(5° parte) Chi controlla il controllore? Anarchia: l’unica via!

da: www.unavignettadipv.it

 Elenco dei  politici impuniti, esosi e corrotti – indagati:

Abbiamo ritenuto importante mandare questo elenco di politici impuniti (di destra, di sinistra e cattosinistroidi), e puntualizzare il  loro sistema  politico, i loro intrallazzi,  speculazioni,  e tutto questo per arrivare a diventare il capo politico e arricchirsi sempre di più, soprattutto in questo periodo oscuro dove sono già arrivati i 250 miliardi  di Euro del PNRR a fondo perduto, e i politici si stanno spartendo la torta!

E Noi poveracci ce tocca arranca’ ci hanno tolto lo statuto dei lavoratori imponendoci il libero mercato fatto di sfruttamento e lavoro nero legalizzato.

Mentre questi se stanno rubando tutto, molti  compagni anarchici e anarchiche vengono arrestati per azioni dirette dimostrative, senza morti, fatte per evidenziare le tante problematiche sociali, ambientali, politiche, militari italiane e geopolitiche! E arrestati ingiustamente perché troppo utopistici e sognatori, in questo mondo mediocre, crudele e senza sogni e sentimenti, dove il senso della vita è quello di arricchirsi sempre più e lasciare i poveri schiavi e sempre più poveri, senza cultura, a farsi la guerra tra di loro per sopravvivere. Lo Stato invece, ha fatto eccidi e stragi di Stato e sono ancora impuniti: vergogna!

La massomafia ha le sue guardie private che, tra le altre cose, dirottano le elezioni: gabellotti, Cosa nostra, la ‘Ndrangheta, la Camorra, che, grazie alla massoneria, sono diventati molto più potenti e sempre più inseriti all’interno di un Sistema statale massomafioso, terrorista, criminale integrato.

Sul tema ‘massoneria e mafia’ il Governo tace e dorme (nella peggiore delle ipotesi è in trattativa…), ma la cosa più grave è che quel Movimento Cinque Stelle che doveva essere, a parole, il nemico numero uno della massomafia, si trova di fatto al governo con la Meloni, con quelle forze politiche anticostituzionali (massoneria) fondate da uomini della mafia, soggetti politici, militari, imprenditori, e servizi segreti, che l’hanno costantemente pagata mammasantissima, per fare i lavori sporchi:

Previti, Cesare/Forza Italia

Previti e il peso dei fatti - L'Espresso

Avvocato personale di Silvio Berlusconi, ha ereditato l’incarico professionale dal padre, che aiutò il giovane Silvio a fondare la Fininvest, in un turbine di strane società svizzere e di anonime fiduciarie. E’ dunque uno dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Nato a Reggio Calabria, crebbe professionalmente nello studio del padre, a Roma. Pur non avendo mai rinnegato le sue origini politiche neofasciste, nel 1994 Berlusconi gli chiese di “scendere in campo” con Forza Italia e lui accettò un posto al Senato prima e un ministero poi.

E’ stato condannato, in appello, a 5 anni per corruzione del giudice Squillante e a 7 anni per corruzione del giudice Metta nel caso Imi-Sir. Berlusconi gli ha affidato la direzione dei “Legionari azzurri”, che dovranno vigilare perché la sinistra non compia brogli elettorali. Radiato dall’Ordine degli avvocati nel 2011. Ha ricoperto la carica di Ministro della difesa nel governo Berlusconi I. Condannato in via definitiva nel 2006 per il processo IMI-SIR e nel 2007 per il processo Lodo Mondadori, è stato anche condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ha sconta la pena agli arresti domiciliari, grazie a una legge su misura.

Rigoni, Andrea/Margherita

Condannato a 8 mesi in primo grado per abusi edilizi all’Isola d’Elba.

