 giugno avvenne qualcosa che rimarrà per sempre nella memoria di chi, direttamente o indirettamente, ha vissuto quei momenti: un ragazzo con in mano i sacchetti della spesa si mise davanti ad un carro armato. Rimase in piedi, fermo, deciso, come se la sua forza di volontà bastasse a fermare la colonna di mezzi blindati che aveva di fronte. Gli stessi che la notte prima avevano attaccato i rivoltosi dopo che il presidente Li Peng aveva dichiarato la legge marziale e ordinato lo sgombero della piazza. Fu un momento storico. Non tanto per il gesto eroico ormai passato alla storia. Ma perché segnò l’inizio di una rivoluzione culturale. Gli studenti scesi in piazza Tienanmen chiedevano libertà, diritti civili e elezioni democratiche, non corrotte e occulte.

Cose sconosciute nella forma di comunismo STATALE, più vicino ad una dittatura che alle idee di giustizia sociale che sono alla base di questa idea di “comune”. Una rivoluzione, quella comunista, che aveva eliminato la monarchia ma aveva imposto però una finta democrazia oligarchica camuffata da comunismo!

La rivolta degli studenti a piazza Tienanmen fu il primo passo di questo cambiamento per arrivare alla rivoluzione culturale. Il prezzo fu la vita di molti giovani, morti per difendere i propri ideali, ed ancora oggi non si sa quanti furono realmente i morti e i feriti….

Cos’è cambiato da allora? Niente! In Cina continua a persistere un regime totalitario, seppure vestito da comunismo, dove molte delle libertà sancite dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, continuano ad essere sconosciute se non palesemente violate.

E la situazione non sembra destinata a migliorare: la decisione del Parlamento cinese, fortemente voluta dal leader Xi (foto sotto), di non limitare più la carica di presidente a 2 mandati, sembra voler portare sempre il paese verso il totalitarismo, cosa preoccupante sia per le etnie minoritarie che sotto il profilo sociale e religioso.

Trump, 'Xi grande leader'

La rivolta di piazza Tienanmen non ebbe successo perchè i giovani, gli studenti, vennero lasciati soli dal resto della popolazione ancora ignorante (facilmente manovrabile dai poteri forti).

Solidarietà a tutti i compagni Anarchici di Torino, Cuneo e Milano, che in questi giorni hanno ricevuto degli avvisi giudiziari. Compagni anarchici che sono stati repressi e condannati ingiustamente dallo stato per aver difeso le persone incarcerate ingiustamente nei business statali e cattolici delle carceri e dei Cpt.

In questo periodo c’è stata la giornata della memoria della Shoah: carceri trasformate in campi di concentramento dove rinchiudevano gli ebrei perchè la cultura fascista li considerava inferiori e quindi li reprimeva, li discriminava, li annientava.

Una immagine di una baracca di un campo di concentramento (Ansa)

La Germania nazista temeva la ricchezza e la forza militare che avevano alcuni ebrei, quindi li volevano eliminare come potenza.

In questi campi di concentramento c’erano anche donne, anziani e bambini che vedevano e subivano le tante atrocità e violenze che il regime dittatoriale fascista imponeva. In questi campi di concentramento c’erano perfino le camere a gas, dove uccisero in massa migliaia di ebrei.

I Cpt, questi centri di detenzione per extracomunitari, sono campi di concentramento dove rinchiudono gli extracomunitari, come gli ebrei allora: la logica militare è sempre quella!

La maggior parte delle persone anche oggi vede, ma tace, come allora, quando uccisero migliaia di ebrei tra donne uomini e bambini, PER DISCRIMINAZIONE RAZZIALE!!

Solodarietà ai compagni Anarchici, sognatori e utopisti come noi, che si trovano a lottare contro un sistema crudele repressivo e ignorante!

La mafia è nello stato e nella polizia!

Basta stragi di stato! Basta strategia della tensione, inventata apposta per reprimere il movimento!

Anarchia: l’unica via!

La prima parola del nostro programma è Anarchia.

Noi l’invochiamo come l’avvenimento completo

e definitivo della rivoluzione: la rivoluzione

per la rivoluzione.

Carlo Cafiero

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

La famiglia Cucchi minacciata dagli sbirri: e la violenza continua…

Stefano Cucchi (a destra), con la madre (a sinistra) e la sorella Ilaria (al centro)

Il 23 novembre la madre di Stefano Cucchi, Rita Calore, testimone nel processo a carico di 8 carabinieri accusati di depistaggio sulle indagini dopo la morte di Stefano Cucchi, avvenuta a Roma nell’ottobre del 2009, fa delle dichiarazioni ai magistrati e ai mass media:

“Questa storia ci ha distrutto fisicamente e economicamente, abbiamo passato momenti terribili”.

Anche il padre di Stefano, Giovanni Cucchi, sentito come testimone, fa delle dichiarazioni ai mass media: “l’arresto fu una doccia fredda”. Inoltre il padre dichiara che ci tiene a puntualizzare che loro come famiglia, non avrebbero mai abbandonato Stefano, come invece raccontavano loro gli sbirri, per giustificare gli abusi di potere, le torture militari (logica militare – prassi) che ha dovuto subire Stefano Cucchi, un ragazzo fragile e sottopeso.

Sono talmente arroganti e ignoranti questi sbirri, che si giustificano dicendo:

“Pensammo di non svolgere alcun accertamento sul mancato fotosegnalamento. Non volevamo nascondere qualcosa, era solo che non si era ritenuto di approfondire la questione”. E’ quanto ha affermato il generale Vittorio Tomasone, sentito come testimone.

All’epoca dei fatti Tomasone era a capo del comando provinciale dell’Arma.

Il 30 ottobre 2009 il generale Vittorio Tomasone dichiara durante il processo per la morte di Stefano Cucchi: “Convocai tutti i militari che avevano avuto a che fare con Cucchi, mi fu detto che non fu fotosegnalato per un problema tecnico ma che si andò oltre perchè il ragazzo era stato già fotosegnalato in passato”….

Questi sbirri pensano che, siccome Stefano Cucchi lo avevano segnalato come tossicodipendente, non avesse più nessun diritto (secondo la loro logica militare cattofascista)!!

Stefano (e di conseguenza i suoi familiari), stava già pagando il contesto sociale che comporta il mondo della droga, era già stato punito per essersi rifugiato nel paradiso artificiale che la droga ti illude di ‘vivere’!! Le droghe pesanti, creano un vizio che incentiva solo gli affari delle discoteche e della loro mafia: te lo fanno passare come una moda, come fosse un vestito che quando non ti piace più smetti di indossarlo, invece hai a che fare con la quotidianità e con l’ astinenza, con la mafia che c’è dietro, senza tenere conto del piano militare che prevedeva proprio l’importazione della droga per annientare il movimento di contestazione giovanile! I piani militari si chiamano: “Strategia della “Tensione”, operazione “Blu Moon”, “Piano Caos” e “False Flag”.

Potremmo mai dimenticarci poi, del generale Ganzer? Troppo comodo pensare che “la gente, col tempo, dimentica”… Bè stavolta vi è andata male! Avete sbagliato, perchè il generale Ganzer, è un protagonista dell’analisi che abbiamo fatto sugli anni ’60 e ’70, realizzata proprio per non dimenticarci troppo facilmente quei periodi democristiani di centrodestra e centrosinistra, quando andavano tutti d’accordo, erano tutti atlantisti, antifascisti e anticomunisti (partigiani bianchi, venduti), preferivano stare coi poteri forti…

Ma sono cose che la scuola non ti insegna, sono argomenti che devi affrontare da solo, sopratutto nel periodo adolescenziale, quando il livello culturale è ancora in via di sviluppo, si deve ancora strutturare, formare, non sei ancora pronto per affrontare questo mondo crudele. Questo mondo mediocre, arrivista, calcolatore e sempre in cerca dell’affare con tanto guadagno e poco sforzo, a scapito dagli altri. Un mondo cinico, fatto di ipocriti senza scrupoli.

Ma agli sbirri è andata male, perchè Stefano Cucchi aveva una famiglia che gli voleva bene e non hanno mai mollato, hanno sempre voluto giustizia sociale per lui, e sono sempre andati fino in fondo ai vari problemi che insorgevano, non si sono lasciati intimorire e sono sempre andati avanti a difendere il loro figlio e fratello Stefano, torturato e ucciso da un mondo cattolico integralista, autoritario, meschino, un mondo cattofascista, falso, senza etica né morale.

Adesso è ora che gli sbirri torturatori (vista che è la loro prassi), paghino le morti dei detenuti uccisi di botte senza dargli nemmeno la possibilità di difendersi (10 contro uno questa è la tua forza, fascio infame!).

Il 26 novembre invece, la sorella di Stefano Cucchi, sentita nel processo sui depistaggi legati alla morte del fratello, si sbilancia e trova il coraggio di denunciare le minacce ricevute sul social e dichiara ai magistrati: “Subisco attacchi in quantità industriale, continuo a ricevere insulti e minacce sui social. Ho spesso temuto per l’incolumità mia e della mia famiglia”. In merito ai soldi ricevuti come risarcimento, Ilaria Cucchi ha spiegato che: “sono serviti a vivere, a rimediare ai danni lavorativi e alle spese processuali di questi 11 anni. La nostra situazione patrimoniale è devastante. Purtroppo 11 anni sono tanti. Quei soldi sono serviti ad andare avanti e non è rimasto più niente”.

Sempre la sorella di Stefano dichiara di non essere “assolutamente contro i carabinieri, le forze dell’ordine o le istituzioni. Anzi, credo che la mia battaglia è stata anche nell’interesse della parte buona, la stragrande maggioranza, delle forze dell’ordine”.

Non c’è nessuna guerra tra la famiglia Cucchi e l’arma dei carabinieri”. Sono loro che hanno ucciso suo fratello in quel modo orrendo! Come se fossero ancora in guerra, dove si uccide per niente, o per la patria: sti sfigati trogloditi…

E adesso, invece di  vergognarsi di aver torturato e ucciso di botte una persona fragile e indifesa come Stefano, pensano anche di avere avuto i coglioni: è questo il problema! Il lavaggio del cervello che subiscono quando nell’ambiente militare, che ha segnato per sempre il loro comportamento e il loro agire!! inoltre il loro cervello si atrofizza, perchè abituato ad obbedire e a non ragionare, rimane piccolo: i neuroni non si rinforzano, e quindi fanno danni…

stefano cucchi

Ma oggi, anche noi ci domandiamo, come allora William Shakespeare: ma con tutti questi controllori, poi chi controlla il controllore? Già allora, nel 1500, si ponevano sempre lo stesso problema, e la storia ci insegna che gli abusi di potere, avvengono sempre col consenso dello stato militare, che ci impone i suoi piani militari occulti mettendoci il segreto militare. Top secret – dittatura militare!

A fine anni ’90 si è istituita una Commissione Stragi che ha tolto i segreti di Stato imposti negli anni ’60/’70/’80 e quello che era un dubbio, è diventato certezza…

E’ Come diceva allora Pinelli, la strage di Piazza Fontana è una Strage di Stato!

Avete finito di prenderci in giro!

La nostra generazione, a differenza di voi degli anni ’60/’70, ha analizzato che cosa era stato il Patto Atlantico nel 1949 e quello che ci ha imposto (repressione, 56 basi militari su tutto il territorio italiano e i loro piani militari Top Secret), quindi siamo più malfidenti per quanto riguarda il movimento, nun se volemo tutti ben, ma piuttosto cerchiamo di discutere le varie culture e mentalità! Noi siamo la generazione che: i servizi segreti non possono essere amici (‘sti cattolici democristiani preferivano tenerseli buoni), ma nemici da combattere, sia quelli di destra che di sinistra, lo sbirro è sempre sbirro, al di là di quello che votao che non vota.

Siccome dello stupro di Parma non se ne è più parlato (come se qualcuno si vergognasse di tirare fuori il problema), anzi si è cercato di occultare tutto per anni, riproponiamo di nuovo la nostra analisi fatta a settembre. Perchè la problematica del sessismo maschilista è ancora attule e non è giusto, che nel 2020 non se ne discuta ancora tutti quanti, sopratutto perchè l’abuso di potere è avvenuto in un palazzo comunale occupato da varie associazioni (oggi anche un gruppo anarchico), che si dichiarano antifasciste.

Prima stuprano una ragazza indifesa, poi qualcuno si indigna, altri si vergognano, ma tutti quanti tacciono e, come daccordo, deviano, insabbiano e attaccano chi osa denunciare l’accaduto, in perfetto stile Andreotti…

Ora tocca a noi, che crediamo nella libertà e nella libera espressione dell’essere umano, a pagare il contesto sociale arretrato, ma non ci lasciamo intimorire dalle vostre minacce, quando lo scopo nostro è affrontare il problema, affinchè non accada mai più!

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Cucchi torturato a morte, stupri di Parma in sede antifascista, stupro di Franca Rame

Il 20 settembre i mass media scrivono le dichiarazioni fatte dal pm Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria al processo sulla morte di Stefano Cucchi, che vede 3 carabinieri indagati per omicidio preterintenzionale.

