Sbirri P2isti massomafiosi: peggio della mafia analfabeta!

Il 29 marzo c’è stata l’udienza per Giuseppe Montella (ritenuto il capo del gruppo di sbirri), l’appuntato della caserma Levante di Piacenza arrestato insieme ad altri 5 carabinieri per gravi reati come traffico di droga, tortura e estorsione nell’estate del 2020, nell’inchiesta ‘Odysseus’ che ha portato anche al sequestro dell’intera stazione dell’arma dei carabinieri: mai successo in Italia!

L’appuntato Giuseppe Montella ( 2° da sinistra) ha fatto dichiarazioni spontanee in videocollegamento dal carcere di Verbania con l’aula a porte chiuse del tribunale di Piacenza, dove prosegue il processo abbreviato.

L’udienza è proseguita con l’interrogatorio del maresciallo Marco Orlando, ex comandante della stazione, anche lui imputato.

“Tutto quello che si faceva là dentro (dice Montella, in un’interrogatorio del 20/8/2020), tutti lo sapevano. Il racconto quindi prosegue e diventa un atto d’accusa contro altri 4 carabinieri, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito (l’unico che ha scelto il rito ordinario), Giacomo Falanga e Daniele Spagnolo e, soprattutto, contro il comandante di stazione Marco Orlando. “Tutti lo sapevano (ribadisce l’appuntato 37enne originario di Pomigliano d’Arco) che quando si facevano arresti grossi si diceva: teniamo qualche grammo da dare.. e per comperare…”.

Sulle violenze agli arrestati, Montella racconta invece di schiaffi e botte, ma respinge l’accusa di pestaggi sistematici. Ma proprio le presunte torture sono tra gli episodi più pesanti finiti a processo e sui quali difese e accusa dovranno confrontarsi non appena entrerà nel vivo la discussione.

La Stazione Levante non esiste più. Hanno voluto chiuderla per far dimenticare in fretta (le contraddizioni), anche alla gente comune: i pestaggi e le torture, le violenze bestiali e lo spaccio di droga, di ruberie e festini con le prostitute che si facevano all’interno della caserma dei carabinieri (P2). C’è da cancellare la vergogna della banda in divisa accusata di aver trasformato gli uffici di via Caccialupo in un covo di criminali, anche se la targa d’ottone non è ancora stata sostituita, per ora è ancora coperta da un foglio di carta.

Il nuovo capitano della caserma dei carabinieri di Piacenza si chiama Giancarmine Carusone (Cocò, Cucuzzo e Cacamucazz), ha preso il posto del maggiore Stefano Bezzeccheri, indagato nell’inchiesta che nel luglio scorso portò all’arresto per tortura, spaccio, arresti illegali, lesioni, estorsione, di 23 persone, tra cui 10 carabinieri. Carusone è rimasto pulito perché quel mercoledì 22 luglio, giorno in cui lo scandalo venne alla luce (guarda caso), si trovava nella sua stanza a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia.

La stazione ora è comandata dallo sbirro Salvatore Russo, con 23 anni di servizio.

Nella stanza semibuia e ora vuota (dell’ex comandante indagato), non si sentono più le urla per i pestaggi subiti che, come per ironia, sulla parete sporca c’era la stampa che raffigura Falcone e Borsellino. Falcone e Borsellino sono stati uccisi perché avevano osato indagare sulla massomafia, sulla P2 (massoneria organizzata da alti gradi militari e delle forze del disordine), avevano capito che la mafia era analfabeta, e che a manovrarli c’era un livello sopra di loro (massoneria) che aveva in mano anche la cultura, e che comprava e manovrava la mafia a loro piacimento.

A 200 metri dalla caserma degli sbirri ci sono i giardini Margherita, zona stazione ferroviaria, una delle piazze di spaccio battute da Montella e dai suoi, a caccia di droga e di numeri. La roba se la mettevano in tasca i carabinieri, per poi rivenderla. Secondo le indagini alcuni spacciatori infami (comprati e sotto ricatto), venivano direttamente assoldati dagli sbirri, in cambio di soldi e soffiate per fare nuovi arresti e raccattare nuovo stupefacente da vendere in proprio: lo smercio continuava indisturbato. Gli altri pusher venivano invece pestati e denunciati a beneficio delle statistiche e delle carriere proprie e dei propri superiori P2.

L’inchiesta della magistratura ha stabilito che in decine di casi si trattava di arresti illegittimi che hanno dato seguito a processi e condanne altrettanto errate. Tanto che ora, molti procedimenti dovranno essere rivisti col rischio di corpose richieste di risarcimento.

A un chilometro dai giardini Margherita inizia la via Cristoforo Colombo. Qui, a marzo, i carabinieri della Levante massacrarono di botte Israel Anyanhu, 23 anni, nigeriano. Non c’entrava nulla con lo spaccio, ma la banda dei cc aveva ricevuto una soffiata secondo cui era uno che aveva la roba. “Mi hanno pestato per ore”, ci dice oggi Israel. “Più giuravo di non aver fatto niente, più mi colpivano. Volevano che spacciassi per loro”. Ha i denti rotti e a distanza di mesi è ancora terrorizzato: “Mi hanno picchiato per strada, mi hanno picchiato a casa dove sono venuti a cercare droga che non c’era, mi hanno picchiato in caserma. Mi dicevano che se avessi collaborato mi avrebbero aiutato. Ma io non avevo bisogno di aiuto: non avevo fatto niente”.

Per 6 carabinieri e 10 spacciatori l’accusa ha già chiesto il processo immediato. I pusher puntano al patteggiamento di pene che vanno da 2 a 4 anni. Cinque dei 6 carabinieri vanno invece verso il rito abbreviato puntando allo sconto di 1/3 della pena. Tra loro c’è Montella, che comunque rischia fino a 15 anni di carcere, e l’ex comandante della stazione, Marco Orlando.

Per il solo processo immediato l’atto d’accusa è composto da circa centomila pagine. L’indagine non ancora chiusa riguarda figure minori, ma ci sono anche gli ufficiali che avrebbero dovuto controllare. Come il maggiore Bezzeccheri e l’ex comandante provinciale Corrado Scattaretico: i pm cercano di capire eventuali coperture e responsabilità della catena di comando.

Ci sono 10 richieste di patteggiamento per detenzione ai fini di spaccio e 5 richieste di rito abbreviato nelle istanze che, il 29/3/2021 sono state presentate al gup di Piacenza dagli avvocati degli imputati dell’inchiesta sulla stazione ‘Levante’.

Le richieste di patteggiamento riguardano i civili, quasi tutti pusher stranieri (che spacciavano anche per gli sbirri), mentre le richieste di rito abbreviato sono state presentate dai difensori dei 5 cc arrestati, tre dei quali erano presenti il 29/3 nell’aula allestita in via straordinaria dentro al quartiere fieristico di Piacenza Expo: Giuseppe Montella, giunto dal carcere scortato dalla polizia penitenziaria, Daniele Spagnolo e Marco Orlando, ancora agli arresti domiciliari.

Il 29/3 lo sbirro Esposito ammette: Io ho sempre lavorato facendo ciò che mi veniva chiesto senza mai commettere illegalità (la prassi era quella di firmare senza guardare quello che firmavo)”. Esposito dichiara inoltre che: “La macchina degli arresti non si doveva fermare mai e non doveva avere intoppi di alcun genere. Ma come potevo mai pensare che atti convalidati da un comandante di stazione e da un maggiore potessero essere falsi o illegali?”.

I pm, durante gli interrogatori, non gli hanno creduto, sostenendo che avrebbe dovuto insospettirsi per come venivano gestiti gli arresti.

L’indagine avrebbe scoperchiato anni di illegalità. Sotto la lente sono infatti finiti presunti reati commessi a partire dal 2017. Tutto è nato da un’indagine sul traffico e lo spaccio di stupefacenti, che vedrebbe fra i suoi esponenti di spicco un graduato dei cc, in servizio presso la stazione Piacenza Levante che, sfruttando la sua divisa avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di sua fiducia. L’agente inoltre, li avrebbe agevolati nella compravendita di grandi quantità di droga garantendo protezione in cambio di un tornaconto economico. Nelle trecento pagine di ordinanza sono descritti anche “arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie”. “Non vi era solo l’obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente, ma anche di sembrare più bravi degli altri”, dimostrando un alto numero di persone arrestate. “Peccato (ha precisato il pm) che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno”.

Vittime di brutali pestaggi erano, secondo gli inquirenti, soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato.

Sono stati sequestrati al graduato dell’arma: una villa con annessa piscina, un’auto, una moto e 24 conti correnti.

Secondo l’accusa ci sarebbero anche certificazioni fornite da un carabiniere in modo da consentire a spacciatori piacentini di raggiungere Milano per rifornirsi di droga durante il lockdown.

Commentando quanto emerge dall’inchiesta, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini parla di “accuse gravissime rispetto a degli episodi inauditi e inqualificabili. Fatti inaccettabili”.

Per la procuratrice Pradella è inquietante: “come sia stato possibile che un appuntato dei carabinieri con un atteggiamento in stile Gomorra abbia acquisito tutto questo potere”. La procuratrice ha citato in particolare un’intercettazione: “Il malavitoso dice: hai presente le scene di Gomorra, guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato”.

Un uomo a terra scalzo, il sangue che gli cola dal naso e che macchia quello che sembra il pavimento di un cortile. È racchiusa in questa immagine che sembra giungere da lontano, da carceri irachene in piena guerra, l’accusa di tortura contestata a un gruppo di cc a cui la procura di Piacenza contesta una lunghissima serie di reati (dalla ricettazione al falso, dal traffico e spaccio di droga al peculato e poi lesioni, violenza privata, perquisizioni e ispezioni personali, arresto illegali, estorsione).

L’inchiesta è coordinata dal neo procuratore della Repubblica Grazia Pradella ed è durata 6 mesi, durante i quali è stato utilizzato anche il trojan informatico per captare spostamenti e discussioni delle persone coinvolte.

“I carabinieri tenevano altri comportamenti sopra le righe, come organizzare festini a base di stupefacente, dove sfruttavano diverse prostitute e un transessuale che abitava a Piacenza.

Ma non solo esisteva in caserma, una sorta di nascondiglio della droga (chiamata la scatola della terapia) dove i complici potevano prendere la droga.

Uno degli arresti illegali risale al 27/3/2020: c’è stato un pusher percosso “in modo violento” nonostante avesse ancora “le manette alle mani”. C’è poi il caso di un altro spacciatore a cui viene consegnato un documento con timbro ufficiale per poter “uscire fuori Regione” durante l’emergenza covid e recuperare la droga. “Piacenza stava ancora contando i suoi morti per coronavirus” (arma batteriologica), ha dichiarato Pradella, “e questo signore firma e controfirma un’autocertificazione per permettere allo spacciatore di muoversi verso la Lombardia”. Tutti gli illeciti più gravi “sono stati commessi nel lockdown”, aggiunge il procuratore, “con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio”.

Il comandante di stazione, invece, “era presente in caserma quando si sono verificati gli episodi di presunte torture e percosse” e avrebbe “partecipato ai falsi arresti”. Gli indagati sono accusati a vario titolo di peculato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Le indagini patrimoniali hanno evidenziato un tenore di vita che mai avrebbe potuto essere appartenente all’arma” ha detto la pm Grazia Pradella nel corso della conferenza stampa. “La figura di spicco come spacciatore era sicuramente un appuntato”, ha spiegato la pm.

Quella degli sbirri spacciatori e truffatori (torturavano e firmavano inchieste false per ricattare e agevolare poi i loro compari P2isti), non è affatto una novità: tutto si collega al piano militare istituito negli anni ’70 (top secret) chiamato Blue Moon, guerra psicologica, attuata dalla Nato (strategia della tensione, piano militare anticomunista fatto di colpi di stato e stragi di stato, come Piazza Fontana), nel periodo della guerra fredda, per annientare l’opposizione sociale (Anarchici e comunisti).

L’operazione Blue Moon era un’operazione sotto copertura, messa in atto dai servizi segreti della Nato, finalizzata a diffondere l’uso di droghe pesanti, in particolare l’eroina, tra i giovani attivisti dei movimenti giovanili di contestazione, in modo da renderli dipendenti e distoglierli dalla lotta politica. La strategia si attuò mediante una sapiente operazione di “lancio”: dapprima vennero tolte dal mercato clandestino tutte le altre droghe allora diffuse (in particolare marijuana, hashish e amfetamine), all’iniziò ci fu una capillare diffusione di piccole dosi di eroina vendute a bassissimo prezzo, così da indurre i consumatori (in particolare giovani e giovanissimi del post-’68) a passare alla nuova sostanza, sfruttando anche la diffusa ignoranza sui gravissimi effetti collaterali in termini di dipendenza psicofisica che essa comporta. Gli esiti sociali di questa operazione furono un aumento vertiginoso del numero dei tossicodipendenti e delle morti da overdose: il numero degli eroinomani passò da zero nel 1970 agli oltre 300.000 nel 1985. Questa guerra non ortodossa, per l’Europa occidentale, la portò avanti l’Aginter Press di Lisbona, organizzazione parallela dei servizi del Patto atlantico che operava in funzione anticomunista (organizzazione occulta come la P2). In Italia l’uomo di collegamento con la CIA per l’operazione Blue Moon era Ronald Stark: agente segreto, persona enigmatica, amico personale di Timothy Leary, molto vicino ai gruppi pacifisti americani, che riforniva di grandi quantità di LSD, e per questo usato molto spesso come infiltrato”.

Al tempo stesso si parla di come all’epoca fu condotta una guerra mediatica contro le droghe leggere, in primis la Marijuana, accompagnata da un totale silenzio sull’eroina, di cui non si conosceva la forte e rapida insorgenza di dipendenza nei consumatori.

Sorge il dubbio che per la situazione europea, molto calda e pericolosa, abbiano optato per una droga come l’eroina, che non solo stende l’avversario, ma addirittura lo corrode fino ad arrivare, in certi casi, ad ammazzarlo.

 

E del Generale dei carabinieri di Bergamo che spacciava, ce ne siamo già dimenticati??

Il 12 luglio del 2010 il generale Ganzer e altri 13 cc, sono stati condannati in primo grado a pene varie fino a 18 anni di reclusione. Quel bastardo e pezzo di merda del generale dei carabinieri Ganzer è stato condannato a 14 anni “per aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, al peculato, al falso e ad altri reati, al fine di fare una carriera rapida”. Le condanne si riferiscono a singoli episodi commessi nel corso di alcune importanti operazioni antidroga compiute «sotto copertura» dal Ros tra il 1991 e il 1997.

Il generale Giampaolo Ganzer «non si è fatto scrupolo di accordarsi» con «pericolosissimi trafficanti». È quanto si legge nelle motivazioni della condanna a 14 anni per il comandante del Ros nel processo per presunte irregolarità nelle operazioni antidroga. Nelle oltre 1.100 pagine di motivazioni, i giudici dell’ottava sezione penale di Milano, presieduta da Luigi Caiazzo, descrivono il generale come un uomo dalla «personalità preoccupante» che «non ha minimamente esitato (…) a dar corso a ‘operazioni antidroga’ basate su un metodo di lavoro assolutamente contrario alla legge, ripromettendosi dalle stesse risultati d’immagine straordinari per se stesso e per il suo Reparto». Ganzer, si legge sempre nelle motivazioni della sentenza, «non si è fatto scrupolo di accordarsi (…) con pericolosissimi trafficanti, ai quali ha dato la possibilità di vendere in Italia chili di droghe pesanti e ha loro garantito l’assoluta impunità».

I giudici milanesi motivano la mancata concessione al generale delle attenuanti generiche in quanto Ganzer è capace «di commettere gravissimi reati per raggiungere gli obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione». Il 12/7/2010, oltre a Ganzer, i giudici hanno condannato altre 13 persone (a pene variabili dai 18 anni in giù) tra cui anche il generale Mauro Obinu e altri ex sottufficiali dell’Arma. L’accusa aveva chiesto per Ganzer 27 anni di carcere, ma i giudici lo avevano assolto dall’accusa contestata dalla Procura di associazione per delinquere e lo avevano condannato per episodi singoli di traffico internazionale di stupefacenti.

Ma pensavate fosse l’unico episodio del business degli sbirri?

Nel 2009 è stata dimezzata la pena in appello per il colonnello dei carabinieri Michele Riccio, ex comandante dei Ros e della Dia genovese, accusato di aver svolto con metodi illegali indagini su traffici di stupefacenti negli anni ’80.

I giudici della prima sezione della corte d’appello lo hanno condannato a 4 anni e 10 mesi: in primo grado la pena era stata di 9 anni e mezzo.

Confermata, invece, la pena di primo grado per il maresciallo Giuseppe Del Vecchio (8 anni in continuazione di un’altra sentenza di condanna a 16 anni).

A Riccio i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti; inoltre hanno sostituito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici con l’interdizione per 5 anni. L’inchiesta prese avvio dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ma si sviluppò solo nel gennaio ’96 per concretizzarsi, nel giugno ’97, con l’arresto di Riccio e dei 5 marescialli. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti negli anni ’80. Riccio e gli uomini della sua squadra, durante indagini condotte con l’aiuto di confidenti, sarebbero entrati in contatto con trafficanti acquistando quantità di droga di cui, in certi casi, avrebbero in parte omesso la segnalazione all’autorità giudiziaria. Qualche volta avrebbero fatto risultare con atti falsi il sequestro di un quantitativo minore di quello reale per poter utilizzare la droga messa da parte per acquisire nuove soffiate. L’obiettivo, soprattutto di Riccio, sarebbe stato quello di compiere operazioni clamorose per acquisire fama ed encomi.

Intervista al Colonnello Michele Riccio, testimone del processo trattativa stato-mafia:

Luigi Ilardo

“Colonnello Riccio, ad un certo punto della sua attività investigativa, Luigi Ilardo (foto sopra), suo confidente, le riferì notizie sullo scenario politico che andava delineandosi. Lei le ha rese note deponendo al processo trattativa stato mafia: Nel ’94, nel corso di una riunione a Caltanissetta, fu comunicata ai capimafia locali la strategia di Bernardo Provenzano: tornare a un vertice unitario di Cosa nostra, far cessare la violenza e appoggiare Forza Italia con cui si era stabilito un contatto tramite un personaggio insospettabile che era nell’entourage di Berlusconi. In cambio, Cosa nostra avrebbe avuto dei vantaggi anche normativi”.

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Pietro Rampulla, dopo aver militato per un certo tempo nella destra extraparlamentare, sviluppò una vera e propria passione per gli esplosivi che, in breve tempo lo condusse ad essere un esperto nel realizzare sofisticati ordigni esplosivi con attivazione anche a distanza. Lui era uno degli artificieri della strage di Capaci. Lo aveva presentato Riccio tempo prima ai vertici di Cosa nostra a Palermo, dove aveva dato dimostrazioni delle sue capacità. Ma quando Rampullo fece un accenno all’esistenza di quel connubio di ambienti politici istituzionali deviati che, col supporto dei servizi segreti, della massoneria e della destra eversiva aveva, negli anni ’70, promosso le stagioni dei golpe e delle stragi di stato e ora, con l’apporto della criminalità organizzata di tipo mafioso, le stragi e gli attentati degli anni ’90, destò ancora di più squallore e sospetti contro le forze dell’ordine (disordine – massomafia – P2).

