il Piano Condor e i giochi vili e sporchi dei servizi segreti internazionali

Geopolitica: il Piano Condor e i giochi vili e sporchi dei servizi segreti internazionali

BUENOS AIRES, 28 Maggio 2016

Dure condanne contro alcuni militari dell’ultima dittatura in Argentina al termine di un processo sul ‘piano Condor‘, il programma che tra gli anni ’70 e gli ’80 i regimi militari sudamericani organizzarono per reprimere le opposizioni politiche.

Il tribunale di Buenos Aires ha condannato, tra gli altri, a 25 anni di carcere tre militari, Santiago Riveros, Manuel Cordero Piacentini e Miguel Angel Furci.

Reynaldo Bignone, il presidente a capo dell’ultima giunta militare al potere nel paese, è stato d’altra parte condannato a vent’anni di detenzione.

A Buenos Aires il processo viene considerato “storico” in quanto per la prima volta sono stati giudicati crimini commessi nell’ambito della “associazione illecita transnazionale”. Il piano puntava appunto alla eliminazione degli oppositori delle dittature nei paesi del cono sud dell’America Latina, e cioè Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay.

Ma andiamo ad analizzare questo periodo storico di dittatura militare…

Gli obiettivi ufficiali delle repressioni dei servizi segreti cooperanti, erano i guerriglieri che operavano in maniera piuttosto blanda contro le dittature (come i Montoneros argentini o il Movimento di Sinistra Rivoluzionaria cileno), ma di fatto si orientò e si accanì contro ogni sorta di opposizione politica, sociale ed umana. Venivano rapiti, torturati ed uccisi studenti inermi, giornalisti, intellettuali, professori universitari (soprattutto di facoltà umanistiche), sindacalisti, operai, madri e padri che cercavano i propri figli scomparsi e spesso le violenze non si limitavano al singolo soggetto ritenuto “sovversivo”, ma si estendevano anche ai familiari di questo.

Le dittature facenti parte dell’Operazione Condor utilizzarono massicci aiuti statunitensi, in termini di risorse economiche, addestramento e forniture militari, e di preparazione e organizzazione dell’Intelligence. Si appoggiarono anche alle formazioni di estrema destra, che in tutti i casi contribuirono a portarle al potere, e nei momenti di crisi si organizzarono in squadroni armati (Squadroni della morte), per assassinare oppositori politici e militanti di sinistra. Tra le più famigerate organizzazioni repressive di destra vi furono la Tripla A argentina e l’organizzazione Patria y Libertad cilena, entrambe finanziate dalla C.I.A.

Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scopri, durante un’indagine in una stazione di polizia di Asunción, degli archivi dettagliati che descrivevano la sorte di migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati ed assassinati, tra gli anni ‘70 e ‘80, dalle forze armate e dai servizi segreti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Gli archivi contavano 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Questi archivi, riferivano del coinvolgimento, in questa enorme operazione repressiva e di vero e proprio sterminio, anche dei servizi segreti di Colombia, Perù e Venezuela. Tali documenti, per le atroci rivelazioni in essi contenute, furono denominati Archivi del terrore.

I desaparecidos sono stati sequestrati, torturati e uccisi nel quadro della guerra sporca – guerra fredda – strategia della tensione e dell’operazione Condor. I desaparecidos erano oppositori e attivisti politici o sindacali, giudicati terroristi – sovversivi; moltissimi tra loro i giovani, talora anche minorenni. In Cile il fenomeno iniziò all’indomani del golpe di Pinochet che rovesciò il governo di S. Allende (11 sett. 1973), dando avvio a un duro regime para-fascista, con arresti e sparizioni di massa. Il fenomeno dei desaparecidos si manifestò poi in modo ancor più rilevante in Argentina, dove durante la dittatura di J.R. Videla, dei militari e dell’Alleanza anticomunista argentina (1976-82) fu molto frequente la pratica dei sequestri da parte di squadre (paramilitari) non ufficiali della polizia o dell’esercito. Molti degli attivisti rapiti venivano sedati e poi lanciati da aeroplani nell’oceano o nel Rio della Plata, nei cosiddetti «voli della morte»; altri inviati in campi di concentramento. Lo scandalo dei desaparecidos emerse anche a seguito della coraggiosa battaglia delle madri di molti di loro che, organizzandosi nel movimento delle Madres de Plaza de mayo, ogni settimana scendevano in piazza per chiedere la verità sulla sorte dei loro figli…

Le persone responsabili di questi eccidi sono: Henry Kissinger • Richard Nixon • Manuel Contreras • Stefano Delle Chiaie • Licio Gelli • Michael Townley • Luis Posada Carriles • Virgilio Paz Romero • Orlando Bosch • Hugo Campos Hermida • José López Rega • Klaus Barbie • Paul Schäfer • Alfredo Astiz • Miguel Etchecolatz • Jorge Eduardo Acosta • Albano Harguindeguy .

Le organizzazioni paramilitari che eseguivano il piano Condor:

DINA • CNI • Carovana della Morte • Batallón de Inteligencia 601 • Departamento de Ordem Política e Social • SNI • SOA • Patria y Libertad • P2 • Alleanza Anticomunista Argentina • CIA.

La guerra sporca (dittatura militare – stato di polizia) iniziò nel 1964 dai regimi militari brasiliani che si prodigarono con estrema durezza e violenza nel reprimere e sopprimere i movimenti guerriglieri di sinistra, molto più attivi che in Cile o in Argentina….

 

Cile: Juan, il fotografo italiano sparito nel lager di Colonia Dignidad

maggio 2016

Juan Bosco Maino Canales, 27 anni e origini venete, scomparve nel centro di tortura sulle Ande fondato e abitato da ex SS e criminali di guerra. La sua storia, e quella dei desaparecidos italiani, raccontata al processo sul «Piano Condor». Da cui è tratto un nuovo film.

Le sue foto ritraggono il Cile in certe favelas per nulla diverse dalle borgate romane raccontate da Pasolini. Bimbi che giocano al pallone, pescatori, casupole. Bianco e nero dei suoi negativi custoditi come reliquie dalle sorelle Margarita e Mariana. Non sapremo mai che fotografo sarebbe diventato Juan Bosco Maino Canales, italo-cileno sparito nel 1976 in uno dei lager di Pinochet. Quello di Colonia Dignidad, villaggio ai piedi della Cordigliera fondato prima della guerra da emigranti tedeschi e noto poi per aver ospitato e nascosto nazisti in fuga.

Il processo e il film

La storia di Juan in questi giorni riemerge dal passato per due motivi. Il primo è strettamente giudiziario. Come sia stato rapito, perché e cosa facesse prima di essere inghiottito nel nulla, lo si racconta al tribunale di Roma, nelle udienze del processo che vede alla sbarra i responsabili del Piano Condor. Tra le migliaia di desaparecidos, anche 26 italiani per i quali il nostro Paese ha chiesto giustizia al termine di una lunga indagine.

La Germania toglie il segreto di stato

Ma poi c’è anche un altro motivo per cui riaffiora alla memoria l’identikit di questo fotografo impegnato nel sociale e attivista di primo piano del Mapu, il Movimento di azione popolare unitaria, partito della sinistra che sosteneva il governo Allende. Ed è l’uscita di un film tedesco, nelle sale italiane, che racconta quel che per un trentennio abbondante accadde a «Colonia Dignidad». Vale a dire uno di quei posti dove la storia ha deciso di mescolare misteri e orrori, in questo caso inghiottendo assieme la fuga dei gerarchi nazisti dalla Germania, le efferatezze del regime di Pinochet, il dramma dei desaparecidos, il «piano Condor» e le atroci sperimentazioni condotte da Mengele. Di recente se ne è parlato perché il governo Merkel ha annunciato che renderà accessibili in anticipo i documenti sulla storia del villaggio situato a 350 chilometri a sud di Santiago. Dossier che sarebbero dovuti restare inaccessibili ancora per dieci anni. Ma l’opinione pubblica ha insistito per anticipare quella data, soprattutto dopo l’uscita del film che ha raccontato una storia che la Germania stava dimenticando. La regia è del premio Oscar Florian Gallenberger, protagonisti Emma Watson e Daniel Bhrül che impersonano due studenti tedeschi travolti loro malgrado dagli orrori di Colonia Dignidad. Dove a lungo comandò Paul Schäfer , ex caporale delle SS fuggito dalla Germania nel 1961 perché ricercato per violenze su orfani disabili, sedicente pastore protestante e «guru» dei 300 tedeschi di quel borgo ai piedi delle Ande in cui per un certo periodo si nascose anche Joseph Mengele, il medico che condusse atroci sperimentazioni su cavie umane ad Auschwitz.

La madre di Juan ha dedicato tutta la vita a cercare la verità sulla scomparsa del figlio.

 

È morto Videla

Maggio 2013

La maggior parte di quelli che hanno appoggiato la dittatura, i giornali, soprattutto il «Clarín», adesso lo chiamano dittatore, lo denominano genocida, che vergogna! Ma io pensavo ancora a loro, ai nostri figli. Hanno tanto amato questo paese, hanno dato tanto per esso, ed io dovevo ascoltare questi che hanno appoggiato la dittatura, che oggi parlano di genocida? Quanta ipocrisia! Il nostro popolo deve capire che tutta quella ipocrisia ha fatto sì che i nostri figli fossero segnalati come terroristi quando tutti questi, che oggi si levano gli abiti sporchi di dosso, hanno guardato da un’altra parte. Alcuni si sono arricchiti e altri si sono riempiti di obbrobri. Volevo parlare ma non riuscivo. Oggi ho deciso di scrivere qualcosa affinché tutti quelli che erano in attesa della mia voce potessero sapere quello che penso.

Tratto da un discorso di Hebe de Bonafini, presidenta Asociación Madres de Plaza de Mayo

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Piazza loggia strage di stato, un tassello importante per capire la strategia della tensione

Piazza loggia strage di stato, un tassello importante per capire la strategia della tensione

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28 maggio 2016

Alle 10.12 del 28 maggio 1974 a Brescia, una bomba esplose in un cestino mentre era in corso una manifestazione contro il neofascismo indetta dai sindacati uccidendo 8 persone e ferendone 102.

Erano i tempi della strategia della tensione attuata dai servizi segreti atlantici ed eseguita da organizzazioni fasciste addestrate come cani da guardia all’interno delle basi Nato

Le stragi di stato furono piani militari occulti (strategia della tensione –guerra fredda), basati principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare una svolta di tipo autoritario (stato di polizia – dittatura militare).

La strategia della tensione fu attuata per la prima volta nel 1947 con la strage di Portella delle Ginestre, proseguì nel ‘64 con il colpo di stato del “piano Solo” attuato dal generale dei carabinieri De Lorenzo. L’arma stragista fu usata ancora nel 1969 con la strage fascista di Piazza Fontana, nel 1970 ci fu la strage di Gioia Tauro, nel 1973 la strage della questura di Milano, nel 1974 all’indomani della vittoria del referendum sul divorzio ci fu la strage dell’Italicus e la strage di piazza della Loggia, e ancora nel 1980 la strage di Bologna….

Dopo molti anni di processi sulla strage di Brescia, vennero condannati alcuni membri del gruppo neofascista di Ordine Nuovo; esecutori materiali vennero riconosciuti responsabili Ermanno Buzzi e Maurizio Tramonte (collaboratore del SID), assieme Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (trasportatore della bomba). Come mandante è stato condannato, in appello, il dirigente Carlo Maria Maggi. Gli strateghi del piano della strategia della tensione furono invece assolti: Delfo Zorzi, il generale dei carabinieri Francesco Delfino e l’ex segretario del MSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti ….

La strategia della tensione fu attuata anche attraverso l’organizzazione di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive (Rosa dei venti, Nuclei di difesa dello stato, loggia P2 ecc.), con collegamenti internazionali (le strutture Gladio o Stay-behind), e con la progettazione e la minaccia di colpi di stato (il piano Solo del 1964, il golpe Borghese del 1970, Il golpe bianco 1974 organizzato dal partigiano bianco Edgardo Sogno, un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista, promosso da ex partigiani bianchi appartenenti alla Gladio bianca antifascisti e anticomunisti…) e infine la sistematica infiltrazione nei movimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari, comprese quelle di sinistra (i capi infiltrati che giocavano sporco negli anni ‘70 erano: Corrado Simioni che collaborava coi servizi segreti del Kgb, del Mossad e coi servizi segreti francesi ed era sposato con Francoise Tuscher, la nipote dell’Abbé Pierre e venivano da Mani tese, il giro cattolico di Franco Troiano, ed erano entrambi molto legati a Simioni; e Giovanni Senzani, capo delle Br che lavorava per il ministero dell’interno all’antiterrorismo). Ma chi erano i loro scagnozzi?

(nella foto, Corrado Simioni con l’Abbé Pierre, al centro, durante un’udienza in Vaticano con papa Paolo Giovanni II)

Anche gli anarchici furono infiltrati da personaggi come Mario Merlino e Giovanni Ventura e dai loro compari : Antonio Sottosanti, detto Nino il fascista, sosia di Pietro Valpreda… , venne usato per infiltrare i movimenti Anarchici e pagato dai servizi segreti di Stay – behind …., Gianfranco Bertoli , Serafino di Luia, Bruno Giorgi, Giovanni Ventura, Giancarlo Cartocci, Paolo Pecoriello, Salvatore Ippolito, studente calabrese, in realtà agente scelto di P.S., nel 1969 Ippolito si infiltra tra gli anarchici del Bakunin e si fa chiamare Andrea il genovese ed è un frequentatore del gruppo 22 Marzo.

