9 maggio 1978: l’omicidio Moro

Guerre sotterranee tra comunisti e anticomunisti per il potere politico finanziario economico e militare 

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Il 16 marzo 1978 Aldo Moro fu rapito e il 9 maggio di 37 anni fa, fu ucciso. In quei 55 giorni accadde di tutto, al vertice del ministero dell’Interno si insediò un Comitato di iscritti alla Loggia P2. La loggia massonica P2 era formata dai vertici delle 3 principali organizzazioni militari dello stato (servizi segreti): marina, esercito aeronautica, ed era gestita dal massone Licio Gelli, antifascista, repubblichino monarchico. Il piano Solo, fu un colpo di stato militare organizzato dai democristiani di centrodestra nel ‘64, e attuato dalla brigata carabinieri per impedire che la sinistra conquistasse il potere politico. Moro si era accorto che nella democrazia cristiana quasi tutti avevano la tessera della loggia P2 atlantica, anticomunista, golpista e di destra e nel ‘64 decise di fondare il primo partito democristiano di centrosinistra.

Moro quando arrestarono Edgardo Sogno, mise il segreto di stato, intimorito dai diversi colpi di stato attuati in Italia (Piano Solo 1964, Golpe Borghese 1970, Golpe bianco 1972 , Golpe rosa dei venti 1973, rapimento Moro 1978).

Quello fu il suo grande sbaglio che gli causò la morte: aver protetto gli autori dei colpi di stato.

Dopo la fine della II Guerra Mondiale e l’avvento della Guerra Fredda, l’Italia era diventata parte della NATO (stay behind) e in questo modo risultava una colonia statunitense.

Anche l’Unione Sovietica era interessata allo Stivale e difatti le maggiori formazioni politiche del periodo, dipendevano perlopiù da una o dall’altra parte in gioco: la Democrazia Cristiana e buona parte dell’élite della destra conservatrice era sostenuta e finanziata dagli USA , il PCI e buona parte dell’élite della sinistra progressista e radicale dall’URSS.

La “strategia della tensione” è stata considerata come il tentativo (riuscito) di mantenere l’Italia sotto l’orbita statunitense rafforzandone la dipendenza e bloccando una possibile rivoluzione comunista.

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Giovanni Senzani,( brigatista alto borghese e criminologo), rapì Moro e fu anche consulente del ministero di Grazia e Giustizia contro il terrorismo durante il sequestro. A Roma usufruiva in via della Vite di un appartamento che divideva a metà con un regista di film porno, che era però anche un informatore del Supersismi (doppio Sid) , la tecnostruttura di stampo piduista. La tipografia utilizzata dai brigatisti per la stampa dei comunicati (da quasi un anno prima del rapimento), era gestita da un brigatista (Enrico Triaca) e finanziata da Mario Moretti, erano stati precedentemente di proprietà dello Stato: si trattava di una stampatrice AB-DIK260T, che era di proprietà del Raggruppamento Unità Speciali dell’Esercito (facente parte del SISMI) e che, seppur con un pochi anni di vita ed un elevato valore, era stata venduta come rottame ferroso, e di una fotocopiatrice AB-DIK 675, precedentemente di proprietà del Ministero dei trasporti, acquistata nel 1969 e che, dopo alcuni cambi di proprietario, era stata venduta a Enrico Triaca.

Anche l’appartamento di Via Gradoli 96 (diversi appartamenti erano intestati ad uomini del SISMI) fu affittato da Moretti sotto lo pseudonimo di Mario Borghi nel 1975.

Ma andiamo a capire in che contesto nacquero le Br….