“Non fu uno schiaffo, ma un pestaggio degno di teppisti da stadio [torture] contro una persona fragile e sottopeso. Di questo stiamo parlando, non di altro”. “Dopo un calcio e uno spintone Cucchi cade e sbatte a terra il sedere e la nuca, prende un calcio violentissimo in faccia o alla nuca che gli provoca una frattura alla base del cranio”, ha aggiunto Musarò descrivendo il pestaggio.

“Le lesioni più gravi sono state prodotte dalla caduta di Cucchi, dopo un violentissimo pestaggio”, ha sottolineato il Procuratore. “Quella caduta – spiega Musarò – è costata la vita a Stefano Cucchi, si è fratturato due vertebre”.

Il procuratore aggiunge: “Per l’uccisione di Stefano Cucchi furono pronunciate sentenze definitive con diversi inputati: agenti della polizia penitenziaria, medici e paramedici. Ma per l’identificazione dei responsabili del pestaggio sulla morte di Cucchi, ci fu un vero e proprio occultamento dei fatti”. “ Non è nella fisiologia di un processo che gli imputati siedano sul banco dei testimoni ed i testimoni al posto degli imputati”, ha osservato il Pm. “Non possiamo fare finta che non sia successo niente, di non sapere e di non capire che quel processo kafkiano è stato frutto di un depistaggio“, ha aggiunto.

“Si sono divertiti a picchiarlo”, ha incalzato Musarò ricordando le parole del detenuto Luigi Lainà. Lainà la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009 aveva incontrato Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli che gli aveva confidato di “essere stato picchiato – torturato dai carabinieri“, ma che non lo poteva dire perchè lo avevano obbligato (gli sbirri) a dire che le ferite che aveva su tutto il corpo erano state causate da una caduta…

Ma ricordiamo cosa successe durante l’arresto di Cucchi:

Il 15/10/2009 arrestarono il 31enne romano, perché sorpreso con 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina. Quella notte, i carabinieri lo accompagnarono a casa per perquisire la sua stanza. Non trovando altra droga, lo riportarono in caserma e lo rinchiusero in una cella di sicurezza della caserma Appio-Claudio. La mattina successiva, nell’udienza del processo per direttissima, Stefano aveva difficoltà a camminare e parlare, con evidenti ematomi agli occhi e al volto, assenti la sera prima. Il giudice, nonostante le condizioni di salute del giovane, convalidò l’arresto, fissando una nuova udienza. Ricoverato al Pertini, Cucchi morì una settimana dopo. Nel 2017 furono rinviati a giudizio per la morte di Stefano 5 carabinieri.

Tre di loro sono accusati di omicidio preterintenzionale, mentre gli altri 2 sono accusati di calunnia e falso.

roberto mandolini cucchi - 3

La famiglia di Stefano Cucchi esige una risposta su cosa è accaduto tra l’arresto e la morte. Nel 2013 sono stati ritenuti responsabili i medici e le infermiere: tre medici sono stati accusati di omicidio colposo, mentre nessun carabiniere è stato ritenuto responsabile. Ma alla fine di quello stesso anno, tutti gli imputati sono stati prosciolti dalla Corte di Appello. Nel 2015 grazie alla tenacia della sorella di Stefano, viene avviata una nuova inchiesta. Questa volta, gli inquirenti hanno indagato i carabinieri che realizzarono l’arresto.

La sorella di Stefano non ha dubbi: sono i carabinieri gli effettivi autori del feroce pestaggio (torture) del fratello, finito poi in maniera così tragica.

Nel 2018 arrivano a 6 le persone indagate sulla morte di Stefano Cucchi. Si tratta di 5 carabinieri e un avvocato. Tra i militari dell’arma anche il tenente colonnello Francesco Cavallo, all’epoca capo ufficio comando del Gruppo carabinieri Roma. Secondo quanto emerge dalle nuove carte sarebbe stato Cavallo a suggerire al luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stazione Tor Sapienza, di effettuare modifiche all’annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi. Poco tempo dopo uscì la notizia di un altro indagato nel nuovo filone di inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi in cui si procede per falso in relazione ai verbali e ai depistaggi legati al pestaggio in caserma. Si tratta del maggiore Luciano Soligo, allora comandante della compagnia Talenti Montesacro.

Il 19/3/2019 i mass media scrivono che dopo la condanna dei 5 militari dell’arma per le torture e la morte di Stefano Cucchi (ricordiamo chi erano gli sbirri torturatori): Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco, Roberto Mandolini, Vincenzo Nicolardi (i primi 3 carabinieri per omicidio preterintenzionale, mentre Mandolini di calunnia e falso, e Nicolardi di calunnia), ora vengono accusati anche i vertici [ma i vertici militari, non facevano parte della P2? Come avvenne con la squadretta del Viminale istituita negli anni ’70 da Nicola Ciocia, dirigente e capo della squadretta, e Umberto Improta, il braccio destro, soprannomina dottor De Tormentis]. I vertici che hanno dato il comando per infliggere le torture a Stefano, un ragazzo indifeso e fragile sono: il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti capo del Gruppo Roma) e il colonnello Lorenzo Sabatino (ex capo del nucleo operativo di Roma), Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei cc e il carabiniere Luca De Cianni a cui è contestato il reato di falso e di calunnia.

I pm affermano che gli indagati “avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26/10/2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi”. Per l’accusa il falso fu confezionato “con l’aggravante di volere procurare l’impunità dei cc della stazione Appia responsabili delle torture inflitte a Cucchi, che gli procurarono lesioni gravi che determinarono il suo decesso”.

Questi atteggiamenti feroci verso i più deboli, vecchio vizio di sbirri, mafiosi e infiltrati, sono mirati ad annientare, a livello psicologico e fisico le loro vittime, è un vizio che deriva da una logica di nonnismo militare (subire violenze dai più grandi – graduati). Una logica istintiva, bestiale, quella di schiacciare o aggredire (anche a livello sessuale) in modo infame la persona più fragile, la preda più debole e indifesa, come è successo a Parma quando, nel 2010 avvenne quello stupro di gruppo nella sede della Raf, la rete Antifascista di via Testi a Parma …. Ma non è che questi infami luridi pedofili che hanno stuprato la ragazza, venivano pagati proprio dalla squadretta speciale della polizia? Quella squadretta occulta istituita dal Viminale già negli anni ’70 dal dottor De Tormentis, funzionario dell’Ucigos?

(foto Mujeres Libres)

Claudia, la ragazza struprata all’interno della sede della Raf di Parma, racconta quell’incubo provocato da esseri sleali e infami….

Più che la notte, Claudia racconta l’alba. “Mi sono svegliata su un tavolo di legno, i vestiti buttati a terra, sul mio corpo i segni di quello che mi avevano fatto…”. “Era l’alba del 2010, ero andata in quel centro sociale a festeggiare con i “compagni” la cacciata delle camicie nere da Parma avvenuta il 12 settembre del 1922”….

Ma quella sera Claudia, 18 anni appena compiuti, veniva stuprata per un’intera spaventosa notte. Sono 6, i militanti della “Raf” (avevano tra i 24 e i 30 anni, i depravati cattosinistroidi) che hanno abusato di quella loro amica, dopo averla drogata a sua insaputa (da bastardi! da sbirri infami!), filmando senza pietà con un cellulare ogni passaggio di quell’orrore. I depravati che (probabile), fino a ieri facevano i chirichetti per il prete, in un contesto dove tutto era proibito, avevano filmato con un cellulare la violenza inferta a turno sulla loro “amica”. Un video dove è evidente che “il corpo della ragazzina veniva usato come un oggetto inanimato” su cui infierire, e che la vittima “appare del tutto inerme”, incosciente della brutalità che stava subendo da ‘uomini’ più grandi di lei.

Le “Romantic Punx” lanciano a tutti i compagni e le compagne, l’allarme su questi mercenari pedofili depravati che sfogano le loro frustazioni sui deboli, che sono, purtroppo ancora in giro come se niente fosse!!! Questi merdosi depravati, bulloni di periferia, nel video hanno filmato come trofeo di guerra lo stupro, avvenuto su un tavolo, sui cui giaceva inerme la ragazza. Il video, intanto, nel più totale e imperdonabile silenzio (e chi tace acconsente…), passa di telefonino in telefonino. A Claudia i depravati “antifascisti” durante lo stupro, le avevano affibbiato il nome: la “ragazza fumogeno”, perchè l’hanno stuprata anche con quello. Questi bastardi infiltrati, questi esseri spregevoli (ci avvisano anche le Romantic Punx), continuano inspiegabilmente a frequentare cortei, concerti, spazi occupati e autogestiti… “E ridono, parlano, bevono birre, escono con ragazze, stringono nuove amicizie; nonostante giri un video in cui ‘fanno sesso’ con una donna che sembra morta”. Le Romantic Punx si domandano ancora: perchè al posto di diffondere il video, i compagni non hanno aperto assemblee sugli stupratori? Invece è stato più facile fare muro attorno alla ragazza per salvare il gruppo antifascista (partigiani bianchi anticomunisti, cattosinistroidi), si è deciso di abbandonare chi davvero aveva bisogno! E scrivono ancora: “Ciò che è accaduto a lei poteva succedere ad ognuna di noi, ed è per questo che non possiamo permetterci di stare zitte”, concludono.

prodotti tipici parma

Una brutta storia di cui nessuno vuole parlare a Parma, magari si vergognano di quel gesto incoerente, vile e infame fatto in una sede antifascista a una ragazzina indifesa, soprattutto in quel momento (essendo donna, parte svantaggiata) e resa inerme… Tutto questo è saltato fuori da un video, registrato nella notte dello stupro. Come “movimento” dobbiamo vergognarci molto, perchè per 3 anni quel video era stato visto da tanti compagni!!!? sicuramente cattosinistroidi e non Anarchici (noi Anarchici crediamo nell’Amore, nel sentimento, nel rispetto sincero e reciproco, nella passione, nel romanticismo, nei sogni, ma non crediamo certo nella violenza e nella sopraffazione, sopratutto quella ignobile fatta sui più deboli). Quegli esseri depravati dai giornalini porno e dalle bambole gonfiabili, che fino a ieri facevano i chirichetti in un contesto dove tutto era proibito, dove sentirsi forti quando si è in tanti, ma in realtà non hanno i coglioni, e quindi quando il gioco si fa duro, si fanno comperare subito, sia dai servizi segreti di destra che dai servizi segreti di sinistra, che li riciclano come braccio armato – nuclei clandestini dello stato, l’ultimo gradino) per distruggere il movimento. Ci sono stati tanti presunti compagni/e che avevano visto e ritenuto normale il video girato con un vecchio Nokia da quei depravati che avevano anche immortalato lo stupro di gruppo, un gesto infame cattofascista: sono stati peggio degli sbirri e dei preti pedofili.

Ma nessuno aveva rotto il silenzio, quasi fosse più importante difendere l’immagine del Movimento antifascista parmigiano, piuttosto che denunciare lo stupro, solidarizzare con la vittima e impedire che si ripeta l’infame gesto.

Sempre Claudia racconta: “Ripresi i miei vestiti e me ne andai, lì dentro non c’era più nessuno”, quella notte delle “barricate antifasciste” vede la sua vita andare in pezzi. Però Claudia non denuncia. Per imbarazzo, vergogna, per non far soffrire anche i suoi genitori. Tenta di tornare alla vita di prima, nei centri sociali, ma invece, come rivendicano le ragazze di “Romantic Punx”, Claudia viene isolata, minacciata esplicitamente, cacciata con violenza e determinazione da quegli stessi spazi autogestiti che frequentava abitualmente. Sì, perché Claudia è diventata pericolosa per il branco che l’ha seviziata. Le compagne di Romantic Punx” (massimo rispetto per il coraggio e la coerenza), affermano sul loro blog: “uno stupro è sempre un atto fascista, anche se chi lo commette si dichiara antifascista”….

I depravati stupratori di Parma, ricordano molto i vecchi partigiani bianchi antifascisti – anticomunisti, social liberal cattosinistroidi che si infiltravano nei movimenti comunisti e anarchici.

Il 18 settembre 2019 i mass media scrivono che sono state condannate 4 persone per aver depistato e favorito le persone che fecero lo stupro di gruppo su una ragazzina appena maggiorenne, avvenuto nel 2010 a Parma nel centro sociale antifascista di via Testi.