Romani, Paolo/Forza Italia

Deputato di Forza Italia fin dal 1994, è stato presidente della commissione parlamentare sulle Comunicazioni e membro della commissione di vigilanza sulla Rai. Ma Paolo Romani è un pioniere delle tv private. A metà degli anni ‘70 aveva messo in piedi, con Marco Taradash, Tele Livorno. Era stato vicino a Nichi Grauso, in Sardegna, ai tempi eroici di Videolina. Era diventato editore di Millecanali, rivista specializzata per l’emittenza radiotelevisiva. Negli anni ‘80 aveva lavorato per Alberto Peruzzo al lancio di Rete A. Poi lo aveva chiamato Salvatore Ligresti a guidare Telelombardia, da cui era uscito per mettersi in proprio, con Lombardia 7 Tv. La sua rete aveva acquistato una certa notorietà: produceva un telegiornale, aveva una redazione di 5 giornalisti; ma il programma forte di Lombardia 7 era Vizi privati, strip caserecci condotti da una scatenata Maurizia Paradiso.

In politica Romani, che era un giovane liberale, resta folgorato sulla via di Arcore e nel 1994 segue Berlusconi in Forza Italia. È subito eletto deputato. Si trasferisce a Roma, abbandona la tv al suo destino e, almeno formalmente, nel 1996 la cede. Ha venduto davvero? Nel mondo delle private c’è chi ne dubita, chi sussurra di falsa vendita, di accordi di portage. Un giovane giornalista che ha lavorato a Lombardia 7 racconta che almeno fino al 1997 Romani veniva in visita alla tv ed era ancora considerato il «padrone» a tutti gli effetti. E certamente resta, almeno fino al 12/1/1998, legale rappresentante di Lombardia Pubblicità, di cui continua a essere azionista.

Fatto sta che, nel dicembre 1997 i nuovi padroni risolvono a loro modo il problema dei debiti. Smembrano la tv: i debiti li lasciano alla vecchia società, che viene posta in liquidazione e si avvia serena verso il fallimento; la parte sana (con le frequenze) viene invece venduta per circa 3,5 miliardi di lire a una società, Telegestioni srl, controllata dagli stessi venditori. Alla nuova gestione stanno a cuore solo due cose: le frequenze, bene prezioso che prima o poi si vende bene (e infatti nell’estate 2003, le frequenze di Lombardia 7 stavano per essere vendute a carissimo prezzo alla Rai di Flavio Cattaneo e solo l’intervento di Lucia Annunziata, allora presidente della Rai, ha bloccato l’operazione); e la pubblicità, attraverso cui, con un giro di fatture false o gonfiate, si ricavano parecchi miliardi (almeno 81 tra il 1997 e il 2001). Nel 1999 Lombardia 7 fallisce, lasciando debiti per oltre 12 miliardi di lire.

E Paolo Romani? Viene indagato per bancarotta fraudolenta e false fatture. Il pubblico ministero di Monza chiede il suo proscioglimento, perché Romani è uscito dalla società prima che questa precipitasse nel crac. Il giudice preliminare impone però l’imputazione coatta per bancarotta preferenziale: anche lui avrebbe contribuito a mandare in malora la sua tv, anzi sarebbe stato lui a iniziare la valanga, perché prima di lasciare agli amici la patata bollente, tra il 1994 e il 1996 ha prelevato dalle casse della sua tv circa un miliardo di lire, condannandola al fallimento. Scrive il giudice: «Già nel marzo 1994 Lombardia 7 Tv Srl ha accumulato un debito imponente e lotta sostanzialmente per sopravvivere, ricorrendo ai tipici espedienti della società in stato di predecozione, quali il mancato pagamento di tasse e contributi allo scopo di tirare comunque avanti. Pacifica è l’impossibilità per la società di fronteggiare le proprie obbligazioni attraverso gli ordinari strumenti di pagamento. Nonostante ciò, proprio da quel periodo in poi, Romani si fa versare dalla fallita somme tali da consentirgli non solo di recuperare i propri conferimenti, ma anzi da determinare un credito in favore di Lombardia 7 Tv Srl».