Dal 1972, per 3 anni il generale Mario Mori svolge a Roma il servizio presso il SID (servizio segreto occulto: doppio Sid).

Il 27/10/2010 gli ambienti investigativi confermarono la notizia dell’iscrizione del generale Mori nel registro degli indagati della Procura di Palermo per l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa. Il 24/7/2012 il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Antonino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene, in riferimento all’indagine sulla trattativa Stato-mafia, firmano la richiesta del rinvio a giudizio nei confronti di Mori e di altri 11 indagati, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e violenza o minaccia a corpo politico dello stato. Gli altri imputati sono i politici Calogero Mannino, Marcello Dell’Utri, gli ufficiali Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, i boss Giovanni Brusca, Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà e Bernardo Provenzano, il collaboratore di giustizia Massimo Ciancimino (indagato anche per calunnia) e l’ex ministro Nicola Mancino. Il 7 marzo 2013 il GUP Piergiorgio Morosini rinvia a giudizio 10 imputati, tra i quali il gen. Mario Mori.

Il generale dei servizi segreti Mario Mori e il colonnello Riccio furono condannati in primo grado a 12 anni per la trattativa stato-mafia.

L’ombra dei servizi segreti aleggia su tutti i casi relegati alla voce “misteri italiani”. Il rapimento di Moro, i legami con la banda della Magliana, Cosa nostra, le telefonate della Falange armata dagli uffici del Sismi, sono solo alcune delle vicende che hanno interessato la presenza dei servizi in posizioni tutt’altro che chiare…

Ma non è finito qua il vecchio vizio degli sbirri:

A Roma il 21/3/2021 sono stati arrestati tre ex carabinieri, espulsi dall’Arma nel 2016 perché ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti. Fu individuato inoltre un garage nella disponibilità di uno dei militari all’Infernetto, dove gli sbirri nascondevano grosse quantità di droga per spacciare.

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.

4 novembre festa delle forze armate…Cos’è il Field Manual FM 30-31B imposto dal Pentagono?

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/page/4/

Iniziato il processo agli sbirri spacciatori e terroristi!

Iniziato il processo agli sbirri spacciatori e terroristi!

Abbiamo ascoltato stamattina con entusiasmo il programma sulle forze del disordine e i movimenti degli anni ’70, redatto dai compagni di radio iperico che volevamo ringraziare per il bellissimo lavoro e impegno che ci trasmettono ogni sabato mattina!

Solidarietà a tutti gli Anarchici arrestati ingiustamente dagli sbirri terroristi e massomafiosi: prima o poi pagheranno caro!! Pagheranno tutto!

 

Quando la Patria chiama…

rispondi signorno!

(striscione di una manifestazione)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Pablo Hasel: quando la libera espressione è (per la dittatura militare) un grave reato…

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Il 3 marzo i mass media scrivono che i 6 italiani anarchici, arrestati sabato nella città catalana sono stati giudicati oggi a Madrid da un giudice di Barcellona che ha ordinato la custodia cautelare. I compagni anarchici sono stati accusati di “tentato omicidio” di aver dato fuoco a un furgone dei vigili urbani con un agente dentro, rimasto però illeso (a quanto pare gli hanno dato il tempo di scappare, altro che omicidio…). Tutto questo è successo Sabato durante le proteste per l’arresto del rapper Pablo Hasel. Complessivamente sono stati arrestati in otto: 6 sono italiani, uno è francese e uno spagnolo, tutti maggiorenni. Cinque sono uomini, tre sono donne. I compagni anarchici sono stati accusati oltre che di tentato omicidio, anche di “appartenere a un gruppo criminale” (per appesantire la pena, si sono inventati anche questo, per umiliarci, gli hanno affibiato anche l’accusa infamante di appartenere a un gruppo criminale, quando invece noi anarchici siamo per la maggior parte individualisti, appunto perchè non ci fidiamo di nessuno, siamo malfidenti: la Storia insegna…) e di aver “fatto danni” durante una “manifestazione proibita” e “di aver provocato disordini pubblici”, eppure i disordini pubblici li hanno creati loro, arrestando ingiustamente Pablo Hasel…

Sabato sera 4.000 attivisti avevano manifestato a Barcellona nell’ambito delle proteste che da due settimane infiammano la Catalogna e altre zone della Spagna dopo l’arresto del rapper 33enne Pablo Hasel, condannato per “apologia di terrorismo e ingiurie contro la monarchia”….

Un piccolo gruppo di manifestanti ha eretto barricate e ha danneggiato negozi di lusso, uffici, sportelli bancari e un hotel di lusso.

Ma andiamo nello specifico: il 17 febbraio i mass media scrivono che a Madrid e a Barcellona, c’è stata una guerriglia urbana con molte cariche violente della polizia. Le proteste nascono per il rapper Pablo Hesel che viene arrestato e condannato il 16 febbraio, a 9 mesi di carcere, solo per i tweet e le canzoni in cui criticava la famiglia reale spagnola (per aver attivato una dittatura ancora in atto) e le forze dell’ordine troppo violente, che usano sistematicamente metodi fascisti. Le accuse per lui sono: “glorificazione del terrorismo e insulti alla monarchia”.

Ci sono state 43 persone arrestate in quei giorni e 9 feriti.

Negli incidenti a Barcellona una donna avrebbe perso un occhio a causa di un proiettile di gomma sparato dalla polizia. Secondo i media spagnoli, alcuni manifestanti, dopo un inizio pacifico della protesta a Madrid con canti e slogan, sono stati attaccati con violenza dalle forze del disordine, così per reazione, hanno tentato di infrangere vetrine di negozi di lusso sulla piazza.

La situazione dell’automezzo isolato preso di mira dai manifestanti, per cui sono stati arrestati 6 compagn* italian* ora accusat* di tentato omicidio (!!!???), ricorda molto quella dove è stato ucciso Carlo Giuliani: un mezzo “casualmente” isolato tra la folla di manifestanti brutalmente provocati dalle stesse forze del disordine, che poi passano per “vittime”. Una casualità o un’esca diabolica? Una conseguenza della confusione o una vera e propria trappola studiata a tavolino dal Gianni De Gennaro spagnolo per incolpare/annientare/ammazzare gli antagonisti, i ribelli, gli anarchici, insurrezionalisti o come vogliano etichettarci? Chiamateci come vi pare, siamo solo esseri (rimasti) umani che lottano per la libertà nostra e di chi verrà dopo di noi, per una vita migliore, come fecero Sacco e Vanzetti in America, i partigiani anarchici e rossi durante la guerra, o come Gaetano Bresci contro il re tiranno, Pino Pinelli contro lo stato repressivo e stragista, Sole e Baleno contro le speculazioni criminali, le devastazioni ambientali senza scrupoli e la militarizzazione della loro terra.

A proposito di perfide esche: vi ricorderete di Maurizio Laudi, il magistrato che condannò Sole e Baleno come terroristi, senza accorgersi minimamente delle manovre massomafiose della Tav e della Valsusa? Lui è morto di infarto nel 2009, ma in Brianza, tra Monza e Lecco, ci sono i suoi più stretti parenti che hanno una fabbrica, la REAL WINNER; indovinate cosa producono? Esche artificiali per la pesca: “buon sangue” non mente…

Sole e Baleno, come Pinelli, uccisi dallo stato per coprire intrecci P2isti massomafiosi

Il rapper catalano Pablo Hasel è stato arrestato martedì all’interno dell’università di Lleida, dove si era barricato per sfuggire all’incarcerazione, ma anche per attirare l’attenzione sul suo caso, dove era diventato protagonista di un acceso dibattito sulla libertà di espressione.

Ma andiamo ad analizzare la Spagna a livello geopolitico:

La Spagna fa parte anche lei della Nato (patto Atlantico anticomunista 1949) dal 1982, e dell’ Europa dal 1986. Ancora oggi sono sottomessi al potere della monarchia parlamentare…

Dagli inizi del XVI secolo fino al secondo decennio del XIX secolo circa, la monarchia spagnola è stata a capo di un vasto impero coloniale, che si estendeva in 5 continenti (Filippine, Messico, Paesi Bassi, Stretto di Magellano, Ducato di Milano) e di 4 casate: quella di Borgogna, Austria, Aragona e Castiglia.

Nel luglio 1936 ebbe inizio la guerra civile spagnola, per opera delle forze nazionaliste ostili alla Repubblica, guidate dal generale Francisco Franco, le quali uscirono vittoriose grazie anche all’appoggio della Germania nazista e dell’Italia fascista.

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La guerra civile durò tre anni e causò la morte di oltre mezzo milione di persone.

La Spagna di Franco si dichiarò neutrale durante la seconda guerra mondiale, ma mantenne un rapporto di sintonia con le potenze dell’Asse. L’unico partito legale sotto il regime franchista, fu la Falange Española Tradicionalista y de las Juntas de Ofensiva Nacional Sindicalista, formatosi nel 1937. Il partito era anticomunista, cattolico e nazionalista. Più tardi il partito fu ribattezzato in Movimiento Nacional. Alla morte di Franco, avvenuta nel novembre 1975, Juan Carlos divenne re di Spagna e capo di stato. Nei Paesi baschi, il nazionalismo moderato basco ha convissuto con un movimento radicale nazionalista guidato dall’organizzazione armata ETA. Il gruppo si è formato nel 1959 durante il regime di Franco, ma ha continuato a condurre la sua violenza anche dopo il ripristino della democrazia. L’11 marzo 2004 ci fu un attentato terroristico che colpì alcuni treni pendolari di Madrid. L’atto terroristico fece 191 morti e 1800 feriti (Patto atlantico: Strategia della tensione). Lo scopo dell’attentato era quello di influenzare l’esito delle elezioni generali del 2004 avvenute 3 giorni dopo, che portarono alla vittoria del PSOE, guidato da José Luis Rodríguez Zapatero. La principale religione in Spagna è sempre stata la religione cristiana.

Secondo la Costituzione del 1978, la Spagna è una monarchia ereditaria parlamentare, dove il re ha un ruolo di rappresentanza, ma anche di garante della democrazia e dell’unità del Paese. Le prime elezioni democratiche dopo il franchismo si tennero il 15/6/1977, e furono vinte da un partito politico di centro, l’Unione del Centro Democratico (UCD), presieduto da Adolfo Suárez. Il sistema politico è basato sul multipartitismo, ma da tempo due sono i partiti dominanti: il Partito Socialista Operaio Spagnolo (di centro-sinistra) e il Partito Popolare (di centro-destra) che si alternano il potere (magna magna) attraverso elezioni politiche, democratiche.

Ora vi proponiamo un video su cosa è stata la guerra della rivoluzione Spagnola nel 1936

prodotto dal “Centro studi libertari – archivio G. Pinelli” di Milano, intitolato:

Spagna 1936 L’UTOPIA SI FA STORIA

https://www.youtube.com/watch?v=1nG4ym7NyFc

A proposito di massomafia e dei loro miliardari business sovvenzionati dallo stato:

Ma chi sono i veri terroristi massomafiosi? I politici italiani stragisti, che firmarono il patto Atlantico anticomunista nel 1949 (che comprendeva la strategia tella tensione fatta di stragi e colpi di stato per non far entrare la sinistra al governo), o noi Anarchici, utopisti e sognatori che crediamo nell’uguaglianza sociale e lottiamo contro i poteri forti, che combattiamo contro le speculazioni e l’arroganza statale e militare degli sbirri, anche se ci mettono in galera al primo soffio di ribellione e azione diretta? Noi, o loro: i politici e il governo, che rubano miliardi di euro per togliere il futuro a noi disoccupati, lavoratori sfruttati e studenti, per ridurci senza diritti e in miseria come al tempo dello schiavismo?

Vi mandiamo due video interessantissimi sugli sprechi dello stato cattosinistroide e il magna magna che c’è ancora oggi, sulle industrie di stato come Alitalia, e i sovvenzionamenti statali donati alla Piaggio per costruire i droni armati per l’aereonautica militare, tutti miliardi che vanno alle forze militari per costruire armi e incentivare repressione, conflitti e guerre. E noi siamo qua disperati (incazzati) senza futuro. Noi ci ritroviamo senza futuro e loro rubano e mangiano (rimanendo impuniti) miliardi di euro di soldi pubblici, come i 220 miliardi affidati al massone Mago Draghi per l’emergenza: ma dove sono spariti? Se so’ magnati già tutto? Per non parlare di quella faccia di merda, faccia tosta, di quello scautino mediocre e arrogante di Renzi che pensa ancora di prenderci per il culo, con le sue tante, troppe parole prestampate!

Allacciate le cinture – Report – 30/11/2020

Grandi opere, grandi disastri. Due parole sulla T.A.V.

Grandi opere, grandi disastri. Due parole sulla T.A.V.

Roma criminale (la Banda della Magliana) -Atlantide- 3/3/2021

[Questi sono i veri criminali, quelli che si son fatti comprare dai servizi segreti, e hanno comprato i politici, i finanzieri, i prelati e i militari…]

https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-roma-criminale-puntata-del-0332021-04-03-2021-368224

A proposito di spreco di denaro pubblico:

In Calabria ci sono ospedali nuovi e abbandonati, lasciati a marcire: chi ci ha speculato? Chi ha interesse a non utilizzarli?

Dove spariscono gli 800 milioni di euro all’anno per la manutenzione degli ospedali calabresi? Chi si mangia tutti quei soldi: mammasantissima o la massomafia?

L’inchiesta delle Iene del 2 marzo 2021, parla anche degli ospedali da incubo che cadono a pezzi: i soldi ci sono, ma spariscono subito! Chi si distribuisce 800 milioni per poi lasciare gli ospedali pubblici a marcire? ‘Le iene’ sono andate a visitare due strutture: una a Locri e l’altra a Polistena (anche se lo stesso problema lo abbiamo anche al nord, ma non vogliono ammetterlo, quindi occultano), che fanno capo all’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria.

ospedali da incubo calabria iene 640x300

Hanno visitato corsie con soffitti che cadono, Tubi marci con infiltrazioni d’acqua, ma anche ascensori che non funzionano e porte d’emergenza che non si aprono. Qui però ci sono anche responsabili che cambiano in continuazione (per farla da furbi), per cui è difficile fissare le responsabilità, e le inchieste sono ritenute “rognose”, come dicono quelli del Palazzo di giustizia (meglio non indagare…).

Tutto questo costa 800 milioni di euro all’anno per 460 posti. Il Policlinico privato di Milano invece, per il doppio dei posti, costa la metà. Dove sono finiti tutti questi soldi?

Gaetano Pecoraro lo ha chiesto al direttore dell’Asl, che tra l’altro è sia direttore generale che sanitario della stessa struttura (a umma umma). Una doppia carica che non potrebbe avere. Lasciano marcire gli ospedali pubblici non solo per specularci ma anche per privatizzarli e venderli al potere privato del Vaticano. E’ questo il problema: la privatizzazione del pubblico svenduto al privato, ai cattolici e alla loro banca mondiale (IOR e Monte dei Paschi).

https://www.iene.mediaset.it/video/ospedali-incubo-malasanita-calabria-locri-ndrangheta_312480.shtml

Il 3 marzo 2021 i mass media scrivono che è stato condannato l’intero ex cda dell’ospedale Galliera presieduto dall’ex arcivescovo di Genova card. Angelo Bagnasco, per aver creato un danno erariale allo stato nella valutazione dell’acquisto del nuovo bar dell’ospedale Galliera.

Il bar all’interno dell’ospedale era stato valutato 450 mila euro e pagato 300 mentre la quotazione di mercato, stabilita dalla Corte dei Conti, lo aveva valutato 100, al massimo 150 mila euro.

La Procura Regionale della Corte dei Conti ha chiesto la condanna, ritenendo che il bar pagato a caro prezzo con soldi pubblici, al momento dell’acquisto “poteva essere inutile”.

Un bar che è stato pagato 150 mila euro in più. La magistratura contabile oltre al cardinale Bagnasco, indaga anche chi, in quella seduta aveva formalizzato la compravendita (il magna magna della massomafia): il vice presidente del cda Giuseppe Zampini, allora Ad di Ansaldo Energia; Luca Beltrametti, professore ordinario di Economia all’Università di Genova; Andrea Iunca, ex Priore del Magistrato di Misericordia; il direttore generale del Galliera Adriano Lagostena; l’avvocato Ernesto Lavatelli; l’ex direttore sanitario del Galliera Giuliano Lo Pinto; Luca Parodi, dirigente della Regione; Pietro Pongiglione, ex presidente dell’ospedale Gaslini; l’ex Prefetto Giuseppe Romano; l’ingegnere Ugo Salerno, Ad del Rina; l’ingegnere Lorenzo Serra; Roberto Tramalloni, direttore sanitario della clinica Montallegro; l’ex assessore comunale Paolo Veardo e il docente di Economia Roberto Viale.

Potere capitale – Report – 23/11/2020

https://www.youtube.com/watch?v=dmbZ-GkeMhI&t=682s

Report – Intoccabili

https://www.youtube.com/watch?v=9Z8KRZYy2Pw

Solidarietà ai compagni anarchici arrestati in Spagna

La mafia è nello stato, nei carabinieri e nella polizia: i veri terroristi sono loro!

 

Noi, che paghiamo un caro prezzo per ogni soffio

di aria pura e fresca, dobbiamo stare in guardia

contro la tendenza a incatenare il futuro.

Emma Goldman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

I danni e le torture disumane della psichiatria

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Sabato 13 febbraio 2021 c’è stato a Bergamo un evento per ricordare la morte di Elena Casetto, una ragazza di 19 anni morta il 13 agosto 2019, perchè legata e carbonizzata in un incendio divampato nel reparto di psichiatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. L’evento è stato organizzato dal Comitato Città libere da contenzione di Bergamo: “Per non dimenticare”. All’evento hanno partecipato numerose associazioni che operano nell’area della salute mentale e dei diritti umani. Obiettivo dell’incontro è promuovere l’impegno delle istituzioni affinché dalla morte di Elena prenda avvio un cambiamento nella presa in carico delle persone con problemi, causati dal contesto e disagio sociale. Perché la pratica della contenzione è una tortura vera e propria attuata per schiacciare la dignità dell’essere umano, è un atto inumano e degradante per chi lo subisce, bisogna lottare perchè sia abolita la contenzione come soluzione alle problematiche e ai traumi sociali.

Ma andiamo sullo specifico per spiegare il problema.

La psichiatria è un potere che opprime e tortura le persone che hanno bisogno di un supporto psicologico, e in pochi decidono di mettere in discussione questo potere…

La ragazza aveva dato segni di depressione nel contesto sociale in cui era stata sbattuta, aveva evidenziato un istinto suicida e l’ospedale, invece di chiamare uno psicologo/a, ha risolto con gli psicofarmaci, quando lei aveva bisogno solo di qualcuno con cui confidare i suoi problemi, hanno preferito affidarla a una psichiatra e legarla ad un letto di contenzione. La contenzione come terapia per risolvere le tante problematiche sociali: quanta disumanità.

