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ricercatori senza padroni

I fasci fomentano la guerra tra poveri che rientra nel piano militare ‘strategia della tensione’

I fasci fomentano la guerra tra poveri che rientra nel piano militare ‘strategia della tensione’…

La foto sopra (bambini sinti, rom, ebrei) testimonia il risultato dell’odio razziale contro i più deboli e i più poveri

A Roma nel pomeriggio del 2 aprile c’è stata una manifestazione  nel quartiere di Torre Maura (periferia est tra il Campidoglio e i Castelli), per l’arrivo di alcune famiglie rom in una struttura di accoglienza. Tra i manifestanti c’è CasaPound, che ha iniziato ad allestire un blocco stradale insieme a  una trentina di residenti.  A causa della manifestazione con insulti violenti dei fasci, le famiglie rom sono state trasferite dal Centro d’accoglienza di via Toraldo a Torre Angela. Durante la serata in via dei Codirossoni via dell’Usignolo, via delle Cince, via delle Alzavole, restano in strada 200 fascisti davanti al centro di accoglienza per far mandare via 77 rom (33 minori)…

Durante la manifestazione dei fasci (fomentano la guerra tra poveri facendo leva sulla miseria, una tattica militare già usata nella storia per imporci la dittatura militare  – Stato di polizia), c’è stato un ragazzo di 15 anni residente a Torre Maura, che ha sfidato i fasci a testa alta, facendo scuola ai rappresentanti  (mercenari) di Casapound.

Si chiama Simone il ragazzino che, da solo, ha ripreso criticandolo quell’infido e arrogante di Mauro Antonini, uno dei leader romani di CasaPound, e ora il suo bellissimo e semplice discorso sta spopolando su un video sui social. Il giovane rivolto verso l’esponente di CasaPound: “Quello che sta facendo lei è una leva sulla rabbia del quartiere mio per i suoi interessi. A me non sta bene che bisogna sempre andare contro una minoranza. Secondo me nessuno deve essere lasciato indietro: né italiani, né rom né africani. State a fa’ leva sulla rabbia della gente per racimolare voti. “Sta cosa di anda’ sempre contro le minoranze a me nun me sta bene”. E’ di ieri 5 marzo la notizia dei mass media che scrivono che è stato svuotato il centro di accoglienza di via dei Codirossoni a Torre Maura, teatro di violente proteste anti-nomadi nei giorni scorsi. Complessivamente sono stati una sessantina circa i nomadi portati via martedì pomeriggio durante la manifestazione violenta dei fasci. Forza Nuova aveva annunciato una fiaccolata in programma per la sera.

Ma la cosa più assurda, è che nessuno però ha protestato quando hanno scoperto il business e le speculazioni di Buzzi e Carminati su i campi nomadi e i centri di accoglienza da loro gestiti grazie agli agganci con la Curia e la politica sia di sinistra che di destra, nessuno ha protestato per la grande ingiustizia sociale subita dai poveri in generale, che oltre a trovare finti buonisti che ci speculano sulle loro disgrazie (milioni di euro), chissà perché, rimangono sempre poveri  e la loro condizione sociale non cambia mai. A fare profitti sulle disgrazie della povera gente sono sempre i soliti, sia che vengano dalla chiesa, dallo stato, o da tutti e due, sono sempre stati, da secoli, individui disumani, senza scrupoli, ambiziosi  e pure attaccati ai soldi (spilorci) e che magari si sono studiati pure l’etica e la morale…

Puntualizziamo che il metodo Buzzi – Carminati non è un caso isolato, purtroppo tutti i servizi caritatevoli, sia dello stato che del clero, sono sempre stati servizi offerti (da secoli) per speculare avidamente sull’ultimo degli ultimi per poi prendere anche la gloria (come nel caso della banca mondiale del Vaticano Ior che, invece di distribuire i soldi ai poveri, ha accumulato, ingrassandosi  col malaffare)….

Ma andiamo ad analizzare il metodo per fare business delle cooperative sociali….

Mafia Capitale, gip: “Alemanno chiese aiuto a Buzzi per elezioni 2014”. E lui chiamò “mafiosi” e “‘ndranghetisti”

Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati (militante dei Nar), era stato condannato nell’ 85 (a 25 anni), a 24 anni di carcere  per omicidio del suo ex socio impiegato di banca che gli riciclava gli assegni rubati. Poi uscito di galera nel ‘91, s’inventa di essere imprenditore per gestire i campi nomadi, e crea la cooperativa «29 Giugno», che fa parte del consorzio Eriches. Una onlus che controlla direttamente 13 cooperative e che al 31/12/2013 ha dichiarato un fatturato di 51 milioni di euro e 1200 dipendenti. Buzzi (braccio operativo di Carminati), ha avuto un passato di vicinanza con l’estrema sinistra, ma da buon democristiano (destra o sinistra basta che se magna), non ha esitato un momento ad allearsi col nero Massimo Carminati per macinare milioni di euro attraverso gare d’appalto truccate e fatture gonfiate. Il campo Rom della gestione criminale è quello a Castel Romano. Ospita 1400 nomadi e dà lavoro a 986 dipendenti di cui il 32% «lavoratori svantaggiati». Il giro d’affari intorno a Castel Romano viaggiava su due binari. Il primo è relativo alle fatture gonfiate in modo che da un iniziale investimento di 1 milione e 200 mila euro (versati a metà da Buzzi e Carminati), il guadagno finale per la gestione del campo inizialmente raddoppia e poi sfiora i 5 milioni di euro!

Nel 2012 i mass media scrivevano che stavano arrivando una  serie di convenzioni con Roma capitale e col governo per la gestione dei rifugiati. E’ quel business che per Buzzi vale più del traffico di stupefacenti, che a Roma è stato in buona parte preso in mano dal gruppo finito all’interno dell’inchiesta su Mafia Capitale. L’atto notarile viene firmato nell’ottobre del 2012 con l’espressa autorizzazione del cancelliere del Vicariato di Roma. Il compratore è questa volta la cooperativa Domus caritatis. L’arciconfraternita cede il business alla cooperativa che ottiene la gestione di diversi asili per minori stranieri, la gestione del centro polifunzionale da 400 posti per rifugiati e richiedenti asilo di via Boccea (con relativi ampliamenti che aggiungono ulteriori 600 posti), il servizio di prima accoglienza per richiedenti asilo a Fiumicino, più una lunga serie di altri servizi convenzionati. Un’attività che mostrava all’epoca un attivo e che quindi non costava nulla al vicariato romano: il tutto era finanziato dal comune di Roma e dai fondi per l’emergenza rifugiati. Il pacchetto nel 2012 passa dunque alla Domus Caritatis, cooperativa che gravita nell’area di Comunione e liberazione….

Il campo rom  è stato inaugurato nel novembre 2012 con tanto di strette di mano da parte dell’allora sindaco Alemanno... Buzzi tramite un’agenzia immobiliare a lui riconducibile, acquista i terreni intorno al campo rom iniziale. Così incassa pure l’affitto del terreno da parte del Comune. E al capitolo campo rom, si aggiunge quello per «la somministrazione dei pasti al centro profughi».

Ma in tutta questa sozza situazione cosa c’entra il Vaticano con Mafia capitale?

Nell’inchiesta del procuratore Giuseppe Pignatone, ci sarebbe un affaire che lega un albergo per pellegrini all’Eur, venduto a una coop ciellina vicina al ras di Mafia Capitale, Carminati e Salvatore Buzzi.

Era il 2 dicembre del 2014, quando i mass media scrivono che tra le mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare di Mafia Capitale, appare il nome dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento e San Trifone.

confraternita

L’arciconfraternita romana, legata al vicariato di Roma, appare tra le pagine relative all’inchiesta che ha portato alla luce il sistema di Mafia Capitale incentrato per lo più sul “business dei profughi”, settore  del quale si è occupata l’Arciconfraternita che aveva allestito un centro di assistenza per profughi, appunto, ma anche per minori in difficoltà e anziani lasciati soli. Ma tra le attività dell’arciconfraternita c’era anche un Albergo nella zona dell’Eur, un tre stelle destinato ad essere una “casa di ferie”; ma in realtà era proprio un Hotel di lusso, con camere da 80 euro a sera e con tutti gli accessori che si trovano in strutture ricettive di medio-alto livello. Nel 2010 il vescovo ausiliario della Capitale, Agostino Vallini, ha fatto commissionare  l’Hotel per disporne successivamente la vendita. Ma è proprio qui che le cose si complicano perché  la cessione avviene per pochi soldi e l’albergo viene ceduto alla Società FT 2000 S.r.l. avente per soci Tiziano Zuccolo e Francesco Ferrara, imprenditori di CL, due nomi ben conosciuti dagli inquirenti che indagano su Mafia Capitale. Ad aggravare la posizione dell’Arciconfraternita, è il fatto che sia Zuccolo che Ferrara sono stati in passato entrambi amministratori dell’Arciconfraternita stessa, tanto che è stato Ferrara a firmare, per conto della struttura ecclesiale, l’atto di affitto per la cifra, decisamente fuori mercato, di 2 mila euro al mese che poi ha portato alla cessione definitiva della struttura (albergo di lusso) nel 2012 per un importo di 464 mila euro ai padrini  Buzzi & Carminati. Ancora una volta si evidenza un sistema di affari e intrecci loschi insito nella capitale che non risparmia nemmeno enti ecclesiali, quegli enti legati al Vaticano, già sotto accusa per le vicende del Crac Ambrosiano (1986), per la morte di papa Luciani (1978) e per Vatileaks 1 (2012) e Vatileaks 2 ……

 Il 1 febbraio 2017 i mass media scrivono che il collaboratore Luca Odevaine (nella foto a sinistra), ex vicecapo di gabinetto vicario del sindaco Veltroni, ha dichiarato al processo che “prendeva  5000 euro al mese da Buzzi”  da fine 2011 al novembre del 2014. Luca Odevaine dichiara anche di aver preso soldi anche dalla cooperativa La Cascina. Luca Odevaine prendeva soldi da Salvatore Buzzi (5mila euro mensili) e soldi dalla cooperativa ‘La Cascina’ (10mila euro al mese che potevano arrivare anche a 20mila). Per anni, Luca Odevaine, ha intascato fior di tangenti mettendo a frutto il suo lavoro di componente del Tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale (struttura creata nell’estate del 2014 ma informalmente esistente due anni prima) e di presidente della Fondazione IntegraAzione, che curava e coordinava eventi politici, religiosi e sociali. Luca Odevaine dichiara inoltre che lui svolgeva da trait d’union tra le due cooperative, il ministero degli Interni e i funzionari della Prefettura… Odevaine è stato poi interpellato sui soldi ricevuti dai vertici della Cascina, per agevolare l’assegnazione dell’appalto per la gestione del Cara di Mineo, dopo aver concordato con loro il contenuto del bando di gara. “Anche in questo caso (ha spiegato Odevaine ) ricevevo soldi per il mio lavoro di raccordo col Ministero dell’Interno”. Luca Odevaine dichiara anche che, con la giunta Alemanno sì stabili un accordo per cui, ad ogni consigliere comunale vennero dati 400mila euro da spendere per eventi culturali. Ha spiegato poi Odevaine che  Alemanno  mise nuove figure in base ad appartenenze politiche nei posti chiave dell’amministrazione: Gianmario Nardi, che era stato allontanato da Veltroni perché troppo vicino a imprenditori che facevano manifestazioni pro suolo pubblico, fu nominato vicecapo gabinetto. Marra (a umma umma) fu spostato al Patrimonio. Dichiarò inoltre Odevaine:”Alemanno mi disse che per tutto il periodo della mia permanenza al Comune, le due sue persone di fiducia a cui avrei dovuto far riferimento erano Riccardo Mancini (ex amministratore delegato di Eur Spa e  Manager, e uomo di fiducia dell’ex sindaco Gianni Alemanno) e l’onorevole Vincenzo Piso (protagonisti della destra giovanile romana degli anni ‘70), che negli anni ‘80 avevano  finanziato la sua campagna elettorale…

Nessuno però ha manifestato o protestato, quando gli sbirri assassini di Bologna della “banda della Uno bianca”, hanno rapinato o, addirittura, hanno sparato in mezzo al mucchio in un campo Nomadi: nessuno si è indignato!! Facciamo sempre la parte degli italiani mediocri, sempre pronti a scagliarsi contro i più deboli. Ora, come fossimo in uno stadio del balun, cantiamo in coro: la nostra forza è l’ignoranza, Italia alè! Italia alè!!

 

Il monte dei misteri

http://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Il-monte-dei-misteri-c1d0dc82-11c4-4501-b7a7-174ece7bb666.html

 

I criminali della uno bianca

 

Se veramente la parola delitto avesse un significato,

nessun delitto sarebbe maggiore di quello che

la società compie col lasciar sussistere la miseria.

L. Molinari

 

Cultura dal baso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2019/04/062019/04/07Pubblicato inantifascismo, Repressione e Controllo sociale

Solidarietà ai compagni Anarchici di Trento: Le contraddizioni del codice Rocco e della legge Scelba.

Solidarietà ai compagni Anarchici di Trento: Le contraddizioni del codice Rocco e della legge Scelba.

Nel 2018 secondo l’Istat in Italia lo stato ha speso 100 milioni al giorno per guerre e  armi e per mantenere gli apparati repressivi (servizi segreti)…

Il 19 febbraio alle 4 del mattino la digos (con tutti quei soldi che ci costano quelle merde in borghese amici e leccaculi di logge militari piduiste e massomafiose) ha rotto i coglioni perquisendo coi soliti metodi repressivi di intimazione e  violenza gli spazi e le case di compagni e compagne fra Trento, Bolzano, Rovereto. Sono 7 i compagni Anarchici arrestati: 6 con misure cautelari in carcere e 1 con misure cautelari ai domiciliari. I reati contestati sono 270 bis e 280 bis. I compagni Anarchici trentini erano stati messi sotto controllo già da quando avevano aperto (occupato) spazi anarchici di socialità e cultura (a Trento non erano abituati alle occupazioni di spazi culturali…).

L’associazione sovversiva (270 c.p.) del codice Rocco segna ancora oggi lo sviluppo della repressione contro i movimenti anarchici e di sinistra in Italia….

La politica corrotta (centrodestra e centrosinistra) detiene attraverso lo stato cattoliberalfascista, il potere militare ed economico. La classe sociale dominate cattoliberalfascista, stretta nella morsa della crisi, è incapace di trovare altre vie, se non quella autoritaria e repressiva, per risolvere le contraddizioni reali esistenti e contenere il malcontento diffuso….

Ma facciamo un po’ di storia:

Buona parte della legislazione penale italiana risale quasi per intero al periodo fascista, quando il guardasigilli Alfredo Rocco (foto sopra), stende il codice che porta il suo nome e che sintetizza la produzione normativa degli anni ‘30 in materia penale, comprendendo, all’epoca, anche il codice di procedura penale e la riforma

dell’ordinamento penitenziario. L’articolo 270 c.p. entra in vigore l’1/7/1931 con la seguente formulazione: “Chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni (non fasciste) dirette a stabilire violentemente la dittatura di una classe sociale sulle altre, ovvero a sopprimere violentemente una classe sociale o, comunque, a sovvertire violentemente gli ordinamenti economico-sociali costituiti dallo Stato fascista, è punito con la reclusione da 5 a 12 anni.  Quest’articolo già allora mirava a contrastare il  movimento e le sue diverse componenti, comuniste, socialiste, anarchiche,  togliendo di fatto  la possibilità di organizzarsi dal basso per lottare contro lo stato fascista e il suo sistema borghese Piduista massomafioso….

La rivoluzione fascista, secondo Alfredo Rocco, è stata una rivoluzione conservatrice, essendo consistita in un ritorno delle tradizionali forme autoritarie  e gerarchiche. Il codice Rocco si affiancava e assorbiva tutti i precedenti provvedimenti adottati dal regime mussoliniano, comunemente denominati “Leggi speciali” emanati nel novembre 1926, per colpire l’opposizione politica. Infatti, subito dopo l’attentato Zamboni a Mussolini, il regime fascista promulgò il Testo unico di Pubblica Sicurezza (codice Rocco) il quale insieme ad altre leggi, come quella del 25 novembre 1926 (n. 2008) che istituì il Tribunale Speciale, contribuì a disegnare dal punto di vista legislativo l’architettura dello Stato totalitario fascista.

Le spedizioni punitive delle squadracce fasciste

La repressione è sempre stata uno strumento dello stato autoritario, usato da secoli contro chi si ribellava al sistema militare dittatoriale, la repressione colpiva chi si ribellava a questi avvoltoi che, pur di accumulare capitale diventano avari e senza scrupoli, lasciando milioni di persone che per necessità e per la propria dignità hanno imparato ad organizzarsi e a ribellarsi, nella miseria. L’articolo 270 del codice penale, è sempre stato usato (ancora oggi) come repressione preventiva per sciogliere e controllare i movimenti Anarchici e i movimenti di sinistra…

L’essenza dell’art. 270 è caratterizzata dalla sua natura preventiva. La sua formulazione, infatti, manca chiaramente di un riferimento alla possibilità concreta che si determini l’azione, così com’è privo di un riferimento alla struttura stessa organizzativa dell’associazione, soffermandosi piuttosto a una scansione di ruoli individuali, come il promotore, l’organizzatore, il semplice partecipante.  Ciò che contava per lo stato cattofascista era “spegnerle sul nascere”, a prescindere dalla reale pericolosità del fatto in sé. Si può quindi affermare che l’art. 270 aveva un doppio carattere preventivo: puniva da un lato il “solo” fatto associativo, e dall’altro il “solo” fine dell’associazione (un pericolo presunto) anziché il pericolo concreto per le istituzioni. Esso ha rappresentato la punta di diamante dell’attacco politico all’antifascismo. Nell’immediato dopoguerra ci furono alcune sentenze della Corte di Cassazione che ritennero l’art. 270 c.p. abrogato con la legge del 27/2/1944 che, appunto, aveva decretato l’abrogazione di tutte le norme emanate a tutela delle istituzioni e degli organi politici creati dal fascismo. Ma così non fu…  Con la “legislazione dell’emergenza” degli anni ‘70 e ’80 la borghesia italiana cattoliberalfascista, dopo gli anni della ricostruzione e del boom economico (solo per la borghesia), col riaffacciarsi di una nuova crisi economica agli inizi degli anni ‘70 l’apparato democratico cristiano ci impose l’art. 270 bis (si rifaceva al codice Rocco), aumentava le pene di carcere per gli antifascisti, lasciando inalterata la sua natura preventiva anticomunista… Per sconfiggere il comunismo, il potere cattoliberalfascista andreottiano firmò il patto anticomunista atlantico (strategia della tensione), un piano militare che prevedeva colpi di stato:

Il Piano Solo: colpo di Stato ideato nel 1964 da Giovanni de Lorenzo, comandante generale dell’arma dei carabinieri; il  golpe Borghese 1970: organizzato da Junio Valerio Borghese, fondatore del Fronte Nazionale e in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale; colpo di stato Rosa dei Venti 1973: la Rosa dei venti era un’organizzazione paragonabile a Gladio, una sorta di filiale locale di un servizio di intelligence NATO operante parallelamente (e su un piano superiore) rispetto ai servizi ufficialmente riconosciuti. Roberto Cavallaro fu un collaboratore e attivista dell’organizzazione  del Sid chiamata Rosa dei Venti  e partecipò al  colpo di stato anticomunista. Cavallaro (un tipo molto ambiguo) dopo aver vissuto l’esperienza del ‘68 francese, fu anche attivista sindacale, prima nella CISL e poi nella CISNAL. Nel 1972, dopo un breve idillio con l’MSI, era passato a posizioni radicali, fondando un’organizzazione di picchiatori della “Milano bene”, che aveva un certo seguito soprattutto all’università  “Cattolica”, il Gruppo Alfa. Fino al momento dell’arresto (novembre 1973) Cavallaro era agli ordini di un’ “organizzazione” che tirava le fila della Rosa dei venti e di tanti altri gruppi eversivi di ogni colore, utilizzati prima di tutto come leve di provocazione (il disordine crea la necessità di riportare ordine – destabilizzare per stabilizzare). La stampa chiamò l’organizzazione militare “Supersid”, o “Sid parallelo”, nato dopo il colpo di stato del Piano Solo e usato anche per attuare e incentivare il terrorismo in Alto Adige. Nel 1974 ci fu il golpe bianco, un colpo di stato promosso da ex partigiani antifascisti e anticomunisti come  il monarchico partigiano bianco (conte) Edgardo Sogno (PLI) e il suo socio repubblicano Randolfo Pacciardi. Oltre ai colpi di stato per evitare che la sinistra prendesse il potere politico economico militare questi esseri ignobili hanno fatto eccidi e stragi per incolpare i movimenti Anarchici e di sinistra (piano militare false flag). Ma per capire meglio facciamo l’elenco delle stragi di stato attuate dal governo andreottiano cattoliberalfascista dove d’accordo con la Nato, addestravano e sovvenzionavano i gruppi di estrema destra come braccio armato per eseguire i loro piani militari anticomunisti (Patto Atlantico), il piano militare prevedeva anche le  infiltrazioni nei movimenti Anarchici e di sinistra (false flag –  Blu Moon) attuato apposta per reprimere il movimento operaio e studentesco del ‘68 e del 1970….

