Apparato repressivo: altro che ‘poche mele marce’… (2° parte)

2° parte dell’analisi

A New Vork il Il 24 agosto Jacob Blake, un giovane afroamericano di 29 anni, è stato colpito alla schiena diverse volte da un poliziotto, davanti ai suoi 3 bambini.

Dopo la diffusione del filmato del pestaggio del giovane, sono scoppiate proteste e scontri.

L’avvocaro Ben Crump, un avvocato per i diritti civili che rappresenta anche la famiglia di George Floyd, ha raccontato che i tre figli di Blake erano in macchina e la vittima stava cercando di intervenire in una discussione tra due donne. “Hanno visto un agente di polizia sparare al loro padre. Rimarranno traumatizzati per tutta la vita” ha puntualizzato ai mass media.

Il giovane Blake è stato portato in ospedale in gravi condizioni.

La compagna di Blake dichiarò ai mass media, che quando i poliziotti uccisero suo marito in quel modo crudele, lei e i tre figli erano sul sedile posteriore della macchina: “siamo rimasti terrorizzati. Quel poliziotto lo ha afferrato per la maglietta e gli ha sparato, coi bambini dietro che urlavano”.

Appena si è diffusa la notizia dell’uccisione del giovane, un gruppo di manifestanti ha risposto con una manifestazione spontanea, per evidenziare e denunciare i soprusi e la repressione usata dalle forze dell’ordine. Gli agenti hanno attaccato i manifestanti, abusato di potere, sparando gas lacrimogeni (cancerogeni e proibiti…).

Perfino il governatore dello Stato Tony Evers si sbilancia dichiarando ai mass media: “Jacob Blake è stato colpito più volte alla schiena in pieno giorno a Kenosha, Wisconsin; non è il primo uomo di colore o la prima persona ad essere colpita, ferita o spietatamente uccisa da persone responsabili delle forze dell’ordine nel nostro stato o Paese”.

Ma ricordiamoci anche della macelleria messicana avvenuta a Genova dal 19 al 22 luglio 2001.

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In quei tre giorni di dittatura militare nel luglio del 2001, a Genova c’erano 700 mila persone (donne, giovani, anziani e bambini), che volevano manifestare il loro forte dissenso contro i poteri forti che ci rubano il futuro….

Al forum del G8 di Genova, c’erano le maggiori 8 (pre)potenze industriali del mondo, che tramavano per i loro interessi economici e militari: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia (noi italiani siamo sempre stati considerati zerbini, utili solo per la posizione geografica), Regno Unito, Russia e Stati Uniti d’America più i rappresentanti dell’Unione europea.

Gli sbirri per le violenze inflitte ai manifestanti durante il forum del G8, furono accusati di pestaggi e maltrattamenti brutali su giovani manifestanti, anche stranieri.

La Federazione internazionale dei giornalisti, denunciava le brutalità e l’operato delle forze dell’ordine nei giorni del G8, l’evento diventa uno scandalo internazionale, dove al potere c’era il centrodestra e tutto il suo seguito cattofascista. In quei giorni le forze dell’ordine hanno dimostrato ancora una volta la loro bastardaggine e prepotenza, un’immagine scioccante della violenza e crudeltà delle forze dell’ordine apparsa in tutto il mondo.

I media e le ambasciate d’ Europa, denunciavano e puntualizzavano sopratutto il grave rischio che l’Italia ritorni di nuovo al periodo fascista, o alla Berlino Est, o alla Praga degli ultimi sussulti repressivi del 1989, o alla Turchia delle violenze in carcere o alle passate dittature latinoamericane…

La Federazione internazionale dei giornalisti denuncia anche i pestaggi contro gli inviati dei media, e il travestimento di poliziotti in falsi giornalisti, violando gli accordi internazionali.

Amnesty International dichiarò ai mass media: “quel massacro avvenuto al G8 di Genova è stata una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea”.

Alle violenze di massa compiute dalle varie forze dell’ordine nel 2001, lo stato italiano ha risposto con un’impunità diffusa, pene inadeguate rispetto alla gravità dei reati commessi, promozioni e rientri in servizio, scuse tardive e la mancata responsabilità per quanto accaduto al G8 di Genova. Lo stato fascista invece, ha condannato a pene pesanti, i manifestanti che si difesero (organizzandosi) dalle aggressioni violente delle forze dell’ordine…

Delle tante richieste fatte da Amnesty International all’epoca, solo una è stata accolta: l’introduzione, nel luglio 2017, del reato di tortura nel codice penale italiano. Solo che non sono state ancora adottate le misure di identificazione delle forze di polizia, durante le operazioni di ordine pubblico. Quei giorni di brutale repressione e violenza, le forze dell’ordine uccisero Carlo Giuliani mentre raccoglieva un’estintore buttato dagli sbirri dal defender, finito tra la folla per disperdere il corteo che si stava radunando.

