Alice finalmente libera dalla repressione del TSO!

La mia infanzia in manicomio, a tre anni legato al termosifone» – MonolituM

Sul nostro articolo dello scorso anno, è riportata la lettera scritta dal papà di Alice che chiedeva disperatamente aiuto per liberare sua figlia da una struttura che la teneva costretta contro la loro volontà. Sembra un incubo, un film del terrore, ma purtroppo è una macabra realtà, una ‘prassi’ che troppo spesso si conclude con una morte violenta delle vittime della psichiatria per mano di sadici aguzzini senza scrupoli:

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2020/06/11/alice-libera-lettera-di-denuncia-di-un-padre-che-chiede-giustizia-per-la-figlia/

Dalla mail che ci hanno scritto ieri i compagni e amici del collettivo Artaud:
Alice sta bene, sta con il padre come lei ha sempre desiderato e non è più in una struttura contro la sua volontà.
Purtroppo ha ancora l’amministratore di sostegno e per il momento non ha ancora potuto fare l’operazione di rimozione della tracheotomia.
Siamo sempre in contatto con lei e con il padre. Vi ringraziamo per l’interessamento, vi terremo aggiornati e in caso di nuove iniziative vi faremo sapere.
Tanti saluti
il collettivo Artaud

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 

Noi (Rsp) ringraziamo loro e tutti quelli che si sono dati da fare per liberare Alice dalla trappola mortale della psichiatria e dai suoi lager.

La Onlus lager di Castelbuono, “Dottoressa mi faccia uscire", i nomi degli arrestati - Diretta Sicilia

Il 17 dicembre a Castelbuono (Palermo), i mass media scrivono che sono stati scoperti gravissimi episodi di maltrattamento a danno di disabili nella casa di cura ‘Suor Rosina La Grua’. Per questi gravi reati sono accusate 35 persone di: tortura, maltrattamenti e sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata delle rette pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. E’ stata messa sotto sequestro la ‘casa degli orrori’ dove avvenivano le torture agli utenti, e i loro profitti finanziari per un valore di oltre 6,7 milioni di euro. Il lager era gestito da una onlus (sigla di: Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale!!!) e accudivano 23 pazienti con disabilità grave, in regime di convenzione pubblica. Gli operatori che dovevano accudire i pazienti erano persone crudeli, disumane, che non hanno avuto pietà nemmeno per delle persone svantaggiate, deboli (che non si possono difendere), sfortunate: per punizione venivano rinchiusi in una stanza di pochi metri quadrati chiamata “relax” dove venivano portati di peso e rinchiusi, sia di giorno che di notte, completamente vuota e senza servizi igienici. Le vittime rimanevano al buio senza alcuna assistenza, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, e costretti a fare i propri bisogni sul pavimento. i pazienti in questa stanza venivano picchiati e insultati. Alcuni operatori del lager nazista, oltre a umiliarli, non li accudivano: non li lavavano e il mangiare era scarso e faceva schifo, la struttura in cui vivevano era malsana, sporca e non a norma. L’ amministratore e i soci della onlus avevano speculato e rubato negli ultimi 5 anni alla Regione Sicilia (attraverso le convenzioni con l’Asp di Palermo), 6,2 milioni di soldi pubblici. Ma non è finita qua: 470 mila euro sono stati utilizzati per i loro futili interessi personali, invece di utilizzarli per i fabbisogni dei pazienti, o per la manutenzione della sede fatiscente, venivano invece sottratti e utilizzati per l’acquisto di auto, o di viaggi e soggiorni in alberghi di lusso, o l’acquisto di gioielli preziosi. E’ stato accusato per corruzione anche un funzionario dell’Asp di Palermo, per non aver svolto i controlli necessari per evitare questo degrado umano, in cambio aveva ottenuto l’assunzione del figlio e della nuora. Secondo le indagini, tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la Onlus, con la compiacenza della proprietà (cattolici), sottoponeva i pazienti a maltrattamenti che gli provocavano gravi sofferenze psicologiche e psichiche. La struttura psichiatrica usava come prassi educativa per l’inserimento sociale: le botte, il digiuno, i calci e gli schiaffi. I pazienti disabili venivano sedati con una terapie farmacologica a base di potenti psicofarmaci (che portavano a lungo termine se non somministrati quotidianamente, all’astinenza e a gravi disturbi comportamentali), che non erano stati prescritti dai medici. Gli utenti erano costretti a vivere in un regime cattofascista, contrario al principio di umanità, in un contesto sociale crudele, che non migliorava di certo la loro condizione psicofisica, ma anzi, aggravava ancora di più la loro condizione mentale. La onlus era convenzionata col Servizio Sanitario e gli operatori, che avrebbero dovuto dare assistenza ai pazienti, si erano comperati coi soldi delle rette, perfino delle automobili, per un valore di 120, centotrentamila euro, tutte pagate dalla casa di cura psichiatrica ‘Suor Rosina La Grua’.

