Vizi e affari sporchi del mondo occulto clericomassonico

VIZI E AFFARI SPORCHI DEL MONDO OCCULTO CLERICOMASSONICO

PEDOFILIA: BERTONE, IN ARRIVO NUOVE INIZIATIVE PAPA

Stiamo vivendo una crisi economica e sociale disastrosa, paragonabile a quella avvenuta tra la I e la II guerra mondiale dove c’era solo miseria, fame e guerre e i diritti per la povera gente non esistevano.

E il clero cosa fa? E i suoi servi di Dio cosa fanno? I pretacci pieni di depravazioni e vizi di ogni genere, invece di aiutare i poveri (le famiglie con disoccupati e in crisi economica), sperperano, speculano e consumano il surplus del Business Plan ricavato dalla beneficenza (della quale, il Vaticano da sempre si appropria indecentemente), ingrassandosi, soprattutto sulle disgrazie dei poveri, sempre secondo la logica cattosinistroide in cui il povero deve rimanere sempre povero, rassegnato e sottomesso, mentre il ricco deve essere adorato e sempre più ricco, arrogante e potente. Oggi invece non si vergognano e non si nascondono più. Infatti ogni tanto i giornali segnalano alcune loro malefatte, come quella di certi cardinali e alti prelati che installano il frigo bar con lo champagne sempre fresco nell’auto blu, oppure spendono 31 milioni di euro per ristrutturare il proprio appartamento privato. Tutto questo salta fuori dopo le rivelazione dell’attico da 600 mq scelto come dimora dall’ex segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone

Ma non è finita qua: Il 18 gennaio 2017 i mass media hanno annunciato che in una parrocchia nel padovano un prete don Andrea Contin, organizzava orge all’interno della canonica con delle parrocchiane e altri suoi amici sacerdoti…. E’ il prete stesso a confessare il peccato ai giudici durante l’inchiesta. Sono almeno 9 le donne che avrebbero avuto rapporti sessuali col religioso e i suoi amici preti. L’ex parroco resta per ora l’unico indagato, per violenza privata e sfruttamento della prostituzione (al clero cattolico, il sesso è proibito, è considerato un grave peccato, degenerando spesso da frustrazione a depravazione sfogata sul più debole) ….

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Il 17 Gennaio 2017 invece, i mass media annunciano che il gup di Savona ha rinviato a giudizio due sacerdoti e la presidente del centro di ascolto della diocesi accusati di appropriazione indebita di oltre un milione di euro dalle casse della Caritas diocesana di Albenga. Gli avidi e spregiudicati pretacci sono: don Carmelo Licciardello, parroco di Dolcedo, don Luciano Rosso prete a Loano ed ex direttore della Caritas diocesana e Antonella Bellissimo. Il processo inizierà il 12 aprile. Don Rosso e Bellissimo sono accusati di aver sottratto alla Caritas 1 milione e 100 mila euro con più prelievi in banca. Le indagini riguardano il periodo 2005-2012. Per la Gdf don Licciardello si sarebbe appropriato di circa 78 mila euro. Per questo è indagato anche don Rosso, accusato anche di malversazione di denaro e distrazione di beni pubblici verso la Regione da cui avrebbe avuto 32 mila euro per acquistare un furgone e 180 mila euro per ristrutturare il complesso di Sant’Agostino, ristrutturazione mai avvenuta…

