Il colpo di stato in Turchia, la guerra fredda e l’ambiguità di Erdogan

Il colpo di stato in Turchia, la guerra fredda e l’ambiguità di Erdogan

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Nella serata del 15 luglio 2016 alcuni reparti dell’esercito turco attuano un colpo di stato per rovesciare il governo: vengono occupati dai soldati i maggiori centri urbani, carri armati stazionano ad Ankara e Istanbul. Il golpe tuttavia si risolve nel giro di pochissime ore, Erdoğan, in fuga sull’aereo presidenziale, interviene tramite videoconferenza in una trasmissione televisiva della CNN turca, incitando il popolo a resistere e a scendere in piazza. La polizia, fedele al governo eletto democraticamente, comincia ad arrestare alcuni dei militari che partecipano al golpe, mentre gli altri girano i mezzi corazzati e abbandonano il terreno senza alcuna velleità, sopraffatti dalla folla civile che avanza, urlando slogan di supporto al governo in carica. Le prime analisi politiche internazionali dell’evento, non escludono che si sia trattato di una messa in scena, attuata dal governo in carica per rafforzare il proprio potere. Il ministro degli Interni, nei giorni seguenti, fa arrestare circa 6000 persone, tra militari e magistrati, minacciando di punire duramente (anche con la pena di morte) coloro che hanno partecipato al presunto golpe.

Ma ripassiamo un po’ di storia

Sorta dopo la I guerra mondiale sulle ceneri dell’Impero ottomano, la Turchia fu dominata negli anni ‘20 e ‘30 dalla figura di Kemal Atatürk che voleva occidentalizzarne i costumi. Il paese appare ancora oggi percorso da forti tensioni politiche tra due fazioni; le cui cause riguardano l’indipendentismo curdo e il fondamentalismo islamico.

Abitato sin da epoche remote, il territorio dell’attuale Turchia fece parte di potenti formazioni politiche, tra cui gli imperi persiano, romano e bizantino. A partire dal 13°-14° secolo, divenne il nucleo centrale dell’impero ottomano, che durante l’Età moderna conobbe una straordinaria espansione in Asia, in Africa e nella stessa Europa. Entrato progressivamente in crisi nel 19° secolo, l’Impero ottomano si dissolse all’indomani della I guerra mondiale (1914-‘18), a cui aveva partecipato a fianco della Germania e dell’Austria-Ungheria. Fu nel quadro di questa dissoluzione, sancita dal Trattato di Sèvres del 1920, che nacque la moderna Turchia. Dopo aspri scontri (in particolare coi Greci) i confini del nuovo stato furono fissati nel 1923. Nello stesso anno fu proclamata la repubblica, di cui divenne presidente Mustafà Kemal. Kemal Atatürk rimase al potere sino alla sua morte nel 1938. Sotto la sua guida, l’Islam cessò di essere religione di stato e fu promossa l’emancipazione delle donne, alle quali venne concesso nel 1934 il diritto di voto. Furono avviati un intenso processo di industrializzazione sotto la direzione dello stesso. Dopo la morte di Atatürk, la Turchia rimase neutrale per gran parte della II guerra mondiale (1939-‘45), schierandosi infine, negli ultimi mesi del conflitto, al fianco delle potenze alleate. Membro della nato dal 1952, nel 2° dopoguerra il paese strinse forti legami con gli Stati Uniti.

L’instabilità è stata ulteriormente alimentata dai contrasti con la Grecia per il dominio su Cipro e dalla questione dell’indipendentismo dei Curdi, i quali, stanziati principalmente in un’ampia regione della Turchia (ma anche in Iran, Iraq, Siria, Armenia e Azerbaigian), sono stati sistematicamente oppressi dalle autorità turche. La ribellione da parte di alcune formazioni politiche curde ha provocato feroci repressioni da parte del governo.

Nella guerra successiva all’invasione irachena del Kuwait (1990-‘91), la Turchia si è schierata a fianco degli Stati Uniti e dell’Onu.

In controtendenza rispetto all’originario progetto di occidentalizzazione e di secolarizzazione promosso da Kemal Atatürk, nell’ultimo periodo la Turchia ha conosciuto una significativa rinascita di tendenze islamizzanti, soprattutto sul piano sociale e culturale, ma con significativi effetti a livello politico. Per quanto riguarda la politica estera, i rapporti tra la Turchia e gli Stati Uniti si sono almeno in parte deteriorati in relazione alla guerra americana in Iraq (2003). Una vicenda assai complessa e tuttora aperta è quella dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea, che ha sollevato molteplici obiezioni in Europa e nella stessa Turchia. Dal 1960 fino al 2016 in Turchia ci sono stati 5 colpi di stato militare.

Il 27/5/1960 un gruppo di 37 giovani ufficiali militari turchi che agirono al di fuori della catena di comando dello stato maggiore e orchestrato dal colonnello Alparslan Türkeş realizzarono un colpo di stato militare contro il governo democraticamente eletto del I ministro liberale Adnan Menderes. Nelle successive elezioni dell’ottobre 1961 il Partito Popolare Repubblicano aveva prevalso con il 36,7% precedendo i conservatori del Partito della Giustizia. Il 20 novembre İsmet İnönü venne chiamato a guidare un governo di coalizione come nuovo I ministro, mentre Cemal Gürsel mantenne la carica di presidente della repubblica. Il 12/3/1971, i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gürler, presentarono un memorandum al presidente Sunay in cui si esigeva l’installazione di un “governo forte e autoritario”. Questo avvenimento fu chiamato il “colpo di stato del memorandum“. Dopo la consultazione con Gürler e gli altri capi delle forze armate, Sunay chiese a Nihat Erim, un professore universitario e centrista del CHP, di formare un governo di “unità nazionale, al di sopra delle parti” che attirasse il sostegno dei principali partiti. Erim guidò il primo di una serie di deboli gabinetti che governarono la Turchia fino alle elezioni dell’ottobre 1973. Una sessione congiunta della Grande Assemblea Nazionale fu convocata nel marzo 1973 per eleggere un successore al Presidente Sunay. Molti osservatori avevano ipotizzato che il generale Gürler, la cui candidatura godeva dell’aperto sostegno delle forze armate, sarebbe stato eletto senza un’opposizione.

L’AP (partito Liberale) nominò Tekin Ariburun, presidente del Senato, per opporsi Gürler. Dopo 7 scrutini, Gürler e Ariburun si ritirarono. Quando il termine di Sunay il 28 marzo ebbe fine, Ariburun, nella sua veste di presidente del Senato, divenne presidente. Il 6 aprile, deputati e senatori della Grande Assemblea Nazionale elessero come presidente Fahri Korutürk al 15° scrutinio. Il nuovo presidente, 70 anni, ammiraglio in pensione che aveva servito come membro indipendente del Senato dal 1968, aveva un legame diretto con Atatürk, il quale gli aveva conferito il nome di Korutürk: “Proteggere i turchi”. La conseguenza più importante delle elezioni del 1973 fu che il Partito Democratico e il MSP mantennero l’equilibrio di potere nel parlamento, e divenne improbabile che qualsiasi coalizione di governo potesse essere formata senza la partecipazione di uno o di entrambi. I politici del Partito democratico risentivano fortemente dell’ingerenza dei militari. Il MSP era guidato da Necmettin Erbakan, che era stato il leader del partito reso illegale, Ordine Nuovo. L’MSP fu considerato come una riedizione del partito ottomano, autoritario e conservatore con un nome diverso. L’asse portante della politica dell’MSP fu il ripristino della legge e la pratica islamica in Turchia. Il partito ottenne anche un miglioramento delle relazioni con altri paesi musulmani e meno affidamento sull’Occidente, ma fu anche ardentemente anticomunista. L’MSP sostenne tra l’altro l’elezione diretta del presidente e il rafforzamento dell’autorità esecutiva. Infine si oppose alla politica economica liberale, favorita dalla AP, e sostenne nel contempo il diritto alla proprietà privata.

Verso la fine del 1974, 4 dei 5 partiti di centro destra nella Grande Assemblea nazionale – AP, MSP, MHP, PRR – formarono un blocco di opposizione, chiamato Fronte Nazionale.

Verso la fine degli anni ’70 la scena politica era sempre più frantumata e un lento sviluppo dell’economia portarono al crescere di violenze tra gli ultranazionalisti e comunisti. Così nel 1980 un nuovo colpo di stato del Generale Kenan Evren riprese il controllo della situazione e nel giro di 2 anni il potere fu ridato nelle mani dei civili.

Il sistema politico fu governato allora dal partito unico di Turgut Özal, Partito della Madrepatria, che combinò un programma autoritario di sviluppo economico insieme a valori tradizionali. Furono fatte delle riforme amministrative contro il terrorismo che portarono all’instaurazione dello stato di emergenza (stato di polizia) nel 1983 e allo stabilimento nel 1985 delle guardie di villaggio, milizie locali paramilitari che dovevano combattere contro il PKK, un gruppo indipendentista curdo. Dal luglio 1987, il sud-est del paese fu dichiarato zona di emergenza, condizione che è andata avanti fino al 2002.

Le elezioni dell’ottobre 2002 portarono al potere il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), inaugurando un lungo regime di potere repressivo e autoritario guidato dal suo leader Recep Tayyp Erdogan. Il quale rivinse la maggioranza nelle elezioni nel 2007 e nel 2011. Nelle elezioni del giugno 2015 perse per la prima volta la maggioranza assoluta con l’ingresso del partito HDP, rappresentante dei curdi, e pertanto la possibilità di attuare riforme costituzionali per la trasformazione della Turchia in repubblica presidenziale, come caldeggiato da Erdogan; dopo vani colloqui per la formazione di una coalizione di governo, la Turchia tornò alle urne nel novembre del 2015, dove l’AKP tornò ad avere la maggioranza assoluta. Il sistema della soglia di sbarramento (una severa soglia, poiché comprendente perlomeno il 10%) e di conseguenza le libertà concesse ai Ministeri hanno portato alla rivolta dei “Giovani Turchi Due“. L’ausilio della polizia per contrastare manifestazioni pacifiche è stato adottato da Erdoğan, ma (anche grazie alla strumentalizzazione della religione) fino al 2013 non portò a scontri violenti o di larga scala. Scontri violenti tra polizia e civili manifestanti, scoppiarono in merito alla decisione governativa di abbattere un parco di Istanbul (Gezi Park). Le manifestazioni furono sempre condotte pacificamente dai Giovani Turchi, ma portate alla violenza dall’ausilio inappropriato della polizia da parte del Governo (la stessa UE accusò l’adozione di strumenti, quali gas lacrimogeni e acqua modificata chimicamente, in merito alle manifestazioni). Così la Turchia perse l’appoggio dell’UE, ma anche delle nazioni Medio-orientali che, fino a quel momento, non vedevano che un punto di riferimento da seguire, sia per l’economia che per la democrazia. Erdogan proibì a chi si ribellava di manifestare per mezzo dei social network e di Internet in generale il loro pensiero sulla situazione attuale, specialmente impossibile pubblicare immagini o video riguardanti le manifestazioni. I partiti d’opposizione parlano di censura, ma Erdogan replica: “È un mezzo di tutela per la privacy”. E non replica, però, sul fatto che molti dei suoi sostenitori si uniscano alle fila della polizia, manganelli alla mano e sassi pronti al lancio, contro i manifestanti.

La Turchia era, ai tempi della guerra fredda, il pilastro orientale della Nato. Oggi è una ambiziosa potenza regionale che persegue obbiettivi suoi spesso contrastanti tra loro: ha aiutato sottobanco la crescita dell’Isis comprando il suo petrolio e lasciando passare in Siria migliaia di foreign fighters; appoggia gli integralisti musulmani nemici dell’Occidente. Nella guerra di Siria, tratta come nemici i Curdi, che l’Occidente considera invece i suoi miglior alleati contro il Califfato….. Ha abbattuto un aereo russo, rischiando di scatenare una crisi dagli esiti imprevedibili.

Teniamo presente che dopo essersi fatto eleggere capo dello stato, in vista di una modifica della Costituzione in senso presidenziale che gli permetterebbe di governare fino al 2023, Erdogan travalica i suoi poteri continuando a comandare tramite ministri a lui asserviti…… È arrivato ad asserire di non riconoscere l’autorità della Corte costituzionale. Ha ripreso a perseguitare la minoranza curda (il 15% della popolazione). Conduce una spietata campagna contro la libertà di stampa, ha avviato una progressiva islamizzazione del Paese, riducendo i diritti delle donne. Un quinto dei suoi cittadini ammette di avere simpatie per l’Isis.

Erdogan era convinto che finanziando le orde fondamentaliste dell’Isis potessero dilagare in Siria ed Iraq, consegnandogli in poco tempo su un piatto d’argento importanti fette di tali stati e consentendogli di instaurare un rapporto di vassallaggio con lo stato islamico, aspirando a contendere all’Arabia Saudita il ruolo di protettore e leader delle destre sunnite di tutta l’area medio-orientale.

La resistenza delle forze curde dell’Ypg (Unità di Protezione Popolare) e dell’Ypj (Unità di Protezione delle Donne) a Kobane, il contrattacco del Pkk nel Sinjar, la formazione nelle zone difese dall’attacco terroristico di milizie popolari non solo kurde, ma di varia origine etnica e religiosa, hanno scompaginato i suoi piani. Parallelamente si è trovato di fronte all’affermazione elettorale del partito di sinistra, egemone nelle zone curde, Hdp (Partito Democratico del Popolo), per contrastare la quale ha fatto ricorso in tutti i modi all’arma del terrorismo di stato (terrorismo psicologico), ottenendo un certo risultato alle elezioni di novembre.

Ma l’ambiguo Erdogan mentre intensifica i genocidi nei confronti della popolazione civile armena e curda, chiede perdono alla Russia per l’abbattimento dell’aereo sukhoi in territorio siriano, e fa la pace con Israele per paura di perdere l’appoggio economico dell’occidente. Il regime dittatoriale di Erdogan è l’altra faccia dell’Europa indebolita dal Brexit (l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa).