Giovanni Ventura aveva aperto la libreria “Ezzelino” a Padova e diventò anche editore e si legò a Franco Freda. Pubblicò la rivista ciclostilata Reazione, di tono neonazista, ma anche testi di ispirazione marxista….

L’ infiltrato cattofascista Giovanni Ventura subisce, nell’autunno del ’69 un improvvisa conversione da fascista di Ordine Nuovo, diventa anarchico…. Nel settembre 1969 a Roma uno scrittore che sta progettando la traduzione commentata di alcune opere anarchiche inedite, propone a Ventura di finanziare l’iniziativa … Ventura finanzierà un testo di Stirner “L’Unico” e inaugurerà la collana. Tra ottobre e novembre avvicina alcuni giovani anarchici del circolo Bakunin di Via Baccina ai quali chiede informazioni sull’attività svolta e sui programmi futuri…

Franco Troiano, cattolico (cattocomunista) del dissenso, proveniva dallo stesso ambiente ambiguo da cui sarebbe nata poi Comunione e Liberazione. Nei cattolici del dissenso c’erano due gruppi: i Giovani studenti e Giovani lavoratori, in cui militava gente come Maurizio Ferrari e Arialdo Lintrami, Giorgio Semeria. Poi, Giulia Archer, un’inglese, e l’allora suo fidanzato, Sandro D’Alessandro […]. E infine il gruppo dei tecnici della Sit-Siemens, di cui faceva parte Mario Moretti….

Ma le infiltrazioni sono iniziate prima degli anni ’70,durante la resistenza (partigiani bianchi anticomunisti che infiltravano i partigiani Rossi comunisti). I partigiani bianchi anticomunisti (Gladio Bianca) si infiltrarono anche nei partigiani anarco comunisti ..…

Alla fine della II guerra mondiale, si tenne una riunione a Torino dove erano presenti Pierluigi Roccatagliata, Pietro Pirelli, Rocco Piaggio, Angelo Costa (poco dopo diventato presidente di Confindustria), l’ingegner Falck ed il commendator Vittorio Valletta (per la Fiat), durante la quale fu deciso lo stanziamento di 120 milioni di lire per l’attuazione di un piano anticomunista, comprendente una campagna stampa e la costituzione di squadre armate la cui organizzazione fu affidata a Tito Zaniboni, un massone che per confondere le acque nel 1925 tentò di assassinare Benito Mussolini. Il servizio era noto a Milano come servizio I degli industriali ed era diretto dal tenente colonnello Boncinelli, il quale era tra gli organizzatori dell’AIL, l’Armata Italiana di Liberazione.

L’Armata Italiana di Liberazione fu costituita all’indomani del referendum sulla repubblica ed era composta da reduci della X Mas, delle Brigate Nere e da formazioni partigiane “bianche”, come la brigata Osoppo, la quale poi confluì in larga parte nella Stay Behind italiana

I capi della resistenza antifascista e anticomunista cattosinistroide erano: Edgardo Sogno, partigiano bianco anticomunista, militare e agente segreto italiano; il capo Roberto Dotti, dirigente del Pci, aveva fatto parte della Volante rossa, durante la guerra di Resistenza era stato il “Commissario politico” di una brigata Sap in Piemonte, Dotti scappò in Cecoslovacchia , perché fu sospettato del assassinio del dirigente Fiat Erio Codecà, appena ritornò in Italia, Dotti a sorpresa diventò l’animatore dell’organizzazione anticomunista “Pace e libertà”. Dotti fu anche uno stretto collaboratore dell’acerrimo anticomunista Edgardo Sogno. “Pace e libertà” era un’organizzazione filo-atlantica fondata nell’ottobre del 1953 da Luigi Cavallo e Edgardo Sogno allo scopo dichiarato di osteggiare l’attività del Pci, anche mediante l’infiltrazione; si trattava di una filiazione del “Centro di informazioni politiche e internazionali”, agenzia di copertura della Cia con sede a Parigi che aveva già fondato in Francia l’omonimo gruppo “Paix et liberté”. Alla fine degli anni ’60, l’ex comunista Robert Dotti grazie all’interessamento di Sogno, divento direttore della Terrazza Martini di Milano, un rinomato luogo mondano di Milano situato all’ultimo piano del grattacielo di piazza Diaz. Mara Cagol consegnava i questionari (test psicologici per manovrare meglio il movimento) a Dotti, che Simioni faceva compilare a quelli del Superclan (gruppo superclandestino); poi c’era il capo Corrado Corghi partigiano bianco (Gladio bianca) che ricoprì ruoli direttivi nell’Azione cattolica nazionale e sarà anche segretario provinciale della Dc (1950-‘59), segretario regionale della Dc (1952-‘67), membro della direzione nazionale Dc (1952-‘62) e presidente dell’Arcispedale Santa Maria Nuova (1954-‘64).

Luigi Cavallo invece era anche lui un partigiano bianco cattosinistroide ed era specializzato in politica economica e militare, fu accreditato all’UEO (organizzazione internazionale regionale di sicurezza militare e cooperazione politica, nata col trattato di Bruxelles del 17 marzo 1948, modificato il 23/10/54, e sciolta nel 2011), all’OCDE e all’OPEC sin dalla loro fondazione e fu membro dell’International Institute for Strategic studies di Londra; poi c’era anche lui, l’anticomunista cattosinistroide Randolfo Pacciardi coi suoi scagnozzi…

Questi personaggi ambigui (partigiani bianchi antifascisti e anticomunisti) hanno rappresentato a lungo le voci più autorevoli della “sinistra democristiana” cattosinistroide….

Queste infiltrazioni avevano lo scopo di militarizzare i movimenti e innalzare il livello dello scontro ( tra comunisti e anticomunisti), incolpando gli anarchici delle stragi fatte dallo stato massomafioso per imporre anche in Italia una dittatura militare (stato di polizia) attraverso colpi di stato come avevano già fatto in Grecia nel 1967, in Cile nel ‘73 e in Argentina nel ‘76…

Ma chi erano quelli di Europa Civiltà?

Europa Civiltà è sorta nel 1968 dal Movimento Integralista, un’organizzazione di fascisti “evoliani” molto legati alla destra democristiana e in particolare al deputato Agostino Greggi. Presidente è Loris Facchinetti, intimo amico di Mario Merlino e Serafino Di Luia. Il vero ispiratore a livello internazionale è il giornalista belga Jean Thiriart, condannato all’ergastolo per collaborazione coi nazisti durante l’occupazione militare. Thriart è strettamente legato ai colonnelli greci, a esponenti del MSI, a un noto editore milanese e a un gesuita che ricopre una importante carica nella congregazione.

Europa Civiltà gode di finanziamenti massicci. Organizza campeggi paramilitari in cui istruttori tedeschi tengono corsi di controguerriglia. I suoi campi base sono a Palombara Sabina, sul monte Vettore, nel parco Nazionale d’Abruzzo, sul monte Faito, sul monte Meta. Organizza anche corsi di paracadutismo con l’aiuto dell’Associazione Nazionale Paracadutisti che ha messo a disposizione la sua palestra romana di via S. Croce in Gerusalemme. La clamorosa manifestazione di “protesta” messa in atto da due suoi aderenti che si sono incatenati nei magazzini Gum di Mosca, è stata concordata da un agente del regime greco in un albergo di via Veneto a Roma. Due giorni prima dell'”azione russa” infatti, un altro iscritto a Europa Civiltà aveva distribuito volantini di protesta in una strada di Atene ed era stato immediatamente espulso dalla Grecia: ciò, nell’intenzione degli organizzatori, avrebbe dovuto dimostrare la maggiore liberalità del regime dei colonnelli rispetto a quello sovietico. Nell’autunno 1969 i dirigenti di Europa Civiltà hanno tenuto numerose riunioni congiunte con quelli di Ordine Nuovo, del Fronte Nazionale e di Avanguardia Nazionale nella sede di Largo Brindisi 18 a Roma. Il capo dell’ufficio politico della questura della capitale li ha difesi definendoli “pacifici escursionisti” gli iscritti a Europa Civiltà, in una intervista apparsa sul settimanale Epoca.

E’ sempre il solito gioco sporco fatto da sbirri e da fascisti, cani da guardia del potere cattolico e militare, comandati e pagati dai servizi segreti di stay-behind per destabilizzare il movimento. I servizi segreti che fanno parte dell’anticomunismo di stay-behind (1949) sono: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrata nel 1997 e Russia nel 2002…

Con la nascita del Patto di Varsavia (1955) inizia la “Guerra fredda, un conflitto politico e militare e ideologico tra i blocchi occidentale e orientale, guidati rispettivamente da Stati Uniti e Unione Sovietica che dura ancora oggi (guerre in Medioriente ….).

Ma allora chi sono i Nazicomunisti? …..

E’ apparso su Noblogs un articolo che sembra rispolverare la stessa ambiguità degli anni ’70….

https://ilpopolodellescimmie.noblogs.org/

E’ sempre il solito gioco sporco, si infiltrano nelle masse per confondere le acque, per poi egemonizzare i movimenti …..

 

Il potere politico aspira sempre all’uniformità.

Nel suo stupido desiderio di ordinare e controllare

tutti gli eventi sociali secondo un principio definito,

tende sempre a ridurre entro una unica forma

tutte le attività umane.      (R. Rocker)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

 

Rsp (individualità Anarchiche)

nuove nomine per la sicurezza italiana – Storia dei servizi segreti 1

Occhi aperti!! C’è stato il cambio nei servizi segreti …..

Ma poi, chi controlla il controllore???

29 aprile 2016

La sera del 28 aprile 2016 , il presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente della repubblica Sergio Mattarella si sono incontrati al Quirinale per decidere le nomine dei vertici dei servizi segreti:

Alessandro Pansa, ora capo del dipartimento pubblica sicurezza del viminale, è stato nominato al Dis, l’organismo di coordinamento dei due servizi segreti (Aisi, interno, Aise, esterno). Sostituirà l’ambasciatore Giampiero Massolo.

Pansa ha avuto una lunga carriera in polizia, collaborò nelle indagini di mafia sotto il coordinamento di Falcone e Borsellino nel pool diretto dall’ambiguo e spregiudicato Gianni De Gennaro. Pansa poi fu nominato prefetto di Napoli. Come già era successo nel caso di quel verme venduto di De Gennaro (ex capo della polizia fino al 2007, tristemente noto per le bastardate del G8 di Genova 2001, dove creò un clima di terrore, con torture e violenza psicologica: stato di polizia – dittatura militare), i politici cattofascisti lo premiarono mettendolo a capo di Finmeccanica). Pansa passa direttamente dalla poltrona di capo della dipartimento sicurezza del viminale (dal quale dipendono tutte le forze dell’ordine), a quella di capo dei servizi segreti…..

Pansa deve ancora però spiegarci: perché Falcone fu ucciso dai servizi segreti? Che interessi c’erano dietro? Forse Falcone aveva capito che la mafia è sempre stata usata dai servizi segreti per fare i lavori più sporchi? (es: la strage di Portella delle ginestre). Falcone e Borsellino furono uccisi perché stavano indagando sugli intrecci sporchi della massomafia (composta da industriali, banchieri, politici, colletti bianchi, servizi segreti e mafia) e le sue ramificazioni geopolitiche.

Il generale Arturo Esposito, attuale comandante al servizio segreto civile, Aisi (ex Sisde), sarà sostituito dal suo vice, ed ex capo dei Ros, Mario Parente.

Per la successione di Pansa è stato scelto come CAPO DELLA POLIZIA Franco Gabrielli, attuale prefetto di Roma, raccomandato da Renzi. FRANCO GABRIELLI HA DIRETTO L’ ANTITERRORISMO e LE INDAGINI SULLE NUOVE BR, LA GESTIONE DELL’EMERGENZA TERREMOTO ALL’AQUILA ( Bertolaso fu indagato per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello stato) , IL RECUPERO DELLA COSTA CONCORDIA, fino al business per la sicurezza del GIUBILEO ……

Alla guardia di finanza ci hanno messo il generale Giorgio Toschi, che ha trascorso parte della sua carriera in Toscana.

L’ammiraglio Valter Girardelli è il nuovo capo di stato maggiore della marina militare. Girardelli, attuale capo di gabinetto del ministro della difesa, prende il posto dell’ammiraglio De Giorgi, in scadenza di mandato dopo essere finito nell’inchiesta di Potenza sui giri di mafia dietro al petrolio.

 

Negli anni ‘90 la commissione stragi toglie il segreto di stato e scopre chi aveva architettato il piano detto “strategia della tensione”, confermando che i servizi segreti erano stati gli organizzatori delle stragi di stato…

 

La Storia sporca dei servizi segreti

1 parte (1855 – 1937)

Il primo vero servizio segreto dello stato italiano unitario fu il servizio informazioni militare (SIM), di impostazione militare, che iniziò a utilizzare anche membri dell’arma dei carabinieri nelle proprie fila, i servizi del dopoguerra col SIFAR prima e il servizio informazioni difesa (SID) dopo, poi la riforma del 1977 con la creazione di un servizio civile e uno militare (SISMI e SISDE), fino alla riforma del 2007, che ha diviso i servizi per competenze territorialmente (AISI e AISE).