La sua morte, come la violenza sui giovani manifestanti che stavano dormendo alla scuola Diaz, sono ancora ferite aperte in Italia, quando si affronta il tema della sospensione dello stato di diritto da parte delle forze dell’ordine, c’è sempre omertà, silenzio, è un argomento ancora tabù, quello che è accaduto dal 19 al 22 luglio 2001 a Genova (gli sbirri si vergognano per i comportamenti violenti, crudeli e meschini, usati su persone inermi).

Ma ricordiamoci anche cosa successe alla scuola Diaz – Pertini:

Gli sbirri a passo di corsa, con caschi, scudi e manganelli, arrivarono vicino al portone d’ingresso della scuola e lo sfondarono per fare irruzione.

Gli sbirri si divisero tra i vari piani della scuola e col viso coperto, colpirono i manifestanti con pugni, calci e manganelli, gridando e minacciandoli.

I giovani manifestanti stavano dormendo nei loro sacchi a pelo, e quando si accorsero dell’irruzione si erano messi seduti o sdraiati per terra, con le mani alzate in segno di resa, mostrando i propri documenti d’identità, per evitare aggressioni da parte delle forze dell’ordine.

Altri giovani tentarono di scappare o si nascosero nei bagni o nei ripostigli, ma una volta trovati furono colpiti e tirati fuori per i capelli.

Dopo il massacro e le torture inflitte ai manifestanti della scuola Diaz, gli sbirri si diressero per fare irruzione anche nella scuola Pascoli, dove si trovavano le redazioni di radio e giornali che avevano documentato il summit e i fatti appena avvenuti nella scuola Diaz. Gli sbirri obbligarono i giornalisti a interrompere le loro attività, sequestrarono alcuni supporti che contenevano le riprese che immortalavano gli abusi di potere delle forze dell’ordine in quei tre giorni di summit e non contenti delle loro bastardate, distrussero anche i computer degli avvocati dei manifestanti.

In un secondo tempo, l’inchiesta attestò che le due bottiglie molotov, presenti fra gli oggetti sequestrati in quei giorni dalle forze dell’ ordine, furono introdotte di nascosto dagli sbirri, per giustificare e occultare il massacro e le torture inflitte in quei tre giorni ai giovani studenti manifestanti per impaurirli (terrorismo psicologico – tipico nonnismo da caserma).

Con la scusa della presenza dei black bloc all’interno dell’edificio, gli sbirri fecero irruzione, devastando la scuola con pestaggi inumani e crudeli su persone inermi.

Un pretesto falso per attaccare con violenza giovani studenti utopisti, che avevano osato protestare contro lo strapotere economico del G8, giovani studenti che volevano cambiare il mondo, ma quel giorno trovarono la repressione violenta delle forze dell’ordine (stato di polizia, dittatura militare).

L’irruzione nella scuola Diaz-Pertini terminò con 63 feriti gravi, 3 vittime in prognosi riservata e una vittima in coma. Tutti i 93 occupanti furono arrestati e accusati di associazione per delinquere finalizzata al saccheggio e alla devastazione (reato disciplinato dall’art. 419 c.p. che prevede una la reclusione da 8 a 15 anni). La maggior parte dei manifestanti, in quei giorni furono portati negli ospedali della città, dove subirono altre torture da parte di medici e infermieri, mentre quelli che non erano in gravi condizioni, furono portati alla caserma di Bolzaneto e di nuovo torturati.

Le vittime che hanno subito le umiliazioni e le torture, si sono appellate alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma lo stato gli ha offerto 45.000€ per ritirare le accuse nei confronti del personale infermieristico e delle forze dell’ordine. Alla fine finirono sotto accusa per i fatti gravissimi accaduti a Genova, 125 membri delle forze dell’ordine, compresi dirigenti e capisquadra, per i seguenti capi d’accusa:

Falso ideologico: fu constatato che le prove raccolte, erano state compromesse e che nei verbali redatti si attestava il falso (ad esempio, il verbale dell’operazione riportava una resistenza violenta da parte di tutti gli occupanti e non menzionava le violenze subite dai manifestanti, ad opera delle forze dell’ordine); Calunnia semplice e aggravata; Abuso di ufficio: constatato soprattutto nell’arresto illegale e ingiustificato dei manifestanti; Lesioni personali semplici e aggravate; Porto abusivo di armi da guerra: per l’utilizzo dei manganelli tonfa.