Ma queste situazioni di degrato umano sono destinate ad aumentare: nel 2020 con lo stato di emergenza sanitaria, provocato dal Covid 19, il quadro dei disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva (giovani di età compresa tra 0 e 18 anni), stanno aumentando. Un peggioramentro dovuto all’isolamento, imposto dalle restrizioni sanitarie (dittatura sanitaria). Durante il lockdown si è registrato un aumento di adolescenti con disagi che spesso assumono forme drammatiche: condotte autolesive, crisi di aggressività e disturbi dissociativi. In parallelo crescono anche il rifiuto di andare a scuola e la dipendenza grave da internet che si manifesta già dalle scuole medie. Sono le ragazze ad esibire gli aspetti di sofferenza più importanti. L’isolamento e il desiderio di vita all’esterno che si è ridotto negli adolescenti, fanno emergere aspetti depressivi che mettono in crisi le famiglie. Gli adolescenti si sentono più fragili e soli, ed è preciso dovere di una società che si definisce ‘sana’ averne cura, proponendo luoghi e attività di aggregazione sociale che oggi scarseggiano anzi, quei pochi che si autogestiscono, vengono violentemente sgomberati!

Ma facciamo un po di storia:

Gli ospedali psichiatrici istituiti in Italia dal XV secolo, furono istituzionalizzati per la prima volta con la legge Giolitti del 1904. Qui nasce la forma del manicomio così com’è rimasto per gran parte degli anni successivi. Viene ufficializzata la funzione pubblica della psichiatria e nascono gli ospedali politici giudiziari. Viene definito il potere del direttore del manicomio e, soprattutto, si sancisce il legame tra malattia mentale e pericolosità, con l’introduzione dell’obbligo del ricovero che diventa coatto. L’intervento della famiglia per respingere un ricovero di questo tipo non veniva considerata. Il business dei manicomi avveniva in vecchi conventi, dove venivano tolti i diritti civili e politici agli internati. Il manicomio divenne quindi il più pratico strumento per ‘togliere di mezzo’ persone scomode, bypassando lunghi e complessi iter giuridici. In quel periodo nascevano anche i dispensari, le case di cura cattoliche private, gli istituti per bambini considerati tardivi, orfani (perchè abbandonati dalle famiglie che non potevano mantenerli), chiamati poi centri medico-psico-pedagogici, che accoglievano adulti e minori considerati malati di mente. Nei manicomi si affollavano centinaia di persone, senza nessun tipo di trattamento o programma individuale, semplicemente ci si curava che non disturbassero troppo, e se succedeva, venivano calmati con metodi estremamente brutali. Dalla lobotomia, alla doccia fredda, passando per l’elettroshock, e apparecchi immobilizzatori. I manicomi istituzionalizzati da Giolitti, servivano quindi per escludere chi non rientrava in una ‘norma sociale’, e sottoporlo a misure punitive e a un tragico abbandono sistematico e istituzionalizzato, a qualunque età (adulti e bambini).