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Sempre lo stesso giorno (17/1/2017), i mass media annunciano che si è chiuso il processo a carico di don Alessio Baggetto, 46 anni, parroco di Punta Marina Terme, sul litorale ravennate. Il pretaccio malefico è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale, ma condannato a due mesi di carcere per avere fratturato in canonica un dito a quella che era stata per 5 mesi la sua perpetua e amante, una 26enne dell’est europeo. Ma non è finita qua: a Cremona l’infame sporcaccione don Mauro Inzoli, per 30 anni monsignore e capo della potente loggia massonica di Comunione e Liberazione di Cremona, fu anche tra i fondatori del Banco alimentare…, nel 2016 è stato condannato in primo grado a 4 anni e 9 mesi di carcere per pedofilia. Sono 8 gli episodi di violenza sessuale di cui il prete (amante del lusso tanto da essersi guadagnato il soprannome di Don Mercedes) doveva rispondere, mentre altri 15 sono caduti in prescrizione. Spretato da papa Ratzinger, nonostante il processo penale contro di lui ha fatto appello alla Congregazione e l’ha vinto: Francesco l’ha riammesso nel clero. Non è tutto: il magistrato ha chiesto al Vaticano le carte del processo canonico, e dopo mesi d’attesa s’è visto rifiutata la domanda: “Gli atti processuali e istruttori sono “sub segreto pontificio”, è stata l’unica, laconica spiegazione. Stessa dinamica accaduta a Palermo pochi mesi prima. Gli insabbiamenti o le difese d’ufficio coinvolgono pezzi da novanta della gerarchia come il vescovo di Brescia, quello di Como, quello di Castellaneta, il vescovo emerito di Palermo, cardinale Paolo Romeo, quello di Savona, cardinali di peso come Antonelli, Bertone e Domenico Calcagno. Quest’ultimo ha fatto carriera con Benedetto XVI, e anche Francesco l’ha confermato sulla poltrona di presidente dell’Apsa, l’ente che gestisce l’immenso patrimonio della Santa Sede. Nonostante una macchia grave, quella di aver spostato nel 2003 da una parrocchia all’altra un prete su cui erano già arrivate pesanti segnalazioni. Uno spostamento a cui non seguirono provvedimenti: peccato che due anni dopo, il sacerdote, don Nello Giraudo, poté molestare in un campo scout un altro ragazzino.

La sua ultima uscita pubblica nel gennaio del 2015, quando si presentò seduto in seconda fila dietro a Roberto Maroni e a Roberto Formigoni al discusso convegno in difesa della ‘famiglia tradizionale’ in Regione Lombardia.

Ma facciamo un po’ di storia per capire meglio !!!

Il Vaticano/chiesa e la   Massoneria/stato, sono sempre stati due poteri che da secoli si scontrano, o si alleano(dipende dai periodi storici), per contendersi il potere geopolitico, militare, economico, finanziario…

La Chiesa formalmente ha sempre bandito e scomunicato la massoneria. Ma banchieri massoni come Bernardino Nogara, Michele Sindona e Roberto Calvi hanno gestito però le finanze vaticane. E’ questa la contraddizione, l’ambiguità! Figure come Licio Gelli e Umberto Ortolani sono state insignite di alte onorificenze vaticane. E scandali recenti come la P3 e la P4 hanno sollevato quesiti circa i rapporti attuali tra ambienti curiali e logge massoniche…..

 

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Ma ritorniamo indietro col tempo: La Città del Vaticano è composta di tre enti o istituzioni: lo Stato, la Santa Sede e la Curia. Il primo è l’entità territoriale, la seconda è il vertice della Chiesa e la Curia è la struttura organizzativa. Tutte le istituzioni vaticane spesso rivendicano l’extraterritorialità e l’indipendenza dalle leggi degli altri Stati-Nazione.

L’Apsa è la Banca Centrale della Città del Vaticano. Essa svolge funzioni di tesoreria e gestisce gli stipendi dello Stato. Fra i suoi compiti c’è anche quello di coniare moneta. Nel 1998 infatti, l’Ue ha autorizzato l’Apsa ad emettere 670 mila euro l’anno. Con la possibilità di emetterne altri 201mila in occasione di Concili ecumenici, Anni Santi o in occasione di un’apertura della Sede vacante. Secondo quanto riportato dai dati ufficiali della Prefettura per gli Affari Economici, per il 2002 il Vaticano e la Santa Sede sarebbero in deficit di 29,5 milioni di euro. Nel bilancio però non figurano strutture come le università pontificie, gli ospedali cattolici (Bambini Gesù di Roma, ad esempio), i santuari (Loreto, Pompei). Ma soprattutto non figura l’obolo, che ha portato nel solo 2002 un gettito nelle casse della Città del Vaticano di 52,8 milioni di euro.