L’organizzazione delle Br nacque dal CPM, il Collettivo Politico Metropolitano fondato da Renato Curcio e Corrado Simioni (alto borghese), un ex iscritto al PSI di Milano con Craxi, che tenne nel novembre 1969 un convegno a Chiavari. A questo gruppo si avvicinò quello di Alberto Franceschini, i ragazzi dell’“Appartamento”di Reggio Emilia, fondato da un altro alto borghese, Corrado Corghi di azione cattolica. Nella primavera del 1970 le discussioni sul passaggio alla clandestinità erano sempre più vive e contornate da serie intenzioni. Nel CPM c’era anche Margherita “Mara” Cagol, moglie di Curcio la quale costituirà il trio originario delle BR. La donna faceva parte delle cosiddette “zie rosse”, un’ organizzazione semiclandestina all’interno del CPM fondata da Simioni. Nove mesi dopo la strage di Piazza Fontana, nel convegno di Pecorile, vicino Reggio Emilia, nell’agosto del 1970, avvenne l’unione tra quelli dell’Appartamento e il CPM, dando così vita al collettivo Sinistra Proletaria. Entrambe le organizzazioni, ormai unite , volevano la lotta armata ma ciò non significa che non ci fossero divergenze. Franceschini, infatti, racconta che lui (Simioni) «proponeva di colpire in alto. Noi pensavamo a piccoli atti di “giustizia proletaria”, legati alla realtà delle fabbriche e alle lotte operaie. Per lui, invece, il punto chiave era la lotta antimperialista, da condurre con azioni eclatanti» in collaborazione con organizzazioni internazionali….

La rottura arrivò col rifiuto di Franceschini, di sottoporsi a un questionario ( test psicologici, per la guerra psicologica) molto intimo e privato (si chiedeva addirittura se si praticasse la masturbazione) col fine di creare una struttura clandestina tutta sua, da egli gestita e controllata. Nel settembre del 1970 il collettivo tenne una riunione in Liguria, ospite di Savina Longhi, presentata da Simioni come l’ex segretaria di Manlio Brosio, ambasciatore italiano e dal 1964 al 1971 segretario generale della NATO. Il posto dunque non pareva certamente adeguato a ospitare aspiranti terroristi comunisti. Simioni giustificò il tutto dicendo che la donna era stata una sua amante, infiltrata in quell’ufficio; l’ex socialista non solo organizzò un attentato all’ambasciata americana ad Atene nel quale perse la vita una donna senza dir nulla agli altri compagni, in Grecia invece (in quel periodo al potere c’era la dittatura fascista dei colonelli) aveva dei soldi depositati in una cassetta di sicurezza…. A quel punto Franceschini, la Cagol e Curcio decisero che avrebbero preso strade diverse da Simioni.

Nella primavera del 1971 Gallinari (stalinista) e Maurizio Ferrari (cattocomunista, adepto di abbè Pierre) spariscono per poi ritornare (erano andati in Francia insieme all’ambiguo Simioni) con delle scuse contorte nel gruppo di Curcio e Franceschini. Franceschini è fermamente convinto che il loro ritorno non fosse né casuale né spontaneo: «fu Simioni – dice – che non aveva accantonato il suo progetto di egemonizzare il gruppo, a rimandarli».

Giugno 1973: il dirigente dell’Alfa di Arese Michele Mincuzzi entra nel mirino delle BR. Il suo sequestro è un’operazione gestita quasi totalmente da Moretti che realizza anche la classica foto del prigioniero con il simbolo dell’organizzazione su un cartello. Nulla di anomalo, se non fosse che quella stella delle BR non ha cinque punte ma sei, come quella di Davide, simbolo dell’ebraismo e dello Stato d’Israele.

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Il confronto tra le opposte linee guida di Simioni e di Curcio, e le questioni di carattere organizzativo e politico di come definire la propaganda armata, stavano provocando delle fratture in seno a Sinistra Proletaria sempre più marcate.

Le azioni proposte da Simioni erano in alcuni casi anche sanguinarie, come la proposta di fare uccidere il principe nero Valerio Borghese o di far colpire gli americani a Napoli, uccidendo due ufficiali, ma furono rifiutati da tutti gli altri. Simioni non demorde e cerca di proporre ai singoli di partecipare alle azioni che lui sta organizzando senza consultare la direzione, il suo intento era quello di organizzare una struttura parallela. Curcio e Franceschini sembrano accorgersene.

Il primo segnale si ha quando si é scoperto che dietro al fallito attentato all’ambasciata USA di Atene, fu Simioni a organizzare il tutto. Pochi giorni prima, Simioni aveva proposto a Mara Cagol di eseguire un attentato in Grecia. Questo aveva fatto infuriare Curcio che era rimasto all’oscuro di questa vicenda che aveva coinvolto la moglie, la faccenda era venuta fuori durante una riunione del collettivo di direzione di Sinistra Proletaria, che si era tenuta in Liguria, nel settembre 1970, a casa di Savina Longhi, una delle partecipanti al convegno di Costaferrata. A questo punto la maggioranza di Sinistra Proletaria inizia a isolare il gruppo di Simioni.

