Il colpo di stato in Turchia, la guerra fredda e l’ambiguità di Erdogan
Nella serata del 15 luglio 2016 alcuni reparti dell’esercito turco attuano un colpo di stato per rovesciare il governo: vengono occupati dai soldati i maggiori centri urbani, carri armati stazionano ad Ankara e Istanbul. Il golpe tuttavia si risolve nel giro di pochissime ore, Erdoğan, in fuga sull’aereo presidenziale, interviene tramite videoconferenza in una trasmissione televisiva della CNN turca, incitando il popolo a resistere e a scendere in piazza. La polizia, fedele al governo eletto democraticamente, comincia ad arrestare alcuni dei militari che partecipano al golpe, mentre gli altri girano i mezzi corazzati e abbandonano il terreno senza alcuna velleità, sopraffatti dalla folla civile che avanza, urlando slogan di supporto al governo in carica. Le prime analisi politiche internazionali dell’evento, non escludono che si sia trattato di una messa in scena, attuata dal governo in carica per rafforzare il proprio potere. Il ministro degli Interni, nei giorni seguenti, fa arrestare circa 6000 persone, tra militari e magistrati, minacciando di punire duramente (anche con la pena di morte) coloro che hanno partecipato al presunto golpe.
Ma ripassiamo un po’ di storia
Sorta dopo la I guerra mondiale sulle ceneri dell’Impero ottomano, la Turchia fu dominata negli anni ‘20 e ‘30 dalla figura di Kemal Atatürk che voleva occidentalizzarne i costumi. Il paese appare ancora oggi percorso da forti tensioni politiche tra due fazioni; le cui cause riguardano l’indipendentismo curdo e il fondamentalismo islamico.
Abitato sin da epoche remote, il territorio dell’attuale Turchia fece parte di potenti formazioni politiche, tra cui gli imperi persiano, romano e bizantino. A partire dal 13°-14° secolo, divenne il nucleo centrale dell’impero ottomano, che durante l’Età moderna conobbe una straordinaria espansione in Asia, in Africa e nella stessa Europa. Entrato progressivamente in crisi nel 19° secolo, l’Impero ottomano si dissolse all’indomani della I guerra mondiale (1914-‘18), a cui aveva partecipato a fianco della Germania e dell’Austria-Ungheria. Fu nel quadro di questa dissoluzione, sancita dal Trattato di Sèvres del 1920, che nacque la moderna Turchia. Dopo aspri scontri (in particolare coi Greci) i confini del nuovo stato furono fissati nel 1923. Nello stesso anno fu proclamata la repubblica, di cui divenne presidente Mustafà Kemal. Kemal Atatürk rimase al potere sino alla sua morte nel 1938. Sotto la sua guida, l’Islam cessò di essere religione di stato e fu promossa l’emancipazione delle donne, alle quali venne concesso nel 1934 il diritto di voto. Furono avviati un intenso processo di industrializzazione sotto la direzione dello stesso. Dopo la morte di Atatürk, la Turchia rimase neutrale per gran parte della II guerra mondiale (1939-‘45), schierandosi infine, negli ultimi mesi del conflitto, al fianco delle potenze alleate. Membro della nato dal 1952, nel 2° dopoguerra il paese strinse forti legami con gli Stati Uniti.
L’instabilità è stata ulteriormente alimentata dai contrasti con la Grecia per il dominio su Cipro e dalla questione dell’indipendentismo dei Curdi, i quali, stanziati principalmente in un’ampia regione della Turchia (ma anche in Iran, Iraq, Siria, Armenia e Azerbaigian), sono stati sistematicamente oppressi dalle autorità turche. La ribellione da parte di alcune formazioni politiche curde ha provocato feroci repressioni da parte del governo.
Nella guerra successiva all’invasione irachena del Kuwait (1990-‘91), la Turchia si è schierata a fianco degli Stati Uniti e dell’Onu.
In controtendenza rispetto all’originario progetto di occidentalizzazione e di secolarizzazione promosso da Kemal Atatürk, nell’ultimo periodo la Turchia ha conosciuto una significativa rinascita di tendenze islamizzanti, soprattutto sul piano sociale e culturale, ma con significativi effetti a livello politico. Per quanto riguarda la politica estera, i rapporti tra la Turchia e gli Stati Uniti si sono almeno in parte deteriorati in relazione alla guerra americana in Iraq (2003). Una vicenda assai complessa e tuttora aperta è quella dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea, che ha sollevato molteplici obiezioni in Europa e nella stessa Turchia. Dal 1960 fino al 2016 in Turchia ci sono stati 5 colpi di stato militare.