Stragi di stato:

Palermo, strage di Portella della Ginestra 1 maggio 1947: causò 11 morti e 27 feriti.

Milano 12 dicembre 1969, strage di piazza Fontana: causò 17 morti e 88 feriti.

Calabria, Gioia Tauro 22 luglio 1970: causò 6 morti e più di 70 feriti.

Milano 17 maggio 1973, strage davanti la questura di Milano: causò 4 moti e 52 feriti. La strage fu eseguita da Gianfranco Bertoli (infame) collaboratore dei carabinieri e dei servizi segreti…

 Brescia 28 maggio 1974 strage di Piazza della Loggia: causò 8 morti e più di cento feriti.

San Benedetto Val di Sambro (BO), strage del treno Italicus  4 agosto 1974: causò 12 morti e 105 feriti.

Strage alla stazione di Bologna 2 agosto 1980: causò 85 morti e 200 feriti.

Prato località Vernio, 23 dicembre 1984 strage del Rapido 904: causò 16 morti e 267 feriti.

Specifichiamo che i documenti sulle stragi di stato sono stati desegretati dalla commissione stragi alla fine degli anni ‘90, anche se Pinelli fu ucciso (torturato in caserma per 3 giorni e ucciso dagli sbirri infami) perché quando fu arrestato ingiustamente si ostinava a dichiarare che la strage era una strage di stato!!  Già allora gli Anarchici facevano approfondite analisi geopolitiche, economiche e militari….

I giudici Vittorio Occorsio (Roma, 10/7/1976) e Mario Amato (Roma 23/6/’80), vennero  uccisi da due militanti di estrema destra perché  stavano indagando sui rapporti tra servizi segreti e neofascisti esecutori delle stragi di stato. Ricordiamoci anche le Dichiarazioni del Tribunale di Savona fatte nel 1990: ufficio del giudice per le indagini preliminari, Decreto di archiviazione procedimento penale 2276/90 R.G. pag. 23 a 25:  «Dal 1969 al 1975 si contano 4.584 attentati, l’83% dei quali di chiara impronta della destra eversiva (cui si addebitano ben 113 morti, di cui 50 vittime delle stragi e 351 feriti), la protezione dei servizi segreti verso i movimenti eversivi appare sempre più plateale.»…

Gli episodi che vedrebbero coinvolti gli 8 Anarchici arrestati, non sono altro che azioni dirette contro il capitalismo militare (atti dimostrativi, atti simbolici che fisicamente non danneggiano nessuno), servono per evidenziare (gravi) problematiche sociali economiche che ci sono dietro a questi enti istituzionalizzati….  Non sono stragisti al soldo dello stato, ma semplicemente giovani utopisti come noi che vogliono cambiare  questo sistema capitalistico perverso che da secoli crea schiavitù e disuguaglianze sociali, sopprimendo  chiunque si ribelli alle leggi cattofasciste…

Le azioni dirette dei compagni Anarchici non sono state stragi di stato (colpire nel mucchio) in cui sono uccisi civili inermi, ma atti dimostrativi per evidenziare le contraddizioni  del capitalismo al servizio del potere geopolitico economico militare.

Dopo il decennio 1968-‘78 col suo strascico di stragi di stato, di violenze arbitrarie delle forze del disordine e la nascita del terrorismo organizzato sia di destra, che della sinistra cattolica, si attua un inasprimento delle pene per i “reati associativi e d’opinione”, fino ad arrivare alla stagione della legislazione “emergenziale” che nel 1979-’80, portò al Decreto Cossiga (art. 270 bis) che  aumenta le pene rispetto alla precedente legislatura (1930), ma rimane inalterata la sua natura preventiva anticomunista. In questo modo diventa facile in tempi di crisi politica e sociale, applicare a ogni forma di protesta l’etichetta di “terrorismo”.

Nel 2005 lo stato ci impone il decreto Pisanu (decreto legge 27/7/2005 n. 155), che procede nella stessa direzione di controllo sociale e politico, fino al punto che le intercettazioni investigative a carattere preventivo non si limitano a quanti sono sottoposti ad indagini, ma a chiunque frequenti determinati ambienti. Il quadro complessivo del provvedimento penale, sposta il baricentro dell’attività giudiziaria sulla prevenzione, che fa abbondante uso di schedature di massa di cittadini.

Ma c’è ancora una contraddizione in tutto questo: in Italia per reprimere i movimenti Anarchici e di Sinistra siamo ancora fermi al codice Rocco (non è ancora stato soppresso il codice penale fascista), che non tiene conto della legge Scelba, approvata nel 1952 che condanna il reato di apologia del fascismo, una norma della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista. Nello stesso quadro si inserisce la legge Mancino del 1993, che punisce i reati di odio e discriminazione razziale e punisce esplicitamente la “esaltazione di esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo”. Nel 2017 in Parlamento è stata presentata una proposta di legge a firma Emanuele Fiano (Pd) per introdurre il reato di propaganda del regime fascista e nazi-fascista, ma l’approvazione si è arenata…

Ma perché non è mai stata attuata la legge Scelba?

Mario Scelba era un partigiano bianco antifascista e anticomunista ed era amico di don Luigi Sturzo (partigiano bianco); sarà lui, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, a scrivere il primo documento programmatico della Democrazia cristiana Andreottiana cattoliberalfascista. Nel dicembre 1945 Scelba grazie alle sue conoscenze cattoliche diventa anche ministro delle Poste e telecomunicazioni nel primo governo De Gasperi. Eletto nel 1946 deputato all’Assemblea Costituente nel collegio di Catania, fu nominato ministro dell’Interno da De Gasperi il 2/2/1947. È in questa veste che Scelba riorganizza la macchina repressiva dello stato, in chiave tanto antifascista (è del 1952 la sua legge contro l’apologia di fascismo) che anticomunista. Non fu lui a creare il reparto della celere, ma sotto la sua guida i reparti mobili della polizia crebbero perfezionando l’equipaggiamento (furono dotati di mitragliatrici pesanti e addirittura di mortai) e distinguendosi come braccio armato dello stato cattolico democratico liberal fascista. Fu sempre Scelba che ricostituì il casellario politico centrale (controllo sociale). Le feroci repressioni degli scioperi dell’immediato dopoguerra, furono tutte eseguite secondo sue precise disposizioni. Ancora oggi vigila la cultura autoritaria, xenofoba, razzista e sessista (governo cattosinistroide  P2-  Berlusconi –  Salvini e il suo seguito), che esalta il  fascismo in Italia e nel mondo, un modo di pensare perverso e conservatore che ancora oggi nei periodi di crisi economica si ricicla per reprimere chi si ribella allo stato borghese autoritario militare. La liberazione dal nazifascismo non è finita il 25 aprile del 1945. Nel frattempo sono nate altre forme di dittatura in tutto il mondo: il fascismo in Italia, il nazismo in Germania, il franchismo in Spagna, il regime di Videla in Argentina e quello di Pinochet in Cile. Questo è stato il risultato di un processo di esaltazione di disvalori presenti in tutte le società, che in momenti di forte disagio sociale ed economico, prendono il sopravvento.

Ancora oggi nonostante siano passati più di settant’anni dopo la morte di Mussolini, migliaia di italiani aderiscono a gruppi di matrice fascista (alla faccia della legge Scelba): Forza nuova ha 13 mila iscritti, come scrive Lorenzo Tondo su The Guardian, e su Facebook più di 249 mila fan; nel 2015, secondo un’indagine di Left, Casapound ne contava 2000 e oggi ha 265 mila fan. Il 20/10/2018 i mass media scrivono che la I sezione penale della Corte di Cassazione ha sostenuto che il saluto romano non costituisce reato se ha scopo commemorativo, dovendo essere considerato in tal caso come una libera manifestazione del pensiero. La sentenza della prima sezione penale della Corte di Cassazione, n. 8108/2018, è intervenuta sul controverso tema della liceità del saluto romano, confermando l’assoluzione di due soggetti, militanti di estrema destra, imputati del reato di concorso in “manifestazioni fasciste” previsto all’art. 5 della legge “Scelba” (l. n. 645 del 1952). Ma ricordiamo i fatti: Il 29 aprile 2014 gli imputati avevano partecipato ad una pubblica commemorazione organizzata dal Partito “Fratelli d’Italia” nella quale venivano ricordate le organizzazioni del disciolto partito fascista, con l’esposizione anche di uno striscione con disegnate numerose croci celtiche e frasi inneggianti ai loro camerati. In concorso con altri soggetti non identificati, i due imputati partecipavano alla chiamata del partito cattofascista (partigiani bianchi anticomunisti) di “Fratelli d’Italia” facendo il saluto romano. Questa sentenza di cassazione arriva solo alcuni mesi dopo che la proposta di legge, che vede come primo firmatario Emanuele Fiano (deputato del Pd nella precedente legislatura), è stata approvata in prima lettura alla Camera coi voti contrari delle destre e del M5S che la definiscono “liberticida” e incostituzionale. I firmatari della proposta vorrebbero l’introduzione nel codice penale dell’art. 293-bis concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista e l’inasprimento delle pene per chi usa strumenti telematici o informatici a tal fine. Lo scopo della legge, secondo i suoi sostenitori, è di ampliare lo spettro di condotte individuali punibili, comprendendo il saluto romano, la produzione, la vendita e la diffusione di gadget raffiguranti immagini, persone o simboli che chiaramente richiamano il nazifascismo.  A settembre 2017 il disegno di legge è stato trasmesso in Senato senza ulteriori sviluppi. Sono 155 gli episodi di violenza o intimidazione commessi in Italia dal 2014 ad oggi da neofascisti o simpatizzanti di estrema destra. Anche testate come l’Espresso o Panorama hanno stilato una lista delle aggressioni di stampo fascista avvenute nel nostro paese negli ultimi anni. Nonostante i numeri siano preoccupanti, solo pochi tra questi episodi sono finiti sulle prime pagine dei quotidiani e nei titoli d’apertura dei telegiornali nazionali…

Ma il colmo dei colmi avviene il  3 agosto 2018, quando i mass media scrivono che è dal 1997 che Forza Nuova chiede di abrogare le legge Scelba, col consenso del ministro Fontana. Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, dichiara ai mass media: “Siamo pronti a sostenere Fontana e ad aderire ad un vasto fronte trasversale che dia vita ad un moto di libertà utile a condurre all’abrogazione della legge Mancino e della legge Scelba”…

Il 20 febbraio i mass media scrivono che, tra i tanti messaggi di ringraziamento alle forze dell’ordine dopo l’operazione militare Renata, che ha portato in carcere con l’accusa di terrorismo 7 anarchici trentini, c’è anche quello del (corrotto) Partito Democratico di Trento che, pur specificando che occorre attendere per trarre le dovute conclusioni dalla vicenda, sottolinea come la prevenzione di azioni violente sia compito della politica, oggi più che mai….

Ricordiamoci che i fascisti del 2000, sono entrati anche nella Regione Lombardia, la quale gli sovvenziona anche  i progetti (?) coi soldi europei…

 

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/12/15/sfiducia-nuovi-debiti-antiche-schiavitu-effetti-speciali-e-contributi-economici-agli-oratori/

 

 

Egin – Non toccate la mia terra

https://www.youtube.com/watch?v=06bp7MGEKwQ

 

Il potere politico aspira sempre all’uniformità.

Nel suo stupido desiderio di ordinare e

controllare tutti gli eventi sociali secondo

un principio definito, tende sempre a ridurre entro

una unica forma tutte le attività umane.

R. Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2019/02/232019/02/23Pubblicato inanticapitalismo, antifascismo, dai media, Repressione e Controllo sociale

Solidarietà ai compagni che hanno resistito e sono stati arrestati nello sgombero dell’Asilo occupato a Torino

Giovedì  7 febbraio gli sbirri si sono presentati  alla mattina presto  in tenuta antisommossa per sgomberare i compagni dell’Asilo occupato di Torino. Lo sgombero è stato violento e i ragazzi hanno cercato di difendersi e difendere il posto, occupato dal 1995, per creare (già allora)  socialità integrazione e cultura in territori periferici dove esiste solo il nulla e la sopravvivenza come contesto sociale. Gli sbirri naturalmente, servi del potere militare ed economico, hanno eseguito l’ordine dato da quella merda infame razzista  (vestito da sbirro)  di Salvini, che vuole creare la guerra tra poveri (da buon mediocre ignorante) peggiorando la situazione col decreto Salvini ….

I compagni invece, con il loro impegno per rivitalizzare il quartiere, hanno sempre cercato di contrastare la guerra tra poveri creando spazi di socializzazione e integrazione tra i vari quartieri, per evitare i risultati atroci imposti dalla destra (alla faccia della costituzione) che ora rispecchia quell’integralista cattofascista di Salvini, che è  ancora più pericoloso ( perché ambizioso e ignorante) perché si sente dio in terra ora che lo hanno messo come ministro degli interni al comando delle forze dell’ordine e a quelle  militari…

Solidarietà ai compagni arrestati  durante la manifestazione che protestavano contro lo sgombero violento degli sbirri e  in solidarietà ai compagni arrestati…

 

Ricordiamo che la repressione contro i movimenti antifascisti si sta allargando!

Protesta case Aler

A Milano il 5 febbraio  gli sbirri hanno sgomberato per la seconda volta lo stabile dell’Aler nel quartiere Giambellino, a Milano. Già il 13 dicembre i militari avevano posto i sigilli alla struttura arrestando 9 compagni accusati di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica e resistenza a pubblico ufficiale….

Meno sbirri più case popolari: Milano: case sfitte e sgomberi, arresti assurdi e sindaci impuniti, miseria, ignoranza e fascisti al potere…

All’alba del 13 dicembre 2018 a Milano gli sbirri (considerati appunto: servi dei servi), sono andati a sgomberare la povera gente dalle case popolari, non sono andati in quartiere per rompere i coglioni alla mafia o a mammasantissima, o allo sbirro corrotto che abita anche lui nelle case popolari!!   Ma hanno avuto il coraggio di sgomberare proprio chi non riesce più a pagare l’affitto (decreto Salvini), dando per scontato che l’ultimo gradino della scala sociale non sia tutelato e non abbia nessuno che rivendichi i loro diritti fondamentali come: casa, lavoro, assistenza ai malati e, quindi, dignità. Gli sbirri che da secoli ricoprono il ruolo di bastardi (senza cervello perché abituati ad eseguire gli ordini e basta), perché difendono il perbenismo della massomafia: hanno sgomberato con metodi autoritari e militari 8 famiglie indigenti con bambini (non terroristi addestrati dai servizi segreti), che avevano occupato appartamenti sfitti da anni, per sopravvivenza. Durante lo sgombero sono stati denunciati e messi agli arresti domiciliari 9 compagni che facevano parte del “Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio”, collegato al centro sociale «Base di Solidarietà Popolare». Per sgomberare con ferocia quelle famiglie, abitanti in locali che il comune di Milano non ha i soldi per ristrutturare, sono stati impiegati e pagati dallo stato per la bastardata 190 uomini dell’arma, di cui 90 per la cattura e per le perquisizioni; altri 100 fra polizia e carabinieri dei reparti mobili per garantire l’ordine pubblico (un paradosso! Un controsenso!! Un insulto alla miseria!!!).

A firmare gli arresti domiciliari per i compagni, è stata il gip Manuela Cannavale e il pm Piero Basilone, accusandoli ingiustamente del reato di associazione a delinquere per una serie di episodi di occupazione abusiva di alloggi di edilizia pubblica sfitti, e di resistenza a pubblico ufficiale.

Il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio si difende dichiarando che la loro attività politica, serve come risposta all’emergenza abitativa di 10.000 case vuote non assegnate e 23.000 famiglie in graduatoria ancora in attesa. Gli immobili popolari erano stati occupati nel 2015 per contrastare le speculazioni edilizie, organizzate dal sciur Sala (per queste altre ‘furberie’, lo hanno eletto sindaco di Milano…) e dai suoi servi per il mega business dell’Expo. L’emergenza casa a Milano, non è una questione che nasce oggi, si tratta del risultato di decenni di scelte amministrative e politiche ben precise. La situazione è diventata sempre più critica da quando, con una legge regionale del 1996, l’ex IACP è stata trasformata in ALER, un’azienda vera e propria, con fini di profitto. I problemi a cui ha portato questa direzione sono ben visibili nel fallimento delle sue partecipate (ora tutte in dismissione, e ALER dovrà pagare i debiti), soprattutto l’ASSET srl, una società immobiliare che ALER controllava al 100%, le cui perdite sono dovute a investimenti azzardati di cui poi Aler si è accollata i buchi di bilancio. ALER dunque si ritrova, dopo la malagestione dell’era Formigoni, indebitata fino al collo, sommersa dai costi di manutenzione (da troppo tempo trascurata) dei suoi stabili, senza più poter chiedere prestiti alle banche. Come se non bastasse, le sue stesse case sono state ipotecate in garanzia, e dal 2013 l’azienda è stata commissariata, finendo in dubbie mani (massomafia – mammasantissima)…

Le case popolari dei quartieri popolari di Giambellino Lorenteggio, costruite negli anni ‘20 ed erano conosciute come le case popolari “dei Francesi”, perché destinate agli italiani emigrati in Francia e richiamati contro il loro volere in patria con l’avvento del fascismo.

Le istituzioni o le amministrazioni cittadine se ne fregano di questi territori dormitorio abbandonati. Il comitato quindi è una risorsa sociale per il quartiere perché risponde alle esigenze primarie degli abitanti che sono costretti a sopravvivere in un contesto di degrado sociale fatto di miseria e di mancanza di lavoro e servizi, in questo contesto i compagni, convinti che la filosofia e l’utopia, per realizzarsi si debbano attuare, si sono tirati su le maniche cercando di aiutare a migliorare il quartiere, incentivando la socialità multietnica e in automatico anche l’integrazione tra le culture del Mondo, occupando le case popolari togliendole alle speculazioni varie per darle alla povera gente che ne ha diritto, come dice la costituzione italiana. I compagni organizzavano, attraverso l’autogestione, anche il doposcuola per i bambini (per fargli fare i compiti, per evitare che vengono bocciati) , anche l’aggregazione etnica è gestita ormai dal quartiere, con feste e cene autogestite, con distribuzioni gratuite di cibo e vestiti, per evitare che la povera gente, obbligata a vivere di espedienti per sopravvivere (rubare per mangiare), finiscano in galera anche per solo aver rubato una gallina….

Col progetto massomafioso (business) dell’expo, il sindaco cattosinistroide Sala, conosciuto per essere un pappone spregiudicato senza scrupoli, ha voluto ‘gentrificare’ i quartieri vicini, progettando anche la metropolitana e il teleriscaldamento, alzando così il valore degli immobili, con la conseguenza di aumentare il costo degli affitti, o la vendita delle case agli inquilini, con prezzi superiori ai 100.000 euro per un monolocale, quando la maggior parte degli occupanti sono anziani con pensione minima o famiglie di disoccupati (sottoproletari), ed è ridicolo chiedere o pretendere dei soldi da loro….

Il sindaco di Milano Sala, è stato denunciato nel 2015 per abuso d’ufficio: avrebbe creato un vantaggio a una società, affinché si aggiudicasse in modo illecito la fornitura del verde destinato all’Expo. Un affare stimato in 4,3 milioni di euro (massomafia – umma umma)…

In questi anni anche il Comitato abitanti San Siro è riuscito a resistere a molti sgomberi e a ravvivare la vita di un quartiere in cui anche i negozi, per l’aumento degli affitti ALER, continuano a chiudere, e in cui molti servizi pubblici essenziali mancano. Non sono solo i servizi a mancare o a essere gestiti male dal Comune: le abitazioni stesse versano in condizioni precarie. Magari rifanno la facciata, ma all’interno le strutture rimangono degradate, tanto che a volte ne viene ordinata l’evacuazione per motivi di sicurezza…

Il sindaco Sala coi miliardi arrivati dal business dell’expo (non solo verde ‘gonfiato’ ma, soprattutto cementificazione immotivata di terreni agricoli), ha voluto trasformare Milano in una città vetrina, senza preoccuparsi se questo suo non senso avrebbe causato l’isolamento delle fasce di popolazione più povere, relegate tramite i processi di gentrificazione sempre più ai margini della metropoli. In questi quartieri periferici, il movimento per la casa è qualcosa di più che una lotta per difendere il diritto di avere un tetto sotto cui vivere. In questo periodo di freddo intenso, il telegiornale annuncia quotidianamente la morte di persone ai margini da questa sozza società e costretto a dormire all’aperto, sotto un cartone. E’ questo il destino amaro della povera gente? Ma è giusto che chi possiede tutto debba vivere bene e chi non ha niente sia destinato a tribulare per tutta la vita? Ma perché la chiesa e i ‘timorati di dio’, da secoli si sono arricchiti e ingrassati, speculando sulle disgrazie della povera gente, (dandogli la carità, il famoso panino vuoto…), non hanno mai pagato niente? Anzi, hanno preso pure la gloria, costituendo con le speculazioni fatte sui poveri, una banca Mondiale chiamata Ior!! Ma perché noi, bassa plebe, non abbiamo ancora in mano la cultura? Forse perché la scuola è ancora troppo autoritaria e selettiva per noi. La cultura NON è un diritto per tutti! Vogliono tenerci ignoranti per renderci mansueti, sottomessi e facilmente manovrabili, soprattutto per i giochi sporchi dei partiti, delle multinazionali e dei poteri forti (massomafia).