Ma andiamo più in dettaglio ad approfondire le dinamiche perverse dei servizi segreti subordinati ai poteri sovranazionali:

Edoardo Driquet

Nel 1855 nascono i servizi segreti (riforma La Marmora, legge 20 marzo 1854 n. 1676) dello stato maggiore dell’esercito sabaudo. Dopo l’unità d’Italia nel 1863 a capo dei servizi segreti italiani ci misero Edoardo Driquet, un ufficiale di origine ungherese….

Anche la regia marina fonda i suoi servizi segreti nel 1884 ……

Nel 1897 venne costituito l’Ufficio I, che comincerà ad assumere una discreta importanza con la guerra italo-turca. Lo stesso Cesare Battisti (giornalista, politico socialista e irredentista italiano) verrà incorporato nel Servizio Informazioni nel 1913, a Verona….

Nel 1912 il colonnello Rosolino Poggi [nel 1888 diventa sottotenente dei bersaglieri. Frequenta la Scuola di guerra psicologica ed è trasferito nel corpo di stato maggiore dove ha diretto Ufficio I dal 1912 al 1915. Promosso maggiore generale comanda le brigate Palermo, Reggio e Massa Carrara. Dal 1917 è tenente generale al comando della 68a divisione], divenuto comandante dei servizi segreti , chiede più sovvenzionamenti allo stato, per il potenziamento del suo apparato militare occulto.…

Nel 1914 il governo Salandra (1914/1916) accetta e affida al colonnello Poggi i sovvenzionamenti a fondo perduto per i servizi segreti (forze del disordine deviate – doppio Sid, Supersismi, apparati occulti, coperti da segreto militare, rivelato per la prima volta da Sossi nel ‘74 durante il suo rapimento) per incentivare gli scontri per il potere, tra le varie fazioni militari nel periodo della I guerra mondiale: Francia, impero russo, impero britannico, stati Uniti d’America, impero giapponese e (dal 1915) Italia, contro gli imperi centrali: Germania, Impero austro-ungarico, Impero ottomano e la Bulgaria.

Nel 1916 vi fu la prolificazione dei servizi segreti, vi furono le prime sperimentazioni di intercettazione telefonica, e durante il primo conflitto mondiale, con la cosiddetta “Legione Sacra”, si iniziò il moderno cammino della guerra psicologica, (che consisteva nell’uso pianificato della propaganda con lo scopo principale di influenzare opinioni, emozioni), sotto il coordinamento e coi fondi del Servizio Informazioni, nato per ricerca di disertori e attività di sabotaggio e di controspionaggio .…..

Il 1919 nasce ufficialmente (prima era un apparato occulto) l’Ufficio affari riservati (AARR – ufficio centrale della Direzione generale della Pubblica sicurezza che si occupava di intelligence interna e con funzioni di polizia politica, che verrà soppresso solo nel 1974 e al suo posto il ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani creò una struttura, l’Ispettorato generale per l’azione contro il terrorismo (IGAT), che assumeva il ruolo di struttura eminentemente operativa, articolata in 13 nuclei regionali con al vertice il prefetto Emilio Santillo. Nell’Italia repubblicana, il ruolo di polizia politica è stato svolto fino al 1978 (Rapimento e uccisione Moro) dall’ Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno. Molti uomini e strutture finiranno nel 1977 nel SISDE e nell’UCIGOS…..

Nel 1909 Pio X fece entrare per la prima volta i cattolici nel potere politico, creò l’Unione Elettorale Cattolica Italiana, un’associazione laicale col compito di usare i cattolici italiani anche nell’ambito politico (i cattolici sono considerati traditori, sia nella resistenza che nella lotta di classe). Il pontefice pose Vincenzo Gentiloni alla direzione dell’organismo. Il primo banco di prova della collaborazione tra Unione Elettorale e moderati si ebbe in occasione delle elezioni politiche di quell’anno. L’esito delle elezioni fu positivo: furono eletti 21 “deputati cattolici” nelle liste dei liberali di Giovanni Giolitti (Giolitti dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 entra nel governo fascista come opposizione politica a Benito Mussolini …). Don Luigi Sturzo e Giuseppe Donati organizzarono direttamente le elezioni politiche per inserire i cattolici nella politica liberale. Nel 1918 nacque la Confederazione italiana dei lavoratori, animata da uomini come Guido Miglioli e Achille Grandi….

Il 18/1/1919 fu fondato il primo partito dei cattolici: il Partito Popolare Italiano, don Sturzo ne divenne segretario politico.

Nel 1922 nasce il governo Mussolini (il governo più lungo nella storia dell’Italia unita), rimanendo in carica dal 31/10/1922 al 25/7/1943….

Nel 1925 venne creato il Servizio Informazioni Militare e nel 1926 quello dell’OVRA, la polizia segreta del governo Mussolini. I servizi segreti di allora furono accusati per il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Giacomo Matteotti, rapito e ucciso dai membri della polizia politica (Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo): un delitto simile al rapimento Moro, ucciso da agenti anticomunisti infiltrati nei gruppi antagonisti degli anni ’70 (vedi l’infiltrato borghese Corrado Simioni collaboratore dell’USIS [United States Information Service], fondò e sovvenzionò negli anni ‘60 i centri centri Rousseau, organizzando vacanze e attività ricreative rivolte ai giovani benestanti che possono pagare rette salate, escludendo a priori l’accesso ai figli della povera gente, ancora oggi …. e Giovanni Senzani un altoborghese criminologo e pure psicopatico, uccise sadicamente Roberto Peci, il fratello di Patrizio IL PRIMO pentito delle BR e, da buon borghese infame e ambizioso, senza sogni ne ideali, visse per anni una doppia vita, lavorando per il ministero e operando ai vertici delle Br… Giovanni Senzani viene arrestato il 13/1/1982 a Roma, dove vengono trovate prove delle sue frequentazioni presso la scuola di lingue parigina Hyperion fondata nel 1977, da Duccio Berio, Vanni Mulinaris e Corrado Simioni. Nella scuola insegnerà anche Toni Negri durante la sua latitanza in Francia. Hyperion era una stanza di compensazione dei servizi segreti di Yalta [Regno Unito, Stati Uniti e Francia], un centro di spionaggio e controspionaggio internazionale, utilizzata da vari servizi segreti per infiltrare e manovrare i movimenti internazionali!!!).

Insomma, di tutti i componenti che facevano parte delle Br, l’unico che può andare in giro a testa alta oggi, è Alberto Franceschini, che perspicacemente (proviene dal ‘basso’) aveva capito il gioco sporco di Simioni e gli fece il ‘frontino’, il giorno dopo quelli del Superclan lo fecero arrestare. I componenti del Superclan che poi fondarono la scuola di lingue Hiperion, erano: Corrado Simioni (giocava sporco e faceva gli inciuci con gli sbirri), poi c’era Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti (non ci divulghiamo ora sul suo ruolo ambiguo del baffo a 6 punte…) e Maurizio Ferrari il ‘mezzo prete’ (proveniva dal movimento ambiguo dei cattolici del dissenso COME QUELLI di LOTTA CONTINUA CHE PROVENIVANO DAL MOVIMENTO DI CIELLE DI di Franco Troiano), anche Arialdo Lintrami, e Giorgio Semeria, Prospero Gallinari e Innocente Salvoni e sua moglie Françoise Tuscher, nipote del pretaccio (partigiano bianco) Abbé Pierre facevano parte del SUPERCLAN…

clicca sulla foto di Moretti

Insomma, il gruppo ambiguo del Superclan organizzò una trappola attraverso l’infiltrato Frate Mitra, per far arrestare Franceschini, che si fece trent’anni di galera, senza mandare in galera nessuno!! (Alberto si dissociò dalle Br dopo la Morte di Moro).

Moro lo uccisero perché disse ai suoi carcerieri per salvarsi, che cos’era la Gladio, un segreto internazionale, ma quella fu la sua condanna a morte, e gli scagnozzi di Senzani lo uccisero. Sossi invece, nonostante che per salvarsi aveva raccontato anche lui un segreto militare nazionale (doppio Sid – Supersismi), venne liberato da Franceschini di nascosto dagli altri, che invece lo volevano uccidere ……

Anche l’omicidio dei fratelli Rosselli, avvenuto nel 1937 è STATO DECISO DAI SERVIZI SEGRETI. I fratelli Rosselli furono uccisi perché erano antifascisti. Il piano dell’uccisione faceva parte di una serie di “operazioni speciali” oltre confine (assassinii politici, stragi di stato, atti di sabotaggio/terrorismo ecc.) organizzate dal Centro controspionaggio di Torino, che godeva di mezzi finanziari tali da potergli consentire la gestione a Sanremo di un caffè-concerto (bar Jolanda) e di una casa chiusa……

L’esecuzione materiale delle uccisioni in questione sarebbe stata in realtà “subappaltata” ai cagoulards (estremisti di destra francesi, spesso divenuti collaborazionisti degli occupanti tedeschi sotto il governo di Vichy)……

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Assolti gli sbirri che uccisero e torturarono in caserma Giuseppe Uva

 

Assolti gli sbirri che uccisero e torturarono in caserma Giuseppe Uva

La mafia è nello stato e nella polizia ……

 

15 Aprile 2016

Sono stati assolti i sei poliziotti e i due carabinieri (infami! 8 contro 1) accusati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità nei confronti di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni, l’uomo morto a Varese nel giugno del 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri. Era stato lo stesso titolare dell’accusa, il procuratore capo di Varese Daniela Borgonovo a chiedere l’assoluzione per tutti ( molto probabilmente ricompensata dai sindacati di polizia per salvare l’onore, l’etica e la morale delle forze dell’ordine, e poi, lo stato non condanna se stesso…).

Il caso di Giuseppe Uva è un insieme di carte, perizie, udienze, pareri, lungaggini varie, polemiche, querele e controquerele. Una storia che si apre e si chiude dal 14 giugno del 2008, quando Giuseppe, 43 anni, di professione falegname, venne fermato ubriaco alle 3 di notte in centro a Varese. Insieme al suo amico Alberto Biggiogero, stava spostando una transenna. Arrivarono i carabinieri e li portarono entrambi nella caserma di via Saffi. Qui comincia un buco di due ore, che porta direttamente alle 5 del mattino, quando Giuseppe Uva sarebbe entrato al pronto soccorso con un Tso. Alle 10 la morte per arresto cardiaco, su un lettino del reparto di psichiatria.

«Beppe aveva avuto una relazione con la moglie di un carabiniere»: a rivelarlo ai mass media è Alberto Biggiogero, l’amico che la sera del 13 giugno 2008 viene fermato assieme a Beppe per schiamazzi notturni. «Me l’aveva detto un po’ di tempo prima di morire — ricorda Alberto —. Non so chi fosse questa donna né chi fosse il marito, ma Beppe mi aveva detto “un carabiniere mi ha promesso che me la farà pagare”». Anche la sorella di Uva ammette che il fratello aveva avuto una relazione con la moglie di uno sbirro…..

Un comportamento infame quello che è successo in caserma quella sera, un comportamento da psicopatici sbirromafiosi che secondo la loro mentalità e la loro cultura del codice d’onore, bisogna lavare col sangue il disonore fatto alla sua famiglia, per riavere il rispetto dei picciotti …….

Molti sbirri impuniti fanno parte dei servizi segreti, gli stessi che negli anni ‘60 e ’70 torturavano e mettevano le bombe per incolpare il movimento di studenti e lavoratori che si ribellavano alle ingiustizie sociali (vedi: strage di piazza fontana, l’inizio della strategia della tensione attuata dai servizi segreti).

Il 15 giugno 2010 Alberto Biggiogero, consegna una denuncia per lesioni, ingiurie e minacce alla procura della repubblica. Nell’esposto si descrive uno scenario da incubo: l’atteggiamento aggressivo dei militi, in particolare di uno di loro che subito apostrofa Uva, gridandogli «cercavo proprio te», e poi «un’ora e mezzo di pestaggio» nella caserma di via Saffi, la chiamata al 118, l’intervento dell’ambulanza bloccato, il sequestro del telefonino. Quello stesso 15 giugno, sia Uva che Biggiogero, furono a loro volta denunciati per «disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone», come riporta il processo verbale redatto dai due militari dell’arma che avevano bloccato i due amici in piazza Madonnina del Prato. Di punti oscuri la vicenda ne ha fin troppi: come le dichiarazioni, ignorate, del comandante del posto di polizia presso l’ospedale che nel suo rapporto esclude la natura «non traumatica» della morte e rileva «una vistosa ecchimosi rosso-bluastra» sul naso, e che «le ecchimosi proseguono su tutta la parete dorsale».

Nessuno dei carabinieri coinvolti nella vicenda o degli agenti della polizia di stato, stranamente accorsi in forze nel comando dei carabinieri la sera del pestaggio, è mai stato ascoltato fino ad oggi dai magistrati che indagano ……

Sempre nel 2010 dopo aver reso pubblico il caso di Stefano Cucchi, la denuncia di Luigi Manconi, presidente di “A buon diritto” ed ex sottosegretario alla Giustizia, tenta di far luce sulla storia di Giuseppe Uva, 43 anni, fermato ubriaco alle 3 del mattino il 14 giugno 2008, a Varese. Lui e un suo amico, Alberto B., vengono portati in caserma. Qui Uva, ha ricostruito Manconi, “resta in balìa di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all’interno della caserma di via Saffi”. Il suo amico, nella stanza accanto, sente due ore di urla incessanti, chiama il 118 per far arrivare un’ambulanza. “Stanno massacrando un ragazzo” sussurra all’operatore del 118, che chiama subito dopo in caserma e chiede se deve inviare davvero l’autoambulanza. “No guardi, sono due ubriachi che abbiamo qui – risponde un militare – ora gli togliamo i cellulari. Se abbiamo bisogno vi chiamiamo noi”. …..