Quattro giovani sono stati condannati per aver coperto i depravati, gli autori dello stupro avvenuto a Parma nella sede della Raf la Rete Antifascista, cercando di intimorire e convincere la ragazza vittima della violenza a dare una versione diversa (come gli sbirri che hanno torturato Cucchi, anche loro han cercato di fargli cambiare versione per occultare la realtà). Otto mesi, la condanna inflitta ai 4 (tra cui una ragazza). Per tutti la pena è stata sospesa. Due di loro erano già stati condannati a 1 anno e 8 mesi per falsa testimonianza (pena sospesa anche in questo caso). In caso di condanna definitiva, l’affidamento ai servizi sociali consentirà ai due di evitare il carcere. Ricordiamo che a giugno del 2019 sono state confermate in appello le condanne per i giovani viscidi depravati (infiltrati dalla Nato anticomunista per annientare i movimenti di lotta, anche quelli anarchici, attraverso le contraddizioni), accusati della violenza sessuale: tre anni e un mese a Francesco Concari e Francesco Cavalca; due anni e 8 mesi a Valerio Pucci. Ma non è che quei depravati infami (infiltrati) venivano da casa pound, visto che si trova vicino alla loro sede a Parma?? Ma non è che questi depravati – mercenari venivano pagati come soldatini (braccio armato), per portare avanti il piano militare atlantico anticomunista Stay behind?

La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti. Nuova ediz.

Dobbiamo ancora analizzare bene chi erano quei doppio giochisti degli anni ’70 come Corrado Simioni, Roberto Dotti, Giovanni Senzani, che provengono dall’alta borghesia, e il loro braccio armato: Morucci, Moretti, Duccio Berio e Mulinaris (Hyperion, centro di compensazione dei servizi segreti antifascisti di Yalta). Sappiamo solo che ogni tanto si ripresentano queste grosse contraddizioni all’interno del movimento (molto spesso eterogeneo), ma il movimento deve comunque avere il coraggio (per il futuro della nostra Storia), di discutere e affrontare sempre le incoerenze, non si puo far finta di niente: è da codardi e noi anarchici non possiamo di certo permettercelo, ricordiamoci anche che chi ha perso la vita per un mondo migliore (compreso ovviamente Pinelli), non intendeva questo…

Temiamo che Claudia non sia stata l’unica a subire la loro prassi militare, che non sia stata la prima volta che adescavano le ragazzine nei cortei, o alle feste, per poi drogarle a loro insaputa (la droga dello stupro) e violentarle, questo sempre all’interno della loro sede antifascista…

Tempo fa è andato un nostro compagno Anarchico alla loro sede di Parma, per chiedere chiarimenti su quell’orrendo e infame stupro, ma il nostro compagno è stato addirittura minacciato dai loro leccaculo subordinati, di andarsene. Ma chi c’è dietro questa mezza dozzina di soldatini depravati??

Siamo diventati tutti malfidenti, e questa è un’altra sconfitta…

Consigliamo ai genitori di queste ragazzine a cui hanno tolto l’innocenza, l’utopia e il sogno, di andare a scovare gli sciacalli, per chiedergli personalmente, muso contro muso, il perchè lo hanno fatto. E in che contesto sociale avevano vissuto fino ad allora, per poi convincerli ad aprire loro stessi il dibattito contro il sessismo (cultura cattofascista che vede la donna come oggetto). Non vogliamo fare il processo a nessuno (processo del popolo), ma vogliamo aprire un dibattito contro il sessismo indotto da una cultura medioevale patriarcale depravata, che è entrata anche nei movimenti di lotta di classe …

Se li becco quei depravati soldatini di Parma, IO che sono una donna e faccio parte dei Rsp, altro che solidarietà gli mando a quelle merde depravate!! gli faccio mangiare i coglioni a morsi da un cane incazzato pure lui, almeno il cane è giustificabile lo fa come istinto perchè ha il cervello troppo piccolo per pensare: basta dirgli attacca !!!…. Almeno in questo modo i depravati capiscono cosa vuol dire subire, essere umiliati! e così senza picio e coglioni non faranno più danni !!!….

A proposito di apparati occulti militari, non ci ricordiamo più chi furono i primi a formare e istituzionalizzare, a livello occulto, le formazioni paramilitari, finanziate da Confindustria e dalla FIAT? Erano formazioni militari, nate e addestrate per portare avanti il progetto neogollista ed atlantista (anticomunista) del conte Edgardo Sogno e del suo braccio esecutivo Pacciardi (tutti e due partigiani bianchi antifascisti – liberalcattofascisti). Gruppi paramilitari addestrati per portare avanti il piano militare della strategia della tensione fatta di colpi di stato per imporci la dittatura militare e di stragi di stato (piano militare false flag)… Il piano militare prevedeva anche la propaganda psicologica di Luigi Cavallo contro la FIOM ed il PCI. …

A proposito di pedofilia e di depravazione dell’uomo sulla donna:

vallerano chiricozzi casapound violenza sessuale - 5

A Roma il 21 settembre, sono stati processati Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, due ex militanti di casapound, arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate nei confronti di una donna, violentata in un pub a Viterbo. I due depravati psicopatici sono riusciti a pagare il giudice e ottenere gli arresti domiciliari…..

Ma non è finita qua, il 26 settembre sempre i mass media scrivono che il gip di Viterbo ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di un pedofilo fisioterapista in provincia di Viterbo. L’uomo era un dipendente della sede distaccata di Santa Marinella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù”.

Il depravato viene accusato di violenza sessuale aggravata continuata ai danni di una minorenne disabile!

Ma allora, i depravati organizzati di Parma, come non paragonarli anche a quegli sbirri P2 (loggia massonica formata da alti gradi militari e delle forze dell’ordine), che stuprarono franca Rame?

Dario Fo/Franca Rame, 60 anni di "impegno" a tutto tondo

Era il 9/3/1973 quando Franca Rame fu stuprata. La fecero salire a forza su un camioncino 5 esponenti dell’estrema destra, pagati da alcuni ufficiali dei carabinieri, per punire “la compagna di Dario Fo” (da giovane Dario Fo faceva parte della Rsi. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a seguito della chiamata alle armi della neonata Repubblica Sociale Italiana si arruolò come volontario nelle file dell’esercito fascista). Franca Rame era, invece, un’attrice teatrale, drammaturga, politica, attivista, che aveva prestato la sua voce prima all’Organizzazione Soccorso Militare e poi, negli anni ’70, al movimento femminista. I fasci mercenari le spaccarono gli occhiali, le tagliarono viso e corpo con una lametta, le bruciarono la pelle con le sigarette e la violentarono a turno. Per quello stupro non c’è mai stata nessuna condanna, ma solo la prescrizione dopo 25 anni dal fatto, nonostante nel 1987 due fascisti, Angelo Izzo e Biagio Pitaresi, rivelarono al giudice Salvini che a compiere lo stupro fu una squadraccia neofascista e soprattutto che l’ordine di “stuprare” Franca Rame, venne dall’arma dei carabinieri. Non successe nulla, nonostante la testimonianza di Nicolò Bozzo, che sarebbe diventato stretto collaboratore di Carlo Alberto Dalla Chiesa e che al tempo dei fatti era in servizio presso la divisione Pastrengo.

“Tra i miei superiori ci fu chi era contento. Il più alto di grado, (il comandante della “Pastrengo”), il generale Giovanni Battista Palumbo disse «Era ora» .. […]”. Palumbo era un doppiogiochista, un personaggio ambiguo, era stato nella Repubblica Sociale fascista e poi era passato coi partigiani bianchi appena prima della Liberazione. Non faceva mistero delle sue idee di destra. E alla “Pastrengo”, sotto il suo comando, circolavano personaggi ancora più ambigui che facevano parte dell’estrema destra (braccio armato – esecutivo) e personaggi della piccola, media, e alta borghesia e che facevano parte invece della “maggioranza silenziosa” come l’avvocato Degli Occhi….

Ma secondo Nicolò Bozzo lo stesso generale Palumbo non sarebbe il responsabile primo dell’ordine di stuprare Franca Rame, quanto l’esecutore di «una volontà molto superiore». È in quella terra di nessuno dove negli anni ’70, si incontravano e mescolavano terroristi e apparati dello stato (servizi segreti), che matura la decisione di colpire Franca Rame. Franca non ha mai smesso di difendere la sua dignità. La sua battaglia è quella di tutte le altre donne, uomini, bambini, persone, che sono stati oggetto di violenza… E lo ha fatto con le parole. Nel 1975 scrisse un monologo intitolato Lo Stupro, che finirà poi nello spettacolo Tutta Casa, Letto e Chiesa. Sette minuti di dettagli chirurgici e sensazioni soffocanti, che negli anni ’80 l’attrice portò in televisione, alla RAI, davanti a milioni e milioni di persone, in anni in cui di violenza sessuale si parlava troppo poco….

Un altro caso di violenza militare:

Un mese prima del G8 2001, è uccisa in caserma Serena Mollicone

Solidarietà a Claudia!! Noi Anarchici, ricercatori senza padroni, con la nostra cultura da sottoproletariato che si è alzato di livello culturale, siamo sempre dalla tua parte!!

Contro la sopraffazione e la violenza patriarcale dell’uomo sulla donna!! Cultura dal basso! contro la piccola e media borghesia falsa e castrata …..

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/07/22/stupro-di-gruppo-un-gesto-infame/

Solidarietà a tutti quelli torturati e uccisi dalle forze del disordine (dittatura militare): Aldrovandi F, Bianzino A, Cucchi S, Frapporti S, Giuliani C, Lonzi M, Maranzano R, Mastrogiovanni F, Saturno C, Uva G, Zordan Gino, Pinelli G, Bresci G, ecc. ecc.

Bisogna pure che la verità venga

su dai tuguri poiché dall’alto non vengono

altro che menzogne

L .Michel

Vi mandiamo anche il testo che ci ha fatto scuola a tutti negli anni ’90:

99-Posse – Rigurgito antifascista

Zulù: fighettini inamidati tutti turgidi e induriti

Se ne vanno per la strada tutti fieri ed impettiti

Si sentono virili, atletici e puristi

Sono merda secca al sole

Sono luridi fascisci.

Domenica allo stadio

Tutti a sfogare frustrazioni accumulate in settimana ad obbedire,

Obbedire ad un potere strumentale al capitale

Tutto il giorno sissignore mi dispiace ho fatto male

Cala la notte e messe a posto le cartelle

Reggono i calzoni con due comode bretelle

Si rasano la testa

L’ anfibio bene in mostra

Coltello nella tasca ed incomincia la giostra

Drogato negro frocio comunista pervertito

Terrone punk’a bestia

Sadomaso travestito

è inutile nasconderti sarai individuato

E nel cuore della notte sarai sprangato.

20 a 1 è la tua forza

Fascio infame

Ti nascondi ed alle spalle mi colpisci con le lame nun te fai vedé n’faccia

Non serve a niente

Con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

Servi dei servi dei servi

Nulla può smentire la natura dei bastardi

Generati come automi o peggio bene di consumo

Sis-te-ma-ti-ca-men-te

MERDA!

Per chi vende immagini

Ricicla stereotipi reti unificate per la brava gente

L’informazione di regime non vede e non sente niente

Non si parla di chi è picchiato, bruciato

Mentre il fascista oggi è a guardia dello stato

In nome di un valore finto uccide per istinto

Come bestie feroci accecate dalla tua idiozia

99 posse e Zou antifascismo militante

Senza tregua la sola costante

In culo alla gente che pensa incoerentemente

Per questo chi mi ascolta non mi darà torto

L’unico fascista buono è un fascista morto

C’ho un riguargito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista..

https://4agosto1974.wordpress.com/2013/09/24/roberto-cavallaro-udienza-7-1-2010-al-processo-per-la-strage-di-brescia/

Operazione Blue Moon

https://www.youtube.com/watch?v=vRPW1iznznU

 

L’anarchia, al pari del socialismo,

ha per base, per punto di partenza,

per ambiente necessario, l’eguaglianza

di condizioni; ha per faro la solidarietà;

e per metodo la libertà.

E. Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

F. Mastrogiovanni: morire di TSO…

Francesco Mastrogiovanni: morire di TSO…

Oggi è l‘anniversario dell’assassinio impunito di Francesco Mastrogiovanni, maestro anarchico molto amato dai suoi bambini, caduto vittima della violenza disumana chiamata “psichiatria”, con le sue strutture “protette”, i medici specializzati e tutto il personale che lavora per la tutela e la cura dei pazienti ricoverati…

Purtroppo, casi come questo, si moltiplicano e spesso rimangono senza nome: entrare in un reparto di “igiene mentale”, significa non avere più diritti e nemmeno dignità, significa non essere più considerato un essere umano!

Materiale di approfondimento:

https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2012/09/28/news/cosi-hanno-ucciso-mastrogiovanni-1.46861

https://www.iene.mediaset.it/2018/news/tso-morto-franco-mastrogiovanni-cassazione-nessuno-in-prigione-video_138048.shtml

https://www.ottopagine.it/sa/cronaca/197447/caso-mastrogiovanni-la-cassazione-conferma-la-condanna.shtml

http://www.tgmaddalena.it/uno-psichiatra-stecca-nel-coro-ci-racconta-87-ore-il-film-sullassassinio-di-francesco-mastrogiovanni-morto-di-tso/

https://www.nursetimes.org/caso-mastrogiovanni-le-scuse-di-un-infermiere-abbiamo-commesso-una-barbarie/76060

http://www.giustiziaperfranco.it/index.php

https://it-it.facebook.com/pages/category/Community/Gruppo-Anarchico-Francesco-Mastrogiovanni-di-Napoli-FAI-160134531233493/

https://www.popoffquotidiano.it/2015/08/09/basta-morti-in-tso/

https://www.cronachedellacampania.it/2018/11/mori-nel-centro-di-igiene-mentale-chiesto-il-processo-per-sette-medici/

https://www.bergamonews.it/2019/09/01/rogo-in-psichiatria-proteste-fuori-dallospedale-lunedi-i-funerali-della-giovane/323106/

https://napolimonitor.it/quel-passato-che-non-passa-mai-antonia-elena-e-le-storie-di-ieri/

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2020/06/11/alice-libera-lettera-di-denuncia-di-un-padre-che-chiede-giustizia-per-la-figlia/

https://www.recnews.it/2020/06/23/prospettive-di-riforma-del-tso-al-via-la-teleconferenza/

La psichiatria è uno strumento corrotto del controllo sociale.