Anche in Italia abbiamo avuto 5 colpi di stato e facevano parte dei piano militare della strategia della tensione.

La strategia (anticomunista) della tensione in Italia fu pianificata al convegno dell’Istituto Pollio dal 3 al 5 maggio 1965 all’Hotel Parco dei Principi di Roma. La strategia della tensione fu una strategia eversiva basata principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici (stragi di stato), volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario (stato di polizia – colpo di stato).

Il terrorismo di stato, pianificato dai Servizi segreti italiani ed internazionali, è eseguito da strutture armate occulte (Mar, Gladio, Rosa dei Venti, Supersismi – Doppiosid ecc…) e dalla destra estrema più sensibile alle scorciatoie del golpismo, lobby segrete, gruppi di dominio corrotti, centrali economiche preoccupate del cambiamento, complicate alleanze dove sfumano e si mescolano le differenze tra legalità e illegalità, tra corpi dello stato e criminalità, tra fenomeni spontanei ed altri abilmente infiltrati e manovrati.

I colpi di stato furono organizzati e sovvenzionati dal potere politico economico militare della fazione piduista democristiana cattofascista (Dc: governo Andreotti, Cossiga) sovvenzionato dall’anticomunismo atlantico e furono fatti per costringere l’ala della sinistra democristiana (Dc: governo Moro) a rimanere in opposizione, evitando così che entrasse a governare il potere politico economico e militare dello stato repubblicano:

1964: il Colpo di stato militare chiamato Piano Solo” è stato organizzato dal gen. De Lorenzo, l’emblema del potere di condizionamento che, per lunghi anni, i servizi segreti in particolare e, più in generale, i corpi armati dello stato hanno esercitato sulla fragilità della politica italiana. Un colpo di stato che riuscì a bloccare il progetto di profonde riforme strutturali avviato con il primo esperimento italiano di governo di centro-sinistra…. Alla base di tutto, una pianificazione militare che doveva essere attuata “solo dai carabinieri” (da qui il nome di Piano Solo), comandati dal gen. Giovanni De Lorenzo, che tra il 1955 e il 1962 era stato ai vertici del SIFAR, il servizio segreto delle Forze Armate…. Un piano che prevedeva l’arresto e la deportazione di uomini politici di sinistra e sindacalisti, l’occupazione delle prefetture, di sedi di partito, della RAI, delle redazioni di alcuni giornali, oltre che l’acquisizione del potere da parte dei militari. Il colpo di stato fu attuato per ricattare e frantumare in pezzi il primo governo organico di centro-sinistra formato da democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani e presieduto da Aldo Moro…..

1970: il Colpo di stato chiamato Golpe Borghese fu organizzato dal principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas il vero capo del complotto; il generale a riposo dell’aeronautica Giuseppe Casero; il maggiore della polizia Salvatore Pecorella. Il colpo di stato prevedeva oltre all’occupazione dei ministeri della Difesa e dell’Interno, della sede della RAI, degli impianti telefonici e quelli di telecomunicazione, anche la mobilitazione totale dell’Esercito. Tutto, insomma è pronto, comprese le liste delle personalità politiche e sindacali da arrestare. Eppure il Golpe Borghese fallisce. Lo stesso principe nero riceve una telefonata da un misterioso generale (Gelli) che ordina la sospensione del colpo di stato…. La magistratura corrotta farà di tutto per insabbiare l’inchiesta giudiziaria e per trasformare il Golpe Borghese in un Golpe da operetta… Il colpo di stato in questione sarebbe stato appoggiato anche da Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti e Stefano Bontate, ovvero dai vertici mafiosi del tempo….

Anche il Golpe Borghese fu organizzato per ricattare ed escludere il governo democristiano di centrosinistra dal potere (politico economico, militare) statale.

https://www.youtube.com/watch?v=cLduHCirnA8

1973: Il colpo di stato Rosa dei Venti organizzato dal generale Spiazzi, in collaborazione con ufficiali della gerarchia militare Nato. Spiazzi avrebbe ricevuto l’ordine di mettersi dapprima in contatto con due imprenditori liguri, e poi di recarsi a prendere ordini successivi presso la cosiddetta Piccola Caprera, un luogo sul lago di Garda considerato un sacrario fascista. La telefonata in questione, proveniente da una caserma dei carabinieri di Vittorio Veneto, era stata inviata dal maggiore Mauro Venturi, colui che successivamente sarebbe stato preposto ai Centri CS (cento sperimentale di controspionaggio) di Roma (i CS sono stati impiegati anche nel colpo di stato del 2001 a Genova per reprimere il movimento di opposizione ai G8 e ai poteri forti…).

L’organizzazione segreta Rosa dei Venti è di stampo neofascista ed è collegata con ambienti militari della Nato. L'”organizzazione” istituita dal “Supersid” o “Sid parallelo” sarebbe nata contestualmente all’aborto del colpo di stato Piano Solo. l'”organizzazione” era «parallela alla struttura dei servizi segreti “I” ufficiale ed è sempre stata un’organizzazione in funzione anticomunista

“Il 17/5/1973, la bomba ananas lanciata da Gianfranco Bertoli (il cane fedele di Mario Merlino) ha ucciso 4 persone e ferito molte altre dinanzi alla Questura di Milano, in Via Fatebenefratelli. E’ certo ormai il collegamento fra l’autore materiale del fatto e i congiurati padovani della Rosa dei Venti e l’ambiente ordinovista veneto”…..

1974: il colpo di stato chiamato Golpe Bianco, fu un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista in Italia, promosso da ex partigiani antifascisti e anticomunisti (partigiani bianchi antifascisti che si sono infiltrati nella lotta di classe negli anni ‘70). Il colpo di stato cattofascista fu fatto per ostacolare, nell’ambito della guerra fredda contro l’Unione Sovietica, l’ascesa del Partito Comunista Italiano o di altri gruppi comunisti, e realizzare una repubblica semipresidenziale come quella autoritaria di Charles de Gaulle in Francia…. Il Golpe Bianco fu organizzato dal partigiano bianco (monarchico liberale) Edgardo Sogno (ex PLI) e il repubblicano Randolfo Pacciardi.

19, 20, 21 luglio 2001: il colpo di stato attuato durante il summit dei G8 a Genova (in questi giorni varie iniziative ricordano il 15° anniversario) è stato organizzato dai servizi segreti italiani, con la partecipazione delle forze armate, sovvenzionati dai paesi anticomunisti aderenti alla rete paramilitare di stay-behind. In questi giorni si registra ufficialmente la morte di un manifestante, Carlo Giuliani, per mano delle forze del disordine, e centinaia tra feriti, arrestati e torturati.

G8: STRATEGIE DI COLPO DI STATO:

https://informazioneconsapevole.blogspot.it/2011/07/g8-strategie-di-colpo-di-stato-per-la.html

Stato di polizia: Al G8 del 2001 ci fu una sospensione dei diritti umani (dittatura militare)

 

Tutti i giorni, sedicenti liberatori, promisero di

smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere

in soggezione il popolo;

ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,

le fortificarono ancora meglio per continuare

a servirsene contro il popolo.

C. Cafiero

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

 

Rsp (individualità Anarchiche)

G8 del 2001: strategie di golpe per la sicurezza europea

G8 DI GENOVA: STRATEGIE DI COLPO DI STATO PER LA SICUREZZA EUROPEA

Oggi è il 15° anniversario del summit organizzato dal Gruppo degli Otto abbreviato in G8, (attualmente, in seguito alla sospensione della Russia, G7) è un potere economico politico di otto governi della Terra: Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, e Russia, attualmente sospesa.

Cos’è accaduto a Genova durante il vertice dei G8 del 2001? Cosa c’è di misterioso, d’irrisolto in una manifestazione di piazza di ampie dimensioni, attaccata e dispersa dalle forze dell’ordine? Il governo di centrosinistra fece la riforma dell’arma dei carabinieri (legge 78/2000), concedendole più poteri e autonomia (stato di polizia – dittatura militare), accentuando le rivalità tra polizia e carabinieri (e quindi anche l’escalation militare e “durista”). Il ministro della giustizia era Oliviero Diliberto. La risposta sta proprio in ciò che a Genova è accaduto; l’oggetto misterioso, è quindi la gestione dell’ordine pubblico in Italia, con le sue degenerazioni nel 1° anno del XXI secolo. Ma è possibile che sia bastato che facesse la sua comparsa un movimento d’opposizione, trasversale, non organizzato, non parlamentare, con ramificazioni internazionali, fondamentalmente caratterizzato dal pacifismo, ma forte e radicato, perché la gestione dell’ordine pubblico in Italia tornasse a mostrare il volto di sempre, il volto della repressione più dura, becera e sfrenata della strategia della tensione!!?? E’ bastato che un nuovo movimento invadesse le piazze perché i corpi dello stato tornassero a sparare, a caricare, a malmenare, violando il diritto costituzionale di manifestare il proprio dissenso.

La stagione del 1968 vide bloccare con gli scontri nelle piazze, ma soprattutto con le bombe e le stragi, la crescita e la maturazione di un movimento studentesco e la sua possibile alleanza con un solido movimento operaio impegnato in un autunno di rivendicazioni non solo salariali. Nove anni dopo, un nuovo movimento, del tutto diverso dal precedente, subì la stessa fine: il movimento del ’77, l’ultimo tentativo d’aggregazione politica giovanile di massa in Italia, fu sconfitto con l’identico sistema: la repressione più indiscriminata, ancora una volta con la polizia e i carabinieri chiamati a tenere le piazze con le armi e ad aprire il fuoco. I metodi polizieschi (nonostante la riforma della polizia del 1981 e il supposto processo democratico che ha investito l’insieme delle forze dell’ordine) sono rimasti fascisti. E così un altro movimento ha dovuto confrontarsi con qualcosa che gli preesisteva.

Nel pomeriggio di venerdì 20 luglio 2001, quando ormai da ore polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno preso il controllo della piazza, abbandonandosi a cariche indiscriminate contro cortei in grandissima parte formati da pacifisti (donne, anziani e bambini compresi), avviene il fatto più cruento che farà del vertice del G8 organizzato in Italia il 1° a dover contare una vittima. La tragedia avviene in piazza Alimonda. Uno spezzone di uno dei tanti cortei massacrati dalle cariche decide di organizzare un minimo di risposta attiva in funzione di autodifesa. Tra gli scontri e i manifestanti finisce un gippone dell’arma che termina la sua corsa contro un muro. L’attacco dei dimostranti è cruento. I tre carabinieri, lanciano dalla jeep un estintore che viene raccolto da Carlo Giuliani, 20 anni, romano di nascita, figlio di un sindacalista della CGIL, da tempo a Genova. Dal finestrino posteriore del gippone ormai intrappolato spunta una pistola. La impugna Mario Placanica, carabiniere di leva, 20 anni. Anziché sparare in aria, Placanica secondo la versione ufficiale, apre il fuoco contro Giuliani, colpendolo alla testa: Carlo muore sul colpo, mentre il suo corpo viene per 2 volte travolto dal Defender che si allontana dal luogo della tragedia. Placanica afferma esplicitamente di essere un capro espiatorio usato per coprire qualcuno, e di non avere ucciso lui Carlo Giuliani. “Quella mattina del 20 ci hanno posizionato vicino la “Fiera” insieme ad alcuni poliziotti. Ci sono state delle cariche sul lungomare, ma solo di alleggerimento. Abbiamo partecipato alle cariche in cui venne dato alle fiamme il blindato dei carabinieri. In quella situazione mi è stato affidato il compito di sparare i lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Però dopo un po’ il maggiore Cappello mi ha preso il lanciagranate perché diceva che non ero capace. Io stavo sparando a “parabola”, così come mi è stato insegnato, e invece lui ha iniziato a sparare ad altezza d’uomo, colpendo in faccia le persone. Cose allucinanti. Sul Defender, c’eravamo io, Filippo Cavataio, l’autista del defender, e Raffone, un ausiliario seduto dietro insieme a me. Accanto avevamo un’altra camionetta con a bordo il colonnello Truglio, [allora tenente colonnello e comandante dei Ccir compagnia di contenimento e intervento risolutivo, creata ad hoc per il G8 e poi sciolta, oggi colonnello dei cc]. Il responsabile del nostro mezzo era il maggiore Cappello. C’era anche il plotone dei carabinieri davanti a noi che ci faceva da scudo. I carabinieri sono scappati, ci hanno superato, noi abbiamo fatto retromarcia e siamo rimasti incastrati contro un cassonetto. Dopo i 2 spari, sul defender è salito un altro carabiniere che si chiama Rando di Messina e ha messo lo scudo sul vetro che avevano rotto. Davanti è salito un maresciallo dei Tuscania di cui non ricordo il nome. E siamo partiti. Ho saputo della morte di Carlo Giuliani alle 23 quando sono venuti in ospedale, mi hanno comunicato la notizia. Mi hanno fatto dimettere, mi hanno fatto firmare la cartella e mi hanno portato in caserma. Lì mi hanno detto che avevo ucciso un manifestante. I colleghi hanno fatto festa, mi hanno regalato un basco dei Tuscania, ”benvenuto tra gli assassini” mi hanno detto. I colleghi erano contenti di quello che era capitato, dicevano morte sua vita mia”. Ma perché alcuni militari hanno “lavorato” sul corpo di Giuliani? Perché gli hanno fracassato la testa con una pietra? Sulle prime, un funzionario di polizia cerca di addebitare l’orrenda uccisione ad un sasso lanciato dai dimostranti. E’ una tragica menzogna. I cc Mario Placanica e Filippo Cavataio, vengono incriminati per omicidio volontario, ma il 7/5/’03, il giudice della rep. Franz, ha deciso l’archiviazione ritenendo i 2 non colpevoli: Placanica ha sparato per legittima difesa e Cavataio, che alla guida del defender passò 2 volte sul corpo di Carlo, non ha alcuna responsabilità della morte di quest’ultimo. L’epilogo è sempre lo stesso: lo stato che dopo aver predisposto la trappola di Genova, aveva armato e ordinato di sparare su chi si sarebbe opposto alla politica e all’economia incarnata dal G8. L’archiviazione dell’omicidio di Carlo è stata un’ ingiustizia sociale, perché ha evidenziato ancora una volta il potere e le protezioni delle forze dell’ordine, che hanno potuto sperimentare la licenza di uccidere e la loro immunità (legge 78/2000 stato di polizia-dittatura militare).

