Stefano Cucchi ucciso da soprusi e violenze: “omicidio di stato”

Stefano Cucchi ucciso da soprusi e violenze:

OMICIDIO DI STATO

13 ottobre 2015

Salgono a 5, i carabinieri iscritti al registro degli indagati sulla morte di Stefano Cucchi. Il maresciallo Roberto Mandolini, (già vice comandante della stazione di Tor Sapienza in cui passò la notte dell’arresto Stefano Cucchi), che per primo venne iscritto fra gli indagati, si sono aggiunti i nomi di altri 4 sbirri. Per Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco, il reato ipotizzato è «lesioni personali aggravate». Nei confronti del carabiniere Vincenzo Nicolardi, il reato è di «falsa testimonianza». Secondo la Procura, i 5 militari, a vario titolo, avrebbero preso parte alla perquisizione in casa di Cucchi e al suo arresto

Soddisfazione per Ilaria Cucchi che ha dichiarato «Tra pochi giorni è l’anniversario della morte di Stefano, e io sono sempre più convinta che le cose non accadono mai per caso. Ora abbiamo altri indagati e tra di essi alcuni sono accusati di lesioni dolose aggravate. Loro ma non solo sono i veri responsabili della morte di Stefano. Questa contestazione, che riteniamo essere provvisoria, interromperà la prescrizione. Ma, lo ribadiamo con forza e lo stiamo provando, senza quel o quei pestaggi Stefano sarebbe ancora vivo. Questo è certo ed ormai tutti lo hanno capito”.».

Ma andiamo ad analizzare la vicenda:

Roma: Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi viene arrestato, portato in caserma e perquisito: viene trovato in possesso di hashish (per un totale di 21 grammi) e tre confezioni impacchettate di cocaina. Il giorno dopo venne processato per direttissima. Già durante il processo ha difficoltà a camminare e a parlare e mostra inoltre evidenti ematomi agli occhi; il ragazzo parla con suo padre pochi attimi prima dell’udienza ma non gli dice di essere stato picchiato.

Nonostante le precarie condizioni, il giudice stabilisce per lui una nuova udienza da celebrare qualche settimana dopo e stabilisce inoltre che deve rimanere in custodia cautelare al carcere Regina Coeli. Dopo l’udienza le condizioni di Cucchi peggiorarono ulteriormente, e viene visitato all’ospedale Fatebenefratelli presso il quale vengono messe a referto lesioni ed ecchimosi alle gambe, al viso (inclusa una frattura della mascella), all’addome (inclusa un’emorragia alla vescica) e al torace (incluse due fratture alla colonna vertebrale). Viene quindi richiesto il suo ricovero che però non avviene.

In carcere le sue condizioni peggiorano ulteriormente; muore all’ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre 2009. Dopo la prima udienza i familiari cercano a più riprese di vedere, o perlomeno conoscere, le condizioni fisiche di Cucchi, senza successo. La famiglia ha notizie di Cucchi quando un ufficiale giudiziario si reca presso la loro abitazione per notificare l’autorizzazione all’autopsia….

Dopo la morte di Stefano Cucchi, il personale carcerario negò di avere esercitato violenza sul giovane ed espresse diverse ipotesi fasulle. Nel frattempo, per fermare le illazioni che venivano fatte sulla sua morte, la famiglia pubblicò alcune foto del giovane scattate in obitorio nelle quali erano ben visibili vari traumi da violente percosse e un evidente stato di denutrizione…..

Le indagini preliminari sostennero che a causare la morte sarebbero stati i traumi conseguenti alle percosse, il digiuno (con conseguente ipoglicemia), la mancata assistenza medica, i danni al fegato e l’emorragia alla vescica che impediva la minzione del giovane (alla morte aveva una vescica che conteneva ben 1.400 cc di urina, con risalita del fondo vescicale e compressione delle strutture addominali e toraciche). Inoltre determinante fu l’ipoglicemia in cui i medici lo avevano lasciato, tale condizione si sarebbe potuta scongiurare mediante l’assunzione di un semplice cucchiaio di zucchero.

Sempre stando alle indagini, i porci, infidi e meschini agenti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici avrebbero gettato il ragazzo per terra procurandogli le lesioni toraciche, infierendo poi con calci e pugni. Oltre agli agenti di polizia penitenziaria, vengono indagati i medici Aldo Fierro, Stefania Corbi e Rosita Caponnetti che non avrebbero curato il giovane e che lo avrebbero lasciato morire.

Ma facciamo un excursus sulle sentenze giudiziarie:

Il 30 aprile 2010 la procura di Roma contesta ai medici del Pertini, a seconda delle posizioni, il favoreggiamento, l’abbandono di incapace, l’abuso d’ufficio e il falso ideologico. Agli agenti della polizia penitenziaria vengono contestati invece lesioni e abuso di autorità. Tredici in tutto le persone coinvolte dalle indagini.

Il 5 giugno 2013 la III Corte d’Assise condanna in primo grado 4 medici dell’ospedale Sandro Pertini a un anno e 4 mesi e il primario a 2 anni di reclusione per omicidio colposo (con pena sospesa), un medico a 8 mesi per falso ideologico, mentre assolve 6 tra infermieri e guardie penitenziarie….

Per i medici, dunque, il reato di abbandono di incapace viene derubricato in omicidio colposo. Il PM aveva chiesto per questi ultimi (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti e Flaminia Bruno) pene tra i 5 anni e mezzo e i 6 anni e 8 mesi. Aveva inoltre sollecitato una pena a 4 anni di reclusione per gli infermieri e 2 anni per gli agenti penitenziari. Le accuse nei confronti di questi ultimi erano di lesioni personali e abuso di autorità. Sono stati assolti con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove…..

Il 31 ottobre 2014, a seguito di una sentenza della corte d’appello di Roma, sono stati assolti tutti gli imputati, anche i medici; a seguito di ciò, il legale della famiglia Cucchi ha annunciato che farà ricorso alla Suprema Corte di Cassazione mentre la sorella Ilaria dichiarò che avrebbe chiesto ulteriori indagini al procuratore capo Pignatone.

Ne’ dio ne’ stato ne’ sbirri (servi) ne’ padroni.

Basta guerre e giochi sporchi per l’egemonia militare – economica ….

 

Rsp (individualità Anarchiche)