La rottura definitiva tra le nascenti BR e Simioni avviene subito dopo l’attentato incendiario alla vettura di Ermanno Pellegrini, Simioni chiese spiegazioni a Curcio sul fatto che non era stato informato, Curcio gli rispose di non aver più interesse a discutere con lui avendo ormai opinioni diverse, Simioni lo ammonì sostenendo che le BR sarebbero state rapidamente individuate perché prima di agire, dovevano creare una organizzazione ristretta e ben strutturata (come quelle fondate da lui – superclan- Hiperion). Simioni abbandonò definitivamente il gruppo di Sinistra Proletaria, che di lì a poco sarebbe scomparso, portandosi dietro i suoi servi fedeli: Moretti, Duccio Berio, Vanni Mulinaris, Franco, Troiano, Innocente Salvioni, Francois Tuscher (nipote di abbè Pierre) , Sandro D’Alessandro, Prospero Gallinari, Ivan Maletti, Maurizio Ferrari e gli ingegneri dell’IBM.

Per i brigatisti era alquanto inquietante quello che era emerso nel fallito attentato di Atene all’ambasciata americana del 2 settembre 1970, Maria Elena Angeloni era un’amica della moglie di Simioni, Gabriella Giuliani (zia di Carlo), inoltre sia lei sia il suo compagno di disavventura George Christous Tsikouri avevano 4 passaporti falsi, due italiani, uno svedese e uno cipriota, che li collegavano ad Ezio Maria Seveso, a Laura Sapienza e a suo marito Giorgio de Monte, che conoscevano Simioni dagl’inizi degli anni ’60, da poco iscritti alla sezione comunista “Oreste Ghirotti” di Milano.

Altro fatto strano è il timer della bomba, che essendo difettoso, aveva innescato l’esplosivo troppo presto, uccidendo gli attentatori, il timer apparteneva alla stessa partita che provocherà la morte di Giangiacomo Feltrinelli a Segrate per mano dei Mar (Movimento di azione rivoluzionaria) di Carlo Fumagalli…..

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Il 30 marzo un nucleo del Superclan (gruppo clandestino fondato da Simioni) rapina Primo Fubei portavalori della Savoia Assicurazioni, bottino 30 milioni di lire. Per questa rapina sono arrestati Igine Laghi e Francesco Ravizza Garibaldi, quest’ultimo un pupillo di Simioni, verrà coinvolta anche Sabina Longhi, la segretaria di Simioni, ex collaboratrice di Manlio Brosio alla NATO, ed impiegata della Savoia Assicurazioni, sparita dalla circolazione poco prima della rapina. Con questi soldi il 21 aprile 1971, un mese dopo la rapina viene comprata una cascina vicino ad Aqui Terme, la Cascina Beghina, che verrà utilizzata dal gruppo come base di addestramento e poligono di tiro, la cascina verrà intestata a Rosalba Buccianti, legata sentimentalmente a Simioni. Oltre a questa base, alla cui sistemazione partecipò anche Prospero Gallinari, l’organizzazione poteva disporre; di una villa a Barzio, sopra Lecco, una villa a Bellano, una villa ad Arpino, vicino a Stresa sul lago Maggiore, una villa vicino ad Erba, tra Lecco e Como, una villa vicino a Tortona e infine di alcuni appartamenti a Milano.

Altro fatto misterioso erano i legami tra Simioni e Roberto Dotti, ex partigiano ed ex comunista, che custodiva gli archivi dell’organizzazione e le schede coi test psicologici, di molti attivisti della sinistra extra parlamentare che gli erano consegnate da Margherita Cagol in più incontri.

Il fatto sconcertante che Roberto Dotti fosse il presidente del Comitato di Resistenza Democratico fondato da Edgardo Sogno, un partigiano bianco, monarchico, repubblichino, liberale. Sogno era un acceso anticomunista che aveva creato questo comitato per contrastare l’ascesa elettorale del PCI.