Di lacrimogeni a Genova, secondo la magistratura, ne sono stati sparati 6200 nel giro di 24 ore. In termini tecnici, la sostanza irritante prodotta dall’inaccessibile stabilimento SIMAD dell’Aquila, è il gas GS, considerata” arma chimica” dal protocollo di Ginevra che ne proibisce l’uso in tempo di guerra. Un articolo della rivista Journal of Chromatography dimostra che il GS, se portato ad una temperatura tra i 300 e i 900 gradi, dà origine a 20 sostanze organiche, di cui solo 8 sono conosciute. Le spese fatte per l’allegorica organizzazione sono: £200 miliardi spesi per i lavori di abbellimento della città; 5 le navi e 5 i traghetti che ospiteranno delegazioni straniere, giornalisti e forze dell’ordine nel porto di Genova; 2411 le camere d’albergo prenotate per gli ospiti; 42 miliardi di lire spesi per l’organizzazione del summit; 18000 gli agenti di polizia, cc, finanzieri e militari previsti. Ora, noi comuni mortali ci riflettiamo sopra e ci domandiamo: ma non era meglio spendere quei soldi pubblici per i cittadini meno abbienti, o per il diritto di spazi e opportunità ai giovani che hanno bisogno di esprimersi e realizzarsi?

Martedì 23/10/’07, i pm di Genova Anna Canepa e Andrea Canciani hanno chiesto per 25 manifestanti accusati di tutto quello che è successo durante le giornate contro il G8, 225 anni di carcere per devastazione e saccheggio,(art. 419 del codice penale): è un reato che non era stato più contestato dall’immediato dopoguerra e che è stato rispolverato dalla procura di Genova per i fatti del G8 del 2001, dopo un tentativo fallito, a Torino, alla manifestazione per la morte di Baleno del 4/4/’98. Il cosiddetto processo ai 25 è stato costruito in questi anni su 350 ore di filmati e 15.000 fotografie, senza evidenziare nessun sopruso, e la scelta fatta dalla procura, è quella di usare un reato desueto che il codice penale ha previsto per situazioni postbelliche, e non certo per scontri di piazza.

Le giornate di Genova non sono state solo caccia all’uomo, cariche sconsiderate, militarizzazione della citta. Sono state anche il teatro prescelto per scontri di potere militare europei, all’interno delle stesse forze dell’ordine. In materia di ordine pubblico i carabinieri non possono fare nulla senza l’autorizzazione del funzionario di polizia Gianni De Gennaro che ne accompagna i contingenti. Fini sostituisce il ministro degli interni Scajola, e si trovava nella caserma di San Giuliano, il centro di controllo dei cc, nonché (con Bolzaneto) carcere temporaneo per gli arrestati, a testimonianza del rapporto privilegiato dell’arma con la destra italiana. Una polizia che giunge al G8 con De Gennaro (oggi presidente di Finmeccanica), desideroso di dimostrare la propria lealtà anche ai nuovi padroni del centrodestra (era stato nominato nel maggio 2000 dal centrosinistra). Ai testimoni delle forze dell’ordine giunti in aula è stato più volte chiesto il riconoscimento di coloro che menavano mazzate contro i manifestanti: a Guido Ruggeri, il comandante dell’ex battaglione Tuscania, transitato nel 2002 dalle dipendenze della brigata Folgore alla II brigata mobile dei carabinieri, vengono mostrate scene di pestaggi. Il tentativo è scaricarsi sui colleghi: “Sono poliziotti”, dice in aula, “non personale del Tuscania. Eravamo riconoscibili per il cerotto arancione dietro al casco e per lo stemma verde sul petto”. Infine, di fronte all’ennesimo video, non può che ammettere: “Riconosco un militare del Tuscania».

Amnesty International nel suo rapporto parla di “violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste nella più recente storia d’Europa”. Nel rapporto si afferma che a Genova furono sparati almeno 15 colpi di pistola. Sul raid notturno compiuto dalle forze dell’ordine nei locali di una scuola, utilizzata come dormitorio per i manifestanti e segreteria del Genoa social forum, le accuse contro gli agenti comprendono l’abuso di autorità, e la fabbricazione di prove false che schiacciano Massimiliano Di Bernardini, vicequestore aggiunto della squadra mobile presente alla scuola Diaz. Il pm contesta a Bernardini di aver prodotto prove false e illegali introducendo 2 molotov all’interno della Diaz. La mattina del 16/1/’07 nel corso di un udienza del processo, il presidente Gabrio Barone, dopo aver constatato la sparizione delle molotov, ha dato l’incarico alla procura di rintracciarle negli uffici giudiziari. L’episodio della (falsa) coltellata ricevuta da Massimo Nuocera dai manifestanti della Diaz, risulterebbe per il pm un’iniziativa dell’ispettore Maurizio Panzeri, che avvallò il racconto del collega falsificando le prove. Le 93 persone arrestate nel corso del raid all’interno della scuola dichiararono di non aver opposto resistenza, come invece sostenuto dalla polizia, e di essere state sottoposte a percosse deliberate e gratuite. Almeno 82 di esse vennero ferite; 31 furono trasferite in ospedale, 3 in condizioni critiche. Alcuni di essi ricevono cure mediche ancora oggi. Amnesty International ha ripetutamente sollecitato l’Italia a recepire il Codice di etica della polizia, adottato dal consiglio d’Europa nel settembre 2001, e ad assicurare che i suoi pubblici ufficiali siano obbligati a mostrare in maniera evidente alcune forme di identificazione individuale, come un numero di matricola, al fine di evitare il ripetersi di situazioni violenza e d’impunità. Amnesty ha notato con preoccupazione che gli agenti sotto processo, non sono stati sospesi dal servizio e, in alcuni casi, sono stati addirittura promossi…. La maggior parte delle persone arrestate nel corso dei raid venne trasferita nel centro di detenzione temporanea di Bolzaneto. Vi transitarono oltre 200 persone, molte delle quali furono private dei fondamentali diritti riconosciuti a livello internazionale ai detenuti, tra cui il diritto di avere accesso agli avvocati e all’assistenza consolare e quello di informare i familiari sulla propria situazione. Nel corso di un’udienza preliminare, i pm hanno illustrato in modo efficace le prove degli abusi verbali e fisici subiti dai detenuti. Hanno descritto, tra l’altro, come i detenuti fossero stati presi a schiaffi, calci, pugni e sputi; sottoposti a minacce, compresa quella di stupro, e ad insulti anche di natura oscena e sessuale; obbligati a rimanere allineati e in piedi per ore a cantare faccetta nera, a gambe divaricate contro un muro; privati di cibo e acqua per lunghi periodi; soggetti a perquisizioni corporali effettuate in modo volutamente degradante, con uomini costretti ad assumere posizioni umilianti e donne forzate a denudarsi di fronte ad agenti di sesso maschile. I pubblici ministeri hanno citato singoli casi di abuso: una ragazza la cui testa è stata spinta in un gabinetto, un ragazzo obbligato a camminare a quattro zampe e ad abbaiare, il pestaggio di un detenuto non in grado di rimanere in piedi per ore poiché aveva un arto artificiale. La pubblica accusa ha chiesto l’incriminazione di 15 agenti di polizia, 11 carabinieri, 16 agenti di custodia e 5 membri del personale medico per vari reati tra cui abuso di autorità, coercizione, minacce e lesioni fisiche, accusandoli di aver torturato i detenuti con trattamenti crudeli, inumani e degradanti in violazione dell’art.3 della Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali. Amnesty sottolinea che per prevenire la tortura e i maltrattamenti, è fondamentale che i tribunali siano pronti a infliggere pene severe nei confronti di chi ordina, condona o perpetra la tortura, dissuadendo questi ultimi dal reiterare i propri crimini, chiarendo ad altri che i maltrattamenti non saranno più tollerati. Amnesty deplora che a 17 anni dalla ratifica della Convenzione dell’Onu contro la tortura e nonostante ripetuti solleciti da parte di organismi intergovernativi, tra cui il Comitato dell’Onu contro la tortura e il Comitato sui diritti umani, l’Italia non abbia ancora introdotto nel codice penale il reato di tortura, così come previsto nella Convenzione dell’Onu contro la tortura.

Sulla scena della macelleria messicana è presente la punta di lancia del viminale, i funzionari della digos di Genova, uomini della digos di Roma e Napoli, uomini del reparto mobile di Vincenzo Canterini, il dirigente dello Sco Franco Gratteri, il suo vice Gilberto Caldarozzi, l’allora direttore dell’ Ucigos Arnaldo La Barbera, Andreassi, Fiorentino, Luperi, Murgolo, Colucci, e il vicequestore Pietro Troiani, arrivato da Roma per essere accorpato alla logistica del reparto mobile, per fare l’ufficiale di collegamento tra la questura e i reparti celere sul terreno, rimasto finora nell’ombra.

Il controllo sociale è sempre stato un’arma repressiva, in mano alla chiesa e al re e adesso alla repubblica liberale. Poteri che dominano la penisola fin dai tempi del medioevo e usano i loro servi (sbirri senza cervello, addestrati ad obbedire e a non pensare) contro chi si ribella alle ingiustizie sociali e non si vuole sottomettere al più forte…

 

07/04/2015

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia sulla base del ricorso presentato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, una delle vittime della perquisizione alla scuola Diaz avvenuta il 21 luglio 2001, alla conclusione del G8 di Genova. Nel ricorso, l’uomo, che all’epoca dei fatti aveva 62 anni, afferma che quella notte fu brutalmente picchiato dalle forze dell’ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi ripercussioni per alcune delle percosse subite. Cestaro, rappresentato dall’avvocato Nicolò Paoletti, sostiene che le persone colpevoli di quanto ha subito sarebbero dovute essere punite adeguatamente ma che questo non è mai accaduto perché le leggi italiane non prevedono il reato di tortura o reati altrettanto gravi. La Corte europea dei diritti umani gli ha dato ragione. Non solo hanno riconosciuto che il trattamento che gli è stato inflitto deve essere considerato come “tortura”. Nella sentenza i giudici sono andati oltre, sostenendo che se i responsabili non sono mai stati puniti, è soprattutto a causa dell’inadeguatezza delle leggi italiane, che quindi devono essere cambiate. Inoltre la Corte ritiene che la mancanza di determinati reati non permette allo stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze e torture da parte delle forze dell’ordine……

Non sono i delitti punibili dalla legge quelli a cui bisogna imputare i peggiori mali del mondo. Sono i torti legalizzati, i crimini che godono di impunità, giustificati e protetti dalle leggi e dai governi.

A.Berkman

Solidarietà ai compagni e alle compagne condannati da uno stato assassino!

 

Rsp (individualità  Anarchiche)

Riccardo Magherini morto per la violenza di stato

Allerta siamo in uno stato di polizia – dittatura militare: la morte di Riccardo Magherini

13 luglio 2016

Il Tribunale di Firenze ha condannato tre carabinieri imputati per omicidio colposo nell’ambito del processo per la morte di Riccardo Magherini, il 40enne fiorentino deceduto nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2014 durante un arresto in una strada del centro di Firenze. Un quarto militare, insieme a due volontari della Croce Rossa (anche loro imputati nel procedimento), è stato assolto per non aver commesso il fatto. Le condanne variano tra 8 e 7 mesi, il giudice ha concesso la sospensione della pena.

Le strazianti invocazioni del quarantenne erano state registrate con un telefonino e alcuni testimoni avevano riferito che l’uomo fu preso persino a calci durante le concitate fasi dell’arresto.

La morte di Riccardo Magherini ricorda lo stesso sistema infido e infame (tutti contro uno) che usano da sempre le forze del disordine per reprimere e arrestare cittadini inermi. La morti di Giuseppe Pinelli, Gino Zordan, Carlo Giuliani, Giuseppe Uva, Aldrovandi, Ferulli, ecc., sono avvenute con le stesse metodologie fasciste, morti avvenute a causa dei soprusi e delle violenze di sbirri cocainomani che, con la loro indole bastarda, potevano solo fare gli sbirri, i mafiosi o i preti…

Sbirri scagnozzi al soldo del potere massomafioso, economico e militare, sbirri prepotenti che hanno il dogma del super uomo pompato e senza cervello, abituati solo a obbedire e non pensare…., esseri ignobili, psicopatici e spesso pedofili, senza carattere, che sfogano le loro frustrazioni e umiliazioni subite quotidianamente dai loro capi (nonnismo) sui più deboli, che quotidianamente arrestano, provocano e umiliano, lasciando intatta e indisturbata la gerarchia degli intoccabili.

A ‘sto punto, se ad ammazzare un cittadino inerme si rischiano al massimo 7 mesi di gaioffa, quanto rischia un parente o un amico della vittima che lo vuole vendicare?

Per esempio, Gino Zordan è stato ucciso nel 1976 a 21 in una rapina in banca, mentre tentava ‘la bella’: era scappato dal carcere dopo aver saputo che gli avevano dato l’ergastolo, era scappato per riscattarsi da una vita vissuta in miseria. Gino era un ragazzo come tanti nel quartiere, a cui era stata rubata l’infanzia, perché per esigenze economiche e sociali ha dovuto responsabilizzarsi e diventare grande subito…

Dopo essere scappato dal carcere in cui era stato da poco trasferito, gli misero una taglia per chi lo catturasse, vivo o morto. Gli sbirri psicopatici potevano arrestarlo vivo, invece lo hanno immobilizzato in due bloccandogli le braccia, mentre un terzo sbirro lo uccise sparandogli una pallottola in fronte.

Gino era il 6 figlio di una famiglia mantovana di 13 figli, che abitava in un quartiere ghetto (Te Brunetti) di sottoproletari, ma di lui, come di tanti ragazzi come lui, non c’è traccia sui giornali.