Altra Banca Vaticana è lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) ha sede presso la Città del Vaticano. Ufficialmente l’unico azionista di questa banca è il papa…

Lo IOR fu fondato nel 1887 da Leone XIII, col nome di “Commissione per le Opere Pie”, al fine di convertire le offerte dei fedeli in un fondo facilmente smobilizzabile. La prima riforma delle finanze vaticane risale al 1908, quando su iniziativa di papa Pio X l’istituto assunse il nome di Commissione amministratrice delle Opere di Religione. La trasformazione in una banca vera e propria avvenne nel 1941, anche se il finanziamento più significativo che indusse il papato a favorire tale trasformazione, fu quello concesso dal fascismo, col Concordato (Patti Lateranensi) del 1929, che prevedeva, a titolo di risarcimento per la perdita degli Stati pontifici l’indomani dell’unificazione nazionale, qualcosa come 100 milioni di dollari (40 in contanti e 60 in obbligazioni; in lire erano 750 milioni), oltre all’esenzione dalle tasse e dai dazi sulle merci importate in Vaticano. Per gestire questo ingente patrimonio, papa Pio XI istituisce l’Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che affida a un laico esperto, l’ingegner massone Bernardino Nogara, un abile banchiere proveniente dalla Comit, membro della delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il trattato di pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di Istanbul. Nogara trasformò l’Amministrazione in un impero edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il banchiere pose a Pio XI per accettare l’incarico di gestire il patrimonio del Vaticano furono due: gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo. Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie e ad altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l’acquisto di azioni di società che svolgevano attività in netto contrasto con l’insegnamento cattolico (guerre, armi, speculazioni edilizie, orfanatrofi, industrie chimiche, ecc.).

Nogara rilevò l’Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del Vaticano nella società, l’avvocato Francesco Pacelli, fratello del cardinale Eugenio che poco dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di Pio XII. Grazie alla gestione di Nogara, il Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma entrarono ben presto nell’ambito dell’influenza del Vaticano. Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel consiglio di amministrazione: preferiva affidare quest’incarico a uno dei suoi uomini di fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che si occupava della gestione degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di Pio XII, i principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano parte, i loro nomi cominciarono ad apparire tra quelli degli amministratori di un elenco sempre più lungo di società. Gli uomini di fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto: industrie tessili, comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità, acqua. Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di remunerazione.

 

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Nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di armi per la campagna d’Etiopia, una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che Nogara aveva acquisito per il Vaticano. Nogara durante la 2 guerra mondiale non distribuì le donazioni ai poveri che in tempo di guerra aumentavano sempre di più, ma pensò invece di cambiare (investire) in oro parte del patrimonio Vaticano, arricchendosi anche con le speculazioni sul mercato dell’oro. Sin dai tempi di Pio XII lo IOR, bisognoso di disporre di fondi sicuri, fornì sbocchi bancari ai fascisti italiani e ai nazisti, nonché alla mafia, anche perché al tempo della dittatura fascista era molto difficile al Vaticano gestire liberamente l’Obolo di S. Pietro proveniente dalle due Americhe. Il 27 giugno 1942 Pio XII decise di cambiare nome all’Amministrazione speciale per le Opere di Religione che diventò Istituto per le Opere di Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un’autonoma personalità giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere beni per la Santa Sede, ma anche a quello di amministrare il denaro e le proprietà ceduti all’istituto per fare opere religiose e di carità cristiana (?). Il 31/12/1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che la Santa Sede era esonerata dal pagare le imposte sui dividendi azionari. Inoltre il Vaticano, essendosi dichiarato neutrale durante la II guerra mondiale, poté, come la Svizzera, trattare tranquillamente affari con la Germania di Hitler. Finita la guerra il Vaticano non risarcì mai le vittime dell’olocausto. Anzi la Banca Vaticana contribuì a nascondere l’oro nazista non solo nella stessa Santa Sede, ma anche presso il santuario di Fatima in Portogallo, controllato da elementi massonici.

Lo IOR ha contribuito anche alla scomparsa di buona parte dell’oro della Croazia indipendente, che durante l’ultima guerra mondiale collaborava coi nazisti. Gli ustascia (cattolici nazisti) massacrarono impunemente ben mezzo milione di serbi ortodossi, nonché decine di migliaia di ebrei e di gitani.

La leadership ustascia, finita la guerra, si era rifugiata proprio in Vaticano e in alcune proprietà francescane italiane. Uno dei mediatori che permise agli ustascia e anche ad altri criminali nazisti di ottenere l’impunità, fu il segretario di stato Montini, in seguito papa Paolo VI. In particolare gli ustascia ebbero bisogno della Banca Vaticana proprio per gestire finanziariamente il loro governo esiliato in Argentina e per spedire i propri criminali in fuga verso il Sudamerica, l’Australia e altri luoghi con la protezione della Cia. Ovviamente il Segretariato Vaticano è a tutt’oggi assolutamente contrario a rendere pubblici gli archivi relativi alla II guerra mondiale.