Ma è invece alle 5 del mattino che da via Saffi parte la richiesta di un Trattamento sanitario obbligatorio per Uva (e non per gli sbirri psicopatici e cocainomani che lo hanno torturato e stuprato per ore…). Trasportato al pronto soccorso, viene poi trasferito al reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo, mentre il suo amico viene lasciato andare. Sono le 8.30. Poco dopo due medici (gli unici indagati dell’intera storia) gli somministrano sedativi e psicofarmaci che ne provocano il decesso, perché sarebbero incompatibili con l’alcol bevuto durante la notte.

“Un caso limpido di diritti violati nell’indifferenza più totale – denuncia ora Luigi Manconi – . Infatti, per quanto accaduto all’interno della caserma si sta procedendo ancora contro ignoti”.

Otto anni di indagini non sono riuscite a chiarire cosa sia successo durante le due ore in caserma…..

In realtà, già nel 2012 un processo per la morte di Giuseppe Uva fu celebrato, a Varese. L’accusa decise di seguire la pista della malasanità e sul banco degli imputati ci finì un medico, che venne assolto con formula pienissima nell’aprile del 2012. Nel leggere la sentenza, il giudice ordinò anche di effettuare nuove indagini su quello che sarebbe accaduto in caserma, prima dell’ingresso di Giuseppe in ospedale. Il pm allora incaricato delle indagini, Agostino Abate, non la prese affatto bene e parlò apertamente di pregiudizi nei confronti del suo operato…..

Nel dicembre del 2013 il procuratore generale della Corte di Cassazione Gianfranco Ciani ha inviato al ministro della giustizia e al Csm una richiesta di procedimento disciplinare contro il pm di Varse. Secondo Ciani, durante le indagini, Abate «è venuto meno agli obblighi generali di imparzialità, di correttezza e di diligenza». Inoltre, sempre Abate, durante la sua gestione dell’inchiesta, aveva aperto ben tre fascicoli: uno contro i medici dell’ospedale di Varese – che non avrebbero curato Uva in modo adeguato –, uno contro la sorella della vittima, Lucia, e uno contro alcuni giornalisti che si ostinavano a definire la morte dell’uomo come conseguenza di un pestaggio da parte di polizia e carabinieri. Insomma, la procura se l’è presa con tutti, proprio con tutti, tranne che con quelli che poi sarebbero stati rinviati a giudizio, cosa avvenuta (ovviamente, verrebbe da dire) soltanto dopo che sono stati cambiati i pm responsabili dell’inchiesta, dopo che il gip di Varese, per ben due volte, aveva rispedito al mittente la richiesta di archiviazione (vergata, va da sé, dalla coppia Abate – Arduini) per gli agenti, arrivando infine all’imputazione coatta. Questi i loro nomi, per la cronaca e per la storia: Paolo Righetti, Stefano Del Bosco, Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Barone, Bruno Belisario e Vito Capuano.

«Il dottor Abate – scrisse ancora Ciani – ha pregiudizialmente eluso una puntuale disposizione del Tribunale ed ha violato le norme del procedimento che impongono al pubblico ministero di svolgere le indagini necessarie per l’accertamento dei fatti». Ovvero: malgrado gli sia stato detto da chiunque di indagare su quanto avvenuto nella caserma di via Saffi, lui ha puntualmente evitato di farlo: per questo sarebbe venuto meno «il dovere generale di correttezza» da parte dell’investigatore.

Lo scorso lunedì 18 aprile, la sorella di Uva, Lucia, era stata assolta dall’accusa di diffamazione. Il 21 di questo mese, si è saputo che uno dei difensori degli imputati, Pietro Porciani, ha denunciato Lucia Uva, sempre per diffamazione, per alcune dichiarazioni in un video sul profilo Facebook di cui il legale chiede il sequestro. L’avvocato e i suoi assistiti, scrive il legale nella denuncia, avevano sempre razionalmente deciso di non dare peso agli ‘eccessi’ della Uva sia perché, da una parte, umanamente sì riteneva che essi fossero tutto sommato dovuti al dolore e allo stress per la perdita, comunque tragica, del parente, sia perché, d’altra parte, gli imputati hanno sempre ritenuto che la dimostrazione della loro totale innocenza rispetto al gravissimo delitto contestato, assumesse carattere assolutamente prioritario rispetto ad ogni facile attenzione “mediatica ricercata con pervicacia e determinazione da essa Lucia Uva”. Il video, però, ha fatto decidere al legale di querelare la donna.

 

Rsp (individualità Anarchiche)

La morte crudele di Michele Ferrulli ucciso dagli sbirri

La morte crudele di Michele Ferrulli ucciso da sbirri fascistoni e cocainomani, da sempre impuniti e protetti dal sistema e dalla logica militare occulta….

Michele Ferrulli, 51 anni, il 30 giugno 2011 alle 21.30 di una calda serata estiva, subisce un fermo di polizia sotto la sua abitazione, in via Varsavia a Milano. Ferrulli si trovava in compagnia di due amici; e insieme ascoltavano la musica che usciva dallo stereo del loro furgone, chiacchieravano e bevevano birra.

Ferrulli risponde pacatamente alle domande degli agenti e fornisce loro i documenti. In pochi attimi tutto precipita. Michele Ferrulli viene immobilizzato, ammanettato e buttato a terra. I video acquisiti dalla Procura mostrano come Ferrulli, inerme, sia stato colpito più volte con calci e pugni dagli sbirri.

La documentazione videoregistrata acquisita agli atti riguarda tre differenti riprese.

Il secondo filmato è di sicuro il documento più interessante: è girato dall’interno di una macchina parcheggiata in prossimità del luogo dove è in corso il fermo. L’autrice del video è nell’abitacolo con un’altra donna e insieme commentano ciò che vedono.

Le loro parole, tradotte in italiano dal romeno, sono queste: «l’hanno preso per i capelli, non vuole dargli il braccio», «hai visto che cazzotto in bocca?», «guarda come lo picchiano, prima le manette e poi lo hanno massacrato», «ma non gli spezzano i reni? vedi? poverino!», «è morto!», «è morto dici?», «non vedi ha la faccia nera non si muove più». Flebili, e quasi indistinguibili, si sentono le invocazioni di Ferrulli: «aiuto, aiuto, basta». Michele Ferrulli muore per arresto cardiaco sull’asfalto, ancora con le manette ai polsi.

In primo grado i 4 agenti (psicopatici cocainomani) furono tutti assolti in primo grado (era il 2014 e l’accusa era di omicidio preterintenzionale).

Il 10 Marzo 2016 il sostituto procuratore di Milano Tiziano Masini ( si è fatto un esame di coscienza prima di pronunciare la sentenza) ha chiesto 7 anni e 8 mesi di carcere per gli sbirri cocainomani (la cocaina è considerata ancora uno status symbol, chiamata anche la droga dei ricchi e dei mafiosi) Francesco Ercoli e Michele Lucchetti per omicidio preterintenzionale, andando oltre anche ai 7 anni chiesti in primo grado dal pm Gaetano Ruta. Per il pg, infatti, non si deve applicare la continuazione dei reati tra l’omicidio e l’accusa di falso ideologico contestata ai 4 agenti per quanto riportato nelle loro relazioni di servizio su quella sera. Per i due agenti Ercoli e Lucchetti, tra l’altro, il pg ha anche chiesto ai giudici che in subordine, se non verrà riconosciuto l’omicidio preterintenzionale, vengano condannati per omicidio colposo con eccesso colposo nell’uso dei mezzi di coazione fisica a 1 anno e 10 mesi (Ercoli) e a 1 anno e 8 mesi (Lucchetti).

Gli altri due poliziotti (sbirri infami che fanno i prepotenti con la povera gente indifesa, dando per scontato che non avranno mai giustizia): Roberto Stefano Piva e Sebastiano Cannizzo, vanno condannati, invece, secondo il pg, per omicidio colposo con eccesso colposo rispettivamente a 16 e 18 mesi con la sospensione della pena…..

Il procuratore Masini, nel corso della sua requisitoria, ha chiarito che “non intendiamo soffermarci sulla presenza o meno di manganelli, sulle lesioni, sul fatto che siano saliti sopra la schiena o meno”, ma per il pg “è più che sufficiente che sia stato effettuato un arresto illegale”. E che, sempre secondo il pg, i quattro mentre lo arrestavano “in sinergia fecero un’azione compressiva a terra su un soggetto inoffensivo, affaticato, che stava morendo per infarto, mentre era ancora ammanettato”. Un “minimo di sensibilità ed equilibrio -ha aggiunto- avrebbero dovuto indurre gli agenti a dargli aria, a togliergli le manette per farlo respirare”…..

Invece, sempre secondo il magistrato, due poliziotti (Francesco Ercoli e Michele Lucchetti) gli diedero anche “tre sberle” e poi “sette sberle sulla schiena”, ha aggiunto Masini, facendo riferimento alla tecnica di ammanettamento dei ‘tre colpi’ e dei ‘sette colpi’ di cui “si parla molto nella sentenza di primo grado senza dire, però, che si trattò di percosse”.

Per Domenica Ferrulli, figlia del manovale, sempre presente in aula e parte civile, è “giusto” e “significativo” distinguere, come ha fatto il sostituto pg, “i ruoli” degli agenti per “attribuire ad ognuno la sua responsabilità”. E ancora: “Attendiamo il verdetto, mio padre, comunque -ha aggiunto in lacrime- sarebbe ancora a casa e noi non qua, bastava ascoltare la sua richiesta di aiuto”……

I giudici hanno fissato un’udienza per il 12 aprile prossimo per gli interventi dei difensori (spregiudicati e senza scrupoli) dei 4 agenti, gli avvocati Massimo Pellicciotta e Paolo Siniscalchi. In quella data potrebbe anche essere emessa la sentenza…..

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Non sono i delitti punibili dalla legge quelli a cui bisogna imputare i peggiori mali del mondo.

Sono i torti legalizzati, i crimini che godono di impunità, giustificati e protetti dalle leggi e dal governo.

A.Berkman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

FOIBE: conflitti globali tra Est e Ovest

Il 10 febbraio hanno ricordato le vittime delle foibe …..

Naturalmente anche i mass media hanno contribuito ad affossare la realtà dei fatti per far prevalere quell’ idea di Storia distorta raccontata all’italiano medio, girando attorno ai problemi, vergognandosi della realtà dura e cruda dei fatti e delle circostanze che hanno portato anche agli scontri tra partigiani…

Ma andiamo ad analizzare quel periodo storico partendo dagli interessi geopolitici delle due superpotenze (America e Russia) che, dopo il periodo storico della colonizzazione (fatto di guerre e genocidi), decisero di espandere a livello mondiale la loro sfera d’influenza. Le guerre, insieme ai vari conflitti, avevano lo scopo di dominare e sottomettere i territori conquistati.

Anche l’Italia ha subito le conseguenze (stragi di stato, rapimento Moro) di questa smania di conquista e di potere. Con arroganza, la loro supremazia economica e militare (basi Nato) si è imposta in tutto il mondo…

Ma ritorniamo alla Storia …

Dopo la firma dell’armistizio dell’ 8 settembre 1943, in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti (partigiani bianchi) perché li considerano traditori e nemici della lotta di classe.

Tra il 1943 e il 1947 sono stati gettati, vivi e morti nelle foibe ( voragini naturali dell’Istria), quasi diecimila anticomunisti: fascisti e partigiani bianchi.

La violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa. Il conflitto tra partigiani bianchi e rossi prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra Italia e Jugoslavia.

Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica erano annesse al Reich tedesco.

Nel 1947, inizia la guerra fredda, cioè la contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi dopo la fine della II guerra mondiale, tra due blocchi internazionali, categorizzati come Occidente (gli USA, gli alleati della NATO e i Paesi amici, fondatori della gladio atlantica e della P2, ideatori del piano militare anticomunista Stay behind “strategia della tensione”) ed Oriente, o “blocco comunista” (l’Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi amici, fondatori della Gladio rossa, l’apparato militare clandestino del Pc).

Questa tensione dura da più di mezzo secolo, perché entrambe le nazioni si ricattano col terrorismo psicologico (e non solo) della disponibilità di armi nucleari che, dalle due parti, potrebbe distruggere l’intero pianeta. La loro competizione si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi in vari campi (economico, militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, psichiatrico, e anche sportivo).

Il 4 aprile 1949 negli States viene firmato a Washington il Patto Atlantico (piano militare anticomunista). A esso aderirono anche paesi non geograficamente atlantici (senza sbocchi sull’Oceano Atlantico) come l’Italia, la Grecia, la Turchia ed altri.

Nel conflitto strategico tra Usa e Urss, uno degli elementi principali fu la supremazia tecnologica (controllo sociale) col rafforzamento di armi di distruzione di massa nucleari d’inaudita potenza (bomba H) o il progresso in campo spaziale.