Per aiutare le famiglie in miseria, i figli della povera gente si organizzavano in bande per rubacchiare e portare a casa qualcosa da mangiare per i fratelli più piccoli. Gino iniziò a fare rapine a 12 anni per aiutare sua madre, e a 21 ci lasciò le penne a causa di sbirri prepotenti e con poco cervello…

 

A PROPOSITO DI SBIRRI MASSOMAFIOSI INPUNITI E DI GIUSTIZIA INGIUSTA

Gennaio 2016: La terza sezione penale della Cassazione ha riqualificato i fatti gravi imputati al generale dei carabinieri Giampaolo Ganzer come di lieve entità, e pertanto è scattata la prescrizione. Lo ha deciso il collegio presieduto da Aldo Fiale al termine di una lunga camera di consiglio nell’ambito del processo a carico dell’ ex capo dei Ros….

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Negli anni ’90 il colonnello Ganzer viene indagato nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore di Brescia Fabio Salamone sul nucleo antidroga del Ros di Bergamo. Secondo l’accusa i carabinieri ingaggiavano direttamente i “cavallini” dando loro l’incarico di comprare la cocaina e trovare i clienti. Salamone ipotizza che nel corso di un sequestro di 150 chili di cocaina non viene verbalizzato il contestuale sequestro di circa un miliardo e mezzo di lire e che vengono illegittimamente importati dal Libano kalashnikov, lanciamissili, missili e munizioni per essere successivamente “sequestrati”. Tutto viene pensato e organizzato per ottenere visibilità e far carriera nell’arma. Insomma, si organizza l’importazione di droga e armi di cui si coprono i trafficanti e si fanno sparire i proventi……

Nell’aprile del 2010, alla fine del processo di I grado, i pm chiedono per Ganzer 27 anni di carcere, ma i giudici gliene infliggono «solo» 14 per due segmenti delle operazioni condotte, e imputano al generale l’accordo con «pericolosissimi trafficanti» lasciati impuniti e liberi di vendere in Italia chili di droga. A cadere, da subito, è l’associazione a delinquere, che pure reggeva l’intero impianto accusatorio.

Ganzer resta al comando del Ros, nessuno lo caccia via e il Comando generale dell’arma, all’epoca guidato dal generale Leonardo Gallitelli, gli rinnova la fiducia ( tra compari si intendono) …..

Passano due anni e in appello il sostituto procuratore generale di Milano, Annunziata Ciaravolo, chiede, di nuovo, 26 anni di galera. Ma nel dicembre del 2013 la condanna viene ridotta a 4 anni e 11 mesi. Per i giudici, infatti, gli uomini del Ros hanno agito per «presunzione o superbia di corpo», per una sorta di «fuoco sacro» che li ha indotti a muoversi «con spregiudicatezza e indifferenza rispetto ai limiti».

 

Perché è morto Riccardo Magherini?

http://www.iene.mediaset.it/puntate/2015/01/29/casciari-perche-e-morto-riccardo-magherini-_9179.shtml

 

La mafia è nello stato fascista e nella polizia  

 

CULTURA DAL BASSO CONTRO I POTERI FORTI 

 

Rsp (individualità Anarchiche)

il Piano Condor e i giochi vili e sporchi dei servizi segreti internazionali

Geopolitica: il Piano Condor e i giochi vili e sporchi dei servizi segreti internazionali

BUENOS AIRES, 28 Maggio 2016

Dure condanne contro alcuni militari dell’ultima dittatura in Argentina al termine di un processo sul ‘piano Condor‘, il programma che tra gli anni ’70 e gli ’80 i regimi militari sudamericani organizzarono per reprimere le opposizioni politiche.

Il tribunale di Buenos Aires ha condannato, tra gli altri, a 25 anni di carcere tre militari, Santiago Riveros, Manuel Cordero Piacentini e Miguel Angel Furci.

Reynaldo Bignone, il presidente a capo dell’ultima giunta militare al potere nel paese, è stato d’altra parte condannato a vent’anni di detenzione.

A Buenos Aires il processo viene considerato “storico” in quanto per la prima volta sono stati giudicati crimini commessi nell’ambito della “associazione illecita transnazionale”. Il piano puntava appunto alla eliminazione degli oppositori delle dittature nei paesi del cono sud dell’America Latina, e cioè Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay.

Ma andiamo ad analizzare questo periodo storico di dittatura militare…

Gli obiettivi ufficiali delle repressioni dei servizi segreti cooperanti, erano i guerriglieri che operavano in maniera piuttosto blanda contro le dittature (come i Montoneros argentini o il Movimento di Sinistra Rivoluzionaria cileno), ma di fatto si orientò e si accanì contro ogni sorta di opposizione politica, sociale ed umana. Venivano rapiti, torturati ed uccisi studenti inermi, giornalisti, intellettuali, professori universitari (soprattutto di facoltà umanistiche), sindacalisti, operai, madri e padri che cercavano i propri figli scomparsi e spesso le violenze non si limitavano al singolo soggetto ritenuto “sovversivo”, ma si estendevano anche ai familiari di questo.

Le dittature facenti parte dell’Operazione Condor utilizzarono massicci aiuti statunitensi, in termini di risorse economiche, addestramento e forniture militari, e di preparazione e organizzazione dell’Intelligence. Si appoggiarono anche alle formazioni di estrema destra, che in tutti i casi contribuirono a portarle al potere, e nei momenti di crisi si organizzarono in squadroni armati (Squadroni della morte), per assassinare oppositori politici e militanti di sinistra. Tra le più famigerate organizzazioni repressive di destra vi furono la Tripla A argentina e l’organizzazione Patria y Libertad cilena, entrambe finanziate dalla C.I.A.

Nel 1992 il giudice paraguaiano José Augustín Fernández scopri, durante un’indagine in una stazione di polizia di Asunción, degli archivi dettagliati che descrivevano la sorte di migliaia di sudamericani segretamente rapiti, torturati ed assassinati, tra gli anni ‘70 e ‘80, dalle forze armate e dai servizi segreti di Cile, Argentina, Uruguay, Paraguay, Bolivia e Brasile. Gli archivi contavano 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate. Questi archivi, riferivano del coinvolgimento, in questa enorme operazione repressiva e di vero e proprio sterminio, anche dei servizi segreti di Colombia, Perù e Venezuela. Tali documenti, per le atroci rivelazioni in essi contenute, furono denominati Archivi del terrore.

I desaparecidos sono stati sequestrati, torturati e uccisi nel quadro della guerra sporca – guerra fredda – strategia della tensione e dell’operazione Condor. I desaparecidos erano oppositori e attivisti politici o sindacali, giudicati terroristi – sovversivi; moltissimi tra loro i giovani, talora anche minorenni. In Cile il fenomeno iniziò all’indomani del golpe di Pinochet che rovesciò il governo di S. Allende (11 sett. 1973), dando avvio a un duro regime para-fascista, con arresti e sparizioni di massa. Il fenomeno dei desaparecidos si manifestò poi in modo ancor più rilevante in Argentina, dove durante la dittatura di J.R. Videla, dei militari e dell’Alleanza anticomunista argentina (1976-82) fu molto frequente la pratica dei sequestri da parte di squadre (paramilitari) non ufficiali della polizia o dell’esercito. Molti degli attivisti rapiti venivano sedati e poi lanciati da aeroplani nell’oceano o nel Rio della Plata, nei cosiddetti «voli della morte»; altri inviati in campi di concentramento. Lo scandalo dei desaparecidos emerse anche a seguito della coraggiosa battaglia delle madri di molti di loro che, organizzandosi nel movimento delle Madres de Plaza de mayo, ogni settimana scendevano in piazza per chiedere la verità sulla sorte dei loro figli…

Le persone responsabili di questi eccidi sono: Henry Kissinger • Richard Nixon • Manuel Contreras • Stefano Delle Chiaie • Licio Gelli • Michael Townley • Luis Posada Carriles • Virgilio Paz Romero • Orlando Bosch • Hugo Campos Hermida • José López Rega • Klaus Barbie • Paul Schäfer • Alfredo Astiz • Miguel Etchecolatz • Jorge Eduardo Acosta • Albano Harguindeguy .

Le organizzazioni paramilitari che eseguivano il piano Condor:

DINA • CNI • Carovana della Morte • Batallón de Inteligencia 601 • Departamento de Ordem Política e Social • SNI • SOA • Patria y Libertad • P2 • Alleanza Anticomunista Argentina • CIA.

La guerra sporca (dittatura militare – stato di polizia) iniziò nel 1964 dai regimi militari brasiliani che si prodigarono con estrema durezza e violenza nel reprimere e sopprimere i movimenti guerriglieri di sinistra, molto più attivi che in Cile o in Argentina….

 

Cile: Juan, il fotografo italiano sparito nel lager di Colonia Dignidad

maggio 2016

Juan Bosco Maino Canales, 27 anni e origini venete, scomparve nel centro di tortura sulle Ande fondato e abitato da ex SS e criminali di guerra. La sua storia, e quella dei desaparecidos italiani, raccontata al processo sul «Piano Condor». Da cui è tratto un nuovo film.

Le sue foto ritraggono il Cile in certe favelas per nulla diverse dalle borgate romane raccontate da Pasolini. Bimbi che giocano al pallone, pescatori, casupole. Bianco e nero dei suoi negativi custoditi come reliquie dalle sorelle Margarita e Mariana. Non sapremo mai che fotografo sarebbe diventato Juan Bosco Maino Canales, italo-cileno sparito nel 1976 in uno dei lager di Pinochet. Quello di Colonia Dignidad, villaggio ai piedi della Cordigliera fondato prima della guerra da emigranti tedeschi e noto poi per aver ospitato e nascosto nazisti in fuga.

Il processo e il film

La storia di Juan in questi giorni riemerge dal passato per due motivi. Il primo è strettamente giudiziario. Come sia stato rapito, perché e cosa facesse prima di essere inghiottito nel nulla, lo si racconta al tribunale di Roma, nelle udienze del processo che vede alla sbarra i responsabili del Piano Condor. Tra le migliaia di desaparecidos, anche 26 italiani per i quali il nostro Paese ha chiesto giustizia al termine di una lunga indagine.

La Germania toglie il segreto di stato

Ma poi c’è anche un altro motivo per cui riaffiora alla memoria l’identikit di questo fotografo impegnato nel sociale e attivista di primo piano del Mapu, il Movimento di azione popolare unitaria, partito della sinistra che sosteneva il governo Allende. Ed è l’uscita di un film tedesco, nelle sale italiane, che racconta quel che per un trentennio abbondante accadde a «Colonia Dignidad». Vale a dire uno di quei posti dove la storia ha deciso di mescolare misteri e orrori, in questo caso inghiottendo assieme la fuga dei gerarchi nazisti dalla Germania, le efferatezze del regime di Pinochet, il dramma dei desaparecidos, il «piano Condor» e le atroci sperimentazioni condotte da Mengele. Di recente se ne è parlato perché il governo Merkel ha annunciato che renderà accessibili in anticipo i documenti sulla storia del villaggio situato a 350 chilometri a sud di Santiago. Dossier che sarebbero dovuti restare inaccessibili ancora per dieci anni. Ma l’opinione pubblica ha insistito per anticipare quella data, soprattutto dopo l’uscita del film che ha raccontato una storia che la Germania stava dimenticando. La regia è del premio Oscar Florian Gallenberger, protagonisti Emma Watson e Daniel Bhrül che impersonano due studenti tedeschi travolti loro malgrado dagli orrori di Colonia Dignidad. Dove a lungo comandò Paul Schäfer , ex caporale delle SS fuggito dalla Germania nel 1961 perché ricercato per violenze su orfani disabili, sedicente pastore protestante e «guru» dei 300 tedeschi di quel borgo ai piedi delle Ande in cui per un certo periodo si nascose anche Joseph Mengele, il medico che condusse atroci sperimentazioni su cavie umane ad Auschwitz.

La madre di Juan ha dedicato tutta la vita a cercare la verità sulla scomparsa del figlio.

 

È morto Videla

Maggio 2013

La maggior parte di quelli che hanno appoggiato la dittatura, i giornali, soprattutto il «Clarín», adesso lo chiamano dittatore, lo denominano genocida, che vergogna! Ma io pensavo ancora a loro, ai nostri figli. Hanno tanto amato questo paese, hanno dato tanto per esso, ed io dovevo ascoltare questi che hanno appoggiato la dittatura, che oggi parlano di genocida? Quanta ipocrisia! Il nostro popolo deve capire che tutta quella ipocrisia ha fatto sì che i nostri figli fossero segnalati come terroristi quando tutti questi, che oggi si levano gli abiti sporchi di dosso, hanno guardato da un’altra parte. Alcuni si sono arricchiti e altri si sono riempiti di obbrobri. Volevo parlare ma non riuscivo. Oggi ho deciso di scrivere qualcosa affinché tutti quelli che erano in attesa della mia voce potessero sapere quello che penso.

Tratto da un discorso di Hebe de Bonafini, presidenta Asociación Madres de Plaza de Mayo

 

Rsp (individualità Anarchiche)

Piazza loggia strage di stato, un tassello importante per capire la strategia della tensione

Piazza loggia strage di stato, un tassello importante per capire la strategia della tensione

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28 maggio 2016

Alle 10.12 del 28 maggio 1974 a Brescia, una bomba esplose in un cestino mentre era in corso una manifestazione contro il neofascismo indetta dai sindacati uccidendo 8 persone e ferendone 102.

Erano i tempi della strategia della tensione attuata dai servizi segreti atlantici ed eseguita da organizzazioni fasciste addestrate come cani da guardia all’interno delle basi Nato

Le stragi di stato furono piani militari occulti (strategia della tensione –guerra fredda), basati principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare una svolta di tipo autoritario (stato di polizia – dittatura militare).