Un altro infiltrato era Duccio Berio uno dei fedelissimi di Simioni, suo padre un noto professionista era legato al MOSSAD, il servizio segreto israeliano. Duccio Berio entra in contatto coi servizi durante la leva nel 1972, era un ufficiale di collegamento, e passava al SID informazioni sulle organizzazioni della sinistra extra parlamentare.

Il tentativo di Simioni di creare una forma di consenso popolare a Milano e a Torino fallisce. Il Superclan più che un gruppo rivoluzionario si sta trasformando in una Duccio setta in cui Simioni esercitava un potere quasi assoluto sui militanti, ben presto senza una base ideologica il Superclan si sciolse verso la fine del 1972, il gruppo dirigente Simioni, Mulinaris, Berio, Troiano, Salvoni e Tuscher, andarono a vivere in una villa nel Veneto, per evitare nuove indagini della polizia, il gruppo si sposterà in seguito a Parigi, dove fonderà le associazioni culturali Agorà e Kiron e poi la scuola di lingue Hyperion.

Le tante strategie militari occulte, messe in atto da Moretti, sono state collegate al piano militare “Field Manual”, un documento americano top-secret del 1970 che vede i terrorismi di diversi colori come un ottimo strumento da utilizzare per fini egemonici e di equilibri. Equilibri di Guerra fredda, ovviamente. L’importante documento definisce il terrorismo un «fattore interno stabilizzante» profilando una nuova teoria dell’anticomunismo, quella di «destabilizzare ai fini di stabilizzare», controllando e orientando i vari gruppi eversivi, pilotandoli con l’inserimento di infiltrati nei loro “organi” decisionali. Se davvero quanto previsto dal documento abbia trovato attuazione in Italia significherebbe che le BR, italiane di nascita, abbiano poi preso una strada diversa (o meglio, questa strada sarebbe stata fatta prendere) in direzione atlantica, divenendo strumento in mani americane.

A Israele sarebbe convenuto avere un paese come l’Italia (al centro del mediterraneo, con un forte partito comunista da controllare) instabile. Gli USA, nella gestione del Medioriente, si sarebbero affidati più ai sionisti.

La data 8 settembre 1974 è una cesura nella storia delle BR. Curcio e Franceschini furono arrestati alla stazione di Pinerolo, in provincia di Torino, traditi dall’infiltrato Silvano Girotto, un ex francescano missionario cattolico comunista che nei suoi soggiorni sudamericani negli anni precedenti ebbe floridi contatti con guerriglieri e per questo motivo era chiamato “Frate Mitra”….

Nel 1975 le BR sequestrarono il produttore di spumante Gancia. I carabinieri intercettarono i brigatisti e in questa operazione Mara Cagol rimase uccisa con un’«esecuzione». Quando la brigatista era già ammanettata e in ginocchio, un carabiniere in borghese le si avvicinò, le puntò una pistola sotto l’ascella e sparò un colpo mortale. Il proiettile le perforò i polmoni. La morte di Mara fu un avvertimento per Curcio di non parlare dell’organizzazione ambigua di Simioni….

Giorgio Semeria, un brigatista della prima ora, l’anno successivo rischiò di essere vittima della stessa (esecuzione) sorte. Fu arrestato alla stazione di Milano, sotto gli occhi della gente, solo che Semeria non morì e fu successivamente trasportato in ospedale. Dopo fu portato in carcere e da lì scrisse a Curcio che «Mario Moretti, è una spia».

Nel 1974 Curcio fu arrestato insieme a Franceschini a Pinerolo. Nel 1975 riuscì a evadere dal carcere di Casale Monferrato grazie a Francesco Marra, uno degli informatori dell’Ufficio affari riservati del Ministero degli Interni e collaboratore del superclan di Simioni. Durante la sua latitanza Curcio tenne una riunione di esecutivo con Semeria e Moretti che allora viveva a Genova. A fine riunione Mario Moretti domandò a Curcio se potesse ospitarlo e dopo qualche esitazione, accettò. Il giorno dopo Curcio fu arrestato di nuovo.

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Quando Curcio ricevette la lettera di Semeria (che Moretti era una spia), era rinchiuso alle Nuove di Torino con Franceschini e rivelò a questi: «Giorgio ha ragione, sono certo che Moretti è una spia». Affermazione dovuta con molta probabilità all’esperienza vissuta col suo secondo arresto.