Secondo la logica perbenista borghese del gip Manuela Cannavale e del pm Piero Basilone, i compagni hanno fatto reati contro la costituzione perché hanno lottato per alleviare, in parte, le sofferenze della povera gente, per non vedere più nessuno morire di freddo nella propria città. E poi parlano di costituzione proprio loro che hanno riciclato i fascisti mettendoli al potere.

A proposito di contraddizioni a Milano: il 17 dicembre dopo 4 giorni dagli sgomberi, i mass media annunciano che i fascisti (alla faccia della costituzione che punisce l’apologia del fascismo, prevista dall’art. 4 della legge Scelba), hanno organizzato un business con la Regione Lombardia, per fare soldi e propaganda, puntando sui turisti. L’associazione i Lupi delle vette (branca escursionistica della formazione neofascista Lealtà Azione) ha organizzato, insieme all’assessore regionale allo Sport Martina Cambiaghi, una pagliacciata escursionistica di propaganda fascista: la scalata dei neofascisti in Regione Lombardia…

Puntualizziamo che, l’ex presidente ciellino cattofascista ambizioso Formigoni (detto il magna tutto senza scrupoli, ma timorato di Dio, che fa le cose sporche si, ma di nascosto e, da buon mediocre è convinto che tanto poi, i PECCATI vengono cancellati con la confessione. La pensava così anche Totò Riina, che era analfabeta!), a marzo di quest’anno è stato sostituito da Attilio Fontana, esponente della Lega Nord, dal 1995 al 1999, il nuovo presidente (padrun) della Regione Lombardia. E’ grazie alle raccomandazioni di Fontana, quel viscido di Stefano Pavesi, (esponente di Lealtà Azione) fu eletto come consigliere insieme alla Lega nel municipio 8…  I vertici di lealtà e azione entrati indisturbati nelle stanze del potere in Regione Lombardia sono: Stefano Del Miglio e Giacomo Pedrazzoli condannati per lesioni gravi e per apologia di fascismo. Perfino il Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia fa proselitismo liberal fascista, dichiarando ai mass media che: “L’iniziativa delle due giornate di arrampicate e calate dai piani alti del Palazzo della Regione è stata organizzata dal nostro Collegio in collaborazione con l’Assessorato Sport e Giovani di Regione Lombardia e da nessun altro (vogliono anche la gloria ‘sti sfigati!!). Ma non è finita qua: sempre a Milano il 19 dicembre i mass media scrivono che sul muro del nuovo centro per disabili di via Anfossi a Milano, è apparsa una scritta che inneggiavano ai Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) con accanto una croce celtica. Ecco perché servono i compagni nei quartieri: non solo per dare dignità e diritti alla povera gente, ma per alzarli di livello culturale, per evitare che la propaganda razzista e xenofoba dei fasci, li annienti come esseri umani, creando le condizioni sociali che portano poi alla guerra tra poveri, come ci insegna la Storia. Sti fasci sono ancora ai vertici del potere politico! E pensare che il ventennio è iniziato un secolo fa…

‘Sti fasci se stanno allargando troppo! Mo che famo? Oltre al potere politico, questi hanno in mano pure l’esercito italiano! Non è che ci vogliono ri piombare ai tempi dei gruppi extraparlamentari della destra degli anni ’70, pagati e addestrati dai servizi Atlantici per fare le stragi di stato (piano militare chiamato ‘strategia della tensione’, attuato per annientare i movimenti Anarchici e quelli di sinistra, composto da studenti e operai che protestavano per i loro diritti. Il motto dei fasci era quello di destabilizzare attraverso le stragi, per stabilizzare il potere democristiano liberale cattofascista (Andreotti il gobbo), subordinato al potere sovranazionale Atlantico (anticomunista). Oggi invece dovremmo aggiornare le analisi sui conflitti geopolitici, economici e militari, perché la Nato sta con quel fascista di Putin!!…..

Chi sa domina chi non sa!! ecco perché è importante alzare il livello culturale della povera gente, per fare in modo che anche loro un giorno, arrivino attraverso la conoscenza, a difendersi dalle ingiustizie sociali e a combatterle …

Solidarietà ai 9 compagni che sono agli arresti domiciliari solo per aver occupato e aiutato ad occupare le case sfitte.

 

Bisogna pure che la verità venga su dai tuguri

poiché dall’alto non vengono altro che menzogne.

Louise Michel

 

Solidarietà alla compagna antifascista Lavinia

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/03/11/solidarieta-alla-compagna-lavinia/

Meno armi e sbirri – più case popolari

Meno armi e sbirri – più case popolari

Lega ladrona come Roma ladrona: il solito magna magna della massomafia…

Lega ladrona come Roma ladrona: il solito magna magna della massomafia…

Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Terrorista è lo stato

12/12/1969: terrorista è lo stato

Nonostante l’aumento della miseria e delle ingiustizie, il governo aumenta le spese militari…

nonostante l’aumento della miseria e delle ingiustizie, il governo aumenta le spese militari

 

Se veramente la parola delitto avesse un significato,

nessun delitto sarebbe maggiore di quello che

la società compie col lasciar sussistere la miseria.

L. Molinari

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

 

Pubblicato darsp2019/02/102019/02/10Pubblicato inRepressione e Controllo sociale

Cesare Battisti e i Giochi geopolitici economici e militari che lo perseguitano

Il 14 gennaio i mass media scrivono che è stato arrestato Cesare Battisti a Santa Cruz de La Sierra, in Bolivia. Cesare Battisti faceva parte dell’unico gruppo armato (base) che era formata da proletari e sottoproletari che, come tanti altri, si sono fatti fregare dai loro leader che a differenza della base, erano collusi con gli apparati militari antifascisti di Yalta (1945: Stati Uniti d’America, Regno Unito e Unione Sovietica,  i quali nel 1949 aderirono anche al patto militare Atlantico anticomunista – tranne la Russia. Il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 24 agosto 1949. I paesi fondatori del patto Atlantico anticomunista sono i paesi più ricchi del mondo: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi , Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti).

Approfondiamo i danni e le malefatte dei servizi segreti prima di arrestare Battisti:

I fascicoli Top secret del Sifar: il piano golpista ‘Solo’; i depistaggi delle stragi; la loggia P2; i fondi neri.

In tutta la storia del dopoguerra le riforme dei nostri servizi segreti sono sempre state segnate da uno scandalo. I primi servizi segreti della Repubblica italiana nascono tra il ’47 e il ’48 con un peccato originale: incorporano dirigenti delle strutture mussoliniane e persino agenti di Salò. Una macchia nera che condizionerà gran parte dell’attività, ma in quel momento pesa soprattutto la pressione Atlantica anticomunista voluta per impedire la vittoria dei comunisti al potere politico. Due sono le strutture previste per combattere le contestazioni antifasciste: il Sifar (Servizio informazioni forze armate che ha caratteristiche militari e dipende direttamente dal ministro e si occupa dell’attività internazionale. L’altro, l’Ufficio affari riservati del Viminale, controlla la situazione interna. Nel giro di pochi anni, però, cominciano a proliferare nuclei paralleli e i primi scandali. Emerge una gigantesca schedatura di cittadini, politici, imprenditori compiuta dal Sifar: 157 mila fascicoli, 34 mila dei quali verranno poi definiti illegali e distrutti. Infine nell’estate 1964 il suo comandante, il generale Giovanni De Lorenzo, avrebbe preparato un colpo di stato affidato solo ai carabinieri da cui il nome di «Piano Solo». Sull’onda di questi due casi, un anno dopo il Sifar venne trasformato in Sid, Servizio informazioni difesa. Ma non c’è stato dibattito parlamentare, né una legge che introduca nuove regole: il personale resta lo stesso…

L’Italia si trova alla vigilia di una stagione terribile. Piazza Fontana apre la strategia della tensione. I processi non hanno ancora chiarito se le protezioni ai bombaroli neofascisti siano state garantite all’interno di una direttiva della Nato, o per un disegno eversivo tutto italiano. Ma di sicuro i vertici del Sid e quelli degli Affari riservati sono coinvolti nei depistaggi svelati dalla magistratura milanese. Il primo colpo a questa struttura dei servizi segreti arriva nel 1981, quando nelle liste della P2 compaiono molti dei dirigenti dei due servizi, ma nessuno si mosse. Lo stesso accade nel ’90 durante il braccio di ferro con le Procure sulla vicenda della rete Stay Behind Gladio. Nessuno si mosse, nemmeno nel ’93, dopo le stragi mafiose e lo scandalo dei fondi neri utilizzati dai vertici del Sisde…

In quegli anni la guerra fredda (la guerra sotterranea tra comunismo e anticomunismo – spionaggio – controspionaggio) aveva attraversato anche l’Italia. L’Italia però, nel 1949 firmò il patto Atlantico anticomunista, costituito da piani militari attuati a tavolino, dove pianificarono anche la strategia della tensione, per annientare gli studenti e gli operai che scendevano in piazza per far valere i loro diritti di giustizia sociale, come il diritto allo studio, il diritto a un  lavoro e a una casa, il diritto insomma di potersi costruire il proprio futuro. La strategia della tensione prevedeva colpi di stato per dissuadere la sinistra a non entrare nel  potere politico (Golpe Borghese 1970, Piano Solo 1964,  colpo di stato Rosa dei Venti 1974, golpe Bianco organizzato dai partigiani Bianchi 1974, ecc..) e stragi di stato (strage piazza Fontana 1969,  strage Piazza della Loggia 1974,  strage alla stazione di Bologna 1980 ecc..), il tutto garantito dall’impunità del piano militare ‘false flag’, che serviva per incolpare gli Anarchici o i comunisti delle stragi, fatte nel mucchio per colpire civili innocenti. Le stragi di stato erano state attuate addestrando la destra extraparlamentare e servivano per terrorizzare l’opinione pubblica (terrorismo psicologico) e imporre la dittatura militare – stato di emergenza – stato di polizia. Poi ci sono stati anche i danni di Togliatti, che per opportunismo borghese nel ‘46 concesse l’amnistia alle gerarchie fasciste (che non si sono mossi dal loro posti di comando), ottenendo una coalizione maggioritaria col Partito popolare (cattolici che erano entrati in politica come sinistroidi infiltrati per ripulire la coscienza del Vaticano, che fino ad allora era sempre stato coi poteri assoluti…). In cambio dei suoi privilegi politici, Togliatti concesse vigliaccamente l’amnistia  alle gerarchie fasciste, ecco perché nonostante la costituzione dica che i fasci sono anticostituzionali, ce li troviamo ancora in mezzo ai coglioni. 

Cesare Battisti nasce a Cisterna di Latina in una famiglia contadina e operaia, con tradizioni comuniste. Anche lui come Alberto Franceschini (stessa classe sociale), fece parte della FGCI come prima esperienza militante…

Che cosa sono le BR di [Fasanella, Giovanni, Franceschini, Alberto]

Nel 1968 Battisti si iscrisse al liceo classico, ma già nel 1971 abbandonò la scuola perché troppo repressiva e selettiva e si ritrovò a vivere la vita del quartiere di allora (ghetto), dove la povera gente si organizzava per sopravvivere  con furti e rapine. Battisti già da giovane aveva visto e dovuto subire la violenza e la repressione poliziesca e quindi odiava qualsiasi forma di divisa, infatti nel 1977 fu arrestato mentre svolgeva il servizio militare per aver aggredito un sottufficiale dell’esercito che usava il metodo del nonnismo contro le giovani leve, e rinchiuso nel carcere di Udine, dove entrò in contatto con Arrigo Cavallina, ideologo (leader) dei Proletari Armati per il Comunismo. I leader dirigenti dei Proletari Armati per il Comunismo erano: Sebastiano Masala, Arrigo Cavallina, Luigi Lavazza, Pietro Mutti e Giuseppe Memeo. Il leader Cavallina Arrigo, dopo l’arresto si fece convertire al cattolicesimo dal cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano. Pietro Mutti invece (aderente a Prima Linea) fu il pentito che accusò di rapine e omicidio Battisti. Per la morte del gioielliere Torregiani (1979) scattarono le indagini che portarono a una serie di arresti tra i membri dell’organizzazione. Alcuni dei fermati (detenuti politici) accusarono di aver subìto torture disumane nelle caserme e nelle carceri.

Il 6 giugno 1978 a Udine, viene ucciso Antonio Santoro, maresciallo del Corpo degli agenti di custodia; il delitto, viene rivendicato il giorno dopo dai PAC. Santoro era accusato dai PAC di maltrattamenti ai danni di detenuti. Il 9 aprile 1979 a Milano, fu ucciso Andrea Campagna, agente della DIGOS. Il delitto fu subito rivendicato dai PAC, in cui viene definito «torturatore di proletari».

Pietro Mutti, in cambio di sconti di pena fece arrestare anche Sisinnio Bitti (poi risultato non coinvolto), il quale poi fu anche vittima di violenze da parte della polizia, assieme ad altri membri del Collettivo Politico della Barona, un gruppo legato all’Autonomia Operaia. Tra questi autonomi, Sisinnio Bitti, Umberto Lucarelli, Roberto Villa, Gioacchino Vitrani, Annamaria e Michele Fatone, anche loro  presenteranno esposti all’autorità giudiziaria per aver subìto violenze dalla polizia. Sisinnio Bitti raccontò di aver subìto la tortura dell’acqua. Cesare Battisti sostiene apertamente che Mutti fu torturato: «Mutti era mio amico, ma nessuno può resistere alla tortura compiuta con ferocia. Perché Mutti denunciò me e non un altro? Perché i procuratori gli ordinarono di denunciare me, non di denunciare un altro? Io ero, di tutto questo gruppo, l’unico che scriveva cose che venivano lette in diversi paesi. Io per molto tempo ho fatto dettagliate denunce riguardo alla scomparsa di detenuti politici, alle torture e agli abusi».

Rapporto di Amnesty sulla tortura in Marocco

Amnesty International criticò le modalità dei processi per terrorismo e associazione sovversiva tenuti negli anni ’80, sia quello ai PAC, sia altri (omicidio Tobagi e processo 7 aprile), tenuti dai pubblici ministeri Pietro Calogero e Armando Spataro. Quando Battisti evase dal carcere di Frosinone nel 1981, le forze del disordine fermarono e interrogarono anche i suoi genitori, che avevano problemi di salute (il padre aveva un tumore, la madre era ospedalizzata), furono interrogati anche i fratelli, una sorella e il cognato, furono arrestati brevemente, detenuti in caserma e poi nel carcere di Frosinone e di Latina, interrogati in maniera pesante senza avvocato e poi rilasciati dopo alcune settimane (piano militare terrorismo psicologico – nonnismo militare).

Nel 2004 le autorità francesi volevano concedere l’estradizione di  Battisti in Italia, Battisti si difese dichiarando di nuovo ai mass media che lui era innocente degli omicidi, accusando il pentito Mutti di irregolarità e di aver scaricato su di lui le proprie responsabilità, al fine di ottenere una condanna molto più bassa. Battisti durante un processo in contumacia in  Brasile, racconta in una lettera ai magistrati brasiliani, la sua entrata nei PAC: «In prigione ho incontrato un uomo più anziano, Arrigo Cavallini che  apparteneva ad un gruppo di lotta armata, i Pac. Non mi piaceva la sua personalità fredda e al tempo stesso febbrile ma mi impressionavano la sua cultura e le sue teorie rivoluzionarie anche se non capivo tutto ciò che diceva. Quando sono stato liberato nel 1976, sono tornato alla mia comunità: si era trasformata in un deserto. Alcuni compagni erano morti, morti per mano della polizia nelle manifestazioni. Gli altri erano devastati dalle droghe. A quell’epoca grandi quantità di droga a buon mercato furono distribuite massicciamente in tutte le grandi città per distruggere il movimento di rivolta (piano militare ‘MK ultra’). Immediatamente le consegne vennero sospese e tutti i giovani che erano caduti nella trappola dell’eroina si trasformarono in fantasmi, in perenne stato di “necessità”, preoccupati solo di trovare la droga e non più votati all’azione politica. Amareggiato da questo spettacolo feci il grande errore della mia vita: presi un treno per Milano ed entrai nel gruppo armato dei Pac. Senza comprendere a quel tempo che, anche là, sarei caduto in una trappola fatale.». Già nel 1978 Battisti dichiarò ai mass media che si era distaccato dai PAC (collaborava solo al giornale Senza galere) e che aveva abbandonato la lotta armata perché era rimasto disgustato per l’assassinio di Aldo Moro rivendicato dalle Brigate Rosse.

Molte persone anche tanti Anarchici pensano come Battisti, che la morte di Moro sia stato un gioco sbagliato, anche se era più facile rapire Moro anziché Andreotti, che era difeso dalla loggia massonica P2  un apparato militare Nato. Uccidendo Moro è stato come fare un piacere ai servizi segreti del Patto Atlantico Anticomunista e alla Democrazia cristiana andreottiana, che non avevano gradito che Moro, nel 1964 fondò il centrosinistra all’interno della DC cattoliberlfascista (partigiani bianchi- Edgardo Sogno).   Alla DC andreottiana serviva un martire per ripulire la coscienza dagli scandali emersi in quegli anni (scandalo Enimont 1993, scandalo Ambrosiano 1986, scandalo del doppio Sid 1977, ecc.).

La Dc fu fondata nel 1942 e detenne il potere per 52 anni, sino al 1994. Le elezioni del 1992 videro per la prima volta la DC scendere sotto la soglia del 30% dei voti (29,7%), esplodeva lo scandalo di Mani Pulite, per opera dei giudici guidati da Antonio Di Pietro, che avrebbero decapitato i vertici del partito, soprattutto della destra democristiana. Il processo Enimont fu il principale processo giudiziario della stagione di Mani pulite, svoltosi a Milano tra il ‘93 e il 2000, che vide coinvolti i maggiori esponenti politici della Prima repubblica accusati, insieme ad alcuni imprenditori (tra cui molti del gruppo Ferruzzi, padrona della Montedison), di aver versato e aver intascato una maxi-tangente di circa 150 miliardi di lire: soldi utilizzati per finanziare i partiti in maniera illegale (il cosiddetto finanziamento illecito). Buona parte di quei soldi si scoprì (circa 2/3), passò per conti detenuti presso la banca mondiale del Vaticano Ior, pervenuti sotto forma di titoli di stato. Gli imputati accusati di questo scandalo erano noti esponenti politici, come Renato Altissimo (segretario del PLI ed ex ministro della Sanità), Umberto Bossi, leader della Lega Nord, Bettino Craxi (segretario del PSI e presidente del Consiglio dal 1983 al 1987), Gianni De Michelis (ministro degli esteri dal 1989 al 1992), Arnaldo Forlani (segretario della DC e presidente del Consiglio tra il 1980 e il 1981), Giorgio La Malfa, segretario del PRI, Claudio Martelli (vicesegretario del PSI e ministro della Giustizia tra il 1991 e il 1993), Carlo Vizzini, segretario del PSDI. Lo IOR è stato più volte coinvolto in scandali, finanziari e non, fra i quali spiccano “l’affare Sindona” e il crac del Banco Ambrosiano…

Ma non è finita qua, nel luglio 2005 la stampa italiana denunciò l’esistenza del Dipartimento di Studi Strategici Anti-Terrorismo (DSSA), una polizia parallela creata da Gaetano Saya (nella foto coi paramenti massonici di maestro venerabile della loggia “Divulgazione 1”), leader dei gruppi neofascisti Nuovo MSI e Partito Nazionalista Italiano, e da Riccardo Sindoca. Saya era un ex appartenente dell’Organizzazione Gladio, la stay-behind paramilitare della NATO, coinvolta in alcuni fatti della strategia della tensione in Italia, e vicino a Licio Gelli della loggia P2.

Il pm milanese Alberto Nobili, responsabile dell’Antiterrorismo dichiara che i primi controlli su Battisti sono cominciati lo scorso 16 ottobre su internet, scoprendo che usava  il suo profilo Skype ‘Cesare 1900’. Figuriamoci se quell’avvoltoio del ministro dell’Interno Matteo Salvini non ne approfittava per fare propaganda fascista commentando l’arresto su Facebook: “Ringrazio le Forze dell’Ordine italiane e straniere, la Polizia di Stato, l’Interpol, l’Aise e tutti coloro che hanno lavorato per la cattura del delinquente Cesare Battisti”. Ricordiamo a quella merdina fascista di Salvini che nel luglio del 2017  il tribunale di Genova condanna per truffa ai danni dello stato il fondatore del suo partito Umberto Bossi, e il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, oltre a 3 dipendenti del partito e due imprenditori. Il procedimento riguardava i rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega tra il 2008 e il 2010, che erano stati utilizzati invece per spese personali. Lo scandalo era nato nei primi mesi del 2012, quando Belsito venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. La vicenda aveva portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario e alla sua condanna a 2 anni e 6 mesi. L’allora tesoriere del partito, Francesco Belsito, era stato condannato a 4 anni e 10 mesi…

Il 5 aprile 2012 i mass media intervistano Salvatore Genova, l’uomo il cui nome è da trent’anni legato a una grigia vicenda della nostra storia recente: quella delle torture subite da molti terroristi tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80. Genova dichiara che era anche lui responsabile di quelle torture. “Ho usato le maniere forti con i detenuti, ho usato violenza a persone affidate alla mia custodia. E, inoltre, non ho fatto quello che sarebbe stato giusto fare. Arrestare i miei colleghi che le compivano. Dovevamo arrestarci l’un con l’altro, questo dovevamo fare”. Salvatore Genova nel 1997 aveva iniziato a mandare al ministero informative ed esposti per denunciare i nomi e le loro responsabilità di quello  che accadde davvero in quei giorni drammatici. Ecco il suo racconto: “Questura di Verona, dicembre 1981. Il prefetto Gaspare De Francisci, capo della struttura di intelligence del Viminale (Ucigos) convoca Umberto Improta, Salvatore Genova, Oscar Fioriolli e Luciano De Gregori. È la squadra messa in campo dal ministero dell’Interno (guidato dal democristiano Virginio Rognoni) per cercare di risolvere il caso Dozier.