La strategia della tensione fu attuata per la prima volta nel 1947 con la strage di Portella delle Ginestre, proseguì nel ‘64 con il colpo di stato del “piano Solo” attuato dal generale dei carabinieri De Lorenzo. L’arma stragista fu usata ancora nel 1969 con la strage fascista di Piazza Fontana, nel 1970 ci fu la strage di Gioia Tauro, nel 1973 la strage della questura di Milano, nel 1974 all’indomani della vittoria del referendum sul divorzio ci fu la strage dell’Italicus e la strage di piazza della Loggia, e ancora nel 1980 la strage di Bologna….

Dopo molti anni di processi sulla strage di Brescia, vennero condannati alcuni membri del gruppo neofascista di Ordine Nuovo; esecutori materiali vennero riconosciuti responsabili Ermanno Buzzi e Maurizio Tramonte (collaboratore del SID), assieme Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (trasportatore della bomba). Come mandante è stato condannato, in appello, il dirigente Carlo Maria Maggi. Gli strateghi del piano della strategia della tensione furono invece assolti: Delfo Zorzi, il generale dei carabinieri Francesco Delfino e l’ex segretario del MSI e fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo Pino Rauti ….

La strategia della tensione fu attuata anche attraverso l’organizzazione di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive (Rosa dei venti, Nuclei di difesa dello stato, loggia P2 ecc.), con collegamenti internazionali (le strutture Gladio o Stay-behind), e con la progettazione e la minaccia di colpi di stato (il piano Solo del 1964, il golpe Borghese del 1970, Il golpe bianco 1974 organizzato dal partigiano bianco Edgardo Sogno, un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista, promosso da ex partigiani bianchi appartenenti alla Gladio bianca antifascisti e anticomunisti…) e infine la sistematica infiltrazione nei movimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari, comprese quelle di sinistra (i capi infiltrati che giocavano sporco negli anni ‘70 erano: Corrado Simioni che collaborava coi servizi segreti del Kgb, del Mossad e coi servizi segreti francesi ed era sposato con Francoise Tuscher, la nipote dell’Abbé Pierre e venivano da Mani tese, il giro cattolico di Franco Troiano, ed erano entrambi molto legati a Simioni; e Giovanni Senzani, capo delle Br che lavorava per il ministero dell’interno all’antiterrorismo). Ma chi erano i loro scagnozzi?

(nella foto, Corrado Simioni con l’Abbé Pierre, al centro, durante un’udienza in Vaticano con papa Paolo Giovanni II)

Anche gli anarchici furono infiltrati da personaggi come Mario Merlino e Giovanni Ventura e dai loro compari : Antonio Sottosanti, detto Nino il fascista, sosia di Pietro Valpreda… , venne usato per infiltrare i movimenti Anarchici e pagato dai servizi segreti di Stay – behind …., Gianfranco Bertoli , Serafino di Luia, Bruno Giorgi, Giovanni Ventura, Giancarlo Cartocci, Paolo Pecoriello, Salvatore Ippolito, studente calabrese, in realtà agente scelto di P.S., nel 1969 Ippolito si infiltra tra gli anarchici del Bakunin e si fa chiamare Andrea il genovese ed è un frequentatore del gruppo 22 Marzo.

Giovanni Ventura aveva aperto la libreria “Ezzelino” a Padova e diventò anche editore e si legò a Franco Freda. Pubblicò la rivista ciclostilata Reazione, di tono neonazista, ma anche testi di ispirazione marxista….

L’ infiltrato cattofascista Giovanni Ventura subisce, nell’autunno del ’69 un improvvisa conversione da fascista di Ordine Nuovo, diventa anarchico…. Nel settembre 1969 a Roma uno scrittore che sta progettando la traduzione commentata di alcune opere anarchiche inedite, propone a Ventura di finanziare l’iniziativa … Ventura finanzierà un testo di Stirner “L’Unico” e inaugurerà la collana. Tra ottobre e novembre avvicina alcuni giovani anarchici del circolo Bakunin di Via Baccina ai quali chiede informazioni sull’attività svolta e sui programmi futuri…

Franco Troiano, cattolico (cattocomunista) del dissenso, proveniva dallo stesso ambiente ambiguo da cui sarebbe nata poi Comunione e Liberazione. Nei cattolici del dissenso c’erano due gruppi: i Giovani studenti e Giovani lavoratori, in cui militava gente come Maurizio Ferrari e Arialdo Lintrami, Giorgio Semeria. Poi, Giulia Archer, un’inglese, e l’allora suo fidanzato, Sandro D’Alessandro […]. E infine il gruppo dei tecnici della Sit-Siemens, di cui faceva parte Mario Moretti….

Ma le infiltrazioni sono iniziate prima degli anni ’70,durante la resistenza (partigiani bianchi anticomunisti che infiltravano i partigiani Rossi comunisti). I partigiani bianchi anticomunisti (Gladio Bianca) si infiltrarono anche nei partigiani anarco comunisti ..…

Alla fine della II guerra mondiale, si tenne una riunione a Torino dove erano presenti Pierluigi Roccatagliata, Pietro Pirelli, Rocco Piaggio, Angelo Costa (poco dopo diventato presidente di Confindustria), l’ingegner Falck ed il commendator Vittorio Valletta (per la Fiat), durante la quale fu deciso lo stanziamento di 120 milioni di lire per l’attuazione di un piano anticomunista, comprendente una campagna stampa e la costituzione di squadre armate la cui organizzazione fu affidata a Tito Zaniboni, un massone che per confondere le acque nel 1925 tentò di assassinare Benito Mussolini. Il servizio era noto a Milano come servizio I degli industriali ed era diretto dal tenente colonnello Boncinelli, il quale era tra gli organizzatori dell’AIL, l’Armata Italiana di Liberazione.

L’Armata Italiana di Liberazione fu costituita all’indomani del referendum sulla repubblica ed era composta da reduci della X Mas, delle Brigate Nere e da formazioni partigiane “bianche”, come la brigata Osoppo, la quale poi confluì in larga parte nella Stay Behind italiana

I capi della resistenza antifascista e anticomunista cattosinistroide erano: Edgardo Sogno, partigiano bianco anticomunista, militare e agente segreto italiano; il capo Roberto Dotti, dirigente del Pci, aveva fatto parte della Volante rossa, durante la guerra di Resistenza era stato il “Commissario politico” di una brigata Sap in Piemonte, Dotti scappò in Cecoslovacchia , perché fu sospettato del assassinio del dirigente Fiat Erio Codecà, appena ritornò in Italia, Dotti a sorpresa diventò l’animatore dell’organizzazione anticomunista “Pace e libertà”. Dotti fu anche uno stretto collaboratore dell’acerrimo anticomunista Edgardo Sogno. “Pace e libertà” era un’organizzazione filo-atlantica fondata nell’ottobre del 1953 da Luigi Cavallo e Edgardo Sogno allo scopo dichiarato di osteggiare l’attività del Pci, anche mediante l’infiltrazione; si trattava di una filiazione del “Centro di informazioni politiche e internazionali”, agenzia di copertura della Cia con sede a Parigi che aveva già fondato in Francia l’omonimo gruppo “Paix et liberté”. Alla fine degli anni ’60, l’ex comunista Robert Dotti grazie all’interessamento di Sogno, divento direttore della Terrazza Martini di Milano, un rinomato luogo mondano di Milano situato all’ultimo piano del grattacielo di piazza Diaz. Mara Cagol consegnava i questionari (test psicologici per manovrare meglio il movimento) a Dotti, che Simioni faceva compilare a quelli del Superclan (gruppo superclandestino); poi c’era il capo Corrado Corghi partigiano bianco (Gladio bianca) che ricoprì ruoli direttivi nell’Azione cattolica nazionale e sarà anche segretario provinciale della Dc (1950-‘59), segretario regionale della Dc (1952-‘67), membro della direzione nazionale Dc (1952-‘62) e presidente dell’Arcispedale Santa Maria Nuova (1954-‘64).

Luigi Cavallo invece era anche lui un partigiano bianco cattosinistroide ed era specializzato in politica economica e militare, fu accreditato all’UEO (organizzazione internazionale regionale di sicurezza militare e cooperazione politica, nata col trattato di Bruxelles del 17 marzo 1948, modificato il 23/10/54, e sciolta nel 2011), all’OCDE e all’OPEC sin dalla loro fondazione e fu membro dell’International Institute for Strategic studies di Londra; poi c’era anche lui, l’anticomunista cattosinistroide Randolfo Pacciardi coi suoi scagnozzi…

Questi personaggi ambigui (partigiani bianchi antifascisti e anticomunisti) hanno rappresentato a lungo le voci più autorevoli della “sinistra democristiana” cattosinistroide….

Queste infiltrazioni avevano lo scopo di militarizzare i movimenti e innalzare il livello dello scontro ( tra comunisti e anticomunisti), incolpando gli anarchici delle stragi fatte dallo stato massomafioso per imporre anche in Italia una dittatura militare (stato di polizia) attraverso colpi di stato come avevano già fatto in Grecia nel 1967, in Cile nel ‘73 e in Argentina nel ‘76…

Ma chi erano quelli di Europa Civiltà?

Europa Civiltà è sorta nel 1968 dal Movimento Integralista, un’organizzazione di fascisti “evoliani” molto legati alla destra democristiana e in particolare al deputato Agostino Greggi. Presidente è Loris Facchinetti, intimo amico di Mario Merlino e Serafino Di Luia. Il vero ispiratore a livello internazionale è il giornalista belga Jean Thiriart, condannato all’ergastolo per collaborazione coi nazisti durante l’occupazione militare. Thriart è strettamente legato ai colonnelli greci, a esponenti del MSI, a un noto editore milanese e a un gesuita che ricopre una importante carica nella congregazione.

Europa Civiltà gode di finanziamenti massicci. Organizza campeggi paramilitari in cui istruttori tedeschi tengono corsi di controguerriglia. I suoi campi base sono a Palombara Sabina, sul monte Vettore, nel parco Nazionale d’Abruzzo, sul monte Faito, sul monte Meta. Organizza anche corsi di paracadutismo con l’aiuto dell’Associazione Nazionale Paracadutisti che ha messo a disposizione la sua palestra romana di via S. Croce in Gerusalemme. La clamorosa manifestazione di “protesta” messa in atto da due suoi aderenti che si sono incatenati nei magazzini Gum di Mosca, è stata concordata da un agente del regime greco in un albergo di via Veneto a Roma. Due giorni prima dell'”azione russa” infatti, un altro iscritto a Europa Civiltà aveva distribuito volantini di protesta in una strada di Atene ed era stato immediatamente espulso dalla Grecia: ciò, nell’intenzione degli organizzatori, avrebbe dovuto dimostrare la maggiore liberalità del regime dei colonnelli rispetto a quello sovietico. Nell’autunno 1969 i dirigenti di Europa Civiltà hanno tenuto numerose riunioni congiunte con quelli di Ordine Nuovo, del Fronte Nazionale e di Avanguardia Nazionale nella sede di Largo Brindisi 18 a Roma. Il capo dell’ufficio politico della questura della capitale li ha difesi definendoli “pacifici escursionisti” gli iscritti a Europa Civiltà, in una intervista apparsa sul settimanale Epoca.

E’ sempre il solito gioco sporco fatto da sbirri e da fascisti, cani da guardia del potere cattolico e militare, comandati e pagati dai servizi segreti di stay-behind per destabilizzare il movimento. I servizi segreti che fanno parte dell’anticomunismo di stay-behind (1949) sono: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca entrata nel 1997 e Russia nel 2002…

Con la nascita del Patto di Varsavia (1955) inizia la “Guerra fredda, un conflitto politico e militare e ideologico tra i blocchi occidentale e orientale, guidati rispettivamente da Stati Uniti e Unione Sovietica che dura ancora oggi (guerre in Medioriente ….).

Ma allora chi sono i Nazicomunisti? …..

E’ apparso su Noblogs un articolo che sembra rispolverare la stessa ambiguità degli anni ’70….

https://ilpopolodellescimmie.noblogs.org/

E’ sempre il solito gioco sporco, si infiltrano nelle masse per confondere le acque, per poi egemonizzare i movimenti …..

 

Il potere politico aspira sempre all’uniformità.

Nel suo stupido desiderio di ordinare e controllare

tutti gli eventi sociali secondo un principio definito,

tende sempre a ridurre entro una unica forma

tutte le attività umane.      (R. Rocker)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

 

Rsp (individualità Anarchiche)

nuove nomine per la sicurezza italiana – Storia dei servizi segreti 1

Occhi aperti!! C’è stato il cambio nei servizi segreti …..

Ma poi, chi controlla il controllore???

29 aprile 2016

La sera del 28 aprile 2016 , il presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente della repubblica Sergio Mattarella si sono incontrati al Quirinale per decidere le nomine dei vertici dei servizi segreti:

Alessandro Pansa, ora capo del dipartimento pubblica sicurezza del viminale, è stato nominato al Dis, l’organismo di coordinamento dei due servizi segreti (Aisi, interno, Aise, esterno). Sostituirà l’ambasciatore Giampiero Massolo.

Pansa ha avuto una lunga carriera in polizia, collaborò nelle indagini di mafia sotto il coordinamento di Falcone e Borsellino nel pool diretto dall’ambiguo e spregiudicato Gianni De Gennaro. Pansa poi fu nominato prefetto di Napoli. Come già era successo nel caso di quel verme venduto di De Gennaro (ex capo della polizia fino al 2007, tristemente noto per le bastardate del G8 di Genova 2001, dove creò un clima di terrore, con torture e violenza psicologica: stato di polizia – dittatura militare), i politici cattofascisti lo premiarono mettendolo a capo di Finmeccanica). Pansa passa direttamente dalla poltrona di capo della dipartimento sicurezza del viminale (dal quale dipendono tutte le forze dell’ordine), a quella di capo dei servizi segreti…..

Pansa deve ancora però spiegarci: perché Falcone fu ucciso dai servizi segreti? Che interessi c’erano dietro? Forse Falcone aveva capito che la mafia è sempre stata usata dai servizi segreti per fare i lavori più sporchi? (es: la strage di Portella delle ginestre). Falcone e Borsellino furono uccisi perché stavano indagando sugli intrecci sporchi della massomafia (composta da industriali, banchieri, politici, colletti bianchi, servizi segreti e mafia) e le sue ramificazioni geopolitiche.