Solo in alcune occasioni la tensione a bassa intensità tra i due schieramenti prese la forma di conflitti armati, come la guerra di Corea, le guerre in Africa, la guerra del Vietnam, l’invasione sovietica dell’Afghanistan e gli scontri in America Centrale. Gran parte della guerra fredda si svolse invece attraverso conflitti indiretti, contro “nazioni surrogate”; in tali conflitti, le potenze maggiori operavano in buona parte armando o sovvenzionando i surrogati, come successe in Italia quando la Nato addestrò e sovvenzionò i gruppi di estrema destra come ‘ordine nuovo’, per attivare il piano militare della “strategia della tensione” iniziata con la strage di piazza fontana nel 1969….

Altri conflitti erano ancor più sotterranei, perpetrati attraverso atti di spionaggio, con spie e traditori che lavoravano sotto copertura da entrambe le parti, come nel caso del rapimento Moro, ucciso perché nel memorandum scritto durante la sua prigionia, rivelò un segreto di stato (desecretato negli anni ’90: spiegò che cosa era la gladio Rossa, la gladio nera e la gladio bianca…).

Il punto caldo del conflitto (tra le due potenze) in ambito europeo fu la Germania, e in particolare Berlino. Uno dei simboli più vividi della guerra fredda fu proprio il Muro di Berlino, che separava Berlino Ovest (controllata dalla Germania Ovest, assieme agli alleati di Francia, Regno Unito e Stati Uniti) dalla Germania Est, che la circondava completamente. Ad un tentativo di disimpegno iniziale intorno al 1950 col ritiro di circa 30.000 uomini dalla Germania, gli USA e la NATO fecero seguire delle esercitazioni annuali, denominate Reforger (REturn FORces to GERmany), per mantenere la loro supremazia.

Su cosa era la gladio bianca e nera atlantica o la gladio rossa, ormai sappiamo tutto ….., ma su chi erano i partigiani bianchi ne sappiamo meno, perché è ancora un argomento scomodo per il potere cattolico, una contraddizione storica che ancora oggi rimane oscura per la maggioranza delle persone ….

I partigiani bianchi:

Le formazioni bianche (di ispirazione monarchica) erano composte in gran parte da reparti dell’esercito e carabinieri, essi venivano foraggiati dagli alleati (patto atlantico). Nel 1956 la Cia e il Sifar, firmarono un accordo segreto per costruire la struttura italiana Gladio, associata al piano militare europeo Stay behind, assorbendo gran parte della formazione bianca dei partigiani dell’Osoppo.

Sia la Gladio Atlantica che la gladio rossa erano formate da una tecnostruttura a tre livelli non comunicanti tra loro.

Il piano militare della Gladio Atlantica prevedeva l’infiltrazione di partigiani bianchi nelle brigate comuniste (partigiani che infiltravano altri partigiani).

La tecnostruttura era suddivisa in 3 livelli:

– primo livello: paramilitari, mercenari e contact

– secondo livello: organizzazione interna; composta dal movimento (gruppi e formazioni)

– terzo livello: rappresentanti del contesto internazionale che utilizzavano la destra; infiltravano e manovravano la lotta armata di sinistra, per garantire gli equilibri di Yalta (anche l’America vi aderì) e dei loro servizi segreti (giochi sporchi).

 

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La C.I.A. compie 70 anni di trame occulte e porcherie…

Ricordiamoci che la loggia massonica P2 era formata da alti gradi dei servizi segreti delle 3 forze militari (aereonautica, esercito, e marina)…..

70 anni di potere occulto internazionale

La Cia nel 2016 compie 70 anni, l’agenzia di spionaggio americana per l’estero, considerata “l’ombra del potere” Usa (Nato – Stay Behind), un compleanno da terza età, ma che la vede ringiovanita dalle nuove sfide del terrorismo e della guerra cibernetica. E comunque sempre sulla ribalta della cronaca, anche se storicamente più nel male che nel bene, come confermano anche gli ultimi scandali di fine 2015: dalle presunte false informazioni ad Obama sull’Isis all’imbarazzante divulgazione da parte di Wikileaks di dati personali del suo potente capo, John Brennan, dopo l’hackeraggio del suo account di posta elettronica.

Ma lunga è la ‘lista nera’ dei misfatti e dei fallimenti dell’agenzia di intelligence con sede a Langley, in Virginia: colpi di stato, dall’Iran a vari Paesi sudamericani, uccisioni e tentati omicidi di leader politici stranieri, spionaggio interno come quello del Watergate. L’ ombra delle accuse di inefficienza alla Cia per la gestione della rivolta di Bengasi dell’11 settembre 2012, quando fu ucciso l’ambasciatore americano Chris Stevens: un episodio che ha messo non poco in difficoltà Barack Obama durante la sua seconda campagna elettorale e che continua a tormentare l’allora segretario di Stato Hillary Clinton nella sua corsa verso la Casa Bianca.

Fu l’allora presidente statunitense Harry Truman a creare nel gennaio 1946 ( nonostante la forte opposizione dei loro rivali, del Dipartimento di Stato dell’Fbi), il Central Intelligence Group – Cig, l’anno dopo diventa Cia con il National Security Act. La Cia di fatto sorse sulle ceneri dell’Office of Strategic Services (Oss), nato per la II guerra mondiale, e si trasformò subito in una micidiale arma politico-militare nell'”epoca d’oro” della guerra fredda, quando il suo principale nemico fu il Kgb sovietico. Una delle sue missioni principali, fu quella di contenere il comunismo in Europa dell’est sostenendo i gruppi anti comunisti, infiltrando e sabotando, soprattutto in Ucraina, Bielorussia e Polonia. La Cia ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l’influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948: un’ombra sporca che è arrivata sino al sequestro Moro….

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Tra le numerose critiche rivolte alla Cia del dopoguerra (in parte confermate da documenti riservati statunitensi e britannici desecretati) vi è quella di aver aiutato, reclutato e perciò protetto alcuni esponenti nazifascisti di alto grado, tra cui il maggiore Karl Hass, condannato all’ergastolo con Erich Priebke per l’Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione (Stay Behind – Stragi di stato) ….

Famigerate sono rimaste le operazioni clandestine, a partire dagli anni ‘50, per ribaltare governi nemici o pericolosi per gli Usa: nel 1953 in Iran fu deposto, insieme ai servizi segreti britannici, il governo democraticamente eletto di Mohammad Mosadeq, l’anno dopo toccò al presidente del Guatemala Jacovo Arbenz Guzman, che aveva toccato interessi legati direttamente all’allora segretario di stato Usa John Foster Dulles, fratello di Allen Dulles, capo della Cia. Un intervento, quest’ultimo, che produsse una lunghissima guerra civile. Tra le tante porcherie (trame occulte – geopolitiche) c’era ” anche l’attività cospirativa nei primi anni ‘70 contro il presidente socialista cileno Salvador Allende, deposto dal dittatore Augusto Pinochet, e negli anni ‘80 il sostegno ai Contras contro la giunta sandinista marxista, con l’amministrazione Reagan che violò il divieto del Congresso. Tra i fallimenti più imbarazzanti invece l’operazione per sbarcare alla Baia dei Porci a Cuba nel 1961.

Dopo lo scandalo spionistico del Watergate nel 1972, che costrinse il presidente Richard Nixon a dimettersi, il Congresso tentò di limitare poteri ed eccessi dell’agenzia. Ma nuovi scandali sono emersi anche recentemente: dal Cia-gate del 2003, che coinvolse alcuni funzionari del governo di George Bush colpevoli di aver rivelato notizie riservate sull’agente coperto Valerie Plame, alle “extraordinary renditions” seguite all’11 settembre. Tra queste il rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003 con la collaborazione dei servizi segreti militari italiani…

Servizi segreti: traffico e diffusione della droga come arma di controllo e di distruzione di massa

Nel corso dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, alcuni reparti della CIA si misero in contatto con diversi esponenti di spicco del mondo della droga mediorientale, tra cui Gulbuddin Hekmatyar, signore della droga afghano, nel tentativo di favorire la lotta dei ribelli e delle forze criminali contro i sovietici. Secondo lo storico Alfred W. McCoy, l’agenzia, nel contesto dell’invasione dell’Afghanistan, si preoccupò di creare amicizie e legami di collaborazione coi narcotrafficanti più influenti attraverso finanziamenti, armi, protezione politica e altri mezzi, spingendoli in compenso a lottare contro i comunisti e contemporaneamente a rendersi protagonisti indiretti del traffico dell’eroina e di altre droghe nel SudEst asiatico.

Nel 1993 la rete televisiva CBS rese pubbliche le accuse della DEA, l’ente statunitense antidroga, secondo la quale i servizi segreti americani si resero protagonisti dell’importazione di più di una tonnellata di cocaina proveniente dal Venezuela sul suolo americano. Secondo quanto descritto dal New York Times, la droga “della CIA” fu trafficata nelle principali metropoli della nazione. La vicenda risultò essere affine a un simile scandalo avvenuto ad Haiti con la salita al potere delle gerarchie militari, nel quale la CIA fu accusata di un traffico illegale di droga in collaborazione con le forze haitiane.

Un’altra vicenda che suscitò scandalo fu la scoperta che Ahmed Wali Karzai, fratello del presidente afghano neoeletto filoamericano Hamid Karzai (trafficante d’oppio nel Medio Oriente), era nel libro paga della CIA da otto anni (all’ottobre 2009). Karzai, sarebbe stato pagato per realizzare operazioni in alcune regioni dell’Afghanistan e reclutare forze paramilitari….

 

Guerra di potere per accaparrarsi le risorse energetiche

I conflitti globali sono sempre stati alimentati dal desiderio di ottenere petrolio e gas naturale (e i profitti che questi ultimi generano)…

 

Clinton minaccia Russia e Cina  

  

Nel 2015 Hillary Clinton minacciò la Russia e la Cina per il loro appoggio al governo del leader siriano Bashar Assad. “Cina e Russia pagheranno per l’appoggio ad Assad, perché stanno bloccando il progresso” diceva la Clinton.

Secondo gli americani infatti, spodestare il legittimo governo siriano avrebbe rappresentato un elemento di “progresso”. Lo stesso “progresso” che è stato portato in Afghanistan, Iraq e Libia, dove gli Usa sono intervenuti per defenestrare i talebani, Saddam Hussein e Muammar Gheddafi.

In Afghanistan hanno perduto la vita oltre 200.000 civili, e oggi il paese si ritrova in una situazione ben peggiore della precedente. I talebani controllano un territorio più ampio di quello che controllavano nel 2001. E la produzione di oppio è decuplicata. Niente male come bilancio.

La “guerra del golfo” combattuta da Bush padre, con le successive sanzioni internazionali, che hanno fatto mancare persino le medicine più essenziali, è costata la vita ad oltre 1.000.000 di civili. Altrettanti sono morti con la seconda guerra, proclamata da Bush figlio. E oggi il paese è ancora nel caos, parzialmente controllato anche dai miliziani ISIS.

Anche la Libia, come noto, dopo l’intervento franco-americano per buttare giù Gheddafi, è dilaniata da una sanguinosa guerra civile.

La stessa ricetta, Hillary Clinton e soci la proponevano anche per la Siria. Che da 4 anni è insanguinata da una guerra che contrappone il popolo e l’esercito siriano, ai miliziani mercenari dell’ISIS, provenienti un po’ da tutto il mondo. I cosiddetti “foreign fighters”.

Se Russia e Cina non avessero sostenuto l’esercito siriano, il paese sarebbe stato rapidamente conquistato dagli islamisti, armati e finanziati dalle potenze occidentali contro il governo di Assad. E oggi l’ISIS (a cui è stato consentito di crescere e rinforzarsi) sarebbe ancora più potente….

 

 

Storia dei servizi segreti. Dai faraoni alla Cia

Autore Krieger Wolfgang

Una storia documentata dei servizi segreti dai faraoni alla Cia, passando per Napoleone, l’Unione sovietica e le due Germanie. L’autore, ci permette di gettare uno sguardo nel funzionamento di uno strumento ambiguo e pericoloso, sempre in bilico tra esigenze di sicurezza e controllo sociale, attraverso abusi di potere, violazione dei diritti umani e manipolazione dell’opinione pubblica …..

 

EX AGENTI CIA: “I SERVIZI SEGRETI? UN MUCCHIO DI DELINQUENTI BUGIARDI! IL PRESIDENTE OBAMA NON È UN UOMO LIBERO

 

Il caso Moro , servizi segreti e CIA , depistaggi

 

Come funzionano i servizi segreti

 

Gladio – Stay Behind Italia – L’esercito segreto della NATO

 

Strategia della Tensione (SEGRETI di STATO) – anni di piombo

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Dittatura dei sevizi segreti e soldati pedofili, comunità lager e bambini disabili torturati

Servizi segreti: dittatura militare con poteri occulti sovranazionali…

Basta armi, basta guerre, basta soprusi!

18 gennaio 2016

È stato completamente scagionato l’alto funzionario delle Nazioni Unite Anders Kompass, accusato di aver passato documenti riservati dell’Onu alle autorità di Parigi sugli abusi sessuali compiuti dai militari francesi sui bambini della Repubblica Centrafricana. Una Ong della capitale Bangui, nel 2014, aveva denunciato le violenze sessuali nelle aree dove era presente la missione dell’Onu. Nell’indagine che ne era scaturita erano coinvolti soldati del Ciad, della Guinea Equatoriale e della Francia, quest’ultima presente con truppe fuori della missione Onu. In luglio il rapporto era arrivato anche a Ginevra, sul tavolo di Kompass che si era accorto però che a nulla serviva il documento. Non vennero presi provvedimenti per mettere fine agli abusi. Tutto restò così com’era.