Cultura dal basso contro i poteri forti, violenti, repressivi, assassini e impuniti

Rsp (individualità Anarchiche)

Alice libera! Lettera di denuncia di un padre che chiede giustizia per la figlia

Riceviamo e pubblichiamo:

LETTERA di DENUNCIA di un PADRE CHE CHIEDE GIUSTIZIA per la FIGLIA

Raccogliamo la lettera di denuncia di un padre che chiede giustizia per sua figlia. Ci sembra importante raccontare questa storia di abusi che va avanti da troppo tempo. È necessario attenzionare maggiormente ciò che avviene all’interno di alcune strutture psichiatriche private convenzionate, che in Italia sono più di 3.500, spesso veri e propri luoghi di reclusione in cui è difficile entrare e verificare quali pratiche e terapie vengano attuate.

Ci preme sottolineare inoltre come il ruolo degli Amministratori di Sostegno diventa sempre più invasivo e determinante per la vita di persone vittime della psichiatria che di fatto non hanno commesso alcun reato. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e sua figlia sui vostri canali e sui vostri siti, di inoltrarla il più possibile nella speranza che altri si uniscono alla sua battaglia per la liberazione di Alice.

Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud

http://artaudpisa.blogspot.com/

http://fotografismo.altervista.org/wp-content/uploads/2014/03/terrorificas_imagenes_psiquiatricos_asilos_pasado_31.jpg

I manicomi nascono per speculare sulle disgrazie della povera gente; è solo negli anni ’60 /’70 che il livello dell’utenza cambia, cominciano a internare anche i dissidenti politici con un livello culturale molto più ampio di quello del poveraccio che non aveva potuto studiare e, attraverso analisi sociali fatte da questi dissidenti, saltano fuori le condizioni disumane che vivevano le persone all’interno di questi lager. Da li nascono molte associazioni antipsichiatriche che contribuirono a evidenziare le tante ingiustizie nascoste, fino alle torture fisiche e psichiche subite dagli utenti.

Dopo dante lotte culturali, il movimento antipsichiatrico riesce ad ottenere nel 1978, la legge per la chiusura del business dei manicomi.

Ma facciamo un po’ di Storia:

I manicomi si espandono per rinchiudere il forte disagio sociale, causato sopratutto dalle guerre, che creavano ulteriore povertà, fame, miseria, ai margini della “società”.

A venire rinchiusi nei manicomi erano in prevalenza povera gente e i soldati, che venivano rinchiusi perché traumatizzati per gli orrori e le tante ingiustizie sociali, viste e subite (nonnismo) durante le guerre geopolitiche per il potere politico, economico, militare.

Ma facciamo un excursus sulle guerre avvenute in Italia:

In Italia tra il 1494 e il 1559, ci furono guerre causate dall’espansionismo delle grandi monarchie europee, per l’egemonia della penisola. La guerra fu scatenata inizialmente dai sovrani francesi, ma poi si aggiunsero anche la Spagna e il Sacro Romano Impero.

Nel periodo compreso tra la discesa di Carlo VIII (1494) e la pace di Cateau-Cambrésis (1559) gli stati italiani, con l’eccezione di Venezia, perdono la propria autonomia politica ed entrano nella sfera d’influenza spagnola. Con la pace di Cateau-Cambrésis si concludono le cosiddette guerre d’Italia e vengono regolati gli equilibri europei fino allo scoppio nel 1618 della guerra dei Trent’anni (1618 e il 1648). La pace è stata importante, anche se l’accordo rappresentava il definitivo consolidamento del dominio spagnolo in Italia, che influenzerà per più di 150 anni la storia italiana.

Al termine delle guerre, la Spagna si affermò come la principale potenza continentale, ponendo gran parte della penisola italiana sotto la sua dominazione diretta (Napoli, Milano e Stato dei Presidi) o indiretta. Seppero mantenere una certa autonomia il Ducato di Savoia (legato alla Francia) e la Repubblica di Venezia.

Il Papato, pur autonomo, risultava perlopiù legato alla Spagna dalla comune politica di far prevalere in Europa la Controriforma cattolica.

Con questi accordi vennero regolati gli equilibri europei fino alla pace di Vestfalia del 1648.

Queste guerre per l’egemonia della monarchia Europea sull’Italia, crearono ulteriore condizioni sociali di miseria e sfruttamento dell’essere umano che non aveva più neanche i mezzi per sopravvivere….

Ma la voglia di conquista del potere delle classi borghesi, non finisce qua:

Nel 1848-1866 ci furono 3 guerre per l’indipendenza italiana, che ebbero come esito l’estensione territoriale del regno di Sardegna e la proclamazione del regno d’Italia. Tali eventi furono gli episodi cardine del Risorgimento e furono il punto di arrivo della politica del regno di Sardegna, guidato dal primo ministro conte di Cavour (imposto dai Savoia). L’unità d’Italia (che era contro l’Austria), era stata sostenuta dallo Stato sabaudo e politicamente dall’Inghilterra liberale e dall’alleanza con l’Impero francese retto da Napoleone III prima e con la Prussia di Otto von Bismarck dopo.

Poi ci fu la 1 e la 2 guerra mondiale (1915 – 1945) che crearono ulteriore povertà sia economica che culturale nei ceti sociali più svantaggiati.

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Nel periodo fascista (1920) cambia la tipologia di utenza, vengono rinchiusi nei manicomi anche gli antifascisti. Anche negli anni ’60/ ’70 durante le contestazioni degli operai e degli studenti, gli utenti all’interno dei manicomi aumentarono di numero…

In molti paesi Europei, i prigionieri politici vengono confinati in istituzioni psichiatriche e sottoposti ad abusi. La diagnosi di disturbo mentale serviva per la repressione e il controllo dei dissidenti, consentendo in tal modo allo Stato di tenere rinchiuse le persone contro la loro volontà, subendo terapie indirizzate verso la conformità ideologica, a vantaggio solo delle multinazionali del farmaco (psicofarmaci).

Gli utenti rinchiusi nei manicomi, venivano legati ai letti, imbottiti di medicine, e spesso, con gli elettrodi applicati ai loro genitali per ‘educarli e domarli’….

Antonia Bernardini, la storia della donna che morì “legata come Cristo in croce” nel manicomio giudiziario di Pozzuoli

Il Parlamento italiano il 13/5/1978 varò una radicale riforma dell’assistenza psichiatrica.

Nel 1961 Franco Basaglia prendeva servizio come direttore nel manicomio di Gorizia.

Diciassette anni prima Basaglia aveva subìto a Venezia, in quanto antifascista, il carcere e ne aveva serbato un ricordo di profondo orrore.

Egli lottò per istituire la legge 180, passata alla Storia come “legge Basaglia”, la legge che chiuse i manicomi. Si istituirono i teams territoriali. Si sviluppò il lavoro di team, si introdusse il concetto per cui l’istituzione pubblica, destinata al controllo, si trasformasse in un servizio concreto a disposizione del disagio sociale della gente comune.

La legge 180, poi integrata nella riforma sanitaria 833 del 23 dicembre 1978, si articola su tre paradigmi chiave:

• Ciò a sottolineare da un lato il prevalere del carattere sanitario ben più che di quello repressivo della misura di limitazione di libertà del soggetto, dall’altro a prevenire il rischio dell’abuso politico della psichiatria. Il Sindaco, quale autorità politica cittadina che risponde al proprio elettorato, difficilmente fungerà da corpo separato; il ruolo della Magistratura viene confinato in quello di un controllo “ex post” di legittimità, nella figura del Giudice Tutelare.

• Il passaggio della crisi dal manicomio all’ospedale civile. Viene vietato da subito il ricovero di nuovi pazienti nei vecchi manicomi. Si rende obbligatoria l’apertura di nuovi reparti, meglio: “servizi” negli ospedali civili.

Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, non fu voluta da Franco Basaglia. Rappresentò tuttavia un compromesso, che fra l’altro ebbe il vantaggio di accontentare solo i sindacati dei medici e degli infermieri. Questi si vedevano aumentare i parametri contrattuali e quindi gli stipendi e insieme videro aumentare prestigio e potere….

La chiusura graduale ma definitiva del manicomio e la riconversione delle risorse (business) da esso rappresentate, investiti nei servizi alternativi territoriali.

Ma facciamo un po di storia:

Nel Medioevo le persone che manifestavano comportamenti ritenuti “bizzarri – non omologati”, venivano affidati agli esponenti della Chiesa, i quali li rinchiusero e abusarono di potere sopratutto nei confronti della donna (che allora era considerata inferiore all’uomo), prima di mandarla al rogo, con l’accusa di peccatrice, anche se non aveva fatto nient’altro che pensare.

Nell’Età Classica (490-479) il problema delle guerre, con le sue conseguenze sociali (traumi), perse il carattere mistico-religioso e l’utente iniziò ad essere considerato da un punto di vista sociale, “folle”, ritenuto una minaccia per la società benpensante…

Proprio in quel periodo, sorsero moltissime case di internamento, volte a rinchiudere una varietà di persone rifiutate dalla società: persone con traumi cerebrali, poveri, vagabondi, mendicanti, criminali, dissidenti politici, persone nulla facenti, tutte rinchiuse in un’unica struttura. Una delle prime case sorte allo scopo fu l’Hopital General di Parigi, fondato nel 1656. Qui le persone non venivano rinchiuse per essere curate, ma per finire i propri giorni lontano dalla società. Una volta entrate in questi luoghi, le persone venivano spogliate della loro dignità e trattate senza rispetto. Vivevano in condizioni disumane ed erano costrette a subire punizioni corporali.

Questa idea di allontanare dalla società chiunque fosse considerato pericoloso, si verificò in seguito alla Riforma attuata da Martin Lutero (1483 – 1546); al contrario del Medioevo, in cui le persone povere e i vagabondi venivano lasciati vivere nella società, in quanto la povertà era vista dai ceti più avvantaggiati, come mezzo per manifestare la propria fede (aiutando le persone povere ci si poteva guadagnare la salvezza in Paradiso), con la negazione delle opere di Lutero, la povertà perse questo significato e si trasformò in colpa attribuibile alla persona….

Presto, le case di internamento si diffusero in tutta Europa e divennero uno strumento di potere enorme, attraverso il quale si decideva, senza utilizzare alcun criterio logico, sulla vita delle persone e su chi dovesse essere rinchiuso.

Un cambiamento radicale nell’elaborazione di diverse concezioni della mente e del suo funzionamento, si ebbe tra la fine dell’’800 e i primi anni del ‘900, anni in cui nacque la psicoanalisi. Ad essa si deve il merito di aver posto l’attenzione sulla necessità di capire il sintomo più che di reprimerlo attraverso metodi di cura brutali. Questo modo di curare la malattia ha sicuramente rappresentato un’importante rottura con l’ideologia repressiva basata sul business che sosteneva la prassi manicomiale, che considerava la malattia come qualcosa di organico e che aveva condotto a ritenere ogni approfondimento psicologico, perfettamente inutile.

Il manicomio restava sempre e comunque luogo di controllo e di ordine.

Basaglia fu il medico che mosse una critica radicale nei confronti dei manicomi; nel 1961 divenne direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia ed è lì che iniziò a rendersi conto delle condizioni disumane in cui versavano le persone recluse nei manicomi. Così iniziò ad introdurre piccole modifiche, partendo dal considerare i pazienti come esseri umani, come persone dotate di una propria identità e dignità, non come numeri, come un business qualsiasi…

Secondo lui, la malattia doveva essere posta in relazione alla società attuale, una società alienante, la società dei consumi; per questo era importante creare, all’interno di essa, servizi assistenziali per chi subiva la condizione sociale del boom economico: di chi aveva troppo e di chi invece non aveva niente, bisognava costruire dei punti di riferimento culturali e sociali per tutti, senza distinzioni di ceto o etnia….

Dopo l’approvazione della Legge Basaglia, il problema in Italia, restò però sul come fare; la legge scatenò immediatamente numerose polemiche, soprattutto da parte dei direttori dei manicomi (che non volevano perdere il business) che vedevano minacciato il loro potere, dei sindacati che difendevano gli interessi di chi lavorava nei manicomi….