Un passato dell’Italia oggi ancora opaco (si vergognano a raccontarlo) e ai più sconosciuto: quello delle storie di bambini e donne rinchiusi in manicomio. Gli individui deboli, diversi, malati ma anche solamente poveri, colpiti da un triste evento, o sfortunati che finivano in strutture psichiatriche, non venivano aiutati e curati, ma abbandonati, privati di diritti e dignità, trattati in modo disumano, con pratiche quali l’elettroshock e la contenzione costante, trasformati negli “ultimi” della società e gettati nel calderone del manicomio. Perfino i più piccoli venivano marchiati da quella moderna inquisizione, con motivi discriminatori e futili come l’ iperattività, la disabilità psicofisica grave, o perchè erano ciechi oppure, semplicemente, perché poveri.

Manicomi, luoghi per donne troppo libere | Roba da Donne

Il fascismo si servì del ricovero coatto come arma politica soprattutto dal 1927 in poi, quando il controllo da parte del regime divenne più forte. Il ricovero coatto veniva applicato a larga parte degli oppositori politici, e con modalità semplicistiche. La condanna non richiedeva una Commissione provinciale, era sufficiente una segnalazione o un’ordinanza di pubblica sicurezza e un certificato medico. Il rifiuto a uniformarsi condannava non solo gli oppositori, ma anche la “classe inferiore” (poveri) che minava l’equilibrio ricercato dal regime. Gli utenti venivano schedati come schizofrenici paranoici, o con schizofrenia latente o schizofrenia indolente. Da qui potrebbe essere nata l’idea della psichiatria come arma di controllo del dissenso. Il dissenso ideologico diventava il sintomo di una grave disfunzione psicologica.

Nel 1948 le cose cambiano. Con la Repubblica e la promulgazione della Costituzione, la privazione di libertà decretata dalla Legge Giolitti non è più accettabile. C’è una nuova sensibilità in materia, più improntata a uno spirito di rispetto dei diritti umani. Ma anche la volontà di considerare l’internato non come un detenuto, ma come un paziente. Questi due principi divennero, negli anni ’70, il centro del pensiero di Franco Basaglia, neurologo e psichiatra di Trieste, che portò modifiche fondamentali all’approccio della malattia mentale. Basaglia si impegnò affinché fossero eliminati il completo isolamento, i metodi drastici e l’abuso del soggetto ricoverato. Un’applicazione dei diritti umani anche nell’ambito psichiatrico. Il 15/5/1978 arriva così la Legge 180 (o Legge Basaglia) che porta l’eliminazione dei manicomi dal sistema nazionale italiano e all’introduzione dei trattamenti volontari per malattia mentale. Il passaggio dalla legge Giolitti alla legge Basaglia è, allora, il risultato di un’evoluzione generale della coscienza della società, anche nei confronti del potere. È possibile che si sia passati da una visione dell’autorità come inavvicinabile e automaticamente assertiva e violenta, come era in epoca fascista, a una nuova lettura in cui i vertici sono messi in discussione. I movimenti degli anni ’70-’80 mirarono a sopprimere l’abitudine di vedere il malato come un caso da isolare più che da curare.

Deputati PD в Twitter: "40 anni fa moriva Franco Basaglia. Rivoluzionò il modo di guardare alla salute mentale. A lui dobbiamo la chiusura dei manicomi, grazie a lui fu restituita dignità ai

Quindi dalla legge Giolitti del 1904, bisogna attendere il 1978 con la legge Basaglia, che si occupò concretamente dello stato dei manicomi italiani e dei pazienti in essi detenuti, gettando le basi, poi proseguite in seguito all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, per la completa chiusura degli istituti psichiatrici e lo spostamento dei loro ospiti negli istituti di servizi di igiene mentale pubblici. Ma i trattamenti, nonostante la legge Basaglia non erano cambiati: le persone erano obbligate alla contenzione e sottoposte al limite della tortura e dell’umanamente accettabile, i metodi usati per trattare i pazienti, più che essere volti al loro effettivo recupero con l’obiettivo di un possibile reinserimento in società, sovente contribuivano a peggiorare l’instabilità psicologica.