Il 27/5/1960 un gruppo di 37 giovani ufficiali militari turchi che agirono al di fuori della catena di comando dello stato maggiore e orchestrato dal colonnello Alparslan Türkeş realizzarono un colpo di stato militare contro il governo democraticamente eletto del I ministro liberale Adnan Menderes. Nelle successive elezioni dell’ottobre 1961 il Partito Popolare Repubblicano aveva prevalso con il 36,7% precedendo i conservatori del Partito della Giustizia. Il 20 novembre İsmet İnönü venne chiamato a guidare un governo di coalizione come nuovo I ministro, mentre Cemal Gürsel mantenne la carica di presidente della repubblica. Il 12/3/1971, i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gürler, presentarono un memorandum al presidente Sunay in cui si esigeva l’installazione di un “governo forte e autoritario”. Questo avvenimento fu chiamato il “colpo di stato del memorandum“. Dopo la consultazione con Gürler e gli altri capi delle forze armate, Sunay chiese a Nihat Erim, un professore universitario e centrista del CHP, di formare un governo di “unità nazionale, al di sopra delle parti” che attirasse il sostegno dei principali partiti. Erim guidò il primo di una serie di deboli gabinetti che governarono la Turchia fino alle elezioni dell’ottobre 1973. Una sessione congiunta della Grande Assemblea Nazionale fu convocata nel marzo 1973 per eleggere un successore al Presidente Sunay. Molti osservatori avevano ipotizzato che il generale Gürler, la cui candidatura godeva dell’aperto sostegno delle forze armate, sarebbe stato eletto senza un’opposizione.
L’AP (partito Liberale) nominò Tekin Ariburun, presidente del Senato, per opporsi Gürler. Dopo 7 scrutini, Gürler e Ariburun si ritirarono. Quando il termine di Sunay il 28 marzo ebbe fine, Ariburun, nella sua veste di presidente del Senato, divenne presidente. Il 6 aprile, deputati e senatori della Grande Assemblea Nazionale elessero come presidente Fahri Korutürk al 15° scrutinio. Il nuovo presidente, 70 anni, ammiraglio in pensione che aveva servito come membro indipendente del Senato dal 1968, aveva un legame diretto con Atatürk, il quale gli aveva conferito il nome di Korutürk: “Proteggere i turchi”. La conseguenza più importante delle elezioni del 1973 fu che il Partito Democratico e il MSP mantennero l’equilibrio di potere nel parlamento, e divenne improbabile che qualsiasi coalizione di governo potesse essere formata senza la partecipazione di uno o di entrambi. I politici del Partito democratico risentivano fortemente dell’ingerenza dei militari. Il MSP era guidato da Necmettin Erbakan, che era stato il leader del partito reso illegale, Ordine Nuovo. L’MSP fu considerato come una riedizione del partito ottomano, autoritario e conservatore con un nome diverso. L’asse portante della politica dell’MSP fu il ripristino della legge e la pratica islamica in Turchia. Il partito ottenne anche un miglioramento delle relazioni con altri paesi musulmani e meno affidamento sull’Occidente, ma fu anche ardentemente anticomunista. L’MSP sostenne tra l’altro l’elezione diretta del presidente e il rafforzamento dell’autorità esecutiva. Infine si oppose alla politica economica liberale, favorita dalla AP, e sostenne nel contempo il diritto alla proprietà privata.
Verso la fine del 1974, 4 dei 5 partiti di centro destra nella Grande Assemblea nazionale – AP, MSP, MHP, PRR – formarono un blocco di opposizione, chiamato Fronte Nazionale.
Verso la fine degli anni ’70 la scena politica era sempre più frantumata e un lento sviluppo dell’economia portarono al crescere di violenze tra gli ultranazionalisti e comunisti. Così nel 1980 un nuovo colpo di stato del Generale Kenan Evren riprese il controllo della situazione e nel giro di 2 anni il potere fu ridato nelle mani dei civili.