L’archivistica manicomiale, nel nostro paese, ha ricevuto un grande impulso a partire dalla legge 180. La chiusura degli ospedali psichiatrici, avviata a partire dal 1978, ha messo infatti in primo piano l’urgenza di salvare, custodire e inventariare gli archivi dell’istituzione manicomiale, mettendoli perciò a disposizione, sia dei singoli studiosi, sia dell’intera comunità scientifica.

I documenti di archivio nascono dalla necessità di capire come operava il personale all’interno dei manicomi.

Per analizzare il ruolo professionale dello psichiatra: la pratica psichiatrica sembra esaurirsi nella compilazione automatica della scheda e nella diagnosi che porta al ricovero (prassi – prigione – condanna a morte). La scheda prestampata intrappola dunque il soggetto nel discorso psichiatrico che si articola intorno a ciò che Foucault definisce “interrogatorio”, non una semplice raccolta di notizie anamnestiche, ma la modalità attraverso cui la posizione del medico psichiatra viene riconosciuta e istituita, nel momento in cui il soggetto acquisisce lo status di malato. Povertà, pubblico scandalo, pericolosità o eccessiva sensibilità, sono elementi che possono sostenere la motivazione del ricovero. Essi evidenziano la notevole portata strategica che il riferimento ai valori sociali assume nell’intervento psichiatrico.

Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale, viene immesso in uno spazio che, originariamente nato per curarlo, si rivela un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, il luogo della sua oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita della individualità e della libertà, nel manicomio il malato non trova che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri, l’aver scandita la propria giornata su tempi dettati da esigenze organizzative che non possono tener conto delle particolari esigenze di ognuno.

A giustificarne la presenza all’interno delle cartelle cliniche è l’esigenza scientifica e la necessità di sorvegliare i folli (le disgrazie sociali per poi specularci), i cui scritti costituirebbero un’ulteriore prova di verità della diagnosi e proprio per questa ragione sarebbero stati incorporati nel dispositivo manicomiale che si configura come istituzione totale caratterizzata dal fatto di assorbire e regolare l’intera esistenza di coloro che vi entrano a far parte e di esaurire in sé tutta la loro esperienza sociale.

In Italia il cosiddetto «grande internamento manicomiale» può essere individuato in un periodo tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Ed è nel corso di questi decenni che viene edificato un consistente numero di manicomi su tutto il territorio nazionale. Questo periodo coincide con la nascita di un Paese moderno «così come siamo abituati a pensarlo oggi». Un «Paese moderno» nel quale, accanto alle campagne, cominciavano a svilupparsi grandi agglomerati urbani capaci di accogliere famiglie sempre più numerose, in cui compaiono «infrastrutture potenziate» anche dal sistema manicomiale, concepito per «assistere la follia», ma usato soprattutto per mantenere l’ordine pubblico e la tutela della moralità, secondo i canoni dei ricchi benpensanti ….

Questo aspetto si irrobustisce negli anni del fascismo quando, con la stretta repressiva attuata dal regime, si ampliano i contorni che circoscrivono i concetti di marginalità e devianze. I manicomi, di riflesso, accentuano la loro dimensione di controllo, affiancandosi allo Stato per contribuire a plasmare uomini e donne chiamati ad assolvere una serie di compiti che rispecchiano il clima economico e sociale dei “tempi nuovi”…

I manicomi conoscono uno sviluppo sostanziale e registrano per tutto il ventennio un aumento costante dei ricoverati, riconosciuti come «vittime di violenza carnale o dei traumi di guerra»…

http://fotografismo.altervista.org/wp-content/uploads/2014/03/terrorificas_imagenes_psiquiatricos_asilos_pasado_12.jpg

Lo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati.

Ogni anno si spendono almeno 23 miliardi di euro per le forze armate, di cui cinque solo per comprare nuovi armamenti.

Intanto le condizioni sociali peggiorano e i diritti delle persone vengono tolti, attraverso grandi riforme come quella del lavoro che ha eliminato lo statuto dei lavoratori. Pazzesco!!

Oggi sappiamo che i manicomi non esistono più, ma l’argomento della psichiatria rimane sempre un tabù, un argomento da evitare, da non affrontare…

Ecco perchè è importante dare la parola a chi subisce la prepotenza e la repressione statale, non a chi risolve, ancora oggi, le problematiche sociali con l’internamento, la ghettizzazione e l’annientamento, così funziona ai giorni d’oggi la psichiatria…

https://www.archeologiafilosofica.it/wp-content/uploads/2016/06/Michel-Foucault-Storia-della-follia-nell-eta-Classica.pdf

 

Per poter veramente affrontare la “malattia”, dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono.

Franco Basaglia

 

Si va in manicomio per imparare a morire.

Alda Merini (poetessa 1931 – 2009)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

A proposito di TERRORISMO DI STATO…

Il 9 gennaio i mass media scrivono che Gilberto Cavallini (nato a Milano nel 1952), ex terrorista dei Nar, è stato condannato all’ergastolo nel processo sulla Strage della stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980, 40 anni fa ….

Strage di Bologna. Nuovo imputato, il nero che parlava con “i piani alti”

Secondo la procura di Bologna Cavallini fornì supporto logistico agli esecutori materiali della Strage di Bologna. Fu lui a ospitare Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva quali esecutori materiali dell’attentato) a Villorba di Treviso prima della strage. Sempre lui, per l’accusa, si occupò dei documenti falsi e del trasporto a Bologna, fornendo un’auto.

Cavallini dopo la sentenza di ergastolo dichiara ai mass media: “Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980”.

Cavallini non si pente perché, (secondo la sua logica), in quel caso, come negli altri casi, ha “solamente” eseguito un ordine militare prestabilito… Infatti faceva parte di quei tanti gruppuscoli sia di destra che di sinistra usati (comprati), addestrati e sovvenzionati dalla P2, per essere attivati nei vari periodi storici, nel portare avanti, a tutti i costi, il piano militare politico sovranazionale, anticomunista (inizio Guerra fredda: 1949 – Patto Atlantico).

Il fatto che i NAR furono gli esecutori e non i mandanti, non li rende meno responsabili della strage di Stato a Bologna (eccidio, strage di innocenti: previsto dalla Strategia della tensione).

D’altronde Cavallini era uno dei tanti mediocri di allora, che andava allo stadio per scannarsi con gli avversari del balun e dove sicuramente li hanno usati già allora, per ‘testare’ ferocia e limitatezza culturale…

Dalla vita mediocre dello stadio, Cavallini si politicizza e si iscrive a Giovane Italia dell’Msi, dove pensato bene di usarlo anche loro come soldatino, come l’ultimo gradino, addestrato per scannare e perseguitare i “rossi” e inserirli nel piano militare chiamato “patto Atlantico anticomunista”. Insomma, Cavallini usato come tanti giovani antifascisti (partigiani bianchi: repubblichini – cattoliberalfascisti, insieme ai partigiani rossi) che, come prevede la logica militare, erano divisi in gerarchie militari non comunicanti tra loro e molti non avevano le idee chiare, a causa del lavaggio al cervello che gli facevano fin da giovani e dal loro basso livello culturale (esecutori – ultimo gradino)…. Soldatini ammaestrati e usati unicamente per destabilizzare e stabilizzare la dittatura del potere militare sovranazionale, previsto dal Patto Atlantico anticomunista firmato anche dall’Italia nel 1949 (inizio guerra fredda).

Ma ricordiamoci cosa successe quel 2 agosto del 1980 a Bologna, dove esplode una bomba alla stazione, con 85 morti e 200 feriti innocenti.

Per quell’eccidio verranno condannati come esecutori Fioravanti, Mambro e Ciavardini tutti amici di Cavallini.

Cavallini aveva molte cose in comune con gli altri dei Nar, per esempio era molto amico di Fioravanti, i due avevano la stessa mentalità ed erano entrambi delusi dall’ambiente dei vecchi fascisti, da fascisti diventano partigiani bianchi antifascisti… affascinati entrambi dalla figura di Che Guevara e della lotta armata (a proposito di contraddizioni della storia…).

A Padova, il 30 marzo 1980, Cavallini, Fioravanti e la Mambro assaltano i locali del distretto militare di via Cesarotti e si portano via 4 mitragliatrici, 5 fucili automatici, pistole e proiettili. Prima di darsi alla fuga, sul muro della caserma la Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini (strategia della tensione – false flag).

Per la strage alla stazione di Bologna furono condannati non solo gli esecutori ma anche i mandanti, con l’ex capo della loggia massonica P2 Licio Gelli (Propaganda2: loggia massonica formata da alti gradi delle forze militari, marina, esercito, aeronautica, e dirigenti delle forze del disordine Ps – Cc, insieme agli ufficiali del SISMI (servizi segreti) Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza, un collaboratore del SISMI) ….

Ma per capire meglio come questi poteri militari abbiano usato la mafia e questi infiniti gruppuscoli, sovvenzionati (con soldi pubblici tolti a sanità, scuola ecc.), e addestrati dalla NATO, vi consigliamo di vedere il video proposto dalla trasmissione televisiva ‘Atlantide’, che spiega molto bene le dinamiche delle infiltrazioni, dei vari servizi segreti, in questi gruppuscoli e i vari patti occulti con lo stato, a partire dal 1945, fino al patto stato – mafia del 1993, col presidente Berluskoni (iscritto alla P2, numero di tessera 1618),per farsi eleggere lui, dopo la caduta del potere cattofascista di Andreotti, dimesso per i troppi scandali dove fu coinvolto.

http://www.televideoteca.it/atlantide-presenta-padrini-e-pentiti/15-gennaio-2020-533341

https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-presenta-padrini-e-pentiti-15012020-16-01-2020-302271

E’ interessante il video, sopratutto perché viene intervistato il Pm Di Matteo, il magistrato che ha portato avanti le varie inchieste fatte da Falcone e Borsellino. Di Matteo (foto sotto), ci spiega che Falcone e Borsellino, quando fecero arrestare Totò Riina (ultimo gradino) e tanti altri, si rendono presto conto che dietro ai mafiosi, spesso analfabeti, si celavano delle “menti raffinatissime”, come le definì Giovanni Falcone (servizi segreti). E quando capiscono che dietro alla mafia c’era un livello più alto (Falcone stava indagando su Gladio…), cominciano a pensare che le stesse forze dell’ordine, che dovevano difenderli, un giorno o l’altro li potrebbero tradire !!… E così fu….

A proposito di massomafia (termine coniato da Falcone quando definì i vari livelli culturali della mafia):

Il 7 gennaio i mass media scrivono che è stato concluso il filone di inchiesta sulla ‘ndrangheta in Piemonte che riguarda l’ex assessore regionale Roberto Rosso arrestato il 20 dicembre con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso.

Gli indagati, a vario titolo e per episodi diversi, sono in tutto 11…

Non abbiamo approfondito tanto il problema dei vari gruppi sovvenzionati dallo stato per destabilizzare anche l’Italia, perché lo avevamo già analizzato bene nelle ricerche sulla banda della Uno Bianca, che vi riproponiamo di leggere.

Permesso premio per lo sbirro assassino Alberto Savi della ‘Banda della Uno bianca’

Qui vi elenchiamo i vari stati che fanno parte della Nato attualmente:

Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia

Lituania, Lussemburgo, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Rep. Ceca, Romania,

Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.

Elenco Stati fondatori del Patto Atlantico del 1949 “stay-behind”:

Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti.

Con la guerra fredda inizia la contrapposizione economica, politica, ideologica e militare che venne a crearsi intorno al 1947, tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla II guerra mondiale: Stati Uniti d’America e Unione Sovietica.

Ma le contraddizioni e gli abusi di potere, in questo strano Paese continuano:

Il 17 gennaio i mass media scrivono che il Commissario dell’ASL di Torino, dott. Carlo Picco, ha approvato il servizio di vigilanza armata in tutti i Pronto Soccorso aziendali (cattolici: Maria Vittoria, Martini, Oftalmico e San Giovanni Bosco ecc…) . “Oltre alla vigilanza” (dichiara Picco ai mass media), “stiamo potenziando anche i servizi di video-sorveglianza” (magna magna).

La pistola Taser era già stata sperimentata dalle forze dell’ordine (sia pubbliche che private) dal 5 settembre 2018 fino al 5 giugno 2019, in dodici città Italiane: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi, Genova.

E’ già stato previsto che il Budget per queste pistole sarà di 8,5 milioni all’anno e verranno distribuite così: 1.600 alla polizia, 2.262 ai carabinieri e 256 alla guardia di finanza.