Purtroppo gli psicologi nei reparti psichiatrici non contano quasi nulla e devono ingegnarsi per seguire, privatamente, le persone che molto spesso hanno avuto delle violenze fisiche o psicologiche, oppure delle delusioni o traumi sociali, dovuti alle condizioni e al contesto sociale.

Nelle strutture psichiatriche, ancora così chiuse e occulte, bisognerebbe far entrare almeno i familiari, per accudire i pazienti in stato di bisogno, invece preferiscono tenere tutto nascosto. Bisognerebbe far entrare gli psicologi e i filosofi, invece preferiscono risolvere il problema sociale con gli psicofarmaci per annientarli, come ai tempi del fascismo, dove la cultura era accessibile a pochi e l’etica, il sentimento e la morale non sapevano cosa farsene. Oggi come allora vengono etichettati come matti i dissidenti (come il compagno anarchico Mastrogiovanni), che si ribellano al regime dittatoriale fascista, poi vengono rinchiusi nei manicomi.

Anche i testimoni di mafia (massomafia) sono stati etichettati come malati mentali, è un metodo per eliminare chi aveva il coraggio di evidenziare le speculazioni, l’arroganza e le tante ingiustizie sociali che in questo mondo disumano e crudele devi subire…

Il 30 dicembre 2020 i mass media scrivono il risultato della sentenza di cassazione su quanto accaduto il 13 agosto 2019 a Elena Casetto, una ragazza di 19 anni. La ragazza morì bruciata nella stanza dove era ricoverata: legata a un un letto, a causa di alcuni disturbi psicologici (traumi) per i quali era stata ricoverata.

Secondo quanto ipotizzato dal pubblico ministero Letizia Ruggeri, 40 anni, di Lissone (Milano) a uccidere Elena sarebbero stati i fumi, i vapori bollenti e lo shock termico.

Il rogo all'ospedale Papa Giovanni

Una morte atroce quella della 19enne che, nonostante la giovane età, aveva trascorso dei momenti piuttosto difficili che l’avevano portata anche a un tentativo di suicidio. Nata a Milano, aveva anche la cittadinanza brasiliana, nazionalità della madre. Il padre della ragazza, italo-svizzero, era morto nel 2012 mentre la 19enne cresciuta in Brasile, a Salvador de Bahia, dove aveva studiato, era tornata poi in Italia.

Secondo la procura di Bergamo, la ragazza servendosi di un accendino, avrebbe dato fuoco al letto dov’era stata poco prima contenuta (legata) dal personale infermieristico.

Elena era una ragazza come tante altre della sua età che sognava un mondo equo, un mondo diverso più comprensivo e sentimentale, invece ha dovuto confrontarsi con un mondo crudele, disumano, classista e competitivo. Elena scriveva poesie e sognava di studiare filosofia a Londra. Elena era una ragazza giovane che chiedeva aiuto per il suo dolore, invece è morta carbonizzata in un letto, sola, imbottita di psicofarmaci, legata mani e piedi, in una stanza chiusa a chiave (peggio di così…).

Il 13 agosto 2019, dopo che il personale medico le aveva tolto la libertà, ha provveduto anche a mettere in atto le procedure (torture) di contenzione nei confronti dell’utente Elena, lei dalla disperazione per non essere capita si è data fuoco al letto e a se stessa con un accendino.

Le indagini hanno condannato due operatori dell’antincendio, portando a giudizio l’ultimo anello più debole, di una catena di responsabilità che hanno portato alla morte di Elena. In qualche modo legittimando tutti i passaggi precedenti di crudeltà usati per schiacciare la personalità e la dignità della ragazza in stato di bisogno.

Elena era stata legata al letto perchè si stava ribellando al metodo disumano usato nel Tso dall’équipe del reparto e aveva avuto momenti di agitazione, secondo i medici che avevano definito così il suo disagio sociale. La ragazza era stata legata mani e piedi, fissata al letto con una fascia toracica e sedata, dopo che era stata trovata che tentava il suicidio stringendosi un lenzuolo attorno al collo.

Sembra impossibile e inaccettabile, che operatori della salute, possano rispondere alla sofferenza, ad una richiesta di aiuto (quale è un tentativo di autosoppressione), con un gesto di di violenza che toglie la libertà e i diritti e che hanno portato ad una morte atroce. Invece di accogliere, supportare e farsi carico di quella sofferenza psicologica, dargli attenzione, ascolto e comprensione, ha ricevuto solo violenza e torture fisiche e psicologiche.

La contenzione, cioè il legare, fissare, bloccare una persona in cura per impedirle il movimento volontario, viola l’art.13 della Costituzione e l’art.15 della Convenzione dei Diritti delle persone con disabilità, invece gli ospedali psichiatrici usano ancora metodi fascisti coi pazienti (con rette consistenti), che dovrebbero accudire. Eppure è una tortura ancora diffusa nella maggior parte dei sevizi psichiatrici ospedalieri italiani.

Secondo la Corte giudiziaria, la contenzione meccanica non rientra in nessuna delle categorie che definiscono l’atto medico, “trattandosi di un presidio restrittivo della libertà personale che non ha né una finalità curativa né produce materialmente l’effetto di migliorare le condizioni di salute del paziente” e che al contrario “può concretamente provocare, lesioni anche gravi all’organismo”, fino alla morte.

Ma non è finita qua: il 18 Dicembre 2020 i mass media scrivono che al Centro medico di San Patrignano di Rimini è morta una paziente, soffocata dalla fascia di contenimento che avrebbe dovuta proteggerla da una eventuale caduta. La vittima è una donna di 54 anni di origine brasiliana, residente nel ferrarese, aveva contratto e superato da poco il Covid ed era uscita da qualche giorno da uno stato di coma farmacologico, indotto dagli stessi medici. Non era in condizioni di alzarsi, ma aveva ripreso a muoversi.

Per impedirle di cadere era stata legata al letto da una cintura di contenimento, una procedura autorizzata per iscritto dal marito e autorizzata dalla costituzione fascista e dai protocolli sanitari standard. A un certo punto però, la paziente deve aver cercato di scendere dal letto e si è lasciata scivolare al di sotto della cintura, per liberarsi della costrizione che non le lasciava libertà di movimento, ma è rimasta incastrata nelle spondine laterali del letto, a mezza altezza, si è trovata con lo sterno schiacciato, da non riuscire più nemmeno a respirare ed è morta.

Il certificato, redatto dal medico di San Patrignano, parla di “soffocamento”.

Ma andiamo a vedere i metodi cattofascisti che usava Muccioli per schiacciare la personalità dei giovani caduti nel tunnel delle droghe pesanti (operazione militare Blue Moon, portata avanti anche come business dalla mafia e dai servizi segreti).

Vincenzo Muccioli, il figlio Andrea e i Moratti

Muccioli era un imprenditore italiano che credeva come i suoi amici borghesi Moratti all’esoterismo (massomafia), a un certo punto fonda anche il business sui tossicodipendenti, costituendo la Comunità di San Patrignano.

Muccioli fu denunciato per i metodi violenti e repressivi, che usava sui giovani ragazzi per non farli scappare: durante i processi emerse che Muccioli incatenava i ragazzi.

Nel 1993 ci fu la rivelazione di un ex ospite, Franco Grizzardi, che raccontò i metodi cattofascisti e coercititivi che usava Muccioli per sciacciare i diritti dei giovani tossicodipendenti che erano caduti nelle droghe pesanti. Franco Grizzardi l’ex ospite di San Patrignano, ha rivelato che un ragazzo palermitano, Roberto Maranzano, dato per disperso dal 1989 dopo essersi allontanato in circostanze mai chiarite dalla comunità, in realtà era stato ucciso dagli eccessi di un pestaggio subito (prassi) nella porcilaia della struttura perché aveva alzato lo sguardo mentre si mangiava, quando invece nelle regole della comunità era proibito alzare lo sguardo mentre si mangiava. Il cadavere di Maranzano fu ritrovato poi in un secondo tempo dentro una discarica presso Napoli.

Vennero pure allo scoperto alcuni misteriosi suicidi, come quelli di Natalia Berla e Gabriele De Paola, avvenuti nella primavera dell’89, e quello di Fioralba Petrucci, risalente al giugno 1992. Tutte e tre le persone si sarebbero suicidate mentre si trovavano in clausura punitiva all’interno della comunità, gettandosi dalle finestre delle stanze in cui erano stati rinchiusi.

Il colossale business di San Patrignano è stato gestito prima da Vincenzo Muccioli, poi da suo figlio Andrea e adesso dalla massona esoterica Letizia Moratti (ale, se magna!).

 

Ma per capire meglio il problema vi consigliamo di guardare questo video: Eroina di Stato.

Servizi Segreti Operazione “Blue Moon” la storia che nessuno racconta.

https://www.youtube.com/watch?v=KXCVKNZgnu0

L’operazione “Blue Moon” non è ancora finita molti giovani stanno ancora cadendo nella trappola:

Iniziato il processo agli sbirri spacciatori e terroristi!

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2020/12/27/iniziato-il-processo-agli-sbirri-spacciatori-e-terroristi/

 

Il 21 giugno 2018 i mass media pubblicano il risultato della cassazione, di un processo durato 9 anni, per la morte crudele subita dal maestro anarchico Francesco Mastrogiovanni.

Francesco Mastrogiovanni (foto Acad)

La sentenza della Cassazione, riduce la condanna per medici e infermieri coinvolti nell’omicidio di Stato. La Corte ha ritenuto responsabili i medici e gli infermieri del reparto psichiatrico del “San Luca” di Vallo della Lucania, per sequestro di persona, annullando però la sentenza d’appello per il reato di omicidio.

Francesco Mastrogiovanni di 59 anni muore il 4 agosto 2009, dopo più di 80 ore di contenzione chimica e meccanica, a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio (TSO).

La morte fu provocata da una crisi di EPA (edema polmonare acuto). Le condanne che riguardano i medici (che sono i veri colpevoli della morte) ne vede solo due condannati (Raffaele Basso e Rocco Barone), ad un anno e tre mesi di reclusione. Altri due medici (Anna Angela Ruberto e Amerigo Mazza), sono stati condannati solo a 10 mesi, mentre è stata confermata la pena a 13 mesi per il medico Michele Della Pepa. Condannandoli a pene troppo lievi rispetto al reato che hanno commesso.

Per la morte di Mastrogiovanni sono stati condannati anche gli infermieri: a 8 mesi (Massimo Scarano, Nicola Oricchio, Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio), a 7 mesi (Mario D’Agostino Cirillo, Antonio Tardio, Maria Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Raffaele Russo e Massimo Minghetti).

Al processo di primo grado gli infermieri non erano stati condannati, mentre in appello erano state ridotte le pene per i medici ed invece condannati anche gli infermieri.

Quel giorno un vigile vede passare Mastrogiovanni sulla sua Fiat Punto e chiama i carabinieri che iniziano l’inseguimento sulla litorale fino a S. Mauro del Cilento dove Francesco parcheggia e dopo aver raggiunto la spiaggia del villaggio turistico camping che lo ospita, si tuffa in mare per due ore per non farsi prendere. Chiamano anche la capitaneria di porto che invia una motovedetta, Mastrogiovanni viene circondato da terra e da mare dagli sbirri psicopatici e dai medici senza etica e nemmeno un briciolo di umanità. Il TSO a Mastrogiovanni fu firmato dal sindaco e non da un medico.

Il tenente dei vigili del comune di Pollica, Graziano Lamanna, ha riferito, sotto giuramento, che il sindaco di Pollica, gli aveva telefonato la notte precedente per dargli il comando di incastrare e fargli il Tso a Mastrogiovanni senza nessun certificato medico.

Ma perchè il sindaco cattofascista ce l’aveva con Mastrogiovanni? Forse perchè era un anarchico?

Il 20 novembre 2019 i mass media scrivono che Nicola Oricchio uno degli infermieri che ha attuato le torture disumane subite da Francesco, ha scritto una lettera alla sorella di Mastrogiovanni: “Abbiamo commesso una barbarie, non abbiamo capito la richiesta di aiuto di Francesco, strappandolo al vostro affetto. Vi esprimo la mia vicinanza”. Sono passati 10 anni dalla morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare deceduto in ospedale, dopo essere rimasto legato mani e piedi a un letto per più di 80 ore, senza essere alimentato e idratato.

Nicola Oricchio l’infermiere che doveva accudire Mastrogiovanni dichiara ai mass media che “Francesco è morto invano, perché ancora oggi nei reparti psichiatrici degli ospedali italiani gli utenti ricoverati in trattamento sanitario obbligatorio, continuano a morire a causa della contenzione meccanica”. L’infermiere ricorda così il calvario del maestro elementare: “Durante quei giorni noi mettemmo in atto una barbarie che durò dalle ore 12:30 del 31 luglio fino al 4 agosto durante la quale furono commessi una catena di errori ed una serie ininterrotta di reati gravissimi nei quali prevalsero l’inerzia, la sciatteria e il lassismo. Fu sconfitta l’umanità della parola rinunciando al compito di una psichiatria umana e civile. Così concorremmo a uccidere Mastrogiovanni e io mi ritrovai a essere un omicida”.

Grazia Serra la nipote di Franco Mastrogiovanni dichiara ai mass media: “il 30 luglio 2009 mio zio Francesco Mastrogiovanni morì di fame e di sete, legato a un letto d’ospedale, io non capisco tutta quella disumanità subita da mio zio, una persona buona e innocua”.

“Mio zio è rimasto legato a quel letto per più di 87 ore, perché lo hanno tenuto così per un po’ anche da morto. Non lo hanno alimentato. Il personale del reparto lasciava il vassoio col cibo lì accanto al letto, ma lui, essendo legato, non poteva muoversi. Dopo qualche ora, gli toglievano quel vassoio, anziché aiutarlo a mangiare”.

La psichiatria è un business statale, la retta per gli utenti è cara e varia dai 2000 ai 3000 euro al mese, ecco perchè vengono discriminate facilmente le persone, ecco perchè non risolvono con un supporto psicologico, perchè renderebbe meno della psichiatria, anche se più utile per le persone che chiedono aiuto.

La morte di Francesco Mastrogiovanni 1/2

 

Vi consigliamo di consultare anche il sito del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa:

https://artaudpisa.noblogs.org/

 

Eliminiamo gli sbirri e la psichiatria!

Solidarietà ai compagni Anarchici arrestati.

Basta galere!

 

Non sono i delitti punibili dalla legge quelli a cui

bisogna imputare i peggiori mali del mondo.

Sono i torti legalizzati, i crimini che godono

di impunità, giustificati e protetti

dalle leggi e dal governo.

A. Berkman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Carceri come lager, dove le guardie torturano e uccidono!

Il 17 febbraio i mass media scrivono che sono stati condannati 10 agenti della penitenziaria in servizio, a ottobre 2018, nel carcere di San Gimignano (Siena), per torture e lesioni aggravate subite dai detenuti.

Il gup di Siena Jacopo Rocchi dopo quasi 3 ore di camera di consiglio, condanna gli sbirri a pene che vanno da 2 anni e 3 mesi a 2 anni e 8 mesi.

Il sistema brutale messo in atto dalle guardie carcerarie, finalmente viene evidenziato e non occultato o ignorato come avviene di solito (prassi): davano ragione alle guardie violente e psicopatiche che picchiavano, torturavano e a volte uccidevano i detenuti che non sottostavano alle loro regole disumane e perverse.

alessandro gallelli iene 640x300

Sempre il 17 febbraio i mass media scrivono che il gip Domenico Santoro dichiara che bisogna indagare ancora, dopo 9 anni, sulla morte di Alessandro Gallelli, un ragazzo 21enne che nel febbraio 2012 venne trovato cadavere in una cella del carcere di San Vittore. Morte più volte archiviata come suicidio, per non mettere in discussione i metodi fascisti usati dalle guardie carcerarie.

Per il gip servono “approfondimenti” sull’ipotesi “della natura preterintenziale (se non, a ben vedere, dolosa) dell’azione di terzi”. Accolte le richieste della famiglia, difesa dal legale Gabriele Pipicelli, con consulenze del Centro Investigazioni Scientifiche.

[L'intervista] 'Carceri sovraffollate e mancano mascherine e detergenti. Ecco perché lì il virus fa paura più che mai'

Il 16 febbraio i mass media invece scrivono che la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per una cinquantina di detenuti nel carcere di Rebibbia, che protestavano per il solito insostenibile sovraffollamento delle celle che, in questo periodo porta con più facilità al contagio del Covid tra i detenuti.

I detenuti oltre ad essere stati massacrati perchè hanno “osato” ribellarsi, sono stati denunciati per i disordini avvenuti all’interno del penitenziario il 9 marzo 2020 (assurdo ma vero).

Il 4 febbraio, sempre i mass media, scrivono che è stata fissata per il prossimo 29 aprile davanti al gup di Roma l’udienza preliminare del procedimento che vede imputata la psichiatra Loriana Bianchi, in servizio nel reparto femminile del carcere di Rebibbia, accusata di omicidio colposo in relazione alla morte di due bambini uccisi dalla madre Alice Sebesta nel 2018 nel reparto nido del carcere romano.

La ragazza era detenuta per reati di droga e si trovava in stato di astinenza.

Secondo la Procura di Roma la psichiatra “per colpa, determinata da imprudenza, negligenza ed inosservanza di legge, ha omesso di sottoporre a visita psichiatrica la detenuta ed a somministrarle le cure conseguenti anche farmacologiche”.

Quella del carcere è una condizione sociale estrema, che ti condiziona molto, fino a portarti a reagire con istinto e non più con logica. Una situazione che una madre, soprattutto, non dovrebbe subire. E’ la condizione disumana della reclusione e dell’isolamento che ha portato Sebesta ad uccidere i figli di 6 e 19 mesi “dapprima lanciandoli dalle scale della sezione nido e immediatamente dopo sbattendo entrambi sul pavimento”.

E’ assurdo che non abbia trovato nessuno che la aiutasse a livello psicologico e che proteggesse lei e i suoi figli da gesti estremi dettati dalla disperazione.

Le donne con bambini non dovrebbero trovarsi nelle carceri, ma in contesti idonei, che aiutino le madri e i figli a inserirsi in questo mondo troppo spesso crudele, falso, classista e contradditorio.

Noi siamo contro la psichiatria (manipolazione e dominio della mente), contro quel business che, senza scrupoli, illude di risolvere i problemi sociali e i traumi dei malcapitati utenti, annientandoli, riducendoli “morti che camminano”, imbottiti di psicofarmaci che gli spappolano il cervello.

Non dovrebbero esistere nemmeno le carceri come (non)soluzione per risolvere le varie condizioni sociali, né i CIE, CPT o come vogliano chiamare quelli che sono dei veri e propri campi di concentramento per migranti. Per non parlare delle “case di accoglienza”, delle “comunità di recupero” (vedi Sampa), e dei “centri di igiene mentale” che servono solo a chi specula sulle disgrazie altrui.