Perché Semeria doveva morire? Semeria avrebbe potuto essere il nuovo capo delle Brigate rosse, aveva posto il problema di Moretti, che lui considerava una spia…..

Corrado Simioni fonda la famosa scuola di lingue Hyperion, da sempre sospettata di avere avuto un ruolo attivissimo, soprattutto durante il sequestro Moro, nel manovrare i gruppi eversivi di sinistra, italiani e non, in realtà era un centro della CIA che lavorava sia per i servizi segreti di Yalta che per i servizi segreti del Patto atlantico….

Con l’Hyperion Simioni e Moretti riuscirono a creare una struttura clandestina al di sopra delle clandestine Br.

Corrado Simioni, fiancheggiò le Br all’atto della loro nascita col suo Superclan, poi le infiltrò inviando nel gruppo un proprio rappresentante: Mario Moretti, che dal ’74 (anno dell’ arresto di Curcio e Franceschini) prese in mano la guida dell’organizzazione. Moretti restò al vertice e condusse le Br al sequestro e all’ omicidio Moro: Come nel 1974, quando le Br rapirono il giudice Sossi e Moretti voleva uccidere l’ostaggio anziché rilasciarlo. Sossi si salvò perché raccontò ai suoi prigionieri un segreto nazionale (top secret): l’esistenza del doppio sid, mentre moro fu ucciso perché raccontò un segreto internazionale (gladio e i nuclei clandestini dello stato). Per Sossi ci fu anche una trattativa col Vaticano condotta tramite l’ex democristiano di Reggio Emilia Corrado Corghi (adepto di Azione cattolica). Fondatore dell’appartamento di Reggio Emilia insieme a Franceschini.

Ma chi era Simioni?

Era un collaboratore del l’USIS (United States Information Service: strutture americane ed inglesi per la guerra psicologica). In seguito si trasferì a Monaco di Baviera per approfondire gli studi di latino e teologia, per poi ritornare a Milano all’inizio del ‘68.

L’ultima attività, prima di passare alla completa clandestinità sul territorio italiano, Simioni la compì all’inizio degli anni ‘70 come redattore (assieme a Mulinaris e Curcio) di alcuni numeri della rivista “Sinistra proletaria”, l’ultimo dei quali riporta in copertina uno sfondo rosso con disegnato al centro un cerchio nero attorniante le sagome di 14 mitra (lo stesso simbolo usato anche da Senzani). Trasferitosi in Francia nel 1976, fondò a Parigi (assieme a Duccio Berio e Vanni Mulinaris) la scuola di lingue Hyperion dove insegnò come docente anche Toni Negri. A Parigi Simioni si inserì nella vita cittadina, ricominciando a frequentare gli ambienti cattolici progressisti e divenendo vicepresidente della “Fondazione Abbé Pierre“. E proprio quale accompagnatore dell Abbè Pierre, nel novembre 1992 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo II in udienza privata. Successivamente si avvicinò al buddismo tibetano.

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La scuola Hyperion era una struttura di riferimento per organizzazioni militari come OLP, IRA, ETA e BR, e contemporaneamente manteneva rapporti con CIA, KGB e Mossad. Padre Andrew Felix Morlion, ex agente della CIA era il direttore dell’Hiperion. Felix fondò, negli anni del dopoguerra la prima università ecclesiastica formata dai servizi segreti del vaticano, la Pro-Deo, attraverso la quale fece scappare tanti nazisti, criminali di guerra, vestiti da preti….

Quella che è oggi diventata la Luiss – Libera Università degli Studi Sociali.…

Hyperion era un punto d’incontro tra i servizi segreti delle nazioni contrapposte nella Guerra Fredda, necessario nella logica di conservazione degli equilibri derivanti dagli accordi di Yalta. Hyperion quindi sarebbe stato un mezzo per azioni comuni contro eventuali sconvolgimenti dell’ordine di Yalta. Proprio la politica di apertura al PCI attuata da Moro, poteva considerarsi una minaccia degli stessi equilibri politici consolidatisi fino a quel momento…

 

Rsp (individualità Anarchiche)