Il capo dell’Ucigos, De Francisci, ci dice che l’indagine è delicata e importante, dobbiamo fare bella figura. E ci dà il via libera a usare le maniere forti per risolvere il sequestro. Il giorno dopo, a una riunione più allargata, partecipa anche un funzionario che tutti noi conosciamo di nome e di fama e che in quell’occasione ci viene presentato. È Nicola Ciocia, primo dirigente, capo della cosiddetta squadretta dei quattro dell’Ave Maria come li chiamiamo noi. Sono gli specialisti dell’interrogatorio duro delle violenze e delle sevizie, dell’acqua e sale. La squadra è stata costituita all’indomani dell’uccisione di Moro con un compito preciso. Applicare anche ai detenuti politici quello che fanno tutte le squadre mobili. Ciocia, va precisato, non agì di propria iniziativa. La costituzione della squadretta fu decisa a livello ministeriale. Il Professor De Tormentis, era il capo di una speciale squadretta addetta alle sevizie, in particolare alla tecnica del waterboarding (soffocamento con acqua e sale). Tra la fine degli anni ‘70 e i primissimi anni ’80 si muoveva tra questure e caserme d’Italia per estorcere informazioni  ai militanti, alle Brigate rosse.

  • Colpo al cuore

L’11 settembre 2003 i mass media scrivono che sono stati indagati i Ros dei carabinieri: “Da Ros antitroga a veri trafficanti – Bufera sull’arma”. La procura di Milano sospetta che il gruppo di carabinieri importasse e vendesse cocaina e eroina. Il 12 luglio 2012  arriva la sentenza di primo grado (8255/10, i giudici dell’ottava sezione penale di Milano condannano a 14 anni di carcere il generale del Ros Giampaolo Ganzer e  all’interdizione dai pubblici uffici e la sanzione di 65 mila euro. Secondo il tribunale, il comandante del Reparto operativo speciale dell’arma, fiore all’occhiello dei carabinieri, tra il 1991 e il 1997 «non si è fatto scrupolo di accordarsi con pericolosissimi trafficanti ai quali ha dato la possibilità di vendere in Italia decine di chili di droga garantendo loro l’assoluta impunità», dunque «Ganzer ha tradito per interesse lo Stato e tutti i suoi doveri tra cui quello di rispettare e fare rispettare la legge». Tutto questo è Stato possibile perché «all’interno del raggruppamento dei Ros c’era un insieme di ufficiali e sottufficiali che, in combutta con alcuni malavitosi, aveva costituito un’associazione finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso, al fine di fare una rapida carriera». Secondo i giudici inoltre, «Ganzer non ha minimamente esitato a fare ricorso a operazioni basate su un metodo assolutamente contrario alla legge ripromettendosi dalle stesse risultati di immagine straordinari per sé stesso e per il suo reparto». 17 i condannati nel processo, tra cui il narcotrafficante libanese Jean Bou Chaaya (tuttora latitante) e molti carabinieri: il colonnello Mario Obinu (ai servizi segreti) con 7 anni e 10 mesi, 13 anni e mezzo a Gilberto Lovato, 10 anni a Gianfranco Benigni e Rodolfo Arpa, 5 anni e 4 mesi a Vincenzo Rinaldi, 5 anni e 2 mesi a Michele Scalisi, 6 anni e 2 mesi ad Alberto Lazzeri Zanoni, un anno e mezzo a Carlo Fischione e Laureano Palmisano. Eppure, da allora, il generale Ganzer è rimasto in carica indisturbato fino alla pensione e nessun ministro (La Russa allora, Di Paola, Salvini), è stato punito.

Ganzer ha continuato a dirigere i Ros, ad occuparsi di inchieste della portata di Finmeccanica, degli attentatori dell’ad di Ansaldo Roberto Adinolfi, senza contare le presenze ai dibattiti sulla legalità al fianco dell’ex sottosegretario del Pdl Alfredo Mantovano, suo grande difensore. Infine, indisturbato Ganzer ha lasciato il comando del Reparto, non per l’infamante condanna ridotta ma confermata in appello il 13/12/2013 (4 anni e 11 mesi di reclusione), ma “per raggiunti limiti d’età”, è andato in pensione! Quale credibilità mostra di avere uno Stato che consente a un generale dell’Arma, condannato in primo grado e in appello, di continuare a restare al suo posto e di proseguire negli arresti? Poca o nessuna. Una mancanza di credibilità che genera l’ennesima contraddizione istituzionale: un generale condannato che arresta degli indagati….

Il 26 ottobre 2017 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo condanna l’Italia per violenza e torture sui manifestanti durante il G8 di Genova del 2001!

Già allora Shakespeare si preoccupava dicendo: “Ma con tutti questi controllori, chi controlla poi il controllore visto quello che ci insegna la Storia?

Anche il compagno Pino Pinelli è stato torturato per giorni prima di essere buttato giù dalla finestra della questura di Milano (codice Rocco)…

Solidarietà a tutti i compagni rinchiusi nelle carceri dello stato!

 

E’ lo Stato che distrugge per principio la base

del sentimento sociale, assumendosi la parte del

regolatore di tutte le questioni e cercando di ridurle

tutte a quella formula unica che per i sui sostenitori

è la misura di tutte le cose.

R. Rocker

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

 

 

Pubblicato darsp2019/01/162019/01/16Pubblicato inRepressione e Controllo sociale

La marcia dei SI TAV come quella dei quadri Fiat del 1980…

10 novembre 2018

Marcia a Torino per dire Sì Tav

Il 10 novembre c’è stata a Torino la marcia Sì Tav.  Sono oltre 30 mila i colletti bianchi (borghesi – imprenditori, politici, tecnocrati, industriali, banchieri, cooperative) che hanno partecipato a favore della Torino-Lione e tra di loro ci sono in prima fila anche 20 sindaci della Val Susa. I promotori della manifestazione sono stati:  Mino Giachino (sottosegretario ai trasporti nell’ultimo governo Berlusconi), Gianmarco Moschella (studente di Economia), Guglielmo Nappi (studente di Ingegneria). ” In piazza Castello, per la Lega erano presenti i parlamentari Elena Maccanti, Gualtiero Caffarrato, Marzia Casolati e Alessandro Benvenuto. Il massoborghese Mino Giachino dichiara ai mass media:” Quella di oggi è stata una «manifestazione storica, ancora più della marcia dei 40mila, perché quella riguardava una grande azienda, questa riguarda la possibilità per il Paese di realizzare le grandi opere che generano nuovo sviluppo»….

Uno strano paragone nella dichiarazione  di Mino Giachino! Più che “possibilità per il Paese”, le possibilità (di fare soldi a palate) se le spartisce il filone massomafioso che c’è dietro alla marcia Si Tav, che è ancora quello di allora (1980). Quello repubblichino liberale monarchico antifascista e anticomunista, visto il paragone con quel periodo storico….

Dal palco  Giachino ha dedicato l’iniziativa a due «imprenditori lungimiranti», Sergio Pininfarina e Sergio Marchionne. Quel leccaculo di Gioachino, ha espresso inoltre solidarietà alle forze dell’ordine ….

Il 12 novembre invece, Di Maio, da buon mediocre borghese opportunista, vista la massa dei Si Tav, ha dichiarato ai mass media che: nei prossimi giorni  insieme al premier Giuseppe Conte e  il ministro Danilo Toninelli e altri rappresentanti del governo del cambiamento incontreranno i rappresentanti della manifestazione Si Tav di Torino (concetto di massa). Gli fa eco il presidente della Camera e compagno di partito, Roberto Fico:  “Giustissimo incontrare i Sì Tav. Chiara Appendino la sindaca di Torino ha scritto anche lei alle organizzatrici della manifestazione Sì Tav di sabato scorso invitandole in Comune, ma  la  risposta degli organizzatori della marcia si Tav è negativa: “Ringraziamo per l’invito ma prima di Appendino vogliamo incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella” (puntano più in alto, ‘sti massomafiosi!).  A proposito di massomafia, ricordiamoci che l’8 agosto a Roma, quel piduista di Berluska  ha dichiarato ai mass media: “La Torino-Lione è un’opera proficua e dobbiamo approfittarne e incentivare la Lega”. Tutto questo nel giorno in cui il premier, Giuseppe Conte, prende tempo spiegando che sulla Tav deciderà il consiglio dei ministri…

A proposito ricordiamoci che il 22 aprile i mass media scrivono che Luigi Di Maio è  andato a pranzo con l’Istituto Studi per la politica internazionale, l’ISPI di Milano: L’Ispi è il think tank più autorevole sulla politica internazionale, conta come presidente onorario l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Ma Di Maio a pranzo (magna, magna) non era solo, c’era anche il professor Carlo Secchi, già rettore della Bocconi e presidente della berlusconiana Mediolanum, ma soprattutto presidente del ramo italiano della Trilateral Commission.

Ma andiamo a ricordare cosa era stata la marcia dei quarantamila, quella marcia citata da Mino Giachino, il sottosegretario ai trasporti nell’ultimo governo Berlusconi!! 

Torino, 1980. Sciopero degli operai Fiat (Ansa)

Il 14 ottobre 1980 ci fu  lo sciopero organizzato dai quarantamila quadri della Fiat, fu l’inizio della frattura tra i salariati del ceto medio (i cosiddetti colletti bianchi- borghesi) e quelli della catena di montaggio (tute blu – operai). Tutto iniziò  il 5 settembre 1980 dove si registrò un nuovo capitolo della crisi tra azienda e sindacato, quando la FIAT preannunciò la messa in cassa integrazione di 24 000 operai  per 18 mesi. Dopo quasi una settimana di difficili trattative, l’azienda annunciò l’11 successivo 14 469 licenziamenti. Il consiglio di fabbrica, in risposta alla decisione aziendale, proclamò lo sciopero. La marcia dei colletti bianchi ebbe l’effetto di imprimere un’imprevista svolta nelle trattative e i sindacati confederali giunsero tre giorni più tardi a un compromesso: la FIAT ritirò i licenziamenti ma mantenne la cassa integrazione a zero ore per i ventiduemila operai. La linea dura tenuta dall’amministratore delegato Romiti rinforzò la posizione dell’alto dirigente al vertice del gruppo Gianni Agnelli, noto cocainomane.

I rapporti e le amicizie del doppiogiochista Agnelli con John Fitzgerald Kennedy, allora Senatore democratico, risalgono agli anni ‘70, come pure la frequentazione dei banchieri David D. Rockefeller (uno dei fondatori del gruppo Bilderberg 1952 e della Commissione Trilaterale 1973) e André Meyer della banca d’affari internazionale Lazard, conosciuto attraverso Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia. Nel 1959 diviene presidente dell’Istituto Finanziario Industriale (IFI), una società finanziaria, una delle casseforti di famiglia e che assieme all’IFIL, (altra cassaforte di famiglia), controllano la Fiat. Diventa inoltre Amministratore Delegato della stessa Fiat nel 1963. L’avvento di Agnelli al timone della Fiat segna anche una svolta nella politica finanziaria della Fiat: l’Avvocato si avvicina sempre più alla Mediobanca di Enrico Cuccia (forse anche a seguito delle traversie finanziarie della Fiat e ai buoni rapporti che intercorrono fra Romiti e Cuccia (banchiere di Dio). Nel 1971, il pretore Raffaele Guariniello a seguito di una perquisizione, scoprì una colossale attività di schedature messa in atto dalla FIAT: nell’ufficio “servizi generali” erano custodite illegalmente 354.000 cartelle e dossier su lavoratori, sindacalisti, giornalisti, insegnanti, comuni cittadini. Furono rinvenute anche mazzette di denaro destinate a carabinieri e servizi segreti italiani infiltrati tra gli operai, come confermato successivamente dallo stesso Romiti (circa 100 agenti per 1 miliardo di lire l’anno).

Se le lotte sindacali di fine anni ’60 portarono a grandi successi, come il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e il riconoscimento dello Statuto dei lavoratori, con l’inizio degli ’70 i vertici dell’azienda preparavano il tavolo per la repressione (Patto Atlantico  anticomunista – strategia della tensione – controllo sociale). Dagli schedari (controllo sociale) degli assunti e dei respinti della Fiat, risultava che l’operaio ideale doveva essere apolitico, frequentatore della parrocchia, godere di buona reputazione pubblica, e andava bene anche se iscritto ai partiti di centro, oppure monarchico e missino. L’ inventore delle schedature fu il presidente della Fiat, il massone Vittorio Valletta. La struttura del sistema di spionaggio Fiat era articolatissima ed utilizzava dai servizi segreti dello stato ai messi comunali e ai vigili urbani dei paesi minori, alle parrocchie. A capo del servizio di spionaggio interno vi era un ex colonnello di aviazione, Mario Cellerino (pilota personale di Giovanni Agnelli) che per vent’anni era stato nei servizi segreti. Venne assunto nel 1965 alla Fiat insieme ad una ventina di ex carabinieri. Il Cellerino, col consenso del Sid, costituì il collegamento esterno dello spionaggio Fiat, che prevedeva il passaggio di informazioni reciproche con carabinieri, polizia, Sios dell’aeronautica di Torino e Sid. La Fiat assunse praticamente anche il colonnello dei carabinieri Enrico Settermaier che comandava il Sid di Torino. I dirigenti della Fiat addetti alla selezione del personale avevano praticamente libero accesso agli schedari del Sid, del Sios, dei carabinieri e della polizia e potevano commissionare a basso costo qualunque tipo di schedatura. Per la Fiat lavoravano anche Marcello Guida, questore, implicato nel caso Pinelli a Milano e costruttore della pista anarchica per piazza Fontana; e Filippo De Nardis, che Giovanni Leone dopo la nomina a presidente della repubblica volle a capo dell’ispettorato di Ps al Quirinale. Anche l’ufficio di collocamento di Torino era al servizio della Fiat e si limitava a dare il nullaosta sulle richieste avanzate dall’azienda. I lavoratori che costruirono la fabbrica di Togliattigrad in Urss ed i tecnici sovietici in Italia furono costantemente sorvegliati dai servizi segreti Fiat. Le schedature proseguirono tranquillamente anche dopo l’approvazione dello Statuto dei lavoratori nel 1970. La perquisizione del pretore Guariniello colse di sorpresa Agnelli, che si trovava in vacanza. Rientrato precipitosamente, Agnelli si incontrò col presidente Saragat e col procuratore generale Colli. Quest’ultimo avocò a sé l’inchiesta, la tenne nei cassetti per un mese e successivamente la spedì alla Corte di cassazione a Roma, sostenendo che per motivi di ordine pubblico l’inchiesta non poteva essere fatta a Torino. La Cassazione accettò la tesi di Colli e il processo venne trasferito a Napoli dove fu insabbiato. Venne apposto anche il segreto di stato per i rapporti con la Nato di alcune produzioni Fiat. I rapporti della Fiat coi servizi segreti non si limitavano alle schedature, erano molto più fitti e avevano la caratteristica della dipendenza diretta di agenti nei confronti di Valletta. Ad esempio il colonnello Renzo Rocca, era capo dell’ufficio ricerche economiche del Sifar. In effetti era dipendente Fiat, alla quale inviava regolarmente rapporti riservati. Tra le misure per disgregare il potere sindacale, vennero utilizzati dai vertici Fiat anche mezzi non convenzionali, come la loggia massonica del Grande Oriente del Maestro Lino Salvini. Lino Salvini fu il  Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1970 al ‘78. Il massone Salvini in quegli anni incentivò la crescita a dismisura della Loggia coperta P2 e le sue strategie eversive Atlantiche  attivate e sovvenzionate dal Maestro Venerabile Licio Gelli.  Salvini fu iscritto al Partito Socialista Italiano (anche  Agnelli fu un fervente sostenitore di Mussolini il quale si convertì rapidamente al liberismo…). Dall’inchiesta del giudice Catalani emerse che la Fiat nel periodo fra il 1971 e il ‘76, tramite la Banca popolare di Novara, emise circa 3.000 assegni per un valore di allora di circa 15 miliardi, una cifra enorme, tale da giustificare ben altri obiettivi che non il semplice finanziamento alla massoneria. Tramite un prestanome, a riscuotere gli assegni presso la Cassa di risparmio di Firenze era un industriale farmaceutico, Piero Cerchiai, gran tesoriere aggiunto della massoneria di palazzo Giustiniani (Grande Oriente). La conferma dell’emissione degli assegni venne anche dalle deposizioni di Luciano Macchia, condirettore dell’IFI della famiglia Agnelli e di Maria Cantamessa, cassiera generale della Fiat e inquisita per il tentativo di colpo di stato (Golpe Bianco 1974)  attribuito a Edgardo Sogno e Luigi Cavallo. Altri finanziamenti giunsero a Sogno dalla Fiat (400 milioni nel 1974) per mezzo del consigliere particolare di Giovanni Agnelli, deputato europeo (1984) della Dc Vittorino Chiusano, che dal 1966 svolge la funzione di collegamento della Fiat con la Dc. La Fiat aveva anche altri canali di collegamento con l’area del golpismo bianco e della destra Dc. Finanziamenti della Fiat finirono anche alla Cisal, un sindacato autonomo attorno al quale lavoravano elementi legati al Fronte di Borghese (golpe Borghese 1970-colpo di stato Rosa dei venti 1973) ed il solito Edgardo Sogno.

Edgardo Sogno (nella foto con Reagan) era un partigiano bianco liberale monarchico antifascista e anticomunista. Il conte Edgardo Sogno era l’ambasciatore leader della destra liberale, massone P2 (assieme al repubblicano Pacciardi anch’egli massone) ha rappresentato negli anni della strategia della tensione una sorta di crocevia attraverso il quale si incontravano le varie facce del golpismo e del presidenzialismo. Ex partigiano bianco, Sogno era legato ai servizi segreti alleati (Francia, Inghilterra, USA e URSS) e successivamente alla Nato e alla Cia: in quanto ambasciatore, poteva godere dell’immunità diplomatica per le sue trame. Sogno teneva contatti con tutte le aree del golpismo bianco (Mar di Fumagalli, Rosa dei venti, Europa 70) e nero (Fronte di Borghese, Ordine nuovo, eccetera) ed agiva in proprio, in stretto rapporto con l’esercito e i carabinieri. Sogno era uomo della Fiat e non si limitava ad agire nell’ombra, nel 1973 organizzò a Firenze sotto l’egida del suo “Comitato di resistenza democratica” nei locali della “Nazione” del golpista Attilio Monti un convegno sulla “rifondazione dello stato”. Al convegno non intervennero nostalgici golpisti suonati, ma personaggi con cariche pubbliche importanti, come il giudice costituzionale Vezio Crisafulli, il quale aprì i lavori affermando che “il tema delle modificazioni costituzionali pone i seguenti problemi: repubblica presidenziale, abolizione dell’assurdo, ingombrante bicameralismo, delimitazioni delle competenze parlamentari, con conferimento di poteri normativi propri al governo, unificazione della figura del presidente del consiglio con quella del segretario del partito di maggioranza”. Tra gli altri intervennero sul medesimo tono Aldo Sandrelli, Domenico Fisichella, il componente del consiglio superiore della magistratura Gianni Di Benedetto, Valerio Zanone, Antonio Patuelli. Intervenne anche il consigliere speciale di Fanfani Antonio Lombardo, ex appartenente a Ordine nuovo il quale pose il problema: costituzione antifascista o anticomunista?. Il 22 agosto 1974 il PM di Torino Violante ordinò una perquisizione nella casa di Sogno (che ebbe tempo di sparire) ritenendo che “Edgardo Sogno agisce per la costituzione di una organizzazione intesa a riunire tutti i gruppi di estrema destra, tra i quali Ordine nuovo in epoca successiva al suo scioglimento”. Nello stesso periodo, con un comunicato stampa congiunto, il Mar di Fumagalli, le Sam, Avanguardia nazionale, Potere nero, dichiararono guerra allo stato. Negli anni ‘70 Sogno si era convinto che l’Italia necessitasse di una repubblica presidenziale e quindi di una riforma costituzionale simile a quella che il generale Charles de Gaulle (favorevole a dare il potere ai  militari e non ai politici) aveva ottenuto in Francia con l’instaurazione della Quinta Repubblica.