Durante i processi venne confermato che la “condotta violenta e coordinata, non giustificata (…), punitiva, vendicativa e diretta all’umiliazione e alla sofferenza fisica e psicologica (terrorismo psicologico) delle vittime, non era stata giustificata da resistenza né presenza di black bloc e che l’irruzione era un’operazione militarizzata con lo scopo di effettuare numerosi arresti, anche in assenza di finalità di ordine giudiziario”. I processi sugli abusi di potere delle forze dell’ordine, si protrassero a lungo, ma non per inadempienze da parte delle corti, ma a causa della grande omertà della polizia di stato, che non contribuì all’identificazione degli agenti coinvolti. I processi per i fatti della Diaz, arrivarono fino all’ultimo grado di giudizio. Al termine del procedimento penale nessun sbirro fu condannato per i maltrattamenti perpetrati nella scuola, poiché i delitti di “lesioni semplici” e aggravate caddero in prescrizione…

C’è stato un film nel 2012 che descrive bene le violenze subite dai manifestanti in quei tre giorni di abusi di potere da parte delle forze dell’ordine, ma che dopo molte vicissettudini e ostacoli e molte resistenze da parte degli organi dello stato, è uscito nei cinema di tutto il mondo: Diaz – Don’t Clean Up This Blood. Il film, in Italia, non ha trovato nessuna forma di finanziamento, nessuno ha accettato il copione. Domenico Procacci, il produttore, ha dovuto cercare contatti all’estero per recuperare i soldi, alla fine ha trovato investimenti in Francia e in Romania.

La questione di Genova è rimasta ancora oggi occulta, nonostante che a pagare, a essere incarcerati, siano stati solo i manifestanti, che a un certo punto hanno dovuto difendersi e si sono attivati per contrastare la violenza premeditata delle forze dell’ordine – dittatura militare.

Mentre le forze dell’ordine non hanno pagato niente, infatti sono ancora tutti al loro posto di lavoro, difesi dai politici e dai loro superiori fascisti. Le forze dell’ordine sono restate impunite, nonostante la Corte europea dei diritti umani avesse condannato l’Italia per quei fatti atroci.

C’è qualche cosa di incoerente in questi fatti: si riesce ad ottenere il reato di tortura, ma gli sbirri colpevoli del massacro e delle torture durante il G8, sono rimasti al loro posto di lavoro quasi come un premio per quello che hanno fatto (abuso di potere – dittatura militare).

Noi italiani siamo sempre stati dei pagliacci allegorici, che ci attacchiamo all’esteriore cattolico, per non far apparire la vera e triste realta politica sociale…

Chi ci garantisce che gli abusi di potere delle forze dell’ordine non si ripetano ancora??

Dopo Genova ci sono stati altri fatti che ci hanno ricordato le violenze perpetrate in continuazione da parte delle forze dell’ordine, da Aldrovandi a Stefano Cucchi, a Giuseppe Uva, e che hanno dimostrato che il corpo dello Stato è rimasto ancora fascista (è sempre stato fascista – bastardi, abituati ad obbedire e non a pensare…).

Il caso George Floyd ha riaperto la discussione sul tema della violenza della forze dell’ordine. È un problema che riguarda anche noi, in Italia, e non solo dall’altra parte dell’oceano!!

Oggi è l’11 settembre, l’anniversario del colpo di stato in Cile e della strage alle torri Gemelle…

Siccome il testo si è prolungato, abbiamo pensato di dividere l’analisi in tre parti, domani ci rivediamo per la 3° parte.

E’ Ora che ci facciamo sentire! Non vogliamo più subire!! Non vogliamo più pagare il contesto sociale repressivo che ci hanno sempre imposto i nostri politici per portare avanti i loro porcacci comodi e imporci un futuro fatto di sfruttamento, di rinunce, di miseria!

Vogliamo Giustizia sociale per tutti quelli che hanno subito violenza da parte delle forze dell’ordine, il braccio armato dello stato …

Basta guerra fredda! Basta strategia della tensione!

 

L’ordine ottenuto tramite la sottomissione

e conservato col terrore non è certo

una garanzia di sicurezza.

Emma Goldman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)