Puntualizziamo che, quel mediocre psicopatico di Salvini, che era ministro dell’Interno del precedente esecutivo, è stato un convinto sostenitore a più riprese del ricorso alla pistola elettrica (che ci renda i 48 milioni di euro rubati dalla lega, invece di fare la morale per imporci poi solo repressione….). La norma è stata introdotta su sua proposta e i risultati della sperimentazione sono stati diffusi quando lui era al Viminale…

Gli agenti delle forze dell’ordine, che già normalmente, da secoli, abusano di potere sulla povera gente e su chi li difende, grazie a ministri ‘illuminati’ (verrebbe da dire fulminati, viste le scosse elettriche in questione…), si ritrovano in mano, non ‘solo’ il manganello, ma anche 2 pistole!! Gli sbirri, che già erano psicopatici e frustrati a causa del nonnismo militare che devono subire in caserma, si ritrovano come in un film, western, demenziale e, purtroppo, drammatico, due pistole vere: una d’ordinanza coi proiettili di piombo (anche quelli di gomma non sono certo innocui), e quella Taser, la pistola elettrica resa celebre dall’uso, ormai esagerato e inopportuno (abuso di potere), della polizia statunitense.,Un taser negli Stati Uniti può costare tra 294 e 1.200 dollari.

Nel 2017 l’Onu ha classificato il taser come arma di tortura, e Amnesty International ha denunciato centinaia di morti a causa dell’utilizzo della pistola elettrica.

Ma non è finito qua il magna magna: Il giro d’affari che ruota attorno ai taser è milionario. La Axon Enterprise, unica azienda produttrice di questa pistola elettrica, ha una capitalizzazione di mercato di circa 4 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati diffusi (che sono quelli relativi al 2016), la divisione di Axon che produce pistole elettriche vale il 76% delle entrate totali. Il 24% rimanente, invece, arriva dal nuovo business messo in piedi sempre da Axon, quello relativo alle microtelecamere da installare su pattuglie e divise dei poliziotti.

I taser, nel 2016, hanno portato nelle tasche di Axon 268 milioni di dollari.

Oggi queste pistole sono usate in 107 Paesi in tutto il Mondo (tra questi Stati Uniti, Canada, Australia, Brasile, Nuova Zelanda, Kenya, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Repubblica Ceca e Finlandia).

Ma, verrebbe da dire, le strade delle contraddizioni sono infinite: anche il Vaticano vuole sperimentare la Pistola Taser dandola in dotazione alle loro guardie private (crociati – braccio armato, quelli che hanno incentivato, già nel 1100, le guerre di religione, per scannarsi tra religioni diverse (guerra tra poveri), per incentivare interessi molto più redditizi e meno teologici…).

Il Vaticano non si ricorda più della morte improvvisa di Papa Luciani (Giovanni Paolo I), nella notte del 28 settembre 1978,dopo soli 33 giorni di pontificato? Fu un evento contraddittorio e scioccante per la chiesa cattolica.

papa luciani

Papa Luciani dopo lo scandalo dello Ior, saltato fuori nel 1978 (Ior: banca mondiale secolare del Vaticana che serve per accumulare i soldi guadagnati con gli utenti, appunto i poveri – speculazioni economiche – business plan…), aveva osato dire ai mass media prima di morire, che dopo la vergogna dello scandalo della banca del Vaticano, voleva cambiare l’amministrazione dello Ior, perciò un potere arcaico, occulto e repressivo al disopra di lui, ha deciso di eliminarlo perché non faceva comodo ai loro giochi sporchi, geopolitici – militari …

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/09/23/gli-abusi-di-potere-degli-sbirri-aldrovandi-foresta-di-hambach-g8-genova/

https://www.informazioneconsapevole.com/2011/07/g8-strategie-di-colpo-di-stato-per-la.html

 

Non vogliamo morire inutilmente.

Fate che la nostra morte annunzi

un mondo senza classi dominanti

che soffocano le aspirazioni di libertà.

(N. Sacco e B. Vanzetti)

 

Solidarietà a tutte le compagne e i compagni colpiti dalla feroce repressione sbirresca

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Militanti NOTAV arrestati come fossero gladiatori terroristi assassini della ‘Uno bianca’!!!

Noi, ricercatori senza padroni, non potevamo non puntualizzare la contraddizione avvenuta durante le festività di natale, una contraddizione tutta italiana che non preoccupa affatto l’italiano banale e mediocre: se da una parte veniva arrestata il 30 dicembre Nicoletta Dosio militante No Tav di 73 anni, come se fosse una pericolosa terrorista, dall’altra veniva allegramente concesso il permesso di uscire dal carcere a Roberto Savi ex sbirro appartenente alla ‘banda della uno bianca’….

Ma andiamo ad analizzare i particolari: Nicoletta, nativa della Val Susa è una signora come tante lì in valle, che difendeva con tutte le sue forze il suo territorio da una militarizzazione pianificata. E’dagli anni ’60 che ci rompono i coglioni per organizzarci, attraverso la P2, i nuclei clandestini dello stato – Gladio – Rosa dei Venti, Organizzazione Osoppo, Mar, Falange armata ecc.: colpi di stato, stragi di stato, o mega infrastrutture costosissime, inutili e devastanti, per poi imporci la logica della dittatura militare (Patto Alantico – False flag – Stay behind).

Gli unici che ci guadagnano su questi mega business militari geopolitici (fin dai tempi dell’unita d’Italia) è sempre stata la massomafia, quel livello di classe sociale che ci spiegavano Falcone e Borsellino, un livello che non era mai stato indagato da nessuno prima di loro, perciò furono uccisi, da quel livello di classe sociale che usa l’ignoranza della mafia per i loro sporchi affari, per poi imporci la dittatura militare del Patto Alantico ….

Nicoletta è stata arrestata per aver partecipato (come tanti altri compagni in quei giorni) nel 2012 a una manifestazione alla barriera di Avigliana sull’autostrada del Frejus. Nicoletta non ha chiesto misure alternative, anzi ha dichiarato ai mass media, a testa alta: “Non mi pento di nulla. Non ho paura e sarei pronta a occupare di nuovo la strada. Vengano pure”, “ Una grande opera inutile detta legge nel nostro territorio”. Solidarietà a Nicoletta è stata espressa anche dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: “meriterebbe una medaglia in un Paese normale”. A novembre invece, 11 persone tra Anarchici e militanti del centro sociale Askatasuna, sono state raggiunte anche loro dalla repressione sbirresca che invece di contrastare la ma$$omafia (compresa quella militare), se la prende con chi, la logica del potere e della sopraffazione l’ha sempre combattuta. Sono stati raggiunti da ordini di carcerazione, sempre per essersi ribellati allo strapotere massomafioso e militare, e aver difeso il territorio dalle speculazioni mafiose . ….

Ma adesso andiamo ad analizzare chi è quello psicopatico di Aberto Savi, il più giovane dei fratelli Savi, che ha usufruito di un permesso premio, per trascorrere qualche giorno a casa coi suoi familiari.

I fratelli Savi appartenevano alla ‘banda della Uno Bianca’, tra 1987 e l’autunno del 1994 fecero 24 morti e oltre 100 feriti.

I parenti delle vittime della Uno Bianca si dichiarano totalmente contrari al provvedimento. Per loro parla Rosanna Zecchi, presidentessa dell’associazione dei famigliari delle vittime: “La nostra è una battaglia contro i mulini a vento, più diciamo che non riusciremo mai a perdonare i killer della Uno Bianca e più li fanno uscire. Sono convinta che non sono pentiti”. “Capisco che chi ha rubato un pezzo di pane possa usufruire di permessi per uscire o di altri benefici in carcere (ha aggiunto Zecchi) ma per gli assassini non dovrebbe essere così, questo non è possibile. Già è uscito Marino Occhipinti, che è definitivamente libero, ora prima o poi lo faranno tutti. Ma la giustizia dov’è?”.

La maggior parte dei componenti della banda armata della Uno Bianca erano membri della polizia di stato, con tendenze di estrema destra….

Nella lunga vicenda della banda della Uno bianca la presenza della Falange armata è stata asfissiante. La falange armata non predilige un particolare evento criminoso ma, di volta in volta, chiama i mass media per attribuirsi la paternità anche di delitti di mafia, come avvenuto dopo l’assassinio di Salvo Lima o dopo la strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta….

Secondo la tesi contenuta nel libro L’Italia della Uno Bianca, di Giovanni Spinosa, uno dei magistrati che si è dedicato per anni alla ricerca di una verità in cui i fatti trovassero una loro collocazione nel quadro generale della ‘strategia della tensione’ (Patto Atlantico Anticomunista – destabilizzare per stabilizzare il potere mafioso cattolico di destra Andreottiano)….

Tra gennaio ed agosto del 1991 la banda della Uno Bianca effettuò i colpì più eclatanti, ognuno dei quali venne scandito dalle telefonate alle agenzie stampa della Falange Armata, la sigla che ha rivendicato circa 400 episodi di cronaca criminale e mafiosa tra la primavera del 1990 ed il marzo del ’94 (nel periodo Berluskoniano ricomincia la strategia della tensione per evitare che la sinistra vada al potere politico), con comunicati deliranti che veicolavano messaggi di minaccia verso stranieri, operatori penitenziari, giornalisti (in particolare chi si occupava sulle pagine dell’Espresso e di Repubblica delle inchieste su Gladio). Ben 221 delle 500 comunicazioni attribuite alla Falange Armata riguardarono episodi o vicende legate alla Uno Bianca (paramilitari?).

L’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, all’epoca (tra il 1991 ed il ’93) a capo del CESIS, l’organismo di controllo sui servizi segreti che tra il 1977 ed il 2007 aveva la funzione di garantire l’unità della direzione politica dei servizi,e che rispondeva direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri, arrivò ad ipotizzare un collegamento tra la Falange Armata e il reparto OSSI (Operatori Speciali Servizio Italiano) della 7a divisione del SISMI, al cui settore dipendeva la struttura Gladio ed il GOS (Gruppo Operativo Speciale). Gli OSSI era un reparto altamente addestrato per compiti di guerra non ortodossa e guerra psicologica….

L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia. La storia segreta della Falange Armata - Librerie.coop

Seguendo per logica dell’ipotesi di Fulci, la Falange Armata sarebbe stata quindi un’operazione coperta, sviluppata per volontà delle istituzioni, con finalità di terrorismo psicologico e, considerate le modalità adottate, avrebbe operato per confondere l’opinione pubblica e gli inquirenti, spingendoli su false piste investigative, nel quadro di un programma di destabilizzazione e stabilizzazione dell’assetto politico istituzionale del paese (false flag – dittatura militare).

Roberto Savi, il capo della banda, nato a Forlì nel 1954, era entrato in polizia nel 1976 e negli anni in cui la banda della Uno Bianca faceva da gruppo sovversivo, era diventato assistente capo presso la centrale radio della Squadra Mobile di Bologna, un ruolo strategico che gli consentiva di controllare tutti i movimenti delle pattuglie….

Collezionista di armi in dotazione alla NATO, ed esperto di esplosivi, Roberto Savi è stato militante del Fronte della Gioventù e sindacalista della Cisnal di Rimini (nel 1973, all’età di 19 anni) quando questa aveva come leader Nestore Crocesi, un neofascista implicato nell’inchiesta sulla Strage di Piazza Fontana, braccio destro dell’avvocato missino Pasquarella, referente di Caradonna e Romualdi, il quale a sua volta era stato collegato al movimento fondato dal partigiano bianco Edgardo Sogno e Luigi Cavallo, Pace e Libertà…

Nel 1973 l’anticomunista Cavallaro, diventato dirigente della Cisnal, fu arrestato ed ammise al giudice Tamburino di essere membro dell’organizzazione Rosa dei Venti (conosciuta anche come Organizzazione X), in collegamento col SID, il servizio segreto italiano, ed in possesso del nulla osta sicurezza Cosmic della NATO, il permesso rilasciato solo ed esclusivamente dai vertici dell’alleanza atlantica e dei servizi segreti militari….

Tanti compagni Anarchici, come Sole e Baleno, si sono battuti per difendere il territorio dalle devastazioni ambientali, ma ci hanno voluto annientare con le loro leggi repressive, che non difendono certo il diritto a manifestare liberamente la propria opinione! Hanno saputo inporci solo la militarizzazione coi loro interessi e giochetti sporchi massomafiosi, altro che etica e Morale…

Il diritto al sapere deve essere garantito a tutti, per evitare, appunto, che chi sa, domini chi non sa!!

Ricordiamoci che è stata la Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia, in carica dal 2/7/1987 al 22/4/1992, a togliere il segreto di stato militare… E li ne abbiamo viste delle belle!! oltre ad aver la conferma della dichiarazione di Pinelli che la strage di Piazza Fontana fu una strage organizzata e finanziata dallo Stato!!!