Strinse amicizia con Randolfo Pacciardi (nella foto con De Gasperi al consiglio della NATO del ’53), ex partigiano bianco  e politico repubblicano, fautore della repubblica presidenziale, e si affiliò alla massoneria del Grande Oriente d’Italia, associandosi alla loggia massonica P2. Il 28/7/’74 durante il congresso del Pli, Sogno denunciò il pericolo di un golpe marxista (terrorismo psicologico) e attuò un colpo di stato liberale (golpe bianco). Poco dopo, il 4/8/’74, avvenne la strage dell’Italicus (strategia della tensione). Il giudice Violante fece perquisire anche la sede del sindacato autonomo Cisal e aprì un’inchiesta sui finanziamenti della Fiat all’agente dei servizi segreti inglesi Edward Sciclune, amico di Sogno e direttore della filiale Fiat di Malta, il quale nel 1982 darà ospitalità al generale Lo Prete in fuga dall’Italia per lo scandalo petroli. Nel maggio 1976 il giudice Violante fece arrestare Edgardo Sogno e Luigi Cavallo per il tentativo di golpe bianco del ‘74 con la seguente motivazione: “nella strategia del disegno eversivo il pronunciamento militare appare essere soltanto l’innesco di una complessa operazione, che aveva alle spalle importanti settori industriali e della quale sarebbero state protagoniste ristrette élites tecnocratiche della burocrazia statale”. Stretto collaboratore di Sogno, anch’egli sui libri paga della Fiat e del Sid, era Luigi Cavallo, pubblicista torinese, ex giornalista dell’Unità espulso come agente della Cia. Fondatore di riviste e movimenti finanziati dalla Cia come “Pace e libertà” con Sogno, “Fronte del lavoro”, “L’ordine nuovo” e “Tribuna operaia”, già nel 1955 era consigliere politico e sindacale di Valletta. Cavallo fu anche fondatore del sindacato “Iniziativa sindacale” finanziato dagli Agnelli ed organizzatore, insieme al principe nero Borghese, di squadre di picchiatori antipicchetti operai. A seguito di una perquisizione nella sua abitazione furono trovate molte relazioni indirizzate all’ingegner Valletta sulle azioni delle squadre di Cavallo, assieme a centinaia di matrici di assegni emessi dalla Fiat. Nel 1997 Sogno ha rivelato l’elenco del governo che avrebbe dovuto nascere e dei generali che aderirono al progetto di colpo di stato nel 1974, tra essi Giuseppe Santovito, allora a capo della Divisione meccanizzata “Folgore”, poi del SISMI; aderì anche il giornalista di destra Giano Accame e aderirono anche elementi della DC e persino comunisti delusi che avevano lasciato il PCI.

Ricordiamoci che nel  1974 Gianni Agnelli fu eletto presidente della Confindustria, il sindacato degli industriali. La sua politica fu una sorta di compromesso coi sindacati, nella speranza che l’asprezza delle lotte si mitigasse e fosse possibile così riprendere lo slancio produttivo (sovrapproduzione…). L’interlocutore privilegiato divenne Luciano Lama, segretario generale della CGIL e responsabile della politica dei tre sindacati principali (la cosiddetta “triplice”, cioè CGIL, CISL e UIL). Gianni Agnelli nel 1994 fu tra i tre senatori a vita (insieme a Giovanni Leone e allo stesso Cossiga) a votare la fiducia al primo governo Berluska. Quando però nel 1998 cadde il governo Prodi I e fu nominato premier Massimo D’Alema (il primo post-comunista), fece scalpore il suo voto a favore della fiducia berlusconiana; come ebbe a spiegare alla stampa: «…oggi in Italia un governo di sinistra è l’unico che possa fare politiche di destra».  Sto stronzo, ‘na faccia tosta peggio de Togliatti che diede l’amnistia ai gerarchi fascisti!! Ricordiamoci che a fine anni ‘90 ci fu una commissione stragi che desegretò i documenti militari top secret dal dopoguerra in poi…

massoneria

La Propaganda due (meglio nota come P2) è stata una loggia massonica aderente al Grande Oriente d’Italia (GOI), fondata nel 1877 col nome di Propaganda massonica. La P2 fu sospesa dal GOI il 26/7/1976; successivamente, la Commissione parlamentare d’inchiesta Anselmi ha concluso il caso P2 denunciando la loggia come una vera e propria “organizzazione criminale” ed “eversiva”. Essa fu sciolta con un’apposita legge, la n. 17 del 25/1/1982. Sin dalla fondazione, la caratteristica principale della loggia Propaganda massonica fu quella di garantire un’adeguata copertura e segretezza agli iniziati di maggior importanza, sia all’interno che al di fuori dell’organizzazione massonica. Nella loggia massonica P2 c’erano molti banchieri, industriali, imprenditori, politici, aderenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti. Dopo la caduta del regime fascista, la loggia massonica P2 fu ribattezzata “Propaganda due” alle dipendenze dirette del Gran maestro dell’Ordine Lino Salvini sino all’avvento di Licio Gelli. Quest’ultimo venne prima delegato dal Gran maestro Salvini a rappresentarlo in tutte le funzioni all’interno della loggia (1970), poi ne fu nominato Maestro venerabile, cioè “capo” a tutti gli effetti (1975). Tra i vari crimini attribuiti alla P2, oltre al cospirazionismo politico per assumere il controllo dell’Italia, si possono citare: la strage dell’Italicus, la strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l’assassinio di Roberto Calvi, l’ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I, che dopo lo scandalo dell’ambrosiano voleva cambiare l’amministrazione dello IOR, ma non fece in tempo…), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro (il lago della duchessa  – il falso comunicato nº 7), l’assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli. Il 17/3/1981 a Villa Wanda nell’abitazione di Gelli furono trovati alcuni elenchi  degli iscritti alla P2. In tutto c’erano 963 persone iscritte, vi erano anche  i nomi di 44 parlamentari, 2 ministri dell’allora governo, un segretario di partito, 12 generali dei carabinieri, 5 generali della guardia di finanza, 22 generali dell’esercito italiano, 4 dell’aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari pubblici, i direttori e molti funzionari dei vari servizi segreti, diversi giornalisti ed imprenditori.  C’era anche l’iscrizione di Silvio Berlusconi tessera n° 1816…. Già allora Shakespeare,  si preoccupava e si poneva il problema: ma con tutti questi controllori, poi chi controlla il controllore??!! ….

Solidarietà a tutti i No Tav arrestati per aver difeso la val di Susa dall’inquinamento ambientale e dalle speculazioni edilizie della massomafia !!

Sole e Baleno vivono e lottano insieme a noi, le nostre idee non cambieranno mai !!

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/category/notav/

 

Tutti i governi, sedicenti lavoratori, promisero di

smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere

in soggezione il popolo;

ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,

le fortificarono ancora meglio per continuare

a servirsene contro il popolo

(C. Cafiero)

 

Entrai dunque in Massoneria…

e mi accorsi subito che essa non serviva

che per favorire gli interessi dei fratelli più furbi.

Da allora non ebbi colla Massoneria che relazioni di ostilità

(Errico Malatesta)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2018/11/142018/11/15Pubblicato inmassomafia, Repressione e Controllo sociale

Gli abusi di potere degli sbirri: Aldrovandi, foresta di Hambach, G8 di Genova

Chi di taser ferisce (e spesso uccide)…

Il 14 settembre i mass media scrivono le dichiarazioni rilasciate da Antonio Sbordone, questore di Reggio Emilia e capo della polizia ferrarese, a proposito della morte del giovane 19 enne Federico Aldrovandi, ucciso nel 2005 durante un controllo di polizia: “Reggio Emilia è una delle città scelte per la sperimentazione del taser, la pistola elettrica. “Se ci fosse stato il taser, Federico Aldrovandi sarebbe ancora vivo”. Ricordiamoci che per l’uccisione di Federico Aldrovandi sono stati condannati quattro sbirri per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi…. Patrizia Moretti, madre di Federico, amareggiata per le parole dell’ex questore di Ferrara risponde anche lei attraverso i mass media dichiarando: “Federico è morto perché hanno continuato a pestarlo, schiacciarlo e a dargli calci nella testa quando era già stato immobilizzato e stava chiedendo aiuto. Mi dispiace che si possa giustificare uno strumento pericolosissimo come il taser con questo paragone che non ha senso”. La donna contesta anche l’affermazione secondo cui i poliziotti, quella sera del 2005, dovettero usare i manganelli “per fermare un giovane agitatissimo di un metro e 90”. “Federico era alto un metro e 75 e pesava 60 chili, evidentemente l’ex questore di Ferrara non si è informato bene, poteva almeno leggere le carte”. Su Facebook il padre di Federico, Lino Aldrovandi, posta una sua intervista a Repubblica: “Il taser non sarebbe stato da usare su Federico, ma su chi lo stava uccidendo ‘senza una ragione’”….

Il vecchio vizio delle forze del disordine: c’è Stato un altro abuso di potere da parte delle forze dell’ ordine in Germania.

Hambach, lo sgombero violento della foresta uccide un blogger

Il 20 settembre i mass media scrivono che è da 6 giorni che nella foresta di Hambach c’è una repressione massiccia della polizia per evacuare gli ambientalisti che stanno cercando di evitare l’estensione di una miniera di carbone. Mercoledì, 19 settembre un giovane attivista è “fatalmente” caduto da una capanna (ucciso come Pinelli?). Il suo nome era Steffen. Vicino alla comunità ambientalista tedesca, ha vissuto per diversi mesi la vita della Zad di Hambach. Gli attivisti si oppongono alla distruzione della foresta millenaria di Hambach, nella parte occidentale della Germania, guidata dalla società elettrica RWE per estendere a cielo aperto una gigantesca miniera di carbone.

Steffen il giovane fotoreporter di 27 anni era da 7 giorni che filmava la violenta repressione da parte delle forze del disordine e il taglio degli alberi per evacuarli. In quei giorni c’erano 150 attivisti e 3.500 poliziotti con cannoni ad acqua, cavalli ed elicotteri che volevano distruggere le loro 51 capanne fatte sugli alberi. Poco prima delle 16 Steffen è precipitato da un ponte tra due capanne, a 14 metri di altezza. Gravemente ferito, è stato portato d’urgenza in ospedale a Colonia, ma non poteva essere rianimato ed è morto. In una conferenza stampa il portavoce della polizia regionale Paolo Kemen cerca di distorcere i fatti dichiarando ai mass media che: “nessuna operazione era allora in corso nella zona in cui si è verificato l’incidente”. Secondo lui, un poliziotto era ai piedi dell’albero per dare il signor Steffen una scheda di memoria della fotocamera. Il giornalista sarebbe caduto cercando di passare attraverso un sistema di cavi e pulegge. Ma il collettivo “zadiste”, Hambi bleibt, dà un’altra versione dei fatti. «Il SEK (un’unità di élite della polizia tedesca) stava per arrestare un attivista nei pressi del ponte sospeso. Il nostro amico stava cercando di filmare l’arresto quando è caduto», scrivono i militanti sul loro sito web. Le operazioni di evacuazione della Zad sono state immediatamente sospese. Gli zadisti chiedono la cessazione definitiva dell’evacuazione. «Chiediamo alla polizia e RWE di lasciare immediatamente la foresta e fermare questa operazione pericolosa. Nessun’altra vita umana deve essere in pericolo.

La foresta di Hambach è diventata negli ultimi anni il simbolo della lotta contro il carbone in Germania. Occupata da 6 anni da attivisti ambientali, è minacciata di distruzione dal suo proprietario, la compagnia energetica RWE, che vuole utilizzare il sottosuolo ricco di lignite. Dei 4.100 ettari della foresta originaria, ne restano oggi solo 200. A seguito del via libera dalla giustizia tedesca, RWE intende radere la metà dal 1 ° ottobre. Il governo regionale del Nord Reno-Westfalia ha la settimana scorsa l’evacuazione di Zad, ufficialmente per “elevato rischio di incendio.” (??!).

Immagine correlata

Era dal 2012, che la foresta era occupata dagli attivisti per prevenire la distruzione della foresta. Decine di attivisti ambientalisti avevano occupato il bosco, costruendo case sugli alberi e dando vita a un variopinto villaggio sospeso. La compagnia energetica ha però deciso che è arrivato il momento di abbattere gli alberi, il taglio è previsto per ottobre, e per farlo devono essere rimossi gli attivisti. Lo scorso 24 agosto è iniziato lo sgombero dell’area da parte della polizia tedesca, tra scontri e arresti…

Le testimonianze delle centinaia di attivisti presenti, provenienti da varie parti del mondo, riferiscono di uno sgombero brutale e violento. Attivisti che hanno cercato di opporsi alla distruzione di un bene comune, dalla cui distruzione trarrebbe giovamento solo la lobby del carbone. Sotto la foresta di Hambach, esiste un ecosistema che ospita una grande varietà di fauna e flora, si trova un grande giacimento di lignite, un combustibile fossile solido contenente notevoli quantità di carbonio. La Rwe vanta diritti di estrazione per la miniera di Hambach fino al 2040, gli oppositori dell’ampliamento della miniera hanno accusato alla compagnia di mettere i profitti al di sopra delle persone e dell’ambiente. Gli ambientalisti tedeschi, che chiedono la fine dello sfruttamento del carbone e la totale transizione verso le rinnovabili, hanno presentato una petizione rivolta al premier statale della Renania Settentrionale-Vestfalia, Armin Laschet, per chiedere al governo di intervenire e salvare la foresta.

migliaiadivite.jpg

La Germania sembra aver puntato con decisione sulle energie rinnovabili, tanto che nei primi sei mesi del 2018 hanno soddisfatto il 36,3% del fabbisogno nazionale. Eppure l’impiego di carbone è ancora massiccio, per questo a giugno il governo ha istituito un’apposita commissione, nota come la commissione del carbone, per gestire l’abbandono definitivo da questo combustibile senza causare gravi sconvolgimenti economici nelle regioni colpite. Secondo Kai Niebert, responsabile del gruppo ambientalista Deutscher Naturschutzring, e membro della commissione del carbone, l’espansione della miniera impedirà quasi certamente alla Germania di rispettare gli impegni previsti dall’Accordo di Parigi del 2015. Nel frattempo il governo federale non è ancora intervenuto….

Clive Spash, economista specializzato in tematiche ambientali, ha dichiarato ai mass media : “Hanno sottolineato il fatto che stanno passando alle rinnovabili ma in realtà stanno aumentando l’estrazione della lignite perché sanno che con l’accordo di Parigi, non saranno in grado di farlo in futuro, per questo stanno cercando di estrarla il più velocemente possibile”.

9 settembre i mass media pubblicano le dichiarazioni di Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia: “Settimane fa abbiamo denunciato che Generali, il più grande gruppo assicurativo italiano, in consorzio con altre compagnie come Allianz, fornisce copertura assicurativa a centrali e miniere di carbone tra le più inquinanti d’Europa… Oggi questo paradosso si completa con la scoperta che Generali però non assicura i cittadini dagli impatti più disastrosi dei cambiamenti climatici che essa stessa, con le sue polizze ed i suoi investimenti sulla fonte fossile più inquinante, contribuisce ad alimentare”. Riteniamo questa una contraddizione inaccettabile – dichiara Iacoboni -. Generali deve immediatamente abbandonare il carbone, senza alcuna eccezione, e schierarsi dalla parte dei cittadini”. Il Leone di Trieste secondo Greenpeace ha di recente approvato una “strategia sul cambiamento climatico”, ritenuta però incompleta dalla ong, dal momento che non prevede di cessare la copertura assicurativa e finanziaria relativa ad alcuni inquinanti impianti a carbone in Polonia e in Est Europa. Per chiedere ad Assicurazioni Generali di fermare le coperture finanziarie ed assicurative per tutte le centrali a carbone, Greenpeace ha lanciato una campagna che ha già raccolto oltre 30 mila firme.

Carbone, la mappa delle centrali

Ormai sappiamo che l’estrazione del carbone, si porta dietro una serie di effetti a catena sull’ambiente: dalla deforestazione al rilascio di una quantità di materiali tossici e metalli pesanti sul suolo e nell’acqua. Il processo lascia segni che restano per decenni anche dopo che lo sfruttamento è terminato. Il carbone, se non si seguono procedure di massima sicurezza, si può anche incendiare. I roghi di origine antropica possono bruciare per secoli, rilasciando cenere e fumo carico di gas serra e sostanze chimiche tossiche. L’estrazione provoca inoltre fuoriuscite di metano, 20 volte più climalterante della CO2. Senza contare gli effetti diretti sulla salute: a causa dell’inalazione di polveri di carbone, dilaga nei minatori e nelle comunità limitrofe l’antracosi, detta anche malattia del polmone nero. I minatori muoiono a migliaia anche per i tanti incidenti in miniera. La situazione nei Paesi in via di sviluppo è nettamente più grave. Tassi più alti del normale, presso le miniere, sono stati riscontrati anche per quanto riguarda malattie cardiopolmonari, ostruzioni croniche dei polmoni, ipertensione e malattie renali.

Carbone04

Esistono due modi di estrarre carbone: da miniere a cielo aperto o nel sottosuolo. Il primo metodo prevede di raschiare la superficie di ampie aree collinari o montane, per liberare il carbone sepolto pochi metri sotto terra. In alcuni casi, la punta delle montagne viene letteralmente fatta sparire, lasciando cicatrici permanenti sul territorio. Il 40% circa delle miniere di carbone nel mondo vengono scavate con questa tecnica, che richiede meno lavoro e produce più materia prima rispetto a quelle sotterranee.

Il metodo invece dell’estrazione del carbone nelle miniere sotterranee comporta: durante gli scavi, spesso vengono lasciati pilastri di carbone o strutture di supporto a sostenere il suolo sopra la testa dei minatori e delle macchine operatrici. Quando il processo si conclude, le colonne vengono abbattute e la miniera lasciata collassare. Questo effetto provoca depressioni del terreno, dando vita al fenomeno della subsidenza, che coinvolge gli edifici. Ma gli effetti non si fermano qui, e comprendono morte di migliaia di persone ogni anno, che rimangono sepolte dal crollo, produzione di enormi quantità di materiali (terra e rocce) da smaltire in superficie, che diventano tossici quando entrano in contatto con aria e acqua, mutamento dei flussi idrici sotterranei e dei corsi d’acqua, con conseguente inquinamento e impossibilità di riutilizzare la risorsa per irrigazione o distribuzione alle comunità, generazione di gas serra durante il processo, in particolare di metano. La maggior parte del metano emesso dalle attività di estrazione del carbone è imputabile alle miniere sotterranee. Quello dei roghi di carbone è un problema diffuso in diversi Paesi, tra cui Cina, Russia, Stati Uniti, Indonesia, Australia e Sud Africa. Spesso divampano per cause antropiche: in Indonesia, ad esempio, gli stessi fuochi che vengono utilizzati per distruggere ampi tratti di foresta pluviale hanno dato avvio ad oltre 300 roghi di carbone dal 1980. Questi fuochi sotterranei possono ardere per secoli, riempiendo l’atmosfera di fumo carico di monossido di carbonio (CO), biossido di carbonio (CO2), metano (CH4), biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx) e di altri gas, così come spargere nell’aria ceneri nocive che filtrano dalle aperture nel terreno.

Dalla rivoluzione industriale a oggi il carbone non è mai stato abbandonato ed è stato utilizzato specialmente nella generazione termoelettrica e nella produzione dell’acciaio. Quasi la metà della richiesta mondiale di carbone, tra i paesi cosiddetti sviluppati, arriva dagli Stati Uniti: dopo aver prosciugato i giacimenti di gas non convenzionale la domanda è tornata ad aumentare. Anche in Europa, per via degli aumenti sul costo del gas, la domanda non si è ridotta. Quindi in generale il carbone gode di un buon momento soprattutto grazie alla spinta proveniente dai paesi in via di sviluppo, come India e Cina. La Cina è il primo produttore seguito da Stati Uniti, India, Australia e Russia. Ma il carbone si produce anche in Indonesia, Sudafrica, Colombia, Kazakistan, Polonia. Poi ci sono grandi importatori, come di nuovo la Cina, il Giappone e la Corea del Sud, che non hanno giacimenti propri e che quindi aumentano l’impatto del carbone sull’ambiente per via del trasporto. Senza parlare del controllo dei giacimenti come concausa di guerre e conflitti devastanti.

Ma vale la pena causare tutta questa distruzione ambientale? Il costo di un chilowattora (kWh) generato dal carbone (circa 9 centesimi di euro) costa meno di un kWh prodotto grazie al fotovoltaico (circa 11 centesimi di euro) perché, se sommassimo i danni che la combustione di carbone arreca ad ambiente e salute umana, tale costo aumenterebbe vertiginosamente…

Carbone03

Il paradosso: La più antica miniera è la Tower Colliery al margine settentrionale delle vallate del Galles meridionale. Questa miniera di carbone fu aperta nel 1805 e fu rilevata alla fine del XX secolo dai suoi stessi minatori piuttosto che permettere che venisse chiusa…

Ricordiamoci anche degli sbirri infami del G8 e dei loro abusi di potere: il 12 settembre i giudici della sezione giurisdizionale della Liguria hanno condannato a un risarcimento di oltre 20 mila euro quattro poliziotti ritenuti responsabili di aver arrestato ingiustamente, durante i fatti del G8 di Genova del 2001, due giovani spagnoli. I fatti contestati dalla procura contabile sono quelli di piazza Manin del 20 luglio 2001, quando i quattro poliziotti arrestarono incolpandoli di resistenza aggravata, possesso e utilizzo di ordigni incendiari, due manifestanti spagnoli, risultati poi totalmente estranei ai fatti loro contestati….