Kompass decide allora di agire di propria iniziativa, contatta l’ambasciata di Francia a Ginevra e nel giro di poco tempo il governo transalpino gli chiede il rapporto, promettendogli di non rivelare la fonte. A questo punto parte l’indagine francese e con essa uno scandalo che mette in cattiva luce il palazzo di vetro. E’ caccia all’uomo, ma dura poco perché Kompass non si tira indietro. Anzi, rivendica il suo gesto. Questo gli costa una pesante indagine interna disciplinare e la sospensione dal servizio.

L’assoluzione di Kompass arriva a poche settimane da un rapporto di una commissione indipendente (voluta dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, sugli abusi sessuali sui bambini della Repubblica Centrafricana) che ha stabilito che Kompass non aveva fatto niente di sbagliato passando alla Francia un documento riservato che conteneva le interviste con le vittime e le descrizioni degli autori degli abusi. La commissione ha condannato “l’enorme fallimento delle Nazioni Unite” nella sua inerzia nel combattere gli abusi sessuali nella Repubblica Centrafricana.

 

Dittatura e strapotere militare

16 gennaio 2016

ROMA – La Corte di appello di Lisbona concede l’estradizione in Italia dell’ex agente della Cia Sabrina De Sousa, condannata in via definitiva a 7 anni di reclusione per il sequestro dell’imam egiziano Hassan Mustafa Osama Nasr, alias Abu Omar, (uno dei più noti casi di extraordinary rendition, consumato a Milano il 17/2/2003 con la decisiva collaborazione del Sismi, servizio segreto militare, di Nicolò Pollari) e la decisione riapre il pasticciato sulla vicenda tra Roma e Washington alla vigilia della visita che vedrà in febbraio negli Stati Uniti il presidente della rep. Sergio Mattarella.

La De Sousa, 60 anni, doppia cittadinanza (statunitense e portoghese), era stata arrestata dalla polizia portoghese lo scorso ottobre all’aeroporto di Lisbona in forza di un mandato di arresto europeo datato agosto 2006 (quando la donna, insieme ad altri 24 agenti della Cia era ricercata dalla Procura di Milano), mentre stava per imbarcarsi su un volo per l’India, dove avrebbe dovuto raggiungere la madre. E da quel momento la sua vicenda ha rimesso in discussione l’accordo (mai reso pubblico, ma di fatto documentato dalle decisioni assunte nel tempo dalla presidenza della rep. e dal ministero della giustizia italiani) con cui il nostro Paese ha sin qui garantito che né la Sousa, né gli altri 25 cittadini americani (24 agenti della Cia e un ufficiale dell’aviazione) condannati in via definitiva per il sequestro Abu Omar, abbiano scontato o sconteranno un solo giorno di carcere. La decisione della Corte di Appello di Lisbona, per quel che ha annunciato il legale della Sousa, Manuel de Magalhaes e Silva, verrà impugnata dinanzi alla Corte Suprema portoghese e, ha aggiunto l’avvocato, «sottoposta se necessario alla Corte Costituzionale». Dunque, la sua efficacia resta per il momento congelata. Ma questo, evidentemente, non sposta la sostanza e i termini della questione per quanto riguarda l’opacissima quanto fragilissima soluzione che al caso hanno deciso di dare Roma e Washington. E di cui è utile ricordare i termini e i modi.

Per sei anni, a partire dall’estate del 2006, quando la vicenda esplode con la richiesta di arresto della magistratura milanese dei 26 agenti della Cia coinvolti nel sequestro di Abu Omar (e la conseguente emissioni di altrettanti mandati di arresto europei), 5 diversi ministri della giustizia che si succedono a Largo Arenula, a dispetto delle maggioranze di appartenenza, si rifiutano di dare corso alla richiesta di cattura internazionale a fini di estradizione avanzata dall’allora procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro.

Rimangono infatti inerti Roberto Castelli, quindi Luigi Scotti (Governo Prodi), Angelino Alfano (Governo Berlusconi), Nitto Palma (Governo Berlusconi) e Paola Severino (Governo Monti). Almeno fino al 21 dicembre del 2012, quando la Cassazione rende definitive le condanne per 25 agenti della Cia e un ex ufficiale dell’aviazione Usa. Con pene che, in un caso, arrivano a 9 anni di reclusione (Bob Lady, ex capocentro di Langley a Milano) e in tutti gli altri a 7 anni. A quel punto, proprio il ministro Severino interviene con una circolare in cui si prova a soddisfare la richiesta di Washington di non dare corso all’esecuzione delle condanne. L’allora ministro della Giustizia stabilisce infatti, in nome di «un criterio di ragionevolezza della procedura» e «richiamando un decreto ministeriale del 2000», che, nel caso Abu Omar, le ricerche internazionali ai fini di estradizione per una pena che è diventata nel frattempo definitiva debbano valere per il solo Bob Lady e non per gli altri 25 condannati. E questo perché, alleggerite dall’indulto di 3 anni approvato nel frattempo dal Parlamento, le pene non supererebbero la soglia dei 4 anni. Limite entro il quale il nostro governo ritiene che sia appunto “irragionevole” chiedere l’estradizione per l’esecuzione della pena.

E’ una gabola che è un eufemismo definire discutibile (non fosse altro per la gravità del reato e perché sconfessa la risoluzione con cui, nel febbraio 2007, il Parlamento Europeo aveva “deplorato” la passività del governo italiano nella vicenda Abu Omar), che trova tuttavia disattenta l’opinione pubblica e, di fatto, complice anche il tempo che è trascorso, passa sotto silenzio. Ed è comunque una gabola che garantisce la promessa di sostanziale impunità fatta agli Stati Uniti e a cui si adeguano, di lì in avanti, anche il ministro Annamaria Cancellieri e l’attuale guardasigilli Andrea Orlando. Anche perché, nel frattempo, si muove di conserva anche la presidenza della rep. Nell’aprile del 2013, Giorgio Napolitano concede infatti la grazia a Joseph Romano (l’ufficiale dell’aviazione statunitense condannato con gli agenti della Cia). Quindi, nel dicembre scorso, il presidente Sergio Mattarella, osservando che «con l’amministrazione Obama si è interrotta la pratica delle extraordinary renditions» e «al fine di riequilibrare le pene inflitte dai giudici», firma (con il parere favorevole del ministro della giustizia e quello contrario della Procura generale di Milano) due nuovi decreti di “grazia” parziale per altrettanti ex agenti Cia. Il primo nei confronti di Betnie Medero per la pena ancora da espiare (tre anni di reclusione), estesa anche alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il secondo, a beneficio di Robert Seldon Lady, condannato a 9 anni di reclusione. La grazia parziale, in questo caso, è di 2 anni che, sommati ai 3 di indulto, lo portano alla soglia dei 4 anni per i quali, come si è visto, il nostro ministero della giustizia ha deciso dal 2012 di non impegnarsi a chiedere la cattura internazionale a fini di estradizione.

Insomma, la faccenda sembra definitivamente chiusa. Fino, appunto, all’arresto della Sousa. Un “imprevisto” figlio di quel primo, “dimenticato” mandato di arresto europeo, strumento che sfugge alla volontà politica degli stati membri dell’Unione, e che riapre la questione. Non fosse altro perché, in assenza di un nuovo provvedimento di grazia, qualora l’estradizione venisse alla fine confermata dalle corti superiori portoghesi, la donna dovrebbe scontare 4 anni di carcere in Italia. La Sousa, continua a protestarsi innocente (sostenendo che il giorno della abduction di Abu Omar a Milano era a sciare a Madonna di Campiglio) e, nei mesi scorsi, ha concesso una lunga intervista all’americano ‘Vice’ evocando “accordi tra stati” intervenuti nel caso Abu Omar. Parole che sollecitano Armando Spataro (oggi procuratore capo di Torino) ad «augurarsi che, in caso di conferma dell’estradizione, la Sousa si decida finalmente a raccontare ai giudici italiani quello che sa sulla vicenda Abu Omar e che, sin qui, ha ritenuto di dover riferire solo alla stampa americana».

 

Bambini disabili: repressione, violenze disumane e torture

18 gennaio 2016

LICATA (AGRIGENTO). C’era chi veniva incatenato al letto per ore ed ore. Chi, dopo essere stato scoperto a mangiare una merendina, veniva legato mani e piedi con lo scotch ad una sedia e veniva coperto con un lenzuolo mentre alcuni operatori lo prendevano a schiaffi. Chi, ancora, veniva rinchiuso in una piccola stanza per intere giornate senza cibo e chi veniva costretto a mangiare i propri escrementi. Otto indagati, un arresto, tre divieti di dimora e un provvedimento di interdizione. L’operazione “Catene spezzate”, ha fatto luce su quella che sarebbe dovuta essere una comunità per minori disabili, ma che in realtà era un vero e proprio lager dove gli ospiti erano costretti a subire continue violenze e a mangiare talvolta cibi scaduti e mal conservati.

Una delle ragazzine ospiti di quel centro, sentita dagli inquirenti, la chiamava proprio “la casa degli orrori”. Le indagini sono partite grazie alle insegnanti della scuola che frequentavano i ragazzi disabili: durante alcuni compiti di artistica, infatti, una ragazzina ha realizzato un disegno che ha immediatamente insospettito gli insegnanti. Streghe, bambini legati ai letti, persone che picchiavano bambini. Tutti elementi che hanno convinto i professori a chiamare immediatamente i carabinieri dopo aver registrato con uno smartphone i racconti delle vittime e dopo aver fotografato le ferite che alcuni di loro avevano sui polsi.

In manette è finita Caterina Federico, trentaduenne di Licata, assistente sociale e responsabile della casa per minori di Licata. Tra gli indagati anche Salvatore Lupo, presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento),

L’indagine è stata coordinata dal procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Alessandro Macaluso, che hanno consentito di intercettare anche alcune telefonate tra gli operatori del centro che hanno lasciato pochi dubbi. Parlavano tra di loro come “calmare” gli animi dei ragazzi e si confrontavano su come poter agire.

In uno dei casi scoperti dagli inquirenti, una ragazza è stata costretta a mangiare i propri escrementi come “punizione”. Un altro, invece, è stato legato con catene e lucchetti alla struttura metallica del proprio letto. Fatti che, grazie ai racconti e ai disegni realizzati a scuola da una delle vittime. All’interno della struttura veniva utilizzata acqua contaminata da batteri coliformi.

Nel video di qualche mese fa, sempre a Licata, un’altra denuncia di abusi ai minori:

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Vecchie stragi di stato massomafiose e nuove destre che escono dalle fogne…

Massomafia: stato fascista e stragista….

https://www.youtube.com/watch?v=qqIu81NZgfk

15 gennaio 2016

La desecretazione degli atti sulle stragi in Italia si sta tramutando in un nuovo “depistaggio”. Insomma, in una beffa, “in una presa in giro non solo per le vittime ma anche per tutti gli italiani”, protesta Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 e deputato Pd. Bolognesi è in prima linea sulla questione da tempo e, di recente, si è anche scontrato col ministro Maria Elena Boschi: lui sosteneva che ci fossero apparati che boicottavano la desecretazione, il ministro ha smontato questa sua teoria….

Le associazioni dei parenti delle vittime hanno anche pensato di istituire una borsa di studio per vigilare sulla desecretazione e oggi che viene annunciata l’uscita dei cassetti di 92.000 documenti insorgono una volta di più. Prima di natale avevano anche scritto al premier dicendosi pronti a iniziative “pubbliche”, di piazza, per contestare l’iter della desecretazione e ora questa prospettiva si rafforza: a fine mese ci sarà una conferenza stampa congiunta di tutte le associazioni che annunceranno come intendono far sapere agli italiani che il governo li sta “prendendo in giro”. Infatti, dice Bolognesi in un comunicato, “ai familiari delle vittime di stragi non risulta che i Servizi abbiano versato tutti i documenti custoditi presso i loro archivi. Come segnaliamo da quasi due anni, il valore politico e civile della Direttiva è stato svuotato dall’opacità delle modalità adottate dagli enti interessati al versamento”. E Bolognesi ricorda ancora una volta che “tra le lacune rilevate” c’è “il rifiuto, da parte dei Servizi, di depositare i fascicoli personali degli esecutori e dei depistatori delle stragi, utili ad acquisire possibili collegamenti con i mandanti degli eccidi”….

All’ultima riunione col sottosegretario Claudio De Vincenti, aggiunge Bolognesi, “alle nostre associazioni, che chiedevano spiegazioni, i vertici dei Servizi si sono limitati a rispondere che ‘la Direttiva prevede un versamento per argomento e non per nominativo. E non è così (afferma Bolognesi) se la Direttiva prevede il versamento di tutti i documenti sulla strage di Bologna è logico ed oggettivo che tra questi sono compresi i fascicoli personali di chi l’ha eseguita e ne ha depistato le indagini. Omettere di versare informazioni così importanti per arrivare alla completa verità sulle stragi, non solo è un insulto alle vittime, ma anche un nuovo depistaggio”.