L’udienza preliminare termina però con un pieno proscioglimento: per Romani niente bancarotta. Il suo nome è anche nell’elenco dei politici che ricevono generosi finanziamenti dalla Banca popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani. In effetti Romani ha bisogno di soldi: sta pagando circa 400 mila euro come risarcimento al curatore fallimentare di Lombardia 7.

Romano, Francesco Saverio/Udc

L'ex ministro dell'Agricoltura Francesco Saverio Romano indagato per  traffico di influenze e frode nelle pubbliche forniture - Report - Rai

È stato deputato alla Camera dal 30/5/2001 al 22/3/2018, dove ha ricoperto gli incarichi di sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dal 23/4/2005 al 17/5/2006 nel III governo Berlusconi, e di ministro delle politiche agricole alimentari e forestali da marzo a novembre 2011 nel IV governo Berlusconi. Dal 20/5/2023, è coordinatore politico di Noi con l’Italia.

Saverio Romano, nel 2003, è stato indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Il 1º aprile 2005 il GIP ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura con la seguente motivazione: «Gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Successivamente la Procura della Rep. ha riaperto l’indagine per il sorgere di nuovi elementi, in seguito alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella che saranno così giudicate “…deve immediatamente osservarsi che le dichiarazioni di Campanella sono intaccate, per quel che specificamente attiene alla posizione di Romano, da non superabili rilievi critici sia in punto di credibilità personale, sia in punto di attendibilità intrinseca, sia in punto di attendibilità estrinseca…”.

Dal 2005 il pentito Angelo Siino accusa Romano, a più riprese, in periodi diversi e con dichiarazioni non sempre concordanti; in merito a un incontro tra lo stesso Siino, Romano e Totò Cuffaro, per chiedere il sostegno elettorale, in occasione delle elezioni regionali siciliane del 1991, al suddetto boss Angelo Siino soprannominato il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra.

Nel luglio 2012 la Procura di Palermo, dopo 8 anni d’indagine e due richieste di archiviazione, modificando le precedenti conclusioni, chiede la condanna di Romano a 8 anni di reclusione per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

Il 17/7/2012 il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, al termine del processo svoltosi con rito abbreviato, assolve l’ex ministro Romano dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa “perché il fatto non sussiste” applicando il II comma art. 530 c.p.p. (assoluzione poiché la prova manca, è incerta o contraddittoria). Il 10 aprile seguente la sentenza di assoluzione emessa dal GUP a luglio dell’anno precedente è passata in giudicato, poiché né la Procura della Rep, né la Procura Generale presso la Corte di Appello hanno proposto alcuna impugnazione.

Il 29/7/2014 il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini ha archiviato, su richiesta della stessa Procura, la posizione dell’ex ministro delle Politiche agricole Saverio Romano nell’inchiesta sulle presunte tangenti che sarebbero state pagate a tre politici siciliani dalla società “Gasdotti azienda siciliana”, di cui fu socio occulto don Vito Ciancimino.

A marzo 2021 viene indagato dalla Procura di Roma per traffico di influenze illecite, nell’ambito della più ampia indagine per la fornitura di mascherine e camici, ricevuta dalla società oggetto dell’inchiesta “un bonifico di 58 784 euro segnalato come operazione sospetta dalla polizia tributaria, in quanto privo di causale”. Con una nota Romano replica cosi: “Sono consulente della European network dal marzo 2020 con regolare contratto, per mezzo del quale ho svolto regolare attività professionale. La fattura citata dagli organi di stampa è del maggio 2020 e ha in sé sia la causale dell’attività medesima sia il riferimento al contratto di consulenza.”.