Basta carceri! Amnistia o condono sùbito, per risolvere almeno il problema del sovraffollamento!!

Armistia o condono non per la mafia e la massomafia! Cambiamo le condizioni sociali di sopravvivenza della povera gente, con quei 220 miliardi di euro che vengono dall’Europa: non facciamoli mangiare tutti da quel pappone del mago Draghi e dai suoi vili e meschini adepti massoni…

Giustizia sociale per la povera gente, che paga il contesto di dover rubare per mangiare (sopravvivere), non mettono in galera i massoni perchè quelli, coi soldi si pagano anche l’impunità: sono peggio dei mafiosi, che sono ignoranti e non hanno accesso alla cultura.

Solidarietà a tutti gli Anarchici, rinchiusi nelle carceri solo per essersi ribellati a questo mondo pieno di ingiustizie sociali e di speculazioni edilizie, “grandi opere” inutili e devastazioni ambientali: pagherete caro la vostra avarizia, prima o poi pagherete tutto!!

La mafia è nello stato, nei carabinieri e nella polizia! Basta massomafia, basta sbirri diventati psicopatici perchè hanno subìto il nonnismo tra di loro!! Basta logica militare! Basta con la Nato e le sue strategie stragiste! Basta stragi di stato!!

Liberate i nostri compagni Anarchici, sognatori e utopisti che lottano come noi, per cambiare questo mondo crudele, competitivo e ipocrita!!

Anarchia: l’unica via!!

A proposito: poco tempo fa, con nostro grande piacere, siamo stati inseriti nel sito “rivoluzioneanarchica.it”, che raccoglie(va) il materiale prodotto da più di 130 realtà Anarchiche da tutta la penisola. All’improvviso non si riesce più ad accedervi, è stata oscurata. Come mai?

Che fine ha fatto Rivoluzione Anarchica? Ci auguriamo che torni presto a disposizione di tutte/i.

 

Gli anarchici si astengono perchè non vogliono

partecipare ai crimini governativi.

Essi si astengono perchè intendono conservare

intatto il loro diritto alla rivolta.

S. Faure

 

Cultura dal basso contro i poteri forti e i loro aguzzini (bestie feroci)

Rsp (individualità Anarchiche)

Ancora abusi di potere delle forze del disordine: basta!

Il 10 febbbraio 2021 i mass media scrivono che il pm di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per il carabiniere Fabio Manganaro, finito nel registro degli indagati nel filone d’inchiesta relativo alla foto di Christian Gabriel Natale Hjorth, il giovane statunitense accusato di concorso nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega insieme all’amico Finnegan Lee Elder, bendato nella caserma dei militari di via in Selci poco dopo il fermo avvenuto il 26 luglio 2019. L’accusa nei suoi confronti è di “misura non consentita dalla legge”. In questo filone è indagato anche un altro militare, Silvio Pellegrini, per aver scattato la foto del giovane californiano e averla poi diffusa. In relazione alla divulgazione dello scatto.

Finnegan Lee Elder, il giovane accusato di omicidio volontario in concorso insieme all’amico Gabriel Natale Hjort, la sera del 26 luglio erano andati a Trastevere per comprare un grammo di cocaina, ma la trattativa è stata interrotta dall’intervento delle forze dell’ordine. Elder e Natale sono scappati e hanno portato via lo zaino di Sergio Brugiatelli, l’uomo che ha fatto da intermediario con il pusher per l’acquisto della droga. Lo spacciatore gli aveva venduto della tachipirina. Bruciatelli chiama i carabinieri perchè i due americani nel scappare gli avevano fregato il borsello con i documenti, dicendogli che se lo rivoleva doveva pagare un riscatto . Ma Bruciatelli non si presenta lui all’appuntamento per farsi ridare il borsello, ma fa andare i due carabinieri in borghese. Dopo essersi identificati i carabinieri, sono stati attaccati dai ragazzi. Ne è nata una collutazione finita nel sangue. Il Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega è morto dopo undici coltellate inferte da Finnegan Lee Elder che viene arrestato qualche ora dopo insieme all’amico.

 

I mass media, sempre il 10 febbraio scrivono che a Genova il giudice per l’udienza preliminare Silvi Carpanini ha condannato (con rito abbreviato) per lesioni colpose e per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi, a 40 giorni ciascuno i quattro poliziotti accusati di avere picchiato il giornalista di Repubblica Stefano Origone durante gli scontri tra antifascisti (alla faccia della costituzione italiana antifascista) e polizia dopo il comizio di Casapound a Genova il 23/5/2019. Gli sbirri dichiarano davanti al giudice che non lo avrebbero riconosciuto come giornalista ma lo avrebbero scambiato per un manifestante. In primo grado la pm Gabriella Dotto aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi ciascuno degli sbirri per lesioni dolose.

Il giornalista di Repubblica stava seguendo la manifestazione e la carica ai manifestanti quando gli agenti lo avevano caricato, buttato a terra e colpito a manganellate (10 contro uno è la loro forza – questa è la prassi). Stefano Origone mentre lo stavano massacrando a manganellate, aveva urlato di essere un giornalista ma i poliziotti si erano fermati solo dopo l’intervento di un funzionario che lo aveva riconosciuto. Il giornalista dichiara: “Sono soddisfatto della sentenza, anche se mi aspettavo di più. Eravamo partiti da un anno e quattro ma quantomeno è stata riconosciuta una responsabilità e che stavo facendo il mio lavoro”.

Per i quattro sbirri fascisti: Fabio Pesci, Stefano Mercadanti, Luca Barone e Angelo Giardina, il giudice (li ha difesi anche se avevano torto: basta pagare…) ha concesso la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. Il gup inoltre li ha condannati al risarcimento dei danni morali nei confronti di Origone il giornalista di Repubblica.

L’avvocatessa di due dei quattro agenti condannati (mangia soldi a tradimento) ha dichiarato: “mi ha molto soddisfatto che il pm nelle sue repliche abbia riconosciuto la legittimità degli ordini, della carica, dell’uso dello sfollagente. Ha aderito alla nostra tesi difensiva. Ma non ritengo ci sia stato un eccesso colposo”.

Il questore di Genova Vincenzo Ciarambino non vuole essere criticato e quindi dichiara: “le sentenze si rispettano, non vanno commentate. Perché non è nella mia indole e per rispetto istituzionale”. Per i quattro agenti impuniti al momento non è previsto alcun provvedimento disciplinare, per aver massacrato il giornalista, puntiamo, per avere giustizia, nell’appello…

 

Il 4 febbraio i mass media scrivono che l’ex carabiniere Marco Camuffo, uno dei due militari accusati per aver violentato due studentesse statunitensi nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017 a Firenze (dopo averle riaccompagnate a casa con l’auto di servizio), è stato condannato in appello a 4 anni e 6 mesi di reclusione. In primo grado Camuffo era stato condannato in abbreviato a 4 anni e 8 mesi.

Marco Camuffo Pietro Costa

La pena è stata diminuita di due mesi, perchè per i giudici la violazione dei doveri d’ufficio, non è un’aggravante, visto che per questo reato Camuffo era già stato condannato dal tribunale militare.

 

Il 3 febbraio i mass media scrivono che sono state pubblicate le motivazioni della sentenza del processo d’appello ter, chiuso il 14/11/2019 con un’assoluzione e quattro prescrizioni per i cinque medici dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma per la morte di Stefano Cucchi: Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

 © ANSA

Per i giudici “Cucchi non ricevette mai nessun assistenza adeguata da nessun medico.

Il sostituto procuratore generale Mario Remus aveva chiesto per loro il non doversi procedere per prescrizione del reato di omicidio colposo, pur ammettendo che questa era “una sconfitta della giustizia”. Per salvarlo Cucchi, aveva sottolineato il pg, “sarebbe bastato un tocco di umanità, un gesto, per convincerlo a bere e a mangiare”, aveva spiegato il magistrato, proseguendo: “Da parte dei medici ci fu un sordo disinteresse delle sue condizioni, non c’è stato alcun ‘ascolto’ clinico. Cucchi non è stato ascoltato e non è stato trattato come avrebbe dovuto”.

Il magistrato aveva inoltre ricordato che “dalle indagini sono emersi tutti gli elementi che indicano la trascuratezza e la negligenza che imperversava all’ospedale”, primo fra tutti il fatto che nella cartella clinica del paziente “non si diceva mai quanto beveva, era un paziente trascurato, o forse si voleva nascondere qualcosa” (volevano difendere gli sbirri che lo avevano massacrato di botte). I giudici della corte d’appello di Roma dichiarano: lo Stato ha certamente il diritto di fare un prigioniero, ma non di disinteressarsene. Per i magistrati “è troppo sbrigativo e troppo semplice affermare che il paziente rifiutava le cure ed i trattamenti e quindi nulla si può contestare ai sanitari”. Per i giudici invece, siamo in presenza di “un festival di menefreghismo e discriminazione che deve aver prodotto una reazione, definiamola sdegnata, da parte di un soggetto già debole e fragile fisicamente”.

 

Solidarietà a tutti i compagni anarchici rinchiusi ingiustamente nelle carceri e a tutti coloro che subiscono la repressione sbirresca.

 

Al minimo segno di ribellione, tutto il peso

del governo, della legge e dell’ordine ti cadrà

sulla testa, a cominciare dal manganello

del poliziotto, dal carcere, dalla prigione,

fino alla forca o alla sedia elettrica.

A. Berkman

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

Fissato il processo contro i servizi segreti che uccisero lo studente universitario Giulio Regeni

La condizione sociale e militare nel 2011 in Egitto era come quella dell’Italia negli anni ’70 del bum economico e della guerra fredda, quando la massa in miseria protestava contro i vari colpi di stato e le stragi occulte fatte apposta per imporci la dittatura militare (giochi sporchi geopolitici economici e militari per detenere il potere: NATO – PATTO ATLANTICO ANTICOMUNISTA), una massa di persone che si ribellava alla miseria e allo sfruttamento (dell’uomo sull’uomo) creato dal lavoro nero statale e privato, ma protestavano sopratutto per ottenere il diritto dello statuto dei lavoratori.

Il 25 gennaio 2021 i mass media scrivono che a Roma è stata fissata al 29 aprile, l’udienza preliminare davanti al gup per i 4 agenti dei servizi segreti accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni. Il 20 gennaio è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per gli 007: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Nei loro confronti le accuse mosse dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

Ma andiamo indietro nel tempo:

Giulio Regeni é un ricercatore italiano sequestrato e ucciso il 25/1/2016 al Cairo.

La commissione parlamentare d’inchiesta sul delitto Regeni ha individuato il coinvolgimento dei servizi segreti per il rapimento e l’uccisione del ricercatore Giulio Regeni e per le torture che ha dovuto subire. Cinque anni dopo l’uccisione di Regeni (con metodi militari usati durante la guerra fredda, quando i servizi segreti si scannavano tra di loro per il potere militare), il mistero sul sequestro e la morte di Giulio Regeni è ancora fermo ai silenzi dell’Egitto e ai tanti occcultamenti fatti dai servizi segreti, sopratutto egiziani.

Il procuratore Prestipino dichiara che il sequestro, “ per le torture e l’omicidio di Giulio si sono consumati tra il 25 gennaio e il 2 febbraio 2016 e ci sono le impronte della National security egiziana, l’apparato di sicurezza che sulla scomparsa e la morte del ricercatore friulano ha costantemente depistato e ostacolato ogni accertamento.

Il procuratore Prestipino dichiara ai mass media che “Regeni fu torturato per giorni, a più riprese, prima che gli venisse “rotto l’osso del collo”. Poi ci fu il ritrovamento del cadavere e seguirono almeno «quattro tentativi di depistaggio» da parte della National security che aveva anche infiltrato un paio di soggetti, oggi inquisiti dalla Procura, nel team investigativo italo-egiziano.

Nei mesi precedenti al rapimento la vita di Giulio cambiò (in casa, con gli amici e sul lavoro). venne spiato attraverso tre persone a lui vicine: il coinquilino Mohamed El Sayad, che immediatamente prima e durante il sequestro, tra il 22 gennaio e il 2 febbraio 2016, ebbe almeno 8 contatti con la Ns; l’amica Noura Wahby, che riferiva ogni conversazione a un informatore della Ns; il sindacalista Mohamed Abdallah, legato al maggiore Magdi Sharif, tra i maggiori indiziati del rapimento.C’è stata un’attenzione sempre più alta intorno a Giulio Regeni ha spiegato il procuratore, che è difficile pensare che il 25/1/2016, in una città blindata militarmente per la ricorrenza della rivolta di piazza Tahir, qualcuno lo abbia sequestrato senza che i servizi segreti non si accorgessero di nulla”…

Come mai i servizi segreti hanno scelto per i loro giochi sporchi geopolitici proprio Regeni? Giulio Regeni era un friulano di 28 anni, studente universitario a Cambridge che preparava la tesi di dottorato al Cairo, ed è sparito il 25/1/2016 nella capitale egiziana.

Il suo corpo martoriato fu trovato 9 giorni dopo, lungo la strada che collega Alessandria alla capitale egiziana. Chi indaga in Italia è convinto che Giulio sia stato controllato da polizia e servizi egiziani già settimane prima del rapimento e che sia morto, dopo atroci torture, per gli studi cui lavorava con determinazione e serietà.

Regeni, i genitori denunciano il governo per le armi all’Egitto

https://www.youtube.com/watch?v=G8LGXG6oF9g

L’Egitto è stato il paese arabo più istruito per secoli. La causa di queste rivolte sociali del 2011 si trova nella repressione imposta dalle varie dittature militari che si sono susseguite nel tempo.

Nonostante lo Stato egiziano spenda ogni anno un miliardo di pound per formare oltre un milione di forze speciali, gli egiziani hanno avuto il coraggio di sfidare il regime militare. Dimostrando che sono pronti a riprendersi i loro diritti, anche con la forza se è necessario. Una ribellione nata in un contesto sociale di ricchezza economica per pochi e una povertà estrema per tanti.

Con un leader al potere da 29 anni, molti egiziani non hanno avuto altra scelta (per non subire la condizione sociale che la mancanza di diritti li costringeva a subire), che la ribellione. Poi c’è stata la forte disoccupazione nel 2006 che ha spinto 8 milioni di persone a partecipare alla lotteria per la Green Card per emigrare in America (importazione volontaria di schiavi, di servi della gleba).

Secondo l’opinione pubblica: ciò che ha colpito di più nelle rivendicazioni di piazza Tahrir, è l’orgoglio ritrovato di un Paese malconcio, “Non c’era traccia di islamismo ma di egizianismo”. “Un segnale che, se fossi nei Fratelli Musulmani, mi preoccuperebbe”.

Il ruolo pubblico della religione, tuttavia, resta un potere.

L’Egitto ribelle deve combattere non solo l’integralismo islamico ma anche la cultura massonica, dove il suo epicentro si trova appunto in Egitto fin dal tempo dei faraoni. In Egitto nasce la massoneria occulta, nascono gli architetti, è li che si trova il centro del potere politico imprenditoriale geopolitico e militare.

In Egitto l’apparente pluralismo partitico successivo al 2003 non ha portato ad alcun pluralismo politico, ma piuttosto, all’intensificazione del sistema clientelare. Prima del 2003 c’era un dittatore e un sistema monopartitico, dal quale sapevano che cosa aspettarsi. Dopo, hanno avuto 329 parlamentari che sono unicamente interessati agli interessi dei propri partiti, guadagnando salari altissimi e pensioni a vita. Il sistema è bloccato in quanto ognuno di questi partiti vede lo Stato e i propri ministri come business, come risorse da sfruttare.

La gente è frustrata (a causa del sistema militare instauratosi dopo l’invasione USA) e si trova in condizioni sociali di miseria, senza diritti.

L’Egitto è un paese ricco ma con un il sistema industriale e agricolo completamente distrutto dagli USA e dall’Iran dopo il 2003. Il settore petrolifero produce il 65% della benzina consumata ma impiega lavorativamente solo l’1% della popolazione. Praticamente non esiste il settore privato. Alcuni dei manifestanti di piazza Tahrir chiedono il divieto dell’esportazione del petrolio (in quanto questa risorsa è vista come una maledizione per l’Iraq). I manifestanti si auspicano e chiedono la trasformazione del sistema politico ed economico in relazione con le persone.

Il 21/9/2019 invece, i mass media scrivono che c’è stata un’altra maniferstazione in piazza Tahrir per rivendicare ancora le tante problematiche sociali, economiche e militari che il regime militare crea, e la mancanza di diritti da conquistare ancora.

sisi

Piazza Tahrir è stata il luogo simbolo delle rivolte della primavera araba egiziana del 2011 e nel 2019 ritorna a essere il fulcro delle proteste contro il governo del presidente Abdelfettah Al Sisi (foto sopra). Quel giorno centinaia di persone si sono radunate al Cairo al grido “il popolo vuole la caduta del regime”, raccogliendo l’appello lanciato nei giorni scorsi sui social media da un imprenditore egiziano, Mohamed Ali, in esilio in Europa, che ha accusato lo stesso presidente e diversi generali di corruzione.

Secondo i mass media ci sono dei testimoni che raccontano che alla manifestazione nel 2019 è intervenuta subito la polizia, con decine di agenti che hanno bloccato tutte le vie di accesso alla piazza, teatro nel 2011 delle grandi manifestazioni che portarono alla destituzione del regime di Hosni Mubara, e hanno lanciato i gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Non solo, alcuni giovani impegnati nelle proteste sono stati arrestati dalle forze di sicurezza.

Lo stesso slogan urlato dai manifestanti è stato ripreso anche da altra gente intorno alla piazza, che non ha potuto entrare perché gli accessi sono stati bloccati dai militari. Alcuni video diffusi sui social media, mostrano analoghe manifestazioni in diverse altre città, come Alessandria, Suez, Mahallah e Damietta: in uno di questi, si vedono i manifestanti a Damietta mentre abbattono uno striscione con la fotografia del presidente Abdel Fattah al Sisi, quest’ultimo partito il giorno venerdì per New York, dove per mercoledì prendeva la parola davanti all’Assemblea generale dell’Onu (la dittatura militare interagisce anche con le associazioni massomafiose istituzionalizzate)…

Ma puntualizziamo meglio il problema:

Il 17 gennaio 2011 in Egitto ci sono stati i primi fuochi della rivolta: un uomo si immolò per protestare contro la dittatura militare il 17/1/2011, si diede fuoco e le fiamme lo avvolsero, proprio come avvenne un mese prima per il venditore ambulante Mohammed Bouazizi in Tunisia.

Il 25/1/2011 al centro del Cairo inizia la protesta contro la dittatura militare, la prima manifestazione con 30 mila giovani in piazza Tahrir. Immediatamente scoppiano gli scontri, muoiono 3 manifestanti e un poliziotto. Le manifestazioni continuano per giorni. Le proteste sono proseguite anche in ogni regione dello sterminato paese africano: a Suez i manifestanti danno fuoco al palazzo del governo.