Il generale Arturo Esposito, attuale comandante al servizio segreto civile, Aisi (ex Sisde), sarà sostituito dal suo vice, ed ex capo dei Ros, Mario Parente.

Per la successione di Pansa è stato scelto come CAPO DELLA POLIZIA Franco Gabrielli, attuale prefetto di Roma, raccomandato da Renzi. FRANCO GABRIELLI HA DIRETTO L’ ANTITERRORISMO e LE INDAGINI SULLE NUOVE BR, LA GESTIONE DELL’EMERGENZA TERREMOTO ALL’AQUILA ( Bertolaso fu indagato per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello stato) , IL RECUPERO DELLA COSTA CONCORDIA, fino al business per la sicurezza del GIUBILEO ……

Alla guardia di finanza ci hanno messo il generale Giorgio Toschi, che ha trascorso parte della sua carriera in Toscana.

L’ammiraglio Valter Girardelli è il nuovo capo di stato maggiore della marina militare. Girardelli, attuale capo di gabinetto del ministro della difesa, prende il posto dell’ammiraglio De Giorgi, in scadenza di mandato dopo essere finito nell’inchiesta di Potenza sui giri di mafia dietro al petrolio.

 

Negli anni ‘90 la commissione stragi toglie il segreto di stato e scopre chi aveva architettato il piano detto “strategia della tensione”, confermando che i servizi segreti erano stati gli organizzatori delle stragi di stato…

 

La Storia sporca dei servizi segreti

1 parte (1855 – 1937)

Il primo vero servizio segreto dello stato italiano unitario fu il servizio informazioni militare (SIM), di impostazione militare, che iniziò a utilizzare anche membri dell’arma dei carabinieri nelle proprie fila, i servizi del dopoguerra col SIFAR prima e il servizio informazioni difesa (SID) dopo, poi la riforma del 1977 con la creazione di un servizio civile e uno militare (SISMI e SISDE), fino alla riforma del 2007, che ha diviso i servizi per competenze territorialmente (AISI e AISE).

Ma andiamo più in dettaglio ad approfondire le dinamiche perverse dei servizi segreti subordinati ai poteri sovranazionali:

Edoardo Driquet

Nel 1855 nascono i servizi segreti (riforma La Marmora, legge 20 marzo 1854 n. 1676) dello stato maggiore dell’esercito sabaudo. Dopo l’unità d’Italia nel 1863 a capo dei servizi segreti italiani ci misero Edoardo Driquet, un ufficiale di origine ungherese….

Anche la regia marina fonda i suoi servizi segreti nel 1884 ……

Nel 1897 venne costituito l’Ufficio I, che comincerà ad assumere una discreta importanza con la guerra italo-turca. Lo stesso Cesare Battisti (giornalista, politico socialista e irredentista italiano) verrà incorporato nel Servizio Informazioni nel 1913, a Verona….

Nel 1912 il colonnello Rosolino Poggi [nel 1888 diventa sottotenente dei bersaglieri. Frequenta la Scuola di guerra psicologica ed è trasferito nel corpo di stato maggiore dove ha diretto Ufficio I dal 1912 al 1915. Promosso maggiore generale comanda le brigate Palermo, Reggio e Massa Carrara. Dal 1917 è tenente generale al comando della 68a divisione], divenuto comandante dei servizi segreti , chiede più sovvenzionamenti allo stato, per il potenziamento del suo apparato militare occulto.…

Nel 1914 il governo Salandra (1914/1916) accetta e affida al colonnello Poggi i sovvenzionamenti a fondo perduto per i servizi segreti (forze del disordine deviate – doppio Sid, Supersismi, apparati occulti, coperti da segreto militare, rivelato per la prima volta da Sossi nel ‘74 durante il suo rapimento) per incentivare gli scontri per il potere, tra le varie fazioni militari nel periodo della I guerra mondiale: Francia, impero russo, impero britannico, stati Uniti d’America, impero giapponese e (dal 1915) Italia, contro gli imperi centrali: Germania, Impero austro-ungarico, Impero ottomano e la Bulgaria.

Nel 1916 vi fu la prolificazione dei servizi segreti, vi furono le prime sperimentazioni di intercettazione telefonica, e durante il primo conflitto mondiale, con la cosiddetta “Legione Sacra”, si iniziò il moderno cammino della guerra psicologica, (che consisteva nell’uso pianificato della propaganda con lo scopo principale di influenzare opinioni, emozioni), sotto il coordinamento e coi fondi del Servizio Informazioni, nato per ricerca di disertori e attività di sabotaggio e di controspionaggio .…..

Il 1919 nasce ufficialmente (prima era un apparato occulto) l’Ufficio affari riservati (AARR – ufficio centrale della Direzione generale della Pubblica sicurezza che si occupava di intelligence interna e con funzioni di polizia politica, che verrà soppresso solo nel 1974 e al suo posto il ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani creò una struttura, l’Ispettorato generale per l’azione contro il terrorismo (IGAT), che assumeva il ruolo di struttura eminentemente operativa, articolata in 13 nuclei regionali con al vertice il prefetto Emilio Santillo. Nell’Italia repubblicana, il ruolo di polizia politica è stato svolto fino al 1978 (Rapimento e uccisione Moro) dall’ Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno. Molti uomini e strutture finiranno nel 1977 nel SISDE e nell’UCIGOS…..

Nel 1909 Pio X fece entrare per la prima volta i cattolici nel potere politico, creò l’Unione Elettorale Cattolica Italiana, un’associazione laicale col compito di usare i cattolici italiani anche nell’ambito politico (i cattolici sono considerati traditori, sia nella resistenza che nella lotta di classe). Il pontefice pose Vincenzo Gentiloni alla direzione dell’organismo. Il primo banco di prova della collaborazione tra Unione Elettorale e moderati si ebbe in occasione delle elezioni politiche di quell’anno. L’esito delle elezioni fu positivo: furono eletti 21 “deputati cattolici” nelle liste dei liberali di Giovanni Giolitti (Giolitti dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 entra nel governo fascista come opposizione politica a Benito Mussolini …). Don Luigi Sturzo e Giuseppe Donati organizzarono direttamente le elezioni politiche per inserire i cattolici nella politica liberale. Nel 1918 nacque la Confederazione italiana dei lavoratori, animata da uomini come Guido Miglioli e Achille Grandi….

Il 18/1/1919 fu fondato il primo partito dei cattolici: il Partito Popolare Italiano, don Sturzo ne divenne segretario politico.

Nel 1922 nasce il governo Mussolini (il governo più lungo nella storia dell’Italia unita), rimanendo in carica dal 31/10/1922 al 25/7/1943….

Nel 1925 venne creato il Servizio Informazioni Militare e nel 1926 quello dell’OVRA, la polizia segreta del governo Mussolini. I servizi segreti di allora furono accusati per il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Giacomo Matteotti, rapito e ucciso dai membri della polizia politica (Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo): un delitto simile al rapimento Moro, ucciso da agenti anticomunisti infiltrati nei gruppi antagonisti degli anni ’70 (vedi l’infiltrato borghese Corrado Simioni collaboratore dell’USIS [United States Information Service], fondò e sovvenzionò negli anni ‘60 i centri centri Rousseau, organizzando vacanze e attività ricreative rivolte ai giovani benestanti che possono pagare rette salate, escludendo a priori l’accesso ai figli della povera gente, ancora oggi …. e Giovanni Senzani un altoborghese criminologo e pure psicopatico, uccise sadicamente Roberto Peci, il fratello di Patrizio IL PRIMO pentito delle BR e, da buon borghese infame e ambizioso, senza sogni ne ideali, visse per anni una doppia vita, lavorando per il ministero e operando ai vertici delle Br… Giovanni Senzani viene arrestato il 13/1/1982 a Roma, dove vengono trovate prove delle sue frequentazioni presso la scuola di lingue parigina Hyperion fondata nel 1977, da Duccio Berio, Vanni Mulinaris e Corrado Simioni. Nella scuola insegnerà anche Toni Negri durante la sua latitanza in Francia. Hyperion era una stanza di compensazione dei servizi segreti di Yalta [Regno Unito, Stati Uniti e Francia], un centro di spionaggio e controspionaggio internazionale, utilizzata da vari servizi segreti per infiltrare e manovrare i movimenti internazionali!!!).

Insomma, di tutti i componenti che facevano parte delle Br, l’unico che può andare in giro a testa alta oggi, è Alberto Franceschini, che perspicacemente (proviene dal ‘basso’) aveva capito il gioco sporco di Simioni e gli fece il ‘frontino’, il giorno dopo quelli del Superclan lo fecero arrestare. I componenti del Superclan che poi fondarono la scuola di lingue Hiperion, erano: Corrado Simioni (giocava sporco e faceva gli inciuci con gli sbirri), poi c’era Vanni Mulinaris, Duccio Berio, Mario Moretti (non ci divulghiamo ora sul suo ruolo ambiguo del baffo a 6 punte…) e Maurizio Ferrari il ‘mezzo prete’ (proveniva dal movimento ambiguo dei cattolici del dissenso COME QUELLI di LOTTA CONTINUA CHE PROVENIVANO DAL MOVIMENTO DI CIELLE DI di Franco Troiano), anche Arialdo Lintrami, e Giorgio Semeria, Prospero Gallinari e Innocente Salvoni e sua moglie Françoise Tuscher, nipote del pretaccio (partigiano bianco) Abbé Pierre facevano parte del SUPERCLAN…

clicca sulla foto di Moretti

Insomma, il gruppo ambiguo del Superclan organizzò una trappola attraverso l’infiltrato Frate Mitra, per far arrestare Franceschini, che si fece trent’anni di galera, senza mandare in galera nessuno!! (Alberto si dissociò dalle Br dopo la Morte di Moro).

Moro lo uccisero perché disse ai suoi carcerieri per salvarsi, che cos’era la Gladio, un segreto internazionale, ma quella fu la sua condanna a morte, e gli scagnozzi di Senzani lo uccisero. Sossi invece, nonostante che per salvarsi aveva raccontato anche lui un segreto militare nazionale (doppio Sid – Supersismi), venne liberato da Franceschini di nascosto dagli altri, che invece lo volevano uccidere ……

Anche l’omicidio dei fratelli Rosselli, avvenuto nel 1937 è STATO DECISO DAI SERVIZI SEGRETI. I fratelli Rosselli furono uccisi perché erano antifascisti. Il piano dell’uccisione faceva parte di una serie di “operazioni speciali” oltre confine (assassinii politici, stragi di stato, atti di sabotaggio/terrorismo ecc.) organizzate dal Centro controspionaggio di Torino, che godeva di mezzi finanziari tali da potergli consentire la gestione a Sanremo di un caffè-concerto (bar Jolanda) e di una casa chiusa……

L’esecuzione materiale delle uccisioni in questione sarebbe stata in realtà “subappaltata” ai cagoulards (estremisti di destra francesi, spesso divenuti collaborazionisti degli occupanti tedeschi sotto il governo di Vichy)……

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Assolti gli sbirri che uccisero e torturarono in caserma Giuseppe Uva

 

Assolti gli sbirri che uccisero e torturarono in caserma Giuseppe Uva

La mafia è nello stato e nella polizia ……

 

15 Aprile 2016

Sono stati assolti i sei poliziotti e i due carabinieri (infami! 8 contro 1) accusati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità nei confronti di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni, l’uomo morto a Varese nel giugno del 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri. Era stato lo stesso titolare dell’accusa, il procuratore capo di Varese Daniela Borgonovo a chiedere l’assoluzione per tutti ( molto probabilmente ricompensata dai sindacati di polizia per salvare l’onore, l’etica e la morale delle forze dell’ordine, e poi, lo stato non condanna se stesso…).

Il caso di Giuseppe Uva è un insieme di carte, perizie, udienze, pareri, lungaggini varie, polemiche, querele e controquerele. Una storia che si apre e si chiude dal 14 giugno del 2008, quando Giuseppe, 43 anni, di professione falegname, venne fermato ubriaco alle 3 di notte in centro a Varese. Insieme al suo amico Alberto Biggiogero, stava spostando una transenna. Arrivarono i carabinieri e li portarono entrambi nella caserma di via Saffi. Qui comincia un buco di due ore, che porta direttamente alle 5 del mattino, quando Giuseppe Uva sarebbe entrato al pronto soccorso con un Tso. Alle 10 la morte per arresto cardiaco, su un lettino del reparto di psichiatria.

«Beppe aveva avuto una relazione con la moglie di un carabiniere»: a rivelarlo ai mass media è Alberto Biggiogero, l’amico che la sera del 13 giugno 2008 viene fermato assieme a Beppe per schiamazzi notturni. «Me l’aveva detto un po’ di tempo prima di morire — ricorda Alberto —. Non so chi fosse questa donna né chi fosse il marito, ma Beppe mi aveva detto “un carabiniere mi ha promesso che me la farà pagare”». Anche la sorella di Uva ammette che il fratello aveva avuto una relazione con la moglie di uno sbirro…..

Un comportamento infame quello che è successo in caserma quella sera, un comportamento da psicopatici sbirromafiosi che secondo la loro mentalità e la loro cultura del codice d’onore, bisogna lavare col sangue il disonore fatto alla sua famiglia, per riavere il rispetto dei picciotti …….

Molti sbirri impuniti fanno parte dei servizi segreti, gli stessi che negli anni ‘60 e ’70 torturavano e mettevano le bombe per incolpare il movimento di studenti e lavoratori che si ribellavano alle ingiustizie sociali (vedi: strage di piazza fontana, l’inizio della strategia della tensione attuata dai servizi segreti).