Ancora oggi adulti e bambini che molto spesso hanno avuto traumi psicologici e fisici dovuti al contesto familiare e sociale (autistici è uno dei tanti marchi che gli appongono gli psichiatri), possono essere ancora invisibili, schedati e diagnosticati prima che compresi, trattati con farmaci e non ascoltati, valorizzati come esseri umani e rispettati.

Il TSO è l’ultima eredità dei manicomi

10426605_637944279646135_5024946332662252393_n

TSO significa Trattamento Sanitario Obbligatorio, ovvero quando una persona viene sottoposta a cure mediche contro la sua volontà (legge del 23/12/1978, articolo 34). Sono 9.102 le persone sottoposte a Tso nel 2014, 3.351 i casi al Nord, 1.698 al Centro, 2.367 al Sud e 1.686 nelle isole, con un record in Sicilia, regione che da sola ha toccato quota 1.336, il 6,8% del totale. A Roma vengono praticati in media 3 Tso al giorno, ed è stata istituita apposta una pattuglia di sbirri per la gestione di Aso e Tso. Persone che si sono risvegliati in un reparto psichiatrico dopo un banale litigio in famiglia, dopo un’incomprensione col fidanzato. Un Tso eseguito senza i pareri clinici di due medici e senza la visita prescritta è di fatto un abuso, sta solo al sindaco e al giudice evitare tali abusi. Questi procedimenti discriminatori non hanno tenuto conto delle condizioni sociali, come la crisi economica degli anni ’90 (che continua ancora oggi), che ha portato inevitabilmente al disagio sociale in forte aumentato, e non mancano situazioni-limite, come la perdita della casa e del lavoro. Per legge il Tso ha una durata di 7 giorni, ma è possibile che il sanitario responsabile chieda una proroga del trattamento informandone il sindaco con proposte banali non motivate. Il sindaco, a sua volta, dovrà informare il giudice tutelare per la convalida della proroga (prassi).

Vi consigliamo di vedere il documentario “87 ore” che mostra ciò che avvenne a Francesco Mastrogiovanni nell’agosto del 2009, durante un TSO. Costanza Quatriglio, regista di 87 ore, ha montato la storia di Mastrogiovanni, conclusasi con la morte del paziente dopo 87 ore, legato al letto. Basaglia, da persona che sapeva prevedere, era contrario al TSO e lo accettò storcendo il naso, il movimento antipsichiatrico, più radicale, da tempo mette in guardia sul ritorno della vecchia psichiatria autoritaria e custodialistica che si infiltra nelle nuove istituzioni post Legge 180, spesso mediante il TSO. Il comportamento del paziente, si può esaminare nei dettagli se lo si studia in rapporto al contesto familiare e sociale di vita: tutto diventa più comprensibile. Sorge l’impressione che nel soggetto non vi sia nulla di veramente “malato”, ma vi sia solo un modo di reagire a una situazione psicologica interpersonale e sociale “non vivibile”. Il problema principale di questi pazienti, molto spesso sono stati i traumi fisici e psicologici subiti da piccoli e la mancanza d’affetto durante l’infanzia, che porta all’instabilità psicofisica di qualsiasi essere umano.