Il 29 gennaio 2011 il presidente Hosni Mubarak, che governa il paese da 29 anni fa dimettere il governo, sperando che la mossa possa placare i manifestanti. E nomina vice-presidente il potente capo dei servizi segreti Omar Suleiman per imporre la dittatura militare, con l’idea che un giorno possa essere lui il suo successore. Non servirà a nulla. Suleiman tratta coi capi dei manifestanti la creazione di un comitato congiunto governo-opposizione per una transizione democratica. Ancora pochi giorni e l’11 febbraio Hosni Mubarak getta la spugna: si dimette e trasferisce il potere ai servizi segreti (Suleiman).

La storia da quel momento accelera: il “Supremo consiglio delle forze armate” (la cupola militare), assume i poteri in maniera provvisoria e promette elezioni: nel voto del 28/11/2011 e l’8/1/2012 (ballottaggio), le forze liberali e i sostenitori della rivoluzione vengono sbaragliati da un protagonista rimasto sino al momento ai margini della scena: la Fratellanza Musulmana e il partito dei salafisti. La Fratellanza ottiene il 37,5% dei voti, che corrisponde al 45% dei seggi. I Salafiti con il 27% dei voti conquistano il 25% dei seggi. Dalle prime elezioni esce un Parlamento in mano ai partiti islamici.

Da allora l’Egitto rivoluzionario viene dirottato per qualche mese sul percorso della Fratellanza Musulmana, che controlla il Parlamento che eleggerà una Assemblea costituente: un organismo con 66 islamisti su 100 membri, con 6 sole donne e 5 cristiani copti.

Inizia lo scontro fra i partiti laici, i gruppi usciti dalla rivoluzione e gli islamisti.

Nelle elezioni presidenziali del 23/5/2012 la Fratellanza mette a segno il suo colpo, facendo eleggere presidente Mohammed Morsi (foto sotto). Il candidato islamista vinse col 51,7% dei voti, rispetto al 48,3% di Ahmed Shafik, un ex premier di Mubarak ed ex capo dell’aeronautica.

Mohammed Morsi vows to respect Egypt-Israel peace treaty

Poche settimane dopo la sua elezione, Morsi silura il maresciallo Tantawi dall’incarico di Ministro della Difesa. Presto inizia a muoversi per rispettare una sola idea, un solo credo, quello della Fratellanza Musulmana che vuole imporre la visione dell’Islam in ogni dettaglio della vita civile del paese. Morsi fa qualcosa di più: prova a indicare 7 emendamenti alla Costituzione. L’articolo 2 sosteneva che tutti i decreti e le leggi emesse dal presidente non possono essere appellati o annullati, ponendo fine al controllo parlamentare e giudiziario. L’articolo 6 autorizzava il capo dello stato ad adottare tutte le misure che riteneva opportune per “proteggere la rivoluzione e salvaguardare l’unità nazionale”. Erano emendamenti che creavano un nuovo dittatore.

L’Egitto nel 2019 ritorna in piazza, e questa volta ai rivoluzionari laici si affianca il lavoro sotterraneo occulto dell’esercito e della polizia che si muovono per scavare la fossa al presidente islamista. Morsi riesce a far convergere contro sé stesso l’opposizione unita di laici e islamici moderati, della gioventù rivoluzionaria, dei giudici, dei giornalisti e del mondo del business. Oltre che dei militari.

Nel 2013 c’è la crisi economica, con la mancanza di beni di prima necessità e dei carburanti (crisi sicuramente manovrata dall’esercito), che creò le condizioni per il colpo di stato del ministro della Difesa Abdel Fatah al Sisi: il 3/7/2013 Morsi viene rovesciato e parte la caccia a tutti i capi della Fratellanza. L’esercito ritorna al potere in Egitto lasciando nel sangue centinaia di sostenitori della Fratellanza uccisi in piazza negli scontri violentissimi di agosto.

Il 2/12/2013 il Parlamento approva una Costituzione “contro-islamista”, che proibisce i partiti che utilizzano la religione come base della loro attività politica. Viene approvata anche una nuova legge anti-terrorismo che restituisce potere totale alla polizia (dittatura militare).

Il generale Sisi si fa confermare al potere nelle elezioni presidenziali del maggio 2014.

Il suo mandato verrà rinnovato con un nuovo voto plebiscitario del 2018.

Velocemente il nuovo dittatore corre verso la restaurazione di un potere in cui l’Egitto verrà governato da una sola classe di governo: quella dei militari. Il ritorno al passato è compiuto.

Partita nel 2011, già con l’elezione di Sisi nel 2014 la rivoluzione è stata cancellata dalla violenza e dalla repressione sbirresca, militare e politica…

Tutto era partito al Cairo dall’insurrezione di massa con epicentro in Piazza Tahrir, e alla sconfitta del regime di Hosni Mubarak (foto sotto), nel febbraio del 2011 con la successiva transizione rivoluzionaria, fino alla trasformazione dell’Egitto in un regime militare dopo il violento colpo di stato guidato dal generale Sisi nel luglio del 2013.

Hosni Mubarak and Bill Clinton in Washington in 1999.

Durante le manifestazioni la violenza di Stato ha preso varie forme: cecchini che volontariamente sparano ai manifestanti, gas lacrimogeni sparati ad altezza uomo, forze anti-rivolta, rispetto alle quali i manifestanti hanno ancora dubbi su chi vi fosse esattamente dietro. “Non sono militari, né polizia”..

Le persone di piazza Tahrir nel 2019 si sono organizzate ed unite nell’obiettivo politico di porre fine al sistema politico settario, condividendo anche la frustrazione causata dal funzionamento del sistema corrotto e ineguale del proprio paese. C’è un sentimento generale che vede il sistema politico settario come non interessato al benessere della popolazione né alla dilagante disoccupazione che colpisce a diversi livelli, dagli autisti dei Tuktuk agli ingegneri.

Mentre lo stato si impegna a fare false concessioni e continuano discussioni in merito alle elezioni anticipate, i manifestanti in piazza denunciano tutto ciò che significa lavorare insieme a quegli stessi partiti politici corrotti.

Per molti, specialmente dopo la morte di centinaia di persone, non si torna indietro. Il primo passo è che il governo e il primo ministro si dimettano.

Ma ricordardiamoci anche della rivoluzione culturale di piazza Tienanmen nel 1989

MASSACRI OSCURATI - 30 anni fa quello di Piazza Tienanmen - Scomunicando

La protesta di piazza Tienanmen, fu caraterizzata da una serie di manifestazioni popolari di massa, che videro la partecipazione di studenti, intellettuali e operai.

La protesta avvenne a Pechino dal 15 aprile al 4 giugno 1989 e finisce col massacro dei manifestanti che stavano ribellandosi (considerati terroristi dalla logica militare), in piazza Tienanmen. L’esercito cinese armato con fucili d’assalto e carri armati, aprì il fuoco contro i dimostranti facendo centinaia di morti e migliaia di feriti.

Il 4 giugno avvenne qualcosa che rimarrà per sempre nella memoria di chi, direttamente o indirettamente, ha vissuto quei momenti: un ragazzo con in mano i sacchetti della spesa si mise davanti ad un carro armato. Rimase in piedi, fermo, deciso, come se la sua forza di volontà bastasse a fermare la colonna di mezzi blindati che aveva di fronte. Gli stessi che la notte prima avevano attaccato i rivoltosi dopo che il presidente Li Peng aveva dichiarato la legge marziale e ordinato lo sgombero della piazza. Fu un momento storico. Non tanto per il gesto eroico ormai passato alla storia. Ma perché segnò l’inizio di una rivoluzione culturale. Gli studenti scesi in piazza Tienanmen chiedevano libertà, diritti civili e elezioni democratiche, non corrotte e occulte.

Cose sconosciute nella forma di comunismo STATALE, più vicino ad una dittatura che alle idee di giustizia sociale che sono alla base di questa idea di “comune”. Una rivoluzione, quella comunista, che aveva eliminato la monarchia ma aveva imposto però una finta democrazia oligarchica camuffata da comunismo!

La rivolta degli studenti a piazza Tienanmen fu il primo passo di questo cambiamento per arrivare alla rivoluzione culturale. Il prezzo fu la vita di molti giovani, morti per difendere i propri ideali, ed ancora oggi non si sa quanti furono realmente i morti e i feriti….

Cos’è cambiato da allora? Niente! In Cina continua a persistere un regime totalitario, seppure vestito da comunismo, dove molte delle libertà sancite dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, continuano ad essere sconosciute se non palesemente violate.

E la situazione non sembra destinata a migliorare: la decisione del Parlamento cinese, fortemente voluta dal leader Xi (foto sotto), di non limitare più la carica di presidente a 2 mandati, sembra voler portare sempre il paese verso il totalitarismo, cosa preoccupante sia per le etnie minoritarie che sotto il profilo sociale e religioso.

Trump, 'Xi grande leader'

La rivolta di piazza Tienanmen non ebbe successo perchè i giovani, gli studenti, vennero lasciati soli dal resto della popolazione ancora ignorante (facilmente manovrabile dai poteri forti).

Solidarietà a tutti i compagni Anarchici di Torino, Cuneo e Milano, che in questi giorni hanno ricevuto degli avvisi giudiziari. Compagni anarchici che sono stati repressi e condannati ingiustamente dallo stato per aver difeso le persone incarcerate ingiustamente nei business statali e cattolici delle carceri e dei Cpt.

In questo periodo c’è stata la giornata della memoria della Shoah: carceri trasformate in campi di concentramento dove rinchiudevano gli ebrei perchè la cultura fascista li considerava inferiori e quindi li reprimeva, li discriminava, li annientava.

Una immagine di una baracca di un campo di concentramento (Ansa)

La Germania nazista temeva la ricchezza e la forza militare che avevano alcuni ebrei, quindi li volevano eliminare come potenza.

In questi campi di concentramento c’erano anche donne, anziani e bambini che vedevano e subivano le tante atrocità e violenze che il regime dittatoriale fascista imponeva. In questi campi di concentramento c’erano perfino le camere a gas, dove uccisero in massa migliaia di ebrei.

I Cpt, questi centri di detenzione per extracomunitari, sono campi di concentramento dove rinchiudono gli extracomunitari, come gli ebrei allora: la logica militare è sempre quella!

La maggior parte delle persone anche oggi vede, ma tace, come allora, quando uccisero migliaia di ebrei tra donne uomini e bambini, PER DISCRIMINAZIONE RAZZIALE!!

Solodarietà ai compagni Anarchici, sognatori e utopisti come noi, che si trovano a lottare contro un sistema crudele repressivo e ignorante!

La mafia è nello stato e nella polizia!

Basta stragi di stato! Basta strategia della tensione, inventata apposta per reprimere il movimento!

Anarchia: l’unica via!

La prima parola del nostro programma è Anarchia.

Noi l’invochiamo come l’avvenimento completo

e definitivo della rivoluzione: la rivoluzione

per la rivoluzione.

Carlo Cafiero

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

La famiglia Cucchi minacciata dagli sbirri: e la violenza continua…

Stefano Cucchi (a destra), con la madre (a sinistra) e la sorella Ilaria (al centro)

Il 23 novembre la madre di Stefano Cucchi, Rita Calore, testimone nel processo a carico di 8 carabinieri accusati di depistaggio sulle indagini dopo la morte di Stefano Cucchi, avvenuta a Roma nell’ottobre del 2009, fa delle dichiarazioni ai magistrati e ai mass media:

“Questa storia ci ha distrutto fisicamente e economicamente, abbiamo passato momenti terribili”.

Anche il padre di Stefano, Giovanni Cucchi, sentito come testimone, fa delle dichiarazioni ai mass media: “l’arresto fu una doccia fredda”. Inoltre il padre dichiara che ci tiene a puntualizzare che loro come famiglia, non avrebbero mai abbandonato Stefano, come invece raccontavano loro gli sbirri, per giustificare gli abusi di potere, le torture militari (logica militare – prassi) che ha dovuto subire Stefano Cucchi, un ragazzo fragile e sottopeso.

Sono talmente arroganti e ignoranti questi sbirri, che si giustificano dicendo:

“Pensammo di non svolgere alcun accertamento sul mancato fotosegnalamento. Non volevamo nascondere qualcosa, era solo che non si era ritenuto di approfondire la questione”. E’ quanto ha affermato il generale Vittorio Tomasone, sentito come testimone.

All’epoca dei fatti Tomasone era a capo del comando provinciale dell’Arma.

Il 30 ottobre 2009 il generale Vittorio Tomasone dichiara durante il processo per la morte di Stefano Cucchi: “Convocai tutti i militari che avevano avuto a che fare con Cucchi, mi fu detto che non fu fotosegnalato per un problema tecnico ma che si andò oltre perchè il ragazzo era stato già fotosegnalato in passato”….

Questi sbirri pensano che, siccome Stefano Cucchi lo avevano segnalato come tossicodipendente, non avesse più nessun diritto (secondo la loro logica militare cattofascista)!!

Stefano (e di conseguenza i suoi familiari), stava già pagando il contesto sociale che comporta il mondo della droga, era già stato punito per essersi rifugiato nel paradiso artificiale che la droga ti illude di ‘vivere’!! Le droghe pesanti, creano un vizio che incentiva solo gli affari delle discoteche e della loro mafia: te lo fanno passare come una moda, come fosse un vestito che quando non ti piace più smetti di indossarlo, invece hai a che fare con la quotidianità e con l’ astinenza, con la mafia che c’è dietro, senza tenere conto del piano militare che prevedeva proprio l’importazione della droga per annientare il movimento di contestazione giovanile! I piani militari si chiamano: “Strategia della “Tensione”, operazione “Blu Moon”, “Piano Caos” e “False Flag”.

Potremmo mai dimenticarci poi, del generale Ganzer? Troppo comodo pensare che “la gente, col tempo, dimentica”… Bè stavolta vi è andata male! Avete sbagliato, perchè il generale Ganzer, è un protagonista dell’analisi che abbiamo fatto sugli anni ’60 e ’70, realizzata proprio per non dimenticarci troppo facilmente quei periodi democristiani di centrodestra e centrosinistra, quando andavano tutti d’accordo, erano tutti atlantisti, antifascisti e anticomunisti (partigiani bianchi, venduti), preferivano stare coi poteri forti…

Ma sono cose che la scuola non ti insegna, sono argomenti che devi affrontare da solo, sopratutto nel periodo adolescenziale, quando il livello culturale è ancora in via di sviluppo, si deve ancora strutturare, formare, non sei ancora pronto per affrontare questo mondo crudele. Questo mondo mediocre, arrivista, calcolatore e sempre in cerca dell’affare con tanto guadagno e poco sforzo, a scapito dagli altri. Un mondo cinico, fatto di ipocriti senza scrupoli.

Ma agli sbirri è andata male, perchè Stefano Cucchi aveva una famiglia che gli voleva bene e non hanno mai mollato, hanno sempre voluto giustizia sociale per lui, e sono sempre andati fino in fondo ai vari problemi che insorgevano, non si sono lasciati intimorire e sono sempre andati avanti a difendere il loro figlio e fratello Stefano, torturato e ucciso da un mondo cattolico integralista, autoritario, meschino, un mondo cattofascista, falso, senza etica né morale.

Adesso è ora che gli sbirri torturatori (vista che è la loro prassi), paghino le morti dei detenuti uccisi di botte senza dargli nemmeno la possibilità di difendersi (10 contro uno questa è la tua forza, fascio infame!).

Il 26 novembre invece, la sorella di Stefano Cucchi, sentita nel processo sui depistaggi legati alla morte del fratello, si sbilancia e trova il coraggio di denunciare le minacce ricevute sul social e dichiara ai magistrati: “Subisco attacchi in quantità industriale, continuo a ricevere insulti e minacce sui social. Ho spesso temuto per l’incolumità mia e della mia famiglia”. In merito ai soldi ricevuti come risarcimento, Ilaria Cucchi ha spiegato che: “sono serviti a vivere, a rimediare ai danni lavorativi e alle spese processuali di questi 11 anni. La nostra situazione patrimoniale è devastante. Purtroppo 11 anni sono tanti. Quei soldi sono serviti ad andare avanti e non è rimasto più niente”.

Sempre la sorella di Stefano dichiara di non essere “assolutamente contro i carabinieri, le forze dell’ordine o le istituzioni. Anzi, credo che la mia battaglia è stata anche nell’interesse della parte buona, la stragrande maggioranza, delle forze dell’ordine”.

Non c’è nessuna guerra tra la famiglia Cucchi e l’arma dei carabinieri”. Sono loro che hanno ucciso suo fratello in quel modo orrendo! Come se fossero ancora in guerra, dove si uccide per niente, o per la patria: sti sfigati trogloditi…

E adesso, invece di  vergognarsi di aver torturato e ucciso di botte una persona fragile e indifesa come Stefano, pensano anche di avere avuto i coglioni: è questo il problema! Il lavaggio del cervello che subiscono quando nell’ambiente militare, che ha segnato per sempre il loro comportamento e il loro agire!! inoltre il loro cervello si atrofizza, perchè abituato ad obbedire e a non ragionare, rimane piccolo: i neuroni non si rinforzano, e quindi fanno danni…

stefano cucchi

Ma oggi, anche noi ci domandiamo, come allora William Shakespeare: ma con tutti questi controllori, poi chi controlla il controllore? Già allora, nel 1500, si ponevano sempre lo stesso problema, e la storia ci insegna che gli abusi di potere, avvengono sempre col consenso dello stato militare, che ci impone i suoi piani militari occulti mettendoci il segreto militare. Top secret – dittatura militare!

A fine anni ’90 si è istituita una Commissione Stragi che ha tolto i segreti di Stato imposti negli anni ’60/’70/’80 e quello che era un dubbio, è diventato certezza…

E’ Come diceva allora Pinelli, la strage di Piazza Fontana è una Strage di Stato!

Avete finito di prenderci in giro!

La nostra generazione, a differenza di voi degli anni ’60/’70, ha analizzato che cosa era stato il Patto Atlantico nel 1949 e quello che ci ha imposto (repressione, 56 basi militari su tutto il territorio italiano e i loro piani militari Top Secret), quindi siamo più malfidenti per quanto riguarda il movimento, nun se volemo tutti ben, ma piuttosto cerchiamo di discutere le varie culture e mentalità! Noi siamo la generazione che: i servizi segreti non possono essere amici (‘sti cattolici democristiani preferivano tenerseli buoni), ma nemici da combattere, sia quelli di destra che di sinistra, lo sbirro è sempre sbirro, al di là di quello che votao che non vota.

Siccome dello stupro di Parma non se ne è più parlato (come se qualcuno si vergognasse di tirare fuori il problema), anzi si è cercato di occultare tutto per anni, riproponiamo di nuovo la nostra analisi fatta a settembre. Perchè la problematica del sessismo maschilista è ancora attule e non è giusto, che nel 2020 non se ne discuta ancora tutti quanti, sopratutto perchè l’abuso di potere è avvenuto in un palazzo comunale occupato da varie associazioni (oggi anche un gruppo anarchico), che si dichiarano antifasciste.