Il 15 giugno 2010 Alberto Biggiogero, consegna una denuncia per lesioni, ingiurie e minacce alla procura della repubblica. Nell’esposto si descrive uno scenario da incubo: l’atteggiamento aggressivo dei militi, in particolare di uno di loro che subito apostrofa Uva, gridandogli «cercavo proprio te», e poi «un’ora e mezzo di pestaggio» nella caserma di via Saffi, la chiamata al 118, l’intervento dell’ambulanza bloccato, il sequestro del telefonino. Quello stesso 15 giugno, sia Uva che Biggiogero, furono a loro volta denunciati per «disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone», come riporta il processo verbale redatto dai due militari dell’arma che avevano bloccato i due amici in piazza Madonnina del Prato. Di punti oscuri la vicenda ne ha fin troppi: come le dichiarazioni, ignorate, del comandante del posto di polizia presso l’ospedale che nel suo rapporto esclude la natura «non traumatica» della morte e rileva «una vistosa ecchimosi rosso-bluastra» sul naso, e che «le ecchimosi proseguono su tutta la parete dorsale».

Nessuno dei carabinieri coinvolti nella vicenda o degli agenti della polizia di stato, stranamente accorsi in forze nel comando dei carabinieri la sera del pestaggio, è mai stato ascoltato fino ad oggi dai magistrati che indagano ……

Sempre nel 2010 dopo aver reso pubblico il caso di Stefano Cucchi, la denuncia di Luigi Manconi, presidente di “A buon diritto” ed ex sottosegretario alla Giustizia, tenta di far luce sulla storia di Giuseppe Uva, 43 anni, fermato ubriaco alle 3 del mattino il 14 giugno 2008, a Varese. Lui e un suo amico, Alberto B., vengono portati in caserma. Qui Uva, ha ricostruito Manconi, “resta in balìa di una decina di uomini tra carabinieri e poliziotti all’interno della caserma di via Saffi”. Il suo amico, nella stanza accanto, sente due ore di urla incessanti, chiama il 118 per far arrivare un’ambulanza. “Stanno massacrando un ragazzo” sussurra all’operatore del 118, che chiama subito dopo in caserma e chiede se deve inviare davvero l’autoambulanza. “No guardi, sono due ubriachi che abbiamo qui – risponde un militare – ora gli togliamo i cellulari. Se abbiamo bisogno vi chiamiamo noi”. …..

Ma è invece alle 5 del mattino che da via Saffi parte la richiesta di un Trattamento sanitario obbligatorio per Uva (e non per gli sbirri psicopatici e cocainomani che lo hanno torturato e stuprato per ore…). Trasportato al pronto soccorso, viene poi trasferito al reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo, mentre il suo amico viene lasciato andare. Sono le 8.30. Poco dopo due medici (gli unici indagati dell’intera storia) gli somministrano sedativi e psicofarmaci che ne provocano il decesso, perché sarebbero incompatibili con l’alcol bevuto durante la notte.

“Un caso limpido di diritti violati nell’indifferenza più totale – denuncia ora Luigi Manconi – . Infatti, per quanto accaduto all’interno della caserma si sta procedendo ancora contro ignoti”.

Otto anni di indagini non sono riuscite a chiarire cosa sia successo durante le due ore in caserma…..

In realtà, già nel 2012 un processo per la morte di Giuseppe Uva fu celebrato, a Varese. L’accusa decise di seguire la pista della malasanità e sul banco degli imputati ci finì un medico, che venne assolto con formula pienissima nell’aprile del 2012. Nel leggere la sentenza, il giudice ordinò anche di effettuare nuove indagini su quello che sarebbe accaduto in caserma, prima dell’ingresso di Giuseppe in ospedale. Il pm allora incaricato delle indagini, Agostino Abate, non la prese affatto bene e parlò apertamente di pregiudizi nei confronti del suo operato…..

Nel dicembre del 2013 il procuratore generale della Corte di Cassazione Gianfranco Ciani ha inviato al ministro della giustizia e al Csm una richiesta di procedimento disciplinare contro il pm di Varse. Secondo Ciani, durante le indagini, Abate «è venuto meno agli obblighi generali di imparzialità, di correttezza e di diligenza». Inoltre, sempre Abate, durante la sua gestione dell’inchiesta, aveva aperto ben tre fascicoli: uno contro i medici dell’ospedale di Varese – che non avrebbero curato Uva in modo adeguato –, uno contro la sorella della vittima, Lucia, e uno contro alcuni giornalisti che si ostinavano a definire la morte dell’uomo come conseguenza di un pestaggio da parte di polizia e carabinieri. Insomma, la procura se l’è presa con tutti, proprio con tutti, tranne che con quelli che poi sarebbero stati rinviati a giudizio, cosa avvenuta (ovviamente, verrebbe da dire) soltanto dopo che sono stati cambiati i pm responsabili dell’inchiesta, dopo che il gip di Varese, per ben due volte, aveva rispedito al mittente la richiesta di archiviazione (vergata, va da sé, dalla coppia Abate – Arduini) per gli agenti, arrivando infine all’imputazione coatta. Questi i loro nomi, per la cronaca e per la storia: Paolo Righetti, Stefano Del Bosco, Gioacchino Rubino, Luigi Empirio, Pierfrancesco Colucci, Francesco Barone, Bruno Belisario e Vito Capuano.

«Il dottor Abate – scrisse ancora Ciani – ha pregiudizialmente eluso una puntuale disposizione del Tribunale ed ha violato le norme del procedimento che impongono al pubblico ministero di svolgere le indagini necessarie per l’accertamento dei fatti». Ovvero: malgrado gli sia stato detto da chiunque di indagare su quanto avvenuto nella caserma di via Saffi, lui ha puntualmente evitato di farlo: per questo sarebbe venuto meno «il dovere generale di correttezza» da parte dell’investigatore.

Lo scorso lunedì 18 aprile, la sorella di Uva, Lucia, era stata assolta dall’accusa di diffamazione. Il 21 di questo mese, si è saputo che uno dei difensori degli imputati, Pietro Porciani, ha denunciato Lucia Uva, sempre per diffamazione, per alcune dichiarazioni in un video sul profilo Facebook di cui il legale chiede il sequestro. L’avvocato e i suoi assistiti, scrive il legale nella denuncia, avevano sempre razionalmente deciso di non dare peso agli ‘eccessi’ della Uva sia perché, da una parte, umanamente sì riteneva che essi fossero tutto sommato dovuti al dolore e allo stress per la perdita, comunque tragica, del parente, sia perché, d’altra parte, gli imputati hanno sempre ritenuto che la dimostrazione della loro totale innocenza rispetto al gravissimo delitto contestato, assumesse carattere assolutamente prioritario rispetto ad ogni facile attenzione “mediatica ricercata con pervicacia e determinazione da essa Lucia Uva”. Il video, però, ha fatto decidere al legale di querelare la donna.

 

Rsp (individualità Anarchiche)

La morte crudele di Michele Ferrulli ucciso dagli sbirri

La morte crudele di Michele Ferrulli ucciso da sbirri fascistoni e cocainomani, da sempre impuniti e protetti dal sistema e dalla logica militare occulta….

Michele Ferrulli, 51 anni, il 30 giugno 2011 alle 21.30 di una calda serata estiva, subisce un fermo di polizia sotto la sua abitazione, in via Varsavia a Milano. Ferrulli si trovava in compagnia di due amici; e insieme ascoltavano la musica che usciva dallo stereo del loro furgone, chiacchieravano e bevevano birra.

Ferrulli risponde pacatamente alle domande degli agenti e fornisce loro i documenti. In pochi attimi tutto precipita. Michele Ferrulli viene immobilizzato, ammanettato e buttato a terra. I video acquisiti dalla Procura mostrano come Ferrulli, inerme, sia stato colpito più volte con calci e pugni dagli sbirri.

La documentazione videoregistrata acquisita agli atti riguarda tre differenti riprese.

Il secondo filmato è di sicuro il documento più interessante: è girato dall’interno di una macchina parcheggiata in prossimità del luogo dove è in corso il fermo. L’autrice del video è nell’abitacolo con un’altra donna e insieme commentano ciò che vedono.

Le loro parole, tradotte in italiano dal romeno, sono queste: «l’hanno preso per i capelli, non vuole dargli il braccio», «hai visto che cazzotto in bocca?», «guarda come lo picchiano, prima le manette e poi lo hanno massacrato», «ma non gli spezzano i reni? vedi? poverino!», «è morto!», «è morto dici?», «non vedi ha la faccia nera non si muove più». Flebili, e quasi indistinguibili, si sentono le invocazioni di Ferrulli: «aiuto, aiuto, basta». Michele Ferrulli muore per arresto cardiaco sull’asfalto, ancora con le manette ai polsi.

In primo grado i 4 agenti (psicopatici cocainomani) furono tutti assolti in primo grado (era il 2014 e l’accusa era di omicidio preterintenzionale).

Il 10 Marzo 2016 il sostituto procuratore di Milano Tiziano Masini ( si è fatto un esame di coscienza prima di pronunciare la sentenza) ha chiesto 7 anni e 8 mesi di carcere per gli sbirri cocainomani (la cocaina è considerata ancora uno status symbol, chiamata anche la droga dei ricchi e dei mafiosi) Francesco Ercoli e Michele Lucchetti per omicidio preterintenzionale, andando oltre anche ai 7 anni chiesti in primo grado dal pm Gaetano Ruta. Per il pg, infatti, non si deve applicare la continuazione dei reati tra l’omicidio e l’accusa di falso ideologico contestata ai 4 agenti per quanto riportato nelle loro relazioni di servizio su quella sera. Per i due agenti Ercoli e Lucchetti, tra l’altro, il pg ha anche chiesto ai giudici che in subordine, se non verrà riconosciuto l’omicidio preterintenzionale, vengano condannati per omicidio colposo con eccesso colposo nell’uso dei mezzi di coazione fisica a 1 anno e 10 mesi (Ercoli) e a 1 anno e 8 mesi (Lucchetti).

Gli altri due poliziotti (sbirri infami che fanno i prepotenti con la povera gente indifesa, dando per scontato che non avranno mai giustizia): Roberto Stefano Piva e Sebastiano Cannizzo, vanno condannati, invece, secondo il pg, per omicidio colposo con eccesso colposo rispettivamente a 16 e 18 mesi con la sospensione della pena…..

Il procuratore Masini, nel corso della sua requisitoria, ha chiarito che “non intendiamo soffermarci sulla presenza o meno di manganelli, sulle lesioni, sul fatto che siano saliti sopra la schiena o meno”, ma per il pg “è più che sufficiente che sia stato effettuato un arresto illegale”. E che, sempre secondo il pg, i quattro mentre lo arrestavano “in sinergia fecero un’azione compressiva a terra su un soggetto inoffensivo, affaticato, che stava morendo per infarto, mentre era ancora ammanettato”. Un “minimo di sensibilità ed equilibrio -ha aggiunto- avrebbero dovuto indurre gli agenti a dargli aria, a togliergli le manette per farlo respirare”…..

Invece, sempre secondo il magistrato, due poliziotti (Francesco Ercoli e Michele Lucchetti) gli diedero anche “tre sberle” e poi “sette sberle sulla schiena”, ha aggiunto Masini, facendo riferimento alla tecnica di ammanettamento dei ‘tre colpi’ e dei ‘sette colpi’ di cui “si parla molto nella sentenza di primo grado senza dire, però, che si trattò di percosse”.

Per Domenica Ferrulli, figlia del manovale, sempre presente in aula e parte civile, è “giusto” e “significativo” distinguere, come ha fatto il sostituto pg, “i ruoli” degli agenti per “attribuire ad ognuno la sua responsabilità”. E ancora: “Attendiamo il verdetto, mio padre, comunque -ha aggiunto in lacrime- sarebbe ancora a casa e noi non qua, bastava ascoltare la sua richiesta di aiuto”……

I giudici hanno fissato un’udienza per il 12 aprile prossimo per gli interventi dei difensori (spregiudicati e senza scrupoli) dei 4 agenti, gli avvocati Massimo Pellicciotta e Paolo Siniscalchi. In quella data potrebbe anche essere emessa la sentenza…..

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Non sono i delitti punibili dalla legge quelli a cui bisogna imputare i peggiori mali del mondo.

Sono i torti legalizzati, i crimini che godono di impunità, giustificati e protetti dalle leggi e dal governo.

A.Berkman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

FOIBE: conflitti globali tra Est e Ovest

Il 10 febbraio hanno ricordato le vittime delle foibe …..

Naturalmente anche i mass media hanno contribuito ad affossare la realtà dei fatti per far prevalere quell’ idea di Storia distorta raccontata all’italiano medio, girando attorno ai problemi, vergognandosi della realtà dura e cruda dei fatti e delle circostanze che hanno portato anche agli scontri tra partigiani…

Ma andiamo ad analizzare quel periodo storico partendo dagli interessi geopolitici delle due superpotenze (America e Russia) che, dopo il periodo storico della colonizzazione (fatto di guerre e genocidi), decisero di espandere a livello mondiale la loro sfera d’influenza. Le guerre, insieme ai vari conflitti, avevano lo scopo di dominare e sottomettere i territori conquistati.

Anche l’Italia ha subito le conseguenze (stragi di stato, rapimento Moro) di questa smania di conquista e di potere. Con arroganza, la loro supremazia economica e militare (basi Nato) si è imposta in tutto il mondo…

Ma ritorniamo alla Storia …

Dopo la firma dell’armistizio dell’ 8 settembre 1943, in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti (partigiani bianchi) perché li considerano traditori e nemici della lotta di classe.

Tra il 1943 e il 1947 sono stati gettati, vivi e morti nelle foibe ( voragini naturali dell’Istria), quasi diecimila anticomunisti: fascisti e partigiani bianchi.

La violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa. Il conflitto tra partigiani bianchi e rossi prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra Italia e Jugoslavia.

Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, in pratica erano annesse al Reich tedesco.

Nel 1947, inizia la guerra fredda, cioè la contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi dopo la fine della II guerra mondiale, tra due blocchi internazionali, categorizzati come Occidente (gli USA, gli alleati della NATO e i Paesi amici, fondatori della gladio atlantica e della P2, ideatori del piano militare anticomunista Stay behind “strategia della tensione”) ed Oriente, o “blocco comunista” (l’Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi amici, fondatori della Gladio rossa, l’apparato militare clandestino del Pc).