 

Noi, che paghiamo un caro prezzo per ogni soffio

di aria pura e fresca, dobbiamo stare in guardia

contro la tendenza a incatenare il futuro.

(E. Goldman)

 

Solidarietà ai compagni che, con coraggio e determinazione, proseguono in Germania la lotta contro la prepotenza delle multinazionali del carbone.

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2018/09/232019/02/21Pubblicato inanticapitalismo, ecologia e ambiente, Repressione e Controllo sociale

Ricordando la cerimonia allegorica di Dalla Chiesa…

dalla chiesa carlo alberto 600

Il 3 settembre i mass media descrivono le varie cerimonie allestite per la commemorazione dei 35 anni dall’ uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia insieme alla moglie. Durante la trattativa stato – mafia, Dalla Chiesa aveva promesso alla mafia di togliere il 41 bis e il sequestro dei loro beni, cosa che poi non avvenne …. !! Ma chi era stato il prefetto Dalla chiesa?

Dalla Chiesa era Figlio di un generale dei Carabinieri, entrò nell’arma durante la II guerra mondiale e partecipò alla Resistenza (partigiano? Uno sbirro partigiano? Bianco? o Rosso?) ….

Dalla Chiesa fece carriera nella caccia al banditismo; per questo motivo nel 1949 fu inviato in Sicilia, per eliminare le bande di criminali nell’isola, come quella del bandito Salvatore Giuliano (usato e ucciso nel 1950). Nel maggio 1974 creò una struttura antiterrorismo, denominata Nucleo Speciale Antiterrorismo, con base a Torino. Nel settembre del 1974 il Nucleo di Dalla Chiesa catturò a Pinerolo, Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco e fondatori delle Brigate Rosse. Riuscì ad arrestarli attraverso un infiltrato Silvano Girotto, detto “frate mitra…

Dalla Chiesa sapeva cosa era la P2 perché Il 17 marzo 1981 durante la perquisizione della Guardia di Finanza a Castiglion Fibocchi furono ritrovate nella cassaforte di Gelli oltre agli elenchi degli iscritti alla loggia massonica (la maggior parte formata da alte gerarchie delle forze dell’ ordine e militari), anche parecchie «domande di iscrizione con firme illustri» tra cui quella di Dalla Chiesa, appunto.

Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato l’8 marzo 2017 davanti ai parlamentari della Commissione antimafia dichiarò: “L’ordine di eliminare Dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino”. Democristiano, andreottiano, massone, Cosentino (foto sopra) era un potente parlamentare della Dc, segretario generale della Camera, fedelissimo di Giulio Andreotti e personaggio di rilievo della loggia massonica P2 di Licio Gelli (rapporti gerarchici; massoneria – stato – mafia). Poi continua: “Sono stato informato di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere superiore”. Dopo le prime battute, l’audizione era stata secretata. Scarpinato ha proseguito il suo racconto, mettendo a fuoco i complessi rapporti con la massoneria e i corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Riferisce che un fedelissimo di Riina, Giuseppe Graviano, uno degli strateghi dell’uccisione di Giovanni Falcone e delle stragi del ’93, partecipa a riunioni massoniche. Per l’uccisione di Dalla Chiesa sono stati condannati all’ergastolo, come mandanti, i vertici di Cosa nostra dell’epoca: i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 è arrivata la condanna anche per gli esecutori: Vincenzo Galatolo, Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

Dalla Chiesa Fu ucciso il 5 aprile 1982 dopo un colloquio con Andreotti, (poco tempo prima di insediarsi come Prefetto di Palermo), nel quale gli disse chiaramente che non avrebbe avuto riguardi per quella parte di elettorato mafioso, alla quale attingevano gli uomini della sua corrente; e successivamente aveva definito la corrente andreottiana a Palermo «la famiglia politica più inquinata del luogo», aggiungendo che gli andreottiani erano fortemente compromessi con Cosa Nostra…

Il prefetto era abituato a trattare con la mafia, fin dai tempi del bandito Giuliano, e conosceva tutti i retroscena degli intrighi geopolitici militari, dei progetti perversi e occulti della loggia massonica atlantica P2, e i suoi loschi intrecci; Dalla Chiesa ha vissuto di persona il periodo storico della caccia al banditismo, conosceva bene anche il bandito Giuliano (anni 40), usato dalle forze alleate per creare tensioni sociali (attraverso stragi di stato) e poi ucciso quando non serviva più. La moglie del banchiere Roberto Calvi, Clara Canetti, raccontò alla commissione P2 di Tina Anselmi il 6 dicembre 1982 che: “Gelli era solo il 4°… Il 1° era Andreotti, il 2° era Francesco Cosentino, il 3° era Umberto Ortolani….

Il 28 aprile 1998 la commissione stragi pubblica i documenti militari top secret sulla strage in Sicilia avvenuta nel 1947 (inizio strategia della tensione –guerra psicologica) a Portella della Ginestra…

Ma ritorniamo indietro nel tempo alla prima trattativa tra stato mafia: i rapporti tra mafia e stato nascono nel maggio del 1860 con l’unità d’Italia, con l’invasione garibaldina in Sicilia, che si servì per le sue vittorie, della mafia in Sicilia e della camorra a Napoli. Garibaldi quando giunse a Napoli, nel settembre del 1860 trovò l’aiuto dei camorristi in divisa e con la coccarda tricolore che si schierarono apertamente al suo fianco e gli assicurarono il mantenimento dell’ordine pubblico. La mafia ebbe convenienza a schierarsi con Garibaldi, perché col contributo dato all’unità d’Italia e all’impresa dei Mille la mafia esce dalla macchia (brigantaggio – banditismo) a cui era stata relegata nella Sicilia dell’Italia pre-unitaria e si istituzionalizza a tutti gli effetti, effettuando un notevole salto di qualità. Da quel momento entrerà a far parte del braccio armato militare dello stato. E da qui iniziano le connivenze tra: stato, politica, servizi segreti deviati(P2), mafia, e banditismo. Una criminalità politica eversiva….

Ma c’è stato un altro accordo storico tra stato e mafia: negli anni ‘40 Salvatore Giuliano lavora come braccio armato per l’alleanza angloamericana (precursore della futura alleanza atlantica anticomunista – 1956). Ma facciamo un excursus dei fatti : lo sbarco in Sicilia avvenuto nel luglio del 1943 (nome in codice operazione Husky) fu attuato dagli Alleati antifascisti della Nato, insieme a loro c’era anche il mafioso (amico dei massoni) Lucky Luciano, il quale aveva come principale interlocutore don Calogero Vizzini, che aderì al progetto di sbarco degli alleati e unì le forze dei latifondisti affiliati al Mis, insieme ai mafiosi e ai servizi segreti alleati…

Vito genovese in divisa americana con Giuliano

L’ “Ufficiale di collegamento” fra Vizzini e Luciano era Vito Genovese esponente di spicco della mafia italo-americana. Lo sbarco in Sicilia era stato deciso dalle forze militari ALLEATE (Inghilterra, America, Canada) per stabilire la loro base portaerei nel Mediterraneo, anche la Sardegna ha dovuto subire lo stesso destino.

Nella Sicilia del 1943 i proprietari terrieri, preoccupati per la rinnovata attività delle sinistre, si allearono con gli angloamericani, il ruolo della mafia in questa fase storica era quella di protettore (cani da guardia)…

La sinistra allora, in Sicilia era guidata da Girolamo Li Causi, che stava promuovendo in tutta l’isola l’occupazione di numerosi campi e poderi. Tali azioni erano finalizzate a fare pressione sul governo, per ottenere da Roma il frazionamento dei latifondi e a far sì che una radicale riforma agraria concedesse ampie porzioni di terreno alle cooperative contadine. L’ aristocrazia terriera latifondista e i mafiosi si opposero con ogni mezzo a questo progetto. Il 4/1/1947 fu ucciso il dirigente comunista di Sciacca Accursio Miraglia…

Era il 10/7/1943 quando un corpo di spedizione formato da soldati americani, inglesi e canadesi, le cosiddette ‘forze alleate’, sbarcò sulle coste della Sicilia. Con lo sbarco alleato in Sicilia si riattivano le cosche mafiose. Il servizio segreto dell’OSS nel 1943 faceva parte della alleanza militare angloamericana, e per lo sbarco si appoggiò sulle strutture di potere della mafia per creare i primi presidi della Sicilia liberata. Il 27 luglio il capomafia Calogero Vizzini viene nominato dagli alleati sindaco di Villalba, mentre il 4 ottobre, Lucio Tasca, latifondista, esponente del movimento separatista siciliano, diventa sindaco di Palermo su indicazione sempre degli alleati. Nel febbraio 1945 Vito Genovese giunto in Sicilia al seguito delle truppe alleate, incontra Salvatore Giuliano sulle montagne attorno a Palermo insieme alla sua banda. Il 15 maggio 1945 ci furono i primi contatti tra la banda Giuliano e i capi del separatismo siciliano, intenzionati a rafforzare il nascente EVIS, l’Esercito di Volontari per l’indipendenza della Sicilia….

Nel 1950 Lucky Luciano (committente e amico della massoneria) riprende la sua attività nel traffico della droga, riuscendo a raffinare quintali di eroina che esporta in tutto il mondo (operazione Caos, Blue Moon: infiltrazione e diffusione di droghe pesanti all’interno dei movimenti giovanili di protesta al fine di indebolirli, controllarli e destabilizzarli)….

Ma il mito di Robin Hood, il mito del bandito Giuliano, si spegne definitivamente con la strage a Portella della Ginestra: era il 1° maggio del 1947, circa duemila lavoratori siciliani della zona di Piana degli Albanesi, in prevalenza contadini, manifestano contro lo sfruttamento del latifondismo. All’improvviso, dalle colline circostanti, partono raffiche di mitra che vengono scambiate all’inizio per scoppi di mortaretti. I morti sono 11, di cui due bambini, e i feriti 27: Quattro mesi dopo, si scopre che a sparare sono stati gli uomini del “bandito” Giuliano, in realtà colonnello dell’Evis, l’Esercito Volontario per l’Indipendenza in Sicilia, definito dagli alleati un corpo paramilitare guidato e finanziato dalla Repubblica di Salò.

La strage di Portella della Ginestra, suona come un “avvertimento” alla vigilia delle storiche elezioni dell’anno seguente, il fatidico 1948, in cui l’Italia sarà chiamata a scegliere tra la Dc filo-atlantica anticomunista e il Pci di Togliatti, “amico” di Mosca (Stalin). Con lo sbarco angloamericano cade quindi il potere militare fascista, per essere sostituito subito dopo da un altro potere sovranazionale Atlantico, che per detenere il potere, ha pianificato e fatto stragi di stato (strategia della tensione) per poi incolpare il movimento anarchico e quello di sinistra (piano militare false flag). Secondo il deputato Luigi Cipriani nel nostro paese le stragi ci sono state tutte le volte che il movimento di massa metteva in discussione l’assetto del regime e la nostra stretta adesione alla politica Nato. La prima di queste stragi (ha detto Cipriani) è stata quella di Portella della Ginestra, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano.

Gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato alla mafia e alla massoneria latifondista nobiliare, questo meccanismo ha funzionato anche nelle altre stragi che hanno caratterizzato gli anni più recenti (‘92/’93). Il deputato Giovanni Russo Spena, ha espresso la preoccupazione di “un ritorno a una forte repressione, di fronte alla quale ribadiamo la nostra libertà di criticare lo stato, di poter dire che Gladio è una struttura anticostituzionale e di non dimenticare quale sia stato il nostro passato”. Giuliano (ha detto sempre Luigi Cipriani) riceveva aiuti dall’Oss (poi Cia), tramite Frank Gigliotti (massone ed agente della CIA), su disposizione del capo William Donovan (capo dell’Office of Strategic Services). D’altronde, nei primi di luglio del 1947, Frank Gigliotti disse a Giuseppe Saragat in visita negli USA, di avere recentemente incontrato il bandito Giuliano e di essere d’accordo con l’uso dell’illegalità e della violenza impiegate dal bandito (trattativa stato mafia)….

Ricordiamoci che il 20/4/2018 la Corte d’assise di Palermo ha condannato gli uomini dei servizi segreti insieme ai mafiosi, per la trattativa Stato-mafia (1992-‘93). Dodici anni per gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni, dodici anni per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, 8 anni per l’ex colonnello Giuseppe De Donno. Ventotto anni per il boss Leoluca Bagarella. Assolto l’ex ministro Nicola Mancino. Il periodo analizzato dal giudice Alfredo Montalto (giudice a latere Stefania Brambilla) è la ricontinuazione della strategia della tensione (stragi) nel 1992-1993, insanguinata dalle stragi di Falcone e Borsellino (uccisi perché non erano d’accordo con la trattativa stato mafia) e poi gli attentati di Roma, Milano e Firenze ( per far togliere il 41 bis e la confisca dei beni). In aula, il pm Nino Di Matteo parla di una “sentenza storica”. Dice: “Ora abbiamo la certezza che la trattativa ci fu. La corte ha avuto la certezza e la consapevolezza che mentre in Italia esplodevano le bombe nel ’92 e nel ’93 qualche esponente dello Stato trattava con Cosa nostra e trasmetteva la minaccia di Cosa nostra ai governi in carica. E questo è un accertamento importantissimo, che credo renda un grosso contributo di chiarezza del contesto in cui sono avvenute le stragi. Contesto criminale e purtroppo istituzionale e politico. Ci sono spunti per proseguire le indagini su quella stagione”.

MERLINO oggi

Valpreda venne accusato anche dall’estremista di destra Mario Merlino (foto recente) per la strage di Piazza Fontana. Pietro Valpreda è stato in carcere 1101 giorni, prima di veder riconosciuta la sua innocenza…

Ricordiamo che la strage di Piazza fontana fu fatta dai servizi segreti Atlantici  anticomunisti  con la collaborazione dell’Italia: La strage di piazza fontana fu la continuazione della strategia della tensione dove usarono stavolta gli apparati extraparlamentari dell’estrema destra come braccio armato. Pinelli incolpato della strage è stato ucciso di Botte in caserma,  per poi gettarlo dalla finestra e inscenare un suicidio (come Aldrovandi, Cucchi, Uva, ecc..). Pinelli lo uccisero perché, durante l’interrogatorio continuava a ripetere che la strage  era stata una strage di Stato. La sua morte servì agli sbirri  come capro espiatorio per incolpare gli anarchici della bomba messa in Piazza Fontana (operazione false flag) ….

Pietro Valpreda scrisse in carcere molte poesie e un diario che verranno pubblicati negli anni ’70, assieme all’epistolario. Nei primi anni 2000, collaborò con Piero Colaprico alla scrittura dei primi tre romanzi di fantasia, aventi come protagonista il maresciallo Binda, un investigatore che faceva la parte del buono durante gli interrogatori, un po’ come negli anni ‘70 nel telefilm di Starsky e Hutch, due sbirri che durante gli interrogatori usavano tattiche diverse: uno faceva lo sbirro cattivo e l’altro faceva lo sbirro buono (che nella realtà non esiste: uno sbirro è sempre uno sbirro). Valpreda con questo romanzo ha voluto forse confessare il clima sociale di quel periodo storico, di effervescenza sociale (anche se molto omologata), e per raccontarcelo prende d’esempio nel suo libro un personaggio inusuale come il maresciallo Binda, un investigatore che gira come se niente fosse tra i bassifondi milanesi coi suoi informatori. Il maresciallo Binda ha informatori all’interno del carcere di San Vittore, all’interno dei circoli anarchici, e si muove da buonista anche dentro ai movimenti di contestazione studentesca. Chissà se il maresciallo Binda aveva partecipato anche lui alla resistenza… E chissà se negli ambienti che frequentava, era normale chiamarlo compagno perché aveva partecipato alla resistenza organizzata dall’alleanza Atlantica. Il maresciallo Binda riusciva a entrare in questi ambienti con la tessere dell’Anpi? …

Pier Paolo Pasolini ebbe il coraggio di scrivere pubblicamente nel 1974 il suo celebre articolo-denuncia “Io so“:

“Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione. Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.

Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.

Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di dedurre tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere”.

Ora invece le prove le abbiamo, perché alla fine degli anni ‘90 sono stati desegretati attraverso una Commissione Stragi i documenti militari che fino ad allora erano top secret (anni ‘45/’98). Ma la gente mediocre, purtroppo la maggioranza, non sa ancora nulla di tutte queste argomentazioni preziose che ci danno la possibilità di capire cos’è successo a livello sociale politico ed economico in quel periodo, e   rimetterlo in discussione attraverso un dibattito serio e approfondito.

Ma l’intervento indiretto (stay-behind) dei servizi segreti alleati (attraverso le infiltrazioni nei movimenti anarchici e di sinistra), può essere stato incisivo per il fallimento della lotta di classe? ….

Nel 1962 nasce a Trento la famosa facoltà di Sociologia, feudo cattodemocristiano perché fondata dai democristiani. Nel 1964 nasce il Gdiut (Gruppo democratico intesa universitaria trentina), creato dal cristiano riformista Marco Boato, a cui aderivano Renato Curcio e Mara Cago, i futuri dirigenti delle Br. Curcio da giovane aveva militato in Giovane Europa. Giovane Europa si sciolse nel 1969 e molti militanti aderirono all’estrema sinistra extraparlamentare. Giovane Europa prima del 1969 fu un movimento europeista-nazionalista formato da Jean Thiriart in Belgio. Il movimento di Giovane Europa fu fondato nel 1962 all’indomani della Guerra d’Indipendenza d’Algeria, da ex militanti dellOrganisation armée secrète e del Mouvement d’Action Civique che si opponeva alla decolonizzazione del Congo belga. Il movimento aveva contatti anche coi molti movimenti di liberazione nazionale (OLP, Black Panthers, Vietcong, ecc…). Uno dei suoi membri, Roger Coudroy si era arruolato nella resistenza palestinese…

Verso la fine degli anni ‘60, sotto l’influenza di Thiriart, il movimento ha cominciato a muoversi verso una riconciliazione strategica col comunismo, cercando di comprendere la Russia nell’Europa unita…

Anche Toni Negri, Lucio Magri, Lidia Menapace, Marco Bellocchio, Mario Capanna, Luigi Manconi provenivano da ambienti cattolici come la Fuci e l’Azione cattolica.

Nel 1967 cominciò l’epoca del movimento studentesco con l’occupazione a Milano della Cattolica. L’anno dopo toccò a Trento. Qui un gruppo nutrito di preti solidarizzò con gli occupanti. Anche il primo movimento fondato da don Giussani, Gioventù Studentesca, presto sbandò (si infiltrò) a sinistra…

Nel 1984 a Milano qualcuno depositò ai piedi del segretario del cardinale Martini, tre borsoni di armi dei Comitati comunisti rivoluzionari. Diversi esponenti della lotta armata, via via, rientrarono nei ranghi del cattolicesimo o si convertirono ad esso. Attraverso padre Turoldo…

segreti di stato

Mafia e religione

http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma-puntate/i-mafiosi-e-la-religione/25982/default.aspx

 

L’esercito è una scuola, soprattutto.

E’ questo il suo compito di tutti i giorni:

educare, persuadere, plasmare, convincere, abituare.

Abituare a sopportare i soprusi,

ad obbedire senza discutere, ad accettare

le umiliazioni sol che provengano da uno

che sulla manica della giacca

ha un pezzo di stoffa in più.

(A. Manni)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2018/09/182018/09/18Pubblicato inantimafia, Repressione e Controllo sociale

Meno armi e sbirri – più case popolari

Il vecchio vizio delle forze dell’ordine di creare stragi, soprusi, violenze e ingiustizie sociali come nel caso di Pinelli (ucciso perché aveva dichiarato che la strage di piazza fontana era una strage di stato). 12 dicembre 1969 iniziava la strategia della tensione, chiamata anche patto anticomunista atlantico, attuato con colpi di stato, stragi e infiltrazione dei nuclei clandestini dello stato nei movimenti anarchici e di sinistra. Inizia la strategia delle stragi per incolpare il movimento anarchico e quello studentesco – operaio, che si stavano unendo per ribellarsi alla sopraffazione e ai soprusi di una cultura arretrata cattofascista, fatta di autoritarismo e sfruttamento. Ma nonostante le rivolte e le contestazioni degli anni ‘60/’70, non siamo andati in meglio dalla condizione sociale di dittatura militare che si era instaurata già allora!! Secondo noi Rsp individualità anarchiche, non siamo migliorati perché dopo la dittatura cattofascista, il potere è andato al governo cattosinistroide (elezioni politiche 1948: Togliatti – Alcide De Gasperi – Andreotti- Moro- Dossetti – La Pira), fino ad arrivare alla teologia della liberazione chiamata più comunamente lotta armata proposta da Paolo VI negli anni ‘70 ….! Forse per comodo o per vigliaccheria, le generazioni degli anni ’60/’70, dopo le contraddizioni della destra e della sinistra, hanno preferito stare col potere ambiguo della chiesa, che li ha dirottati nella contraddizione, nell’ipocrisia e nell’ambiguità. Ecco perché siamo ancora nella miseria sia culturale che economica. Dagli anni ’80 in poi, non ci sono rimasti più sogni né eroi, perché la realtà dura e cruda non ha lasciato spazio alla filosofia….