L’ambiguità della storia d’Italia, deve rimanere sempre un tabù, così non possiamo permetterci di scoprire le tante contraddizioni e i paradossi che hanno contraddistinto il secolo scorso fino ai giorni di oggi: dobbiamo ancora aprire il dibattito sulle ambiguità dei partigiani bianchi sopratutto sulle loro formazioni militari e paramilitari…

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Tra la fine degli anni ’60 e ’70 c’è stata una forte recrudescenza della violenza politica che vide la moltiplicazione a destra (che confluiscono a volte con obiettivi cattolici di sinistra – partigiani bianchi – Dossetti e La Pira) di gruppi armati eversivi con obiettivi, metodi e motivazioni tra loro differenti e talvolta anche contrapposti. Accanto ad organizzazioni essenzialmente nazional-rivoluzionarie, interessate ad abbattere il sistema e a sovvertire l’ordinamento democratico dello stato repubblicano per mezzo della lotta armata (su tutti i Nuclei Armati Rivoluzionari), presero forma anche altri movimenti (in primo luogo Ordine Nuovo, Avanguardia nazionale, Ordine nero), che intesero perseguire il medesimo obbiettivo sovversivo attraverso uno strategico compromesso coi lati più oscuri del potere costituito, l’utilizzo di elementi appartenenti ai servizi segreti deviati e della massoneria e attuato spesso con la manovalanza di gruppi terroristici neofascisti o di membri della criminalità organizzata in quella che venne poi conosciuta come strategia della tensione: un disegno eversivo “basato principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario – dittatura militare, o quantomeno a lanciare avvertimenti ai governi di sinistra, al fine di ottenere leggi speciali o di attuare colpi di stato in funzione di svolte dittatoriali anticomuniste (Patto Atlantico anticomunista firmato anche dal repubblichino cattoliberal fascista e partigiano Bianco Edgardo Sogno – Golpe Bianco – 1964…) .

 

Sole e Baleno vivono e lottano insieme a Noi le nostre idee di ingiustizia sociale non cambieranno Mai !!!

Solidarietà a Nicoletta e a tutti i compagni ingiustamente reclusi

 

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/05/05/paolo-vi-e-la-lotta-armata/

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2019/07/26/sole-e-baleno-come-pinelli-uccisi-dallo-stato-per-coprire-intrecci-p2isti-massomafiosi/

 

Noi, che paghiamo un duro prezzo per ogni soffio

di aria pura e fresca, dobbiamo stare in guardia

contro la tendenza a incatenare il futuro.

(Emma Goldman)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Un mese prima del G8 2001, è uccisa in caserma Serena Mollicone

Omicidio di Serena Mollicone, giallo sul corpo riesumato: spariti alcuni organi

Il 30 luglio 2019 i mass media scrivono che sono stati chiesti 5 rinvii a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone, la tredicenne di Arce (Frosinone) ritrovata morta nei primi giorni di giugno in un boschetto a pochi chilometri dal suo paese. Lo ha reso noto il procuratore di Cassino, Luciano d’Emmanuele. La richiesta è stata depositata nei confronti dell’ex maresciallo dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Anna e il figlio Marco, e il maresciallo Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio. Per Quatrale, anche lui carabiniere, si ipotizza anche l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, mentre per l’appuntato Francesco Suprano, militare dell’Arma, solo il reato di favoreggiamento.

La diciottenne Serena Mollicone scomparve da Arce l’1/6/2001 e il suo corpo senza vita, con le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica, venne poi trovato in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, il 3. Due anni dopo, con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere, venne arrestato Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere.

Le indagini hanno ripreso vigore nel 2008 quando, prima di essere interrogato, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita. Gli investigatori si convinsero a quel punto che il militare si fosse tolto la vita perché terrorizzato dal dover parlare di quanto realmente accaduto nella caserma dell’Arma di Arce.

Alla luce dei nuovi accertamenti compiuti, il sostituto procuratore Siravo si è convinta che la diciottenne il giorno della sua scomparsa si fosse recata proprio presso la caserma dei carabinieri, che abbia avuto una discussione con Marco Mottola e che lì, in un alloggio in disuso di cui aveva disponibilità la famiglia dell’allora comandante, la giovane sia stata aggredita. Avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, credendola morta, sarebbe stata portata nel boschetto. Vedendo in quel momento che respirava ancora, sarebbe poi stata soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi. Un delitto che avrebbe avuto come protagonisti i Mottola, coperti dagli altri due carabinieri.

In base a quanto trapelato dai risultati della nuova perizia medico legale, le lesioni al capo sarebbero “compatibili” con l’urto su una porta sequestrata in un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce.

Serena sarebbe andata nella caserma di Arce per denunciare lo spaccio di droga accusando in particolare Marco, il figlio del maresciallo Mottola, e lì avrebbe trovato la morte.

Mottola, Mottola… Non sarà parente del tristemente noto Spartaco? No, quello è Mortola, cerchiamo notizie su di lui…

Il 4 giugno 2011 i mass media scrivono che:

Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos di Genova durante il G8 del 2001, dopo essere stato condannato a tre anni e otto mesi e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per l’irruzione alla scuola Diaz, ha ottenuto la promozione a questore.

Mortola è stato condannato a 3 anni e 8 mesi in appello per le violenze alla scuola Diaz e a 1 anno e 2 mesi per induzione alla falsa testimonianza, quando indusse l’ex questore di Genova a cambiare la propria versione dei fatti al processo, escludendo il coinvolgimento dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro… Mortola, tra le altre condanne, è stato giudicato colpevole anche per le falsità sostenute sul ritrovamento delle bottiglie molotov alla Diaz, fondamentali per giustificare l’irruzione e sostenere che fosse la base operativa dei black bloc. Il processo ha dimostrato che furono portate da agenti che le avevano sequestrate in piazza.

Lo Spartaco della scuola Diaz aveva già ottenuto una promozione, uno scatto di carriera, dopo il 2001, diventando il vice questore di Torino. Ha lasciato poi la città sotto la Mole non solamente per dedicarsi a Roma al corso di formazione propedeutico alla promozione a dirigente superiore, ma anche in seguito alle polemiche e al polverone alzatosi dopo lo scontro durissimo a Coldimosso fra forze dell’ordine e movimento No Tav.

Indagine "Aemilia": i principali indagati

Ricordiamoci anche che il 18 luglio i mass media scrivono che sono state pubblicate le 3.200 pagine della sentenza del processo Aemilia, che si è concluso a Reggio Emilia a ottobre con 118 condanne per 1.200 anni di carcere. Il risultato: Una ‘ndrangheta che per fare sempre più affari al nord e conquistare nuovi spazi nell’economia ha cambiato veste, “ha vestito un abito nuovo”, “presentabile”, di fatto imprenditoriale, pur rimanendo fedele alla sua “consolidata fama criminale”. E’ questa la descrizione della cosca emiliana che emerge con maggior forza dalle inchieste. I giudici per spiegare meglio il problema hanno deciso di scegliere alcune citazioni, alcune frasi emblematiche del pentito Antonio Valerio: “Signor presidente, a Reggio Emilia siete tutti, nessuno escluso, sotto uno stato di assedio e assoggettamento ‘ndranghetistico che non ha eguali nella storia reggiana, nemmeno i terroristi erano arrivati a tanto”, disse in udienza l’11 ottobre 2018….

Mammassantissima : https://www.youtube.com/watch?v=JEPnIIa_0Kk

https://www.youtube.com/watch?v=I7oWGC9VI04

https://www.youtube.com/watch?v=MzptTi0XqmM

https://www.youtube.com/watch?v=uwCCNGvy32w

Le inchieste di Gianluigi Nuzzi – L’alleanza tra imprese e ‘ndrangheta https://www.youtube.com/watch?v=zyeh66jZG88

 

I nostri nemici organizzano le loro forze mediante

la potenza del denaro e l’autorità dello Stato.

noi non possiamo organizzare le nostre, se non

mediante la convinzione, la passione.

(M. A. Bakunin)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Stazione Bologna 2 agosto 1980: STRAGE DI STATO!

Alle 10 e 25, 23 chili di tritolo esplodono nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria. Le lancette del grande orologio, ancora oggi, segnano quel tempo e quella stagione di morte e misteri. Un boato, sentito in ogni angolo della città, squarcia l’aria. Crolla l’ala sinistra dell’edificio: della sala d’aspetto di seconda classe, del ristorante, degli uffici del primo piano non resta più nulla. Una valanga di macerie si abbatte anche sul treno Ancona-Basilea, fermo sul primo binario. Pochi interminabili istanti: uomini, donne e bambini restano schiacciati. La polvere e il sangue si mischiano allo stupore, alla disperazione e alla rabbia. Tanta rabbia per quell’attentato così mostruoso e vile che prende di mira turisti, pendolari, ferrovieri. Perché nessuno anche in quei primi istanti ha mai dubitato sulla matrice terroristica della strage: l’odore dell’esplosivo era inconfondibile. Cominciò quel giorno una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana. Un iter che ha portato a 5 gradi di giudizio, alla condanna all’ergastolo degli ex Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, e a quella a trent’anni di Luigi Ciavardini.

Con un corollario di smentite, depistaggi e disinformazione. Resta la verità giudiziaria della pista neofascista e la strategia della tensione ma rimangono senza nomi i mandanti. I responsabili dei depistaggi, invece, come stabilito dai processi, sono Licio Gelli, P2, e gli ex 007 del Sismi Francesco Pazienza, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte.

bologna05

Arrivare ai mandanti è possibile. Basta volerlo, occorre che ci sia la volontà di farlo. E questa volontà adesso c’è”. Per il 39° anno Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime, sale sul palco antistante la stazione centrale di Bologna per l’anniversario della strage che il 2 agosto 1980 fece 85 morti e 200 feriti. “Dal 1981 (dice) anno in cui feriti e parenti delle vittime si sono uniti in associazione non abbiamo mai smesso di perseguire giustizia e verità: non ci fermammo allora e non ci fermeremo. Per noi e per tutti”. Ricorda che “dopo anni di ostacoli e difficoltà di ogni tipo la prima vittoria giudiziaria è arrivata con la condanna definitiva dei depistatori, i dirigenti del Sismi il generale Musumeci e il colonnello Belmonte, il faccendiere Pazienza e il gran maestro della loggia P2 Licio Gelli, e degli esecutori materiali, Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini. Questi sono solo alcuni dei nomi dei colpevoli. Il quadro non è ancora completo, soprattutto mancano i nomi dei mandanti e degli ispiratori politici e per questo, a 39 anni da quel terribile giorno, andiamo avanti e andremo avanti fino a quando la giustizia non li avrà identificati e condannati”.

Lo scorso 28 maggio è stato revocato il proscioglimento dell’ex primula nera di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini (foto sotto). La procura generale aveva chiesto la revoca del proscioglimento anche per un fotogramma che compare in un filmato amatoriale Super 8 girato da un turista tedesco in cui si notava una “spiccata somiglianza” fra una persona immortalata quella mattina nei pressi del primo binario poco dopo l’esplosione e Bellini. Ed è anche per questo che i familiari delle vittime hanno rivolto un appello a chiunque possa avere immagini di quel giorno da consegnare a chi non ha smesso di indagare. “C’è un impegno comune del Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati che mira a portare avanti il processo di declassificazione e digitalizzazione dei documenti delle commissioni di inchiesta. Ed è significativo che proprio nella giornata di oggi si tenga sul tema un tavolo tecnico fra le due amministrazioni per individuare i prossimi passi, con l’obiettivo di realizzare un portale unico parlamentare in cui rendere disponibili atti precedentemente classificati o comunque non direttamente accessibili al pubblico” annunciano i presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico.

Ma cosa è stata la strategia della tensione?

La strategia della tensione si basa su una serie preordinata di atti terroristici, volti a diffondere nella popolazione uno stato di tensione e di paura, tali da far giustificare o auspicare svolte politiche di stampo autoritario; può anche essere attuata sotto forma di tattica militare che consiste nel commettere attentati dinamitardi e attribuirne la paternità ad altri.

Questo periodo è stato caratterizzato dalla commistione di un terrorismo neofascista molto violento e da un mai chiarito terrorismo di Stato sostenuto da alcuni settori militari e politici che intendevano attuare un colpo di Stato in funzione anticomunista, specialmente dopo il movimento del Sessantotto e l’autunno caldo.

Il movente principale della strategia della tensione sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione politica italiana. In tale ottica, tra i moventi di tale strategia, soprattutto in Italia e nel quadro della guerra fredda, sarebbe stato quello di influire sul sistema politico democratico, rendendo instabile la democrazia e bloccare il progressivo spostamento dell’asse politico e governativo verso le forze di estrema sinistra, che all’indomani del Sessantotto e dell’Autunno caldo avevano migliorato le loro condizioni e rafforzato il loro ruolo nella società italiana. Vi sono molte ipotesi che portarono a sospettare un ruolo del SID in tale strategia per via di alcuni legami emersi con gruppi neofascisti: infatti, secondo alcuni storici, tali attentati terroristici avevano lo scopo di seminare il terrore tra la popolazione, in modo da legittimare l’instaurazione di un governo di tipo autoritario o addirittura colpi di stato da parte di forze politiche, o comunque organizzate, generalmente gravitanti nell’area dell’estrema destra. Sempre secondo alcuni storici e le risultanze giudiziarie, tale strategia golpistica trae origine ideologica fin dalla metà degli anni sessanta, in particolare dal cosiddetto “Piano Solo” (il fallito colpo di stato del 1964 fatto solo dai carabinieri) e dal Convegno dell’hotel Parco dei Principi organizzato dall’Istituto di studi militari Alberto Pollio nel maggio 1965 (decisero la strategia stragista atlantica anticomunista) avente come tema la “guerra rivoluzionaria” anticomunista, in cui intervennero personalità del mondo imprenditoriale, alti ufficiali dell’esercito, giornalisti, politici ed esponenti neofascisti (tra cui Pino Rauti, Stefano Delle Chiaie e Mario Merlino).