Sodano, Calogero/Udc

Concorso esterno alla mafia, ancora guai per il pluripregiudicato Calogero  Sodano, ex sindaco di Agrigento e Senatore - Sicilia 24h

Senatore della Rep. Eletto ad Agrigento. Membro del Ccd (poi Udc), è stato sindaco di Agrigento. Ha subito una condanna definitiva a 1 anno e 6 mesi per abuso d’ufficio finalizzato a favorire i costruttori abusivi in cambio di favori elettorali. Con Sodano sono stati condannati a un anno di reclusione anche alcuni suoi ex assessori. Gli imputati, secondo l’accusa, non avrebbero posto in essere né provvedimenti né iniziative per bloccare l’abusivismo edilizio tra il 1991 e il ‘98, non solo nella Valle dei Templi, ma in tutta la città. Imputato in un altro processo per irregolarità urbanistiche in contrada Favara e nella realizzazione di un depuratore, ha cercato, invano, di bloccare il dibattimento appellandosi alla legge Cirami.

Sterpa, Egidio/Forza Italia

Deputato di Forza Italia. Dirigente del vecchio Partito liberale, è stato condannato a 6 mesi in via definitiva per la tangente Enimont.

Storace, Francesco/An

Francesco Storace, chi è il leader storico della destra italiana

Ex presidente della Regione Lazio e poi ministro della Salute, ha dovuto dimettersi perché coinvolto nello scandalo delle intercettazioni e dello spionaggio illecito ai danni di Piero Marrazzo, Alessandra Mussolini e Giovanna Melandri, suoi avversari alle elezioni regionali del 2005. Per questa vicenda, è indagato anche per associazione a delinquere.

Nell’agosto 2007 Storace è indagato dalla Procura Di Roma per la presunta erogazione irregolare di finanziamenti per la ricerca scientifica avvenuta nell’anno 2005, mentre ricopriva la carica di ministro della salute. La sentenza decreterà il non luogo a procedere con la formula «il fatto non sussiste».

Visco, Vincenzo/Ds

Intervista a Vincenzo Visco: “La sinistra succube degli antitasse, dice  addio allo stato sociale” - Il Riformista

Deputato della Repubblica, ex ministro Ds. Condannato definitivamente dalla Cassazione nel 2001 per abusivismo edilizio, per via di alcuni ampliamenti illeciti nella sua casa a Pantelleria: 10 giorni di arresto e 20 milioni di ammenda.

Il ‘caso Speciale’ risale al maggio del 2007 quando la procura di Roma aprì un fascicolo sulle presunte pressioni che sarebbero state esercitate dal viceministro Visco nei confronti dell’allora comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale per costringerlo a trasferire alcuni ufficiali delle sedi milanesi della Gdf. Secondo una notizia Ansa, poi smentita dallo stesso Comando della Gdf, quegli ufficiali indagavano sulla scalata di Unipol a BNL. «Se non avessi ottemperato a queste direttive, erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro» disse Speciale ai giudici. Il 22/5/2007 il quotidiano Il Giornale ha pubblicato un articolo nel quale riporta un verbale di interrogatorio in cui Speciale afferma di aver subito ripetute pressioni e minacce da parte di Visco, che ha poi rimesso al ministro Tommaso Padoa-Schioppa la delega relativa alla direzione della Gdf, in attesa che venisse fatta piena luce sulla vicenda. È il 1º giugno 2007. Lo stesso giorno, il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria approva la revoca dell’incarico di comandante della GdF a Roberto Speciale e l’attribuisce a Cosimo D’Arrigo. In mattinata il gen. Speciale aveva chiesto l’intervento del Presidente della Rep. Giorgio Napolitano, ma il presidente in una nota ha ribattuto che «si tratta di decisioni prese dal governo nella sfera delle sue esclusive competenze e attribuzioni».

Nei giorni successivi, il quotidiano La Repubblica fa emergere, attraverso inchieste giornalistiche, una condotta alquanto dubbia del comandante generale dei finanzieri: questa ha incluso l’uso dell’elicottero di servizio per ragioni di diletto privato e l’elevato numero di encomi e promozioni di ufficiali “a lui vicini”, l’organizzazione di feste «faraoniche» coi fondi della Finanza.