Prima stuprano una ragazza indifesa, poi qualcuno si indigna, altri si vergognano, ma tutti quanti tacciono e, come daccordo, deviano, insabbiano e attaccano chi osa denunciare l’accaduto, in perfetto stile Andreotti…

Ora tocca a noi, che crediamo nella libertà e nella libera espressione dell’essere umano, a pagare il contesto sociale arretrato, ma non ci lasciamo intimorire dalle vostre minacce, quando lo scopo nostro è affrontare il problema, affinchè non accada mai più!

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Cucchi torturato a morte, stupri di Parma in sede antifascista, stupro di Franca Rame

Il 20 settembre i mass media scrivono le dichiarazioni fatte dal pm Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria al processo sulla morte di Stefano Cucchi, che vede 3 carabinieri indagati per omicidio preterintenzionale.

“Non fu uno schiaffo, ma un pestaggio degno di teppisti da stadio [torture] contro una persona fragile e sottopeso. Di questo stiamo parlando, non di altro”. “Dopo un calcio e uno spintone Cucchi cade e sbatte a terra il sedere e la nuca, prende un calcio violentissimo in faccia o alla nuca che gli provoca una frattura alla base del cranio”, ha aggiunto Musarò descrivendo il pestaggio.

“Le lesioni più gravi sono state prodotte dalla caduta di Cucchi, dopo un violentissimo pestaggio”, ha sottolineato il Procuratore. “Quella caduta – spiega Musarò – è costata la vita a Stefano Cucchi, si è fratturato due vertebre”.

Il procuratore aggiunge: “Per l’uccisione di Stefano Cucchi furono pronunciate sentenze definitive con diversi inputati: agenti della polizia penitenziaria, medici e paramedici. Ma per l’identificazione dei responsabili del pestaggio sulla morte di Cucchi, ci fu un vero e proprio occultamento dei fatti”. “ Non è nella fisiologia di un processo che gli imputati siedano sul banco dei testimoni ed i testimoni al posto degli imputati”, ha osservato il Pm. “Non possiamo fare finta che non sia successo niente, di non sapere e di non capire che quel processo kafkiano è stato frutto di un depistaggio“, ha aggiunto.

“Si sono divertiti a picchiarlo”, ha incalzato Musarò ricordando le parole del detenuto Luigi Lainà. Lainà la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009 aveva incontrato Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli che gli aveva confidato di “essere stato picchiato – torturato dai carabinieri“, ma che non lo poteva dire perchè lo avevano obbligato (gli sbirri) a dire che le ferite che aveva su tutto il corpo erano state causate da una caduta…

Ma ricordiamo cosa successe durante l’arresto di Cucchi:

Il 15/10/2009 arrestarono il 31enne romano, perché sorpreso con 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina. Quella notte, i carabinieri lo accompagnarono a casa per perquisire la sua stanza. Non trovando altra droga, lo riportarono in caserma e lo rinchiusero in una cella di sicurezza della caserma Appio-Claudio. La mattina successiva, nell’udienza del processo per direttissima, Stefano aveva difficoltà a camminare e parlare, con evidenti ematomi agli occhi e al volto, assenti la sera prima. Il giudice, nonostante le condizioni di salute del giovane, convalidò l’arresto, fissando una nuova udienza. Ricoverato al Pertini, Cucchi morì una settimana dopo. Nel 2017 furono rinviati a giudizio per la morte di Stefano 5 carabinieri.

Tre di loro sono accusati di omicidio preterintenzionale, mentre gli altri 2 sono accusati di calunnia e falso.

roberto mandolini cucchi - 3

La famiglia di Stefano Cucchi esige una risposta su cosa è accaduto tra l’arresto e la morte. Nel 2013 sono stati ritenuti responsabili i medici e le infermiere: tre medici sono stati accusati di omicidio colposo, mentre nessun carabiniere è stato ritenuto responsabile. Ma alla fine di quello stesso anno, tutti gli imputati sono stati prosciolti dalla Corte di Appello. Nel 2015 grazie alla tenacia della sorella di Stefano, viene avviata una nuova inchiesta. Questa volta, gli inquirenti hanno indagato i carabinieri che realizzarono l’arresto.

La sorella di Stefano non ha dubbi: sono i carabinieri gli effettivi autori del feroce pestaggio (torture) del fratello, finito poi in maniera così tragica.

Nel 2018 arrivano a 6 le persone indagate sulla morte di Stefano Cucchi. Si tratta di 5 carabinieri e un avvocato. Tra i militari dell’arma anche il tenente colonnello Francesco Cavallo, all’epoca capo ufficio comando del Gruppo carabinieri Roma. Secondo quanto emerge dalle nuove carte sarebbe stato Cavallo a suggerire al luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della stazione Tor Sapienza, di effettuare modifiche all’annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi. Poco tempo dopo uscì la notizia di un altro indagato nel nuovo filone di inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi in cui si procede per falso in relazione ai verbali e ai depistaggi legati al pestaggio in caserma. Si tratta del maggiore Luciano Soligo, allora comandante della compagnia Talenti Montesacro.

Il 19/3/2019 i mass media scrivono che dopo la condanna dei 5 militari dell’arma per le torture e la morte di Stefano Cucchi (ricordiamo chi erano gli sbirri torturatori): Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco, Roberto Mandolini, Vincenzo Nicolardi (i primi 3 carabinieri per omicidio preterintenzionale, mentre Mandolini di calunnia e falso, e Nicolardi di calunnia), ora vengono accusati anche i vertici [ma i vertici militari, non facevano parte della P2? Come avvenne con la squadretta del Viminale istituita negli anni ’70 da Nicola Ciocia, dirigente e capo della squadretta, e Umberto Improta, il braccio destro, soprannomina dottor De Tormentis]. I vertici che hanno dato il comando per infliggere le torture a Stefano, un ragazzo indifeso e fragile sono: il generale Alessandro Casarsa (all’epoca dei fatti capo del Gruppo Roma) e il colonnello Lorenzo Sabatino (ex capo del nucleo operativo di Roma), Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei cc e il carabiniere Luca De Cianni a cui è contestato il reato di falso e di calunnia.

I pm affermano che gli indagati “avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio, datata 26/10/2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi”. Per l’accusa il falso fu confezionato “con l’aggravante di volere procurare l’impunità dei cc della stazione Appia responsabili delle torture inflitte a Cucchi, che gli procurarono lesioni gravi che determinarono il suo decesso”.

Questi atteggiamenti feroci verso i più deboli, vecchio vizio di sbirri, mafiosi e infiltrati, sono mirati ad annientare, a livello psicologico e fisico le loro vittime, è un vizio che deriva da una logica di nonnismo militare (subire violenze dai più grandi – graduati). Una logica istintiva, bestiale, quella di schiacciare o aggredire (anche a livello sessuale) in modo infame la persona più fragile, la preda più debole e indifesa, come è successo a Parma quando, nel 2010 avvenne quello stupro di gruppo nella sede della Raf, la rete Antifascista di via Testi a Parma …. Ma non è che questi infami luridi pedofili che hanno stuprato la ragazza, venivano pagati proprio dalla squadretta speciale della polizia? Quella squadretta occulta istituita dal Viminale già negli anni ’70 dal dottor De Tormentis, funzionario dell’Ucigos?

(foto Mujeres Libres)

Claudia, la ragazza struprata all’interno della sede della Raf di Parma, racconta quell’incubo provocato da esseri sleali e infami….

Più che la notte, Claudia racconta l’alba. “Mi sono svegliata su un tavolo di legno, i vestiti buttati a terra, sul mio corpo i segni di quello che mi avevano fatto…”. “Era l’alba del 2010, ero andata in quel centro sociale a festeggiare con i “compagni” la cacciata delle camicie nere da Parma avvenuta il 12 settembre del 1922”….

Ma quella sera Claudia, 18 anni appena compiuti, veniva stuprata per un’intera spaventosa notte. Sono 6, i militanti della “Raf” (avevano tra i 24 e i 30 anni, i depravati cattosinistroidi) che hanno abusato di quella loro amica, dopo averla drogata a sua insaputa (da bastardi! da sbirri infami!), filmando senza pietà con un cellulare ogni passaggio di quell’orrore. I depravati che (probabile), fino a ieri facevano i chirichetti per il prete, in un contesto dove tutto era proibito, avevano filmato con un cellulare la violenza inferta a turno sulla loro “amica”. Un video dove è evidente che “il corpo della ragazzina veniva usato come un oggetto inanimato” su cui infierire, e che la vittima “appare del tutto inerme”, incosciente della brutalità che stava subendo da ‘uomini’ più grandi di lei.

Le “Romantic Punx” lanciano a tutti i compagni e le compagne, l’allarme su questi mercenari pedofili depravati che sfogano le loro frustazioni sui deboli, che sono, purtroppo ancora in giro come se niente fosse!!! Questi merdosi depravati, bulloni di periferia, nel video hanno filmato come trofeo di guerra lo stupro, avvenuto su un tavolo, sui cui giaceva inerme la ragazza. Il video, intanto, nel più totale e imperdonabile silenzio (e chi tace acconsente…), passa di telefonino in telefonino. A Claudia i depravati “antifascisti” durante lo stupro, le avevano affibbiato il nome: la “ragazza fumogeno”, perchè l’hanno stuprata anche con quello. Questi bastardi infiltrati, questi esseri spregevoli (ci avvisano anche le Romantic Punx), continuano inspiegabilmente a frequentare cortei, concerti, spazi occupati e autogestiti… “E ridono, parlano, bevono birre, escono con ragazze, stringono nuove amicizie; nonostante giri un video in cui ‘fanno sesso’ con una donna che sembra morta”. Le Romantic Punx si domandano ancora: perchè al posto di diffondere il video, i compagni non hanno aperto assemblee sugli stupratori? Invece è stato più facile fare muro attorno alla ragazza per salvare il gruppo antifascista (partigiani bianchi anticomunisti, cattosinistroidi), si è deciso di abbandonare chi davvero aveva bisogno! E scrivono ancora: “Ciò che è accaduto a lei poteva succedere ad ognuna di noi, ed è per questo che non possiamo permetterci di stare zitte”, concludono.

prodotti tipici parma

Una brutta storia di cui nessuno vuole parlare a Parma, magari si vergognano di quel gesto incoerente, vile e infame fatto in una sede antifascista a una ragazzina indifesa, soprattutto in quel momento (essendo donna, parte svantaggiata) e resa inerme… Tutto questo è saltato fuori da un video, registrato nella notte dello stupro. Come “movimento” dobbiamo vergognarci molto, perchè per 3 anni quel video era stato visto da tanti compagni!!!? sicuramente cattosinistroidi e non Anarchici (noi Anarchici crediamo nell’Amore, nel sentimento, nel rispetto sincero e reciproco, nella passione, nel romanticismo, nei sogni, ma non crediamo certo nella violenza e nella sopraffazione, sopratutto quella ignobile fatta sui più deboli). Quegli esseri depravati dai giornalini porno e dalle bambole gonfiabili, che fino a ieri facevano i chirichetti in un contesto dove tutto era proibito, dove sentirsi forti quando si è in tanti, ma in realtà non hanno i coglioni, e quindi quando il gioco si fa duro, si fanno comperare subito, sia dai servizi segreti di destra che dai servizi segreti di sinistra, che li riciclano come braccio armato – nuclei clandestini dello stato, l’ultimo gradino) per distruggere il movimento. Ci sono stati tanti presunti compagni/e che avevano visto e ritenuto normale il video girato con un vecchio Nokia da quei depravati che avevano anche immortalato lo stupro di gruppo, un gesto infame cattofascista: sono stati peggio degli sbirri e dei preti pedofili.

Ma nessuno aveva rotto il silenzio, quasi fosse più importante difendere l’immagine del Movimento antifascista parmigiano, piuttosto che denunciare lo stupro, solidarizzare con la vittima e impedire che si ripeta l’infame gesto.

Sempre Claudia racconta: “Ripresi i miei vestiti e me ne andai, lì dentro non c’era più nessuno”, quella notte delle “barricate antifasciste” vede la sua vita andare in pezzi. Però Claudia non denuncia. Per imbarazzo, vergogna, per non far soffrire anche i suoi genitori. Tenta di tornare alla vita di prima, nei centri sociali, ma invece, come rivendicano le ragazze di “Romantic Punx”, Claudia viene isolata, minacciata esplicitamente, cacciata con violenza e determinazione da quegli stessi spazi autogestiti che frequentava abitualmente. Sì, perché Claudia è diventata pericolosa per il branco che l’ha seviziata. Le compagne di Romantic Punx” (massimo rispetto per il coraggio e la coerenza), affermano sul loro blog: “uno stupro è sempre un atto fascista, anche se chi lo commette si dichiara antifascista”….

I depravati stupratori di Parma, ricordano molto i vecchi partigiani bianchi antifascisti – anticomunisti, social liberal cattosinistroidi che si infiltravano nei movimenti comunisti e anarchici.

Il 18 settembre 2019 i mass media scrivono che sono state condannate 4 persone per aver depistato e favorito le persone che fecero lo stupro di gruppo su una ragazzina appena maggiorenne, avvenuto nel 2010 a Parma nel centro sociale antifascista di via Testi.

Quattro giovani sono stati condannati per aver coperto i depravati, gli autori dello stupro avvenuto a Parma nella sede della Raf la Rete Antifascista, cercando di intimorire e convincere la ragazza vittima della violenza a dare una versione diversa (come gli sbirri che hanno torturato Cucchi, anche loro han cercato di fargli cambiare versione per occultare la realtà). Otto mesi, la condanna inflitta ai 4 (tra cui una ragazza). Per tutti la pena è stata sospesa. Due di loro erano già stati condannati a 1 anno e 8 mesi per falsa testimonianza (pena sospesa anche in questo caso). In caso di condanna definitiva, l’affidamento ai servizi sociali consentirà ai due di evitare il carcere. Ricordiamo che a giugno del 2019 sono state confermate in appello le condanne per i giovani viscidi depravati (infiltrati dalla Nato anticomunista per annientare i movimenti di lotta, anche quelli anarchici, attraverso le contraddizioni), accusati della violenza sessuale: tre anni e un mese a Francesco Concari e Francesco Cavalca; due anni e 8 mesi a Valerio Pucci. Ma non è che quei depravati infami (infiltrati) venivano da casa pound, visto che si trova vicino alla loro sede a Parma?? Ma non è che questi depravati – mercenari venivano pagati come soldatini (braccio armato), per portare avanti il piano militare atlantico anticomunista Stay behind?

La sfinge delle Brigate Rosse. Delitti, segreti e bugie del capo terrorista Mario Moretti. Nuova ediz.

Dobbiamo ancora analizzare bene chi erano quei doppio giochisti degli anni ’70 come Corrado Simioni, Roberto Dotti, Giovanni Senzani, che provengono dall’alta borghesia, e il loro braccio armato: Morucci, Moretti, Duccio Berio e Mulinaris (Hyperion, centro di compensazione dei servizi segreti antifascisti di Yalta). Sappiamo solo che ogni tanto si ripresentano queste grosse contraddizioni all’interno del movimento (molto spesso eterogeneo), ma il movimento deve comunque avere il coraggio (per il futuro della nostra Storia), di discutere e affrontare sempre le incoerenze, non si puo far finta di niente: è da codardi e noi anarchici non possiamo di certo permettercelo, ricordiamoci anche che chi ha perso la vita per un mondo migliore (compreso ovviamente Pinelli), non intendeva questo…

Temiamo che Claudia non sia stata l’unica a subire la loro prassi militare, che non sia stata la prima volta che adescavano le ragazzine nei cortei, o alle feste, per poi drogarle a loro insaputa (la droga dello stupro) e violentarle, questo sempre all’interno della loro sede antifascista…

Tempo fa è andato un nostro compagno Anarchico alla loro sede di Parma, per chiedere chiarimenti su quell’orrendo e infame stupro, ma il nostro compagno è stato addirittura minacciato dai loro leccaculo subordinati, di andarsene. Ma chi c’è dietro questa mezza dozzina di soldatini depravati??

Siamo diventati tutti malfidenti, e questa è un’altra sconfitta…

Consigliamo ai genitori di queste ragazzine a cui hanno tolto l’innocenza, l’utopia e il sogno, di andare a scovare gli sciacalli, per chiedergli personalmente, muso contro muso, il perchè lo hanno fatto. E in che contesto sociale avevano vissuto fino ad allora, per poi convincerli ad aprire loro stessi il dibattito contro il sessismo (cultura cattofascista che vede la donna come oggetto). Non vogliamo fare il processo a nessuno (processo del popolo), ma vogliamo aprire un dibattito contro il sessismo indotto da una cultura medioevale patriarcale depravata, che è entrata anche nei movimenti di lotta di classe …

Se li becco quei depravati soldatini di Parma, IO che sono una donna e faccio parte dei Rsp, altro che solidarietà gli mando a quelle merde depravate!! gli faccio mangiare i coglioni a morsi da un cane incazzato pure lui, almeno il cane è giustificabile lo fa come istinto perchè ha il cervello troppo piccolo per pensare: basta dirgli attacca !!!…. Almeno in questo modo i depravati capiscono cosa vuol dire subire, essere umiliati! e così senza picio e coglioni non faranno più danni !!!….

A proposito di apparati occulti militari, non ci ricordiamo più chi furono i primi a formare e istituzionalizzare, a livello occulto, le formazioni paramilitari, finanziate da Confindustria e dalla FIAT? Erano formazioni militari, nate e addestrate per portare avanti il progetto neogollista ed atlantista (anticomunista) del conte Edgardo Sogno e del suo braccio esecutivo Pacciardi (tutti e due partigiani bianchi antifascisti – liberalcattofascisti). Gruppi paramilitari addestrati per portare avanti il piano militare della strategia della tensione fatta di colpi di stato per imporci la dittatura militare e di stragi di stato (piano militare false flag)… Il piano militare prevedeva anche la propaganda psicologica di Luigi Cavallo contro la FIOM ed il PCI. …

A proposito di pedofilia e di depravazione dell’uomo sulla donna:

vallerano chiricozzi casapound violenza sessuale - 5

A Roma il 21 settembre, sono stati processati Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, due ex militanti di casapound, arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate nei confronti di una donna, violentata in un pub a Viterbo. I due depravati psicopatici sono riusciti a pagare il giudice e ottenere gli arresti domiciliari…..

Ma non è finita qua, il 26 settembre sempre i mass media scrivono che il gip di Viterbo ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, nei confronti di un pedofilo fisioterapista in provincia di Viterbo. L’uomo era un dipendente della sede distaccata di Santa Marinella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù”.

Il depravato viene accusato di violenza sessuale aggravata continuata ai danni di una minorenne disabile!

Ma allora, i depravati organizzati di Parma, come non paragonarli anche a quegli sbirri P2 (loggia massonica formata da alti gradi militari e delle forze dell’ordine), che stuprarono franca Rame?