Intanto Nogara continuava a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano. Negli anni ’50 e ’60 lo IOR prese ad arricchirsi coi fondi che molte famiglie agiate volevano trasferire all’estero per pagare meno tasse. Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del ‘900 i Rothschild di Londra e di Parigi trattavano col Vaticano, ma con la gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. E Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in società che operavano nei settori più diversi: alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.

Allo spregiudicato e ambizioso banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne affiancato il principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e spregiudicatezza nella gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò in varie operazioni, la maggior parte delle quali in collaborazione con il P2ista Michele Sindona. Il vescovo Paul Marcinkus, il più famoso dirigente dello IOR, faceva chiaramente capire che la Banca Vaticana godeva di privilegi assoluti nell’esportazione all’estero dei capitali. Ed egli era in grado di servirsi dei noti finanzieri e bancarottieri: Michele Sindona, colluso coi poteri massomafiosi italo-americani, avvelenato in carcere, e Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato a Londra; nonché del capo della P2, Licio Gelli, arrestato per attività sovversiva, e il vescovo Hnilica, che per tutti gli anni ’80 trasferì in Vaticano i fondi anticomunisti provenienti dall’Europa dell’est e i fondi cospicui provenienti dai pellegrinaggi di Medjugorje in Bosnia. Utilizzando numerose società fantasma con sede a Panama o nel Lussemburgo, lo IOR divenne uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali alla fine degli anni ’70. Poi la chiesa scaricò Sindona a seguito dei suoi debiti con la giustizia e lo IOR cominciò a servirsi di Roberto Calvi e della sua banca. In quel periodo nel Vaticano si fronteggiavano due fazioni politiche contrapposte: una, massonica-moderata, denominata “Mafia di Faenza”, faceva capo a Casaroli, Samorè, Silvestrini e Pio Laghi, l’altra, integralista, legata all’Opus Dei, faceva capo a Marcinkus, Mons. Virgilio Levi, vice direttore dell'”Osservatorio Romano”, e Mons. Luigi Cheli, Nunzio pontificio presso l’ONU.

 

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Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi, lo IOR subì un vero e proprio terremoto: il cardinale Markinkus riuscì a farla franca solo appellandosi all’immunità diplomatica. Dopo le vicende legate al banco Ambrosiano, al crac e al cardinale Marcinkus, nel 1990 papa Giovanni Paolo II lo ha riformato, affidandone la gestione a persone laiche ma di credenze cattoliche; lo presiede, infatti, Angelo Caloia, professore dell’università Cattolica di Milano, ex presidente del Medio Credito Lombardo e attualmente a capo di due società di Banca Intesa. Ai prelati è riservata una funzione di vigilanza.

Oggi lo IOR amministra un patrimonio stimato in 5 miliardi di euro e funziona come un fondo chiuso. In pratica ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi clienti (dipendenti del Vaticano, membri della Santa Sede, ordini religiosi, benefattori) garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano, basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298 milioni di dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49 milioni in bond societari, 36 milioni in emissioni delle agenzie governative e 17 milioni in titoli governativi) più un milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture da 273,6 milioni di euro tra IOR e partner Usa.

I segreti finanziari del Vaticano vengono conservati nelle Isole Cayman, il paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello IOR. Le Cayman sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano.

Nel 1978, su Op (Osservatorio politico) il giornalista della P2 Mino Pecorelli pubblicò la famosa lista dei 121 ecclesiastici massoni, tra i quali spiccavano monsignor Marcinkus ed eminenti papabili come l’arcivescovo di Roma Ugo Poletti, il segretario di Stato vaticano Jean Villot e il cardinale Agostino Casaroli, dal 1979 segretario di Stato di Karol Wojtyla. Padre Rosario Esposito («massone fino al profondo dello spirito», si definì), arrivò ad affiliarsi alla Gran Loggia d’Italia. La lista dei nomi comprendevano alti prelati affiliati alla massoneria, quella lista passò anche nelle mani di Papa Luciani (1978), che voleva seri provvedimenti e cambiamenti tra i vertici corrotti dello Ior, ma non fece in tempo: lo uccisero prima …

 

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Tutti i poteri hanno in Dio le loro radici,

tutti i domini sono divini nella loro intima essenza.

R. Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

 

Rsp (individualità Anarchiche)