Il 26 AGOSTO i mass media scrivono che la procura della Corte dei Conti della Liguria ha chiesto un risarcimento danni di oltre 8 milioni di euro (3 milioni di danni patrimoniali e 5 per danno d’immagine) a 27 sbirri appartenenti alla polizia di stato, per i pestaggi avvenuti alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. La procura contabile ha citato anche i dirigenti e i funzionari dell’epoca: Francesco Gratteri, allora direttore del servizio centrale Operativo, il suo vice Gilberto Caldarozzi; Spartaco Mortola capo della Digos (i magistrati lo indicano responsabile dell’uscita notturna alla Diaz); Vincenzo Canterini comandante del primo reparto mobile di Roma, il suo vice comandante e i capisquadra. Secondo il pm contabile, lo stato, non solo ha dovuto affrontare importanti risarcimenti, ma ha subito anche un grande danno d’immagine, per i brutali pestaggi avvenuti all’interno della scuola Diaz da parte delle forze dell’ordine la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, che si è concluso in Cassazione con alcune condanne e numerose prescrizioni, che hanno visto coinvolti anche i vertici della polizia di stato. Il pm sottolinea però “come sia per i fatti per cui vi è stata una condanna, che per quelli per cui è intervenuta la prescrizione, si siano accertate le responsabilità e vi sia stata condanna al risarcimento danni e al rimborso delle spese, nonché il riconoscimento di provvisionali in favore delle parti civili”. In Cassazione, nel luglio 2012, il collegio presieduto da Giuliana Ferrua, per le violenze della Diaz, confermò le condanne a 4 anni per Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini, 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici (questi ultimi all’epoca dirigenti di diverse Squadre mobili), Spartaco Mortola capo della digos di Genova, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Nel 2013 sono state depositate le prime cause civili contro il Viminale per i danni psicologici e le torture subite dai manifestanti da parte delle forze del disordine in quei giorni a Genova nel 2001.

Il magistrato Enrico Zucca il 22 marzo 2018 dichiara ai mass media (“chi coprì i torturatori del G8 di Genova è ai vertici della Polizia”), le sue critiche per le carriere dei poliziotti che ebbero un ruolo nei pestaggi e nelle falsificazione dei verbali durante l’irruzione alla scuola Diaz. Come la nomina di Gilberto Caldarozzi a vicario della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia. La Cassazione fissò per lui una pena a 3 anni e 8 mesi, perché firmò insieme ai suoi compari il verbale di perquisizione in cui si dichiarava che dalla scuola dove dormivano i No global, poi manganellati durante l’irruzione degli agenti dove spuntarono poi due bottiglie incendiarie. Le stesse esibite la mattina successiva nel corso di una conferenza stampa. Il verdetto di falsificazione divenne definitivo il 5 luglio 2012 e in quel momento Caldarozzi era capo del servizio centrale operativo. Fu sospeso durante l’interdizione dai pubblici uffici, scaduta a luglio 2017, ed era stato ingaggiato da Finmeccanica quando era presidente Gianni Di Gennaro, cioè il capo della polizia nel periodo del G8 (a umma umma, tutto in casa).

de-gennaro

Pietro Troiani (per i giudici fece portare alla Diaz le false molotov), nel 2017 è diventato comandante del centro operativo della Polstrada a Roma. “Secondo le carte del caso Diaz, è l’uomo che nella notte del 22/7/2001 ordinò a un assistente di trasportare nell’Istituto le bombe trovate il giorno prima in tutt’altra parte della città… Ha preso 3 anni”. Sulla vicenda Caldarozzi-Troiani il ministero ha parlato “non di avanzamenti ma di posti assegnati in base al grado e alle professionalità dei funzionari”. Francesco Gratteri viene definito il “più noto fra i condannati per il verbale fasullo. Fra il 2001 e il 2012 (data della sentenza definitiva) diventa prima capo dell’antiterrorismo, poi Questore di Bari e, col grado di prefetto, coordinatore del Dac (Divisione Centrale Anticrimine)”. Le parole del magistrato Zucca, “trovano obiettivo riscontro, oltre che nelle promozioni accordate ad alcuni dei funzionari condannati all’esito del processo Diaz (come Gilberto Caldarozzi, vice-capo della DIA), anche nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo, che in relazione a questa vicenda ha condannato l’Italia per aver violato il principio in base al quale ‘laddove un agente statale sia incriminato per torture o maltrattamenti, questi dovrà essere sospeso dalle sue funzioni durante l’istruttoria e il processo e, qualora sia condannato in via definitiva, rimosso”. Nel 2010 i mas media scrivono le confessioni del vice-questore Pasquale Troiani. Fu una “leggerezza” portare nella scuola Diaz le due molotov per incastrare i 93 no-global ospiti dell’istituto. Spartaco Mortola, ex capo della Digos genovese, riconosce che quella notte arrestare i manifestanti fu fatta anche da parte sua “una forzatura giuridica”. Francesco Gratteri, capo dello Sco, spiega come il finto accoltellamento dell’agente sarebbe servito a giustificare “l’eccesso di violenza” dei Nuclei anti-sommossa. E’ una sconvolgente confessione, quella che emerge dai verbali dei super-poliziotti interrogati dalla Procura di Genova nel 2010 sul famigerato blitz della notte del 21 luglio 2001, una delle tante pagine nere della storia della polizia italiana. Un’operazione militare che doveva permettere di recuperare l’immagine delle forze dell’ordine agli occhi del mondo dopo i brutali pestaggi inflitti a donne anziani e bambini avvenuti il 20 luglio durante la manifestazione e che sfociò poi con l’omicidio di Carlo Giuliani. Il poliziotto Massimo Nucera, mostrò una coltellata sul giubbotto antiproiettile, secondo lui inferta da un occupante della scuola. L’agente è stato successivamente accusato di falso e di calunnia: i pm ritenevano infatti che il taglio sul giubbotto del poliziotto fosse stato fatto ad arte in un secondo momento. Assolto in primo grado, venne condannato in appello e poi in via definitiva a 3 anni e 5 mesi (di cui effettivi solo 5 mesi per via dell’indulto) nel gennaio 2014. A fine 2013 l’inpunito Nucera venne condannato dal Consiglio provinciale di disciplina della polizia ad una sospensione di un mese dello stipendio, poi convertita nel marzo del 2014, dopo ricorso all’allora capo della polizia Alessandro Pansa, a un giorno di stipendio……

Insomma quel 21 luglio 2001, tra le ore 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz, Pertini e Pascoli, dove c’era il coordinamento del Genoa Social Forum, ci fu un abuso di potere da parte delle forze dell’ordine. Gli sbirri per giustificare la perquisizione che volevano fare dichiararono di aver trovato due bombe molotov. La «prova regina» data dagli sbirri risultò poi falsa. Fabbricata ad arte per incastrare i 93 no global e giustificare così la rappresaglia e il pestaggio a freddo, violentissimo, inflitto ai manifestanti inermi, indifesi. Il 13 giugno 2007 uno dei 28 poliziotti imputati per l’irruzione alla Diaz, Michelangelo Fournier, all’epoca dei fatti vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma agli ordini di Canterini, confessa in aula a Genova, rispondendo alle domande del PM Francesco Cardona Albini, di aver assistito a veri e propri pestaggi, sia da parte di agenti in uniforme (specifica, anche in interviste successive, “con l’uniforme dei reparti celere e un cinturone bianco”, sia in borghese con la pettorina. Fournier ha sostenuto di non aver parlato prima perché non ebbe “il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza”.

Ricordiamoci che il G8 di Genova fu organizzato in pieno regime piduista, ad un mese dalla nascita del governo Berlusconi e dal gov. D’Alema. Nel G8 facevano parte: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti d’America. Quel giorno arrivarono a Genova 300 mila manifestanti. A Genova, un’infinità di persone, “colpevoli” di manifestare il proprio dissenso, subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite (stato di polizia – dittatura militare)…

Il 27 ottobre 2017 i mass media hanno scritto che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, dichiara che a Bolzaneto furono commessi atti di tortura. E’ quanto ha stabilito la corte, condannando l’Italia per le azioni messe in atto dalle forze dell’ordine nella caserma del reparto mobile di Genova durante il G8 del 2001. In sintesi: era la notte del 21 luglio 2001 quando scattò l’irruzione dei militari alla scuola Diaz, dove si trovavano alcuni dei manifestanti giunti nel capoluogo ligure per protestare contro il vertice internazionale. Dopo un violento pestaggio, furono arrestate 93 persone che dormivano all’interno della scuola e trasferite nella caserma di Bolzaneto. Sul banco degli imputati per quelle violenze sono finiti a vario titolo: poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria e medici.

Nella caserma di Bolzaneto i manifestanti subirono sevizie fisiche e psicologiche protratte per giorni: furono costretti a rimanere in piedi per ore, senza bere e mangiare, senza poter contattare i legali o gli interpreti, dovendo intonare canzoni fasciste. E, soprattutto le donne, si dovettero denudare davanti ai poliziotti maschi. Nella caserma di Bolzaneto furono trattenute in quei giorni 307 persone, italiani, spagnoli, greci, tedeschi, francesi, svizzeri, inglesi, neozelandesi, statunitensi e un lituano. E il «potere pubblico», è scritto nel provvedimento, li trattò «come oggetti, che hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo “di non diritto”, dove le garanzie più elementari erano state sospese». Ancora: «L’insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza».

Ma non è finita qua: Il 5 luglio 2018 i mass media annunciano che il governo Conte con un decreto del 4 luglio, ha dato il via libera alla sperimentazione del Taser, la pistola elettrica (elettroshock tascabile) che sarà presto in dotazione alle forze dell’ordine. Stando a quanto reso noto dal Viminale, sarà usata da polizia, carabinieri e guardia di finanza, inizialmente in 11 città: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e a Brindisi. Anche il cattofascista, ministero dell’Interno Salvini, il 27 agosto dichiara ai mass media che vuole introdurre la pistola taser, proponendocela come un’arma innocua, già in uso in Europa da una quindicina di anni. I carabinieri del nucleo radiomobile di Milano (caserma Montebello di via Vincenzo Monti) hanno iniziato a sperimentarle sui manichini. Il ministro dell’interno dichiara inoltre che dal 5 settembre le pistole (che si aggiungono ai 100 milioni di euro al giorno di spese militari), saranno date ad alcune pattuglie di carabinieri, polizia e guardia di finanza, a Milano e in altre città italiane come Roma, Torino e Palermo.

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2018-06-16/taser-polizia-quanto-costa-e-che-business-muove-pistola-elettrica-093341.shtml

Si tratta di pistola di colore giallo che (quando va bene, ndr) paralizza per 5 secondi la vittima. La “x2”, questo il nome del taser, rilascia una scossa di intensità regolare di 5 secondi. Doppio puntatore laser, può colpire un obiettivo lontano fino a 7 metri. Il Taser è una vera e propria arma “non da fuoco”, il cui porto è vietato. Viene considerata “non letale” ma Amnesty international ha documentato diversi casi, soprattutto negli Stati Uniti, in cui le persone colpite hanno perso la vita. La pistola, ideata nel 1969 dal ricercatore e scienziato della Nasa, Jack Cover, non spara proiettili ma lancia due elettrodi legati da fili elettrici che, una volta raggiunto l’obiettivo, trasmettono per qualche secondo una scarica di circa 50mila volt ma a basso amperaggio. La vittima viene stordita e praticamente immobilizzata dalla scarica elettrica. La principale azienda produttrice delle Taser è l’americana Axon, di Scottsdale, in Arizona. Oltre agli Stati Uniti, quest’arma è in dotazione alle forze di polizia di circa 107 paesi, tra cui Canada, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Kenya e in Europa in Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia e Regno Unito.

La pistola Taser verrà usata sicuramente per le persone inermi, non armate, che si fanno sentire durante le manifestazioni di piazza, la pistola taser serve contro chi protesta, vedi appunto il G8 di Genova. Un’arma di tortura legalizzata contro i manifestanti o contro la povera gente in miseria, che ruba per mangiare, non per arricchirsi, difficilmente verrà usata per fermare i Benetton, i Ligresti, i Mario Monti o i Mario Draghi….

Sperimentazione delle pistole taser: la posizione di Amnesty International Italia

Secondo un’indagine condotta da Amnesty International, sarebbero stati tra il 2001 e il 2012 più di 500 le persone morte negli Usa a causa dell’uso della pistola Taser. LA PISTOLA ELETTRIFICATA dunque può ammazzare se usata contro persone che hanno pregressi problemi cardiaci o disturbi neurologici. Può essere letale per un bambino che è nel grembo della mamma. La stessa azienda produttrice riconosce che esisterebbe un fattore di rischio pari allo 0,25%. E’ come se su un qualsiasi prodotto farmaceutico ci fosse scritto che ogni 400 persone che lo usano, uno di loro rischia la morte. Quell’azienda farmaceutica, se lo scrivesse nel bugiardino, verrebbe messa fuori legge insieme al suo prodotto. Le morti certificate però non sono mica le morti reali, molte restano oscure, le cause non accertate. Nel 2014 nel sostenere che vi sia stata una violazione dell’art. 3 della Convenzione europea che proibisce la tortura determinata dall’uso di pistole con scariche elettriche, nel caso Anzhelo contro Bulgaria la Corte europea cita il Comitato di Strasburgo per la prevenzione della tortura che tra l’altro afferma che l’uso dell’elettroshock potrebbe aprire la porta a risposte sproporzionate. Anche il Comitato Onu contro la Tortura, a proposito del Portogallo che voleva introdurre l’uso delle pistole Taser nella propria legislazione, ha espresso la propria contrarietà per il rischio che l’utilizzo di questi strumenti degeneri in maltrattamenti.

Il capo della polizia Gabrielli ha dichiarato ai mass media che “Sì, effettivamente il Taser non uccide, almeno non direttamente”… A vedere le immagini degli arresti, negli Stati Uniti, si capisce un po’ meglio perché questa arma, che in Italia è giudicata non da fuoco pur prevedendo il possesso del porto d’armi per averla in casa, è considerata dalle Nazioni Unite come un’arma di tortura: la scarica è talmente forte che non si riesce a stare in piedi, a parlare, nemmeno a muovere gambe e braccia, che tipicamente in questi casi si muovono di scatto, innaturalmente. A pochi mesi dall’approvazione in Italia del reato di tortura, hanno pensato bene di regalare un’arma micidiale alle “forze dell’ordine”, a uno STATO DI POLIZIA, a una DITTATURA MILITARE. Arma che le Nazioni Unite dichiarano essere uno strumento di tortura. E tutto questo si instaura in un contesto politico occulto, dove il capo delle forze dell’ordine non ha mai nascosto il proprio sostegno alle parti più violente della polizia piduista ….

Dopo gli annunci del capo della polizia Gabrielli e del ministro dell’Interno Salvini, le pistole elettriche sbarcano anche in Vaticano. I mass meda scrivono il 18 giugno che da qualche giorno un gruppo scelto di membri della gendarmeria vaticana, accanto all’arma di ordinanza (l’alabarda?), sono equipaggiati di pistola taser… E dire che al Vaticano dello Ior, bastava il classico caffè ‘corretto’ per eliminare i personaggi scomodi (vedi papa Luciani)….

Ma la sperimentazione del taser non è l’unica bastardata: ieri il Viminale ha inviato una circolare contro le occupazioni abusive di immobili che devono essere sgomberati con la “dovuta tempestività”, per evitare il consolidarsi di situazioni di illegalità che possano pregiudicare la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblici.

In pratica: sono state condannate le forze dell’ordine per torture e violenze disumane, ma il governo, invece di eliminare gli sbirri, gli propone il taser e se la prende con la povera gente che occupa le case abbandonate!!!

Paolo VI e la lotta armata

addestramenti militari, fake news e reazioni di massa

 

Religione, il dominio della mente umana.

Proprietà, il dominio dei bisogni umani;

e governo, il dominio della condotta umana,

rappresentano le roccaforti della schiavitù umana

e tutti gli orrori che questa comporta.

Emma Goldman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2018/09/022018/09/02Pubblicato inantifascismo, Antimilitarismo, Repressione e Controllo sociale

Nuove caserme, vecchi fascismi e… cocchi clandestini

Il 12 agosto i mass media scrivono che il democristiano cattosinistroide (riferendoci al periodo storico Andreotti-Moro) Matteo Salvini, ha proposto il ritorno della leva militare obbligatoria, lo ha ricordato l’11 agosto nel corso di un comizio a Lesina, in Puglia. A febbraio, insieme ad altri esponenti del Carroccio, ha depositato in Parlamento un disegno di legge per reintrodurre il servizio di leva su base regionale per sei mesi, dicendo: «Farebbe bene a tante ragazze e ragazzi». Salvini detto Ruspa (e non per la sua intelligenza…), forse non ricorda che il servizio di leva obbligatoria, imposto fin dai tempi dell’unità d’Italia, è stato finalmente abolito nel 2004.

L’ultima classe a dover fare il militare fu quella nata nel 1985. Anche quel pedofilo P2 di Berluska ha tentato di reintrodurla nel 2009 promovendo l’iniziativa «Pianeta difesa», ovvero un periodo durante il quale 145 giovani avrebbero potuto iniziare a sperimentare da 15 giorni a un mese e anche di più, la vita militare. Nel 2010 furono stanziati fondi per tre anni per il progetto «Vivi le Forze Armate, militare per tre settimane». Idee analoghe sono state sostenute anche dalle associazioni d’arma (massoniche P2?), che hanno parlato di «rilancio morale e sociale del nostro Paese» (ci vogliono riproporre le stragi di stato e le false flags, già collaudate nel periodo delle contestazioni studentesche e operaie negli anni ‘70?) ….

E ora Matteo Salvini, il nuovo ministro dell’Interno, vuole riciclare di nuovo la naja, giustificando e sottolineando che la riforma militare non solo avrebbe una funzione educativa per i giovani, ma aiuterebbe ad affrontare i pericoli del terrorismo. Ricordiamoci che terrorista è lo stato!! che ha incentivato e sovvenzionato come braccio armato i gruppi extraparlamentari di estrema destra e di centrodestra (Almirante col Mar, Movimento di Azione Rivoluzionaria di Carlo Fumagalli, e i gruppi extraparlamentari di centro destra, considerati al loro interno ‘di sinistra’, come il partito di Pino Rauti [volontario nella RSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo] col suo braccio armato, i Nar, Nuclei armati rivoluzionari, un movimento extraparlamentare di centro destra! Rauti sosteneva che il fascismo fosse stato un movimento non di destra, bensì di sinistra….

Chi ha ideato le stragi di stato che facevano parte della strategia della tensione (destabilizzare col terrore per stabilizzare il potere cattofascista e i loro piani militari geopolitici “Patto Atlantico” firmato da Cossiga e Andreotti? E chi c’era sopra al potere politico: la P2 che attraverso il Viminale addestrava i nuclei clandestini dello stato??