La desecretazione degli atti è uno degli impegni presi dal Governo e rilanciato in piazza lo scorso 2 Agosto a Bologna, assieme agli impegni sul reato di depistaggio e gli indennizzi alle vittime; in tutto quattro temi su cui è stata avviata una petizione che ha raccolto 2.324 adesioni. Eppure, “degli impegni presi dal Governo a Bologna non ce n’è uno che va per il verso giusto. Io (promette Bolognesi all’agenzia Dire) dalla prossima settimana ricomincio a martellare sul reato di depistaggio”, approvato alla Camera e fermo in commissione Giustizia al Senato dal 31 luglio scorso; l’esame non è nemmeno iniziato. In Legge di stabilità, invece, non ci sarebbero i benefici previdenziali per le vittime. “Purtroppo non c’è differenza tra questo governo e i precedenti. Anzi, una sì: quelli prima almeno te lo dicevano in faccia che non avrebbero fatto nulla”, conclude sconsolato Bolognesi.

 

Fascismo braccio armato dei servizi segreti…

La Strage di stato del 2 agosto 1980

https://www.youtube.com/watch?v=yEUGUSD7kFY

La strage di Bologna, compiuta la mattina di sabato 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, è stato un atto terroristico organizzato da apparati paramilitari clandestini italiani (stay behind); un piano militare, con poteri massomafiosi e geopolitici, chiamato “strategia della tensione” …..

Come esecutori materiali furono individuati dalla magistratura alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), tra cui Giuseppe Valerio Fioravanti. Furono rilevati collegamenti anche con la criminalità organizzata e i servizi segreti ‘deviati’…..

Nell’attentato rimasero uccise 85 persone ed oltre 200 rimasero ferite. Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi (per cui vennero condannati Licio Gelli, capo della loggia massonica occulta e deviata dei servizi segreti della P2, Pietro Musumeci generale del SISMI, Giuseppe Belmonte agente dei servizi segreti deviati del Sismi e Francesco Pazienza faccendiere e agente dei servizi segreti deviati coinvolto nel crac dell’Ambrosiano ( Massomafia cattolica).

Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d’aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell’ala ovest dell’edificio. La bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 (provenienza Nato) detta “Compound B”, potenziata da 18 kg di gelatinato – nitroglicerina.

L’esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d’altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest, allo scopo di aumentarne l’effetto.

Nei giorni successivi, la centrale Piazza Maggiore ospitò imponenti manifestazioni di sdegno e di protesta da parte della popolazione e non furono risparmiate accese critiche e proteste rivolte ai rappresentanti del governo, intervenuti il giorno 6 ai funerali delle vittime celebrati nella Basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono riservati al presidente Sandro Pertini, giunto con un elicottero a Bologna alle 17:30 del giorno della strage, che in lacrime affermò di fronte ai giornalisti: «Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia»…..

La posizione ufficiale sia del governo italiano (allora presieduto dal Senatore democristiano, capo dei servizi segreti deviati Francesco Cossiga) sia delle forze di polizia fu quella di depistare le indagini attribuendo lo scoppio a cause fortuite, ovvero all’esplosione di una vecchia caldaia sita nel sotterraneo della stazione…. Già il 26/8/1980 la Procura della Repubblica di Bologna emise 28 ordini di cattura nei confronti di militanti di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari: Roberto Fiore e Massimo Morsello, Gabriele Adinolfi, Francesca Mambro, Elio Giallombardo, Amedeo De Francisci, Massimiliano Fachini, Roberto Rinani, Giuseppe Valerio Fioravanti, Claudio Mutti, Mario Corsi, Paolo Pizzonia, Ulderico Sica, Francesco Bianco, Alessandro Pucci, Marcello Iannilli, Paolo Signorelli, PierLuigi Scarano, Francesco Furlotti, Aldo Semerari, Guido Zappavigna, GianLuigi Napoli, Fabio De Felice, Maurizio Neri. Vengono subito interrogati a Ferrara, Roma, Padova e Parma. Tutti saranno scarcerati nel 1981.

Lentamente e con fatica, attraverso una complicata e discussa vicenda politica e giudiziaria, e grazie alla spinta civile dell’associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, si giunse ad una sentenza definitiva della Corte di cassazione il 23 novembre 1995. Vennero condannati all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (braccio destro della P2), l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vennero condannati per il depistaggio delle indagini.

Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e 4 anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo condannato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Eventuali mandanti della strage, avevano un ipotetico movente simile a quello degli altri attentati della ‘strategia della tensione’ (destabilizzare per instaurare un regime autoritario).

Nel 1984, Vincenzo Vinciguerra, terrorista neofascista di Ordine Nuovo e poi di Avanguardia Nazionale (il gruppo diretto da Stefano Delle Chiaie, già coinvolto nelle indagini sulla strategia delle tensione e attivo nel golpismo della CIA in America latina), condannato e reo confesso per la strage di Peteano in cui vennero uccisi tre carabinieri, ha inoltre reso dichiarazioni spontanee ai magistrati (non motivate dall’avere sconti di pena come quelle dei “pentiti”, per questo ritenute più attendibili) sui coinvolgimenti dell’estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo a Bologna, ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come Organizzazione Gladio, e ai suoi settori deviati; queste allusioni e rivelazioni furono da lui ripetute in varie interviste successive. Ha inoltre paragonato la dinamica a quella di due tentate stragi, fallite: quella del 28/8/1970 alla stazione di Verona e quella di Milano del 30/7/1980; ha poi affermato la colpevolezza di Mambro e Fioravanti nella strage del 2 agosto (e quindi il fatto che anche i NAR furono spinti a partecipare alla strategia della tensione, come era accaduto agli altri gruppi di estrema destra, in cambio di protezione), e che, a suo parere, avrebbero avuto coperture politiche anche da parte del Movimento Sociale Italiano e dei suoi eredi diretti, e queste pressioni (di persone che poi avrebbero avuto importanti ruoli governativi e amministrativi negli anni ’90 e 2000) attribuisce, sempre secondo il suo personale parere, i benefici di legge a loro concessi, nonostante i numerosi ergastoli comminati. Vinciguerra non sarà testimone diretto nel processo di Bologna. Vinciguerra sconta l’ergastolo da più di 30 anni, dal 1979, attualmente nel carcere di Opera; non ha ricevuto gli sconti di pena possibili dopo 26 anni né ha mai avuto lo status di “collaboratore di giustizia”, ma è divenuto uno dei più convinti accusatori dei neofascisti nella strategia della tensione. Egli sostiene, come molti altri, che Bologna fu un tentativo di depistaggio per i fatti di Ustica e si definisce “fascista” anziché “neofascista” per marcare la differenza, sostenendo che le stragi non sono fasciste ma “di stato” e “atlantiche” (nonostante l’accertata manovalanza di estrema destra, gli obiettivi non erano prettamente ideologici).

A metà luglio del 1980, il colonnello Amos Spiazzi, già coinvolto nel golpe Borghese e nella Rosa dei venti, poi incarcerato, viene incaricato dal SISDE di indagare sulla riorganizzazione dei gruppi eversivi di estrema destra. Spiazzi andò a Roma per incontrare un “informatore” neofascista, Francesco Mangiameli detto Ciccio. Mangiameli avrebbe raccontato a Spiazzi dell’omicidio di Mario Amato e di un progetto per assassinare il giudice che indagò su piazza Fontana, Giancarlo Stiz. Mangiameli afferma di essere stato incaricato da Stefano Delle Chiaie (che poi verrà accusato dai depistatori, o meglio, saranno due uomini legati al suo gruppo internazionale le vittime del depistaggio; Delle Chiaie sarà assolto, come per le altre stragi) di reperire armi ed esplosivo ad ogni costo e afferma che per i primi di agosto era previsto un attentato di enormi proporzioni, come si era detto già da parte di detenuti neofascisti. Il depistaggio di Licio Gelli invece non avrebbe dovuto coinvolgere Delle Chiaie in prima persona o deviare dalla pista neofascista, ma fabbricare due colpevoli stranieri, personaggi minori del gruppo degli ex Avanguardia Nazionale. Gelli e Delle Chiaie erano amici e frequentavano alcune logge massoniche ‘deviate’ e la criminalità organizzata, non solo la P2 la loggia massonica dei servizi segreti, di cui Gelli era il Maestro Venerabile.

Per quanto riguarda la criminalità comune, la Banda della Magliana partecipò ai depistaggi con la P2, ed ebbe rapporti coi servizi segreti e con l’eversione nera. Il faccendiere romano Gennaro Mokbel, vicino alla banda e alla ‘ndrangheta, alla massoneria deviata e al neofascismo (oltre che conoscente di numerosi importanti uomini politici, tra cui Marcello Dell’Utri), affermò in un’intercettazione del 2010 di aver pagato 1 milione e 200mila euro per far uscire di prigione Francesca Mambro e Valerio Fioravanti; egli ebbe numerosi contatti telefonici, anche successivi alla loro scarcerazione, coi due ex terroristi neri…

L’operazione viene descritta su tre diversi livelli: gli esecutori materiali (i NAR), il livello intermedio dei vecchi ordinovisti (tra cui gli indagati Massimiliano Fachini e Paolo Signorelli), i mandanti occulti e ispiratori (la P2, servizi segreti deviati, ambienti politici, strutture come quella che verrà poi identificata come Gladio)….

Secondo alcuni, come Giovanni Pellegrino (deputato dei Democratici di Sinistra ed ex presidente della Commissione parlamentare stragi), il movente non sarebbe la strategia della tensione e la spinta verso una svolta a destra, ma altri contrasti di potere, che siano stati internazionali tra NATO e Patto di Varsavia, tra Israele e Palestina, o tra USA e Libia, con l’Italia in posizione ondivaga, che si trovò in mezzo a questa “guerra segreta“; sia interni, come minaccia per silenziare chi sapeva qualcosa sulle bombe del 1969-1974, ad esempio come faida interna alla P2.

Se i neofascisti dei NAR collocarono l’esplosivo militare in nome dello “spontaneismo armato” e della loro ideologia (esplosivo fornito dai servizi segreti deviati e da settori eversivi di Gladio), furono spinti da qualcuno più in alto (il che spiegherebbe la mancata rivendicazione), e la P2 e lo stesso SISMI depistarono (ai danni di un altro neofascista, Stefano Delle Chiaie) per motivi poco chiari, c’è chi ipotizza anche che la bomba fu un’azione diversiva per sviare l’attenzione da alcuni scandali del periodo: il crack finanziario del banco Ambrosiano, la bancarotta e la caduta del faccendiere Michele Sindona (colluso con la mafia e la P2, e, secondo Luigi Cipriani, deputato di Democrazia Proletaria, anche finanziatore della strategia della tensione fino al 1974), l’affacciarsi degli attacchi di Cosa nostra contro lo stato e le indagini che avrebbero condotto agli elenchi dei piduisti, ritrovati a Castiglion Fibocchi, tutti casi in cui venne coinvolta la loggia massonica eversiva diretta da Gelli, il cui scopo era l’instaurazione di una repubblica presidenziale liberale bipartitica anticomunista, con tratti di autoritarismo e controllo dei mass media.

 

L’Associazione dei Familiari delle Vittime delle Strage di Bologna ha sempre sostenuto che, come in altre stragi analoghe, chi posizionò la bomba era solo un esecutore di ignoti mandanti. Il presidente dell’associazione, ha affermato che essi vanno cercati nelle istituzioni dell’epoca e in gruppi come la P2….. Egli afferma che Licio Gelli diede 10 milioni di dollari a persone dei servizi segreti e ad appartenenti all’Organizzazione Gladio, prima e dopo il 2 agosto 1980.

Bolognesi ha prodotto con Roberto Scardova, il libro “Stragi e mandanti. Sono veramente ignoti gli ispiratori dell’eccidio del 2/8/1980 alla stazione di Bologna?” (2012) in cui viene ipotizzata un’unica strategia anticomunista internazionale, attuata in Grecia con la dittatura dei colonnelli, in Italia con la strategia della tensione, comprendente falsi golpe di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in America latina coi colpi di stato (golpe in Cile, dittatura argentina appoggiata dalla P2, ecc.) dell’Operazione Condor (della quale l’Operazione Gladio fu l’equivalente europea), con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani, importanti politici stranieri e, localmente, italiani. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della II guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata Noto Servizio o “Anello”. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall’estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della Libia di Gheddafi, in affari segreti col governo Andreotti e con l’ENI di Eugenio Cefis) e da faccendieri italiani.

È da tenere in considerazione il fatto che il 27/6/1980, ovvero 35 giorni prima della strage della stazione, da Bologna era partito l’aereo DC9 Itavia volo IH870 per Palermo, che fu misteriosamente abbattuto al largo di Ustica provocando la morte di 81 persone. Le versioni ufficiali hanno sempre tenuto le due stragi separate al punto che tuttora per l’opinione pubblica italiana i due fatti appaiono slegati da qualsiasi fattore o nesso comune. Esiste tuttavia, la possibilità che alcuni servizi segreti (CIA, Mossad) avessero provocato la strage di Bologna al fine di mettere sotto pressione il governo italiano e il suo filoarabismo (“lodo Moro“), in quanto considerato ambiguo e controproducente agli interessi atlantici. Tale filoarabismo dello stato italiano avrebbe suggerito la protezione del Colonnello Gheddafi nel presumibile attacco subito nei cieli di Ustica il 27 giugno di quella stessa estate. Questo spiegherebbe la copertura successiva e la deviazione delle indagini sulla strage da parte dello stato italiano.