Il sistema politico fu governato allora dal partito unico di Turgut Özal, Partito della Madrepatria, che combinò un programma autoritario di sviluppo economico insieme a valori tradizionali. Furono fatte delle riforme amministrative contro il terrorismo che portarono all’instaurazione dello stato di emergenza (stato di polizia) nel 1983 e allo stabilimento nel 1985 delle guardie di villaggio, milizie locali paramilitari che dovevano combattere contro il PKK, un gruppo indipendentista curdo. Dal luglio 1987, il sud-est del paese fu dichiarato zona di emergenza, condizione che è andata avanti fino al 2002.
Le elezioni dell’ottobre 2002 portarono al potere il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), inaugurando un lungo regime di potere repressivo e autoritario guidato dal suo leader Recep Tayyp Erdogan. Il quale rivinse la maggioranza nelle elezioni nel 2007 e nel 2011. Nelle elezioni del giugno 2015 perse per la prima volta la maggioranza assoluta con l’ingresso del partito HDP, rappresentante dei curdi, e pertanto la possibilità di attuare riforme costituzionali per la trasformazione della Turchia in repubblica presidenziale, come caldeggiato da Erdogan; dopo vani colloqui per la formazione di una coalizione di governo, la Turchia tornò alle urne nel novembre del 2015, dove l’AKP tornò ad avere la maggioranza assoluta. Il sistema della soglia di sbarramento (una severa soglia, poiché comprendente perlomeno il 10%) e di conseguenza le libertà concesse ai Ministeri hanno portato alla rivolta dei “Giovani Turchi Due“. L’ausilio della polizia per contrastare manifestazioni pacifiche è stato adottato da Erdoğan, ma (anche grazie alla strumentalizzazione della religione) fino al 2013 non portò a scontri violenti o di larga scala. Scontri violenti tra polizia e civili manifestanti, scoppiarono in merito alla decisione governativa di abbattere un parco di Istanbul (Gezi Park). Le manifestazioni furono sempre condotte pacificamente dai Giovani Turchi, ma portate alla violenza dall’ausilio inappropriato della polizia da parte del Governo (la stessa UE accusò l’adozione di strumenti, quali gas lacrimogeni e acqua modificata chimicamente, in merito alle manifestazioni). Così la Turchia perse l’appoggio dell’UE, ma anche delle nazioni Medio-orientali che, fino a quel momento, non vedevano che un punto di riferimento da seguire, sia per l’economia che per la democrazia. Erdogan proibì a chi si ribellava di manifestare per mezzo dei social network e di Internet in generale il loro pensiero sulla situazione attuale, specialmente impossibile pubblicare immagini o video riguardanti le manifestazioni. I partiti d’opposizione parlano di censura, ma Erdogan replica: “È un mezzo di tutela per la privacy”. E non replica, però, sul fatto che molti dei suoi sostenitori si uniscano alle fila della polizia, manganelli alla mano e sassi pronti al lancio, contro i manifestanti.
La Turchia era, ai tempi della guerra fredda, il pilastro orientale della Nato. Oggi è una ambiziosa potenza regionale che persegue obbiettivi suoi spesso contrastanti tra loro: ha aiutato sottobanco la crescita dell’Isis comprando il suo petrolio e lasciando passare in Siria migliaia di foreign fighters; appoggia gli integralisti musulmani nemici dell’Occidente. Nella guerra di Siria, tratta come nemici i Curdi, che l’Occidente considera invece i suoi miglior alleati contro il Califfato….. Ha abbattuto un aereo russo, rischiando di scatenare una crisi dagli esiti imprevedibili.
Teniamo presente che dopo essersi fatto eleggere capo dello stato, in vista di una modifica della Costituzione in senso presidenziale che gli permetterebbe di governare fino al 2023, Erdogan travalica i suoi poteri continuando a comandare tramite ministri a lui asserviti…… È arrivato ad asserire di non riconoscere l’autorità della Corte costituzionale. Ha ripreso a perseguitare la minoranza curda (il 15% della popolazione). Conduce una spietata campagna contro la libertà di stampa, ha avviato una progressiva islamizzazione del Paese, riducendo i diritti delle donne. Un quinto dei suoi cittadini ammette di avere simpatie per l’Isis.
Erdogan era convinto che finanziando le orde fondamentaliste dell’Isis potessero dilagare in Siria ed Iraq, consegnandogli in poco tempo su un piatto d’argento importanti fette di tali stati e consentendogli di instaurare un rapporto di vassallaggio con lo stato islamico, aspirando a contendere all’Arabia Saudita il ruolo di protettore e leader delle destre sunnite di tutta l’area medio-orientale.