Questa tensione dura da più di mezzo secolo, perché entrambe le nazioni si ricattano col terrorismo psicologico (e non solo) della disponibilità di armi nucleari che, dalle due parti, potrebbe distruggere l’intero pianeta. La loro competizione si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi in vari campi (economico, militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, psichiatrico, e anche sportivo).

Il 4 aprile 1949 negli States viene firmato a Washington il Patto Atlantico (piano militare anticomunista). A esso aderirono anche paesi non geograficamente atlantici (senza sbocchi sull’Oceano Atlantico) come l’Italia, la Grecia, la Turchia ed altri.

Nel conflitto strategico tra Usa e Urss, uno degli elementi principali fu la supremazia tecnologica (controllo sociale) col rafforzamento di armi di distruzione di massa nucleari d’inaudita potenza (bomba H) o il progresso in campo spaziale.

Solo in alcune occasioni la tensione a bassa intensità tra i due schieramenti prese la forma di conflitti armati, come la guerra di Corea, le guerre in Africa, la guerra del Vietnam, l’invasione sovietica dell’Afghanistan e gli scontri in America Centrale. Gran parte della guerra fredda si svolse invece attraverso conflitti indiretti, contro “nazioni surrogate”; in tali conflitti, le potenze maggiori operavano in buona parte armando o sovvenzionando i surrogati, come successe in Italia quando la Nato addestrò e sovvenzionò i gruppi di estrema destra come ‘ordine nuovo’, per attivare il piano militare della “strategia della tensione” iniziata con la strage di piazza fontana nel 1969….

Altri conflitti erano ancor più sotterranei, perpetrati attraverso atti di spionaggio, con spie e traditori che lavoravano sotto copertura da entrambe le parti, come nel caso del rapimento Moro, ucciso perché nel memorandum scritto durante la sua prigionia, rivelò un segreto di stato (desecretato negli anni ’90: spiegò che cosa era la gladio Rossa, la gladio nera e la gladio bianca…).

Il punto caldo del conflitto (tra le due potenze) in ambito europeo fu la Germania, e in particolare Berlino. Uno dei simboli più vividi della guerra fredda fu proprio il Muro di Berlino, che separava Berlino Ovest (controllata dalla Germania Ovest, assieme agli alleati di Francia, Regno Unito e Stati Uniti) dalla Germania Est, che la circondava completamente. Ad un tentativo di disimpegno iniziale intorno al 1950 col ritiro di circa 30.000 uomini dalla Germania, gli USA e la NATO fecero seguire delle esercitazioni annuali, denominate Reforger (REturn FORces to GERmany), per mantenere la loro supremazia.

Su cosa era la gladio bianca e nera atlantica o la gladio rossa, ormai sappiamo tutto ….., ma su chi erano i partigiani bianchi ne sappiamo meno, perché è ancora un argomento scomodo per il potere cattolico, una contraddizione storica che ancora oggi rimane oscura per la maggioranza delle persone ….

I partigiani bianchi:

Le formazioni bianche (di ispirazione monarchica) erano composte in gran parte da reparti dell’esercito e carabinieri, essi venivano foraggiati dagli alleati (patto atlantico). Nel 1956 la Cia e il Sifar, firmarono un accordo segreto per costruire la struttura italiana Gladio, associata al piano militare europeo Stay behind, assorbendo gran parte della formazione bianca dei partigiani dell’Osoppo.

Sia la Gladio Atlantica che la gladio rossa erano formate da una tecnostruttura a tre livelli non comunicanti tra loro.

Il piano militare della Gladio Atlantica prevedeva l’infiltrazione di partigiani bianchi nelle brigate comuniste (partigiani che infiltravano altri partigiani).

La tecnostruttura era suddivisa in 3 livelli:

– primo livello: paramilitari, mercenari e contact

– secondo livello: organizzazione interna; composta dal movimento (gruppi e formazioni)

– terzo livello: rappresentanti del contesto internazionale che utilizzavano la destra; infiltravano e manovravano la lotta armata di sinistra, per garantire gli equilibri di Yalta (anche l’America vi aderì) e dei loro servizi segreti (giochi sporchi).

 

Rsp (individualità Anarchiche)

La C.I.A. compie 70 anni di trame occulte e porcherie…

Ricordiamoci che la loggia massonica P2 era formata da alti gradi dei servizi segreti delle 3 forze militari (aereonautica, esercito, e marina)…..

70 anni di potere occulto internazionale

La Cia nel 2016 compie 70 anni, l’agenzia di spionaggio americana per l’estero, considerata “l’ombra del potere” Usa (Nato – Stay Behind), un compleanno da terza età, ma che la vede ringiovanita dalle nuove sfide del terrorismo e della guerra cibernetica. E comunque sempre sulla ribalta della cronaca, anche se storicamente più nel male che nel bene, come confermano anche gli ultimi scandali di fine 2015: dalle presunte false informazioni ad Obama sull’Isis all’imbarazzante divulgazione da parte di Wikileaks di dati personali del suo potente capo, John Brennan, dopo l’hackeraggio del suo account di posta elettronica.

Ma lunga è la ‘lista nera’ dei misfatti e dei fallimenti dell’agenzia di intelligence con sede a Langley, in Virginia: colpi di stato, dall’Iran a vari Paesi sudamericani, uccisioni e tentati omicidi di leader politici stranieri, spionaggio interno come quello del Watergate. L’ ombra delle accuse di inefficienza alla Cia per la gestione della rivolta di Bengasi dell’11 settembre 2012, quando fu ucciso l’ambasciatore americano Chris Stevens: un episodio che ha messo non poco in difficoltà Barack Obama durante la sua seconda campagna elettorale e che continua a tormentare l’allora segretario di Stato Hillary Clinton nella sua corsa verso la Casa Bianca.

Fu l’allora presidente statunitense Harry Truman a creare nel gennaio 1946 ( nonostante la forte opposizione dei loro rivali, del Dipartimento di Stato dell’Fbi), il Central Intelligence Group – Cig, l’anno dopo diventa Cia con il National Security Act. La Cia di fatto sorse sulle ceneri dell’Office of Strategic Services (Oss), nato per la II guerra mondiale, e si trasformò subito in una micidiale arma politico-militare nell'”epoca d’oro” della guerra fredda, quando il suo principale nemico fu il Kgb sovietico. Una delle sue missioni principali, fu quella di contenere il comunismo in Europa dell’est sostenendo i gruppi anti comunisti, infiltrando e sabotando, soprattutto in Ucraina, Bielorussia e Polonia. La Cia ebbe più successo nei suoi sforzi di limitare l’influenza del comunismo in Francia e in Italia, soprattutto nelle elezioni italiane del 1948: un’ombra sporca che è arrivata sino al sequestro Moro….

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Tra le numerose critiche rivolte alla Cia del dopoguerra (in parte confermate da documenti riservati statunitensi e britannici desecretati) vi è quella di aver aiutato, reclutato e perciò protetto alcuni esponenti nazifascisti di alto grado, tra cui il maggiore Karl Hass, condannato all’ergastolo con Erich Priebke per l’Eccidio delle Fosse Ardeatine e coinvolto in diverse indagini relative alla Strategia della tensione (Stay Behind – Stragi di stato) ….

Famigerate sono rimaste le operazioni clandestine, a partire dagli anni ‘50, per ribaltare governi nemici o pericolosi per gli Usa: nel 1953 in Iran fu deposto, insieme ai servizi segreti britannici, il governo democraticamente eletto di Mohammad Mosadeq, l’anno dopo toccò al presidente del Guatemala Jacovo Arbenz Guzman, che aveva toccato interessi legati direttamente all’allora segretario di stato Usa John Foster Dulles, fratello di Allen Dulles, capo della Cia. Un intervento, quest’ultimo, che produsse una lunghissima guerra civile. Tra le tante porcherie (trame occulte – geopolitiche) c’era ” anche l’attività cospirativa nei primi anni ‘70 contro il presidente socialista cileno Salvador Allende, deposto dal dittatore Augusto Pinochet, e negli anni ‘80 il sostegno ai Contras contro la giunta sandinista marxista, con l’amministrazione Reagan che violò il divieto del Congresso. Tra i fallimenti più imbarazzanti invece l’operazione per sbarcare alla Baia dei Porci a Cuba nel 1961.

Dopo lo scandalo spionistico del Watergate nel 1972, che costrinse il presidente Richard Nixon a dimettersi, il Congresso tentò di limitare poteri ed eccessi dell’agenzia. Ma nuovi scandali sono emersi anche recentemente: dal Cia-gate del 2003, che coinvolse alcuni funzionari del governo di George Bush colpevoli di aver rivelato notizie riservate sull’agente coperto Valerie Plame, alle “extraordinary renditions” seguite all’11 settembre. Tra queste il rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, avvenuto a Milano nel 2003 con la collaborazione dei servizi segreti militari italiani…

Servizi segreti: traffico e diffusione della droga come arma di controllo e di distruzione di massa

Nel corso dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, alcuni reparti della CIA si misero in contatto con diversi esponenti di spicco del mondo della droga mediorientale, tra cui Gulbuddin Hekmatyar, signore della droga afghano, nel tentativo di favorire la lotta dei ribelli e delle forze criminali contro i sovietici. Secondo lo storico Alfred W. McCoy, l’agenzia, nel contesto dell’invasione dell’Afghanistan, si preoccupò di creare amicizie e legami di collaborazione coi narcotrafficanti più influenti attraverso finanziamenti, armi, protezione politica e altri mezzi, spingendoli in compenso a lottare contro i comunisti e contemporaneamente a rendersi protagonisti indiretti del traffico dell’eroina e di altre droghe nel SudEst asiatico.

Nel 1993 la rete televisiva CBS rese pubbliche le accuse della DEA, l’ente statunitense antidroga, secondo la quale i servizi segreti americani si resero protagonisti dell’importazione di più di una tonnellata di cocaina proveniente dal Venezuela sul suolo americano. Secondo quanto descritto dal New York Times, la droga “della CIA” fu trafficata nelle principali metropoli della nazione. La vicenda risultò essere affine a un simile scandalo avvenuto ad Haiti con la salita al potere delle gerarchie militari, nel quale la CIA fu accusata di un traffico illegale di droga in collaborazione con le forze haitiane.

Un’altra vicenda che suscitò scandalo fu la scoperta che Ahmed Wali Karzai, fratello del presidente afghano neoeletto filoamericano Hamid Karzai (trafficante d’oppio nel Medio Oriente), era nel libro paga della CIA da otto anni (all’ottobre 2009). Karzai, sarebbe stato pagato per realizzare operazioni in alcune regioni dell’Afghanistan e reclutare forze paramilitari….

 

Guerra di potere per accaparrarsi le risorse energetiche

I conflitti globali sono sempre stati alimentati dal desiderio di ottenere petrolio e gas naturale (e i profitti che questi ultimi generano)…

 

Clinton minaccia Russia e Cina  

  

Nel 2015 Hillary Clinton minacciò la Russia e la Cina per il loro appoggio al governo del leader siriano Bashar Assad. “Cina e Russia pagheranno per l’appoggio ad Assad, perché stanno bloccando il progresso” diceva la Clinton.

Secondo gli americani infatti, spodestare il legittimo governo siriano avrebbe rappresentato un elemento di “progresso”. Lo stesso “progresso” che è stato portato in Afghanistan, Iraq e Libia, dove gli Usa sono intervenuti per defenestrare i talebani, Saddam Hussein e Muammar Gheddafi.

In Afghanistan hanno perduto la vita oltre 200.000 civili, e oggi il paese si ritrova in una situazione ben peggiore della precedente. I talebani controllano un territorio più ampio di quello che controllavano nel 2001. E la produzione di oppio è decuplicata. Niente male come bilancio.

La “guerra del golfo” combattuta da Bush padre, con le successive sanzioni internazionali, che hanno fatto mancare persino le medicine più essenziali, è costata la vita ad oltre 1.000.000 di civili. Altrettanti sono morti con la seconda guerra, proclamata da Bush figlio. E oggi il paese è ancora nel caos, parzialmente controllato anche dai miliziani ISIS.

Anche la Libia, come noto, dopo l’intervento franco-americano per buttare giù Gheddafi, è dilaniata da una sanguinosa guerra civile.

La stessa ricetta, Hillary Clinton e soci la proponevano anche per la Siria. Che da 4 anni è insanguinata da una guerra che contrappone il popolo e l’esercito siriano, ai miliziani mercenari dell’ISIS, provenienti un po’ da tutto il mondo. I cosiddetti “foreign fighters”.

Se Russia e Cina non avessero sostenuto l’esercito siriano, il paese sarebbe stato rapidamente conquistato dagli islamisti, armati e finanziati dalle potenze occidentali contro il governo di Assad. E oggi l’ISIS (a cui è stato consentito di crescere e rinforzarsi) sarebbe ancora più potente….

 

 

Storia dei servizi segreti. Dai faraoni alla Cia

Autore Krieger Wolfgang

Una storia documentata dei servizi segreti dai faraoni alla Cia, passando per Napoleone, l’Unione sovietica e le due Germanie. L’autore, ci permette di gettare uno sguardo nel funzionamento di uno strumento ambiguo e pericoloso, sempre in bilico tra esigenze di sicurezza e controllo sociale, attraverso abusi di potere, violazione dei diritti umani e manipolazione dell’opinione pubblica …..

 

EX AGENTI CIA: “I SERVIZI SEGRETI? UN MUCCHIO DI DELINQUENTI BUGIARDI! IL PRESIDENTE OBAMA NON È UN UOMO LIBERO

http://www.dailymotion.com/video/x3lv1h9

 

Il caso Moro , servizi segreti e CIA , depistaggi

 

Come funzionano i servizi segreti

https://www.youtube.com/watch?v=w4WGIa6VmsQ

 

Gladio – Stay Behind Italia – L’esercito segreto della NATO

https://www.youtube.com/watch?v=VWrXdXuPiOs

 

Strategia della Tensione (SEGRETI di STATO) – anni di piombo

https://www.youtube.com/watch?v=VsNCegZbZWA

 

Rsp (individualità Anarchiche)