Un’ipotesi nota riguarda il cosiddetto “lodo Moro”, del quale parla anche lo stesso Aldo Moro nel memoriale della prigionia, riguardante un accordo segreto con la dirigenza palestinese, trattato dal colonnello del SISMI Stefano Giovannone. Tra il 1999 e il 2006, durante i lavori istruttori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (XIII legislatura, 1996-2001) e poi della Commissione d’inchiesta concernente il «dossier Mitrokhin» e l’attività d’intelligence italiana (XIV legislatura, 2001-2006) sono emersi elementi inediti sui collegamenti internazionali del terrorismo italiano e sulle reti dei servizi segreti dell’ex blocco sovietico e dei principali Paesi arabi come Siria, Libano, Libia, Yemen del Sud e Iraq, una rete di rapporti accennati anche, ad esempio, dall’infiltrato criminologo borghese Senzani, in un biglietto manoscritto ritrovato nei documenti delle BR. Il capo brigatista Giovanni Senzani attribuirebbe, probabilmente secondo quanto riferito da Abu Ayad (un membro del gruppo terroristico Settembre Nero), la strage (assieme all’attentato alla sinagoga di Parigi e quello alla SIOT di Trieste) alla regia del KGB, che tramite la STASI (polizia politica della Germania Est) finanziava il gruppo di Carlos e la causa palestinese del FPLP:

Il lodo Moro sarebbe stato coperto dai depistaggi in altre situazioni, come nel caso dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni, scomparsi e probabilmente rapiti e poi assassinati (forse dalla frangia OLP-Fplp di George Habbash) in Libano il 2 settembre 1980, mentre indagavano a Beirut sui legami tra servizi segreti, terrorismo e organizzazioni palestinesi. Cossiga afferma che lo stesso Habbash gli mandò un telegramma dopo il sequestro dei missili di Ortona nella macchina di Daniele Pifano, leader di Autonomia Operaia, per avvisarlo che l’Italia stava rompendo l’accordo e violando i patti. Il terrorismo arabo-palestinese si rese responsabile di due stragi sul territorio italiano, entrambe a Fiumicino: nel 1973 (prima della stipula dell’accordo) e nel 1985 (dopo la rottura). Inoltre nel 1984 (15 febbraio), su richiesta dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, con la quale i brigatisti collaboravano da anni, le BR-PCC uccisero a Roma Leamon Ray Hunt, il comandante in capo della Sinai Multinational Force and Observer Group.

Giovanni Spadolini si dichiarò convinto della pista libica, in un’interrogazione parlamentare del 4 agosto quando si capì che era detonata una bomba e non una caldaia, ma Cossiga dichiarò subito la strage come “fascista”, apparentemente senza prove certe (all’epoca di questa affermazione), ritrattando alcuni anni dopo accusando il terrorismo palestinese. Lo stesso depistaggio dei servizi segreti e della P2, sarebbe servito ad indicare la pista del fascismo, anche se non quella dei NAR ma quella “internazionale”, per scagionare la Libia ed evitare incidenti diplomatici, poiché Gheddafi aveva importanti partnership commerciali e petrolifere con l’ENI e la FIAT, nonché quote di partecipazioni azionarie. Il leader libico coltivava anche buoni rapporti con Giulio Andreotti. L’ex spia e faccendiere Francesco Pazienza, condannato a 13 anni per i depistaggi verso la pista neofascista, ha sostenuto questa tesi in interviste concesse dopo la scarcerazione, affermando che anche il procuratore Domenico Sica propose la pista libica, rivelando il motivo per cui Gelli volle depistare, e cioè la difesa degli interessi finanziari e petroliferi italiani col regime di Gheddafi, poiché “coinvolgerla (la Libia)”, sempre secondo la “confessione” dell’ex agente nell’intervista a Milena Gabanelli, «in quel momento avrebbe voluto dire tragedia per la Fiat e per l’Eni».

Con una direttiva del 22/4/2014, tutti i fascicoli relativi a questa strage non sono più coperti dal segreto di stato e sono perciò liberamente consultabili da tutti….

 

Estrema destra braccio armato dei servizi segreti ….

15 gennaio 2016

Anche Bologna ospiterà un raduno europeo degli esponenti di estrema destra eletti nelle amministrazioni locali. A organizzarlo e annunciarlo via Facebook per martedì 19 gennaio, è il movimento Alliance for peace and freedom (Apf), guidato dal leader di Forza Nuova Roberto Fiore. Come si legge sul profilo Facebook dell’organizzazione, si tratta di una “prima riunione organizzata per i rappresentanti patriottici che sono stati eletti come consiglieri, sindaci o membri dei parlamenti regionali”. Immediate le reazioni. “Ma non hanno niente di meglio da fare nella vita che rompere le palle a questa città?”, sbotta il sindaco Virginio Merola. Mentre il Pd avverte: “Rispetto per la Resistenza”.

“Costruire una rete”. L’appuntamento del 19 gennaio, spiega il movimento di estrema destra, “mira a stabilire una rete europea a livello istituzionale“. Per questo sarà creata “una newsletter mensile per agevolare lo scambio di informazioni all’interno della rete” e sarà redatto “un manuale che indica come un rappresentante patriottico dovrebbe agire nelle istituzioni locali”. L’Apf è nata di recente, il 4/2/2015, ed è formata da rappresentanti di partiti e movimenti ultranazionalisti e di estrema destra di 10 Paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia (Alba Dorata), Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia. Proprio Forza Nuova sarà oggi, 16 gennaio, in piazza a Modena con un presidio alle 14.30 in pieno centro storico. Una manifestazione contestata da più parti, a partire dal sindaco Giancarlo Muzzarelli.

 

Allerta allerta, i fasci stanno uscendo dalle fogne!!!

Fascisti sbirromafiosi, massoni e trame occulte geopolitiche…

15 gennaio 2016

Un convegno nazifascista europeo al Palazzo delle Stelline a Milano. È la “sorpresa” che potrebbe andare in scena domenica 24 nell’antica struttura quattrocentesca di corso Magenta. I responsabili di Alliance for peace and freedom (il coordinamento paneuropeo che riunisce, tra gli altri, Forza Nuova, Alba Dorata greca, l’Npd tedesca e il British unity, tutte formazioni di matrice e ispirazione neofascista e antisemita) hanno formalmente richiesto una sala della struttura che ospita un hotel e un centro convegni.

Il convegno milanese (che stando alla pagina Facebook della stessa Alliance sarebbe preceduto da un primo meeting a Bologna il 19) si terrebbe a sole 72 ore dalla data del 27 gennaio: la giornata in cui si ricorda lo sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali e degli oppositori politici nei campi di concentramento nazisti.

Si prospetta dunque un nuovo sfregio nel cuore della città medaglia d’oro per la Resistenza? Un’altra provocazione, ancora una volta con teatro Milano? Non solo: se il convegno sarà confermato (alle Stelline o in altro luogo) significherebbe che a fine gennaio, nell’arco di pochi giorni, dal 24 al 28, nel capoluogo lombardo si terrebbero ben due appuntamenti clou per gli ambienti dell’estrema destra: il convegno di Alliance, il 24, e, il 28, l’assemblea pubblica promossa dalla Lega in un albergo cittadino (tenuto ancora nascosto) con Marine Le Pen. Assemblea alla quale stanno già confermando la propria partecipazione esponenti di diversi gruppi dell’estrema destra milanese e lombarda.

Un appello alle istituzioni arriva dall’Osservatorio democratico sulle nuove destre: “Chissà se il sindaco e i candidati alle primarie del centrosinistra, tra cui il vicesindaco, se ne accorgeranno….

Ci auguriamo (si legge in un comunicato) che da parte di tutti (in primis chi ha il compito di vietare manifestazioni e raduni di partiti che richiamandosi al fascismo e all’antisemitismo sono palesemente fuorilegge) ci sia una sensibilità. E che non vengano concessi spazi a chi propaganda il razzismo, l’odio, l’antisemitismo“.

Procede intanto la campagna con petizione online per chiedere ai vertici dello stato lo scioglimento di tutti i gruppi di chiara ispirazione fascista e nazista che da anni organizzano feste, manifestazioni e convegni (anche e soprattutto) a Milano e in Lombardia….

 

Strategia della tensione, una tecnica di governo per i momenti di crisi

di Fabio Damen

http://www.rivistapaginauno.it/Strategia-tensione-tecnica-governo.php

 

Voi avete paura dell’ insurrezione.

La si farà quando il popolo lo vorrà

e non quando la polizia ne avrà bisogno.

Louise Michel

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Repressione e controllo sociale

Si riapre il processo ai 4 poliziotti che uccisero Ferrulli

14 gennaio 2016

Si riapre in appello il processo a carico di 4 poliziotti sulla morte di Michele Ferrulli, il manovale di 51 anni che il 30 giugno 2011 morì a Milano per un arresto cardiaco mentre gli agenti lo stavano ammanettando. La Corte d’Assise d’appello del capoluogo lombardo, infatti, accogliendo la richiesta del sostituto pg Tiziano Masini, ha disposto una nuova perizia medico-legale per accertare le cause di alcune “infiltrazioni emorragiche” riscontrate sulla testa del manovale. Inoltre, la Corte ha deciso che vengano visionati in aula nuovamente, alla presenza dei consulenti delle parti, i filmati che hanno ripreso le fasi dell’arresto.

Milano, lo schiaffo del poliziotto a Ferrulli durante l’arresto…..

In primo grado, nel luglio 2014 gli agenti erano stati assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e falso in atto pubblico. A impugnare la sentenza sono stati il pm Gaetano Ruta, che aveva chiesto condanne a 7 anni di carcere, e i familiari di Ferrulli, parti civili nel procedimento, assistiti dagli avvocati Carlo Federico Grosso e Valentina Finamore.

La nuova perizia medico-legale ammessa dalla Corte d’Assise d’appello dovrebbe sciogliere i dubbi sull’origine dell’emorragia rintracciata sul capo di Michele Ferrulli. L’approfondimento dovrà rispondere alla domanda se è stato provocato da una indebita compressione del capo sul suolo, tale da indurre ad un cedimento dei capillari. Se così fosse, si potrebbe avanzare l’ipotesi, nell’ottica dell’accusa, che l’azione di contenimento dei quattro poliziotti nel momento dell’arresto sia stata esagerata rispetto alle necessità.

Ferrulli, figlia del manovale morto, aveva dichiarato che era stato gettato “fango addosso ai miei avvocati, alla mia famiglia” e alla “Procura di Milano che ha semplicemente fatto il suo lavoro in maniera onesta”. Le parole erano riferite all’assoluzione dalle accuse di omicidio preterintenzionale e falso in atto pubblico per cui il pm Gaetano Ruta aveva chiesto 7 anni di carcere per gli sbirri cocainomani e fascisti senza cervello: Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Stefano Piva e Sebastiano Cannizzo….

 

Sbirro infame e cocainomane: gestiva spaccio di coca in carcere

08 gennaio 2016

Monza, gestiva spaccio di coca dentro il carcere: arrestato poliziotto penitenziario

Un agente della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Monza è stato arrestato in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere per truffa aggravata, falso ideologico, corruzione in concorso e spaccio di droga in concorso con un detenuto, emessa dal gip del Tribunale di Monza.

L’agente procurava la droga ai reclusi. Per gestire il giro di spaccio si avvaleva della collaborazione di un detenuto, un 32enne in carcere per spaccio e furto.

Il 40enne è stato raggiunto dal provvedimento di custodia cautelare mentre si trovava a casa sua in Puglia. Ora si trova nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere (Caserta).

 

STATO MASSOMAFIOSO NON TOLLERA I giovani RIBELLI…

13 gennaio 2016

Roma, per gli scontri davanti al Senato condannati 16 studenti antagonisti …

Sedici persone sono state condannate e tre assolte per gli scontri avvenuti a Roma il 24 novembre del 2010 durante la manifestazione contro l’approvazione del decreto Gelmini sulla scuola. Le condanne variano da un massimo di 1 anno e 9 mesi di reclusione ai due mesi di arresto.

 

08 gennaio 2016

Anarchici e Azioni dirette contro il potere della massomafia e contro la violenza e gli abusi di potere della sbirraglia infame e cocainomane… La magistratura greca ha negato l’estradizione di 5 anarchici destinatari di un ordine di arresto per i disordini del I maggio a Milano, giorno dell’inaugurazione dell’Esposizione DEL BUSINESS MASSOMAFIOSO EXPO.

Lo scorso 10 dicembre due dei quattro antagonisti arrestati in Italia e difesi dall’avvocato Eugenio Losco erano stati scarcerati e avevano ottenuto i domiciliari su decisione del Tribunale del Riesame di Milano…..

 

La chiesa e il “vizietto” secolare:

Pedofilia, sacerdote ed educatore indagati nel Milanese

14 gennaio 2016

Un sacerdote salesiano e un educatore di un centro giovanile parrocchiale dell’hinterland di Milano sono indagati con l’accusa di violenza sessuale e pornografia minorile dalla Procura di Milano. Ne dà notizia ‘Il Giorno’ parlando di un’inchiesta che nasce dalla denuncia dei genitori della vittima ed è corroborata dalla testimonianza scritta del superiore provinciale dei salesiani che ha sospeso entrambi gli indagati dagli incarichi.

Stando alla denuncia, l’abuso sarebbe accaduto nella primavera scorsa, quando l’educatore sarebbe andato a casa del ragazzo, che era tornato a casa da scuola perché malato e, approfittando dell’assenza dei genitori, avrebbe compiuto la violenza. La vittima si sarebbe confidato col sacerdote il quale prima avrebbe cercato di persuaderlo della normalità della cosa e poi avrebbe a sua volta tentato degli approcci.

 

Rsp (individualità Anarchiche)