Stragi organizzate dagli apparati militari dello stato Atlantico anticomunista …

Il 25 aprile 1969 scoppia una bomba al padiglione FIAT della Fiera di Milano, provocando diversi feriti gravi, ma nessun morto, e un’altra bomba viene ritrovata all’Ufficio Cambi della Stazione Centrale. Qualche mese dopo, il 9 agosto vengono fatte scoppiare 8 bombe su diversi treni, che provocano 12 feriti.

Il 12 dicembre 1969 una bomba esplose all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano, provocando 17 vittime e 88 feriti; nello stesso giorno viene trovata una seconda bomba inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala, mentre altre tre bombe esplosero a Roma, una nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio (13 feriti) e altre due nei pressi dell’Altare della Patria (4 feriti).

Il 22 luglio 1970 un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba nei pressi della stazione di Gioia Tauro, uccidendo sei persone e ferendone una sessantina.

Il 31 maggio 1972, una Fiat 500 imbottita di esplosivo esplose nei pressi di Peteano, frazione di Sagrado, in provincia di Gorizia, uccidendo tre carabinieri e ferendone altri due.

Il 17 maggio 1973, Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano sulla folla durante una cerimonia davanti la Questura di Milano, provocando 4 vittime e una quarantina di feriti.

Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione sindacale in Piazza della Loggia a Brescia, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti uccise 8 persone mentre un centinaio rimasero ferite.

Il 4 agosto 1974 una bomba esplose su una carrozza del treno Italicus all’uscita della Grande galleria dell’Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna, provocando 12 vittime e 105 feriti.

Il 2 agosto 1980 una bomba esplose nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, uccidendo 85 persone e provocando circa 200 feriti.

Il 23 dicembre 1984 una bomba esplose su una carrozza del Rapido 904, ancora presso la Grande galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro, in cui 17 persone persero la vita e oltre 260 rimasero ferite.

Talvolta sono stati considerati parte di una strategia della tensione o affini ad essa, anche la strage di Alcamo Marina e l’omicidio di Giorgiana Masi. I giudici Vittorio Occorsio e Mario Amato, che indagavano sui rapporti tra neofascismo e stragismo, vennero invece assassinati da due militanti di estrema destra.

Dopo la strage di piazza Fontana alcuni movimenti radicali, in particolare dell’estrema sinistra, adottarono gli slogan «strage di stato» o «terrorismo di stato» per indicare la loro convinzione che vi fosse la partecipazione nascosta (o il benestare) di settori dello Stato in azioni terroristiche ai danni del ‘proprio popolo’: tale teoria sarebbe consistita nella divisione, manipolazione e controllo dell’opinione pubblica mediante l’uso di paura, propaganda, disinformazione, manovre psicologiche, agenti provocatori e attentati terroristici compiuti mediante l’utilizzo della tecnica del False flag (cioè congegnati in modo tale da farli apparire ideati ed eseguiti da membri di organizzazioni dell’estrema sinistra o gruppi anarchici), nei quali era coinvolto un coacervo di forze e soggetti tra loro differenti (gruppi terroristici della destra neofascista, logge coperte della massoneria, parti deviate dei servizi segreti, nonché strutture e organizzazioni segrete, come ad esempio Rosa dei venti, e, talvolta, formazioni paramilitari, finanziate e addestrate direttamente dalla CIA, come Gladio, un’organizzazione stay behind nata inizialmente per contrastare le azioni di spionaggio ed un eventuale attacco delle forze del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica ai paesi della NATO).

Il 14/11/1974, il Corriere della Sera pubblicò l’articolo Cos’è questo golpe? Io so, scritto dall’intellettuale e scrittore Pier Paolo Pasolini, in cui accusava la Democrazia Cristiana e gli altri partiti suoi alleati nel governo di essere i veri mandanti delle stragi, a partire da piazza Fontana:

«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero».

(Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera, 14 novembre 1974.)

Poi rincarò la dose, e fece i nomi di importanti politici, circa due mesi prima il suo omicidio:

Giulio Andreotti, Amintore Fanfani e Mariano Rumor al convegno "La D.C. nella sua storia: le correnti"

«Andreotti, Fanfani, Rumor (foto sopra), e almeno una dozzina di altri potenti democristiani, dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i banchieri, collaborazione con la Cia, uso illegale di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna. (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell’esplosione “selvaggia” della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della televisione. Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro paese. È chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani (Moro, Zaccagnini) o la moralità dei comunisti non servono a nulla.»

(Pier Paolo Pasolini, Processare la Dc.)

l giornalista Roberto Scardova, assieme a Paolo Bolognesi (presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 e deputato del Partito Democratico), ipotizza un’unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, comprendente falsi golpe di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America Latina coi colpi di Stato (Cile, dittatura argentina) dell’operazione Condor, con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici italiani e stranieri. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto servizio o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato Giulio Andreotti. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall’estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti coi governi di Andreotti e con l’ENI di Eugenio Cefis) e da faccendieri italiani. Bolognesi e Scardova aggiungono all’elenco dei fatti anche gli omicidi di Pier Paolo Pasolini, Mauro De Mauro ed Enrico Mattei, oltre alla morte di Giangiacomo Feltrinelli, alcuni aspetti del caso Moro e le bombe mafiose del 1992-’93. In particolare, secondo alcuni, Michele Sindona avrebbe finanziato la strategia della tensione dal 1969 al ’74 (il periodo di maggior interesse degli Stati Uniti), mentre tra i successivi finanziatori, tra gli altri, ci sarebbero stati, in un doppio gioco internazionale dell’Italia tra NATO e paesi non allineati, tra CIA e FPLP, lo stesso Mu’ammar Gheddafi (anche azionista di minoranza della FIAT per via del petrolio, e forse coinvolto in un traffico d’armi tra la Libia e la penisola di cui faceva parte anche l’anticomunista Organizzazione Gladio, e la cui ascesa venne favorita di nascosto anche dai servizi segreti italiani) ma anche il citato Licio Gelli.Il raìs libico avrebbe anche, con Gelli, finanziato indirettamente le varie “leghe” indipendentiste e alcuni movimenti di estrema destra dal tono apparentemente anti-imperialista (come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, i principali gruppi coinvolti, coi NAR, nelle bombe stragiste dirette dai servizi deviati), presso cui godeva di grande rispetto, così come aveva fatto anche con l’IRA e Settembre Nero. Alex Boschetti e Anna Ciammitti nel loro libro La strage di Bologna che analizza la strage del 2 agosto 1980 e tutti i riscontri delle indagini, compresi i depistaggi attuati da Licio Gelli, considerano i NAR un punto di snodo nella strategia della tensione insieme con la P2 e la CIA per attuare uno spostamento dell’Italia verso destra con un golpe strisciante aiutato da gran parte dei rappresentanti di governo e servizi segreti (in buona parte iscritti alla loggia coperta P2).

Fu ipotizzato il coinvolgimento della P2 nella Strage dell’Italicus. Alla detta loggia viene inoltre attribuita impronta “atlantica”. Destabilizzare per stabilizzare, quindi una presa violenta del Paese così com’era teorizzato dal manuale trovato nella valigetta di Gelli “Field Manual” di provenienza CIA che forse finanziò e favorì tale situazione con l’operazione CHAOS per non permettere l’accesso al governo dei comunisti in Italia, sarebbe stato cioè un coinvolgimento dei servizi segreti italiani, uno dei cui direttori, Vito Miceli, fu arrestato nel 1974.

Secondo il cosiddetto “Memoriale Moro”, scritto dall’On. Aldo Moro durante la sua prigionia presso le Brigate Rosse:

«La cosiddetta strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l’Italia nei binari della “normalità” dopo le vicende del ’68 ed il cosiddetto Autunno caldo. Si può presumere che Paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d’informazioni. Su significative presenze della Grecia e della Spagna fascista non può esservi dubbio e lo stesso servizio italiano per avvenimenti venuti poi largamente in luce e per altri precedenti […] può essere considerato uno di quegli apparati italiani sui quali grava maggiormente il sospetto di complicità, del resto accennato in una sentenza incidentale del Processo di Catanzaro ed in via di accertamento, finalmente serio, a Catanzaro stessa ed a Milano.

Fautori ne erano in generale coloro che nella nostra storia si trovano periodicamente, e cioè ad ogni buona occasione che si presenti, dalla parte di [chi] respinge le novità scomode e vorrebbe tornare all’antico.

Tra essi erano anche elettori e simpatizzanti della D.C.[…] non soli, ma certo con altri, lamentavano l’insostenibilità economica dell’autunno caldo, la necessità di arretrare nella via delle riforme e magari di dare un giro di vite anche sul terreno politico.»

(Memoriale Moro)

Gian Adelio Maletti

Gian Adelio Maletti (foto sopra), l’ex capo dell’ufficio D del SID (dal 1971 al ’75), ora cittadino sudafricano e con diverse condanne pendenti in Italia (tra cui quelle relative ai depistaggi dei servizi nelle indagini sulla strage di piazza Fontana) il 4 agosto 2000 rilascia un’intervista al quotidiano La Repubblica in cui parla del coinvolgimento della CIA nelle stragi compiute dai gruppi di destra: secondo Maletti non sarebbe stata determinante nella scelta dei tempi e degli obbiettivi, ma avrebbe fornito ad Ordine Nuovo e ad altri gruppi di destra attrezzature ed esplosivo (tra cui, in base a quanto riferisce Maletti sulle indagini effettuate allora dal SID, anche quello impiegato nella strage di piazza Fontana) con lo scopo di creare un clima favorevole ad un colpo di stato simile a quello avvenuto nel 1967 in Grecia e del fatto che al SID, nonostante questo servizio informasse il governo di quanto scoperto, non fu mai chiesto di intervenire.

Gian Adelio Maletti venne ascoltato il 21/3/2001 dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana (evento per cui era stato condannato nel 1981 per depistaggio). Sulla forma della sua deposizione vi fu uno scontro tra difesa e accusa. La difesa sosteneva che dovesse deporre come teste, quindi sotto giuramento e quindi obbligato a dire la verità. L’accusa sostenne invece che dovesse deporre come imputato e quindi senza giuramento e senza il conseguente obbligo di dire la verità. La corte sentenziò a favore delle tesi dell’accusa. Il Maletti depose quindi come imputato e quindi senza obbligo di attenersi al vero nella sua deposizione. Maletti dichiarò che esisteva una “regia internazionale” delle stragi relative alla strategia della tensione. Su domanda della difesa dichiarò tuttavia di non avere prove da poter mostrare. In un’intervista concessa dopo la deposizione Maletti confermerà la sua convinzione che gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per evitare uno spostamento a sinistra dell’Italia e che simili azioni avrebbero potuto essere state attuate anche in altri paesi. La CIA alcuni mesi dopo respingerà esplicitamente le accuse. Franco Freda ha smentito le tesi di Maletti, affermando l’autonomia ideologica ed operativa di Ordine Nuovo. Altri, senza rinnegare queste ricostruzioni, legano la strategia della tensione alle direttive atlantiche dei servizi segreti, che lasciavano agire, entro certi limiti, i gruppi neofascisti per evitare una crescita eccessiva di quelli comunisti (teoria degli opposti estremismi), ma i neofascisti avrebbero pianificato e agito secondo le loro ideologie eversive, scegliendo obiettivi e modi autonomamente, pur godendo di protezioni e talvolta essendo reclutati. L’ideologia dei gruppi eversivi avrebbe dettato la metodologia stragista o comunque la loro lotta armata, ed essa non fu ordinata dai mandanti occulti in maniera esplicita e diretta. Il giudice Guido Salvini che indagò su piazza Fontana, l’attentato che inaugurò la strategia ha dichiarato che:

«Anche nei processi conclusosi con sentenze di assoluzione per i singoli imputati è stato comunque ricostruito il vero movente delle bombe: spingere l’allora Presidente del Consiglio, il democristiano Mariano Rumor, a decretare lo stato di emergenza nel Paese, in modo da facilitare l’insediamento di un governo autoritario. […] Erano state seriamente progettate in quegli anni, anche in concomitanza con la strage, delle ipotesi golpiste per frenare le conquiste sindacali e la crescita delle sinistre, viste come il “pericolo comunista”, ma la risposta popolare rese improponibili quei piani. L’on. Rumor fra l’altro non se la sentì di annunciare lo stato di emergenza. Il golpe venne rimandato di un anno, ma i referenti politico-militari favorevoli alla svolta autoritaria, preoccupati per le reazioni della società civile, scaricarono all’ultimo momento i nazifascisti.  

 

Al minimo segno di ribellione, tutto il peso

del governo, della legge e dell’ordine ti cadrà

sulla testa, a cominciare dal manganello

del poliziotto, dal carcere, dalla prigione,

fino alla forca o alla sedia elettrica.

(A. Berkman)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)