Il 19 settembre la procura di Roma ha comunicato di aver chiesto al GIP di archiviare l’indagine avviata a carico del viceministro per abuso di ufficio e minacce nei confronti del generale Speciale. Nella richiesta si afferma che la condotta di Visco, pur essendo risultata discutibile ed illegittima, non avrebbe i caratteri del dolo di danno («Un comportamento illegittimo, ma non illecito»).

Il 7 novembre, il TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Speciale, volto ad ottenere in sede civile un risarcimento di 5 milioni di euro, ed ha annullato il provvedimento col quale il governo ne dispose la rimozione dalle funzioni.

Il 6 aprile 2008, la Procura di Roma ha chiesto e ottenuto l’archiviazione anche della posizione del ministro Padoa-Schioppa, che era stato querelato dal gen. Speciale per le dichiarazioni espresse in Senato: il pm ha reputato che le dichiarazioni rese dal ministro nell’aula parlamentare non possano essergli imputabili poiché il Senato è «il luogo più alto dove si svolge il dibattito politico e in quella sede deve ritenersi ampia la dimensione del diritto di critica politica»; inoltre, il pm ha ravvisato il nucleo essenziale delle dichiarazioni è stato ricavato dalla documentazione messa a disposizione dagli uffici del ministro, e quindi non può dirsi infondato.

Uscito dal Parlamento, Visco ha ripreso l’attività didattica all’Università di Roma e ha continuato a presiedere il NENS (Nuova Economia Nuova Società), centro studi fondato nel 2001, senza mai interrompere la sua attività politica e pubblicistica.

Vito, Alfredo/Forza Italia

A nessuno le "100mila preferenze" di Vito L'esponente di Fli: «Non andrò a  votare» - Corriere del Mezzogiorno

Deputato della Rep. eletto in Campania. Noto ai bei tempi della I Repubblica come “Mister centomila preferenze” della Dc, ora è parlamentare della Casa delle libertà. Ex impiegato dell’Enel, si buttò in politica, nella Dc, con grande impegno. Si dice che nel suo ufficio elettorale riuscisse a ricevere più di 200 persone al giorno. Il soprannome se lo guadagnò coi risultati elettorali conseguiti nel 1985, ‘87 e ‘92: fu eletto prima al Consiglio regionale della Campania (con 120 mila voti), poi alla Camera dei deputati (con 160 mila voti) e infine di nuovo al Parlamento (con 104 mila preferenze). Poi arrivò Mani pulite: fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e 2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra (fu poi prosciolto).

Dopo le accuse, Alfredo Vito indossò il saio del pentimento: “Torno alla mia famiglia; con la politica ho chiuso”. Scrisse: “Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perché solo così si potrà procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica”. Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare “Parco Mazzetta”. Ma non ha mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato in attività con la Nuova democrazia cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a braccia aperte nella Casa delle libertà, che lo ha portato in Parlamento.

Vizzini, Carlo/Forza Italia

Il Partito Socialdemocratico si riorganizza, Carlo Vizzini nuovo segretario  nazionale | Qui Licata

Senatore della Rep. Eletto in Sicilia. Palermitano, ex segretario del Psdi, 5 volte deputato (la prima a soli 28 anni), 3 volte ministro, è stato responsabile tra l’altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel 1993 è rimasto coinvolto nello scandalo Enimont con l’accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione. Fu assolto dal Tribunale dei ministri anche dall’accusa di aver ricevuto mazzette mentre era al ministero delle Poste. Giovanni Brusca ha incluso il suo nome nella lista di politici che la mafia voleva far fuori dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Nel giugno del 1999 Vizzini, amico di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri, è entrato nel Consiglio di presidenza di Forza Italia. Nel 2001 ha vinto il confronto elettorale nel collegio senatoriale di Palermo centro.