La pedagogia speciale – 4C VAGABONDA

La pedagogia nasce tra il 12° e il 13° secolo, ma è solamente negli anni ’70 che viene umanizzata, grazie alle lotte degli studenti. Prima degli anni ’70 il bambino non veniva considerato, veniva considerato solo quando era adulto, solo allora poteva esprimere il suo pensiero. I metodi educativi erano molto disumani: per esmpio durante il periodo delle due guerre mondiali, i bambini venivano educati con una disciplina crudele e militare che non teneva conto di certo della libera espressione dell’essere umano, in famiglia mancava la relazione coi genitori che molto spesso erano rigidi e inaffettivi, sia i ricchi che i poveri. I figli dei contadini erano obbligati a lavorare nei campi fin da bambini, mentre i figli dei ricchi venivano rinchiusi nei collegi cattolici privati per studiare e subivano una disciplina autoritaria e militare. E’ solo negli anni ’70 che la pedagogia cambia, dando più importanza e attenzione ai bambini, introducendo nella Costituzione il diritto di studiare per tutti, senza discriminazione di classe sociale, ma non solo, viene abolito il lavoro minorile, una grande rivoluzione per quanto riguarda il loro diritto e benessere psicofisico.

Purtroppo però, ancora oggi nelle famiglie manca la relazione, il lavoro sottrae a entrambi i genitori il tempo per stare coi propri figli e seguirli con un bagaglio culturale pedagogico idoneo a farli crescere in un contesto familiare felice e appagante. La scuola ancora oggi usa metodi selettivi rigidi che non danno la possibilità al bambino di imparare ad esprimersi liberamente, si usano i soliti metodi educativi autoritari, freddi e distaccati, senza sentimento, che alimentano la competitività e non la solidarietà tra i compagni.

Il pensiero della scuola libertaria nasce da Tolstòj, nel 1853-1856, ma non è mai stata applicata perchè troppo evolutiva per i vari contesti sociali che si sono susseguiti da allora. L’educazione libertaria non veniva considerata dal potere militare e politico perche insegnava ai bambini a pensare col proprio cervello, senza essere condizionati dal regime cattofascista che si imponeva con la militarizzazione, con la violenza e la sopraffazione del più debole, del ‘diverso’. L’educazione libertaria insegna ai bambini a esprimersi, a relazionarsi e ad interagire coi propri coetanei e col mondo esterno. Insegna la gioia e il piacere di apprendere, studiare, approfondire e conoscere liberamente, senza essere condizionati dal giudizio dell’insegnante, dal voto, dalla pagella, o a essere per forza il primo della classe, ma sopratutto insegna ai bambini cosa è l’affetto e l’amore verso gli altri, attraverso il rispetto e la cura dei compagni più deboli o meno fortunati, della natura e dell’ambiente.

Scuole libertarie: un’utopia concreta Videoconferenza con Francesco Codello

https://www.youtube.com/watch?v=xX2h_VNJtco

 

ALLA SCOPERTA DI TUTTI I SEGRETI D’UN MANICOMIO ABBANDONATO!!

Esplorazione Titanica

https://www.youtube.com/watch?v=277YJrawC0Y

https://www.youtube.com/watch?v=zMiT8R8Cj34

I danni e le torture disumane della psichiatria

 

Lottiamo per un mondo più felice ed equo per tutti, per la distribuzione delle ricchezze e quindi per l’eliminazione delle classi sociali. Solidarietà a tutti i compagni Anarchici incarcerati ingiustamente perchè troppo utopistici per questo mondo senza senso, crudele, senza sentimenti.

Basta guerre! basta armi! basta sbirri! Sbirri carogne, tornate nelle fogne!

Non votare questo regime ancora autoritario, massomafioso, di destra e di sinistra.

Anarchia l’unica via!!

 

Ecco i pazzi. Il disadattati. I ribelli. I facinorosi. Le spine nei fori quadrati. Quelli che vedono le cose diverse.

Non sono appassionati di regole. E non hanno alcun rispetto per lo status quo.

Si possono citare, essere in disaccordo con loro, glorificarli o denigrarli.

L’unica cosa che non si può fare è ignorarli.

Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana nel futuro.

Mentre alcuni possono vederli come pazzi, noi li vediamo come geni.

Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelli che lo fanno davvero.

(Jack Kerouac)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti e repressivi

Rsp (individualità Anarchiche)