Dario Fo/Franca Rame, 60 anni di "impegno" a tutto tondo

Era il 9/3/1973 quando Franca Rame fu stuprata. La fecero salire a forza su un camioncino 5 esponenti dell’estrema destra, pagati da alcuni ufficiali dei carabinieri, per punire “la compagna di Dario Fo” (da giovane Dario Fo faceva parte della Rsi. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a seguito della chiamata alle armi della neonata Repubblica Sociale Italiana si arruolò come volontario nelle file dell’esercito fascista). Franca Rame era, invece, un’attrice teatrale, drammaturga, politica, attivista, che aveva prestato la sua voce prima all’Organizzazione Soccorso Militare e poi, negli anni ’70, al movimento femminista. I fasci mercenari le spaccarono gli occhiali, le tagliarono viso e corpo con una lametta, le bruciarono la pelle con le sigarette e la violentarono a turno. Per quello stupro non c’è mai stata nessuna condanna, ma solo la prescrizione dopo 25 anni dal fatto, nonostante nel 1987 due fascisti, Angelo Izzo e Biagio Pitaresi, rivelarono al giudice Salvini che a compiere lo stupro fu una squadraccia neofascista e soprattutto che l’ordine di “stuprare” Franca Rame, venne dall’arma dei carabinieri. Non successe nulla, nonostante la testimonianza di Nicolò Bozzo, che sarebbe diventato stretto collaboratore di Carlo Alberto Dalla Chiesa e che al tempo dei fatti era in servizio presso la divisione Pastrengo.

“Tra i miei superiori ci fu chi era contento. Il più alto di grado, (il comandante della “Pastrengo”), il generale Giovanni Battista Palumbo disse «Era ora» .. […]”. Palumbo era un doppiogiochista, un personaggio ambiguo, era stato nella Repubblica Sociale fascista e poi era passato coi partigiani bianchi appena prima della Liberazione. Non faceva mistero delle sue idee di destra. E alla “Pastrengo”, sotto il suo comando, circolavano personaggi ancora più ambigui che facevano parte dell’estrema destra (braccio armato – esecutivo) e personaggi della piccola, media, e alta borghesia e che facevano parte invece della “maggioranza silenziosa” come l’avvocato Degli Occhi….

Ma secondo Nicolò Bozzo lo stesso generale Palumbo non sarebbe il responsabile primo dell’ordine di stuprare Franca Rame, quanto l’esecutore di «una volontà molto superiore». È in quella terra di nessuno dove negli anni ’70, si incontravano e mescolavano terroristi e apparati dello stato (servizi segreti), che matura la decisione di colpire Franca Rame. Franca non ha mai smesso di difendere la sua dignità. La sua battaglia è quella di tutte le altre donne, uomini, bambini, persone, che sono stati oggetto di violenza… E lo ha fatto con le parole. Nel 1975 scrisse un monologo intitolato Lo Stupro, che finirà poi nello spettacolo Tutta Casa, Letto e Chiesa. Sette minuti di dettagli chirurgici e sensazioni soffocanti, che negli anni ’80 l’attrice portò in televisione, alla RAI, davanti a milioni e milioni di persone, in anni in cui di violenza sessuale si parlava troppo poco….

Un altro caso di violenza militare:

Un mese prima del G8 2001, è uccisa in caserma Serena Mollicone

Solidarietà a Claudia!! Noi Anarchici, ricercatori senza padroni, con la nostra cultura da sottoproletariato che si è alzato di livello culturale, siamo sempre dalla tua parte!!

Contro la sopraffazione e la violenza patriarcale dell’uomo sulla donna!! Cultura dal basso! contro la piccola e media borghesia falsa e castrata …..

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/07/22/stupro-di-gruppo-un-gesto-infame/

Solidarietà a tutti quelli torturati e uccisi dalle forze del disordine (dittatura militare): Aldrovandi F, Bianzino A, Cucchi S, Frapporti S, Giuliani C, Lonzi M, Maranzano R, Mastrogiovanni F, Saturno C, Uva G, Zordan Gino, Pinelli G, Bresci G, ecc. ecc.

Bisogna pure che la verità venga

su dai tuguri poiché dall’alto non vengono

altro che menzogne

L .Michel

Vi mandiamo anche il testo che ci ha fatto scuola a tutti negli anni ’90:

99-Posse – Rigurgito antifascista

Zulù: fighettini inamidati tutti turgidi e induriti

Se ne vanno per la strada tutti fieri ed impettiti

Si sentono virili, atletici e puristi

Sono merda secca al sole

Sono luridi fascisci.

Domenica allo stadio

Tutti a sfogare frustrazioni accumulate in settimana ad obbedire,

Obbedire ad un potere strumentale al capitale

Tutto il giorno sissignore mi dispiace ho fatto male

Cala la notte e messe a posto le cartelle

Reggono i calzoni con due comode bretelle

Si rasano la testa

L’ anfibio bene in mostra

Coltello nella tasca ed incomincia la giostra

Drogato negro frocio comunista pervertito

Terrone punk’a bestia

Sadomaso travestito

è inutile nasconderti sarai individuato

E nel cuore della notte sarai sprangato.

20 a 1 è la tua forza

Fascio infame

Ti nascondi ed alle spalle mi colpisci con le lame nun te fai vedé n’faccia

Non serve a niente

Con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

Servi dei servi dei servi

Nulla può smentire la natura dei bastardi

Generati come automi o peggio bene di consumo

Sis-te-ma-ti-ca-men-te

MERDA!

Per chi vende immagini

Ricicla stereotipi reti unificate per la brava gente

L’informazione di regime non vede e non sente niente

Non si parla di chi è picchiato, bruciato

Mentre il fascista oggi è a guardia dello stato

In nome di un valore finto uccide per istinto

Come bestie feroci accecate dalla tua idiozia

99 posse e Zou antifascismo militante

Senza tregua la sola costante

In culo alla gente che pensa incoerentemente

Per questo chi mi ascolta non mi darà torto

L’unico fascista buono è un fascista morto

C’ho un riguargito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista

C’ho un rigurgito antifascista

Se vedo un punto nero sparo a vista..

https://4agosto1974.wordpress.com/2013/09/24/roberto-cavallaro-udienza-7-1-2010-al-processo-per-la-strage-di-brescia/

Operazione Blue Moon

https://www.youtube.com/watch?v=vRPW1iznznU

 

L’anarchia, al pari del socialismo,

ha per base, per punto di partenza,

per ambiente necessario, l’eguaglianza

di condizioni; ha per faro la solidarietà;

e per metodo la libertà.

E. Malatesta

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

F. Mastrogiovanni: morire di TSO…

Francesco Mastrogiovanni: morire di TSO…

Oggi è l‘anniversario dell’assassinio impunito di Francesco Mastrogiovanni, maestro anarchico molto amato dai suoi bambini, caduto vittima della violenza disumana chiamata “psichiatria”, con le sue strutture “protette”, i medici specializzati e tutto il personale che lavora per la tutela e la cura dei pazienti ricoverati…

Purtroppo, casi come questo, si moltiplicano e spesso rimangono senza nome: entrare in un reparto di “igiene mentale”, significa non avere più diritti e nemmeno dignità, significa non essere più considerato un essere umano!

Materiale di approfondimento:

https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2012/09/28/news/cosi-hanno-ucciso-mastrogiovanni-1.46861

https://www.iene.mediaset.it/2018/news/tso-morto-franco-mastrogiovanni-cassazione-nessuno-in-prigione-video_138048.shtml

https://www.ottopagine.it/sa/cronaca/197447/caso-mastrogiovanni-la-cassazione-conferma-la-condanna.shtml

http://www.tgmaddalena.it/uno-psichiatra-stecca-nel-coro-ci-racconta-87-ore-il-film-sullassassinio-di-francesco-mastrogiovanni-morto-di-tso/

https://www.nursetimes.org/caso-mastrogiovanni-le-scuse-di-un-infermiere-abbiamo-commesso-una-barbarie/76060

http://www.giustiziaperfranco.it/index.php

https://it-it.facebook.com/pages/category/Community/Gruppo-Anarchico-Francesco-Mastrogiovanni-di-Napoli-FAI-160134531233493/

https://www.popoffquotidiano.it/2015/08/09/basta-morti-in-tso/

https://www.cronachedellacampania.it/2018/11/mori-nel-centro-di-igiene-mentale-chiesto-il-processo-per-sette-medici/

https://www.bergamonews.it/2019/09/01/rogo-in-psichiatria-proteste-fuori-dallospedale-lunedi-i-funerali-della-giovane/323106/

https://napolimonitor.it/quel-passato-che-non-passa-mai-antonia-elena-e-le-storie-di-ieri/

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2020/06/11/alice-libera-lettera-di-denuncia-di-un-padre-che-chiede-giustizia-per-la-figlia/

https://www.recnews.it/2020/06/23/prospettive-di-riforma-del-tso-al-via-la-teleconferenza/

La psichiatria è uno strumento corrotto del controllo sociale.

Cultura dal basso contro i poteri forti, violenti, repressivi, assassini e impuniti

Rsp (individualità Anarchiche)

Alice libera! Lettera di denuncia di un padre che chiede giustizia per la figlia

Riceviamo e pubblichiamo:

LETTERA di DENUNCIA di un PADRE CHE CHIEDE GIUSTIZIA per la FIGLIA

Raccogliamo la lettera di denuncia di un padre che chiede giustizia per sua figlia. Ci sembra importante raccontare questa storia di abusi che va avanti da troppo tempo. È necessario attenzionare maggiormente ciò che avviene all’interno di alcune strutture psichiatriche private convenzionate, che in Italia sono più di 3.500, spesso veri e propri luoghi di reclusione in cui è difficile entrare e verificare quali pratiche e terapie vengano attuate.

Ci preme sottolineare inoltre come il ruolo degli Amministratori di Sostegno diventa sempre più invasivo e determinante per la vita di persone vittime della psichiatria che di fatto non hanno commesso alcun reato. Vi chiediamo di pubblicare la storia di Antonio e sua figlia sui vostri canali e sui vostri siti, di inoltrarla il più possibile nella speranza che altri si uniscono alla sua battaglia per la liberazione di Alice.

Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud

http://artaudpisa.blogspot.com/

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I manicomi nascono per speculare sulle disgrazie della povera gente; è solo negli anni ’60 /’70 che il livello dell’utenza cambia, cominciano a internare anche i dissidenti politici con un livello culturale molto più ampio di quello del poveraccio che non aveva potuto studiare e, attraverso analisi sociali fatte da questi dissidenti, saltano fuori le condizioni disumane che vivevano le persone all’interno di questi lager. Da li nascono molte associazioni antipsichiatriche che contribuirono a evidenziare le tante ingiustizie nascoste, fino alle torture fisiche e psichiche subite dagli utenti.

Dopo dante lotte culturali, il movimento antipsichiatrico riesce ad ottenere nel 1978, la legge per la chiusura del business dei manicomi.

Ma facciamo un po’ di Storia:

I manicomi si espandono per rinchiudere il forte disagio sociale, causato sopratutto dalle guerre, che creavano ulteriore povertà, fame, miseria, ai margini della “società”.

A venire rinchiusi nei manicomi erano in prevalenza povera gente e i soldati, che venivano rinchiusi perché traumatizzati per gli orrori e le tante ingiustizie sociali, viste e subite (nonnismo) durante le guerre geopolitiche per il potere politico, economico, militare.

Ma facciamo un excursus sulle guerre avvenute in Italia:

In Italia tra il 1494 e il 1559, ci furono guerre causate dall’espansionismo delle grandi monarchie europee, per l’egemonia della penisola. La guerra fu scatenata inizialmente dai sovrani francesi, ma poi si aggiunsero anche la Spagna e il Sacro Romano Impero.

Nel periodo compreso tra la discesa di Carlo VIII (1494) e la pace di Cateau-Cambrésis (1559) gli stati italiani, con l’eccezione di Venezia, perdono la propria autonomia politica ed entrano nella sfera d’influenza spagnola. Con la pace di Cateau-Cambrésis si concludono le cosiddette guerre d’Italia e vengono regolati gli equilibri europei fino allo scoppio nel 1618 della guerra dei Trent’anni (1618 e il 1648). La pace è stata importante, anche se l’accordo rappresentava il definitivo consolidamento del dominio spagnolo in Italia, che influenzerà per più di 150 anni la storia italiana.

Al termine delle guerre, la Spagna si affermò come la principale potenza continentale, ponendo gran parte della penisola italiana sotto la sua dominazione diretta (Napoli, Milano e Stato dei Presidi) o indiretta. Seppero mantenere una certa autonomia il Ducato di Savoia (legato alla Francia) e la Repubblica di Venezia.

Il Papato, pur autonomo, risultava perlopiù legato alla Spagna dalla comune politica di far prevalere in Europa la Controriforma cattolica.

Con questi accordi vennero regolati gli equilibri europei fino alla pace di Vestfalia del 1648.

Queste guerre per l’egemonia della monarchia Europea sull’Italia, crearono ulteriore condizioni sociali di miseria e sfruttamento dell’essere umano che non aveva più neanche i mezzi per sopravvivere….

Ma la voglia di conquista del potere delle classi borghesi, non finisce qua:

Nel 1848-1866 ci furono 3 guerre per l’indipendenza italiana, che ebbero come esito l’estensione territoriale del regno di Sardegna e la proclamazione del regno d’Italia. Tali eventi furono gli episodi cardine del Risorgimento e furono il punto di arrivo della politica del regno di Sardegna, guidato dal primo ministro conte di Cavour (imposto dai Savoia). L’unità d’Italia (che era contro l’Austria), era stata sostenuta dallo Stato sabaudo e politicamente dall’Inghilterra liberale e dall’alleanza con l’Impero francese retto da Napoleone III prima e con la Prussia di Otto von Bismarck dopo.

Poi ci fu la 1 e la 2 guerra mondiale (1915 – 1945) che crearono ulteriore povertà sia economica che culturale nei ceti sociali più svantaggiati.

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Nel periodo fascista (1920) cambia la tipologia di utenza, vengono rinchiusi nei manicomi anche gli antifascisti. Anche negli anni ’60/ ’70 durante le contestazioni degli operai e degli studenti, gli utenti all’interno dei manicomi aumentarono di numero…

In molti paesi Europei, i prigionieri politici vengono confinati in istituzioni psichiatriche e sottoposti ad abusi. La diagnosi di disturbo mentale serviva per la repressione e il controllo dei dissidenti, consentendo in tal modo allo Stato di tenere rinchiuse le persone contro la loro volontà, subendo terapie indirizzate verso la conformità ideologica, a vantaggio solo delle multinazionali del farmaco (psicofarmaci).

Gli utenti rinchiusi nei manicomi, venivano legati ai letti, imbottiti di medicine, e spesso, con gli elettrodi applicati ai loro genitali per ‘educarli e domarli’….

Antonia Bernardini, la storia della donna che morì “legata come Cristo in croce” nel manicomio giudiziario di Pozzuoli

Il Parlamento italiano il 13/5/1978 varò una radicale riforma dell’assistenza psichiatrica.

Nel 1961 Franco Basaglia prendeva servizio come direttore nel manicomio di Gorizia.

Diciassette anni prima Basaglia aveva subìto a Venezia, in quanto antifascista, il carcere e ne aveva serbato un ricordo di profondo orrore.

Egli lottò per istituire la legge 180, passata alla Storia come “legge Basaglia”, la legge che chiuse i manicomi. Si istituirono i teams territoriali. Si sviluppò il lavoro di team, si introdusse il concetto per cui l’istituzione pubblica, destinata al controllo, si trasformasse in un servizio concreto a disposizione del disagio sociale della gente comune.

La legge 180, poi integrata nella riforma sanitaria 833 del 23 dicembre 1978, si articola su tre paradigmi chiave:

• Ciò a sottolineare da un lato il prevalere del carattere sanitario ben più che di quello repressivo della misura di limitazione di libertà del soggetto, dall’altro a prevenire il rischio dell’abuso politico della psichiatria. Il Sindaco, quale autorità politica cittadina che risponde al proprio elettorato, difficilmente fungerà da corpo separato; il ruolo della Magistratura viene confinato in quello di un controllo “ex post” di legittimità, nella figura del Giudice Tutelare.

• Il passaggio della crisi dal manicomio all’ospedale civile. Viene vietato da subito il ricovero di nuovi pazienti nei vecchi manicomi. Si rende obbligatoria l’apertura di nuovi reparti, meglio: “servizi” negli ospedali civili.

Il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, non fu voluta da Franco Basaglia. Rappresentò tuttavia un compromesso, che fra l’altro ebbe il vantaggio di accontentare solo i sindacati dei medici e degli infermieri. Questi si vedevano aumentare i parametri contrattuali e quindi gli stipendi e insieme videro aumentare prestigio e potere….

La chiusura graduale ma definitiva del manicomio e la riconversione delle risorse (business) da esso rappresentate, investiti nei servizi alternativi territoriali.

Ma facciamo un po di storia:

Nel Medioevo le persone che manifestavano comportamenti ritenuti “bizzarri – non omologati”, venivano affidati agli esponenti della Chiesa, i quali li rinchiusero e abusarono di potere sopratutto nei confronti della donna (che allora era considerata inferiore all’uomo), prima di mandarla al rogo, con l’accusa di peccatrice, anche se non aveva fatto nient’altro che pensare.

Nell’Età Classica (490-479) il problema delle guerre, con le sue conseguenze sociali (traumi), perse il carattere mistico-religioso e l’utente iniziò ad essere considerato da un punto di vista sociale, “folle”, ritenuto una minaccia per la società benpensante…

Proprio in quel periodo, sorsero moltissime case di internamento, volte a rinchiudere una varietà di persone rifiutate dalla società: persone con traumi cerebrali, poveri, vagabondi, mendicanti, criminali, dissidenti politici, persone nulla facenti, tutte rinchiuse in un’unica struttura. Una delle prime case sorte allo scopo fu l’Hopital General di Parigi, fondato nel 1656. Qui le persone non venivano rinchiuse per essere curate, ma per finire i propri giorni lontano dalla società. Una volta entrate in questi luoghi, le persone venivano spogliate della loro dignità e trattate senza rispetto. Vivevano in condizioni disumane ed erano costrette a subire punizioni corporali.

Questa idea di allontanare dalla società chiunque fosse considerato pericoloso, si verificò in seguito alla Riforma attuata da Martin Lutero (1483 – 1546); al contrario del Medioevo, in cui le persone povere e i vagabondi venivano lasciati vivere nella società, in quanto la povertà era vista dai ceti più avvantaggiati, come mezzo per manifestare la propria fede (aiutando le persone povere ci si poteva guadagnare la salvezza in Paradiso), con la negazione delle opere di Lutero, la povertà perse questo significato e si trasformò in colpa attribuibile alla persona….

Presto, le case di internamento si diffusero in tutta Europa e divennero uno strumento di potere enorme, attraverso il quale si decideva, senza utilizzare alcun criterio logico, sulla vita delle persone e su chi dovesse essere rinchiuso.