Valentino, Giuseppe/Alleanza nazionale

Sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi, è indagato in Calabria in relazione “a condotte attinenti gli interessi della criminalità organizzata nel settore dei finanziamenti pubblici, degli appalti, delle infiltrazioni nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione”. Il suo nome è anche presente nelle indagini sulle scalate bancarie dell’estate 2005, indicato come uno dei politici che erano punto di riferimento per il banchiere Gianpiero Fiorani.

Fabio Rainieri /parlamentare Lega Nord

Rainieri (Lega): “Analisi incomplete e tardive sulla legionella a Parma,  coinvolto ministero Salute?” | Cronaca Bianca

Attualmente ricopre la carica di consigliere regionale e di vicepresidente dell’Assemblea legislativa della regione Emilia-Romagna.

E’ stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Parma con l’accusa di false fatturazioni. Lo riferiscono fonti giudiziarie. L’inchiesta risale al 2004 e riguarda accertamenti fiscali nei confronti di un’azienda agricola nel Modenese consociata a una cooperativa nel Parmense di cui all’epoca era presidente Rainieri. Dagli accertamenti sarebbe emerso un presunto giro di fatturazioni false e il gup ha deciso il rinvio a giudizio per Rainieri, segretario della commissione Agricoltura alla Camera.

Il 12/1/2015 è stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione e al pagamento di un risarcimento di 150.000 euro: l’accusa era di diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale. Tutto è nato da un’immagine pubblicata sulla sua pagina Facebook, dove il ministro di origini congolesi Cécile Kyenge veniva rappresentata col volto da scimmia. All’epoca della denuncia dichiarò: «a noi leghisti dicono di peggio a me, ad esempio, quante volte hanno dato del bovaro», e al momento della sentenza ha ricevuto il supporto del segretario della Lega Nord Matteo Salvini.

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In futuro potremmo fare anche l’elenco dei giudici, dei manager pubblici, dei responsabili dei maggiori buchi nelle amministrazioni pubbliche quali ospedali ed enti vari come l’albo dei segretari comunali.

Il mondo politico italiano non deve più godere dell’immunità parlamentare: non è eticamente accettabile, non è concepibile che chi rappresenta una democrazia, non sia trattato come tutti gli altri.

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Solidarietà a tutti i compagni e compagne Anarchici arrestati ultimamente e a tutti quelli che sono ancora in carcere o che subiscono una limitazione della libertà individuale. Libertà che è per noi indispensabile, insieme alla Giustizia, all’Uguaglianza tra i popoli, al Rispetto per l’ambiente (Ecologia), e alla Parità di Diritti (politici, sociali, economici e culturali).

Da sempre, noi Anarchici combattiamo ogni forma di schiavitù, di fascismo e di violenza (prepotenza, sopraffazione, stupro, persecuzione), di repressione e di tortura (41bis ma non solo: siamo per la chiusura delle carceri, dei centri psichiatrici e dei CPR, come anche degli allevamenti intensivi e dei laboratori che sperimentano sugli animali). Siamo Anticlericali e contro le banche mondiali del clero, contro l’ipocrisia, il perbenismo,  la mediocrità, l’esteriore cattolico, l’italiano medio e il proibizionismo; contro le armi, le guerre, gli eserciti e le forze del disordine.

Siamo Noi infatti, e non i politici, i banchieri, i massomafiosi, i “poteri forti”, gli stragisti, a fare i conti quotidianamente con sistematiche azioni di forza volte a stroncare il nostro Movimento utopista e sognatore, ma anche concreto e instancabile; frastagliato, variegato, ma unito e compatto alla bisogna.

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Ogni superiore conoscenza,  ogni nuova fase dello

sviluppo intellettuale, ogni pensiero di un’epoca che

abbiano aperto nuovi orizzonti alle attività culturali

degli uomini, hanno potuto alfine prevalere soltanto

attraverso lotte tenaci con le attualità con le autorità

della Chiesa e dello Stato.

R.Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)