E’ importante ricordarci e analizzare come si muovono: ad esempio l’ 11 agosto, i mass media scrivono che i gruppi extraparlamentari di quello xenofobo di Salvini, come quelle merde di Casapound, stanno facendo le feci degli sbirri (il controllo sociale). Si sono fatti vedere sulle spiagge di Ostia, vestiti con una pettorina rossa d’ordinanza e che andavano a caccia di venditori abusivi, come se fossero i responsabili della crisi attuale (naturalmente si accaniscono sulla povera gente, non vanno a rompere le balle a Carminati o a Mammasantissima…). La bastardata più grossa compiuta quel giorno dal braccio extraparlamentare della lega, l’ha fatta il capo, il consigliere municipale di Ostia Luca Marsella, che con una ventina di leccaculi addestrati militarmente, si sono scagliati contro un venditore di cocco tra gli sguardi dei bagnanti. A Ostia, alle ultime elezioni CasaPound ha ottenuto il 9% dei voti (è questo il problema: un partito fascista anticostituzionale che sta entrando nel potere politico economico militare). Proprio oggi mentre il suo braccio armato va in giro per le spiagge di Ostia a rompere i coglioni alla povera gente, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato contemporaneamente dell’operazione “spiagge sicure” e di intensificare, in vista del Ferragosto, i controlli perché “vendere e acquistare merce contraffatta vuol dire aiutare le mafie. Salvini non parla di massomafia, ma si ferma all’ultimo gradino: la mafia, il braccio destro che da secoli, fin dai tempi dei gabellotti, ha fatto comodo alla massoneria latifondista sia di sinistra (loggia massonica Grande Oriente d’Italia) che di destra (Loggia massonica piazza del Gesù) che li assoldava per fargli fare il lavoro sporco, il lavoro occulto …..

francesco-belsito-matteo-salvini umberto bossi sequestro conti lega cassazione - 1

Ma poi, da chi arriva la predica perbenista? Parla di etica e morale (peggio dei preti che predicano bene e razzolano male ma pensano di essere impuniti perché protetti da dio e dalla madonna! L’aveva capito anche Totò Rina questo concetto, anche se era analfabeta), ma il 24 luglio 2017 il Tribunale di Genova condannò Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito, confiscando 48 milioni di euro alla Lega. Sia sotto la gestione di Roberto Maroni, sia sotto quella di Salvini, parecchi milioni sono stati investiti illegalmente. Una legge del 2012 vieta infatti ai partiti politici di scommettere i propri denari su strumenti finanziari diversi dai titoli di stato dei Paesi dell’Unione europea. Il partito che si batte contro l’Europa serva di banche e multinazionali, ha cercato di speculare comprando le obbligazioni di alcune delle più famose banche e multinazionali. In questo business finanziario c’è anche una onlus di area leghista, si chiama ‘Più voci’. Questa onlus veniva usata dalla Lega per ricevere finanziamenti dalle aziende, denari girati subito dopo a società controllate dal partito. L’associazione è stata creata da tre commercialisti fedelissimi a Salvini nell’ottobre del 2015, nata proprio nel pieno del processo per truffa contro Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito….

lega nord sequestro conti cassazione 49 milioni - 2

Il 29 giugno i mass media scrivono che Salvini dichiara “Quei soldi non ci sono. Sono stati spesi in dieci anni“. Non spiega né come né quando, ma dice che i 50 milioni di euro della truffa sui rimborsi intascati dalla Lega Nord non verranno mai trovati. Il tribunale aveva stabilito la confisca di 49 milioni di euro dai conti del Carroccio, soldi di cui il partito avrebbe usufruito appunto grazie alla truffa in danno a Camera e Senato. Il 13 giugno sono scattate le perquisizioni dalla Guardia di finanza genovese nella sede della Sparkasse di Bolzano alla ricerca di 3 milioni di euro che dal Lussemburgo sarebbero tornati in Italia, nel capoluogo del Trentino Alto-Adige. Un movimento sospetto che una fiduciaria lussemburghese ha segnalato a Bankitalia che, a sua volta, l’ha segnalato ai magistrati genovesi. I pm Francesco Pinto e Paola Calleri vogliono infatti capire se si tratti di una parte del tesoretto della Lega che i magistrati non sono riusciti finora a trovare. Salvini nelle scorse settimane era stato più volte invitato da Roberto Saviano a parlare di quella somma di denaro e a organizzare un “Restitution day” …

Naturalmente non si è fatto sentire, e adesso vuole fare la morale ai giovani? Bell’esempio da seguire, fatto di inciuci e trame occulte, per poi impossessarsi del potere politico militare economico!! E chissà cosa ci combinano quelle merde che pensavamo ormai secche…

Ma non è finita qua proprio il 19 luglio i mass media scrivono che la Procura di Roma ha chiuso le indagini relative ai lavori legati alla Metro C di Roma. In 25 rischiano di finire sotto processo per i reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni) alla corruzione e al falso. Tra gli indagati anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno (sposato con la sorella di Rauti, che fondò il centrodestra mettendosi in opposizione con Almirante, fu anche ministro delle politiche agricole e forestali dal 2001 al 2006 per il Governo Berlusconi II e III e fu sindaco di Roma dal maggio 2008 al giugno 2013), l’ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l’ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino), l’ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e dirigenti di Roma Metropolitane e Metro C all’epoca dei fatti…..

Scemi di guerra

Moro per liberarsi aveva spiegato cosa era la Gladio, ma allora era top segret, era un segreto di Stato…. Gladio parte 1: https://www.youtube.com/watch?v=WW3tEScaZ-8

Gladio parte 2: https://www.youtube.com/watch?v=mLdX2DNvKFo

Gladio parte 3: https://www.youtube.com/watch?v=Rn6CMshrCAE

Intervista del 2009 a LICIO GELLI: https://www.youtube.com/watch?v=oTIq7ADnbU0

Perché: chi sa domina chi non sa, ecco perché è importante conoscere e alzarsi di livello culturale, per evitare di essere manovrati, da chi fa finta di condividere i tuoi ideali (es: partigiani bianchi- antifascisti, repubblichini monarchici), perché come dice Alberto Franceschini: a 20 anni conosci solo metà della mela e quindi sei facilmente manovrabile….

 

Ci si dica pure che siamo dei “senza patria”:

può anche darsi che sia così. Ad ogni modo,

se una patria noi dovessimo sceglierci,

sceglieremmo sempre la patria degli oppressi,

e non quela degli oppressori.

E. Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pubblicato darsp2018/08/15Pubblicato inantifascismo, Antimilitarismo, Repressione e Controllo sociale

Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Strage di Via d’Amelio: indagati i servizi segreti

Il 1 luglio i mass media scrivono che la Corte d’Assise di Caltanissetta ha depositato le motivazioni della sentenza con cui si è concluso l’ultimo processo sulla strage di via d’Amelio. Si legge nel documento depositato: «Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana», i magistrati puntano il dito contro i servitori infedeli dello Stato. Il 20/4/2017 la Corte ha condannato all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni per calunnia Francesco Andriotta e Calogero Pulci, finti collaboratori di giustizia usati per mettere su una ricostruzione a tavolino delle fasi esecutive della strage costata l’ergastolo a 7 innocenti. Accuse prescritte per Vincenzo Scarantino, il più discusso dei falsi pentiti, protagonista di ritrattazioni nel corso di 20 anni di processi, a cui i giudici hanno concesso l’attenuante prevista per chi viene indotto a commettere il reato da altri. La sentenza della corte mette il dubbio su chi «esercitò in modo distorto i poteri». La Corte d’assise si riferisce al gruppo che indagava sulle stragi del ’92 guidato da Arnaldo la Barbera. Sarebbero stati loro a indirizzare l’inchiesta e a costringere Scarantino a raccontare false versioni sull’attentato. La Barbera, secondo la corte, ebbe un «ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia ed è stato intensamente coinvolto nella sparizione dell’agenda rossa di Borsellino durante l’attentato. La Barbera è morto e l’inchiesta sulla scomparsa dell’agenda rossa è stata archiviata.

Ma chi era la Barbera? Iniziata la carriera in polizia nel 1972 come commissario di Pubblica Sicurezza, è capo della squadra mobile di Venezia-Mestre dalla fine degli anni ‘70. Nel 1986 e nel ‘87 risulta essere stato anche un collaboratore del Sisde, il servizio segreto civile, col nome in codice “Catullo”. Promosso capo della squadra mobile di Palermo nell’agosto del 1988. Qui gestisce le prime indagini per le stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992. Nel gennaio 1993 viene nominato dirigente generale di PS e trasferito alla Direzione centrale della polizia criminale, per tornare pochi mesi dopo a Palermo per guidare il “gruppo d’indagine Falcone-Borsellino” dello SCO, e poi essere nominato nel 1994 questore del capoluogo siciliano. Resta a Palermo fino al febbraio del 1997, quando arriva la nomina a questore di Napoli. Il 14/10/’99 è diventato questore di Roma dove resta fino al gennaio 2001. Nel gennaio 2001 la Barbera viene nominato prefetto dal Consiglio dei ministri, è a capo della Direzione centrale della polizia di prevenzione (l’ex Ucigos) da cui viene spostato il 3/8/2001 per un avviso di garanzia ricevuto dopo l’irruzione e le torture avvenute alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. Per le sue bastardate fu anche promosso vice alla direzione del CESIS, l’organo di coordinamento dei servizi d’intelligence…

L’attentato di via D’Amelio fu rivendicata dalla falange armata.

La Falange Armata era la sigla in cui i servizi segreti rivendicavano le bombe mafiose del ’92-’93, ma anche gli omicidi e le rapine. La prima rivendicazione della Falange Armata è datata 27/10/1990. Alle 12.20 la redazione bolognese dell’Ansa riceve la telefonata di un uomo con un forte accento straniero: intesta alla “Falange Armata Carceraria” la responsabilità dell’omicidio di Umberto Mormile (ucciso l’11 aprile 1990 a Carpiano). Mormile fu ucciso dalla cosca calabro-lombarda Domenico e Rocco Papalia per aver negato un permesso al boss, che all’epoca era solito tenere colloqui con uomini dei servizi segreti. E furono proprio questi a indicare a Papalia la sigla con cui rivendicare l’attentato. ..

Il 5/11/1990, la Falange rivendica l’omicidio a Catania degli industriali Francesco Vecchio e Alessandro Rovetta. Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 Falange Armata fa propri gli attentati dinamitardi presso il commissario di Polizia di Bitonto, in Puglia, presso la sede del Comune di Taranto e una bomba sulle ferrovie salentine. La sigla rivendica poi tutti gli attentati del ’92 – l’omicidio di Salvo Lima e del maresciallo Giuliano Guazzelli, le bombe di Capaci e via D’Amelio – e le stragi di Firenze, Roma e Milano del 1993. Tra gennaio e dicembre del 1994 viene rivendicato il duplice omicidio vicino Reggio Calabria degli appuntati dei carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, e altri due attentati a pattuglie di militari. Le telefonate continuano anche nella seconda metà degli anni ’90, dopo la fine della strategia stragista di Cosa Nostra: come il furto di due Van Gogh e un Cezanne dalla Galleria di Arte Moderna di Roma o il ritrovamento di un’autobomba davanti al Palazzo di Giustizia di Milano nel 1998. O ancora l’omicidio di Massimo D’Antona nel 1999. L’ultima minaccia della falange armata è del 24/2/2014, in una lettera arrivata al carcere milanese di Opera e indirizzata al capo dei capi, Totò Riina: «Chiudi quella maledetta bocca. Per il resto stai tranquillo, ci pensiamo noi».

L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia. La storia segreta della Falange Armata ebook by Massimiliano Giannantoni,Paolo Volterra

Ma chi erano i falangisti? Il fascicolo aperto dalla Procura di Roma dopo le prime telefonate, seguito dal pm Pietro Saviotti, è stato archiviato, mentre l’unica persona accusata di essere uno dei telefonisti anonimi, fu l’operatore carcerario Carmelo Scalone. Calò poi il silenzio sulla Falange Armata. Fino al 2015, quando è stato chiamato a testimoniare al processo sulla trattativa Stato-Mafia Francesco Paolo Fulci. Fulci è stato il capo del Cesis, l’organismo di coordinamento tra il servizio segreto civile e militare, dal maggio 1991 all’aprile 1993. Fulci finì nel mirino della Falange Armata, da cui fu ripetutamente minacciato. Per questo fece condurre alcuni accertamenti: Davide De Luca (analista del Cesis), ha dichiarato Fulci di fronte ai giudici di Palermo, «venne da me con l’aria preoccupata portando due mappe, da dove partivano le telefonate e dove erano le sedi periferiche del Sismi. Le due mappe erano sovrapponibili». Subito dopo la strage di via Palestro del 27 luglio 1993, Fulci consegnò al comandante generale dei Carabinieri Federici, una lista di 15 ufficiali e sottoufficiali del servizio segreto militare. I 15 nomi erano di alcuni appartenenti alla VII divisione del Sismi, quella incaricata di gestire i rapporti con quella Gladio di cui a inizio degli anni ’90 era stata svelata l’esistenza. La VII divisione era composta da un gruppo di super agenti, gli Ossi (Operatori Speciali Servizio Italiano), addestrati ad operazioni di guerra non ortodossa e all’uso di esplosivi (strategia della tensione – false flag). Per questo, sempre ai giudici di Palermo, Fulci dirà: «Mi sono convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di “Stay Behind” (Gladio)».

Il 3 luglio 1993 “. Libero Gualtieri, presidente della commissione stragi dichiarava già allora ai mass media: “Dietro agli attentati di Milano e Roma non vedo la mafia o la criminalità, ma siamo dinanzi ad una fase inedita della strategia della tensione”. Libero Gualtieri, presidente della commissione stragi non ha dubbi. Gli occulti burattinai del sangue e del terrore, anche questa volta sono i soliti spezzoni deviati sopravvissuti a venti anni di istruttorie, di riforme e di epurazioni. “I servizi hanno costantemente lasciato le loro impronte digitali sulle stragi. E della loro intromissione parlano le carte processuali”, avverte Gualtieri. “Da piazza Fontana a Bologna, fino all’ episodio contro il treno 904”. Una tecnica di morte che nasconde un costante intreccio di complicità tra organizzazioni criminali, politici, 007 e settori di logge massoniche. Un’operazione di pulizia che, insieme alle inchieste di “Mani pulite”, sta segnando in modo irreversibile la fine del vecchio sistema occulto. Una storia infinita che va avanti almeno dal ’66, data dello “scandalo Sifar“. Nel 1964, a cavallo fra il primo e il secondo governo Moro, arrivò il golpe, quei nomi finirono nella lista di coloro che dovevano essere arrestati secondo il “piano Solo”. Scoppiò lo scandalo, secondo una prassi che si consoliderà negli anni a venire, ai servizi viene cambiato il vertice e il nome, ma non la sostanza. Nasce il Sid (doppio Sid), servizio informazioni difesa. Nel 1969, il 12 dicembre la strage di piazza Fontana inaugura la strategia della tensione. Si chiude un periodo di grande trasformazione sociale e la bomba di Milano apre la stagione delle deviazioni dei servizi segreti. Gli 007 tengono rapporti con la cellula nera di Freda e Ventura a Padova e quando l’ ammiraglio Eugenio Henke lascia il vertice del Sid, gli succede Vito Miceli. Si scatenano le fazioni interne ad uso e consumo di quelle in lotta nel Palazzo. Miceli, filoarabo e amico di Aldo Moro è in guerra col suo vice Gian Adelio Maletti, vicino agli israeliani e a Giulio Andreotti. Il ’74 è insanguinato dalle stragi di Brescia e del treno Italicus. Miceli viene arrestato e al Sid va l’ammiraglio Mario Casardi. Ma nelle sue file tutto continua come prima. Seconda metà degli anni ’70: s’inizia il dialogo tra settori delle forze moderate e il Pci. Ma il disgelo non piace agli atlantisti e ai dorotei. Il giornalista di “Op” Mino Pecorelli fu ucciso nel marzo del 1979 per aver divulgato stralci del fascicolo “M Fo Biali, un delitto che ha provocato il coinvolgimento nell’inchiesta di Giulio Andreotti. Erano carte che scottavano, perché coinvolgevano il capo della guardia di Finanza dell’epoca, Raffaele Giudice, per contrabbando di petrolio. Nel ’77 i servizi vengono ancora riformati. Sorgono il Sisde e il Sismi e al vertice di quest’ultimo è nominato il generale Giuseppe Santovito. I nuovi organismi preposti alla sicurezza nazionale hanno cambiato pelle ma non il vecchio vizio da mercenario. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro mostrano la loro voluta strategia di inefficienza. Mentre due anni dopo, a Napoli, il sequestro dell’assessore dc Ciro Cirillo fa scoprire invece gravi complicità. Santovito sottrae il caso al Sisde, i suoi agenti trattano col boss della camorra Cutolo e per Cirillo si muove la Dc. Nel 1980 ci fu la strage di Ustica. Il 2 agosto dello stesso anno la strage alla stazione di Bologna. Muoiono 81 civili. I giudici dedicheranno oltre 200 pagine a descrivere complicità e deviazioni degli 007 su questo episodio di sangue. Per tutti pagheranno il generale Pietro Musumeci e il colonnello Giuseppe Belmonte, condannati per aver depistato le indagini. La ragione dei depistaggi viene scoperta quando nel 1981 vengono ritrovate le liste degli iscritti alla P2, dove erano iscritti gran parte dei vertici dei servizi segreti che facevano capo alla Loggia di Gelli. Ancora una volta cambiano i vertici dei servizi segreti e la riforma di facciata viene affidata al generale Lugaresi…

Ma facciamo un po’ di storia:

Verso la fine del 1942 gli alleati della Nato si preparavano allo sbarco in Sicilia per trasformare l’isola in uno Stato “indipendente”, cioè un loro Paese-satellite. Per mezzo dei gangster italo-americani l’OSS si mette in contatto con la mafia siciliana e appoggia il Comitato per l’Indipendenza della Sicilia (CIS), che poi si trasformerà in MIS (Movimento Indipendentista Siciliano, detto anche “separatista”).

Albert Anastasia con la moglie

Fra le truppe USA che sbarcano nel luglio 1943 sono presenti alcuni famosi gangster che circolano in uniforme dell’esercito USA ed esercitano funzioni pubbliche nell’amministrazione alleata d’occupazione (Albert Anastasia, capo della “Anonima Omicidi”, Vito Genovese, Lucky Luciano, Max Mugnani). La Prima “operazione speciale” dei servizi Nato in Sicilia fu la liberazione di tutti i mafiosi imprigionati sull’isola di Favignana ( trattative -stato mafia). Intanto il Vaticano con la collaborazione dell’OSS, organizza la “operazione conventi” (detta anche “Canale dei Ratti”) per aiutare i criminali di guerra nazisti a rifugiarsi in America…

Fin dalla caduta del fascismo si costituiscono in Italia strutture più o meno legali e occulte, con l’unico scopo di impedire al partito comunista di entrare nel potere politico, economico, finanziario. Un piano militare voluto dal patto Atlantico, che ribadivano la loro volontà di egemonia su parti del mondo loro assegnate dopo Yalta. Una di queste strutture è la “Gladio”, e membri importanti di “Gladio” sono l’onorevole Francesco Cossiga e Licio Gelli. La Nato dopo il 1943 finanzia una nuova rete di organizzazioni di fascisti, che agisce sotto diverse sigle. Nel comitato centrale di una di queste (l’Armata Italiana della Libertà) si contano 4 ammiragli, 10 generali e 4 colonnelli. Vengono costituiti anche falsi raggruppamenti comunisti e socialisti incaricati di infiltrarsi nelle organizzazioni di sinistra.

Il 22 giugno del 1946, entrò in vigore l’ “amnistia di Togliatti”, che portò alla cancellazione di tutti i reati commessi da migliaia di ex membri del partito fascista. I fascisti e i loro collaboratori furono liberati dalle carceri o furono esonerati dai loro processi. L’amnistia aveva preso il nome dal leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti che all’epoca era ministro della Giustizia……

Licio Gelli, massone monarchico liberale, costituisce una struttura massonica segreta, la Loggia P2

(formata da politici , banchieri, imprenditori e alti gradi delle forze militari e dell’ ordine) che, a metà degli anni ’70, tende al sovvertimento della Repubblica e all’instaurazione di una seconda Repubblica atlantica Presidenziale, a carattere autoritario e liberistico.

La complessa organizzazione massonica P2 era formata da un sistema perverso di intrecci occulti: il suo sistema di rapporti col potere e la mafia, coi servizi segreti italiani e atlantici, la costituzione della Gladio, dei nuclei clandestini dello stato, portano a un complesso di organismi e di gruppi con legami nei servizi segreti, nei carabinieri, negli alti corpi di polizia, nella magistratura e in altri settori della pubblica amministrazione imprenditoriale , che costituiscono una struttura politico- militare, che agisce come un vero e proprio “Stato parallelo”, finalizzato ad impedire che i nostri equilibri politici si evolvano diversamente da quelli previsti dal patto Atlantico e imposti da Yalta …

La rete Stay Behind, (Gladio in Italia) era attiva anche in molti altri paesi europei, coordinata da accordi che intercorrevano tra i vari servizi segreti (geopolitica). Nel caso italiano la CIA e il SIFAR, come ha rilevato lo stesso giudice Casson nella sua indagine, che operavano per condizionare e scavalcare qualsiasi decisione del nostro Parlamento, unico organismo in grado di ratificare trattati internazionali di questa natura, qualora essi fossero ritenuti legittimi. Il SIFAR, servizio informazioni difesa, del generale De Lorenzo (golpe militare – piano Solo) reggerà le fila del controllo occulto della politica italiana degli anni caldi precedenti al rivoluzionario decennio aperto dalla contestazione del 1968. E’ una vecchia abitudine del regime fascista quella di organizzare reti clandestine totalmente svincolate da qualsiasi controllo, per piegare una democrazia, già vacillante (sotto i colpi delle feroci repressioni operaie del Ministro dell’Interno, on. Mario Scelba), protagonista della repressione di operai e braccianti negli anni immediatamente a ridosso della proclamazione della Repubblica democratica fondata sul lavoro. Mario Scelba va ricordato come il fondatore del reparto Celere della Polizia di Stato (negli anni divenuto tristemente famoso per i metodi antiguerriglia nella repressione delle agitazioni operaie e popolari di piazza). I servizi segreti, che per lungo tempo alcune forze politiche ci hanno fatto credere “deviati”, hanno coperto, non episodicamente, gravi reati, depistato giudici, posti in salvo i presunti attentatori, al fine di lasciare impunite le stragi più efferate.

 

 

Ti dicono di essere onesto, e per tutta la vita ti derubano.

Ti ordinano di rispettare la legge, e la legge protegge il capitalista che ti rapina.

Ti insegnano che non bisogna uccidere, mentre il governo impicca la gente,

la manda sulla sedia elettrica o la massacra in guerra.

Ti impongono di obbedire alla legge ed al governo, anche se legge e governo

sono sinonimi di rapina e omicidio.

(A. Berkman)

 

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Pubblicato darsp2018/07/092019/02/10Pubblicato inAntimilitarismo, massomafia, Repressione e Controllo sociale, stragi di stato

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