La resistenza delle forze curde dell’Ypg (Unità di Protezione Popolare) e dell’Ypj (Unità di Protezione delle Donne) a Kobane, il contrattacco del Pkk nel Sinjar, la formazione nelle zone difese dall’attacco terroristico di milizie popolari non solo kurde, ma di varia origine etnica e religiosa, hanno scompaginato i suoi piani. Parallelamente si è trovato di fronte all’affermazione elettorale del partito di sinistra, egemone nelle zone curde, Hdp (Partito Democratico del Popolo), per contrastare la quale ha fatto ricorso in tutti i modi all’arma del terrorismo di stato (terrorismo psicologico), ottenendo un certo risultato alle elezioni di novembre.
Ma l’ambiguo Erdogan mentre intensifica i genocidi nei confronti della popolazione civile armena e curda, chiede perdono alla Russia per l’abbattimento dell’aereo sukhoi in territorio siriano, e fa la pace con Israele per paura di perdere l’appoggio economico dell’occidente. Il regime dittatoriale di Erdogan è l’altra faccia dell’Europa indebolita dal Brexit (l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa).
Anche in Italia abbiamo avuto 5 colpi di stato e facevano parte dei piano militare della strategia della tensione.
La strategia (anticomunista) della tensione in Italia fu pianificata al convegno dell’Istituto Pollio dal 3 al 5 maggio 1965 all’Hotel Parco dei Principi di Roma. La strategia della tensione fu una strategia eversiva basata principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici (stragi di stato), volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario (stato di polizia – colpo di stato).
Il terrorismo di stato, pianificato dai Servizi segreti italiani ed internazionali, è eseguito da strutture armate occulte (Mar, Gladio, Rosa dei Venti, Supersismi – Doppiosid ecc…) e dalla destra estrema più sensibile alle scorciatoie del golpismo, lobby segrete, gruppi di dominio corrotti, centrali economiche preoccupate del cambiamento, complicate alleanze dove sfumano e si mescolano le differenze tra legalità e illegalità, tra corpi dello stato e criminalità, tra fenomeni spontanei ed altri abilmente infiltrati e manovrati.
I colpi di stato furono organizzati e sovvenzionati dal potere politico economico militare della fazione piduista democristiana cattofascista (Dc: governo Andreotti, Cossiga) sovvenzionato dall’anticomunismo atlantico e furono fatti per costringere l’ala della sinistra democristiana (Dc: governo Moro) a rimanere in opposizione, evitando così che entrasse a governare il potere politico economico e militare dello stato repubblicano:
1964: il Colpo di stato militare chiamato “Piano Solo” è stato organizzato dal gen. De Lorenzo, l’emblema del potere di condizionamento che, per lunghi anni, i servizi segreti in particolare e, più in generale, i corpi armati dello stato hanno esercitato sulla fragilità della politica italiana. Un colpo di stato che riuscì a bloccare il progetto di profonde riforme strutturali avviato con il primo esperimento italiano di governo di centro-sinistra…. Alla base di tutto, una pianificazione militare che doveva essere attuata “solo dai carabinieri” (da qui il nome di Piano Solo), comandati dal gen. Giovanni De Lorenzo, che tra il 1955 e il 1962 era stato ai vertici del SIFAR, il servizio segreto delle Forze Armate…. Un piano che prevedeva l’arresto e la deportazione di uomini politici di sinistra e sindacalisti, l’occupazione delle prefetture, di sedi di partito, della RAI, delle redazioni di alcuni giornali, oltre che l’acquisizione del potere da parte dei militari. Il colpo di stato fu attuato per ricattare e frantumare in pezzi il primo governo organico di centro-sinistra formato da democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani e presieduto da Aldo Moro…..