Un cambiamento radicale nell’elaborazione di diverse concezioni della mente e del suo funzionamento, si ebbe tra la fine dell’’800 e i primi anni del ‘900, anni in cui nacque la psicoanalisi. Ad essa si deve il merito di aver posto l’attenzione sulla necessità di capire il sintomo più che di reprimerlo attraverso metodi di cura brutali. Questo modo di curare la malattia ha sicuramente rappresentato un’importante rottura con l’ideologia repressiva basata sul business che sosteneva la prassi manicomiale, che considerava la malattia come qualcosa di organico e che aveva condotto a ritenere ogni approfondimento psicologico, perfettamente inutile.

Il manicomio restava sempre e comunque luogo di controllo e di ordine.

Basaglia fu il medico che mosse una critica radicale nei confronti dei manicomi; nel 1961 divenne direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia ed è lì che iniziò a rendersi conto delle condizioni disumane in cui versavano le persone recluse nei manicomi. Così iniziò ad introdurre piccole modifiche, partendo dal considerare i pazienti come esseri umani, come persone dotate di una propria identità e dignità, non come numeri, come un business qualsiasi…

Secondo lui, la malattia doveva essere posta in relazione alla società attuale, una società alienante, la società dei consumi; per questo era importante creare, all’interno di essa, servizi assistenziali per chi subiva la condizione sociale del boom economico: di chi aveva troppo e di chi invece non aveva niente, bisognava costruire dei punti di riferimento culturali e sociali per tutti, senza distinzioni di ceto o etnia….

Dopo l’approvazione della Legge Basaglia, il problema in Italia, restò però sul come fare; la legge scatenò immediatamente numerose polemiche, soprattutto da parte dei direttori dei manicomi (che non volevano perdere il business) che vedevano minacciato il loro potere, dei sindacati che difendevano gli interessi di chi lavorava nei manicomi….

L’archivistica manicomiale, nel nostro paese, ha ricevuto un grande impulso a partire dalla legge 180. La chiusura degli ospedali psichiatrici, avviata a partire dal 1978, ha messo infatti in primo piano l’urgenza di salvare, custodire e inventariare gli archivi dell’istituzione manicomiale, mettendoli perciò a disposizione, sia dei singoli studiosi, sia dell’intera comunità scientifica.

I documenti di archivio nascono dalla necessità di capire come operava il personale all’interno dei manicomi.

Per analizzare il ruolo professionale dello psichiatra: la pratica psichiatrica sembra esaurirsi nella compilazione automatica della scheda e nella diagnosi che porta al ricovero (prassi – prigione – condanna a morte). La scheda prestampata intrappola dunque il soggetto nel discorso psichiatrico che si articola intorno a ciò che Foucault definisce “interrogatorio”, non una semplice raccolta di notizie anamnestiche, ma la modalità attraverso cui la posizione del medico psichiatra viene riconosciuta e istituita, nel momento in cui il soggetto acquisisce lo status di malato. Povertà, pubblico scandalo, pericolosità o eccessiva sensibilità, sono elementi che possono sostenere la motivazione del ricovero. Essi evidenziano la notevole portata strategica che il riferimento ai valori sociali assume nell’intervento psichiatrico.

Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale, viene immesso in uno spazio che, originariamente nato per curarlo, si rivela un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, il luogo della sua oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita della individualità e della libertà, nel manicomio il malato non trova che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l’essere costantemente in balia degli altri, l’aver scandita la propria giornata su tempi dettati da esigenze organizzative che non possono tener conto delle particolari esigenze di ognuno.

A giustificarne la presenza all’interno delle cartelle cliniche è l’esigenza scientifica e la necessità di sorvegliare i folli (le disgrazie sociali per poi specularci), i cui scritti costituirebbero un’ulteriore prova di verità della diagnosi e proprio per questa ragione sarebbero stati incorporati nel dispositivo manicomiale che si configura come istituzione totale caratterizzata dal fatto di assorbire e regolare l’intera esistenza di coloro che vi entrano a far parte e di esaurire in sé tutta la loro esperienza sociale.

In Italia il cosiddetto «grande internamento manicomiale» può essere individuato in un periodo tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Ed è nel corso di questi decenni che viene edificato un consistente numero di manicomi su tutto il territorio nazionale. Questo periodo coincide con la nascita di un Paese moderno «così come siamo abituati a pensarlo oggi». Un «Paese moderno» nel quale, accanto alle campagne, cominciavano a svilupparsi grandi agglomerati urbani capaci di accogliere famiglie sempre più numerose, in cui compaiono «infrastrutture potenziate» anche dal sistema manicomiale, concepito per «assistere la follia», ma usato soprattutto per mantenere l’ordine pubblico e la tutela della moralità, secondo i canoni dei ricchi benpensanti ….

Questo aspetto si irrobustisce negli anni del fascismo quando, con la stretta repressiva attuata dal regime, si ampliano i contorni che circoscrivono i concetti di marginalità e devianze. I manicomi, di riflesso, accentuano la loro dimensione di controllo, affiancandosi allo Stato per contribuire a plasmare uomini e donne chiamati ad assolvere una serie di compiti che rispecchiano il clima economico e sociale dei “tempi nuovi”…

I manicomi conoscono uno sviluppo sostanziale e registrano per tutto il ventennio un aumento costante dei ricoverati, riconosciuti come «vittime di violenza carnale o dei traumi di guerra»…

http://fotografismo.altervista.org/wp-content/uploads/2014/03/terrorificas_imagenes_psiquiatricos_asilos_pasado_12.jpg

Lo Stato italiano investe ogni ora due milioni e mezzo di euro in spese militari, di cui mezzo milione solo per comprare nuove bombe e missili, cacciabombardieri, navi da guerra e carri armati.

Ogni anno si spendono almeno 23 miliardi di euro per le forze armate, di cui cinque solo per comprare nuovi armamenti.

Intanto le condizioni sociali peggiorano e i diritti delle persone vengono tolti, attraverso grandi riforme come quella del lavoro che ha eliminato lo statuto dei lavoratori. Pazzesco!!

Oggi sappiamo che i manicomi non esistono più, ma l’argomento della psichiatria rimane sempre un tabù, un argomento da evitare, da non affrontare…

Ecco perchè è importante dare la parola a chi subisce la prepotenza e la repressione statale, non a chi risolve, ancora oggi, le problematiche sociali con l’internamento, la ghettizzazione e l’annientamento, così funziona ai giorni d’oggi la psichiatria…

https://www.archeologiafilosofica.it/wp-content/uploads/2016/06/Michel-Foucault-Storia-della-follia-nell-eta-Classica.pdf

 

Per poter veramente affrontare la “malattia”, dovremmo poterla incontrare fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non soltanto fuori dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è quella di etichettare, codificare e fissare in ruoli congelati coloro che vi appartengono.

Franco Basaglia

 

Si va in manicomio per imparare a morire.

Alda Merini (poetessa 1931 – 2009)

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)

A proposito di TERRORISMO DI STATO…

Il 9 gennaio i mass media scrivono che Gilberto Cavallini (nato a Milano nel 1952), ex terrorista dei Nar, è stato condannato all’ergastolo nel processo sulla Strage della stazione di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980, 40 anni fa ….

Strage di Bologna. Nuovo imputato, il nero che parlava con “i piani alti”

Secondo la procura di Bologna Cavallini fornì supporto logistico agli esecutori materiali della Strage di Bologna. Fu lui a ospitare Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva quali esecutori materiali dell’attentato) a Villorba di Treviso prima della strage. Sempre lui, per l’accusa, si occupò dei documenti falsi e del trasporto a Bologna, fornendo un’auto.

Cavallini dopo la sentenza di ergastolo dichiara ai mass media: “Io sono pentito di quello che ho fatto, di quello che non ho fatto non mi posso pentire. Dico anche a nome dei miei compagni di gruppo che non abbiamo da chiedere perdono a nessuno per quanto successo il 2 agosto 1980”.

Cavallini non si pente perché, (secondo la sua logica), in quel caso, come negli altri casi, ha “solamente” eseguito un ordine militare prestabilito… Infatti faceva parte di quei tanti gruppuscoli sia di destra che di sinistra usati (comprati), addestrati e sovvenzionati dalla P2, per essere attivati nei vari periodi storici, nel portare avanti, a tutti i costi, il piano militare politico sovranazionale, anticomunista (inizio Guerra fredda: 1949 – Patto Atlantico).

Il fatto che i NAR furono gli esecutori e non i mandanti, non li rende meno responsabili della strage di Stato a Bologna (eccidio, strage di innocenti: previsto dalla Strategia della tensione).

D’altronde Cavallini era uno dei tanti mediocri di allora, che andava allo stadio per scannarsi con gli avversari del balun e dove sicuramente li hanno usati già allora, per ‘testare’ ferocia e limitatezza culturale…

Dalla vita mediocre dello stadio, Cavallini si politicizza e si iscrive a Giovane Italia dell’Msi, dove pensato bene di usarlo anche loro come soldatino, come l’ultimo gradino, addestrato per scannare e perseguitare i “rossi” e inserirli nel piano militare chiamato “patto Atlantico anticomunista”. Insomma, Cavallini usato come tanti giovani antifascisti (partigiani bianchi: repubblichini – cattoliberalfascisti, insieme ai partigiani rossi) che, come prevede la logica militare, erano divisi in gerarchie militari non comunicanti tra loro e molti non avevano le idee chiare, a causa del lavaggio al cervello che gli facevano fin da giovani e dal loro basso livello culturale (esecutori – ultimo gradino)…. Soldatini ammaestrati e usati unicamente per destabilizzare e stabilizzare la dittatura del potere militare sovranazionale, previsto dal Patto Atlantico anticomunista firmato anche dall’Italia nel 1949 (inizio guerra fredda).

Ma ricordiamoci cosa successe quel 2 agosto del 1980 a Bologna, dove esplode una bomba alla stazione, con 85 morti e 200 feriti innocenti.

Per quell’eccidio verranno condannati come esecutori Fioravanti, Mambro e Ciavardini tutti amici di Cavallini.

Cavallini aveva molte cose in comune con gli altri dei Nar, per esempio era molto amico di Fioravanti, i due avevano la stessa mentalità ed erano entrambi delusi dall’ambiente dei vecchi fascisti, da fascisti diventano partigiani bianchi antifascisti… affascinati entrambi dalla figura di Che Guevara e della lotta armata (a proposito di contraddizioni della storia…).

A Padova, il 30 marzo 1980, Cavallini, Fioravanti e la Mambro assaltano i locali del distretto militare di via Cesarotti e si portano via 4 mitragliatrici, 5 fucili automatici, pistole e proiettili. Prima di darsi alla fuga, sul muro della caserma la Mambro firma la rapina con la sigla BR per depistare le indagini (strategia della tensione – false flag).

Per la strage alla stazione di Bologna furono condannati non solo gli esecutori ma anche i mandanti, con l’ex capo della loggia massonica P2 Licio Gelli (Propaganda2: loggia massonica formata da alti gradi delle forze militari, marina, esercito, aeronautica, e dirigenti delle forze del disordine Ps – Cc, insieme agli ufficiali del SISMI (servizi segreti) Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza, un collaboratore del SISMI) ….

Ma per capire meglio come questi poteri militari abbiano usato la mafia e questi infiniti gruppuscoli, sovvenzionati (con soldi pubblici tolti a sanità, scuola ecc.), e addestrati dalla NATO, vi consigliamo di vedere il video proposto dalla trasmissione televisiva ‘Atlantide’, che spiega molto bene le dinamiche delle infiltrazioni, dei vari servizi segreti, in questi gruppuscoli e i vari patti occulti con lo stato, a partire dal 1945, fino al patto stato – mafia del 1993, col presidente Berluskoni (iscritto alla P2, numero di tessera 1618),per farsi eleggere lui, dopo la caduta del potere cattofascista di Andreotti, dimesso per i troppi scandali dove fu coinvolto.

http://www.televideoteca.it/atlantide-presenta-padrini-e-pentiti/15-gennaio-2020-533341

https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/atlantide-presenta-padrini-e-pentiti-15012020-16-01-2020-302271

E’ interessante il video, sopratutto perché viene intervistato il Pm Di Matteo, il magistrato che ha portato avanti le varie inchieste fatte da Falcone e Borsellino. Di Matteo (foto sotto), ci spiega che Falcone e Borsellino, quando fecero arrestare Totò Riina (ultimo gradino) e tanti altri, si rendono presto conto che dietro ai mafiosi, spesso analfabeti, si celavano delle “menti raffinatissime”, come le definì Giovanni Falcone (servizi segreti). E quando capiscono che dietro alla mafia c’era un livello più alto (Falcone stava indagando su Gladio…), cominciano a pensare che le stesse forze dell’ordine, che dovevano difenderli, un giorno o l’altro li potrebbero tradire !!… E così fu….

A proposito di massomafia (termine coniato da Falcone quando definì i vari livelli culturali della mafia):

Il 7 gennaio i mass media scrivono che è stato concluso il filone di inchiesta sulla ‘ndrangheta in Piemonte che riguarda l’ex assessore regionale Roberto Rosso arrestato il 20 dicembre con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso.

Gli indagati, a vario titolo e per episodi diversi, sono in tutto 11…

Non abbiamo approfondito tanto il problema dei vari gruppi sovvenzionati dallo stato per destabilizzare anche l’Italia, perché lo avevamo già analizzato bene nelle ricerche sulla banda della Uno Bianca, che vi riproponiamo di leggere.

Permesso premio per lo sbirro assassino Alberto Savi della ‘Banda della Uno bianca’

Qui vi elenchiamo i vari stati che fanno parte della Nato attualmente:

Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia

Lituania, Lussemburgo, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Rep. Ceca, Romania,

Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.

Elenco Stati fondatori del Patto Atlantico del 1949 “stay-behind”:

Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Stati Uniti.

Con la guerra fredda inizia la contrapposizione economica, politica, ideologica e militare che venne a crearsi intorno al 1947, tra le due potenze principali emerse vincitrici dalla II guerra mondiale: Stati Uniti d’America e Unione Sovietica.

Ma le contraddizioni e gli abusi di potere, in questo strano Paese continuano:

Il 17 gennaio i mass media scrivono che il Commissario dell’ASL di Torino, dott. Carlo Picco, ha approvato il servizio di vigilanza armata in tutti i Pronto Soccorso aziendali (cattolici: Maria Vittoria, Martini, Oftalmico e San Giovanni Bosco ecc…) . “Oltre alla vigilanza” (dichiara Picco ai mass media), “stiamo potenziando anche i servizi di video-sorveglianza” (magna magna).

La pistola Taser era già stata sperimentata dalle forze dell’ordine (sia pubbliche che private) dal 5 settembre 2018 fino al 5 giugno 2019, in dodici città Italiane: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi, Genova.

E’ già stato previsto che il Budget per queste pistole sarà di 8,5 milioni all’anno e verranno distribuite così: 1.600 alla polizia, 2.262 ai carabinieri e 256 alla guardia di finanza.

Puntualizziamo che, quel mediocre psicopatico di Salvini, che era ministro dell’Interno del precedente esecutivo, è stato un convinto sostenitore a più riprese del ricorso alla pistola elettrica (che ci renda i 48 milioni di euro rubati dalla lega, invece di fare la morale per imporci poi solo repressione….). La norma è stata introdotta su sua proposta e i risultati della sperimentazione sono stati diffusi quando lui era al Viminale…

Gli agenti delle forze dell’ordine, che già normalmente, da secoli, abusano di potere sulla povera gente e su chi li difende, grazie a ministri ‘illuminati’ (verrebbe da dire fulminati, viste le scosse elettriche in questione…), si ritrovano in mano, non ‘solo’ il manganello, ma anche 2 pistole!! Gli sbirri, che già erano psicopatici e frustrati a causa del nonnismo militare che devono subire in caserma, si ritrovano come in un film, western, demenziale e, purtroppo, drammatico, due pistole vere: una d’ordinanza coi proiettili di piombo (anche quelli di gomma non sono certo innocui), e quella Taser, la pistola elettrica resa celebre dall’uso, ormai esagerato e inopportuno (abuso di potere), della polizia statunitense.,Un taser negli Stati Uniti può costare tra 294 e 1.200 dollari.

Nel 2017 l’Onu ha classificato il taser come arma di tortura, e Amnesty International ha denunciato centinaia di morti a causa dell’utilizzo della pistola elettrica.

Ma non è finito qua il magna magna: Il giro d’affari che ruota attorno ai taser è milionario. La Axon Enterprise, unica azienda produttrice di questa pistola elettrica, ha una capitalizzazione di mercato di circa 4 miliardi di dollari. Secondo gli ultimi dati diffusi (che sono quelli relativi al 2016), la divisione di Axon che produce pistole elettriche vale il 76% delle entrate totali. Il 24% rimanente, invece, arriva dal nuovo business messo in piedi sempre da Axon, quello relativo alle microtelecamere da installare su pattuglie e divise dei poliziotti.

I taser, nel 2016, hanno portato nelle tasche di Axon 268 milioni di dollari.

Oggi queste pistole sono usate in 107 Paesi in tutto il Mondo (tra questi Stati Uniti, Canada, Australia, Brasile, Nuova Zelanda, Kenya, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Repubblica Ceca e Finlandia).

Ma, verrebbe da dire, le strade delle contraddizioni sono infinite: anche il Vaticano vuole sperimentare la Pistola Taser dandola in dotazione alle loro guardie private (crociati – braccio armato, quelli che hanno incentivato, già nel 1100, le guerre di religione, per scannarsi tra religioni diverse (guerra tra poveri), per incentivare interessi molto più redditizi e meno teologici…).

Il Vaticano non si ricorda più della morte improvvisa di Papa Luciani (Giovanni Paolo I), nella notte del 28 settembre 1978,dopo soli 33 giorni di pontificato? Fu un evento contraddittorio e scioccante per la chiesa cattolica.

papa luciani

Papa Luciani dopo lo scandalo dello Ior, saltato fuori nel 1978 (Ior: banca mondiale secolare del Vaticana che serve per accumulare i soldi guadagnati con gli utenti, appunto i poveri – speculazioni economiche – business plan…), aveva osato dire ai mass media prima di morire, che dopo la vergogna dello scandalo della banca del Vaticano, voleva cambiare l’amministrazione dello Ior, perciò un potere arcaico, occulto e repressivo al disopra di lui, ha deciso di eliminarlo perché non faceva comodo ai loro giochi sporchi, geopolitici – militari …

https://ricercatorisenzapadroni.noblogs.org/post/2018/09/23/gli-abusi-di-potere-degli-sbirri-aldrovandi-foresta-di-hambach-g8-genova/

https://www.informazioneconsapevole.com/2011/07/g8-strategie-di-colpo-di-stato-per-la.html

 

Non vogliamo morire inutilmente.

Fate che la nostra morte annunzi

un mondo senza classi dominanti

che soffocano le aspirazioni di libertà.

(N. Sacco e B. Vanzetti)

 

Solidarietà a tutte le compagne e i compagni colpiti dalla feroce repressione sbirresca

 

Cultura dal basso contro i poteri forti

Rsp (individualità Anarchiche)