1970: il Colpo di stato chiamato Golpe Borghese fu organizzato dal principe Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas il vero capo del complotto; il generale a riposo dell’aeronautica Giuseppe Casero; il maggiore della polizia Salvatore Pecorella. Il colpo di stato prevedeva oltre all’occupazione dei ministeri della Difesa e dell’Interno, della sede della RAI, degli impianti telefonici e quelli di telecomunicazione, anche la mobilitazione totale dell’Esercito. Tutto, insomma è pronto, comprese le liste delle personalità politiche e sindacali da arrestare. Eppure il Golpe Borghese fallisce. Lo stesso principe nero riceve una telefonata da un misterioso generale (Gelli) che ordina la sospensione del colpo di stato…. La magistratura corrotta farà di tutto per insabbiare l’inchiesta giudiziaria e per trasformare il Golpe Borghese in un Golpe da operetta… Il colpo di stato in questione sarebbe stato appoggiato anche da Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti e Stefano Bontate, ovvero dai vertici mafiosi del tempo….
Anche il Golpe Borghese fu organizzato per ricattare ed escludere il governo democristiano di centrosinistra dal potere (politico economico, militare) statale.
https://www.youtube.com/watch?v=cLduHCirnA8
1973: Il colpo di stato Rosa dei Venti organizzato dal generale Spiazzi, in collaborazione con ufficiali della gerarchia militare Nato. Spiazzi avrebbe ricevuto l’ordine di mettersi dapprima in contatto con due imprenditori liguri, e poi di recarsi a prendere ordini successivi presso la cosiddetta Piccola Caprera, un luogo sul lago di Garda considerato un sacrario fascista. La telefonata in questione, proveniente da una caserma dei carabinieri di Vittorio Veneto, era stata inviata dal maggiore Mauro Venturi, colui che successivamente sarebbe stato preposto ai Centri CS (cento sperimentale di controspionaggio) di Roma (i CS sono stati impiegati anche nel colpo di stato del 2001 a Genova per reprimere il movimento di opposizione ai G8 e ai poteri forti…).
L’organizzazione segreta Rosa dei Venti è di stampo neofascista ed è collegata con ambienti militari della Nato. L'”organizzazione” istituita dal “Supersid” o “Sid parallelo” sarebbe nata contestualmente all’aborto del colpo di stato Piano Solo. l'”organizzazione” era «parallela alla struttura dei servizi segreti “I” ufficiale ed è sempre stata un’organizzazione in funzione anticomunista.»
“Il 17/5/1973, la bomba ananas lanciata da Gianfranco Bertoli (il cane fedele di Mario Merlino) ha ucciso 4 persone e ferito molte altre dinanzi alla Questura di Milano, in Via Fatebenefratelli. E’ certo ormai il collegamento fra l’autore materiale del fatto e i congiurati padovani della Rosa dei Venti e l’ambiente ordinovista veneto”…..
1974: il colpo di stato chiamato Golpe Bianco, fu un colpo di stato di stampo liberale e presidenzialista in Italia, promosso da ex partigiani antifascisti e anticomunisti (partigiani bianchi antifascisti che si sono infiltrati nella lotta di classe negli anni ‘70). Il colpo di stato cattofascista fu fatto per ostacolare, nell’ambito della guerra fredda contro l’Unione Sovietica, l’ascesa del Partito Comunista Italiano o di altri gruppi comunisti, e realizzare una repubblica semipresidenziale come quella autoritaria di Charles de Gaulle in Francia…. Il Golpe Bianco fu organizzato dal partigiano bianco (monarchico liberale) Edgardo Sogno (ex PLI) e il repubblicano Randolfo Pacciardi.
19, 20, 21 luglio 2001: il colpo di stato attuato durante il summit dei G8 a Genova (in questi giorni varie iniziative ricordano il 15° anniversario) è stato organizzato dai servizi segreti italiani, con la partecipazione delle forze armate, sovvenzionati dai paesi anticomunisti aderenti alla rete paramilitare di stay-behind. In questi giorni si registra ufficialmente la morte di un manifestante, Carlo Giuliani, per mano delle forze del disordine, e centinaia tra feriti, arrestati e torturati.
G8: STRATEGIE DI COLPO DI STATO:
https://informazioneconsapevole.blogspot.it/2011/07/g8-strategie-di-colpo-di-stato-per-la.html
Stato di polizia: Al G8 del 2001 ci fu una sospensione dei diritti umani (dittatura militare)
Tutti i giorni, sedicenti liberatori, promisero di
smantellare le fortezze erette dalla tirannia per tenere
in soggezione il popolo;
ma, una volta insediati, lungi dallo smantellarle,
le fortificarono ancora meglio per continuare
a servirsene contro il popolo.
C. Cafiero
Cultura dal basso contro i poteri forti
Rsp (individualità Anarchiche)